Monthly Archives: gennaio 2023
Oggi mercoledì 18 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
Sette del Corriere della Sera: Perché è impossibile dimenticare Gerusalemme (e la nostra spiritualità).
https://www.corriere.it/sette/editoriali/23_gennaio_17/perche-impossibile-dimenticare-gerusalemme-nostra-spiritualita-f24e945a-8ff1-11ed-ae40-41a711fcbe95.shtml
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La nostra inflazione è farina di Meloni e Giorgetti
18 Gennaio 2023
Alfiero Grandi da il Manifesto, su Democraziaoggi.
L’inflazione è un pericolo per Italia. La più alta d’Europa, il doppio della Spagna.
L’errore del Governo sulle accise è grave e spinge l’inflazione, come l’aumento delle tariffe autostradali, ma il difetto più grave è che non ha una politica per controllare e contrastare l’inflazione, come conferma il prezzo del gas che […]
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Si può battere l’autonomia differenziata in una prospettiva federalista?
17 Gennaio 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
In vista dell’incontro del 24 prossimo ad iniziativa della Scuola di cultura politica Francesco Cocco contro la proposta Calderoli, pare utile una riflessione sul NO all’autonomia differenziata e sull’alternativa, apparentemente contraddittoria, di una maggiore autonomia delle comunità locali sul modello federalista. In Sardegna si tratta di rievocare e attualizzare l’idea dell’autogoverno avanzata da tutti […]
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Internazionale e non solo
Democrazia, autoritarismo, neoliberismo: Bolsonaro e non solo
16-01-2023 – di Alessandra Algostino su Volerelaluna.
L’attacco ai luoghi delle istituzioni democratiche avvenuto a Brasilia l’8 gennaio (e il suo inevitabile parallelismo con l’assalto al Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021, per tacere del nostrano attacco alla sede della CGIL del 9 ottobre 2021), mostra il volto violento della lacerazione del Paese uscita dalle urne. Il modello Bolsonaro è tutt’altro che perdente, in Brasile, ma come non pensare anche all’Ungheria, alla Polonia, alla Svezia, all’Italia, a Israele, al trumpismo? È una macchia nera che sta dilagando. Nuovi fascismi? Non lo so, ma in ogni caso si registra un’unione avvelenata di autoritarismo e neoliberismo, ammantata da evocazioni nazionaliste e conservatrici (la triade “Dio, patria e famiglia”), utili a compattare e neutralizzare anche solo l’idea del conflitto sociale.
Il “modello Bolsonaro” suggerisce quattro brevi spunti.
Primo. Si diffonde il ricorso alla necropolitica (Mbembe, Necropolitica, Ombre corte, 2016), come politica che ha il sapore della lotta di classe al contrario. La necropolitica in Brasile si concretizza nelle politiche nei confronti dei popoli indigeni così come nella gestione del Covid-19; in Italia e in Europa riguarda in prima battuta le politiche migratorie, il genocidio dei migranti (nel Mediterraneo, nella rotta balcanica, nell’esternalizzazione delle frontiere e delocalizzazione della tortura). La necropolitica si declina anche come aparofobia, paura e odio verso i poveri: in Brasile in particolare nei confronti della popolazione nera e degli abitanti delle favelas; in Italia, per limitarsi ad un esempio, verso i percettori del reddito di cittadinanza. è necropolitica, in senso ampio, l’indifferenza alla sorte delle “vite di scarto” (Bauman), per cui – mi limito ad un esempio – si definanzia la sanità, favorendo la privatizzazione e la diseguaglianza sanitaria; ovvero, si abbandona ogni progetto di emancipazione sociale, pur prescritta, in Italia, dall’art. 3, comma 2, Costituzione. La regressione nella garanzia dei diritti sociali è, appunto, lotta di classe al contrario. Infine è necropolitica (e il Brasile di Bolsonaro ne è emblema, anche se non il solo) la devastazione ambientale, la corsa suicida al riscaldamento climatico, la distruzione della biodiversità. La necropolitica è una lotta di classe, a partire dalla considerazione che «l’oppressione etnica e razziale non è accidentalmente correlata al capitalismo, è strutturalmente integrata a esso» (Fraser), così come ogni forma di estrattivismo.
Secondo. Alla necropolitica si accompagna la colpevolizzazione dei poveri, come dei migranti, dei popoli indigeni; al più si tollera un capitalismo neoliberale compassionevole, quando non tout court un filantrocapitalismo che lucra sulla povertà (Dentico, Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo, EMI, 2020). Si allontanano così le responsabilità delle diseguaglianze e il “rischio” che esse generino rivolte, si espellono (Sassen) le classi subalterne, ovvero si negano le contraddizioni e il lato oscuro del modello neoliberista e si reprime il dissenso, arroccando la democrazia in una cittadella vieppiù autoritaria.
Terzo. In questo contesto, il nazionalismo e la triade “Dio, Patria e famiglia” (brasiliana e nostrana: si pensi all’insistenza sul termine nazione nel discorso sulla fiducia di Meloni del 25 ottobre 2022) e non solo, forniscono una copertura identitaria che riempie il vuoto, riscalda il freddo del neoliberismo con la sua competitività sfrenata e la solitudine dell’imprenditore di se stesso, fornisce una identità artificiale contro la materialità degli interessi comuni del conflitto sociale, distraendo dalle diseguaglianze e dalle loro origini.
Quattro. Il modello Bolsonaro, come accennato, unisce autoritarismo e neoliberismo. In altri termini, riprendendo Polanyi e Gramsci, ricorda l’assonanza tra il fascismo e la plutocrazia, ovvero, restando in America Latina, richiama come emblematico il golpe neoliberista di Pinochet, la sperimentazione dei Chicago Boys contro Allende. È un modello che porta al grande interrogativo della compatibilità tra capitalismo e democrazia. Il capitalismo può convivere con la democrazia, ma vive meglio in una autocrazia? o in una democrazia vuota, che mantiene il passaggio elettorale come un rito sterile? La rivoluzione passiva ci sta conducendo a un neoliberismo autoritario? Mentre la democrazia contiene in sé l’uguaglianza, il neoliberismo produce strutturalmente diseguaglianza, si fonda su sopraffazione e dominio e, creando diseguaglianze, depredando e devastando l’ambiente, ha bisogno di altra sopraffazione e dominio per garantire la propria autoconservazione. La via per invertire la rotta è sempre la stessa: radicare una alternativa, dal basso. Senza una trasformazione effettiva, profonda, consapevole, anche le vittorie sono fragili ed effimere. Affidarsi all’uomo del destino, chiunque sia, non è la soluzione: non a caso l’unione fra neoliberismo e autoritarismo è benedetta da un populismo facile preda di false suggestioni, cieco (neanche una necropolitica grossolana come quella di Bolsonaro è bastata per aprire gli occhi), Ricordiamolo, quando (cioè, ora), riforme presidenzialiste aleggiano su una democrazia già sufficientemente martoriata da una pratica quotidiana che la neutralizza.
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IN PRIMO PIANO
I paradossi della democrazia: da Teheran a Brasilia
13-01-2023 – di Domenico Gallo su Volerelaluna.
«Un giorno che tornavamo dal lavoro vedemmo tre forche drizzate sul piazzale dell’appello […]. Tre condannati incatenati, e fra loro il piccolo Pipel, l’angelo dagli occhi tristi. Le S.S. sembravano più preoccupate. Più inquiete del solito. Impiccare un ragazzo davanti a migliaia di spettatori non era un affare da poco. [...] Tutti gli occhi erano fissati sul bambino. Era livido, quasi calmo, e si mordeva le labbra. L’ombra della forca lo copriva. I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi. «Viva la libertà!» gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva. [...] A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte. […] Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora. […] Più di una mezz’ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti».
Le notizie delle impiccagioni che si susseguono in Iran, che derubano della vita i giovanissimi manifestanti, come il 22enne Mohammad Karami e il 20enne Mohammad Hosseini, accusati di “inimicizia contro Dio”, mi hanno fatto tornare alla mente l’episodio terribile riportato da Elie Wiesel nel libro La notte in cui rende testimonianza della sua esperienza di deportato ad Auschwitz. Mi sono chiesto quanto è durata la resistenza alla morte di questi giovani, se anch’essi sono restati a lottare fra la vita e la morte sotto gli occhi impassibili del loro boia. La crudeltà del regime iraniano, non ha niente a che invidiare rispetto a quella praticata dalle S.S. Anche nella prigione di Teheran deve essere risuonata la domanda di Auschwitz: «Dio dov’è?». La risposta è la stessa che avvertì il giovane Wiesel: «Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca».
Malgrado la brutalità della repressione operata dal regime nazi-islamico degli Ayatollah, la resistenza del popolo iraniano, che non accetta più di essere soggiogato dalla struttura autoritaria e disumana del potere teocratico, non è stata spezzata. In questa parte del mondo si lotta e si affrontano sofferenze inaudite per smantellare quelle strutture autoritarie del potere che soffocano i diritti umani e oltraggiano la dignità della persona. In altre parole è in atto una lotta, analoga alla Resistenza, per conquistare la libertà e insediare delle istituzioni democratiche.
Invece, in altre parti del mondo, dove la libertà è stata insediata e garantita da Costituzioni democratiche, in vario modo realizzate nella Storia, la democrazia viene erosa da un male oscuro, vilipesa, infamata; esplodono delle vere e proprie ribellioni popolari che aggrediscono le istituzioni e i simboli stessi della democrazia costituzionale. L’episodio più eclatante è stato l’assalto squadristico compiuto domenica scorsa dai seguaci di Bolsonaro, che hanno assaltato il Parlamento, la Corte costituzionale e il palazzo del Governo per cercare di rovesciare un governo democraticamente eletto, guidato da persone di provata fede democratica. Si è trattato di una replica della “marcia su Roma”, che non ha ottenuto l’effetto sperato perché in Brasile mancava un Re, che potesse dare una mano ai golpisti. Quello che è avvenuto in Brasile, però non è un fatto isolato, basti pensare all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
Un po’ dappertutto ci sono rigurgiti di fascismo che assediano democrazie consolidate e mettono in discussione i valori fondamentali portati dalle Costituzioni e dalle carte dei diritti. Il sentimento di dispregio della democrazia è penetrato anche nel ridotto dell’Unione Europea, dove stiamo sperimentando, in Ungheria e in Polonia, un nuovo modello di “democrazia illiberale”, che rischia di essere imitato dai nuovi governi di Svezia e Italia. Il paradosso è che, mentre in alcune parti del mondo si lotta per abbassare le forche, in altre parti del mondo, dove la civiltà giuridica le ha abbassate, si lotta per ripristinarle. Dobbiamo chiederci da dove viene questo male oscuro, quali sono le sue cause profonde? Quando è cominciato questo percorso di indebolimento della democrazia e cosa lo ha generato? Forse quando abbiamo accettato l’unione incestuosa fra la democrazia e la guerra!
L’articolo è pubblicato anche su Il Fatto quotidiano del 13 gennaio con il titolo : “Le democrazie: il male oscuro”.
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La Chiesa spaccata
La Repubblica – 16 Gennaio 2023 – Blog di Enzo Bianchi.
di Enzo Bianchi
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Questi sono giorni in cui emergono in modo molto più evidente i contrasti, le conflittualità e le “guerre” all’interno della chiesa cattolica. La morte di Benedetto XVI, l’incauta rivelazione postuma di alcune delle sue parole e dei suoi sentimenti da parte del segretario particolare e lo svelamento dell’identità dell’autore del memoriale attribuito al Cardinal Pell – vero grido di allarme sulla situazione della chiesa –, sono fatti che hanno scosso e scuotono i credenti quotidiani, che non sempre comprendono la materia diventata tanto conflittuale, ma soffrono di questa situazione così nuova per “la gente cattolica”, in balìa del chiacchiericcio delle sacrestie e delle denunce fatte dai media.
L’esito – va detto – non sarà il tanto temuto e paventato “scisma” di una porzione di cattolici, perché questo non è più tempo di fondazioni, ma sarà un silenzioso abbandono della chiesa da parte di molti che si sentono frustrati, stanchi e sovente amareggiati da tante liti fraterne che si consumano con schizofrenia ipocrita: da un lato una corsa al dialogo con i non cattolici, con i credenti delle altre religioni, e si realizzano cooperazioni tra chiese mai viste nella storia del cristianesimo; dall’altro lato c’è intolleranza, non sopportazione di chi, pur cattolico, condivide la stessa fede con uno stile diverso nella liturgia o nel modo di collocarsi nel mondo. Qui la lotta, l’antagonismo sono feroci con delegittimazione reciproca e impossibilità di riconoscere la fraternità che pure ha fondamento nell’unico battesimo.
In una vita ecclesiale così attraversata da polarizzazioni c’è però una novità: gli attacchi, il rigetto, l’insulto verso il papa, attualmente Francesco. La critica al papa era già presente nella chiesa degli ultimi tempi, critica aperta almeno dal pontificato di Paolo VI e poi dei suoi successori, ma le accuse o erano morali (e a tanto si giunse con l’integro papa Montini!), o erano critiche per il governo. Con Papa Francesco invece gli attacchi sono diretti alla sua fede, viene attaccato proprio quello che è il suo carisma: confermare nella fede i fratelli, e si arriva fino alla delegittimazione e all’insulto.
Perché ci si spinge fino ad affermazioni che lo dicono papa eretico, idolatra della dea pagana Pachamama, un papa che distrugge la chiesa? C’è una sola risposta: perché papa Francesco ha osato e osa essere solo un servo del Signore, un cristiano obbediente unicamente all’Evangelo, un esperto di umanità, un uomo che non ha paura dei potenti di questo mondo! Quanto più Francesco fa apparire il Vangelo nella sua nudità tanto più scatenerà le potenze avverse contro di lui e contro la chiesa della quale è al servizio della quale è pastore e servo della comunione.
Nessuna adulazione! Anche papa Francesco, come ogni uomo, ha i suoi difetti, il suo carattere che può non piacere, il suo modo di parlare che può essere più o meno attraente, il suo modo di governare la chiesa che può essere criticato, ma per i cattolici è il successore di Pietro, è colui per il quale Gesù ha assicurato di pregare, è l’uomo fragile e limitato che va giudicato solo per come annuncia il Vangelo e presiede alla comunione plurale della chiesa. Lo sappiamo dai Vangeli: colui che è la “Pietra”, cioè il fondamento della fede, può diventare un fuscello, ma sappiamo anche che ci sarà un gallo che canterà e lo richiamerà.
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Oggi martedì 17 gennaio 2023
Oggi lunedì 16 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
Caro Dadea, su Soru scambi i tuoi sogni e un prodotto pubblicitario per realtà
16 Gennaio 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Oggi lunedì 16 gennaio 2023, alle ore 17,30, presso il Teatro Massimo (Minimax) in via E. De Magistris 12, a Cagliari, ci sarà la presentazione del libro di Massimo Dadea “Meglio Soru (o no?) La febbre del fare 13 anni dopo”, edito dalla EDES (Editrice Democratica Sarda).
In occasione di questa iniziativa di “nostalgici” ecco una recensione critica […]
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IRAN, STATO CANAGLIA. IL PRIMO INCIAMPO DI MELONI
15 Gennaio 2023 su C3dem
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Oggi domenica 15 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
Terra Santa: diario di un pellegrinaggio solidale: https://www.aladinpensiero.it/?p=139708
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Carbonia. 1949-1950, muoiono 22 operai nelle miniere del Sulcis. E sono tutti giovani, solo 3 di essi hanno superato i 50 anni d’età
15 Gennaio 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Anche questa domenica proseguiamo nella storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
Puddu Vincenzo di 36 anni, a Serbariu il 19 gennaio 1949 per un distacco di roccia
Cosa Giuseppe di 35 anni, a Serbariu il 4 marzo colpito da ingranaggi in laveria
Fois Mario di 32 anni, a Serbariu il 5 aprile per distacco di […]
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Oggi sabato 14 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
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Perché un mondo di morte e di attacco ai diritti? Quale alternativa?
14 Gennaio 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Dall’Ucraina alla Russia, dall’Iran al Brasile soffiano venti freddi di morte e di attacco ai diritti, di rivolte contro le regole della democrazia. Quel processo positivo avviato dopo la Liberazione dal nazifascismo, sembra riavvitarsi su se stesso e tornare indietro. Le grandi Carte della democrazia e dei diritti divengono enunciazione per cerimonie ufficiali, sempre […]
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AUTONOMIA. LANDINI: FACCIAMOLA SE VOGLIAMO DISTRUGGERE SCUOLE E SANITÀ
14 Gennaio 2023 su Democraziaoggi.
Bologna, 13 gen. – Muro Cgil contro l’autonomia
differenziata. “Se vogliamo uccidere definitivamente l’idea di avere un servizio sanitario pubblico, andiamo verso l’autonomia differenziata. Se vogliamo distruggere l’idea di avere un sistema dell’istruzione che garantisca a tutti il diritto alla istruzione e alla conoscenza, allora andiamo verso autonomia differenziata”.
E’ la provocazione del segretario generale, Maurizio Landini, dal congresso della Cgil di […]
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“SE RUSSIA E IRAN INVOCANO DIO…”
13 Gennaio 2023 su C3dem
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Oggi venerdì 13 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
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W le manifestazioni pacifiche dei giovani per il clima
13 Gennaio 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Per un caso, la polemica sulla vernice lavabile lanciata sulla facciata d’ingresso del senato è avvenuta in contemporanea con il film in TV sulla lotta del generale Dalla Chiesa contro le brigate rosse. Abbiamo così avuto un ricordo di cosa avveniva in Italia mezzo secolo fa. Un film istruttivo per i giovani e meno […]
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Che succede?
LA VERGOGNA DEI PORTI SICURI
12 Gennaio 2023 su C3dem
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Quale Dio? Quale Cristianesimo? L’IDEA DEL “POST-TEISMO”
Quale Dio? Quale Cristianesimo?
L’IDEA DEL “POST-TEISMO”
11 GENNAIO 2023 / EDITORE / DICONO I DISCEPOLI /
Una intensa riflessione di Enrico Peyretti in un convegno dedicato al dibattito sulle tesi del cosiddetto “post-teismo”
di Enrico Peyretti
La proposta di riflessione chiede: è possibile oltrepassare il teismo, cioè “l’idea di un Dio assolutamente separato dal mondo che interviene dall’esterno per salvarlo”. E chiede anche di andare “oltre le religioni”
Molte religioni, una sola luce
La verità dai molti raggi
tocca ciascuno
con un raggio appena.
Io sarò fedele
a questo mio
che sia piccolo o grande.
Se invidiassi il tuo raggio
e lasciassi questo
forse cadrei nel buio.
Solamente salendo
sulla scala di luce
nella mia verità
incontrerò la tua.
Vedi quanta pace
con milioni di raggi
stende il sole sul prato
e nessun fiore offende l’altro.
Luca Sassetti (26 marzo 1992) (dal mensile il foglio, n. 190, maggio 1992)
1 – Anche Maradona!
C’è un vero bisogno di superare il teismo! È bene, è interessante, che ogni immagine di Dio sia sempre da superare, correggere, affinare. Dio non è mai un oggetto circoscrivibile da una teologia conclusa . È realtà grande.
Il teismo pensa un dio magico, onnipotente, separato dal mondo, padrone, giudice arbitrario, facile modello dei tiranni, che vuole salvarci da fuori di noi. Il Dio della legge, del premio e della pena. Nel Dies irae era detto Rex tremendae maiestatis. Un Dio Terrore, non Amore. Non ci fa felici. Ci facciamo continuamente idoli falsi: anche Maradona era detto “dios”. Se ci svegliamo, ce ne liberiamo.
Tra i tanti profili di Dio, netti o sfumati, c’è una proposta, onesta e chiara, nel cuore del vangelo arrivatoci da Gesù di Nazareth: «Dio nessuno l’ha mai visto» (2 volte nel NT, Bibbia cristiana). Il vangelo parte dall’ignoranza nostra su Dio, dalla necessità di rompere l’immagine dominante, e di rivedere continuamente la sua immagine, perché sia più vera.
2 – Il più forte post-teista
«Dio nessuno l’ha mai visto». Significa due cose, nel vangelo:
1) – Giovanni 1,8 : Gesù ha “spiegato” Dio, (έξηγήϭατο), lo ha presentato, nella propria persona; Gesù è in relazione viva, filiale, intima, con Dio, è animato in pienezza dal suo Spirito. Dio si manifesta nell’uomo Gesù, in lui si è fatto carne umana. Dio è umano in Gesù .
2) – Prima lettera di Giovanni 4,12 . Nessuno ha mai visto Dio, ma se ci amiamo tra noi, è qui, lo sperimentiamo presente, è realtà vivente, ben oltre i concetti.
Gesù è persona umana, e manifesta, in sé, un Dio umano e personale. Il Dio di Gesù è solidale con noi, è persona co-vivente, amico, spirito animatore intimo di libertà, presente nelle relazioni di amore e giustizia, stimolatore e sostegno di continua ripresa nella via del bene. A me sembra chiaro: Gesù è il più forte e chiaro post-teista.
3 – In spirito e verità
Io sento questo da Gesù: Dio è umano. Qualcuno dice di no, che sarebbe troppo umano. L’abbiamo fatto troppo umano?
È giusto correggere l’immagine metafisica di Dio, ben comoda alle religioni padronali. La riportiamo all’umano vicino, come fa Gesù anche nel dialogo molto trasparente con la Samaritana.
A questa donna Gesù si rivela in modo privilegiato, e le dice che la relazione con Dio non è nel tempio sacro, ma è “in spirito e verità”, cioè 1) è relazione intima e alta, vicina ed essenziale, nello spirito, e 2) è relazione orizzontale, umana, nel quotidiano della vita giusta tra fratelli e sorelle umani.
Anche la scienza della natura e le scienze umane ci sollecitano a ripensare la vecchia immagine e il vecchio rapporto con Dio. Arrivano risposte che io accolgo col punto interrogativo: Dio è una energia? È come la forza di gravità e il risveglio della primavera? E’ un fenomeno nella natura? È la natura stessa nella sua mirabile vitalità?
Oppure: Dio è soltanto una parte di noi? La parte profonda di noi?
Credo invece che Dio è un Tu, Altro ma Intimo a noi. Va bene rifiutare l’immagine di un essere lontano, strapotente e irraggiungibile, ma Dio non può essere dissolto nella nostra psicologia: è un Tu, di fronte. Le parole più essenziali del messaggio di Gesù «sentiamo che entrano in sintonia profonda col nostro essere, ma intuiamo che vengono da altrove, e proprio per questo sono grazia, dono, da accogliere con stupore e gratitudine, e da far fiorire» (Emanuela Buccioni, Rocca, 1 marzo 2022, p. 15). L’immagine intollerabile di Dio è superata dalla rivelazione di Gesù, ma non ridotta a una parte di noi: Dio è vita grande, assolutamente nuova, altra, e nello stesso tempo presenza intima. È Altro, e Intimo. Dio grandezza buona e vicinanza intima.
Certo, l’immagine più vera non è un nostro possesso imperdibile. Se scaccio il vecchio Dio tremendo posso poi trovarmi davanti altre maschere di Dio: il sistema che mi include e mi detta i miti illusori, di una breve stagione; figure umane potenti, anche religiose, anche di noi stessi che coprono l’orizzonte ed esigono omaggio; il nostro potere sulle forze naturali, illusi di farle nostre. Gesù continua ad operare come vero post-teista anche di questi dèi.
4 – Vita-che-dà-vita
In questa ricerca stimolante incontro una difficoltà: si pensa Dio non-persona. Dio non sarebbe personale. Cosa significa? Pensarlo come persona sarebbe farlo troppo umano, su modello nostro? Ma se non è persona, come può essere relazione?
Nel vangelo di Gesù, Dio è Amore, effusione di vita, di bene, di resistenza, di crescita evolutiva. Se lo riconosciamo così, Dio è persona cosciente di sé, non è un fenomeno che accade e non riflette, che non sa nulla di sé, che non è cosciente. Pensare Dio come fenomeno, energia cosmica, è panteismo, è cosmologia, non è né religione né fede. La fede è relazione intima, di fiducia, di affidamento, di comunicazione. Ma una relazione avviene solo come scambio tra coscienze e volontà personali.
La fede cristiana è “oltre le religioni”, perché non è culto, non è debito, non è dottrina, ma comunione di vita. Dio lo conosciamo ad immagine nostra perché siamo noi immagine di lui. Lo pensiamo a nostra immagine, perché Dio ha pensato noi a immagine sua. Perciò la guerra è “sacrilegio” (dice papa Francesco), perché la violazione dell’uomo è violazione di Dio. È qui il massimo fondamento della dignità della persona umana.
Poi noi pecchiamo facendo Dio strumento nostro, l’immagine peggiore di noi: dominio delle coscienze, «fondamento dei troni» (Ernst Bloch), cappellano militare degli eserciti. Dio ci è così familiare che lo usiamo, lo offendiamo, lo perdiamo. Se fosse “tutt’altro” non riusciremmo ad offenderlo: l’Atto Puro di Aristotele non si occupa di noi e a noi non interessa: è solo scritto in un trattato di metafisica, non ha relazione con noi. Divenendo umano, Dio si mette nelle nostre mani, a rischio, ma anche è sempre altro, imprendibile. Lo inchiodiamo dentro i nostri sistemi, ma la sua vita non si fissa come vogliamo noi. È vita-che-dà-vita, e non è ingoiata e tutta contenuta nella nostra vita. Dio somiglia a noi perché noi somigliamo a lui. Gesù, mi dico di nuovo, è il più grande post-teista.
5 – Facciamo una civiltà dell’ascolto
Conosciamo Dio nella relazione, non nell’essenza. Se è da intendere alla lettera che «noi siamo soli», come ho sentito qui, Dio non c’è per noi, né in una immagine né nell’altra, tanto meno con una presenza. Non ci sarebbe nulla da cui andare “post”. Dio sarebbe un’idea regolativa, un’immagine mentale, mutevole come ci piace, appunto non una persona, non una realtà. Allora il post-teismo così inteso sarebbe una forma gentile, non aggressiva, non apodittica, di a-teismo: «siamo soli».
Proviamo ad ascoltare; facciamo una civiltà dell’ascolto. Facciamo prima il silenzio che sgombra la mente dai rumori, ma poi esercitiamo l’ascolto: ascolto reciproco, e ascolto universale. La Bibbia è una richiesta di ascolto: «shemà Israel» (Deuteronomio 4). Ogni altro suggerimento di significato è una richiesta di ascolto.
I poeti ascoltano. Capiscono e dicono ciò che ascoltano. Solo i distratti, occupatissimi da troppe cose, non ascoltano, non sono poeti. Anche chi ha già definito tutto, non ascolta. Qualcuno attento ad ascoltare, si accorge, in qualche esperienza, che altri ascolta: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze» (Esodo 3, 7-10). Osserva, ascolta, conosce. Si rivela agli schiavi uno che sa vedere, ascoltare, conoscere. Ci accorgiamo che possiamo essere in una storia di liberazione.
Ci arrivano storie lontane nelle quali riconosciamo i nostri sentimenti. Qualcuno palpitava come me. Certo, uomini e donne come noi. Ma non solo. Trovo possibilità di vita che sono nascoste in me, che ho dimenticato, qui c’è un vento che le risveglia. Qualcuno ha i nostri sentimenti: forse li abbiamo noi appresi da lui, quando eravamo senza sentimenti?
6 – Senza confini
Questo programma di ricerca dice anche “Oltre le religioni”. Perché abbiamo bisogno di scappare? Ci fanno tanto male? A me ha fatto molto più male la politica-guerra, l’antropologia machiavellica-hobbesiana, l’uomo nemico dell’uomo, e noi destinati ad ucciderci, la scienza a servizio dei padroni: questo mi fa più male delle religioni, perché, se è vero che le religioni ci compattano troppo, l’antropologia bellica ci separa e ci oppone radicalmente, sotto il divino potere dell’uccidere, che regna e decide. Questo sì che è un legame-religione disperante e condannante, trascendente-incombente.
A me, invece, la religione di cielo e terra, di Dio e umanità, ha detto: c’è respiro. Ho ascoltato Gandhi: «vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, in mezzo alle tenebre persiste la luce». Perciò, dice Gandhi: «…vi è una forza vivente, immutabile, che tiene tutto assieme, crea, dissolve e ricrea. Questa forza o spirito informatore è Dio (…). E questa forza la vedo esclusivamente benevola», perché in mezzo al male persiste il bene. (Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunità, Milano 1965, p. 100). Il bene è più del male: confido e vedo.
Poi ho ascoltato Aulo Gellio (Roma, 125 circa – 180 circa): «Religiosus esse nefas, religentes oportet» (Noctes Atticae). Cioè, è cosa nefasta essere religioso, legato; bisogna essere di quelli che collegano. Vedo le religioni come collegamenti, reti di comunicazioni, anche con dei nodi troppo stretti, ma anche con dei flussi aperti da cui arriva e parte aria, respiro, libera comunanza. La religione può essere vissuta come libertà, come incontro amicale, e le religioni insieme come civiltà inter-culturale, mega-spiritualità. Fanno difficoltà le dottrine troppo definite, che arrancano dietro la luce, come per ingabbiarla in definizioni.
In Michele Do, in David Turoldo, in Benedetto Calati, in Adriana Zarri “religione” suonava “amicizia”, e voleva dire mistero-meraviglia del seme che cresce nella zolla oscura: lo stesso che accade in te, in me. Con questi amici la religione faceva bene, dava uno spazio totale e vicino. Lo capivano dei non-religiosi come Rossana Rossanda, come Pietro Ingrao. La religione è amicizia, rete di amicizie. Ma può essere anche mania di superstiziosi impauriti. Dipende da cosa incontri, da cosa puoi ascoltare.
Prima di questa amicizia, la religione, nel senso negativo, mi ha anche tormentato, ma io sono stato più furbo e libero: ha preso lo spirito buono, ho scosso via le catene, ho trovato fratelli a tutte le latitudini umane in questo respiro.
Una religione unica, totalitaria? No! ho trovato maestri Simone Weil, Pier Cesare Bori (quacchero e cattolico), Raimon Panikkar (cristiano e buddhista), Gandhi («Dio è anche pane e burro per chi ha fame»), ho trovato cattolici come Arturo Paoli, che dice: «opporre religione vera e religioni false è una dichiarazione di guerra!». Come non voglio la guerra che ammazza, non voglio la religione che esclude. Quella che dichiara guerra non è la mia religione. Si può bene scegliere, no?
Ho ascoltato Bibbia, Corano, Talmud, Buddha, Confucio, Seneca… Non da studioso specializzato, ma da una persona che vive. Il vangelo mi parla più di tutti. Parla la lingua che aspettavo. La poesia è religione e la religione è poesia. Siamo tutti poeti, se ci liberiamo.
La religione è libertà; oltre la necessità dell’aria e del pane, comincia la libertà: ammiro la natura, cerco la fonte di bellezza e pace, cerco alimento allo spirito, che non debba disperare, morire, e peggio uccidere per saziarsi.
Le religioni siano modeste e serene, non si vantino del loro sapere, di essere “vicari di Dio in terra”, di chiudere Dio nei loro templi e ricordino quel che disse Gesù alla Samaritana (Giovanni 4), fatta degna della più alta confidenza, assai più che a teologi e sacerdoti.
E con i dogmi, come la mettiamo? Sono momenti, chiarezze viste. Troppo irrigidite? Va bene, andiamo avanti. Tutto cammina, camminiamo. Senza rinunciare. Scriveva a Gandhi sorella Maria di Campello: «Io sono creatura selvatica e libera in Cristo, e voglio con Lui, con te, con voi, con ogni fratello cercatore di Dio, camminare per i sentieri della verità» (24 agosto 1928). La sua è una chiesa “senza confini”: «Io sono riconoscente e in venerazione per la Chiesa della mia nascita e della mia famiglia, ma la chiesa del mio cuore è l’invisibile chiesa che sale alle stelle. Che non è divisa da diversità di culti, ma è formata da tutti i cercatori della verità» (11 luglio 1932).
7 – Sono riconoscente
Per concludere, la mia perplessità sul post-teismo è, modestamente, questa: se perdiamo in Dio il carattere personale, di un Tu vivo, con cui abbiamo relazione di conoscenza, simpatia (sentire-soffrire insieme), dialogo, ascolto ed espressione, perdiamo semplicemente Dio, tutto Dio. C’è un ateismo serio, che dobbiamo rispettare e stimare. Un ateismo di ritorno, riduttivo, è troppo poco. Se Dio è solo una energia, una forza, io che sono appena «un vapore» (Pascal, 347) sono più di lui, perché ho coscienza di persona: so di essere.
Ascolto la storia delle sapienze umane: parlano la nostra lingua, le sapienze ascoltano, non creano, ma raccolgono la voce delle cose perché le ascoltano. Confucio dice: «Io trasmetto, non creo». Tutto in noi è ricevuto. Io sono riconoscente.
Enrico Peyretti
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https://www.famigliacristiana.it/blogpost/domenica-21-febbraio—ii-domenica-di-quaresima-della-samaritana.aspx
Oggi giovedì 12 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
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A Marco Sini il Premio Pro Monserrato, per le sue storie su una comunità straordinaria
12 Gennaio 2023
Piero Carta su Democraziaoggi.
Capita che un monserratino di adozione sia chiamato a presentare ad un pubblico di monserratini le motivazioni del conferimento del premio Pro Monserrato, riservato ai cittadini che nei vari campi si sono distinti nel dare lustro alla propria città, .
Questo, però, capita solo nelle comunità aperte ed accoglienti e di questo sono grato per […]
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CGIL. Autonomia differenziata, noi diciamo no
10 Gennaio 2023 su Democraziaoggi
Martina Totio su Democraziaoggi.
Da Sud a Nord le reazioni della Cgil al progetto del ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli: l’Italia non si spacca
Il ministro Calderoli è stufo. Così ha dichiarato nelle due interviste rilasciate nei giorni scorsi alla Stampa e al Corriere della Sera. A stizzire il titolare del dicastero per gli Affari Regionali sarebbero “le critiche superficiali” […]
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L’UCRAINA, LA NATO, LA UE, LA GUERRA E LA PACE
11 Gennaio 2023 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Ricordando Marco Bisi, attore
Su Teorema, rivista sarda di cinema: https://teoremacinema.com/iii-canto-del-paradiso-verso-37-a-marco-bisi/
III° CANTO DEL PARADISO, VERSO 37 (A MARCO BISI)
di Gianni Loy
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Oggi mercoledì 11 gennaio 2023
Eventi,Opinioni,Commenti e Riflessioni——————–——————
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SALVARE IL PD DA STESSO. LA LEZIONE DEL BRASILE
10 Gennaio 2023 su C3dem
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Che succede? Nel Mondo e nella Chiesa.
IL RUOLO DELLE DEMOCRAZIE NEL DISORDINE MONDIALE
9 Gennaio 2023 su C3dem
Mykhaylo Podolyak, “Fate presto, le forniture servono per salvarci dai russi” (intervista a Repubblica). Antonio Tajani, “Da Mosca nessuna apertura. Dialoghi in corso con la Francia sullo scudo aereo all’Ucraina” (intervista al Corriere della sera). Marco Imarisio, “Negoziati o guerra totale. Il dilemma di uno Zar sempre più solo e confuso” (Corriere della sera). Guido Olimpio, “Polonia e Finlandia pronte al ‘salto’: carri armati pesanti per la difesa dell’Ucraina” (Corriere della sera). Gianluca De Feo, “Il dilemma dei militari italiani: se le armi hi-tech vanno a Kiev il rischio è restare indifesi” (Repubblica). Matteo Zuppi, “Non ci si può abituare alla guerra. Il riarmo? Non sai mai dove porta” (intervista a Il Fatto). Marco Rovelli, “Quel grido di pace da Verona” (Corriere della sera). MONDO: Stefano Stefanini, “Il virus del trumpismo non è finito e contagia i Paesi più deboli” (La Stampa). Maurizio Molinari, “E’ l’Adriatico il segreto dell’Europa” (recensione libro di R. Kaplan – Repubblica). Robert Kagan, “Difendere il mondo libero” (Foglio). Niall Ferguson, “Terza guerra mondiale?” (Foglio). Sergio Fabbrini, “Il ruolo delle democrazie nel disordine mondiale” (Sole 24 ore). Giorgio Barba Navaretti, “Dalla globalizzazione non si torna indietro, ma servono regole comuni” (Repubblica). Mauro Calise, “Stati (dis)uniti, ma la corda non si spezza” (Mattino). Fabiana Magrì, “Iran. Senza difesa al patibolo” (La Stampa). Dacia Maraini, “La libertà vince se siamo tutti uniti” (intervista a La Stampa). Lucia Capuzzi, “Il triplete di Lula, enorme sfida nel Brasile diseguale” (Avvenire). Andrea Bonanni, “Il 2023 dirà chi vince tra interesse nazionale e interesse europeo” (Repubblica).
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L’ITALIA, LO SPIRITO REPUBBLICANO, IL SENSO DEL LIMITE
9 Gennaio 2023 su C3dem
Ezio Mauro guarda dentro la società italiana e chiede a Meloni che prenda le distanze da alcuni disvalori della sua cultura politica: “Che cosa rimane della religione repubblicana?” (Repubblica). GOVERNO: Claudio Cerasa, “Avere il senso del limite è la forza della destra italiana a guida Meloni” (Foglio). Maurizio Ferrera, “Noi e l’Unione europea: l’intesa possibile sui migranti” (Corriere della sera). Alessandro Campi, “Le nomine di vertice e l’interesse del Paese” (Messaggero). Gaetano Quagliariello, “Il modello semipresidenziale francese può essere un antidoto al populismo” (Qn). Marco Tarchi, “Il Covid l’ha messo all’angolo, ma il populismo ritornerà” (intervista a La Verità). Innocenzo Cipolletta, “L’imbroglio dell’autonomia che dà troppi poteri a Regioni inutili” (Domani). Gianfranco Pasquino, “La sanità è al collasso e adesso l’autonomia minaccia l’istruzione” (intervista al Fatto). Alessandro Cavalli, “Lo stato della scuola” (rivista il mulino). Fondazione Rocca, “Scuola: i numeri da cambiare” . PARTITO DEMOCRATICO: Norberto Dimore e Michele Salvati, “Non facciamo tavola rasa del Partito democratico” (libertà eguale). Enzo Bianco, “Il vero Pd riparta dalle città non dalle correnti” (Repubblica). Massimo Cacciari, “Il congresso Pd è il nulla. Meloni cos’ governerà a lungo” (intervista al Fatto). Mario Giro, “La sinistra deve provare a ritrovare l’unità profonda della società” (Domani).
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LO STALLO DELLA SOCIETA’ ITALIANA
8 Gennaio 2023 su C3dem
Sabino Cassese, “Italia, tre ragioni di uno stallo” (Corriere della sera). Gaetano Quagliariello, “Sulla nostra politica ancora bonaccia. Cambio in vista con le ellezioni regionali” (Gazzetta del Mezzogiorno). PARTITO DEMOCRATICO: Maurizio Molinari, “Diritti e sicurezza per rinnovare il campo progressista” (Repubblica). Gianni Cuperlo, “Basta renzismo. Il Pd va rifondato. I gazebo esercizio di democrazia” (intervista a La Stampa). Stefano Bonaccini, “Lontano da Roma” (intervista all’Espresso). Elly Schlein, “Non sono un’aliena” (intervista all’Espresso). GOVERNO: Stefano Ceccanti, “La riforma alla francese non serve. Partiamo dalla sfiducia costruttiva” (intervista a Qn). Carlo Calenda, “Riforme, sì al dialogo, ma le vere emergenze sono scuola e sanità” (intervista a Qn). Franco Bassanini, “Spoil system, un diritto del governo. Più che il machete serve prudenza” (intervista a La Stampa). Gianni Trovati, “L’autonomia prova a ripartire 1.904 giorni dopo il referendum” (Sole 24 ore). Roberto Napoletano, “La farsa dell’autonomia differenziata” (Il Quotidiano). Franco Monaco, “Prepotenza e impotenza, le bussole del governo” (Il Fatto). Alessandra Ziniti, “Migranti dirottati sul Pd” (Repubblica). Veronica De Romanis, “Bce e inflazione, parole in libertà” (La Stampa) Romano Prodi, “Inflazione. La Bancca centrale europea e la politica alla giornata” (Messaggero).
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RUSSIA-UCRAINA, UN NEGOZIATO CHE APPARE IMPOSSIBILE
7 Gennaio 2023 su C3dem
Anne Applebaum, “Dobbiamo immaginarci una vittoria ucraina. Sarà la fine di Putin” (intervista al Corriere della sera). Marta Dassù, “Il negoziato impossibile” (Repubblica). Michael Ignatieff, sulla proposta di tregua di Putin ieri, “Solo uno stratagemma. Lo Zar usa la religione con una logica imperiale” (intervista al Corriere della sera). Wesley Clark, “E’ un imbroglio tattico. Mosca sta perdendo dul terreno. Rifiutarlo è la risposta giusta” (intervista a Repubblica). Gianluca De Feo, “Il timore delle cancellerie: dopo la nuova offensiva la Russia si sgretolerà” (Repubblica). Bernard-Henri Levy, “Sogno e spero una terza rivoluzione russa che scacci i demoni” (Corriere della sera). Stefano Folli, “Lo slogan russo che spiega bene la guerra ucraina” (Robinson). Domenico Quirico, “Non c’è tregua nella quarta guerra mondiale” (La Stampa). MONDO: Stefano Cingolani, “Protagonisti e retroscena del nuovo miracolo americano” (Foglio). Siegmund Ginzberg, “Cina, l’impero delle bugie” (Foglio). Marco Valzania, “Migranti. Biden rafforza i confini, ma offre 30mila ingressi legali al mese” (Sole 24 ore).
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LA FEBBRE DEL PD. I FRONTI APERTI DI MELONI
7 Gennaio 2023 su C3dem
Elena Lowenthal, “Said annegato a 8 mesi. L’angelo di Lampedusa” (La Stampa). Pd: Enrico Morando, “Abbiamo la vocazione del grande partito. Il Pd abbandoni le coalizioni ‘contro’” (Repubblica). Leoluca Orlando, “Il Mezzogiorno misura la febbre del Pd: o il partito cambia subito o dovrà scomparire” (Domani). Pino Pisicchio, “Giovani e riforme, le questioni aperte per i nuovi dem” (Repubblica). Emilia Patta, “Regionali, test tra Pd e M5S con vista sul Congresso” (Sole 24 ore). Marcello Sorgi, “L’ennesima divisione della sinistra” (La Stampa). Adriana Lagroscino, “Primarie. Il voto online spacca i dem” (Corriere della sera). Nadia Urbinati, “Troppe lotte interne, anche il prossimo segretario sarà un’anitra zoppa” (intervista a Il Riformista). GOVERNO/ECONOMIA: Francesco Verderami, “Tutti i fronti aperti di Meloni” (Corriere della sera). Carlo Bastasin, “L’inflazione sfida il governo” (Repubblica). Pietro Garibaldi, “I sacrifici da affrontare dopo la superinflazione” (La Stampa). Nathalie Tocci, “Meloni e l’Europa, la via obbligata” (La Stampa). GOVERNO/SPOIL SYSTEM: Federico Fubini, “Nomine. Via allo spoil system anche nella squadra del Pnrr. Il negoziato con Bruxelles” (Corriere della sera). Guido Crosetto, “Il governo ha diritto di scegliere chi nominare” (intervista al Corriere della sera). Giambattista Fazzolari, “Spoil system, gli elettori vogliono che il Paese cambi” (intervista al Corriere della sera). Sabino Cassese, “Il ricorso allo spoil system tradisce merito e imparzialità” (intervista a Repubblica). GOVERNO/AUTONOMIE: Giovanna De Minico, “Perché il ddl Calderoli supera il confine della legittimità costituzionale” (Sole 24 ore). Gianpaolo Manzella, “La lezione Usa e l’impegno per i territori” (Messaggero). Giulia Merlo, “L’autonomia è una spina nel fianco del Pd” (Domani). Gianluca De Rosa, “‘Caro Pd, l’autonomia differenziata è di sinistra. Parla Giani” (Foglio). GOVERNO/VARIE: Giovanni Guzzetta, “Ma il decreto sicurezza non è incostituzionale, l’obiettivo è coordinare i salvataggi” (intervista a La Stampa). Rita Bernardini, “Meno carcere più diritti. Un altro anno dalla parte di Caino” (Il Riformista). Filippo Bianchi, “Il negazionismo climatico dietro alla reazione alla vernice sul Senato” Domani). Luigi Manconi, “Quella vernice spray che copre il vuoto dell’ambientalismo in salsa italiana” (Repubblica). P. Becchi e G. Palma, “Giustizia e presidenzialismo, due sfide per Meloni” (articolo della rivista di destra ‘Nazione futura’).
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L’INFERNO AL FRONTE DEI SOLDATI RUSSI. SCENARI 2023
5 Gennaio 2023 su C3dem
Bernard Guetta, “Il 2023 potrebbe essere l’anno più pericoloso del dopoguerra, ma le democrazie hanno una chance” (Repubblica). Maurizio Molinari, “C’è una luce oltre la collina”(Repubblica). UCRAINA/RUSSIA: Guido Olimpio, “I comandi dello Zar sotto tiro. Kiev colpisce e attende la reazione della Russia” e “Ucraina, i tre assi attuali del conflitto” (Corriere della sera). Marta Ottaviani, “Putin vuole Backhmut per coprire le sconfitte, ma i russi non sfondano. Un’inutile strage” (Qn). Luciano Capone, “Putin pensa a una nuova mobilitazione, ma mobilitare costa” (Foglio). Cecilia Sala, “La prevedibilità dei soldati russi rende la loro vita al fronte un inferno” (Foglio). Adriano Sofri, “Il fattore umano, invisibile all’occhio, che fa la differenza a Kiev” (Foglio). Anna Zafesova, “Dialogo a salve” (la Stampa). Stefano Stefanini, “Putin, Xi, Zelensky e la pace difficile” (La Stampa). Lorenzo Prezzi, “Cirillo prigioniero dell’ideologia della guerra” (settimana news), USA: Paolo Mastrolilli, “Camera ostaggio dei trumpiani” (Repubblica). Alan Friedman, “Così la destra di Trump dilania i Republican”(La Stampa). MONDO : Fabrizio Onida, “Era globale finita? Una notizia esagerata” (Sole 24 ore). Ezio Mauro, “Il bilancio dell’Unione è una scommessa” (Repubblica). Romano Prodi, “Il futuro del Paese nello scenario che cambia” (Messaggero). Marco Ludovico, “La Svezia avverte: nessun patto sui migranti nel 2023” (Sole 24 ore). Cecilia Sala, “Ansia di guerra in Iran” (Foglio). Riccardo Cristiano, “L’Occidente e l’Iran” (settimana news). Gianni Oliva, “Croazia nell’euro. Una riconciliazione contro i torti della storia” (La Stampa). Bill Emmott, “Scioperi e salari bassi, il lungo inverno inglese” (La Stampa). Maurizio Stefanini, “Lula s’insedia in Brasile con un governo equilibrista” (Foglio).
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MATTARELLA E L’EREDITÀ DI SASSOLI. COME DARE PIÙ STABILITÀ AL GOVERNO
5 Gennaio 2023 su C3dem
Claudio Cerasa, “Mattarella ricorda ai pavidi (e ai cattolici silenti) i nostri valori” e “Difendere la pace, la giustizia e i diritti: Mattarella ratzingeriano” (Foglio). Claudio Tito, “Sassoli e la nuova Europa” (Repubblica). Lina Palmerini, “Mattarella e il ricordo di Sassoli: ‘La Ue non torni indietro sulle sue sfide’” (Sole 24 ore). David Sassoli, “L’Europa deve tessere la trama della pace” (dal libro dei suoi discorsi europei). GOVERNO/RIFORME ISTITUZIONALI: Francesco Clementi, “Alla ricerca di stabilità. Sul tavolo quattro sistemi di governo” (Sole 24 ore). Paolo Pombeni, “Il dibattito politico sulla riforma costituzionale” (Il Quotidiano). Carlo Fusi, “Presidenzialismo? Maneggiare con (molta) cura” (La Ragione). Giovanni Guzzetta, “Sorpreso dai no della sinistra. Serve un presidenzialismo alla francese” (intervista Il Giornale). Marcello Sorgi, “Giorgia e l’incognita della Bicamerale” (La Stampa). Pier Francesco De Robertis, “Sulle riforme il Pd rischia l’isolamento” (Qn). GOVERNO/AUTONOMIE REGIONALI: Alessandro Di Matteo, “Autonomia, crepe nel governo” (La Stampa). Roberto Calderoli, “Ecco perché l’autonomia non spacca in due l’Italia” (intervista al Corriere della sera). Giovanni Orsina, “Il debito è un problema. Sull’autonomia si parli con le opposizioni” (intervista a Il Dubbio). Ermes Antonucci, “L’autonomia differenziata tra falsi miti e pericoli. Parla Cottarelli” (Foglio).
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LE MINE (E LA SCOPA) DI MELONI
5 Gennaio 2023 su C3dem
Stefano Folli, “Governo Meloni e la Ue, la sindrome dell’assedio” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Tre quiz antisovranisti per Meloni” (Foglio). Roberto Napoletano, “Liberare Meloni dai feticci ideologici” (Il Quotidiano). Nicola Rossi, “Il rapporto della destra con la Bce è una questione di identità” (Foglio). Walter Galbiati, “Criticare non delegittimare” (Repubblica). Emilia Patta, “Riforme, alleati e Colle: le mine per Meloni” (Sole 24 ore). Alessandra Ziniti, “Schiaffo a Meloni dalla Svezia sovranista” (Repubblica). NOMINE: Federico Fubini, “Ministeri e agenzie statali: ondata di cambi ai vertici” (Corriere della sera). Simone Canettieri, “Mef, Aifa, terremoto: il gioco delle nomine e la scopa di Meloni” (Foglio). ECONOMIA: Lucrezia Reichlin, “L’economia sta reggendo e il disavanzo è ancora gestibile” (intervista a Repubblica). Leonardo Becchetti, “Transizione anti inflazione” (Avvenire). Veronica De Romanis, “E’ finito il tempo della spesa facile” (La Stampa). Francesco Giavazzi, “Un’idea di debito europeo” (Corriere della sera). Chiara Saraceno, “La povertà e i limiti del nuovo reddito” (La Stampa). PD: Anna Maria Furlan, “Il Pd archivi le correnti e conservi le radici” (intervista ad Avvenire). IDEE: Angelo Panebianco, “Diverso parere. A proposito del neoliberismo” (rivista il mulino).
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“Si continua sempre a parlare di chiesa…”
di Enzo Bianchi, dal suo blog.
Siamo in molti a interrogarci sul futuro della fede cristiana in quest’epoca di crisi profonda e alcuni di noi tentano con grande umiltà e senza pretese di intravvedere cammini per un rinnovamento e una ripresa del cristianesimo, soprattutto nell’occidente europeo.
Facilissimo per ora ricercare le cause e le responsabilità di tale situazione, individuate in diversi mali ecclesiali dei quali la mia generazione è stata testimone: mi riferisco agli scandali finanziari, agli scandali della pedofilia, allo stile clericale che continua a essere presente nella chiesa. E poi certamente vengono sempre citate le condizioni storiche esterne che hanno portato a questo tramonto… Ma io credo che sia necessario scavare più a fondo, interrogarci sul nostro modo di vivere la fede cristiana se vogliamo comprendere maggiormente la crisi e imboccare delle strade per superarla.
Da decenni, mentre nella vita ecclesiale si sceglie di meditare sull’evangelizzazione (o “nuova evangelizzazione”) da mettere in atto, io continuo a dire che ciò che rimane più urgente è salvaguardare il primato, l’egemonia della Parola di Dio nella vita ecclesiale. Questa operazione di conversione e sottomissione al Vangelo non è stata ancora attuata in modo adeguato nella vita della chiesa. E il Vangelo è la Parola! E Gesù Cristo è il Vangelo! Questa deve essere la certezza rocciosa su cui vivere la vita cristiana che è nient’altro che sequela del Signore fino alla morte di croce.
Perché ciò avvenga, l’abbiamo detto e scritto più volte, occorre però volgere lo sguardo a lui, il Signore, senza distoglierlo, e non concentrarlo solo sulla chiesa. Perché a me pare che molto, se non tutto, dal concilio in poi resti, appaia ordinato alla chiesa. La chiesa è costantemente oggetto di attenzione e di ogni discorso, chiesa che certamente è segno del Regno veniente e del Regno già presente tra di noi in aenigmate, ma non può pretendere di porsi come il grande esempio per il mondo, il luogo dal quale provengono solo moniti e insegnamenti all’umanità.
C’è qualcosa che non persuade in questa persistente attenzione, che a volte sfocia in un’esaltazione della chiesa.
La chiesa è segno, non è il fine, e non può far nulla a proprio vantaggio perché è solo portatrice di un disegno non suo che è tenuta ad assecondare. Abbiamo bisogno di una chiesa umile, che non cerchi di apparire, che non si affanni a creare eventi per attestare che lei c’è ed è viva, che non chieda costantemente di essere riconosciuta in autorevolezza tra gli esseri umani.
Altrimenti non saprà sottrarsi alla tentazione di essere Domina nella storia umana, e smentirà una santità che possiede in abscondito per presentare al mondo il volto di una chiesa meritoria.
Certamente una chiesa del genere oscura il volto di Gesù Cristo per mostrare il proprio volto; non invita a guardare a lui, il Signore, ma attira l’attenzione su ciò che lei opera; non annuncia più il Vangelo che è Cristo Gesù, ma finisce per presentare se stessa, la propria immagine che si vuole senza peccati, per ottenere riconoscimenti dagli altri!
Per quel che mi è dato di osservare è proprio questo ciò che non permette alla fede cristiana di dilatarsi, ciò che oggi rende sterile la missione, con l’eccezione di quando, raramente, succede di suscitare l’adesione di persone devote e pie, militanti perché convinte di trovare gratificazione.
Meno attenzione alla chiesa, più attenzione a Gesù Cristo il Signore!
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Ratzinger, Papa della parola
Gli incontri nei giardini vaticani anche dopo le dimissioni, gli scontri e il rispetto reciproco per un pontefice che guardò alla Chiesa più che a se stesso
La Repubblica – 02 Gennaio 2023
di Enzo Bianchi
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Enzo Bianchi intervistato dal direttore di Rocca
E’ online il n. 2 del 2023 di Rocca. Tra gli altri articoli l’intervista rilasciata da Enzo Bianchi al direttore Mariano Borgognoni, che ringraziamo per aver concesso di ripubblicare sulla nostra news.
di Mariano Borgognoni, Rocca 2/2023
Siamo contenti che Enzo Bianchi, il fondatore della Comunità di Bose, ci abbia rilasciato questa bella e densa intervista, tra le primissime dopo gli avvenimenti che hanno attraversato quella comunità. In questa conversazione sono stati toccati molti argomenti che riguardano l’essenza della fede e il modo come cercare di viverla nella compagnia degli uomini che non vuol dire affatto annacquarla o nasconderla dentro un involucro innocuo. Al contrario rimettere Cristo al centro è il primo compito di una fede autentica. Non accontentarsi del non possiamo non dirci cristiani. Ma bisogna parlare una lingua comprensibile ai nostri contemporanei. Sono persuaso che da questo incontro siano venuti fuori spunti e considerazioni di grande interesse esposti con la consueta nettezza. Ho appena letto Cosa c’è di là che mi sembra il tuo libro più intenso, più intimo, libro nel quale vita e morte si richiamano, prendendo senso l’una dall’altra, la vita dal suo limite, la morte da come si è vissuto. Per me torna l’eco dell’essere per la morte, di Heidegger, dell’uomo come essere tempo, limite. Ed è proprio la de-limitazione che dà forma e identità e può consentire una vita autentica. Tu stesso richiami il termine mortali come modo di definire gli umani da parte dei greci. Ora il tuo amico Galimberti dice sempre che però i greci ci insegnano ad accettare questo destino. Il Cristianesimo invece è la sfida contro l’ingiustizia della morte. Soprattutto della morte del buono, del bello, del giusto. Questa pretesa sembra a molti una follia, una specie di credo quia absurdum, per dirla con Tertulliano. [segue]