Monthly Archives: aprile 2022
No alla guerra per costruire la Pace
La nonviolenza per Francesco un metodo ispirato al Vangelo
di Giulio Albanese
in “Avvenire” del 14 aprile 2022.
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La pace per il Papa non è una teoria, ma un impegno quotidiano che si gioca nelle relazioni tra persone. Non solo un cessate il fuoco, oggi serve un negoziato multilaterale.
In questi giorni papa Francesco insiste nel chiedere la cessazione delle ostilità in Ucraina, invocando la pace. In effetti non è una novità avendo sempre condannato il ricorso alle armi per dirimere i conflitti tra i popoli. Ad esempio, il 23 gennaio 2020, intervenendo al Forum ecclesiale «Mediterraneo frontiera di Pace» a Bari, ha stigmatizzato il grande inganno citando Giovanni XXIII: «La guerra è una follia perché folle è distruggere case, fabbriche, ospedali, uccidere persone anziché costruire relazioni umane ed economiche», svelando, in una comunicazione a braccio, «il grave peccato, la grande ipocrisia: nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai Paesi in guerra».
Il magistero di papa Francesco contro la guerra è incentrato sulla promozione della nonviolenza. Per comprendere però la portata di questo indirizzo, è fondamentale la lettura di due testi dai quali si evince il suo pensiero. Il primo è quello del messaggio per la Cinquantesima Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2017) intitolato «La nonviolenza: stile di una politica per la pace». Ciò che colpisce, innanzitutto, è il fatto che venga utilizzato il vocabolo «nonviolenza», scritto volutamente senza trattino; una scelta lessicale, maturata già da alcuni anni nel contesto della società civile, per porre in risalto il carattere positivo e propositivo della nonviolenza. Non si tratta infatti del semplice rifiuto dell’aggressività e della prepotenza, ma innanzitutto della ricerca di una soluzione metodologica che rimanda inevitabilmente all’assunzione di uno stile di vita evangelico, una forza e una pratica positiva, che costruisce una nuova umanità.
Da rilevare che il messaggio papale del 1° gennaio 2017 era stato preceduto dalla Conferenza internazionale svoltasi in Vaticano dall’11 al 13 aprile del 2016 su «Nonviolenza e Pace giusta: un contributo alla comprensione della nonviolenza da parte dei cattolici». L’assise, promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, da Pax Christi International e da molte altre organizzazioni cattoliche internazionali, aveva visto la partecipazione, oltre che di numerosi vescovi e teologi, di esponenti della nonviolenza, cattolici e non, provenienti da varie parti del mondo. Nel documento finale, riconoscendo che nella storia gli stessi cristiani hanno tradito la nonviolenza di Gesù molte volte, anche «partecipando a guerre, persecuzioni, oppressioni discriminazioni e sfruttamenti», è stato formulato l’auspicio che la Chiesa promuova pratiche e strategie nonviolente (per esempio: resistenza nonviolenta, giustizia riparativa, guarigione dai traumi, protezione non armata dei civili, trasformazione dei conflitti, strategie di costruzione della pace, la prevenzione dei conflitto); che dia avvio a una conversazione globale sulla nonviolenza a partire dalla Chiesa, con persone di altre fedi, e con il mondo più in generale, per dare risposta alle enormi crisi del nostro tempo. Cosa che francamente, molti politici di matrice cattolica in Europa non sembrano aver recepito.
Di questo documento finale, il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2017 riprese in particolare la conclusione: «Noi proponiamo che la Chiesa cattolica sviluppi e prenda in considerazione il passaggio a un approccio di Pace giusta basato sulla nonviolenza evangelica ». Una frase carica di significati che papa Francesco riformulò in questi termini: «La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura», precisando che questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita. «Lo ribadisco con forza: nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!».
Papa Francesco è poi tornato a parlare di nonviolenza a Napoli il 21 giugno 2019 in occasione del convegno «La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo» presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli). E lo fece scandendo parole cariche di significati che andrebbero integrate nella pastorale ordinaria delle nostre diocesi. In questa circostanza non si è espresso in termini astratti sulla pace, non ha invocato semplicemente la tolleranza fra gli uomini o il rifiuto della violenza. Ha parlato invece di nonviolenza proprio a indicare che questo termine non è l’opposto della violenza, ma una forza e una pratica positiva, che serve a creare le condizioni per una fraternità universale. Papa Francesco anzitutto afferma: «[...] penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo». Questo significa che la nonviolenza deve essere vista come punto di partenza fondamentale per l’impianto teologico, avendo uno spettro estremamente ampio: è «orizzonte e sapere sul mondo». In altre parole essa non può essere intesa come obiettivo, traguardo o punto d’approdo, ma in quanto orizzonte di vita necessario per affermare ogni genere di relazione da cui deve scaturire una conoscenza aperta alla vita, originale «sapere sul mondo».
Il Papa non richiama testi o dogmi che fissano la nonviolenza. Con il suo orizzonte, Francesco guarda da un’altra parte. Pensa infatti, e lo dice espressamente, agli «artigiani di pace». Si tratta di un’espressione che manifesta la nonviolenza come prassi. La pace per il Papa non è dunque una teoria ma un impegno quotidiano che si gioca nelle relazioni tra persone. Per questo al centro della nonviolenza non ci sono grandi teorici, moralisti o dogmatici, ma, appunto, gli «artigiani». Sono artigiani coloro che, dal punto di vista cristiano, rendono intelligibili le beatitudini, reinterpretano, costruiscono e reinventano la nonviolenza quotidianamente in ogni campo della società, dall’economia all’educazione, dalla politica alla mondialità, dal lavoro alle migrazioni. Ecco che allora invece di continuare ad assistere all’inutile strage di civili in Ucraina, sarebbe più salutare promuovere non solo un cessate il fuoco, ma anche e soprattutto un negoziato multilaterale per giungere ad una pacifica soluzione della crisi in atto.
Questo ragionamento evidenzia i limiti imposti dal pregiudizio di coloro i quali ritengono che la nonviolenza sia classificabile come semplice pacifismo o alternativa alla teoria della guerra giusta. Al contrario è un programma costruttivo che si realizza con strumenti adeguati. La nonviolenza a pensarci bene è il modo di «essere cristiani». Soprattutto oggi che soffiano prepotentemente i venti di guerra dall’Europa Orientale.
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Dal “DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL CENTRO FEMMINILE ITALIANO”
Sala Clementina
Giovedì, 24 marzo 2022
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E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani, che questo cambiamento di mentalità riguarda tutti e dipende da ciascuno. È la scuola di Gesù, che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni. (…)
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La foto in testa è tratta da Azione nonviolenta.
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Ricordando Alberto Lai, con “Seui in su coru”
Venerdì Santo
di Gianni Loy
Un sottile strato di nubi diffonde grigiore sulla terra, che alla vigilia del calvario ben si addice. Nel paese suo rappresentano su scravamentu. Il coro, allenato a scuola colta, canta le stesse preghiere cantilenate, per secoli, dalle loro madri in quella che fu la loro lingua. [segue]
Papa Francesco ai giovani. Incontro in piazza San Pietro
Incontro del Santo Padre Francesco con gli adolescenti delle diocesi italiane in pellegrinaggio a Roma, 18.04.2022
[sala stampa vaticana B0272]
(Segue)
Che succede?
UNA PASQUA NELLE TENEBRE
18 Aprile 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Dedicato a un’amica che ci ha lasciato.
Alcuni giorni fa è morta Angela Maria Cabras, una carissima amica, che sapevamo malata da lungo tempo, anche se non informati del precipitare del suo stato di salute. Le esequie si terranno oggi a Senis, suo paese di origine. Condoglianze e vicinanze alle sorelle, Colomba e Teresita, al fratello Filippo, ai nipoti, parenti e amici tutti, tra questi ultimi in particolare a Fabrizio Oppo, che ha ricordato Angela Maria in un affettuoso e commovente necrologio (in appendice). Noi per ricordare e onorare la nostra amica ripubblichiamo una riflessione del teologo Salvatore Loi, scomparso nel 2018, marito di Teresita e grande amico di Angela Maria e nostro.
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La fatica e il coraggio di essere umani.
di Salvatore Loi, Guamaggiore agosto 1971.
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Oggi lunedì 18 aprile 2022
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Una gita a Pasquetta nel Sulcis: Pan’e lorga vicino a Santadi
18 Aprile 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Quest’anno a Pasquetta riandrò a visitare il sito di Pan’e Loriga a Santadi. La prima volta che mi recai in questo sito fenicio-punico con amici, nessuno sapeva darmi indicazioni. Niente cartelli stradali, niente stradelli. Anzi l’antica strada carraia esisteva ma finiva in un chiuso, con cancello rudimentale, l’ingresso era dentro una proprietà privata, con […]
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Che succede?
VITTORIO E. PARSI: “LA LIBERTÀ DI OGNUNO È LA SOLA GARANZIA PER LA LIBERTÀ DI TUTTI”
16 Aprile 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Messaggio Pasquale di Papa Francesco
Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi, 17.04.2022
[sala stampa vaticana B0269]
Messaggio del Santo Padre
Alle ore 12, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione il Messaggio Pasquale.
Quindi, dopo l’annuncio della concessione dell’indulgenza dato dal Cardinale Protodiacono Renato Raffaele Martino, il Papa ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”.
Pubblichiamo di seguito il Messaggio Pasquale del Santo Padre:
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Oggi domenica 17 aprile 2022 Pasqua di Resurrezione. Auguri!
Pasqua di Resurrezione
Resurréxi, et adhuc tecum sum, allelúia:
posuísti super me manum tuam, allelúia:
mirábilis facta est sciéntia tua, allelúia, allelúia.
Sono risorto, sono sempre con te;
tu hai posto su di me la tua mano,
è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia.
(Cf Sal 138,18.5-6)
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Resurrezione (Piero della Francesca)
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Domenica 17 aprile 2022 – È Pasqua!
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Paska Manna. La parola del Papa. Il coraggio di far pace
17 Aprile 2022 su Democraziaoggi
Papa Francesco
In questa Paska Manna, Pasqua di Resurrezione, niente ci sembra esprima meglio delle parole di Francesco le aspirazioni di pace e fratellanza dei popoli contro la spinta militarista e di guerra dei governi, nostro compreso. Il Papa, invitando due amiche, una ucraina una russa, respingendo i diktat di Zelensky, ha dato esempio di come […]
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Carbonia. Carbosarda, piglio imperioso e andare per le spicce, ma il movimento operaio del Sulcis è ormai noto e popolare in tutta Italia per la sua lotta in difesa della dignità del lavoro e della democrazia
17 Aprile 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi
Oggi domenica di Pasqua, ma noi proseguiamo nella pubblicazione della storia di Carbonia, iniziata il 1° settembre 2019.
Piglio imperioso e andare per le spicce, secondo l’azienda i licenziamenti di massa devono avvenire nel più breve tempo possibile: rudezza con gli operai e disprezzo del mondo del lavoro si affiancano ai modi violenti […]
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No alla guerra, per la Pace. Auguri!
Pasqua di Resurrezione
Resurréxi, et adhuc tecum sum, allelúia:
posuísti super me manum tuam, allelúia:
mirábilis facta est sciéntia tua, allelúia, allelúia.
Sono risorto, sono sempre con te;
tu hai posto su di me la tua mano,
è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia.
(Cf Sal 138,18.5-6)
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Resurrezione (Piero della Francesca)
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Veglia Pasquale nella Notte Santa di Pasqua, 16.04.2022
[Sala stampa vaticana B0267]
Alle ore 19.30 di questa sera [sabato 16 aprile], nella Basilica Vaticana, ha avuto luogo la solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa alla presenza del Santo Padre Francesco. La Celebrazione Liturgica è stata presieduta dall’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio.
Il Rito ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare, con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exultet, sono seguite la Liturgia della Parola e la Liturgia Battesimale, nel corso della quale sono stati amministrati i Sacramenti dell’iniziazione cristiana a 7 neofiti provenienti dall’Italia, dagli Stati Uniti d’America, dall’Albania e da Cuba.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Veglia, dopo la proclamazione del Vangelo:
Testo in lingua italiana
Molti scrittori hanno evocato la bellezza delle notti illuminate dalle stelle. Invece le notti di guerra sono solcate da scie luminose di morte. In questa notte, fratelli e sorelle, lasciamoci prendere per mano dalle donne del Vangelo, per scoprire con loro il sorgere della luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo. Quelle donne, mentre la notte si diradava e le prime luci dell’alba spuntavano senza clamori, si recarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. E lì vivono un’esperienza sconvolgente: prima scoprono che la tomba è vuota; quindi vedono due figure in vesti sfolgoranti, le quali dicono loro che Gesù è risorto; e subito corrono ad annunciare la notizia agli altri discepoli (cfr Lc 24,1-10). Vedono, ascoltano, annunciano: con queste tre azioni entriamo anche noi nella Pasqua del Signore.
Le donne vedono. Il primo annuncio della Risurrezione non è affidato a una formula da capire, ma a un segno da contemplare. In un cimitero, presso una tomba, dove tutto dovrebbe essere ordinato e tranquillo, le donne «trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù» (vv. 2-3). La Pasqua, dunque, inizia ribaltando i nostri schemi. Giunge con il dono di una speranza sorprendente. Ma non è facile accoglierla. A volte – dobbiamo ammetterlo – nel nostro cuore questa speranza non trova spazio. Come le donne del Vangelo, anche in noi prevalgono domande e dubbi, e la prima reazione di fronte al segno imprevisto è la paura, «il volto chinato a terra» (cfr vv. 4-5).
Troppo spesso guardiamo la vita e la realtà con gli occhi rivolti verso il basso; fissiamo soltanto l’oggi che passa, siamo disillusi sul futuro, ci chiudiamo nei nostri bisogni, ci accomodiamo nel carcere dell’apatia, mentre continuiamo a lamentarci e a pensare che le cose non cambieranno mai. E così restiamo immobili davanti alla tomba della rassegnazione e del fatalismo, e seppelliamo la gioia di vivere. Eppure il Signore, in questa notte, vuole donarci occhi diversi, accesi dalla speranza che la paura, il dolore e la morte non avranno l’ultima parola su di noi. Grazie alla Pasqua di Gesù possiamo fare il salto dal nulla alla vita, «e la morte non potrà ormai più defraudarci della nostra esistenza» (K. Rahner, Cosa significa la Pasqua, Brescia 2021, 28): essa è stata tutta e per sempre abbracciata dall’amore sconfinato di Dio. È vero, può intimorirci e paralizzarci. Ma il Signore è risorto! Alziamo lo sguardo, togliamo il velo dell’amarezza e della tristezza dai nostri occhi, apriamoci alla speranza di Dio!
In secondo luogo, le donne ascoltano. Dopo che ebbero visto la tomba vuota, due uomini in abito sfolgorante dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (vv. 5-6). Ci fa bene ascoltare e ripetere queste parole: non è qui! Ogni volta che pretendiamo di aver compreso tutto di Dio, di poterlo incasellare nei nostri schemi, ripetiamo a noi stessi: non è qui! Ogni volta che lo cerchiamo solo nell’emozione, tante volte passeggera, o nel momento del bisogno, per poi accantonarlo e dimenticarci di Lui nelle situazioni e nelle scelte concrete di ogni giorno, ripetiamo: non è qui! E quando pensiamo di imprigionarlo nelle nostre parole, nelle nostre formule, nelle nostre abitudini, ma ci dimentichiamo di cercarlo negli angoli più oscuri della vita, dove c’è chi piange, chi lotta, soffre e spera, ripetiamo: non è qui!
Ascoltiamo anche noi la domanda rivolta alle donne: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Non possiamo fare Pasqua se continuiamo a rimanere nella morte; se restiamo prigionieri del passato; se nella vita non abbiamo il coraggio di lasciarci perdonare da Dio, che perdona tutto, il coraggio di cambiare, di rompere con le opere del male, di deciderci per Gesù e per il suo amore; se continuiamo a ridurre la fede a un amuleto, facendo di Dio un bel ricordo di tempi passati, invece che incontrarlo oggi come il Dio vivo che vuole trasformare noi e il mondo. Un cristianesimo che cerca il Signore tra i relitti del passato e lo rinchiude nel sepolcro dell’abitudine è un cristianesimo senza Pasqua. Ma il Signore è risorto! Non attardiamoci attorno ai sepolcri, ma andiamo a riscoprire Lui, il Vivente! E non abbiamo paura di cercarlo anche nel volto dei fratelli, nella storia di chi spera e di chi sogna, nel dolore di chi piange e soffre: Dio è lì!
Infine, le donne annunciano. Che cosa annunciano? La gioia della Risurrezione. La Pasqua non accade per consolare intimamente chi piange la morte di Gesù, ma per spalancare i cuori all’annuncio straordinario della vittoria di Dio sul male e sulla morte. La luce della Risurrezione, perciò, non vuole trattenere le donne nell’estasi di un godimento personale, non tollera atteggiamenti sedentari, ma genera discepoli missionari che “tornano dal sepolcro” (cfr v. 9) e portano a tutti il Vangelo del Risorto. Ecco perché, dopo aver visto e ascoltato, le donne corrono ad annunciare la gioia della Risurrezione ai discepoli. Sanno che potrebbero essere prese per pazze, tant’è che il Vangelo dice che le loro parole parvero «come un vaneggiamento» (v. 11), ma non sono preoccupate della loro reputazione, di difendere la loro immagine; non misurano i sentimenti, non calcolano le parole. Soltanto avevano il fuoco nel cuore per portare la notizia, l’annuncio: “Il Signore è risorto!”.
E com’è bella una Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo. A questo siamo chiamati: a fare esperienza del Risorto e condividerla con gli altri; a rotolare quella pietra dal sepolcro, in cui spesso abbiamo sigillato il Signore, per diffondere la sua gioia nel mondo. Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso; liberiamolo dalle formalità in cui spesso lo abbiamo imprigionato; risvegliamoci dal sonno del quieto vivere in cui a volte lo abbiamo adagiato, perché non disturbi e non scomodi più. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità.
Fratelli e sorelle, la nostra speranza si chiama Gesù. Egli è entrato dentro il sepolcro del nostro peccato, è arrivato nel punto più lontano in cui ci eravamo perduti, ha percorso i grovigli delle nostre paure, ha portato il peso delle nostre oppressioni e, dagli abissi più oscuri della nostra morte, ci ha risvegliati alla vita e ha trasformato il nostro lutto in danza. Facciamo Pasqua con Cristo! Egli è vivo e ancora oggi passa, trasforma, libera. Con Lui il male non ha più potere, il fallimento non può impedirci di ricominciare, la morte diventa passaggio per l’inizio di una vita nuova. Perché con Gesù, il Risorto, nessuna notte è infinita; e anche nel buio più fitto, in quel buio brilla la stella del mattino.
In questo buio che voi vivete, Signor Sindaco, Signore Parlamentari e Signori Parlamentari, il buio oscuro della guerra, della crudeltà, tutti noi preghiamo, preghiamo con voi e per voi, questa notte. Preghiamo per tante sofferenze. Noi possiamo darvi soltanto la nostra compagnia, la nostra preghiera e dirvi: “Coraggio! Vi accompagniamo!”. E anche dirvi la cosa più grande che oggi si celebra: Christòs voskrés! [Cristo è risorto!
[00565-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Oggi sabato 16 aprile 2022 / Sabato santo
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Guerra. La situazione precipita verso il conflitto mondiale. La stragrande maggioranza dei cittadini europei e del mondo non vuole la Guerra, vuole la Pace. I governanti continuano la guerra provocando morti, feriti, distruzioni. Che fare. Ci sentiamo profeti disarmati, impotenti a respingere questa dissoluta precipitazione. Andiamo avanti in direzione ostinatamente contraria: contro la guerra, per la Pace, con il Papa, con l’Anpi, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
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I cittadini e la guerra in Ucraina attraverso la radio.
16 Aprile 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
La mattina di solito ascolto la radio, mentre mi rado la barba o faccio colazione. E’ un modo semplice e veloce per sapere cosa dicono i giornali e che aria tira nei media dominanti e negli ascoltatori. Generalmente tutto fila liscio, secondo copione. In questo tormentato periodo di guerra in Ucraina si verifica un […]
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