Monthly Archives: febbraio 2022
Che succede?
FRANCESCO E LE TASSE. SERGIO MATTARELLA, CATTOLICO DEMOCRATICO. GLI ABUSI. CAMBIO A BOSE
3 Febbraio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
[segue]
Oggi sabato 5 febbraio 2022
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Riflettendo sul Covid
5 Febbraio 2022
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Riflettere su quell’importante bene comune che è l’aria, non può che aiutarci. Essa ci consente di respirare e la condividiamo col mondo come qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno nello stesso modo. Sconosciuta nella vita intrauterina, il primo respiro è il segno della vita anche dal punto di vista giuridico. Esalare l’ultimo respiro è […]
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Che succede?
MATTARELLA, IL DISCORSO DELLA DIGNITA’, MANIFESTO DI UNA POSSIBILE RICOSTRUZIONE
4 Febbraio 2022 su C3dem.
[segue]
Oggi venerdì 4 febbraio 2022
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Il Mattarella bis è frutto della paura e della conservazione? Nessuna speranza di cambiamento o no?
3 Febbraio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Tutto ciò che nasce dalla paura non è mai progressista. La paura del nuovo produce moderazione e conservazione. Questo è il senso profondo del Mattarella bis. C’è stata una inconcludente fase precedente le votazioni: alcuni giorni caratterizzati dalla ridicola sceneggiata di Berlusconi, seguita da una serie di nomi rinfusamente lanciata da Salvini, tutte prive […]
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- Norma Rangeri: https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2022/02/un-appello-alla-politica-e-al-paese-n.-rangeri. https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2022/02/un-appello-alla-politica-e-al-paese-n.-rangeri.pdf
Sergio Mattarella ai cittadini italiani e a tutto il mondo
Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento
Roma, 03/02/2022
Signori Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,
Signori parlamentari e delegati regionali,
il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno preso la loro decisione.
È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi.
Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione.
Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica.
Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato il giuramento di fedeltà, e a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi.
La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione.
[segue]
America America
Che succede e succederà?
Newsletter n. 247 del 2 febbraio 2022
DITELO SUI TETTI
Cari Amici,
La rielezione di Mattarella a presidente della Repubblica, che ha suscitato un generale consenso, può tuttavia prestarsi a manovre di sovvertimento costituzionale che è necessario fronteggiare. La prima consiste nella delegittimazione dell’attuale sistema per l’elezione del capo dello Stato che invece si è dimostrato validissimo. Esso è giunto al risultato in soli cinque giorni, fortemente rallentati peraltro dalla pandemia che ha costretto alla rarefazione del voto. Ha anche efficacemente fermato la corsa di candidature del tutto inappropriate: prima di tutto l’autocandidatura di Berlusconi che la procedura di tipo parlamentare rendeva irrealistica ma che una procedura plebiscitaria attraverso un voto popolare avrebbe invece reso possibile; allo stesso modo un’elezione popolare avrebbe reso plausibile il falsissimo argomento di una dovuta alternanza tra “presidente di sinistra” e “presidente di destra”, aprendo la strada ai Trump e ai Goldwater di turno. Si è pure confermata la validità del sistema parlamentare integrato dalle rappresentanze regionali che prevede come salutare il formarsi di maggioranze diverse per le elezioni al Parlamento e quella al Quirinale mediante la intenzionale esclusione della sincronia tra esse, con evidente vantaggio per la divisione e il reciproco controllo dei poteri. Il risvolto negativo è semmai che il raddoppio di un lungo settennato possa portare con sé un’errata percezione di un rapporto di necessità tra il destino di una persona e il destino del Paese, con l’idea sullo sfondo dell’Uomo della Provvidenza o dell’uomo solo (e non certo della donna!) al comando.
Né vale l’argomento che i social e le maratone televisive polarizzino oggi l’attenzione dell’opinione pubblica sui palazzi del potere, come settanta anni fa, quando questo processo elettorale fu concepito, non era prevedibile, perché anzi questo argomento lo avvalora per il più largo coinvolgimento che comporta; d’altra parte anche in questo caso una ragionevole durata dello spettacolo elettorale mentre è servita a dare il pane ai giornalisti (anche se sempre gli stessi con inevitabile usura dei rispettivi volti) non ha bloccato per troppo tempo i lavori in corso nel Paese.
Il vero rischio è oggi quello di una deriva verso il presidenzialismo, non solo per la suggestione esercitata dal rinnovo del mandato a Mattarella, ma anche per la esplicita diffamazione dei partiti e delle loro leadership che è stata perpetrata durante tutta la vicenda, mentre proprio le leadership (e non i “peones” come con altrettanto disprezzo sono stati celebrati come protagonisti i semplici parlamentari) hanno condotto il gioco compreso il suo esito, deciso nel vertice finale mentre centinaia di grandi elettori erano tenuti in surplace con l’astensione.
Il vero regista dell’operazione è stato del resto il segretario del partito più sperimentato, Enrico Letta, che col realismo di una lunga esperienza parlamentare ha sempre saputo di non avere in mano le carte se non per la conferma di Mattarella. Ciò lo ha condotto a non fare mai alcun nome, tanto meno dell’unico veramente desiderato, cosa resa più agevole dal grande successo mediatico degli scatoloni presidenziali e ha permesso ai suoi luogotenenti di “farlo crescere” nelle urne, come è stato apertamente ammesso, nella ben assecondata disattenzione generale.
Il rischio di una caduta in un presidenzialismo monocratico mediante un’elezione popolare diretta è ora aumentato per il fatto che l’ha esaltato, come il proprio “sogno”, l’attore politico che, conformemente al ruolo di guastatore abituale che si è ritagliato nell’attuale congiuntura, ha sbarrato la strada all’unica candidata apprezzata da tutti e giunta fino a un passo dall’elezione. L’attore politico è stato Renzi, e la candidata era Elisabetta Belloni, che è entrata in scena come parte di una rosa proposta da Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, con la partecipazione straordinaria di Letta, in grado dunque di coagulare una maggioranza schiacciante dell’Assemblea elettorale, È stato questo fausto evento, a un passo dal realizzarsi, che ha miracolosamente prodotto la repentina conclusione della vicenda, l’inopinato ritorno in campo del presidente Mattarella, la rinuncia definitiva di Draghi, la reprimenda del ministro degli Esteri Di Maio al suo capopartito Conte, e il tripudio finale.
Le circostanze e le concomitanze sono tali che incuriosisce la domanda sul perché la candidatura Belloni sia stata così facilmente sventata. Non potendo ammettersi che la causa ne sia stata una parossistica misoginia di tutto il sistema, occorre accogliere la motivazione addotta e presa per buona che non si potesse portare alla presidenza della Repubblica la responsabile (da sette mesi) dei Servizi di Sicurezza. Ma allora resta da chiedersi il perché. Non si trattava infatti di fare presidente della Repubblica il capo della Stasi, del KGB, della CIA, del Mossad o magari della Spectre, a volerci mettere dentro anche una tipologia di jamesbondiana memoria; si trattava invece della direttrice generale dei Servizi “segreti” italiani, a capo dei quali c’è il presidente del Consiglio. Per quanto essi in passato siano stati deviati, si dovrebbe spiegare perché oggi sia infamante o inabilitante dirigerli; o chiedersi se vi sia qualche norma di purità rituale o pericolo per qualcuno a far sì che una persona con più di cinquant’anni investita di tale incarico sia la sola in Italia a non godere del diritto civile e politico di fare il presidente della Repubblica; questa sì che sarebbe una “sgrammaticatura” costituzionale, come è stato ammesso dallo stesso segretario Letta, mentre non è credibile che a preoccuparsi della grammatica costituzionale sia chi a suo tempo ne voleva sovvertire la sintassi dimezzando la rappresentanza e abolendo il Senato. A meno che a non volerlo fosse qualche Servizio, per nulla segreto, straniero, dal momento che sarebbe un “delirio”, come sostiene platealmente Cacciari sull’Espresso, eleggere qualcuno che non goda “della fiducia delle grandi potenze economico-finanziarie da cui dipendono i nostri destini”, o magari fosse l’Arabia Saudita. Così il segreto rimane: ma “per favore” la prossima volta ditelo sui tetti.
Nel sito vi offriamo il discorso del papa ai “pubblicani” italiani sul perché pagare le tasse (per i poveri, per la giustizia e per la salute), e un suo appello per i rifugiati in Libia in coda a una drammatica testimonianza di don Mattia Ferrari che evoca l’inferno libico e denuncia le responsabilità per la caccia ai migranti fuggitivi da parte degli aguzzini e della Guardia costiera che operano con i nostri finanziamenti. Pubblichiamo anche un appello urgente, aperto alle firme, contro le provocazioni che potrebbero portare a una guerra in Europa e nel mondo. Data la sua attualità, dal momento che si discute della legge elettorale con forti pulsioni presidenzialistiche, pubblichiamo anche un vecchio discorso di Palmiro Togliatti sulle virtù e la necessità, in un sistema rappresentativo, della proporzionale.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola
Newsletter n. 62 del 2 febbraio 2022
IL SEGRETO
Cari Amiche e Amici,
La rielezione di Mattarella a presidente della Repubblica, che ha suscitato un generale consenso, può tuttavia prestarsi a manovre di sovvertimento costituzionale che è necessario fronteggiare. La prima consiste nella delegittimazione dell’attuale sistema per l’elezione del capo dello Stato che invece si è dimostrato validissimo. Esso è giunto al risultato in soli cinque giorni, fortemente rallentati peraltro dalla pandemia che ha costretto alla rarefazione del voto. Ha anche efficacemente fermato la corsa di candidature del tutto inappropriate: prima di tutto l’autocandidatura di Berlusconi che la procedura di tipo parlamentare rendeva irrealistica ma che una procedura plebiscitaria attraverso un voto popolare avrebbe invece reso possibile; allo stesso modo un’elezione popolare avrebbe reso plausibile il falsissimo argomento di una dovuta alternanza tra “presidente di sinistra” e “presidente di destra”, aprendo la strada ai Trump e ai Goldwater di turno. Si è pure confermata la validità del sistema parlamentare integrato dalle rappresentanze regionali che prevede come salutare il formarsi di maggioranze diverse per le elezioni al Parlamento e quella al Quirinale mediante la intenzionale esclusione della sincronia tra esse, con evidente vantaggio per la divisione e il reciproco controllo dei poteri. Il risvolto negativo è semmai che il raddoppio di un lungo settennato possa portare con sé un’errata percezione di un rapporto di necessità tra il destino di una persona e il destino del Paese, con l’idea sullo sfondo dell’Uomo della Provvidenza o dell’uomo solo (e non certo della donna!) al comando.
Né vale l’argomento che i social e le maratone televisive polarizzino oggi l’attenzione dell’opinione pubblica sui palazzi del potere, come settanta anni fa, quando questo processo elettorale fu concepito, non era prevedibile, perché anzi questo argomento lo avvalora per il più largo coinvolgimento che comporta; d’altra parte anche in questo caso una ragionevole durata dello spettacolo elettorale mentre è servita a dare il pane ai giornalisti (anche se sempre gli stessi con inevitabile usura dei rispettivi volti) non ha bloccato per troppo tempo i lavori in corso nel Paese.
Il vero rischio è oggi quello di una deriva verso il presidenzialismo, non solo per la suggestione esercitata dal rinnovo del mandato a Mattarella, ma anche per la esplicita diffamazione dei partiti e delle loro leadership che è stata perpetrata durante tutta la vicenda, mentre proprio le leadership (e non i “peones” come con altrettanto disprezzo sono stati celebrati come protagonisti i semplici parlamentari) hanno condotto il gioco compreso il suo esito, deciso nel vertice finale mentre centinaia di grandi elettori erano tenuti in surplace con l’astensione.
Il vero regista dell’operazione è stato del resto il segretario del partito più sperimentato, Enrico Letta, che col realismo di una lunga esperienza parlamentare ha sempre saputo di non avere in mano le carte se non per la conferma di Mattarella. Ciò lo ha condotto a non fare mai alcun nome, tanto meno dell’unico veramente desiderato, cosa resa più agevole dal grande successo mediatico del trasloco degli scatoloni presidenziali e ha permesso ai suoi luogotenenti di “farlo crescere” nelle urne, come è stato apertamente ammesso, nella ben assecondata disattenzione generale.
Il rischio di una caduta in un presidenzialismo monocratico mediante un’elezione popolare diretta è ora aumentato per il fatto che l’ha esaltato, come il proprio “sogno”, l’attore politico che, conformemente al ruolo di guastatore abituale che si è ritagliato nell’attuale congiuntura, ha sbarrato la strada all’unica candidata apprezzata da tutti e giunta fino a un passo dall’elezione. L’attore politico è stato Renzi, e la candidata era Elisabetta Belloni, che è entrata in scena come parte di una rosa proposta da Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, con la partecipazione straordinaria di Letta, in grado dunque di coagulare una maggioranza schiacciante dell’Assemblea elettorale, È stato questo fausto evento, a un passo dal realizzarsi, che ha miracolosamente prodotto la repentina conclusione della vicenda, l’inopinato ritorno in campo del presidente Mattarella, la rinuncia definitiva di Draghi, la reprimenda del ministro degli Esteri Di Maio al suo capopartito Conte, e il tripudio finale.
Le circostanze e le concomitanze sono tali che incuriosisce la domanda sul perché la candidatura Belloni sia stata così facilmente sventata. Non potendo ammettersi che la causa ne sia stata una parossistica misoginia di tutto il sistema, occorre accogliere la motivazione addotta e presa per buona che non si potesse portare alla presidenza della Repubblica la responsabile (da sette mesi) dei Servizi di Sicurezza. Ma allora resta da chiedersi il perché. Non si trattava infatti di fare presidente della Repubblica il capo della Stasi, del KGB, della CIA, del Mossad o magari della Spectre, a volerci mettere dentro anche una tipologia di jamesbondiana memoria; si trattava invece della direttrice generale dei Servizi “segreti” italiani, a capo dei quali c’è il presidente del Consiglio. Per quanto essi in passato siano stati deviati, si dovrebbe spiegare perché oggi sia infamante o inabilitante dirigerli; o chiedersi se vi sia qualche norma di purità rituale o pericolo per qualcuno a far sì che una persona con più di cinquant’anni investita di tale incarico sia la sola in Italia a non godere del diritto civile e politico di fare il presidente della Repubblica; questa sì che sarebbe una “sgrammaticatura” costituzionale, come è stato ammesso dallo stesso segretario Letta, mentre non è credibile che a preoccuparsi della grammatica costituzionale sia chi a suo tempo ne voleva sovvertire la sintassi dimezzando la rappresentanza e abolendo il Senato. A meno che a non volerlo fosse qualche Servizio, per nulla segreto, straniero, dal momento che sarebbe un “delirio”, come ha sostenuto platealmente Cacciari sull’Espresso, eleggere qualcuno che non goda “della fiducia delle grandi potenze economico-finanziarie da cui dipendono i nostri destini”, o magari fosse l’Arabia Saudita. Così il segreto rimane: ma “per favore” la prossima volta ditelo sui tetti.
Nel sito pubblichiamo un appello urgente, aperto alle firme, contro le provocazioni che potrebbero portare a una guerra in Europa e nel mondo. Pubblichiamo anche un vecchio discorso di Palmiro Togliatti che, al di là delle contingenze politiche del tempo, illustra il valore permanente della proporzionale in un sistema rappresentativo, e un contributo di Raniero La Valle sul problema della collocazione costituzionale delle religioni nella nuova società globale.
Con i più cordiali saluti
www.costituenteterra.it
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Oggi giovedì 3 febbraio 2022
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La tragedia di via Cadello https://www.aladinpensiero.it/?p=130608
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Appello (aderiscono anche Aladinpensiero e Democraziaoggi)
Appello “Impedire il ritorno della guerra in Europa” che vi preghiamo di sottoscrivere e diffondere vista l’importanza dell’argomento. Per aderire inviare una mail a coord.dem.costituzionale@gmail.com
Impedire il ritorno della guerra in Europa
Nel secolo scorso l’Europa è stata dilaniata per ben due volte, nel corso di una generazione, dal flagello della guerra che ha causato sofferenze indicibili ai suoi popoli e una degradazione inconcepibile dell’umanità fino al male assoluto della Shoah.
La profonda aspirazione alla pace, a rendere impossibile di nuovo la guerra fra le nazioni europee è stata a fondamento della nascita della Comunità europea e del percorso che l’ha portata a trasformarsi in Unione Europea. [segue]
Che succede?
FALLIMENTO DELLA POLITICA E TENTAZIONE DEL PROPORZIONALE. L’ITALIA E IL MYANMAR
2 Febbraio 2022 by Giampiero Forcesi | Su C3dem.
(Segue)
La tragedia di via Cadello
Perché?
di Massimo Aresu su fb
Tra i vari miei contatti su fb ha suscitato ieri molta commozione mista a rabbia l’investimento in Via Cadello di un bimbo di quindici mesi, travolto da un motociclista che non si sarebbe poi fermato. Al di là della risposta emotiva e delle giuste richieste di un maggior controllo sul traffico in una città in cui la polizia municipale sembra avere quasi una funzione ornamentale, rimane un punto su cui non ho visto particolari riflessioni. Cagliari come molti comuni italiani è un centro costruita su misura per gli automobilisti, e in cui la fluidità del traffico è stato il principale obiettivo perseguito istituzionalmente in favore degli automobilisti, a prescindere dal fatto che tale fluidità che si può tradurre in una velocità maggiore dei mezzi privati si ripercuotesse sull’incolumità di una categoria particolarmente invisa agli amministratori cittadini, i pedoni. Con meno scalpore nei mesi passati, e cito solo i fatti di cui ho memoria si sono verificati incidenti mortali in diverse zone della città: nell’ agosto dell’anno scorso un operatore del mercato ittico investito in viale la Plaia; a novembre un’anziana signora in Via Quirra travolta con la figlia; ancora a dicembre un altro signore investito n Via Baccaredda ha perso la vita. Più di recente nel mese di gennaio, una persona anziana è stata investita in Via Roma finendo in rianimazione. Tutti questi incidenti pero non hanno suscitato particolari reazioni nell’opinione pubblica. Mancano a Cagliari percorsi di attraversamento pedonale sicuri, dato che con l’avvio della stagione delle rotonde molti semafori sono spariti, e sono spariti i semafori pedonali anche in strade come Via Roma dove le rotonde non ci sono, mancano in altre vie a scorrimento veloce dove pure non sarebbero mancati gli spazi per poterlo fare, Via Cadello è uno di quelli sovrapassaggi o sottopassaggi. Ma il punto è che il pedone a Cagliari è un ostacolo, un intralcio e che fino a quando la città sarà in ostaggio delle auto, e per far risparmiare tempo agli automobilisti (magari cinque o dieci minuti su un percorso di mezz’ora) si penalizzeranno i pedoni, questi incidenti saranno una costante, e a poco varranno le lacrime spese in un post se non si tradurranno in un’azione politica tesa a rimettere in discussione le scelte scellerate del passato.
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di Gianfranco Fancello, su fb.
Oggi, per chi fa il mio lavoro, per chi come me si occupa di mobilità, trasporti e soprattutto di sicurezza stradale, é stata una giornata pesante, molto pesante.
Al dolore, forte, per quanto accaduto a Cagliari, si somma l’altrettanto forte sensazione di inutilità del nostro lavoro, l’inadeguatezza di quanto fatto finora, l’evanescenza di ciò che si é scritto e detto, l’incompiutezza di piani e di interventi progettati e mai attuati.
Tutto inutile, tutto maledettamente in ritardo, tutto tremendamente vuoto quando un bimbo di poco più di un anno muore sulle strisce.
Ti interroghi sul tuo ruolo di ricercatore, di studioso, di progettista, su cosa avresti potuto fare. Certamente tanto, certamente meglio, certamente di più.
Ci sarà tempo, spero non tanto, per capire, per approfondire e soprattutto per migliorare le mille cose fatte e fare le mille cose che ancora mancano. Da domani, però.
Oggi solo silenzio, rispettoso, doloroso e profondo silenzio, disturbato solo da una piccola nota: quando guidiamo, auto o moto non ha importanza, ricordiamoci che abbiamo sempre in mano un’arma. Carica e senza sicura.
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La tragedia di via Cadello: Cagliari non dimentichi Daniele
di Marcello Zasso su SardiniaPost.
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OGGI 2 febbraio 2022 merco le
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Sergio Mattarella (ri)eletto al Quirinale
2 Febbraio 2022
Pietro Casula – Movimento per la Sardegna. Su Democraziaoggi.
Si conclude così una corsa pazza piena di polemiche e di colpi di cena, una corsa fatta di incontri notturni e missioni segrete, da cui la politica ne esce malissimo: un gioco al massacro tra gruppi politici, un ontinuo tirare per la giacca il Presidente uscente che questa rielezione, […]
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Appello
Appello “Impedire il ritorno della guerra in Europa” che vi preghiamo di sottoscrivere e diffondere vista l’importanza dell’argomento. Per aderire inviare una mail a coord.dem.costituzionale@gmail.com
Impedire il ritorno della guerra in Europa
Nel secolo scorso l’Europa è stata dilaniata per ben due volte, nel corso di una generazione, dal flagello della guerra che ha causato sofferenze indicibili ai suoi popoli e una degradazione inconcepibile dell’umanità fino al male assoluto della Shoah.
La profonda aspirazione alla pace, a rendere impossibile di nuovo la guerra fra le nazioni europee è stata a fondamento della nascita della Comunità europea e del percorso che l’ha portata a trasformarsi in Unione Europea. [segue]
OGGI 1° FEBBRAIO 2022 martedì
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La rielezione di Sergio Mattarella ha evitato (per ora) una enorme crisi della democrazia italiana
1 Febbraio 2022
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
È stata evitata, per ora, una crisi della democrazia italiana. Lo scampato pericolo grazie alla rielezione di Sergio Mattarella […]
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