Monthly Archives: luglio 2022

Oggi 26 luglio Festa di Sant’Anna patrona del quartiere dì Stampace

4da9a377-0a3a-42a8-96fb-764d266dd9b7 Il programma

Elezioni. No all’astensionismo. Patto Costituzionale per l’Italia in Europa. Il fascismo non passerà!

coordinamento-dcostL’Agenda Draghi non può essere il programma della sinistra alternativa alla destra
26 Luglio 2022

Alfiero Grandi

Il primo grave errore commesso in questa crisi è che i partiti, in particolare quelli che avrebbero avuto interesse a farlo, non hanno capito pienamente l’importanza dell’approvazione in tempo utile di una nuova legge elettorale. Ora è troppo tardi. Hanno rinviato, perso tempo. Eppure, più volte negli anni scorsi si è rischiato di chiudere la legislatura anticipatamente, ma questo preavviso non è stato sufficiente. Ne è prova che ancora pochi mesi fa si è dedicata tutta l’attenzione alla modifica delle circoscrizioni del Senato che, per quanto importanti, non potrebbero risolvere il nodo di fondo e cioè avviare la ricostruzione di un rapporto di fiducia tra cittadini-elettori ed eletti. Eppure, l’allarme astensione ha ormai raggiunto livelli di guardia, segnalando una frattura tra corpo elettorale e rappresentanza parlamentare, la cui offerta e credibilità politica è in evidente caduta. Questo è un problema centrale del funzionamento della democrazia. Per di più dalla soluzione di questo problema dipendono le politiche che verranno adottate.
Certo c’è chi si consola affermando che la crescita dell’astensione non è solo un problema italiano. Vero, ma è solo la conferma che la crisi della democrazia non riguarda solo l’Italia e rende stucchevole la propaganda che contrabbanda lo scontro in atto nel mondo come un confronto tra democrazia e autoritarismi. Come minimo andrebbe aggiunto che le democrazie sono in crisi e non tutti gli “amici” che trovano sono campioni di democrazia. Una parte ha coltivato fino allo scioglimento delle camere la convinzione che un sistema maggioritario sia migliore per mettere l’accento sul governare, sottovalutando che da venti anni questo sistema ha fallito in Italia, nelle diverse versioni, tanto è vero che sono andati in crisi sia le maggioranze di centro destra che di centro sinistra, confermando che maggioranze raccogliticce, motivate solo dalla conquista del potere, sono fragili ed esposte a paralisi e crisi premature. Anche nella versione francese, che tanti prendono a modello, è ormai dimostrato che la crisi dei valori e delle idee-forza porta a serie difficoltà anche un sistema istituzionale ed elettorale ipermaggioritario.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale aveva incontrato Enrico Letta, allora fresco di nomina, proprio per esporgli la ferma convinzione che una nuova legge elettorale proporzionale era indispensabile per iniziare a rispondere alla crisi della rappresentanza, che della democrazia è un punto decisivo. Quella attuale è una legge elettorale palesemente incostituzionale per diversi aspetti, i più rilevanti certamente il voto unico (coatto) per uninominale e proporzionale e la differenza abissale di rappresentanza tra aree diverse del paese. Il risultato purtroppo è sotto gli occhi di tutti, si voterà con una legge sbagliata e incostituzionale. A questo punto occorre gestire una ulteriore difficoltà e non sarà facile. La legge elettorale in vigore, non a caso difesa a spada tratta dalla destra, privilegia per più aspetti le coalizioni. Il miraggio è ottenere la maggioranza parlamentare ad ogni costo. Eppure, Berlusconi ha già dovuto gettare la spugna di governo nel 2011 pur avendo 100 deputati e 50 senatori in più dell’opposizione e non è detto che questa volta vada meglio perché il paese è di fronte a problemi di fondo.
Per essere chiari: in gioco c’è il futuro dell’Italia, della sua qualità sociale, dell’Europa, della pace.
Non si può affrontare la campagna elettorale con il torcicollo, cioè mettendo al centro il passato, a partire dal governo Draghi. Bisogna mettere al centro le scelte necessarie per il futuro. Il sostegno al governo Draghi è finito con lo scioglimento delle Camere, dopo resta solo la richiesta di Mattarella ai partiti di mantenere comportamenti responsabili durante la campagna elettorale. Questo consente di aprire una fase in cui anziché limitare le proprie scelte ai confini di Draghi si può e si deve andare oltre per dispiegare un punto di vista originale, di sinistra sulle crisi e le soluzioni da adottare. Certo, una legge elettorale proporzionale avrebbe favorito la possibilità per i partiti di esporre i propri punti di vista, per distinguersi dagli altri. Il problema della formazione di una nuova maggioranza per governare, le mediazioni programmatiche sono un problema per il dopo voto, non prima. Anche per questo fare affermazioni apodittiche del tipo mai con chi ha causato la crisi del governo è un errore. Per di più la legge elettorale in vigore rende conveniente creare alleanze che possono essere di tipo differente, da occasionali a strategiche, prima di decidere scelte avventate bisognerebbe almeno fare i conti.
Un punto chiave è certamente la crisi del M5Stelle, che è partito dal 33% degli eletti del 2018 per arrivare alle valutazioni attuali che lo vedono attorno ad un terzo. È una dimensione elettorale che rappresentava la crisi di credibilità della rappresentanza di 5 anni fa e oggi paga il prezzo di avere fallito, ma l’humus di protesta da cui ha tratto forza è sparito o resta un’area in cerca di una rappresentanza? Può diventare astensione ulteriore ma non sono azzerati il disagio, la critica, la protesta. La democrazia è anche portare dentro il meccanismo decisionale aree che sono critiche o contro. Quindi, a parte la decisione frettolosa del mai con chi ha contribuito a fare cadere il governo Draghi, resta il problema di fondo dei problemi che il M5 Stelle ha cercato di rappresentare. Si pensa di cancellare questo problema? Possibile che a sinistra non ci sia almeno qualcosa, lavoro, diritti che il governo Draghi non ha voluto o saputo affrontare, al di là della disponibilità a incontrare i sindacati nella fase finale? Possibile che non si comprenda che la gestione Cingolani, con il consenso di Draghi, della politica ambientale ed energetica in particolare ha puntato tutte le carte sulle fonti fossili a partire dal gas e trascurato l’esigenza di approvare misure straordinarie per le energie da fonti rinnovabili, a partire da eolico e fotovoltaico, e idrogeno verde come ha deciso la Germania? Il risultato è che non ci sono garanzie sufficienti che l’Italia sia effettivamente al riparo dalla crisi del gas e soprattutto che rischiamo di rimanerci legati molto più dei tempi indispensabili per realizzare gli investimenti. Parole tante, anche a sproposito sul “nuovo” nucleare, fatti pochini e tanti problemi irrisolti o rinviati.
Il PNRR, stella polare del futuro dell’Italia, è tuttora in una fase di incertezza. Gran parte dei consensi di amministratori locali derivano dalle promesse di investimenti, ma nessuno oggi è in grado di offrire un quadro d’insieme di come gli investimenti stanno procedendo, tranne le grandi aziende che hanno in mano investimenti decisivi, ad esempio i collegamenti ferroviari.
L’elenco dei problemi su cui la sinistra dovrebbe distinguersi sono molti, non solo i sacrosanti Ius Scholae e cannabis, ma ad esempio il fisco, risolto malissimo con un doppio binario: progressività per i redditi da lavoro e da pensione e proporzionalità con aliquota unica bassa per redditi finanziari, da capitali, da immobili. Anche la discussione sul cuneo fiscale non aveva ancora sciolto il nodo se riguardava i lavoratori o i padroni. Oppure l’occhiolino strizzato da Draghi alle regioni iperautonomiste nel discorso al Senato malgrado il ben magro risultato delle regioni in occasione della gestione della pandemia, che peraltro sta tornando.
Il tema che giustifica da solo l’essere di sinistra è la crescente disuguaglianza sociale. Una parte della società è relegata ai margini, in una condizione di povertà (6 milioni) di diritto allo studio negato (abbandono scolastico tuttora alto, oltre il 13%), di reddito eroso con violenza dall’aumento dell’inflazione, di occupazione e diritti negati.
Questi ed altri punti spingono a distinguere un accordo di governo, necessariamente di fase, da una strategia politica. Altrimenti le scelte politiche sono paradossalmente autoridotte a pura tattica, a gestione dell’esistente.
Per questo occorre un’iniziativa che porti in campagna elettorale proposte politiche di futuro. Anche sulla guerra in Ucraina c’è bisogno di qualcosa di più e di diverso da una subalternità agli Usa, dalla mera continuità dell’invio di armi, per affermare con forza la priorità delle trattative per la pace che l’accordo per il grano ucraino dimostra sono possibili. L’accento va posto sul rilancio della coesistenza tra sistemi diversi, su regole in grado di garantire sovranità senza affidare la soluzione alle armi, sul rilancio della riduzione bilanciata e controllata degli armamenti nucleari, su una valorizzazione del ruolo dell’ONU. Solo grandi speranze motivano scelte controcorrente.
L’Italia e l’Europa debbono svolgere un ruolo attivo, non subalterno, per garantire che un mondo multilaterale come quello attuale possa sviluppare confronto e coesistenza.
Il Pd ha una grande responsabilità per il ruolo che ha, le sinistre debbono superare divisioni e polemiche, altri soggetti possono entrare in campo e anche un M5Stelle legato a un rinnovamento sociale e di pace importante può aiutare un percorso.
I condizionamenti sono già in campo: gli aiuti europei legati a comportamenti precisi proprio mentre è evidente che l’inflazione è stata sottovalutata e affrontata senza interventi organici, rincorrendo gli aumenti dei profitti sui combustibili fossili per trovare qualche spazio di contenimento degli effetti. La campagna elettorale sarà condizionata da incubi di varia natura e da punti di crisi, per evitare che l’influenza di questo prevalga e allontani dal voto occorre far tornare in campo la società e le sinistre con programmi e proposte coraggiose, meglio se unitarie.
Parlare di Agenda Draghi come piattaforma di riferimento vuol dire dimenticare che nella maggioranza e nell’azione di governo era presente anche il peso della Lega e di Forza Italia che fino a prova contraria stanno a destra, perfino più a destra del passato, come confermano le uscite di ministri da Forza Italia. Il complesso della guardia svizzera, fedele al papa di turno, non farebbe bene al Pd, mentre la destra sta già lavorando senza vincoli e remore. Spiegare l’agenda Draghi e le ragioni dei suoi limiti è un principio di verità. Indicare con chiarezza le proprie diversità è un ricostituente per la sinistra, con la quale c’entrano ben poco i trasversalismi e gli opportunismi di Italia Viva ed altri, costretti a trovare una colla per restare nell’ambito del potere.
Solo una piattaforma chiara e forte che guarda ai prossimi 5 anni può rendere possibile affrontare questa campagna elettorale breve quanto difficile e trovare gli elementi di saldatura per stare (purtroppo ormai non si può fare altro) in questo sistema elettorale senza farsi stravolgere dal passato e travolgere dalla destra, che non è affatto invincibile ma di cui non basterà evocare il pericolo per ottenere i voti necessari per sconfiggerla.
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DRAGHI NON E’ STATA UNA PARENTESI
25 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
“Draghi non è stata una parentesi. E’ stata, intensa e vitale, l’esperienza di come un Paese come il nostro possa rimettersi in carreggiata con la Storia. Questa esperienza può e deve nutrire le nuove generazioni…” Così Mauro Calise sul Mattino, “Chi governa le democrazie in affanno”. Sul momento difficile delle democrazie anche: Bernard Spitz, “L’angoscia democratica” (Repubblica); Ezio Mauro, “Perché Putin scommette sulla crisi di Roma” (Repubblica); Stefano Feltri: “Le istituzioni italiane stanno per affrontare il loro ‘momento Trump’” (Domani). Pessimismo anche in Lucio Caracciolo, “Ora l’Italia deve salvarsi da sola” (La Stampa) e Marco Damilano, “La solitudine di Mattarella di fronte alle nuove destre” (Domani). PARTITI/ELEZIONI: Stefano Bonaccini, “Prendiamoci gli elettori dei grillini anche senza allearci co loro” (intervista a Repubblica). Emma Bonino, “Non basta sommare i voti. Il Pd aderisca al Patto repubblicano” (intervista a Repubblica). Carlo Calenda, “Possibile un’alleanza con il Pd. Se vinciamo, Draghi premier” (intervista a La Stampa). Matteo Renzi, “Pronti ad andare da soli. Il veto di Letta sarebbe astio” (intervista al Corriere della sera). Marco Bentivogli, “Chi è per Draghi non ponga più veti. E’ il momento di sorprendere il Paese” (intervista a Il Messaggero) e “Torniamo ad ascoltare gli ultimi e invisibili. Il riscatto parte da un lavoro dignitoso” (Repubblica). Chiara Saraceno, “L’emergenza sociale deve essere la priorità, altrimenti vinceranno non voto e populismo” (Repubblica). Rossella Muroni, “Per il futuro scegliamo l’agenda Greta” (Domani). Mario Giro, “La coalizione progressista sarà senza veti o non sarà” (Domani). CATTOLICI E VOTO: Antonio Socci, “Il centrodestra deve puntare sull’identità del popolo” (Libero). Fabrizio D’Esposito, “La destra è prima tra i cattolici, ma la chiesa tifa per l’agenda Mattarella-Draghi” (Il Fatto). EUROPA/FINANZA: Lucrezia Reichlin, “Le nuove e utili regole per i Paesi dell’Unione” (Corriere della sera). Ferruccio De Bortoli, “Comincia il tempo delle promesse. Ci giochiamo credibilità e debito” (Corriere).
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Aladinpensiero online
Editoriale precedente al 26 luglio 2022.
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Oggi martedì 26 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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L’Agenda Draghi non può essere il programma della sinistra alternativa alla destra
26 Luglio 2022
Alfiero Grandi su Democraziaoggi e Aladinpensiero

Il primo grave errore commesso in questa crisi è che i partiti, in particolare quelli che avrebbero avuto interesse a farlo, non hanno capito pienamente l’importanza dell’approvazione in tempo utile di una nuova legge elettorale. Ora è troppo tardi. Hanno rinviato, perso tempo. Eppure, più volte negli anni scorsi si è rischiato di chiudere […]
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Successo ieri della pastasciutta antifascista: finalmente una festa di popolo!

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Foto Antonello Murgia, Anpi.
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Che succede?

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CRISI DI GOVERNO. PD, CENTRO, M5S, SINISTRA
24 Luglio 2022 su C3dem
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Oggi lunedì 25 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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La maledizione di Zelensky come quella di Tutankhamon?
25 Luglio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Se durante la guerra in Ucraina i maggiori leader occidentali sono stati appiedati o arrancano non sarà colpa del destino cinico e baro. Qualche ragione dovrà pur esserci, di natura politica e nel rapporto coi cittadini dei rispettivi stati.
Senza la pretesa di fare analisi, che del resto vengono fornite in abbondanza da veri o […]
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Che succede?

c3dem_banner_04E ADESSO?
22 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Elsa Fornero: “Dicono: ‘Faremo ciò che serve agli italiani’, frase vacua, di chi non sa bene cosa fare ed è disposto s fare una cosa e il suo contrario” (“Quel populismo da piccoli uomini”, La Stampa). Salvatore Vassallo, “Ispiratori involontari e responsabili ultimi. Chi ha causato la crisi?” (Domani). Ezio Mauro, “Il richiamo della foresta”, e ora il ruolo della borghesia (Repubblica). Anna Zafesova, “I russi festeggiano la caduta di Draghi. ‘La coalizione pro-Draghi non c’è più’” (La Stampa). E ADESSO? Giorgio Tonini, “Se il gigante si alza…” (nota su facebook del 20 luglio). Dario Franceschini, “Ora un’alleanza larga nel nome di Draghi. Lui? Ne resterà fuori. Con i 5 Stelle è finita” (intervista al Corriere). Stefano Folli, “Draghi lascia al Pd una linea politica” (Repubblica). Ilario Lombardo, “Il partito del premier” (La Stampa). Giovanni Toti, “Il suo discorso è la stella polare”(intervista a La Stampa). Elena Bonelli (Italia viva), “L’agenda Draghi e la costruzione di un centro riformista” (Foglio). Invece Marco Revelli la vede così: “L’agenda Draghi è il suicidio Pd. Serve una coalizione di sinistra” (intervista a Il Fatto). Ma Gianni Cuperlo non lo segue: “E adesso? La sinistra si metta subito in cammino” (Domani). Per Marcello Sorgi si confrontano “Due coalizioni già esauste in partenza” (La Stampa). E Draghi? Serenella Mattera, “’Rimettiamoci al lavoro’. Ma Draghi si sottrae alla corte dei partiti” (Repubblica). E Conte? Federico Capurso, “La mossa di Conte: ‘Siamo progressisti. Il Pd lo capirà’” (La Stampa). Dice Giovanni Guzzetta: “L’effetto Draghi farà saltare i vecchi schemi sia a sinistra che a destra” (Il Dubbio). ITALIA, BCE, DEBITO: Federico Fubini, “Le condizioni della Bce per difendere il debito italiano” (Corriere della sera). Lucrezia Reichlin, “In cambio della protezione verrà richiesta disciplina nei conti” (intervista a Repubblica). Carlo Cottarelli, “I vincoli dello scudo” (Repubblica) Davide Giacalone, “(S)vincolati” (La Ragione). INOLTRE: Giulio Marcon, sul Manifesto, fa appello a “Una giornata di mobilitazione con Europe for peace”; ma come si fa a parlare di “equidistanza” nei confronti di Ucraina e Russia?
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Un finale d’opera inusitato
di Domenico Gallo

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Draghi è tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato.

Draghi come Schettino ha affondato da se stesso il vascello di cui era al comando. Secondo la Costituzione italiana “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere” (art. 94). La Costituzione non richiede la maggioranza assoluta per la validità della fiducia. E’ piuttosto elastica sul punto, consente anche la nascita ed il mantenimento in vita di Governi privi della maggioranza assoluta in Parlamento, come avvenne nella XII legislatura con il Governo Dini. Il Governo ha l’obbligo di dimettersi solo se il Parlamento approva una mozione di sfiducia oppure se respinge un provvedimento sul quale il Governo ha apposto la fiducia. Nella vita della Repubblica i Governi sono caduti per un voto di sfiducia oppure si sono dimessi preventivamente in vista o per evitare un voto di sfiducia. Non si era mai visto un Presidente del Consiglio che rassegnasse le dimissioni dopo aver ottenuto un voto di fiducia approvato a maggioranza assoluta al Senato (172 a favore e solo 39 contrari). Eppure proprio questo è successo, Draghi ha drammatizzato il dissenso dei 5 Stelle, che non hanno partecipato al voto, come se fosse un delitto di lesa maestà. In realtà dietro quel dissenso, espresso in forma morbida, si nascondevano questioni politiche reali che attenevano alla questione sociale, alla riconversione ecologica, all’afflusso ulteriore di armi all’Ucraina. Dopo che il Presidente della Repubblica ha doverosamente respinto le dimissioni e rinviato Draghi in Parlamento, si sono scatenate le bastonature mediatiche più feroci nei confronti di Conte, accusato di ogni nefandezza, mentre sono venuti fuori invocazioni ed appelli di ogni tipo per mantenere Draghi alla guida del Governo.

Il 20 luglio è stato il giorno della verità, Draghi si è presentato al Parlamento con un discorso da divinità offesa, deciso a crocifiggere il dissenso dei 5S e ad ottenere la sottomissione di tutte le componenti della sua variegata maggioranza, dando l’impressione di voler concedere un’altra chance ai Parlamentari di mostrarsi uniti alla sua leadership: “All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi. (..) I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti? (..) Questa risposta a queste domande la dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani. “ Detto in altre parole non era il Parlamento che doveva rinnovare la fiducia al Presidente del Consiglio ma erano i Parlamentari che dovevano guadagnarsi la fiducia di Draghi, rinsaldando la loro unità intorno al sovrano e l’obbedienza ai dettami della sua politica. Agendo in questo modo Draghi non si è reso conto che introduceva un elemento di autoritarismo nella vita politica che mal si concilia con la dialettica democratica. Gli elementi più inquietanti nel suo discorso riguardano la posizione internazionale dell’Italia. Il Presidente del Consiglio ha rivendicato che: “questo Governo si identifica pienamente nell’Unione europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Unione europea, del G7, della NATO.” A questo passaggio c’è da obiettare che chi si identifica nell’Unione Europea dovrebbe accorgersi che c’è una distanza incolmabile fra gli interessi dell’Europa (il primo dei quali è che cessi la guerra ai suoi confini) e quelli degli USA (che dal prosieguo della guerra traggono grandi vantaggi). Chi pretende di identificarsi nell’UE e nel legame transatlantico, in realtà sposa la subalternità dell’Europa agli Usa e tradisce gli interessi europei. Non c’è dubbio che Draghi non è un europeista convinto ma il più autorevole terminale della NATO nel sistema politico italiano. Lo ha dimostrato anche con i richiami al sostegno della guerra in Ucraina: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo (.) Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.”

La presenza di Draghi alla guida del Governo italiano è stata considerata dagli USA, dalla NATO e dalla stessa Ucraina una garanzia irrinunziabile per mantenere la fedeltà assoluta del nostro paese agli indirizzi sconsiderati dalla NATO che a Madrid ha effettuato una scelta strategica di rilancio della guerra, fredda e calda (in Ucraina), difficile da far accettare ai popoli europei. Per questo si preferiva che in Italia restasse al comando un leader forte ed autorevole, capace di assicurare la “fedeltà atlantica”, senza tentennamenti.

Forte di questo consenso internazionale, Draghi è stato tradito dal suo orgoglio, ha trasformato in tragedia il dissenso di una parte della sua maggioranza e ha compiuto il gesto di arroganza di dimettersi, pur avendo ottenuto la fiducia con una maggioranza assoluta. E’ tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato. La festa del ritorno di Draghi è stata rovinata dalla Lega che ha chiesto un governo “profondamente rinnovato”, cioè con nuovi ministri, con esclusione dei 5 Stelle , manifestando in questo modo l’intenzione di non inchinarsi al Presidente e di volerne condizionare la navigazione. Fino all’imprevisto esito finale che ha visto Lega e Forza Italia disertare il voto (l’astensione dei 5 Stelle era scontata), col risultato che nella seconda votazione sulla fiducia, i voti a favore sono scesi da 172 a 95. L’esperienza del governo dei migliori è giunta al capolinea.
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*Autore: Domenico Gallo
Nato ad Avellino l’1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta), Articolo 21.
Su Corriere dell’Irpinia, Volere la luna.
Tag Dimissioni, Governo Draghi, trappola del centrodestra
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c3dem_banner_04IL POPULISMO VINCE ANCORA. IL PD, IL CENTRO E L’AGENDA DRAGHI
21 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Marcello Sorgi, “I partiti giocano, il Paese affonda” (La Stampa). Maurizio Molinari, “L’Aula vittima del populismo” (Repubblica). Antonio Polito, “I tre meriti di un premier non politico” (Corriere della sera). Lucia Annunziata, “Quei vigliacchi del draghicidio” (La Stampa). Alessandro Campi, “Asse Lega-M5S, la legislatura si chiude come era cominciata” (Messaggero). Mario Draghi, il discorso al Senato (Foglio). Marco Damilano crede alla possibilità e necessità che ora il Pd dia vita a un partito di Draghi: “Nell’Aula del Senato è nato il banchiere del popolo” (Domani). Sembra pensarlo anche Stefano Folli: “L’eredità di Draghi e i partiti dissolti” (Repubblica). Lina Palmerini, “La campagna elettorale soffia su un autunno caldo” (Sole 24 ore). Francesco Verderami, “Attorno all’agenda Draghi parte la corsa del centro” (Corriere della sera). Giovanna Vitale, “Letta e il nuovo campo da costruire. ‘Solo noi leali, l’Italia ci premierà’” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Il draghicidio è una sberla all’era dei pieni doveri” (Foglio). Davide Giacalone, “Dragati” (La Ragione). Qualche titolo dello squadrone anti-Draghi de Il Fatto Quotidiano: Marco Travaglio, “Il populista sgangherato”; Domenico Gallo, “L’arroganza del Re Sole, ora diventa un visconte dimezzato”; Barbara Spinelli, “Draghi populista delle elite”; e i tre “Pareri” di G. Lerner, P. Gomez e T. Montanari. INOLTRE: Federico Fubini, “Il debito e le conseguenze di volerne ignorare i costi” (Corriere della sera). Rosalba Castelletti, “Lavrov chiude ai negoziati di pace. ‘Non ci fermeremo al Donbass’” (Repubblica). Stefano Pontecorvo, “La tela iraniana di Putin” (Repubblica).
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OSTINATAMENTE PER LA PACE. E’ GIUSTO RIBELLARSI AI POTENTI CHE MANDANO I GIOVANI A MORIRE
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un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter CT n. 86 e ChTChP n. 270 del 19 luglio 2022

RIBELLARSI È GIUSTO

Cari Amici,
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Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Oggi domenica 24 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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1ee35780-2470-4594-91b1-fe718f4a3960Carbonia. I 72 giorni della lunga agitazione. Dicono i testimoni, Pietro Cocco [nella foto] dirigente della Camera del Lavoro e Segretario provinciale dei minatori, Nadia Gallico Spano, dirigente del Pci, Renato Mistroni, già sindaco della città, alla macchia dopo l’incriminazione per i fatti del 14 luglio.
24 Luglio 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi
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Nuova domenica nuovo post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.

Dirigente della Federazione Minatori Provinciale e della Camera del lavoro di Carbonia e poi, nel 1949, eletto Consigliere regionale, per lungo tempo, infine, sindaco della città, Pietro Cocco, inizia il discorso sui 72 giorni sottolinendo come “si indebolisce il movimento con […]
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Oggi sabato 23 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Sciolte le Camere. Quale sorte per l’insularità?
23 Luglio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Nel tardo pomeriggio di giovedì 21 luglio, il presidente della Repubblica ha firmato il decreto di scioglimento delle camere. Le elezioni anticipate si terranno il prossimo 25 settembre.
Ma quali saranno i poteri del Parlamento fino a quella data? Quali saranno gli atti che potrà adottare? In caso di scioglimento anticipato delle camere, […]
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Cagliari. P.za Garibaldi. Oggi sabato 23 luglio contro la guerra e le armi.
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Che succede?

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Un finale d’opera inusitato
di Domenico Gallo

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Draghi è tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato.

Draghi come Schettino ha affondato da se stesso il vascello di cui era al comando. Secondo la Costituzione italiana “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere” (art. 94). La Costituzione non richiede la maggioranza assoluta per la validità della fiducia. E’ piuttosto elastica sul punto, consente anche la nascita ed il mantenimento in vita di Governi privi della maggioranza assoluta in Parlamento, come avvenne nella XII legislatura con il Governo Dini. Il Governo ha l’obbligo di dimettersi solo se il Parlamento approva una mozione di sfiducia oppure se respinge un provvedimento sul quale il Governo ha apposto la fiducia. Nella vita della Repubblica i Governi sono caduti per un voto di sfiducia oppure si sono dimessi preventivamente in vista o per evitare un voto di sfiducia. Non si era mai visto un Presidente del Consiglio che rassegnasse le dimissioni dopo aver ottenuto un voto di fiducia approvato a maggioranza assoluta al Senato (172 a favore e solo 39 contrari). Eppure proprio questo è successo, Draghi ha drammatizzato il dissenso dei 5 Stelle, che non hanno partecipato al voto, come se fosse un delitto di lesa maestà. In realtà dietro quel dissenso, espresso in forma morbida, si nascondevano questioni politiche reali che attenevano alla questione sociale, alla riconversione ecologica, all’afflusso ulteriore di armi all’Ucraina. Dopo che il Presidente della Repubblica ha doverosamente respinto le dimissioni e rinviato Draghi in Parlamento, si sono scatenate le bastonature mediatiche più feroci nei confronti di Conte, accusato di ogni nefandezza, mentre sono venuti fuori invocazioni ed appelli di ogni tipo per mantenere Draghi alla guida del Governo.

Il 20 luglio è stato il giorno della verità, Draghi si è presentato al Parlamento con un discorso da divinità offesa, deciso a crocifiggere il dissenso dei 5S e ad ottenere la sottomissione di tutte le componenti della sua variegata maggioranza, dando l’impressione di voler concedere un’altra chance ai Parlamentari di mostrarsi uniti alla sua leadership: “All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi. (..) I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti? (..) Questa risposta a queste domande la dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani. “ Detto in altre parole non era il Parlamento che doveva rinnovare la fiducia al Presidente del Consiglio ma erano i Parlamentari che dovevano guadagnarsi la fiducia di Draghi, rinsaldando la loro unità intorno al sovrano e l’obbedienza ai dettami della sua politica. Agendo in questo modo Draghi non si è reso conto che introduceva un elemento di autoritarismo nella vita politica che mal si concilia con la dialettica democratica. Gli elementi più inquietanti nel suo discorso riguardano la posizione internazionale dell’Italia. Il Presidente del Consiglio ha rivendicato che: “questo Governo si identifica pienamente nell’Unione europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Unione europea, del G7, della NATO.” A questo passaggio c’è da obiettare che chi si identifica nell’Unione Europea dovrebbe accorgersi che c’è una distanza incolmabile fra gli interessi dell’Europa (il primo dei quali è che cessi la guerra ai suoi confini) e quelli degli USA (che dal prosieguo della guerra traggono grandi vantaggi). Chi pretende di identificarsi nell’UE e nel legame transatlantico, in realtà sposa la subalternità dell’Europa agli Usa e tradisce gli interessi europei. Non c’è dubbio che Draghi non è un europeista convinto ma il più autorevole terminale della NATO nel sistema politico italiano. Lo ha dimostrato anche con i richiami al sostegno della guerra in Ucraina: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo (.) Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.”

La presenza di Draghi alla guida del Governo italiano è stata considerata dagli USA, dalla NATO e dalla stessa Ucraina una garanzia irrinunziabile per mantenere la fedeltà assoluta del nostro paese agli indirizzi sconsiderati dalla NATO che a Madrid ha effettuato una scelta strategica di rilancio della guerra, fredda e calda (in Ucraina), difficile da far accettare ai popoli europei. Per questo si preferiva che in Italia restasse al comando un leader forte ed autorevole, capace di assicurare la “fedeltà atlantica”, senza tentennamenti.

Forte di questo consenso internazionale, Draghi è stato tradito dal suo orgoglio, ha trasformato in tragedia il dissenso di una parte della sua maggioranza e ha compiuto il gesto di arroganza di dimettersi, pur avendo ottenuto la fiducia con una maggioranza assoluta. E’ tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato. La festa del ritorno di Draghi è stata rovinata dalla Lega che ha chiesto un governo “profondamente rinnovato”, cioè con nuovi ministri, con esclusione dei 5 Stelle , manifestando in questo modo l’intenzione di non inchinarsi al Presidente e di volerne condizionare la navigazione. Fino all’imprevisto esito finale che ha visto Lega e Forza Italia disertare il voto (l’astensione dei 5 Stelle era scontata), col risultato che nella seconda votazione sulla fiducia, i voti a favore sono scesi da 172 a 95. L’esperienza del governo dei migliori è giunta al capolinea.
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*Autore: Domenico Gallo
Nato ad Avellino l’1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta), Articolo 21.
Su Corriere dell’Irpinia, Volere la luna.
Tag Dimissioni, Governo Draghi, trappola del centrodestra
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c3dem_banner_04IL POPULISMO VINCE ANCORA. IL PD, IL CENTRO E L’AGENDA DRAGHI
21 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Marcello Sorgi, “I partiti giocano, il Paese affonda” (La Stampa). Maurizio Molinari, “L’Aula vittima del populismo” (Repubblica). Antonio Polito, “I tre meriti di un premier non politico” (Corriere della sera). Lucia Annunziata, “Quei vigliacchi del draghicidio” (La Stampa). Alessandro Campi, “Asse Lega-M5S, la legislatura si chiude come era cominciata” (Messaggero). Mario Draghi, il discorso al Senato (Foglio). Marco Damilano crede alla possibilità e necessità che ora il Pd dia vita a un partito di Draghi: “Nell’Aula del Senato è nato il banchiere del popolo” (Domani). Sembra pensarlo anche Stefano Folli: “L’eredità di Draghi e i partiti dissolti” (Repubblica). Lina Palmerini, “La campagna elettorale soffia su un autunno caldo” (Sole 24 ore). Francesco Verderami, “Attorno all’agenda Draghi parte la corsa del centro” (Corriere della sera). Giovanna Vitale, “Letta e il nuovo campo da costruire. ‘Solo noi leali, l’Italia ci premierà’” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Il draghicidio è una sberla all’era dei pieni doveri” (Foglio). Davide Giacalone, “Dragati” (La Ragione). Qualche titolo dello squadrone anti-Draghi de Il Fatto Quotidiano: Marco Travaglio, “Il populista sgangherato”; Domenico Gallo, “L’arroganza del Re Sole, ora diventa un visconte dimezzato”; Barbara Spinelli, “Draghi populista delle elite”; e i tre “Pareri” di G. Lerner, P. Gomez e T. Montanari. INOLTRE: Federico Fubini, “Il debito e le conseguenze di volerne ignorare i costi” (Corriere della sera). Rosalba Castelletti, “Lavrov chiude ai negoziati di pace. ‘Non ci fermeremo al Donbass’” (Repubblica). Stefano Pontecorvo, “La tela iraniana di Putin” (Repubblica).
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OSTINATAMENTE PER LA PACE. E’ GIUSTO RIBELLARSI AI POTENTI CHE MANDANO I GIOVANI A MORIRE
logo76costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter CT n. 86 e ChTChP n. 270 del 19 luglio 2022

RIBELLARSI È GIUSTO

Cari Amici,
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Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Alle urne! Sperando non siano funerarie: come risulterebbero con la destra al potere. Siamo ottimisti, a patto che… Che fare?

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Sicuramente andrò a votare e farò una campagna antiastensionista (con tutto il rispetto per quanti hanno deciso o decideranno di astenersi). In questa fase si tratta di muoversi avendo chiara la contraddizione (in seno al popolo, si diceva). Io e altri compagni e amici aderiremo innanzitutto a una piattaforma [Pace (No armi-Trattativa subito . Disarmo e nonviolenza) - Salario minimo e reddito di cittadinanza migliorato - Partecipazione popolare e riforma conseguente della leggi elettorali in chiave proporzionale - Federalismo per la Sardegna e spendita mirata dei fondi PNRR per rispondere ai bisogni della popolazione sarda (trasporti in primis) - Adeguamento retribuzioni e pensioni - Diritto alla salute - Cura e salvaguardia dell'ambiente...] Rispetto a questa piattaforma a forte caratterizzazione sociale e ambientale (Ecologia integrale) occorre verificare se e in quale misura esistono candidati (donne e uomini, giovani, ma non solo), competenti e onesti in grado assumere questi o almeno una parte significativa dei citati punti/obbiettivi della piattaforma). Se scoviamo questi “giusti” faremo con loro e per loro campagna elettorale.
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PS. Sarà possibile individuare tra i candidati persone competenti, oneste e disponibili… e giovani? Ci saranno pure! A Dio per intercessione di Abramo bastarono dieci uomini giusti per salvare Sodoma e Gomorra. Non ricordo come andò a finire. Ma noi se non dieci almeno due giusti (uno per la Camera e uno per il Senato) li potremo trovare?

Oggi venerdì 22 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Gente, Draghi se l’e’ data a gambe, ma ha ragione a scappare! Mattarella non può inventarsi più niente. Noi prepariamo i forconi in difesa della Costituzione e del lavoro
22 Luglio 2022
Amsicora su Democraziaoggi.

Ohè gente! Non ditemi che sono una banderuola, oggi quà domani là, a seconda del vento o dell’umore. Prima leggete, poi mi direte. Mattarella non ha più strumenti per forzare la Carta e scioglie le Camere. Giusto. E io che faccio? Non ci crederete. Oggi difendo Supermario, sì proprio lui! contro tutto e tutti.
Seguitemi prima […]
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Elettorando. Che succederà in Sardegna! Da L’Unione sarda : https://www.unionesarda.it/politica/la-crisi-non-ferma-linsularita-martedi-il-voto-finale-elezioni-la-sardegna-eleggera-16-parlamentari-il-totonomi-me1y8dbf
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Sabato 23 a Cagliari Manifestazione per la Pace in Ucraina e nel Mondo

Tutti in piazza Garibaldi
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Stiamo ai fatti

f34dcfae-b36c-4d54-955f-6148ae94cc98Dichiarazione del Presidente Mattarella dopo la firma del decreto di scioglimento delle Camere
«Come è stato ufficialmente comunicato, ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere affinché vengano indette nuove elezioni entro il termine di settanta giorni indicato dalla Costituzione.
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Oggi giovedì 21 luglio 2022

Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Giornalisti cortigiani vil razza dannata!
(fm) Stanotte ho visto “Linea notte” a Rete tre, totalmente dedicato alle vicende della s/fiducia a Draghi. Almeno la metà della trasmissione è stata celebrativa di Giorgia Meloni, come (quasi) sicura premier del Governo che uscirà dalle prossime elezioni anticipate, (quasi) sicuramente vinte dal centro-destra, trascinato da un’irrefrenabile affermazione dei Fratelli d’Italia. Tutto sulla base dei sondaggi. Più che ragionamenti razionali e ragionevoli a me è sembrato che tutti gli intervenuti, conduttore compreso, chi più chi meno, auspicassero questo esito (per me infausto). Io non ne sono affatto convinto, anzi ritengo che l’esito elettorale dipenda da molti fattori che non convergono necessariamente sull’ineludibilita’ di tale vittoria. Dipenderà molto dai programmi, dai candidati, dall’ampiezza e qualità delle alleanze, dalla campagna elettorale. Il centro sinistra può vantare una serie di vittorie elettorali, anche recenti, che dimostrano che se si fanno bene le cose si può vincere, eccome. Un buon esempio: l’affermazione alle elezioni comunali di Verona del centro sinistra allargato guidato dal candidato sindaco Damiano Tommasi. Con una punta di veleno voglio poi dire che è davvero di buon auspicio il fatto che la quasi totalità della grande stampa abbia previsto la fiducia a Draghi, quasi si trattasse di una passeggiata, come non è stato, “toppando” clamorosamente. Di buon auspicio perché potrebbe clamorosamente “toppare” anche sulla possibile vittoria di Fd’I, su cui sembrerebbe convergere la quasi totalità della grande stampa. Colgo l’occasione per ribadire che l’informazione giornalistica televisiva (spesso in compagnia con molta stampa cartacea e online) è scadente, cortigiana, ripetitiva e noiosa.
Spetta a noi, anche a noi, percorrere strade virtuose, con iniziative di diverse modalità, sempre coinvolgenti, che portino avanti gli interessi popolari. Saludos!
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La caduta di Draghi

disperazione Aladin(fm) È possibile che Mattarella accetti le dimissioni di Draghi, sciolga le Camere e incarichi lo stesso Draghi di costituire un governo tecnico che predisponga i bilanci e gestisca le elezioni. È anche possibile che Draghi non sia disponibile e che al suo posti venga individuata una figura istituzionale (Amato per esempio). Votare a fine settembre o a inizio ottobre è comunque sbagliato, tra l’altro con la pessima legge elettorale vigente. Ma sicuramente queste date favorirebbero l’ulteriore calo della partecipazione elettorale: cosa che non dispiace ai Partiti (meno siamo a votare meglio stiamo!). Che fare? Non so, ma certamente occorre tenere alta l’attenzione della società civile, in collegamento con le forze politiche dell’area di centro sinistra disponibili al confronto e a discutere con i cittadini programmi e candidature.
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Draghi: che jella, addio sogni di gloria!
20 Luglio 2022
Amsicora su Democraziaoggi

Ohibo’ anche Draghi talvolta dice la verita’. E ora l’ha detta. Tutti lo hanno acclamato come salvatore della patria e anche oltre, ma di lui non ne frega nulla a nessuno. Passi una volta! Ora il giochino si ripete, appelli, proclami dalla patria e dal mondo, ma ognuno pensa a se stesso. Il mandato originario […]
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“Quando cade l’acrobata, entrano in scena i clown”