Monthly Archives: maggio 2022
Che succede?
CAPIRE LA DEMOCRAZIA. E DIFENDERLA
19 Maggio 2022 su C3dem
Gianfranco Pasquino spiega perché Putin piace alla destra e a certa sinistra: “Lo Zar piace a una destra che non capisce la democrazia” (Domani). Tema ripreso da Moises Naim nella sua riflessione su “La crisi della democrazia” (Repubblica) e da Angelo Panebianco: “L’Europa a un bivio” (Corriere della sera). POLITICA ESTERA E 5 STELLE: Antonio Polito commenta il voto nella Commissione Esteri del Senato: “Gli effetti collaterali” (Corriere della sera). Federico Capurso, “La sconfitta di Conte” (La Stampa). Emanuele Buzzi, “Conte: una bassa manovra. Avevo avvisato Draghi…” (Corriere). Lina Palmerini, “Una sconfitta e due passaggi ad alto rischio per l’unità M5S” (Sole 24 ore). Carlo Bertini, “Uscita dei 5S e voto a ottobre, i timori di Draghi e Letta” (La Stampa). Stefano Folli, “Ambiguità sull’Ucraina. Il governo è più debole” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Meloni-Letta contro Salvini-Conte” (Foglio). NORD EUROPA E NATO: Danna Marin (premier finlandese), “Vogliamo un futuro sicuro. Putin deve essere fermato, da solo non lo farà mai” (intervista al Corriere della sera). Giovanna Vitale, “Sanna Marin a pranzo vede Letta e Conte: ‘Votate in fretta sull’Alleanza’” (Repubblica). PD: Daniela Preziosi, “Per Letta l’alleanza con M5S dovrà reggere. Sul referendum 5 No, ma senza litigare” (Domani). IDEE: Matteo Maria Zuppi, “Il buio della guerra e la fede da fitness” (intervento a Torino su Bonhoeffer – Il Fatto). Ferruccio De Bortoli, “La libertà è fatta di relazioni” (sul libro di Giaccardi e Magatti – Corriere). Cristina Dell’Acqua, “Le lezioni eterne sulla guerra dei Persiani di Eschilo” (Corriere della sera).
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DISSIDENTI RUSSI, GRANO UCRAINO, PROGETTI DI PACE
19 Maggio 2022 su C3dem
Anna Zafesova, “Slogan e rivolte anticensura. Gli Urali, patria dei dissidenti” (La Stampa). Francesco Semprini, “Un maxi corridoio umanitario per liberare il grano di Kiev” (La Stampa). Gianluca De Feo, “Lo stallo al fronte giova alle trattative” (Repubblica). Tommaso Ciriaco, “La pace in 4 tappe. Il piano del governo italiano inviato all’Onu” (Repubblica). Mario Giro, “Guerra in Ucraina, solo la cultura può fermare l’odio” (Domani). Daniela Fassini, “Nonviolenza. ‘Saremo a Kiev l’11 luglio, san Benedetto patrono d’Europa” (Avvenire). Enrico Lenzi, “Mons. Gallagher in Ucraina” (Avvenire). IL DIBATTITO SULLA GUERRA E LA PACE: Marco Minniti, “Il Mediterraneo per la pace” (Repubblica). Giovanni Maria Flick, “Non va oltrepassata la legittima difesa” (intervista a Avvenire). Roberto Gressi, “Le troppe scuse per giustificare lo Zar” (Corriere). Marco Bascetta, “Torna la logica dei blocchi e dei ricatti” (Manifesto). Gianni Cuperlo, “La sconfitta di Putin è davvero una possibilità?” (Domani). Dialogo tra quattro studiosi americani: “Come si ferma Putin” (Foglio). SANZIONI ED ECONOMIA: David Carretta, “Ue, come si esce dall’empass dell’energia” (Foglio). Beda Romano, “L’Ue mobilita 300 miliardi per dire addio all’energia russa” (Sole 24 ore). Federico Fubini, “Pil e inflazione. I dati pessimi delle dittature” (Corriere della sera). Renato Brunetta, “L’Europa si regge soltanto su un patto Roma-Parigi-Berlino” (Milano Finanza). Innocenzo Cipolletta, “La crescita preoccupa più dell’inflazione” (Domani).
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ESEMPI DI UN PARLAMENTO INADEGUATO
17 Maggio 2022 su C3dem
Mauro Calise, “La guerra con i partiti fragili” (Mattino). Sabino Cassese, “La Camera e il Senato possono fare molto di più (e meno peggio). Quattro esempi” (Corriere della sera). Salvatore Vassallo, “I partiti che usano i sondaggi dovrebbero prima capirli” (Domani). Marco Zatterin, “Crescita dimezzata, l’Italia sotto esame” (La Stampa). Alessandro Campi, “I politici improvvisati un danno per il Sud” (Mattino). Stefano Folli, “Perché Letta e Di Maio escluderanno Conte” (Repubblica). Andrea Carugati, “No di M5s, Sinistra, Lega: sulle armi non c’è più maggioranza” (Manifesto). Aldo Torchiaro, “Giustizia, il Pd si spacca sui referendum” (Il Riformista). Stefano Ceccanti, Enrico Morando: “Caro Letta, ripensaci. Il No al referendum sulla giustizia è un guaio” (Foglio). Gaetano Azzariti, “Onida, ci mancherà il suo pragmatismo militante” (Manifesto). UCRAINA/RUSSIA/NATO: Francesco Semprini, “L’Ucraina non vuole la tregua: permetterebbe ai russi di riposizionarsi” (Corriere della sera). Tonia Mastrobuoni, “Sì svedese all’Alleanza. Stoltenberg: l’Ucraina può vincere la guerra” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Armare ancora Kiev per avere la pace” (Foglio). Nathalie Tocci, “Uno scudo europeo per gli scandinavi” (La Stampa). Stefano Stefanini, “Il gioco pericoloso di Ankara nell’Alleanza: minaccia il veto per Svezia e Finlandia” (La Stampa). Domenico Quirico, “Impossibile restare neutrali” (La Stampa). Vincenzo Camporini, “La Nato troppo forte? No, se anche l’Europa è più forte” (intervista a Il Riformista). Ivan Kristev, “Scompare la zona grigia. L’unica responsabile è Mosca” (intervista a La Stampa). Luigi Ferrajoli, “Guerra ucraina, il sogno oppure l’incubo?” (Manifesto). Robert Kaplan, “Xi è in difficoltà, ora non può aumentare il suo sostegno a Putin” (intervista a Repubblica). EUROPA/MONDO: Sergio Fabbrini, “Davanti alla sfida sovranista e alla crisi l’Europa deve darsi una nuova identità” (prefazione a un libro di G. Armillei – Il Quotidiano). Andrea Bonanni, “Il ricatto di Orban e il vincolo dell’unanimità” (Repubblica). Stefano Montefiori, “Donna, ‘veterana’ e di sinistra. Macron sceglie Borne come premier” (Corriere della sera). Maurizio Ambrosini, “Suprematismo mala pianta” (Avvenire).
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Matteo Maria Zuppi, “
Il buio della guerra e la fede da fitness
”
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L’arma dell’ascolto
Marianella Sclavi su Sbilanciamoci
Maggio 2022 | Sezione: Europa, primo piano
Non è facile il dialogo tra “noi” pacifisti italiani arrivati in Ucraina a portare aiuti e “loro”, gli ucraini sotto l’attacco della Russia. Lo potremmo sintetizzare in questo scambio, che insegna molto sull’arte di ascoltare.
NOI: “Noi sentiamo l’esigenza di non limitarci a mandarvi armi, ma di esserci, qui con voi, accanto a voi. Vogliamo sapere cosa ne pensate dell’idea di organizzare una grande presenza nonviolenta a Kiev, di cittadini di tutti i paesi europei che vengono a mettere in gioco il proprio corpo, la propria vita, accanto alla vostra, a sfidare accanto a voi l’aggressore, con l’arma della nonviolenza”.
LORO (dubitativi e allarmati): “Se questo fosse accaduto il secondo giorno dall’aggressione, quando gli abitanti delle prime città invase dai carri armati sono scesi in strada urlando loro di andarsene, riuscendo a farli arretrare, avrebbe avuto senso. Adesso è troppo tardi. Adesso una tale azione rischia di mettere in secondo piano quella che è in assoluto la nostra più vitale priorità: bloccare la loro invasione sul piano militare”.
NOI: “D’accordo con voi che le uniche ragioni che Putin capisce sono quelle della forza. Non è tipo col quale sedersi al tavolo a ragionare. Ma anche la nonviolenza è una forza, quando si manifesta nella presenza di migliaia di persone che hanno il coraggio di mettersi personalmente in gioco. Di fronte a cinquemila persone (come minimo) che dentro il territorio bellico manifestano pacificamente e coraggiosamente solidarietà con la resistenza del popolo ucraino, non credete che la minaccia di usare l’arma nucleare risulterebbe ridicola? I dittatori hanno più paura del ridicolo che delle armi e dei giudizi morali dei benpensanti”.
LORO: “Presenterebbe la vostra manifestazione come una ennesima “manipolazione occidentale”, un’altra “Piazza Maidan” organizzata dal governo Usa. E la stragrande maggioranza dei russi gli crederebbe. Il regalo che Putin ci ha fatto è stato di far di noi un popolo unito come non mai, unito e determinato anche a morire pur di non sottomettersi. Questa è la nostra forza attuale che ci fa sentire invincibili. Al negoziato si arriva unicamente con più armi e più sanzioni”,
NOI: “Ma se ai negoziati si arriva unicamente come esito del conflitto bellico, saranno solo i capi di governo e i signori della guerra a sedersi a quel tavolo e sappiamo già quale saranno i suoi contenuti e i suoi esiti, ovvero il perpetuarsi delle ostilità e la possibile ripresa della guerra ad ogni momento (vedi gli Accordi di Dayton che misero fine alla guerra nell’ex Jugoslavia). Invece all’ordine del giorno bisogna mettere come europei proprio l’idea di cambiare radicalmente il contesto politico, sociale, economico, che ha reso possibile l’aggressione. A quel tavolo deve esserci la presenza della società civile nonviolenta”.
LORO: “Siamo d’accordo, ma non è la nostra priorità in questo momento. E’ la vostra. Cambiate l’assetto dell’Europa nel senso che dite e noi siamo d’accordo”.
NOI: “Va bene. Mettiamola così: noi riteniamo fondamentale già oggi costruire gli Stati Uniti d’Europa che in futuro comprendano anche la Russia, dotati di un esercito difensivo e di Corpi civili di pace in grado di intervenire efficacemente nei conflitti al loro nascere. La Nato va superata, va eliminata come è successo al Patto di Varsavia. Sono espressioni della guerra fredda e non fanno che perpetuarla. Ma per fare questo non basta raccogliere firme e neppure partecipare a convegni o reclamare una nuova Conferenza di Helsinki, che nel 1975 aveva già deciso tutte le cose giuste rimaste sulla carta”.
LORO: “Noi siamo nonviolenti, amanti della pace costretti a difenderci con la violenza. Manifestate in massa perché i vostri governi ci diano più armi, mettano in atto più sanzioni e usino questo per arrivare ai negoziati al più presto possibile”.
NOI: “Per trasformazioni così radicali, per vincere le resistenze, perché la forza delle armi non annulli quella della nonviolenza, sono necessari atti clamorosi di coraggio messi in atto là dove è richiesto coraggio. Siamo convinti che una grande manifestazione a Kiev può avere delle ripercussioni molto più potenti che non decine di manifestazioni a Bruxelles”.
LORO: “Sì, forse sulle società e governi europei”.
NOI: “Non sopportiamo di sentirci come il popolo romano al Colosseo che guarda i gladiatori che lottano contro le bestie inferocite e si limitano ad alzare il pollice. Voi adesso siete i gladiatori d’Europa. Non è giusto, ci fa sentire dei vigliacchi. L’idea resta quella della grande manifestazione dei 5000 a Kiev”.
LORO (finalmente benevolenti). “Se lo fate, vi diamo una mano”.
NOI: “Oltre alle armi per la difesa violenta, anche le armi per abbracciarci: More arms for more hugs” è un possibile slogan”.
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Oggi venerdì 20 maggio 2022
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Si arrendono anche i vertici del battaglione Azov. Ora bisogna vigilare sul trattamento e sul processo
20 Maggio 2022
Red Democraziaoggi
Azovstal: si arrende anche Svyatoslav Palamar, il vicecomandante del battaglione Azov
La vicenda del battaglione Azov sembra avviarsi a conclusione. Il vicecomandante, Svyatoslav Palamar, è stato tra gli ultimi soldati dell’Azovstal che si sono arresi. Lo ha annunciato il comandante militare Dmitry Steshin: “Kalina ha lasciato Azovstal ieri sera alle 21”. […]
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Per una nuova legge elettorale sarda, democratica e proporzionale
Per una nuova legge elettorale sarda, democratica e proporzionale
19 Maggio 2022
[red il manifesto sardo]
La vasta aggregazione di soggetti politici, partiti, movimenti, associazioni che da tempo denunciano il carattere antidemocratico dell’attuale legge elettorale sarda invitano la stampa sarda alla prima conferenza stampa di presentazione del comitato sardo per la nuova legge elettorale statutaria che si svolgerà questa mattina, giovedì 19 maggio alle ore 11.00 nella sala conferenze dell’Hostel Marina nelle Scalette di San Sepolcro a Cagliari.
[segue]
Oggi giovedì 19 maggio 2022
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Importante presa di posizione dell’Anpi nazionale: Draghi spieghi con urgenza improvvise manovre Nato in Sardegna
18 Maggio 2022 su Democraziaoggi
(askanews) – La Segreteria nazionale dell’Anpi “si associa pienamente alle preoccupazioni espresse dal Coordinamento regionale della Sardegna per le improvvise manovre militari che si stanno svolgendo nella regione e che mettono la popolazione isolana nelle condizioni di dover sopportare un intollerabile clima di guerra”. E “chiede al Presidente del […]
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Il conflitto in Ucraina
“VINCERE”: L’IRRESPONSABILE GIOCO DELLA GUERRA.
di Domenico Gallo
18 MAGGIO 2022 / EDITORE / DICONO I FATTI / su Chiesadituttichiesadeipoveri.
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Effetti collaterlali: la rottura di collaborazioni e di rapporti anche personali. Furio Colombo lascia il Fatto
19 Maggio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Furio Colombo lascia il Fatto quotidiano, di cui è stato cofondatore e apprezzato (direi amato) editorialista. Spesso i suoi scritti – com’è naturale – non erano (almeno per me) del tutto comdivisibili, e tuttavia le opinioni di Colombo sono così stringenti e argomentate, la sua onestà intellettuale così limpida, da indurre alla riflessione e […]
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Guerra ucraìna, il sogno oppure l’incubo
SCENARI. C’è il rischio di un conflitto nucleare. Urge, secondo la Carta Onu, che le potenze occidentali affianchino l’Ucraina in un negoziato con vera volontà di pace e con lo spirito di Helsinki ’75
Pubblicato su il manifesto, Edizione del 17 maggio 2022
di Luigi Ferrajoli
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Ostinatamente per la Pace. Cessate il fuoco e trattative subito
una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola
Costituente Terra Newsletter n. 79 del 18 maggio 2022 – Chiesadituttichiesadeipoveri Newsletter n. 263 del 18 maggio 2022
GUERRE PREVENTIVE
Cari Amici,
con grande affetto e rimpianto dobbiamo ricordare Valerio Onida, i cui funerali si sono celebrati ieri a Milano. Questo ricordo è indissolubilmente legato alla nostra Costituzione, oggi tanto in pericolo per il rovesciamento del principio pacifista su cui è fondata; egli non solo è stato presidente della Corte che ne garantisce l’autorità sulle leggi e sull’ordinamento, ma l’ha sempre sostenuta e difesa, anche attraverso i Comitati Dossetti per la Costituzione e nella battaglia per respingerne lo stravolgimento voluto da Matteo Renzi nel referendum del 2016. Quella di Valerio Onida è una perdita che colpisce in modo particolare “Costituente Terra” perché pensavamo che potesse essere lui a presiedere la Commissione redigente del testo finale di Costituzione della Terra da proporre all’ONU al termine del processo costituente che abbiamo avviato a partire dal
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Oggi purtroppo è l’idea stessa di un costituzionalismo mondiale e di una Costituzione della Terra che è messa in questione e devastata dalla regressione della situazione mondiale e della cultura politica all’apologia della guerra e alla lotta per il dominio, quali sono state scatenate dalla guerra in Ucraina.
È chiaro che il presupposto del luminoso progetto di una Costituzione della terra è che i popoli e gli Stati si riconoscano come membri di un’unica comunità mondiale e intendano vivere in pace – come sembrava possibile dopo la fine dello scontro tra i blocchi – e a questo scopo vogliano dotarsi di istituzioni adeguate, di un diritto sovraordinato alle legislazioni nazionali e fornito di corrispondenti efficaci garanzie. Questo è il progetto a cui stiamo lavorando e che dobbiamo perseguire con ancora maggiore decisione ed impegno essendone aumentata l’urgenza insieme alle difficoltà e alle condizioni ostative dovute al ritorno dei rapporti internazionali allo stato selvaggio.
Oggi non solo è riproposta la vecchia guerra come connaturata all’uomo e come strumento per rimodellare l’intero assetto mondiale, ma viene apertamente rivendicata e legittimata la guerra preventiva; ciò fa venir meno perfino i vecchi travestimenti della “guerra giusta”, difensiva o “umanitaria” che fosse, mentre ne viene millantata la legittimità sulla base di valutazioni del tutto opinabili.
Sulla Piazza Rossa il 9 maggio Putin per giustificare la sua guerra all’Ucraina ha detto che “la Russia ha reagito preventivamente contro l’aggressione”: si riferiva a un attacco della NATO “per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea; una minaccia per noi assolutamente inaccettabile, sistematicamente creata, direttamente ai nostri confini… Il pericolo è cresciuto ogni giorno; il nostro – ha aggiunto – è stato un atto preventivo, una decisione necessaria e assolutamente giusta, la decisione di un Paese sovrano, forte, indipendente”, mentre gli Stati Uniti minacciavano esclusione e umiliazione.
Questa “prevenzione” è stata un crimine di diritto internazionale (non solo la guerra ma anche la minaccia dell’uso della forza è proibita dallo Statuto dell’ONU) ed è stata anche un gravissimo errore di Putin perché in tal modo ha adottato e legittimato la dottrina della guerra preventiva enunciata dal suo principale avversario, gli Stati Uniti d’America. Sono stati infatti gli Stati Uniti a teorizzarla nella “Strategia della sicurezza nazionale” del settembre 2002, un anno dopo la tragedia delle Torri Gemelle dell’11 settembre. In quel documento si affermava che “la migliore difesa è un buon attacco”. Una volta concepito il mondo come un composto formato da Stati per bene e “Stati canaglia” e minacciato dal terrorismo, la conseguenza era questa: “non possiamo lasciare che i nostri nemici sparino per primi”. Ciò poteva andare bene durante la guerra fredda quando “la deterrenza era una difesa effettiva”, mentre oggi, si affermava, una “deterrenza basata solo sull’attesa di una risposta non funzionerebbe”. D’altra parte “gli Stati Uniti hanno mantenuto sempre l’opzione dell’azione preventiva per fronteggiare una minaccia effettiva alla sicurezza nazionale. Maggiore è la minaccia… e più impellente la necessità di intraprendere un’azione anticipatoria in difesa di noi stessi, persino nell’incertezza del luogo e dell’ora dell’attacco da parte del nemico”. Né si trattava solo di difesa nazionale: la sicurezza nazionale degli Stati Uniti consisteva essenzialmente nel dominio del mondo per il quale si preconizzava un unico modello di società valido per tutti: “ libertà, democrazia, e libera impresa”. “Manterremo le forze sufficienti per difendere la libertà” prometteva il documento, e per dissuadere qualunque avversario dalla speranza non solo di superare, ma anche di “eguagliare il potere degli Stati Uniti”. Questa era anche la ragione per disseminare “basi e stazioni all’interno e aldilà dell’Europa dell’Ovest e dell’Asia del Nord”, cioè in tutto il mondo.
Questa proiezione militare mondiale non riguardava peraltro solo gli Stati Uniti, ma era estesa agli alleati ed amici in Canada e in Europa; la NATO a sua volta doveva “essere in grado di agire ovunque gli interessi americani (“i nostri interessi”) fossero minacciati, “creando coalizioni sotto il mandato della stessa NATO, così come contribuire a coalizioni sulla base di singole missioni”. Infatti la NATO, agendo come un potere sovrano, aveva pochi anni prima fatto una guerra preventiva contro la Jugoslavia per la separazione del Kosovo. E se tutto ciò era stabilito quando, venuta meno l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti erano passati “da una situazione di contrapposizione a un regime di cooperazione con la Russia” tanto più doveva valere quando la Russia era tornata ad essere percepita come nemico e insieme alla Cina veniva annoverata tra le “potenze revisioniste” volte a mutare a loro favore gli equilibri internazionali; la strategia della sicurezza nazionale pubblicata nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, contemplava pertanto “forze armate più letali” e dichiarava che gli Stati Uniti avrebbero fronteggiato le sfide alla propria sicurezza “al fianco, con e per mezzo dei propri alleati e dell’Unione Europea”.
È in questo quadro che si pone l’estensione della NATO ad est, e l’annunciata acquisizione ad essa dell’Ucraina prima, della Finlandia e della Svezia ora, in funzione di quella che la rivista “Limes” chiama la “semifinale” per “sbarazzarsi di Putin – fors’anche della Russia”-, per passare poi alla “partita del secolo contro la Cina”. Si è creata quindi una reciprocità di guerre preventive a cui, per fortuna, oggi non partecipa la Cina che, secondo Hu Chunchun, professore dell’università di Shangai che ne scrive su “Limes”, afferma “il primato della pace e dell’armonia” e depreca “il bisogno tutto europeo” (ma potrebbe dire piuttosto americano) “di stabilire un vincitore unico e definitivo”, mentre proprio l’Europa “in questo esatto momento” dovrebbe assumersi la responsabilità storica della pace nel mondo.”
Ma questo sarebbe un altro mondo, eppure necessario e possibile.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo sugli ultimi sviluppi della guerra in corso.
Cordiali saluti,
www.costituenteterra.it
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Newsletter n. 263 del 18 maggio 2022
Chiesadituttichiesadeipoveri
GUERRE PREVENTIVE
Cari Amici,
La guerra in Ucraina non accenna a finire e sta provocando una regressione della situazione mondiale e della cultura politica all’apologia della guerra e alla lotta per il dominio.
Oggi non solo è riproposta la vecchia guerra come connaturata all’uomo e come strumento per rimodellare l’intero assetto mondiale, ma viene apertamente rivendicata e legittimata la guerra preventiva; ciò fa venir meno perfino i vecchi travestimenti della “guerra giusta”, difensiva o “umanitaria” che fosse, mentre ne viene millantata la legittimità sulla base di valutazioni del tutto opinabili.
Sulla Piazza Rossa il 9 maggio Putin per giustificare la sua guerra all’Ucraina ha detto che “la Russia ha reagito preventivamente contro l’aggressione”: si riferiva a un attacco della NATO “per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea; una minaccia per noi assolutamente inaccettabile, sistematicamente creata, direttamente ai nostri confini… Il pericolo è cresciuto ogni giorno; il nostro – ha aggiunto – è stato un atto preventivo, una decisione necessaria e assolutamente giusta, la decisione di un Paese sovrano, forte, indipendente”, mentre gli Stati Uniti minacciavano esclusione e umiliazione.
Questa “prevenzione” è stata un crimine di diritto internazionale (non solo la guerra ma anche la minaccia dell’uso della forza è proibita dallo Statuto dell’ONU) ed è stata anche un gravissimo errore di Putin perché in tal modo ha adottato e legittimato la dottrina della guerra preventiva enunciata dal suo principale avversario, gli Stati Uniti d’America. Sono stati infatti gli Stati Uniti a teorizzarla nella “Strategia della sicurezza nazionale” del settembre 2002, un anno dopo la tragedia delle Torri Gemelle dell’11 settembre. In quel documento si affermava che “la migliore difesa è un buon attacco”. Una volta concepito il mondo come un composto formato da Stati per bene e “Stati canaglia” e minacciato dal terrorismo, la conseguenza era questa: “non possiamo lasciare che i nostri nemici sparino per primi”. Ciò poteva andare bene durante la guerra fredda quando “la deterrenza era una difesa effettiva”, mentre oggi, si affermava, una “deterrenza basata solo sull’attesa di una risposta non funzionerebbe”. D’altra parte “gli Stati Uniti hanno mantenuto sempre l’opzione dell’azione preventiva per fronteggiare una minaccia effettiva alla sicurezza nazionale. Maggiore è la minaccia… e più impellente la necessità di intraprendere un’azione anticipatoria in difesa di noi stessi, persino nell’incertezza del luogo e dell’ora dell’attacco da parte del nemico”. Né si trattava solo di difesa nazionale: la sicurezza nazionale degli Stati Uniti consisteva essenzialmente nel dominio del mondo per il quale si preconizzava un unico modello di società valido per tutti: “ libertà, democrazia, e libera impresa”. “Manterremo le forze sufficienti per difendere la libertà” prometteva il documento, e per dissuadere qualunque avversario dalla speranza non solo di superare, ma anche di “eguagliare il potere degli Stati Uniti”. Questa era anche la ragione per disseminare “basi e stazioni all’interno e aldilà dell’Europa dell’Ovest e dell’Asia del Nord”, cioè in tutto il mondo.
Questa proiezione militare mondiale non riguardava peraltro solo gli Stati Uniti, ma era estesa agli alleati ed amici in Canada e in Europa; la NATO a sua volta doveva “essere in grado di agire ovunque gli interessi americani (“i nostri interessi”) fossero minacciati, “creando coalizioni sotto il mandato della stessa NATO, così come contribuire a coalizioni sulla base di singole missioni”. Infatti la NATO, agendo come un potere sovrano, aveva pochi anni prima fatto una guerra preventiva contro la Jugoslavia per la separazione del Kosovo. E se tutto ciò era stabilito quando, venuta meno l’Unione Sovietica gli Stati Uniti erano passati “da una situazione di contrapposizione a un regime di cooperazione con la Russia” tanto più doveva valere quando la Russia era tornata ad essere percepita come nemico e insieme alla Cina veniva annoverata tra le “potenze revisioniste” volte a mutare a loro favore gli equilibri internazionali; la strategia della sicurezza nazionale pubblicata nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, contemplava pertanto “forze armate più letali” e dichiarava che gli Stati Uniti avrebbero fronteggiato le sfide alla propria sicurezza “al fianco, con e per mezzo dei propri alleati e dell’Unione Europea”.
È in questo quadro che si pone l’estensione della NATO ad est, e l’annunciata acquisizione ad essa dell’Ucraina prima, della Finlandia e della Svezia ora, in funzione di quella che la rivista “Limes” chiama la “semifinale” per “sbarazzarsi di Putin – fors’anche della Russia”-, per passare poi alla “partita del secolo contro la Cina”. Si è creata quindi una reciprocità di guerre preventive a cui, per fortuna, oggi non partecipa la Cina che, secondo Hu Chunchun, professore dell’università di Shangai che ne scrive su “Limes” afferma “il primato della pace e dell’armonia” e depreca “il bisogno tutto europeo” (ma potrebbe dire piuttosto americano) “di stabilire un vincitore unico e definitivo”, mentre proprio l’Europa “in questo esatto momento” dovrebbe assumersi la responsabilità storica della pace nel mondo.”
Ma questo sarebbe un altro mondo, eppure necessario e possibile.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo sugli ultimi sviluppi della guerra in corso, e un documento dell’associazione “Viandanti” sulla Liturgia nell’ambito della riflessione ecclesiale che si sta svolgendo nell’attuale percorso sinodale nella Chiesa.
Con i più cordiali saluti,
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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COMUNICATO STAMPA
PRIMO ANNIVERSARIO DELLA RETE DI IMPRESE “WARFREE – LÌBERU DAE SA GHERRA”
22 Maggio 2022 – dalle 9:00 alle 20:00
Questa domenica – 22 Maggio 2022 – ricorrerà il 1° anniversario dalla fondazione della Rete Warfree (Associazione di categoria “Warfree – Rete Imprenditori, Commercianti e Professionisti per la Pace e la Transizione Ecologica).
Per l’occasione, insieme alla Cooperativa WarFree Service, alla Comunità “Saludi e Trigu!” e all’Associazione di Promozione Sociale “Link – Legami di Fraternità”, è stata organizzata un’intera giornata di festa, riflessione, dialogo, scambi, cultura e relax, per i soci, i loro familiari e le persone interessate.
Dalla mattina alla sera, si svolgeranno, presso i Giardini della Biodiversità (Via Leonardo da Vinci n.2 – Iglesias), una serie di eventi di vario genere.
Ringraziamo per l’ospitalità la rete di associazioni che gestisce il Giardino e la Chiesa altomedievale del Salvatore, in convenzione con il Comune di Iglesias. Si tratta di un bellissimo posto, che testimonia secoli di storia e profuma di fiori, piante, cultura di accoglienza e di pace.
La Rete Warfree è formata da oltre 50 soci, in rappresentanza di altrettante organizzazioni economiche e culturali che ripudiano la guerra e sono impegnate quotidianamente nella promozione concreta della cultura della sostenibilità e della responsabilità sociale.
La promozione dei prodotti Warfree – Lìberu dae sa gherra è già avviata sul mercato globale grazie al marketplace www.warfree.net e al Marchio Collettivo Europeo “Warfree” che ne garantisce l’origine e certifica il rispetto dei parametri etici ed ecologici stabiliti dalla Carta dei Valori Warfree.
Domenica 22, tutti i produttori e i fornitori di servizi che fanno parte della Rete potranno partecipare anche con uno stand dove esporranno la propria offerta, insieme alle imprese, ai coltivatori e agli hobbisti del Mercato della Biodiversità, una presenza regolare presso il Giardino di via L. Da Vinci.
Per l’occasione, gli stands rimarranno attivi fino alla sera.
Le attività, aperte ai soci e agli altri invitati, inizieranno alle ore 9:30 con un focus sullo Sportello Agile, un’iniziativa di supporto all’imprese Warfree.
Subito dopo, si apriranno gli stands del Mercato della Biodiversità e, contemporaneamente, alcuni professionisti dello Sportello Agile saranno disponibili per consulenze gratuite, fino all’ora di pranzo.
Il pranzo sarà al sacco, in condivisione, con particolare attenzione alla sostenibilità e alla gestione dei rifiuti (possibilmente solo organici e da riportare a casa).
Dopo pranzo, … relax e giochi di conoscenza fino alle 16, quando la giornata si aprirà ad un gruppo scout e ad altro pubblico esterno per “Warfree Stories”, un’oretta di presentazione di alcune esperienze di imprenditori contro la guerra.
Dalle 17:15 alle 18:30 si svolgerà l’Assemblea Programmatica dell’Associazione per l’annualità 2022-23, aperta anche gli ospiti non soci.
Durante l’Assemblea, la cantante, attrice, musicista, artista poliedrica Rossella Faa sarà nominata Socia Onoraria della Rete Warfree e, successivamente, chiuderà la serata con una performance artistica.
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Charles de Foucauld: «il fratello universale»
Udienza ai Membri dell’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld, 18.05.2022
[B0370]
Saluto del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Questa mattina, prima dell’Udienza Generale, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, i Membri dell’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld a Roma per la Canonizzazione, avvenuta domenica scorsa, di Fratel Carlo.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:
(Segue)
Oggi mercoledì 18 maggio 2022
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Francia. Riunire tutte le sinistre: Mélenchon come Mitterand nel 1972?
18 Maggio 2022 su Democraziaoggi
Cosa accade nella sinistra francese? Ecco uno spunto per una riflessione.
La Francia torna al voto per le legislative il prossimo giugno. Che possibilità ci sono per l’Unione delle sinistre di imporre a Macron una coabitazione con Mélenchon primo ministro?
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Pace in Ucraina. Si moltiplicano gli appelli: nulla di intentato
Tacciano le armi. Appello per la pace contro la guerra
CRISI UCRAINA. La dura presa di posizione dei vari paesi, contraria ai tentativi di portare i paesi belligeranti a una trattativa di pace e favorevole invece alle sanzioni economiche contro la Russia e all’invio di armi all’Ucraina, ha fatto in modo che lo scontro militare sia osservato con una sorta di tifo da stadio. Tutto ciò impedisce una discussione chiara e comprensibile che possa portare al cessate il fuoco ed alla pace.
Edizione del 17 maggio 2022
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Ostinatamente per la Pace in Ucraina e nel Mondo
Un Comitato per dare più forza in Sardegna alla opposizione all’invio di armi, al riarmo e per una trattativa immediata
Si è tenuto lunedì 16 maggio nella sede della CSS la prima riunione dei firmatari dell’appello “Comitato NO ARMI-Trattativa subito” per allargare il fronte di opposizione al riarmo, all’invio di armi e per la cessazione della guerra in Ucraina con la trattativa sotto l’egida delle organizzazioni internazionali preposte al mantenimento della pace nel mondo.
Hanno partecipato una quarantina di persona, e, in collegamento, esponenti di vari territori: Nuoro, Oristano, Carbonia, S. Antioco, Medio Campidano, Marmilla.
Ha introdotto l’incontro Andrea Pubusa, il quale ha svolto una breve relazione spiegando le ragioni del Comitato.
“Siamo di fronte ad una situazione straordinaria e ad un’urgenza assoluta. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per contrastare un’isteria bellicista, mai vista in epoca repubblicana, dobbiamo opporci con decisione al riarmo e alla militarizzazione del dibattito pubblico e politico. Dobbiamo difendere sul campo la Costituzione, attaccata apertamente sopratutto nella libertà di manifestazione del pensiero e nelle preroative del Parlamento.
C’è una criminalizzazione del pensiero critico, c’è una censura nei confronti di chi non è per l’incremento della risposta armata ed è per una trattativa immediata. Il Presidente del Consiglio ha arrogato a sé e al Ministro della difesa le competenze sulla politica in relazione al conflitto Russia/Ucraina e non accetta di assumere gli indirizzi del Parlamento cui la Costituzione demanda le scelte politiche generali, sopratutto in una materia, la guerra, su cui la nostra Carta specificamante richiama e sottolinea la comptenza del Parlamento.
In questo modo il popolo italiano, che in larga misura è contro l’invio di armi e il riarmo e vuole iniziative di pace, viene messo ai margini, come avvenne già nella Prima e Seconda guerra mondiale.
Ecco perché questa voce noi dobbiamo sollecitarla, organizzarla e farla sentire forte e chiara al governo e nel dibattito pubblico.
Ora, in Sardegna la risposta è debole, nei piccoli centri è quasi nulla, perché i gruppi di compagni hanno difficoltà di organizzazione, non hanno supporti, mancano di riferimenti, non essendoci più partiti o organizzazioni politiche capaci di esprimere in particolare su questa questione della guerra un orientamento omogeneo.
Ecco, noi dobbiamo sforzarci col Comitato che oggi vogliamo varare di offrire un riferimento, di dare una sponda a queste realtà e metterle, per quanto è possibile, in movimento, dovremo lanciare una campagna in tutta la Sardagna.
È un’impresa molto difficile, ma abbiamo nel territorio dei nuclei di compagni che già si sono mobilitati, ad es. nel referendum del 2016, molti dei compagni di quella battaglia hanno già aderito a questa di oggi. Per il loro tramite vediamo come nella varie province e nella varie zone possiamo mettere in piedi la nostra campagna.
Sia ben chiaro questo Comitato non si sovrappone alle iniziative di associazioni che già si stanno muovendo e si muoveranno su questo fronte. Semmai, nei limiti delle nostre possibilità, cercheremo di dare una mano a chiunque si mobiliti in questa battaglia. Per questo le adesioni al Comitato sono individuali, anche se evidentemente ognuno di noi si porta dietro i rapporti e i legami che ha nelle situazioni in cui opera.
Dobbiamo dunque ora decidere se questa esigenza che vi ho rappresentato è reale, se il Comitato che sinteticamente vi ho poposto è utile e necessario, come lo organizziamo. Io penso che debba essere un organismo molto agile e snello con alcuni compagni che si assumano il compito di coordinare e tenere i rapporti coi territori.
Dobbiamo sollecitare i compagni del sassarese ad assumere una iniziativa analoga alla nostra onde rendere più adeguata ed incisiva la campagna nel Nord Sardegna.
Dovremmo stabilire le forme per lanciarlo, conferenza stampa o altro, e iniziare a lavorare ad alcune iniziative grosse nei capoluoghi di provincia e negli altri centri maggiori dell’Isola per raccogliere i compagni e dare un visibile segnale esterno”.
È seguito un intenso dibattito [19 interventi prima delle conclusioni di Pubusa]* in cui sono stati affrontati i problemi politici e quelli organizzativi. E’ emersa una volontà di impegno unitario, pur nella varietà di accenti sui vari aspetti che la complessa vicenda bellica pone. Ora si farà il censimento delle forze nei territori, ci si propone di arrivare alla presentazione del Comitato e del suo programma e di avviare le prime iniziative.
Ecco l’appello che verrà sottoposto alla discusione, per poi porlo alla base delle adesioni.
Comitato NO ARMI-Trattativa subito
Noi condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina. Putin dovrà risponderne al suo popolo e alla Storia.
Per porre fine al massacro abbiamo di fronte due strade: affidarsi alla forza delle armi o mobilitarsi con un’azione nonviolenta per una trattativa immediata e una soluzione diplomatica.
Pensiamo che le armi siano la risposta sbagliata. Il nemico più grande è la guerra, la pretesa di sconfiggere Putin con una escalation militare, scalzandolo dal potere, comporta innumerevoli morti, sofferenze atroci tra i civili e un futuro di miseria per una moltitudine di persone,, anche in Europa, Italia e Sardegna.
Più di tutto ci preoccupa il possibile impiego di armi nucleari, che rappresentano una minaccia per l’insieme della vita sulla terra e una possibile sentenza di morte per l’umanità.
La parola pace è censurata. L’informazione non esprime la varietà di posizioni presenti tra l’opinione pubblica. La maggioranza contraria all’invio di armi viene sistematicamente ignorata, anche dal governo e dal parlamento italiani.
Per i media non c’è alternativa alla guerra, che rappresentano come uno scontro tra buoni e cattivi, dove la somma degli orrori cancella il “chi, dove, come, quando e perché”. Il sangue delle vittime deve chiamare altro sangue per giustificare la necessità di una sconfitta definitiva dell’aggressore.
È ora di dire basta alle armi e di agire in maniera nonviolenta, a partire dall’accoglienza dei profughi di ogni guerra. Creiamo una comunità determinata a far sentire la propria voce contro l’invio di armi in Ucraina, contro il riarmo per una trattativa immediata. La nostra iniziativa è una protesta per opporsi alla deriva verso l’allargamento e il proseguimento del conflitto.
Intendiamo su questi obiettivi avviare una campagna in Sardegna, a cui tutti coloro che condividono l’obiettivo possono aderire e partecipare.—————————————-
*Sono intervenuti dopo i saluti di Giacomo Meloni e la relazione di Andrea Pubusa (che ha anche chiuso): Dina Raggio, Emanuele Pes, Franco Meloni, Graziano Bullegas, Rosa Maggio, Claudia Zuncheddu, Antonello Murgia, Paolo Pisu, Graziano Pintori, Riccardo Cardia, Gianna Lai, Carla Cossu, Dina Raggio (2), Enrico Sanna, Piero Carta, Antonello Giuntini, Marco Mameli.
Russia-Ucraina: il mondo deve imporre il negoziato
di Matteo Zuppi
La tragica guerra tra Russia e Ucraina non sfugge al bipolarismo da like/no like che il web impone, facendo illudere di contare, in realtà semplificando pericolosamente perché ignora l’intreccio tra torti e ragioni e la complessità della storia. Il contrario, ovviamente, non è il sospetto che scivola nell’irrazionalità e nelle fake news.
Chi sfugge al bipolarismo agonistico prende la posizione che deve orientare le scelte, senza ambiguità, ma con intelligenza: la pace. Solo scegliendo la pace si trovano le soluzioni e i compromessi indispensabili per raggiungerla. Perché ogni secondo di guerra è un conto che pagano le vittime, dirette (le migliaia di civili, considerati volutamente come bersagli) e indirette (gli anziani che non hanno protezione o i malati che devono interrompere le terapie).
Occorre “fare” la pace, a qualsiasi prezzo. Certo, c’è aggressore e aggredito, e “fare” la pace non significa mettere tutti sullo stesso piano. La Russia ha perso tutte le ragioni avviando un conflitto che papa Francesco per primo ha svelato per ciò che effettivamente è: non si tratta «solo di un’operazione militare speciale, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria». La posizione è quindi chiara: condanna della guerra in atto e di chi l’ha iniziata. Ma quello che serve ora, insieme al diritto a difendersi, è lavorare con determinazione per «porre le basi di un dialogo sempre più allargato», imponendo il negoziato.
Occorre coinvolgere interlocutori che si impegnino per identificare la soluzione e garantirne l’attuazione. Solo cercando la pace si mette un limite alla logica della guerra! Il realismo da scegliere è il disarmo, e finanziare organismi internazionali capaci di limitare i nazionalismi, per far crescere il concerto di nazioni che hanno cura dell’unica “casa comune”. Il fatto è che, come dice l’enciclica Fratelli tutti, «non c’è più spazio per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi, occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà». Il processo di pace «è un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta».
Questo è ciò che serve oggi: non belle intenzioni, ma scelte consapevoli che affrontano il presente e preparano un futuro di pace
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[Dal Blog di Enzo Bianchi
Fondatore della comunità di Bose]
Ostinatamente per la Pace: costituito il Comitato NO Armi – Trattativa subito
Un Comitato per dare più forza in Sardegna alla opposizione all’invio di armi, al riarmo e per una trattativa immediata
Si è tenuto lunedì 16 maggio nella sede della CSS la prima riunione dei firmatari dell’appello “Comitato NO ARMI-Trattativa subito” per allargare il fronte di opposizione al riarmo, all’invio di armi e per la cessazione della guerra in Ucraina con la trattativa sotto l’egida delle organizzazioni internazionali preposte al mantenimento della pace nel mondo.
Hanno partecipato una quarantina di persona, e, in collegamento, esponenti di vari territori: Nuoro, Oristano, Carbonia, S. Antioco, Medio Campidano, Marmilla.
Ha introdotto l’incontro Andrea Pubusa, il quale ha svolto una breve relazione spiegando le ragioni del Comitato.
“Siamo di fronte ad una situazione straordinaria e ad un’urgenza assoluta. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per contrastare un’isteria bellicista, mai vista in epoca repubblicana, dobbiamo opporci con decisione al riarmo e alla militarizzazione del dibattito pubblico e politico. Dobbiamo difendere sul campo la Costituzione, attaccata apertamente sopratutto nella libertà di manifestazione del pensiero e nelle prerogative del Parlamento.
C’è una criminalizzazione del pensiero critico, c’è una censura nei confronti di chi non è per l’incremento della risposta armata ed è per una trattativa immediata. Il Presidente del Consiglio ha arrogato a sé e al Ministro della difesa le competenze sulla politica in relazione al conflitto Russia/Ucraina e non accetta di assumere gli indirizzi del Parlamento cui la Costituzione demanda le scelte politiche generali, sopratutto in una materia, la guerra, su cui la nostra Carta specificamente richiama e sottolinea la competenza del Parlamento.
In questo modo il popolo italiano, che in larga misura è contro l’invio di armi e il riarmo e vuole iniziative di pace, viene messo ai margini, come avvenne già nella Prima e seconda guerra mondiale.
Ecco perché questa voce noi dobbiamo sollecitarla, organizzarla e farla sentire forte e chiara al governo e nel dibattito pubblico.
Ora, in Sardegna la risposta è debole, nei piccoli centri è quasi nulla, perché ii gruppi di compagni hanno difficoltà di organizzazione, non hanno supporti, mancano di riferimenti, non essendoci più partiti o organizzazioni politiche capaci di esprimere in particolare su questa questione della guerra un orientamento omogeneo.
Ecco, noi dobbiamo sforzarci col Comitato che oggi vogliamo varare di offrire un riferimento, di dare una sponda a queste realtà e metterle, per quanto è possibile, in movimento, dovremo lanciare una campagna in tutta la Sardegna.
È un’impresa molto difficile, ma abbiamo nel territorio dei nuclei di compagni che già si sono mobilitati, ad es. nel referendum del 2016, molti dei compagni di quella battaglia hanno già aderito a questa di oggi. Per il loro tramite vediamo come nella varie province e nella varie zone possiamo mettere in piedi la nostra campagna.
Sia ben chiaro questo Comitato non si sovrappone alle iniziative di associazioni che già si stanno muovendo e si muoveranno su questo fronte. Semmai, nei limiti delle nostre possibilità, cercheremo di dare una mano a chiunque si mobiliti in questa battaglia. Per questo le adesioni al Comitato sono individuali, anche se evidentemente ognuno di noi si porta dietro i rapporti e i legami che ha nelle situazioni in cui opera.
Dobbiamo dunque ora decidere se questa esigenza che vi ho rappresentato è reale, se il Comitato che sinteticamente vi ho poposto è utile e necessario, come lo organizziamo. Io penso che debba essere un organismo molto agile e snello con alcuni compagni che si assumano il compito di coordinare e tenere i rapporti coi territori.
Dobbiamo sollecitare i compagni del sassarese ad assumere una iniziativa analoga alla nostra onde rendere più adeguata ed incisiva la campagna nel Nord Sardegna.
Dovremmo stabilire le forme per lanciarlo, conferenza stampa o altro, e iniziare a lavorare ad alcune iniziative grosse nei capoluoghi di provincia e negli altri centri maggiori dell’Isola per raccogliere i compagni e dare un visibile segnale esterno”.
È seguito un intenso dibattito in cui sono stati affrontati i problemi politici e quelli organizzativi. È emersa una volontà di impegno unitario, pur nella varietà di accenti sui vari aspetti che la complessa vicenda bellica pone. Ora si farà il censimento delle forze nei territori, ci si propone di arrivare alla presentazione del Comitato e del suo programma e di avviare le prime iniziative.
Ecco l’appello che verrà sottoposto alla discussione, per poi porlo alla base delle adesioni.
Comitato NO ARMI-Trattativa subito
Noi condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina. Putin dovrà risponderne al suo popolo e alla Storia.
Per porre fine al massacro abbiamo di fronte due strade: affidarsi alla forza delle armi o mobilitarsi con un’azione nonviolenta per una trattativa immediata e una soluzione diplomatica.
Pensiamo che le armi siano la risposta sbagliata. Il nemico più grande è la guerra, la pretesa di sconfiggere Putin con una escalation militare, scalzandolo dal potere, comporta innumerevoli morti, sofferenze atroci tra i civili e un futuro di miseria per una moltitudine di persone,, anche in Europa, Italia e Sardegna.
Più di tutto ci preoccupa il possibile impiego di armi nucleari, che rappresentano una minaccia per l’insieme della vita sulla terra e una possibile sentenza di morte per l’umanità.
La parola pace è censurata. L’informazione non esprime la varietà di posizioni presenti tra l’opinione pubblica. La maggioranza contraria all’invio di armi viene sistematicamente ignorata, anche dal governo e dal parlamento italiani.
Per i media non c’è alternativa alla guerra, che rappresentano come uno scontro tra buoni e cattivi, dove la somma degli orrori cancella il “chi, dove, come, quando e perché”. Il sangue delle vittime deve chiamare altro sangue per giustificare la necessità di una sconfitta definitiva dell’aggressore.
È ora di dire basta alle armi e di agire in maniera nonviolenta, a partire dall’accoglienza dei profughi di ogni guerra. Creiamo una comunità determinata a far sentire la propria voce contro l’invio di armi in Ucraina, contro il riarmo per una trattativa immediata. La nostra iniziativa è una protesta per opporsi alla deriva verso l’allargamento e il proseguimento del conflitto.
Intendiamo su questi obiettivi avviare una campagna in Sardegna, a cui tutti coloro che condividono l’obiettivo possono aderire e partecipare.—————————————-
Prime adesioni: Andrea Pubusa, Antonello Murgia, Luisa Sassu, Franco Meloni, Lucia Chessa, Gianni Fresu, Fernando Codonesu, Salvatore Lai, Giacomo Meloni, Mauro Tuzzolino, Rosamaria Maggio, Marco Mameli, Graziano Pintori, Nicola Melis, Gianna Lai, Marco Pitzalis, Carla Cossu, Marco Lostia, Raffaele Felce, Lorena Cordeddu, Piero Carta, Mariantonietta Pilia, Francesca Pubusa, Simone Angei, Riccardo Cardia, Carlo Marras, Lidia Roversi, Graziano Bullegas, Roberto Loddo, Paolo Pisu, Lorenzo Marilotti, Federico Melis, Emanuele Pes, Pino Calledda, Pasquale Alfano, Roberto Deiana, Roberto Piras, Mauro Tunis, Ninni Santus, Franco Nurzia, Martino Pani, Maria De Murtas, Maria Silvana Congiu, Paolo Zedde, Angela Multinu, Cecilia Lilliu, Maria Grazia Mele, Gianna Melis R., Adry Sanna, Maria Paola Lai, Carlo Gessa, Ennio Cabiddu, Amalia Trudu, Maria Elisabetta Angius, Annamaria Castaldi, Gianmario Bordicchia, Giorgio Borgini, Igna Colombi, Claudia Zuncheddu, Irma Ibba, Gisella Trincas Maglione, Dina Raggio, Rosalba Meloni, Lidia Roversi, Beatrice Massa, Giovanni Deriu, Mario Argiolas, Antonio Muscas, Tina Argiolas, Gianfranco Ghironi, Egidio Addis, Margherita Concas, Adriana Morittu, Susanna Sitzia, Andrea Giulio Pirastu, Letizia Calledda, Arnaldo Scarpa, Roberta Piacenza, Giuseppino Granara, Remo Ronchitelli, Rina Salis, Carlo Bellisai, Enrico Sanna, Antonio Contu, Marco Meloni Lai, Valeria Casula, Franco Dolia, Erminia Piera Biancini, Francesco Casula, Peppe Luisu Pala Melone, Efisio Serra, Dino Biggio, Marco Veloce
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Oggi martedì 17 maggio 2022
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ANPI. Oggi riprendono a Cagliari le letture della Costituzione
17 Maggio 2022 su Democraziaoggi.
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Questo è il link per il collegamento in video conferenza, a partire dalle 17 30, iniziativa ANPI su: Carta costituzionale, la rivoluzione democratica. https://global.gotomeeting.com/join/593872509
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Un Comitato per dare più forza in Sardegna alla opposizione all’invio di armi, al riarmo e per una trattativa immediata
17 Maggio 2022
Red Democraziaoggi.
Si è tenuto ieri nella sede della CSS la prima riunione dei firmatari dell’appello “Comitato NO ARMI-Trattativa subito” per allargare il fronte di opposizione al riarmo, all’invio di armi e per la cessazione della guerra in Ucraina con la trattativa sotto l’egida delle organizzazioni internazionali preposte al mantenimento della pace nel mondo. Hanno partecipato una quarantina […]
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