Monthly Archives: maggio 2022

Che succede?

c3dem_banner_04ESCALATION, EMBARGO, TRATTATIVA… E ANCORA SUL PACIFISMO
7 Maggio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
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“Non è vangelo dire a chi è aggredito di subire”
8 Maggio 2022 by c3dem_admin | su C3dem.
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Oggi domenica 8 maggio 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————–
Carbonia. I 72 giorni della “non collaborazione”. Arrivano infine i minacciati aumenti delle tariffe SMCS, sciopero generale senza attendere la decisione della Camera del lavoro. Costituito il Sindacato Provinciale Industrie Estrattive.

8 Maggio 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi.

Oggi domenica, nuovo tassello della storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
È al Consiglio di gestione che la SMCS, direttore generale l’ingegner Spinoglio, comunica le nuove tariffe imposte alla città, un quintale di carbone per le famiglie degli operai, da 12 a 900 lire, ricevendone in cambio, non una contestazione netta ma, piuttosto, una […]
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Draghi va prima in USA per paura di avere un indirizzo del Parlamento da portare a Biden. Lui da Biden vuole ordini
8 Maggio 2022
A.P. su Democraziaoggi

Nessun cambio di programma da parte di Mario Draghi e il Movimento 5 stelle tiene la posizione. Giuseppe Conte insiste: il presidente del Consiglio al Parlamento, a riferire sulla guerra in Ucraina, lo vuole prima dell’incontro con Joe Biden negli Usa. Ma ormai mancano pochissimi giorni e da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che il […]
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Ostinatamente

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Il discorso pronunciato da Gino Strada, chirurgo e fondatore di EMERGENCY, nel corso della cerimonia di consegna del “Right Livelihood Award 2015″, il “premio Nobel alternativo”

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Niente di intentato

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Ostinatamente impegnati per la Pace in Ucraina e nel Mondo

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COMMENTI
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La maledizione di Ramstein
06-05-2022 – di Domenico Gallo su Volerelaluna.

Una maledizione grava sulla base NATO di Ramstein in Germania. Da quando il 28 agosto 1988 durante l’Airshow Flugtag ’88, nel corso di un’esibizione della pattuglia acrobatica italiana, si verificò una collisione fra i tre Aermacchi MB 339 delle frecce tricolori, uno dei quali cadde sulla folla causando 67 vittime e 346 feriti tra gli spettatori. Morirono anche i tre piloti, uno dei quali, il tenente colonnello Ivo Nutarelli, era un testimone chiave della strage di Ustica perché la sera del 27 giugno 1980 si trovava in volo sul Tirreno meridionale e aveva assistito alla battaglia aerea che aveva portato all’abbattimento del DC9 in volo da Bologna a Palermo. Il caso ha voluto togliere di mezzo un testimone, ma difficilmente si potevano ipotizzare circostanze più tragiche.

Dopo 34 anni la maledizione di Ramstein ha colpito di nuovo, ma questa volta le conseguenze sono imprevedibili ed enormemente più gravi. Il 26 aprile, su invito degli Stati Uniti, si sono incontrati nella base statunitense di Ramstein, i ministri della Difesa di 40 Paesi per un vertice straordinario sull’Ucraina. Non solo i paesi della NATO, ma anche, fra gli altri, Svezia, Finlandia, Australia, Nuova Zelanda. In apertura del summit il segretario della Difesa statunitense Lloyd Austin ha dichiarato: «Oggi siamo qui riuniti per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. La battaglia di Kiev entrerà nei libri di storia. Ma ora dobbiamo capire di cosa ha bisogno l’Ucraina per combattere […]. Vogliamo rendere più difficile per la Russia minacciare i suoi vicini e indebolirla in questo senso». Quindi ha ribadito: «Vogliamo essere sicuri che non abbiano più le capacità per bullizzare i loro vicini, quelle che avevano prima che iniziasse il conflitto in Ucraina». Austin, inoltre, ha paragonato la resistenza del popolo ucraino contro i russi a quella degli europei e degli americani contro i nazisti, aggiungendo che proprio quella resistenza «ha ispirato tutto il mondo libero, e ha portato grande determinazione alla NATO e gloria all’Ucraina».

A Ramstein è stata stipulata una sorta di Santa Alleanza dei paesi dell’Occidente con l’obiettivo di fornire una poderosa assistenza militare in grado di consentire all’Ucraina di sconfiggere la Russia e di metterla in condizione di non nuocere per il futuro, costi quel che costi in termini di distruzioni e morti. Contemporaneamente il Presidente Biden ha annunciato lo stanziamento di 20 miliardi di dollari in armamenti, mentre il premier inglese Boris Johnson ha incoraggiato l’Ucraina a esportare la guerra in Russia, dichiarando di considerare «interamente legittimo» l’uso da parte ucraina di armi fornite dal Regno Unito per prendere di mira obiettivi all’interno del territorio della Russia. Poiché la sconfitta di una superpotenza militare come la Russia non è una cosa facile, il segretario della NATO Stoltenberg ha dichiarato al summit della Gioventù della NATO, il 28 aprile, che «questa guerra potrebbe trascinarsi e prolungarsi per mesi o anni».

A questo punto è ormai innegabile che la guerra in corso non è più solo un conflitto fra Russia e Ucraina, ma si è trasformata in una guerra per procura di USA, GB e NATO contro la Russia e che l’obiettivo non è un negoziato con concessioni reciproche per porre fine alla guerra, ma la sconfitta militare della Russia. Cosa intende Kiev per sconfitta della Russia ce lo dice Kirill Budanov, capo del Kgb ucraino, citato da Domenico Quirico (La stampa del 5 maggio): «la disintegrazione della Russia o la rimozione di Putin con una sopravvivenza relativa della Russia».

In un intervista pubblicata dal Corriere della Sera del 1° maggio l’economista americano Jeffrey Sachs, docente della Columbia University, ha dichiarato: «La mia ipotesi è che gli Stati Uniti siano più riluttanti della Russia a una pace negoziata. La Russia vuole un’Ucraina neutrale e l’accesso ai suoi mercati e risorse. Alcuni di questi obiettivi sono inaccettabili ma sono comunque chiari. Gli Stati Uniti e l’Ucraina invece non hanno mai dichiarato i loro termini per trattare. Gli Stati Uniti vogliono un’Ucraina nel campo euro-americano in termini militari, politici ed economici. Qui è la ragione principale di questa guerra. Gli Stati Uniti non hanno mai dato un segno di compromesso né prima che la guerra scoppiasse né dopo. […] Quando Zelensky ha lanciato l’idea della neutralità, l’Amministrazione americana ha mantenuto un silenzio di tomba. Ogni giorno setaccio i media per trovare almeno un caso di un esponente statunitense che approvi l’obiettivo di negoziare un accordo. Non ho visto una sola dichiarazione». Purtroppo più si alza il tono dello scontro e più cresce il rischio di estensione del conflitto, che si avvita in una spirale di violenza della quale non è possibile prevedere l’esito. Nell’intervista citata Jeffrey Sachs mette il dito nella piaga: «Il grande errore è credere che la NATO sconfiggerà la Russia, tipica arroganza e miopia americana. Difficile capire cosa significhi sconfiggere la Russia dato che Vladimir Putin controlla migliaia di testate nucleari. I politici americani hanno un desiderio di morte? Conosco bene il mio paese, i leader sono pronti a combattere fino all’ultimo ucraino. Meglio fare la pace che distruggere l’Ucraina in nome della sconfitta di Putin».

Dopo Ramstein ci troviamo di fronte a una svolta della guerra e forse della storia. La Santa Alleanza ci porta dritti all’inferno. Per favore niente vittoria, preferiamo la pace!
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CONTROCANTO
Fermiamo i padroni della Terra!
05-05-2022 – di Tomaso Montanari su Volerelaluna.
«Padroni della Terra, / vi scrivo queste righe / che forse leggerete / se tempo avrete mai. […] / Lontano me ne andrò; / sul mare e sulla terra, / per dire no alla guerra / a quelli che vedrò. / E li convincerò / che c’è un nemico solo: / la fame che nel mondo / ha gente come noi». È così che, nel 1962, Luigi Tenco traduce la canzone di Boris Vian dedicata al disertore. La versione originale, cui è fedele la traduzione più recente di Ivano Fossati, si indirizza a un «signor presidente». Ma la versione di Tenco è, purtroppo, ancor più aderente alla realtà di oggi: «Padroni della terra».
Già, perché questa guerra che le nostre democrazie occidentali dicono di stare combattendo – per procura, «fino all’ultimo ucraino»«in difesa della democrazia» è una guerra di padroni, di potenti. Gli stessi che distruggono il clima e condannano a morte il pianeta.
Il capo del governo dei migliori ci ha detto che siamo entrati in una economia di guerra. Bontà sua, che ce l’ha detto. Che siamo entrati in guerra con la Russia, quello no, non ce l’ha detto.
E il Parlamento? Siamo sull’orlo dell’olocausto nucleare, e la nostra Repubblica – che dovrebbe ripudiare la guerra, e cedere sovranità solo in condizioni di parità e per costruire giustizia e pace – è una delle potenze che corrono verso la guerra atomica. Ma il Parlamento non ne discute, il Governo non parla alla nazione: ci dicono che siamo in guerra per la democrazia: ma dov’è la nostra democrazia?
Il papa ha chiesto a tutti noi, di qualunque fede siamo, di continuare a «manifestare che la pace è possibile». E ha supplicato: «I leader politici, per favore, ascoltino la voce della gente, che vuole la pace, non una escalation del conflitto». Ma chi ascolta, nelle nostre famose democrazie, la voce della gente? I padroni della terra decidono, la povera gente muore. Gli ucraini, invasi da un despota sanguinario. I soldati russi, mandati al macello da quel despota.
È sempre stato così, lo sappiamo, in ogni guerra. «Il potere di aprire e far cessare le ostilità è esclusivamente nelle mani di coloro che non combattono», ha scritto Simone Weil. E Trilussa, nella sua Ninna nanna del 1914, ci diceva già che: «domani / rivedremo li sovrani (i padroni della terra: Biden, Putin, ndr) / che se scambieno la stima, / boni amici come prima. / E riuniti fra de loro / senza l’ombra d’un rimorso, / ce faranno un ber discorso / su la Pace e sul Lavoro / pe quer popolo cojone / risparmiato dar cannone!». Ma oggi ci chiediamo: ci sarà un domani? Qualcuno sarà risparmiato?
Tra potenze nucleari non ci sono guerre giuste: perché non ci possono essere vincitori, solo macerie radioattive. E nessuno a piantarci una bandiera sopra.
Nel 1965, don Lorenzo Milani scriveva (nel suo discorso in difesa dell’obiezione di coscienza) che, di fronte alla minaccia nucleare, «la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una “guerra giusta” né per la Chiesa né per la Costituzione». E, nel 2020, papa Francesco dice, in Fratelli tutti, che di fronte «allo sviluppo delle armi atomiche, chimiche, biologiche, […] non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”».
Noi diciamo: l’unica guerra giusta è quella che non si fa. Fermatevi! Oggi, tutti noi gridiamo ai pochi maschi, anziani e ricchi, che sono padroni della terra: fermatevi! Non siamo organizzati, non abbiamo rappresentanza, non abbiamo democrazia: ma sappiamo di essere l’intera umanità.
Ricordate il film Don’t look up? I potenti della terra ci dicono che la cometa non arriverà: ma è già sopra di noi. E quella cometa è la guerra atomica. Fermiamo i padroni della terra, i signori della guerra! Fermiamoli, finché è possibile.

Intervento letto all’iniziativa “Pace Proibita” promossa da Michele Santoro il 2 maggio 2022 a Roma
Ninna nanna di Trilussa contro la guerra: https://www.youtube.com/watch?v=TUb37MlJw9A&ab_channel=Rai
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La soluzione non è militare, ma solo politica
Giulio Marcon
4 Maggio 2022 | Sezione: Editoriale, Politica su Sbilanciamoci!
Si continua a pensare – nei circoli occidentali – che la soluzione alla guerra in corso sia militare (la sconfitta sul campo di Putin), mentre può essere solo politica: intanto la ricerca di un accordo per il “cessate il fuoco”. L’invio delle armi invece prolunga la guerra e rischia di estenderla e di renderla più […]
Ci stiamo avvicinando alla fine del terzo mese di guerra e le cose in questo periodo non hanno fatto che peggiorare. All’intensificazione criminale della aggressione di Putin ha corrisposto un demenziale atteggiamento dei paesi occidentali e della NATO tutto rivolto a conseguire la “vittoria militare” sull’aggressore piuttosto che a raggiungere un “cessate il fuoco” per un compromesso accettabile da tutti.
Si continua a pensare – nei circoli occidentali – che la soluzione alla guerra in corso sia militare (la sconfitta sul campo di Putin), mentre può essere solo politica: la ricerca di un accordo per il “cessate il fuoco” sulla base del quale costruire le condizioni di una pace possibile che dia stabilità e sicurezza all’intera regione. L’invio delle armi invece non accelera la fine della guerra, ma la prolunga, rischia di estenderla e di renderla più feroce.
Ora, gran parte dell’opinione pubblica condivide queste preoccupazioni – come dimostrano alcuni recenti sondaggi – e vuole evitare l’aggravamento e l’estensione della guerra che porterebbe ulteriori sofferenze, distruzioni, perdita di vite umane. Come ricordiamo sempre, e come ha fatto Mauro Biani con l’illustrazione al nostro ebook I pacifisti e l’Ucraina, non si tratta di vincere la guerra, ma di vincere la pace. Con la logica della “guerra giusta” ci sarebbero (dopo 50 anni) ancora combattimenti a Cipro e (dopo 30) in Bosnia: forse gli accordi di pace che hanno messo fine a quelle guerre sono equi e soddisfacenti? Cipro (soprattutto) e la Bosnia Erzegovina sono ancora divise, come volevano gli aggressori, eppure abbiamo condiviso l’impegno a porre fine a quelle guerre e fermare gli eccidi. Meglio una pace ingiusta (gli accordi di pace non sono mai giusti, purtroppo) che una guerra classificata come giusta, ma che è solo un crimine, un massacro di povera gente.
Evitiamo la retorica e il delirio (militarista) di chi vorrebbe continuare la guerra sulla pelle degli altri. Troppi errori ha fatto l’occidente dopo la caduta del muro di Berlino, alimentando i nazionalismi (violenti) ad est, impedendo che si costruissero con il multilateralismo le condizioni di assetti delle relazioni internazionali fondati sulla sicurezza condivisa, alimentando la logica minacciosa delle alleanze militari e dell’unipolarismo.
Evitiamo l’ennesimo errore, che potrebbe essere fatale. La strada – difficile e impervia- è quella della ricerca del negoziato e di una soluzione politica. Quella militare, invece, ci porta verso il baratro.
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c3dem_banner_04L’OSSESSIONE DI PUTIN. L’UE E LA TRAPPOLA DELL’UNANIMITÀ. IL “FATTORE Z” NELLA POLITICA ITALIANA
8 Maggio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Maurizio Molinari, “Biden-Draghi, un’agenda contro le autocrazie” (Repubblica). IL PUNTO SULLA GUERRA : Lucio Caracciolo mette a fuoco la sua analisi: “L’ossessione imperiale di Putin: evitare alla Russia la fine dell’Urss” (La Stampa). Ferdinando Nelli Feroci, “Putin ha fallito ed è più minaccioso. Ora potrebbe allargare il conflitto” (intervista a Qn). Francesca Mannocchi, “Controffensiva ucraina” (La Stampa). Il punto in due articoli di Giuseppe Sarcina: “Mosca: gli Usa sono in guerra” e “Fin dove si spingerà l’aiuto a Zelensky?” (Corriere della sera). Igor Volobuev (già dirigente di Gazprom): “Così fabbricavamo fake news agli ordini del Cremlino” (intervista a Repubblica). Jens Stoltenberg spiega perché “Gli alleati non accetteranno mai di dare la Crimea ai russi” (intervista tradotta da Repubblica). Sigmund Ginzberg, “Perché alla Cina non conviene la guerra di Putin” (Foglio). Nello Scavo, “La guerra affama il mondo. L’Onu: riaprite i porti. Putin risponde coi razzi su Odessa” (Avvenire). Andres Fogh Rasmussen (ex segretario Nato): “L’embargo al petrolio non basta. E’ il momento di colpire il gas” (intervista a La Stampa). Sergio Romano, “La neutralità mancata di Kiev e i troppi che sfruttano il conflitto” (Corriere della sera). L’utopia di Raniero La Valle: “Liberarci dal ‘warshow’ per poi salvare noi stessi” (Il Fatto). Alberto Melloni, “La pace prima della vittoria” (Repubblica) UNIONE EUROPEA: Romano Prodi, “Questa Europa indebolita dal sistema dell’unanimità” (Messaggero). Sergio Fabbrini, “Come uscire dalla trappola dell’unanimità” (Sole 24 ore). Enzo Moavero Milanesi, “L’Europa ritrovi lo slancio e la concretezza di Schuman” (Corriere della sera). Ferdinando Adornato, “Che cosa significa il 9 maggio per l’Europa” (Messaggero). ITALIA: Antonio Polito, “Il ‘fattore Z’ nella politica italiana” (Corriere della sera). Marcello Sorgi, “Gli sgambetti dell’avvocato del popolo” (La Stampa). Non così la pensano Eugenio Fatigante, “Il dibattito da non rinviare” (Avvenire) e Giovanni Valentini, “Conte, leader laico. 5 punti per vincere” (Il Fatto). Stefano Lepri, “Lo spread oltre quota 200 e il nodo dello scostamento” (La Stampa). INOLTRE: Giuliano Battiston, “Guerra talebana alle donne: burka o restate a casa” (Manifesto). Enrico Franceschini, “L’Irlanda riunita è più vicina ” (Repubblica).
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Oggi sabato 7 maggio 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————–
Legge elettorale regionale. È bene riformarla subito. Ecco qualche idea
7 Maggio 2022
Gianni Pisanu su Democraziaoggi.
Affrontare decisamente la questione soglie. Se soglia deve esserci che sia uguale per tutti. partiti, movimenti o liste; apparentate, collegate, coalizzate o meno devono avere lo stesso trattamento.
La soglia può essere del 2, o del 3, o del 4 %, l’importante è che sia uguale per tutti. La stabilità indicata come obiettivo da […]
- Approfondimenti su Aladinpensiero online.
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Misfatti se russi, errori se anglo-americani-(ucraini)?
7 Maggio 2022
A.P. Su Democraziaoggi.

Ci sono notizie che non vengono verificate dalla stampa “libera”, lasciando intendere che nascondono misfatti. Puo’ darsi che i misfatti ci siano, anzi è probabile. In guerra, da che mondo e mondo, ahinoi!, si ammazza brutalmente. Son rarissimi i gentiluomini che la fanno con onore. L”altro giorno si è detto che due pullmann di persone usciti […]
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ANPI. Preoccupato comunicato sulle gravi dichiarazioni di Guerini in commissione
7 Maggio 2022 su Democraziaoggi
“La Segreteria nazionale ANPI esprime preoccupazione per i contenuti dell’audizione del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini nelle commissioni riunite di Camera e Senato.
L’ammissione dell’invio in Ucraina di dispositivi militari, sia pur a cortissimo raggio, in grado di colpire postazioni in territorio russo contraddice l’auspicio di concrete e urgenti iniziative […]
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Fermiamo i padroni della Terra!
05-05-2022 – di Tomaso Montanari su Volerelaluna.
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Che succede?

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5 Maggio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
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Oggi venerdì 6 maggio 2022

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Legge elettorale regionale: riprende la battaglia per un sistema proporzionale e parlamentare
6 Maggio 2022 su Democraziaoggi.
È stato costituito il Comitato per la Riforma della Legge Elettorale Sarda
Nei giorni scorsi si è costituito il Comitato per la riforma della legge elettorale sarda. Ne dà conto un resoconto di Lucia Chessa, auspicando una nuova legge elettorale (che entri in vigore entro la consiliatura regionale in corso), che cancelli […]
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Perché la guerra?
6 Maggio 2022 su Democraziaoggi.
Il 12 APRILE 2021 (avete letto bene, 12 Aprile 2021… non 2022) Lucio Caracciolo ha scritto questo articolo, molto diffuso sui social, che aiuta a capire, fuori dalla propagansda, le cause e le finalità della guerra in Ucraina, di cui il popolo ucraino è purtroppo vittima.
“Gli Stati Uniti hanno deciso di buttare fuori pista la Cina […]
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Discorsi di scienza, discorsi di pace: al via il 401mo Anno Accademico dell’Università di Cagliari

unicaDiscorsi di scienza, discorsi di pace: al via il 401mo Anno Accademico
Venerdì 6 maggio a partire dalle 10.30 la solenne cerimonia al termine della quale il Rettore Francesco Mola pronuncerà la tradizionale formula di avvio. Prolusione di Pietro Corsi, Professore Emerito di Storia della Scienza all’Università di Oxford, dal titolo “Liaisons dangereuses: la scienza tra guerra e pace”, conclusioni dei lavori affidate al Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa. PREVISTA LA DIRETTA STREAMING.
06 maggio 2022
Quest’anno gli interventi durante la cerimonia sono affidati alla rappresentante del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario Orsola Macis e degli studenti nel Consiglio di amministrazione dell’ERSU Francesco Stochino
CLICCA QUI PER SEGUIRE LA DIRETTA

Ostinatamente impegnati per la Pace in Ucraina e nel Mondo

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costituente-terra-logo
una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola
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Costituente Terra Newsletter n. 77 del 4 maggio 2022 – ChiesadituttiChiesadeipoveri Newsletter n. 261 del 4 maggio 2022

PACIFISMO OBSOLETO?

Cari Amici,
il cancelliere tedesco Scholz ha detto il 1° maggio a proposito della guerra in corso che il pacifismo è “obsoleto”. Ma, se è obsoleto, vuol dire che prima di andare in obsolescenza era valido. Meno male che c’è andato dopo l’unificazione tedesca, perché se ci fosse andato prima il muro di Berlino non sarebbe caduto, il pacifista Gorbaciov non avrebbe detto a Krenz, il successore di Ulbricht, di aprirlo, e il resto dell’Europa non sarebbe stata così pronta ad accettare l’idea di una grande Germania, quando molti leaders europei, come diceva sia pure scherzando Andreotti, pensavano che molte Germanie sarebbero state meglio di una sola, tanto più se indotta a spendere in armi più del 2 per cento del PIL.
Tanto più grave è liquidare il “pacifismo” quando c’è una tragica incomprensione della natura ultimativa della crisi che stiamo vivendo e dei modi per uscirne. Non parliamo delle persone in malafede, di quanti vogliono la guerra o fanno affari con le armi, ma di quanti, pur con le migliori intenzioni, con le loro analisi e prese di posizione ci spingono verso la catastrofe.
Se ci fosse un pacifismo da buttare, naturalmente obsoleto sarebbe anche il papa che vorrebbe andare a Mosca per far fare la pace a Putin e fare la pace con Putin.
In attesa di ciò, con centinaia di firme tutte di grande valore per le esperienze di vita che esprimono, è stata scritta una lettera al papa per chiedergli di mandare intanto un’ambasceria di pace alla Casa Bianca e al Cremlino non solo per fermare la guerra ma per convincere ambedue quei potenti a progettare un mondo dove tutti possano coesistere in pace.
Qual è il rapporto tra le due ipotesi di intervento, quella a cui si dichiara pronto il Papa stesso, e quella che gli è suggerita dal movimento di base?
Il problema è che ci sono due livelli della crisi; a entrambi, per uscirne, occorre rispondere.
C’è il problema umanitario. La missione del papa a Mosca sarebbe, e speriamo di poter dire “sarà”, una missione umanitaria. Come egli ha detto di se stesso e del patriarca Kirill, “noi non siamo dei chierici di Stato”, siamo pastori di popoli, non possiamo e neanche saremmo in grado di offrire soluzioni politiche. Ma qui il problema non è semplicemente un problema umanitario, che ci trova tutti unanimi, e nemmeno il problema è di dividere, più o meno salomonicamente, i torti e le ragioni tra gli uni e gli altri. Se l’orribile sentenza del generale von Clausewitz fosse vera, la guerra sarebbe la continuazione della politica con altri mezzi, e se fosse vera la tesi di Carl Schmitt la politica sarebbe il regolamento dei conti tra amico e nemico. Ma se queste tesi sono prese per vere (e proprio questo delirio sembra oggi di dominio comune) occorre anche riconoscere che il problema dell’uscita da questa guerra non è solo umanitario, e nemmeno è quello di decidere sentenze e pene, ma è un problema politico. Sia a Washington che a Mosca potrebbero offendersi se si agitasse solo il problema umanitario, come se loro non fossero umani, e ci si appellasse solo al buon cuore, come se fosse scontato che il loro sia un cuore di pietra. In tal caso non ci sarebbe niente da fare.
Ma se il problema è politico lo si può individuare e risolvere. Si potrebbe allora riconoscere che essendo la NATO un’alleanza difensiva e non offensiva, il piano a lungo perseguito ed attuato di allargarla verso Est fino a circondare la Russia, fosse dettato dalla necessità di difendere dalla Russia le nazioni dislocate sul suo confine occidentale. D’altra parte si potrebbe riconoscere che il problema politico di Mosca fosse di sentirsi minacciata dall’ ”abbaiare della NATO alla porta della Russia”, come ha detto il papa, e di voler salvaguardare la lingua e la vita stessa (come si era visto ad Odessa) della gente di tradizione russa nei territori ucraini del Donbass. Ma questi sono problemi politici molto facili a risolversi tra interlocutori anche di media intelligenza e di normale capacità politica, come è normale che sia trattandosi di responsabili di popoli. Perché non scambiarsi le rispettive sicurezze?
Ciò naturalmente se il problema politico non è quello di pretendere il dominio del mondo, o di imprimere la propria impronta su tutta la terra, ipotesi che però, a questo punto della civiltà e del diritto, non si può nemmeno prendere in considerazione..
Se poi fosse la Merkel a fare da catalizzatore tra i due protagonisti per far confluire i loro progetti sull’ordine mondiale in un disegno comune, sarebbe chiaro che ad ispirare tale disegno neppure nella polemica più accesa potrebbe essere evocata l’ombra, a lei ben nota, di Hitler.
Questo è il senso della lettera al papa, quando egli mostra di voler fare tutto il possibile per stabilire la pace. Tocca oggi ai responsabili delle nazioni, sostenuti dalla ideale assemblea di tutti gli abitanti della terra, gettare le basi di un ordine mondiale che chiuda definitivamente l’era dell’internazionalismo selvaggio degli Stati, di un mondo spartito tra i padroni di tutto, di una storia che va da Vestfalia a Campoformio a Versailles e a Yalta, per instaurare un ordine multipolare, comunitario e costituzionale dei popoli, che garantisca i diritti fondamentali e renda liberi gli oppressi.
Pubblichiamo una illuminante intervista dell’economista Sachs sulle responsabilità dell’America nella guerra di Ucraina, la lettera al papa per un’ambasceria di pace, da affidare per esempio alla Merkel, una lettera di Gustavo Zagrebelsky che spiega, come hanno fatto molti altri con le motivazioni più interessanti, con quali sentimenti l’abbia firmata, e un documento dell’associazione “Laudato sì’” che ammonisce come l’ecologia integrale sia il solo orizzonte in cui si possono risolvere i conflitti.
Con i più cordiali saluti,

www.costituenteterra.it

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DRAGHI E IL NUOVO CANTIERE DELLA DEMOCRAZIA
4 Maggio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Luigi Manconi, “La guerra divide famiglie e amici” (Repubblica). Angelo Panebianco, “Una fragile democrazia (noi e Putin)” (mente politica.it). DRAGHI E LA RIFORMA DELL’EUROPA: Lina Palmerini, “L’appello di Draghi alla Ue prima del viaggio in Usa” (Sole 24 ore). Il testo del discorso di Mario Draghi a Strasburgo, “Basta unanimità nella Ue” (Foglio). Andrea Bonanni, “Il nuovo cantiere della democrazia” (Repubblica). Ilario Lombardo, “Dottrina Draghi per l’Europa” (La Stampa). P. V. Dastoli, S. Fabbrini, F. Kastoris, S. MIcossi e V. Termini: “Per l’Europa politica serve un nuovo trattato di Messina” (Sole 24 ore). UCRAINA: il vicepresidente della Duma russa, Pjotr Tolstoy, intervistato da Repubblica: “L’esercito russo si fermerà solo al confine con la Polonia”. Gianfranco Pasquino, “Il regime change in Russia è realistico” (Domani). Stefano Fassina, “E’ chiaro vogliono rovesciare Putin. Tutti a rimorchio dell’America” (intervista al Riformista). Nadia Urbinati, “Gli interessi degli Stati Uniti non sono più quelli dell’Europa” (Domani). Francesco D’Agostino, “Alle radici del consenso per Putin” (Avvenire). Brunetto Salvarani, “Il papa si era illuso. Ora condanna lo zar” (intervista a Qn). GOVERNO E MAGGIORANZA: Paolo Pombeni, “In crisi sulla politica estera?” (mente politica). Barbara Fiammeri, “Il premier boccia il 110%. Scontro fra Draghi e M5S” (Il Sole 24 ore). Marcello Sorgi, “L’alleanza giallorossa torna in bilico” (La Stampa). INOLTRE: Giuseppe De Rita, “L’età del rancore è durata troppo. Sui social declinerà presto” (intervista all’Avanti!). Stefano Ceccanti, “Maritain, filosofo della democrazia” (intervista di Pierluigi Mele per RaiNews.it).
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Lettera al papa. “Mandi la Merkel”
Maggio 2022
di Raniero La Valle e molti altri

La lettera, il cui primo firmatario è Raniero La Valle, dopo aver raccolto alcune decine di firme – tra cui quelle dei due nuovi presidenti della Rosa Bianca – è stata consegnata in Vaticano il 2 maggio
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La lettera al Papa
CHE I RAGAZZI VADANO DAI POTENTI
4 MAGGIO 2022 / EDITORE / DICONO I FATTI / Costituente Terra/ChiesadituttiChiesadeipoveri.
Gustavo Zagrebelsky: i giovani sono il futuro, hanno diritto a un avvenire non avvelenato dalla violenza, dalla distruzione e dalla morte
Pubblichiamo la lettera con cui il prof. Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, come molti altri firmatari, spiega i motivi della sua adesione alla lettera al Papa
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Oggi giovedì 5 maggio 2022

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Guerra: ognuno la legge secondo il proprio pre-giudizio, ma è convinto di essere nel vero. E noi? Abbiamo un’unica certezza: vogliamo la trattiva per la pace
5 Maggio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

Vi siete chiesti perché Francesco ha detto con forza che vuole andare a Mosca da Putin e non a Kiev da Zelensky? Forse perché, per far smettere la Nato di abbaiare contro la Russia, bisogna parlare con chi è parte sostanziale nella partita, ossia la Russia e gli USA. Insomma, non va a fare […]
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Per l’acqua, i beni comuni e i servizi pubblici e contro il DDL Concorrenza
5 Maggio 2022 su Democraziaoggi.
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale, unitamente ad altre associazioni, indice una mobilitazione generale per l’acqua, i beni comuni e i servizi pubblici e contro il DDL Concorrenza. Ecco l’appello.
Mobilitazione nazionale
Per l’acqua, i beni comuni e i servizi pubblici e contro il DDL Concorrenza
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Pacifismo obsoleto?

logo76Newsletter n. 261 del 4 maggio 2022

Cari Amici,
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Ostinatamente per la Pace

627f07a4-8446-498f-bd1e-2f34845fbb28AL PAPA: “MANDI UN’AMBASCERIA, PER ESEMPIO LA MERKEL

Come riferiscono “Avvenire”, “Il Fatto quotidiano” e il sito “Fq Extra”, è stata inviata al papa la seguente lettera corredata finora da circa 300 firme.

Santità, Papa e Pastore, Padre e Fratello nostro Francesco o come ognuno di noi preferisce chiamarla da diverse sponde culturali e religiose, conoscendo i suoi strenui sforzi per la pace e uniti all’ansia di milioni di persone che anelano a costruire un mondo di giustizia concordia e diritto, desideriamo esprimerle la nostra angoscia per la cattiva e letale forma di convivenza che si sta stabilendo a livello globale, non solo per la guerra in corso, contro le speranze di un mondo più prospero e sicuro che erano nate sul finire del secolo scorso. [segue]

La Casa della Madia. La nuova iniziativa di Enzo Bianchi

casa-della-madia-enzo-bebLa presentazione della “nuova impresa”di Enzo Bianchi
Trascorsi poco meno di due anni di esilio dalla comunità alla quale ho dato inizio e nella quale ho vissuto per cinquantacinque anni e non potendo tornare a Bose per finire i miei giorni da monaco nella vita fraterna, ho acquistato con l’aiuto di amici e attraverso un mutuo decennale un cascinale nel comune di Albiano (TO), dove poter vivere nella pace gli ultimi anni della mia vita. (…)

A un punto di svolta nella storia dell’umanità

ae89a25f-6f44-46be-83c6-bbcaa884966aLa crisi ucraina
SENZA VINCITORI
27 APRILE 2022 / EDITORE / DICONO I FATTI / Costituente Terra
Se si vogliono evitare catastrofi ancora peggiori bisogna capire dove abbiamo sbagliato e come la rotta può essere corretta. Le opzioni necessarie possono non essere gratificanti, ma siamo a un punto di svolta nella storia dell’umanità

Intervista a Noam Chomsky

Sulla guerra in Ucraina pubblichiamo questa intervista di Truthout, organizzazione di notizie non a scopo di lucro fondata nel 2000, al filosofo americano Noam Chomsky:

Domanda: Noam, l’invasione russa dell’Ucraina ha colto la maggior parte delle persone di sorpresa e ha causato una grande agitazione in tutto il mondo, anche se molti elementi indicavano che Putin era abbastanza infuriato per l’espansione verso est della NATO e la determinazione di Washington a non prendere sul serio le sue richieste di sicurezza di non superare la “linea rossa” sull’Ucraina. Perché pensi che abbia deciso di lanciare un’invasione in questo momento?

Noam Chomsky: Prima di rispondere alla domanda, dobbiamo stabilire alcuni fatti che sono incontestabili. Il più cruciale è che l’invasione russa dell’Ucraina è un grave crimine di guerra paragonabile all’invasione statunitense dell’Iraq e all’invasione Hitler-Stalin della Polonia nel settembre 1939, per fare solo due esempi rilevanti. È ragionevole cercare spiegazioni, ma non ci sono giustificazioni o attenuanti.

Tornando alla domanda, sono state fatte numerose speculazioni su come funziona la mente di Putin. La solita narrazione è che è intrappolato in fantasie paranoiche, che agisce da solo, circondato da cortigiani di bassa lega come quelli che conosciamo qui, in ciò che resta del Partito Repubblicano, che vanno a Mar-a-Lago in cerca dell’approvazione del Leader.

Ma forse si dovrebbero considerare altre possibilità. Forse Putin intendeva dire quello che lui e i suoi alleati hanno detto forte e chiaro per anni. Potrebbe essere, per esempio, che “dato che la principale richiesta di Putin è la garanzia che la NATO non accetterà altri membri, e in particolare l’Ucraina o la Georgia, ovviamente non ci sarebbero state motivazioni per la crisi attuale se non ci fosse stata un’espansione dell’Alleanza atlantica dopo la fine della guerra fredda o se l’espansione fosse avvenuta in accordo con la costruzione di una struttura di sicurezza in Europa che includesse la Russia”. L’autore di queste parole è Jack Matlock, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, uno dei pochi esperti credibili della Russia nel corpo diplomatico statunitense; le ha scritte poco prima dell’invasione. Continua concludendo che la crisi “può essere facilmente risolta con l’applicazione del buon senso”. Da qualsiasi punto di vista, il buon senso suggerisce che gli Stati Uniti hanno interesse a promuovere la pace, non il conflitto. Cercare di levare l’Ucraina dall’influenza russa – l’obiettivo dichiarato dei promotori delle “rivoluzioni dei colori” – era una missione assurda e pericolosa. Abbiamo dimenticato così presto la lezione della crisi dei missili di Cuba?

Matlock non è solo. Le memorie del capo della CIA William Burns, un altro dei pochi veri esperti sulla Russia, raggiungono le stesse conclusioni sulle questioni sostanziali. La posizione [diplomatica] ancora più forte di George Kennan ha ricevuto tardivamente un’ampia copertura, che è stata appoggiata anche dall’ex segretario alla difesa William Perry e, al di fuori dei ranghi diplomatici, dal noto studioso di relazioni internazionali John Mearsheimer, e da numerose figure che difficilmente potrebbero essere più convenzionali.

Niente di tutto questo è sconosciuto. Documenti interni degli Stati Uniti rilasciati da WikiLeaks rivelano che l’incauta offerta di Bush II all’Ucraina di unirsi alla NATO ha immediatamente provocato severi avvertimenti dalla Russia che la minaccia militare in espansione era intollerabile. Comprensibilmente. Per inciso, possiamo anche prendere nota di quello strano concetto della “sinistra” che sembra regolarmente rimproverare “la sinistra” per il suo insufficiente scetticismo sulla “linea del Cremlino”.

Il fatto è che, ad essere onesti, non sappiamo perché la decisione sia stata presa, e nemmeno se sia stata presa da Putin da solo o dal Consiglio di Sicurezza russo in cui lui gioca il ruolo di leader. Ci sono, tuttavia, alcune cose che sappiamo con un discreto grado di certezza, compresi i documenti esaminati in dettaglio dalle persone che ho appena citato, che hanno ricoperto alte posizioni all’interno del sistema di pianificazione. In breve, la crisi è stata preparata per 25 anni, mentre gli Stati Uniti hanno sprezzantemente ignorato le preoccupazioni della sicurezza russa, in particolare le sue chiare linee rosse: Georgia e soprattutto Ucraina. Ci sono buone ragioni per credere che questa tragedia avrebbe potuto essere evitata fino all’ultimo minuto. Ne abbiamo già discusso, ripetutamente. Sul perché Putin abbia iniziato l’aggressione criminale in questo momento, possiamo speculare quanto vogliamo. Ma il quadro generale è chiaro ma viene evitato, non viene discusso.

È facile capire che chi ne subisce le conseguenze trova inaccettabilmente compiacente domandarsi perché è successo e se si sarebbe potuto evitare. È comprensibile, ma sbagliato. Se vogliamo rispondere alla tragedia in un modo che aiuti le vittime ed eviti le catastrofi ancora peggiori che ci aspettano, è prudente e necessario imparare il più possibile su ciò che è andato storto e su come la rotta avrebbe potuto essere corretta. I gesti eroici possono essere gratificanti. Ma non sono utili.

Come spesso accade, mi ricordo di una lezione che ho imparato molto tempo fa. Alla fine degli anni ’60, ho partecipato a una riunione in Europa con alcuni rappresentanti del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam del Sud (i ‘Vietcong’, nel linguaggio statunitense). Fu durante il breve periodo di intensa opposizione agli spaventosi crimini statunitensi in Indocina. Alcuni giovani erano così infuriati che pensavano che la reazione violenta fosse l’unica risposta appropriata alle mostruosità in atto: rompere le finestre di Main Street, bombardare un centro del Reserve Officers’ Training Corps. Qualsiasi altra cosa equivaleva alla complicità in crimini terribili. I vietnamiti vedevano le cose in modo molto diverso. Si sono fortemente opposti a tutte queste misure. Hanno fatto vedere come una protesta può essere efficace: alcune donne in piedi in preghiera silenziosa sulle tombe dei soldati americani uccisi in Vietnam. Non erano interessati a ciò che gli americani che si opponevano alla guerra facevano per sentirsi giusti e rispettabili. Volevano sopravvivere.

È una lezione che ho sentito spesso, in una forma o nell’altra, dalle vittime di orribili sofferenze nel sud globale, il principale obiettivo della violenza imperiale. Una lezione che dovremmo prendere a cuore, adattata alle circostanze. Oggi questo significa uno sforzo per capire perché questa tragedia è avvenuta e cosa si sarebbe potuto fare per prevenirla, e per applicare queste lezioni a ciò che verrà dopo.

Il problema è profondo. Non c’è il tempo di ripercorrere qui questa questione di vitale importanza ma la reazione a una crisi reale o immaginaria è sempre stata quella di tirare fuori la pistola piuttosto che il ramo d’ulivo. È quasi un’azione di riflesso, e le conseguenze sono state generalmente spaventose per le vittime tradizionali. Vale sempre la pena di cercare di capire, di anticipare un po’ le possibili conseguenze dell’azione o dell’inazione. Queste sono verità, certo, ma vale la pena insistere su di esse perché vengono facilmente liquidate in momenti di giustificato sfogo.

Quali sono le opzioni?

Noam Chomsky – Le opzioni che rimangono dopo l’invasione sono scoraggianti. Il meno peggio è sostenere le opzioni diplomatiche che ancora esistono nella speranza di ottenere un risultato simile a quello che era molto probabile qualche giorno fa: la neutralizzazione dell’Ucraina in stile austriaco, una versione del federalismo di Minsk II. Molto più difficile da realizzare ora. E – necessariamente – con una via di fuga per Putin, o l’esito sarà ancora più terribile per l’Ucraina e il mondo intero, forse oltre l’immaginabile. Ma quando mai la giustizia ha prevalso negli affari internazionali? È necessario elencare ancora una volta gli spaventosi precedenti?

Che piaccia o no, le opzioni ora si riducono a un brutto risultato che premia piuttosto che punire Putin per l’atto di aggressione, o la forte possibilità di una guerra terminale. Può sembrare gratificante mettere l’orso in un angolo da cui affonderà nella disperazione, e si può farlo. Però non è saggio. Nel frattempo, dovremmo fare tutto il possibile per offrire un sostegno significativo a coloro che difendono coraggiosamente la loro patria contro aggressori crudeli, a coloro che sfuggono agli orrori e alle migliaia di russi coraggiosi che si oppongono pubblicamente al crimine del loro stato con grande rischio personale – una lezione per tutti. E dovremmo anche cercare di trovare il modo di aiutare un tipo di vittima più generale: tutte le specie che abitano la Terra. Questa catastrofe arriva in un momento in cui tutte le grandi potenze, e in effetti tutti noi, dobbiamo lavorare insieme per controllare il grande flagello della distruzione ambientale che sta già prendendo un tributo disastroso, e diventerà presto molto peggio se non si fanno rapidamente grandi sforzi. Per portare a casa l’ovvio, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha appena pubblicato l’ultima e più minacciosa delle sue valutazioni periodiche su come ci stiamo dirigendo verso la catastrofe.

Nel frattempo, le misure necessarie sono in stallo, addirittura in ritirata, mentre le risorse necessarie sono destinate alla distruzione e il mondo si muove ora verso l’espansione dell’uso dei combustibili fossili, compreso il più pericoloso e convenientemente abbondante, il carbone. Un demone malevolo difficilmente potrebbe escogitare una congiuntura più grottesca. Non può essere ignorata. Ogni momento è importante. L’invasione russa è una chiara violazione dell’articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite, che vieta la minaccia o l’uso della forza contro l’integrità territoriale di un altro stato. Tuttavia, durante il suo discorso del 24 febbraio, Putin ha cercato di fornire basi legali per l’invasione e la Russia cita il Kosovo, l’Iraq, la Libia e la Siria come prova che gli Stati Uniti e i loro alleati violano ripetutamente il diritto internazionale.

Può commentare le basi legali di Putin per l’invasione dell’Ucraina e lo stato del diritto internazionale nell’era post guerra fredda?

Noam Chomsky – Non c’è niente da dire sul tentativo di Putin di fornire una base giuridica alla sua aggressione. Non ha alcun merito. Certo, è vero che gli Stati Uniti e i loro alleati violano il diritto internazionale senza battere ciglio, ma questo non offre alcuna attenuazione per i crimini di Putin. Tuttavia, Kosovo, Iraq e Libia hanno avuto un’influenza diretta sul conflitto in Ucraina.

L’invasione dell’Iraq fu un esempio da manuale dei crimini per i quali i nazisti furono impiccati a Norimberga, pura aggressione non provocata. E un pugno in faccia alla Russia.

Nel caso del Kosovo, l’aggressione della NATO (cioè degli Stati Uniti) è stata dichiarata “illegale ma giustificata” (ad esempio dalla Commissione Internazionale sul Kosovo presieduta da Richard Goldstone) sulla base del fatto che i bombardamenti sono stati effettuati per fermare le atrocità che stavano avendo luogo. Un tale giudizio richiedeva l’inversione della cronologia. La prova che l’ondata di atrocità era una conseguenza dell’invasione è schiacciante: prevedibile, prevista, anticipata. Inoltre, le opzioni diplomatiche erano disponibili; come sempre, sono state ignorate a favore della violenza.

Alti funzionari statunitensi confermano che è stato soprattutto il bombardamento della Serbia alleata della Russia – senza nemmeno informarli in anticipo – che ha fatto deragliare gli sforzi russi per collaborare in qualsiasi modo con gli Stati Uniti nella costruzione di un ordine di sicurezza europeo post-Guerra Fredda, una battuta d’arresto che ha accelerato con l’invasione dell’Iraq e il bombardamento della Libia dopo che la Russia ha accettato di non porre il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che la NATO ha prontamente violato. Gli eventi hanno conseguenze; tuttavia, i fatti possono essere nascosti all’interno del sistema dogmatico.

Lo status del diritto internazionale non è cambiato nel periodo successivo alla guerra fredda, nemmeno a parole, figuriamoci nei fatti. Il presidente Clinton ha chiarito che gli Stati Uniti non hanno intenzione di rispettarlo. La Dottrina Clinton dichiarava che gli Stati Uniti si riservavano il diritto di agire “unilateralmente quando necessario”, compreso “l’uso unilaterale del potere militare” per difendere interessi vitali come “garantire il libero accesso a mercati chiave, forniture energetiche e risorse strategiche”. Così come i suoi successori e chiunque possa infrangere impunemente la legge.

Questo non significa che il diritto internazionale non abbia valore. Ha una gamma di applicabilità, ed è uno standard utile per alcuni aspetti. L’obiettivo dell’invasione russa sembra essere quello di rovesciare il governo di Zelensky e installare al suo posto un governo filorusso. Qualunque cosa accada, comunque, l’Ucraina affronta un futuro cupo a causa della sua decisione di diventare una pedina nei giochi geostrategici di Washington.

In questo contesto, fino a che punto le sanzioni economiche possono indurre la Russia a cambiare la sua posizione sull’Ucraina? O le sanzioni economiche mirano a qualcosa di più grande, come minare il controllo di Putin all’interno della Russia e i legami con paesi come Cuba, Venezuela e forse anche la Cina stessa?

Noam Chomsky – L’Ucraina può non aver fatto le scelte più sagge, ma non aveva nulla di simile alle opzioni che avevano gli Stati imperiali. Ho il sospetto che le sanzioni renderanno la Russia ancora più dipendente dalla Cina. A meno che non cambi seriamente rotta, la Russia è uno Stato petrolifero cleptocratico dipendente da una risorsa che deve essere drasticamente diminuita o siamo tutti finiti. Non è chiaro se il suo sistema finanziario possa sopportare un forte attacco, attraverso sanzioni o altri mezzi. Una ragione in più per offrire una via di fuga, anche se con una smorfia. I governi occidentali, i principali partiti di opposizione, compreso il partito laburista nel Regno Unito, e i media corporativi hanno intrapreso una campagna sciovinista anti-russa. Gli obiettivi includono non solo oligarchi russi, ma anche musicisti, direttori d’orchestra e cantanti, e persino proprietari di squadre di calcio come Roman Abramovich del Chelsea FC. In seguito all’invasione, alla Russia è stato persino vietato di partecipare all’Eurovision nel 2022.

È la stessa reazione che i media corporativi e la comunità internazionale in generale hanno mostrato nei confronti degli Stati Uniti dopo la loro invasione e successiva distruzione dell’Iraq, vero?

Noam Chomsky – Il suo commento ironico è molto appropriato. E possiamo continuare su sentieri fin troppo familiari.

Pensa che l’invasione inaugurerà una nuova era di continuo confronto tra la Russia (verosimilmente in alleanza con la Cina) e l’Occidente?

Noam Chomsky – È difficile sapere dove cadranno le ceneri, e questa potrebbe non essere una metafora. Finora, la Cina sta camminando con cautela, ed è probabile che persegua il suo ampio programma di integrazione economica di gran parte del mondo all’interno del proprio sistema globale in espansione – in cui, poche settimane fa, ha incorporato l’Argentina nell’iniziativa Belt and Road – mentre guarda i rivali distruggersi a vicenda. Come abbiamo detto prima, il confronto è una condanna a morte per la specie, senza vincitori. Siamo a un punto di svolta nella storia dell’umanità. Non lo si può negare. Non lo si può ignorare.

Di C.J. Polychroniou, Truthout.org – Traduzione di Manuela Cattaneo da CTXT Contesto y Acciòn, marzo 2022, n. 282