Yearly Archives: 2021
È online Rocca ventiquattro/2021.
Radici cristiane?
di Mariano Borgognoni, direttore di Rocca.
Dove nasce quest’anno Gesù?
Dov’è il campo dei pastori? Dei reietti? Degli impuri? Forse lì, ai confini dell’umanità, nella foresta di Bialowieza o in cento altri muri del pianto dell’Europa ‘cristiana’.
Ricordate? Correvano gli anni intorno al 2000 e ci si accapigliava sul nominare o no le radici cristiane nella Costituzione europea, poi abortita. Quale migliore occasione per mostrarle oggi queste radici. Perché avere radici cristiane che non siano marcite non può che voler dire accoglienza, solidarietà, cura. Riconoscere Cristo nell’affamato, nell’assetato, nel profugo, nel bambino appoggiato tra i cespugli gocciolanti e in quello sepolto nel ventre caldo di questa rigida foresta patrimonio mondiale dell’umanità. Quale paradosso! Intendiamoci le lanterne verdi testimoniano che c’è ancora qualcosa di prezioso nel ‘gregge’ cristiano, un resto che veglia, che resiste alla ‘globalizzazione dell’indifferenza’. Ma ci vogliono pastori che, in questa notte, veglino. Fortunatamente almeno a Roma uno ce n’è, altrove si agitano crocefissi come randelli. Nella notte illuminata dalla luce artificiale dei blindati polacchi rischiano di morire i valori fondanti dell’Europa. Non solo quelli cristiani. Per essi bisogna ricondursi all’unico fondamento non negoziabile di cui ci parla il Natale: i poveri, gli anonimi, i dimenticati, i migranti sono il luogo da cui Dio riparte sempre. In loro rinasce sempre, spesso rimuore. E risorge non solo per assicurarci la vita eterna ma perché eterna non sia la sorte di chi è stato ferito dall’ingiustizia o dalla sciagura. Nessuna giustizia infatti potrebbe mai esserci passando sopra la sorte degli umiliati e degli offesi: estrema ed estremistica speranza contro ogni resa. Ripartire dall’autorità di coloro che soffrono, questa è la vera differenza cristiana, quella che è bene non sia assorbita nel tritasassi omologante del globalismo. Oserei dire che questo per i cristiani viene perfino prima della politica. Anche se la politica è decisiva: quella che accoglie in un modo solidale e intelligente e quella che sostiene la lotta contro il saccheggio della natura e delle risorse dei paesi poveri e contro le classi dirigenti corrotte e fellone che sovente li governano con l’appoggio delle potenze dominanti del mondo. Anche perché la possibilità e il diritto a rimanere sia l’altra faccia della disponibilità ad accogliere chi cerca altrove, come un tempo noi italiani a milioni, una speranza di vita e di futuro.
Chiudiamo quest’anno in un crescendo di segnali preoccupanti. I brani evangelici dell’Avvento sembrano scritti per noi anche se, purtroppo, hanno parlato al cuore di tutte le generazioni. Tornano a dirci di attendere, cioè fare ed aspettare. Saper attendere anche quando intorno a noi tutto sembra dirci che non c’è tempo per perdere tempo. Riprende la pandemia, con più della metà del mondo povero non vaccinato e bigfarma che accumula denaro nei suoi arsenali. Che ha da perdere dalla lunga durata dell’epidemia? Ma la politica? Dov’è la politica? Glasgow che non cava un ragno dal buco e i mutamenti climatici minacciano le condizioni di vita del Pianeta e con ogni evidenza indurranno migrazioni da far impallidire quelle attuali. L’agenda 2030 approvata dall’Onu giace quasi esanime mentre più dell’80% del fabbisogno energetico è ancora fondato sui combustibili fossili. La cosiddetta utopia sostenibile per ora lascia campo al business as ususal. Malgrado Greta e la sua generazione: altre lanterne verdi. E del nostro Paese che dire? Se si fa una riformina fiscale si cominci almeno dal basso, dai redditi del lavoro impoverito. Se vogliamo una società che non si sbricioli bisogna cambiare verso.
Ho fatto tre esempi, tra i tanti possibili di come vanno le cose. Mancano soggetti forti che organizzino la speranza e si battano per un paradigma economico, sociale e politico nuovo. Farsi prendere da un po’ di nostalgia è quasi comprensibile ma bisogna evitare quello che Bauman chiamava retrotopia, ricercare la soluzione nelle soluzioni del passato.
«Alzate la testa, perché la vostra liberazione è vicina». È una chiamata non solo a resistere e attendere quella speranza ultima e decisiva, ma ad assumerci la responsabilità che spetta a ognuno di noi. Se ciò che è ultimo non è nelle nostre mani, interamente in esse sono le cose penultime.
Noi siamo una rivista che non si è fatta mai cadere le braccia e siamo convinti che oggi più che mai ci sia bisogno di dare alimento ad un pensiero radicale e a un agire accorto e realistico. Tenere insieme questi due fili della radicalità e del realismo continuerà ad essere la nostra scommessa e il nostro impegno dopo questo intenso anno di rinnovamento. Nell’augurarvi, care lettrici e cari lettori, un buon Natale, continuiamo a contare sul vostro sostegno. E voi contate sulla nostra libertà.
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Oggi sabato 18 dicembre 2021
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No all’autonomia differenziata. Lettera ai parlamentari
18 Dicembre 2021
Red su Democraziaoggi.
Lettera aperta ai Parlamentari per il ritiro del DdL sull’Autonomia differenziata dai collegati alla Legge di Bilancio.
Egregio/a onorevole, Egregio/a senatore/senatrice,
ancora una volta – per il terzo anno consecutivo – il governo ha inserito nella Nadef come collegato un DdL per l’attuazione dell’Autonomia differenziata. Contrariamente a quanto successo negli anni precedenti, quando esisteva, almeno come […]
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Lunedì 20 dicembre 2021 presso la sede dell’Ordine dei giornalisti e dell’Associazione stampa sarda della Sardegna la presentazione dell’XI Dossier Caritas diocesana di Cagliari “La Carità diocesana in cammino sinodale”.
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America, America
IL PARTITO DI BIDEN HA LA DISTRUZIONE DENTRO CASA
di Marino de Medici
Non passa giorno ormai che i segni dello sgretolamento della presidenza Biden non si facciano più evidenti. In ordine di tempo, l’ultima conferma viene dall’ammissione dei democratici che la legge sociale di due trilioni e passa non potrà essere approvata prima della fine dell’anno. La principale ragione è presto detta: è l’opposizione di un italo-americano, Joe Munchin III (il nome dice tutto sulla sua impudenza), senatore della West Virginia, che passerà alla storia come il distruttore del partito al quale appartiene. [segue]
Il 20 dicembre la presentazione dell’XI Dossier Caritas “La Carità diocesana in cammino sinodale”
Lunedì 20 dicembre 2021 alle ore 10 nella sede dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e dell’Associazione della Stampa sarda (via Barone Rossi 29, Cagliari) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione dell’XI Dossier 2021 della Caritas diocesana di Cagliari “La Carità diocesana in cammino sinodale. Organizzare la speranza in tempi di crisi: tra tutela del Creato e del lavoro alla luce del Vangelo sulla via degli ultimi per coltivare sogni di fraternità”.
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Che succede?
SERVE UN NUOVO ALFABETO DEL CONFLITTO SOCIALE
15 Dicembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Oggi venerdì 17 dicembre 2021
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Sciopero: migliaia in piazza a Cagliari contro la manovra
16 Dicembre 2021
Red su Democraziaoggi
Cgil e Uil: “Pronti alla battaglia a oltranza“
Seimila, forse più nella Piazza dei centomila. Massiccia adesione anche in Sardegna per lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per cambiare la legge di Bilancio del governo Draghi.
Cinque manifestazioni e otto ore di astensione dal lavoro: anche Cagliari, insieme a Roma, Milano, […]
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Dal Circolo Gramsci un gradito invito per questo pomeriggio
17 Dicembre 2021 Gianni Fresu su Democraziaoggi.
Cara compagna, caro compagno,
nel novembre 2021 il Circolo Gramsci ha compiuto 30 anni di vita, sempre passati nello stesso lato della barricata.
A partire dal rifiuto della svolta della Bolognina e dalla volontà di essere parte del processo della rifondazione di una teoria e di una prassi comunista nel nostro Paese, abbiamo […]
Oggi giovedì 16 dicembre 2021
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Manifestazione a Cagliari, piazza dei Centomila, ore 10.
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L’autonomia differenziata è pensata contro il Meridione
16 Dicembre 2021
Massimo Villone su aladinpensiero e Democraziaoggi.
E’ stato deciso un Presidio, a Roma, in Piazza Santi Apostoli, per il 21 dicembre 2921, dalle 14 alle 18,30, con l’obiettivo di riportare l’attenzione sul tema dell’Autonomia differenziata ed, in particolare, di premere affinchè il Parlamento si attivi per lo stralcio del DDL dalla Legge di Bilancio. Chiediamo a tutti di attivarsi per […]
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Costituente Terra
Che succede?
APPELLO DEI NOBEL PER RIDURRE LE SPESE MILITARI. L’EUROPA CHE VOGLIAMO. LA CRISI UCRAINA
14 Dicembre 2021 su C3dem
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ChiesadituttiChiesadeipoveri
Newsletter n. 241 del 15 dicembre 2021
L’ATTESA E IL POTERE
Care amiche ed amici,
se c’è un periodo dell’anno, almeno fino a quando resti una sopravvivenza di memorie cristiane, contrassegnato da un senso di attesa, questo è il tempo di Avvento che stiamo vivendo: un tempo liturgico tradizionalmente esteso alla stagione civile, in cui si parla della venuta di qualcuno, dell’accadere di qualcosa, da cui il futuro sarà modificato. Si tratta del Natale, di cui qualcuno dice che non si dovrebbe neanche parlare, per alludere invece a più generiche “feste”.
L’attesa che quest’anno attraversa tutto il mondo è per la fine della pandemia, ma essa per un verso è legata a fattori imprevedibili, per un altro verso è legata alla sola cosa che sarebbe risolutiva e che non vogliamo fare, cioè la soppressione dei brevetti sui vaccini e i farmaci salvavita , la vaccinazione universale e drastiche riforme per rendere salubre l’aria che respiriamo come abbiamo reso potabile nei tubi l’acqua che beviamo.
L’altra attesa che domina oggi in Italia i discorsi della politica è quella dell’elezione del presidente della Repubblica, a cui sembra che tutto drammaticamente sia sospeso, compresa la durata della legislatura, mentre dovrebbe essere un evento ordinario della vita democratica. Draghi ne approfitta per ignorare i sindacati, la destra la enfatizza come il passaggio cruciale della sua acquisizione definitiva del potere: Renzi, che non ne possiede affatto le chiavi, ha già regalato la presidenza alla destra come se le toccasse per diritto di successione, la Meloni la rivendica come sua, ne fa l’architrave della “casa dei conservatori”, la ordina al presidenzialismo e la riserva a un “patriota” che nella sua semantica sembra parola molto affine a “fascista” e lo fa come se non fosse per Costituzione dovere non solo di un presidente ma di ogni titolare di funzioni pubbliche adempierle con disciplina ed onore, cioè per la “patria”.
Quello che si dimentica, e proprio nel momento in cui si fa appello a una millantata identità liberale e cristiana, è che se il potere è mitigato dalla tradizione liberale esso è addirittura rovesciato nel suo contrario dalla tradizione cristiana; c’è scritto nel Vangelo che Pilato non avrebbe nessun potere se non gli fosse dato dall’alto, che essere re vuol dire stare nel mondo per dare testimonianza alla verità, sta scritto nelle lettere di san Paolo che il Verbo di Dio svuotò se stesso e che la forma di Dio ha preso la forma del servo; mentre a conclusione del suo “Funzioni e ordinamento dello Stato moderno” Giuseppe Dossetti sottolineò che secondo il greco della “Lettera ai Romani” coloro che esigono i tributi devono essere considerati come “liturghi di Dio”. Il rovesciamento del potere in diaconia, in testimonianza, in martirio e dono di sé è l’apice del paradosso cristiano, mentre l’ideologia machiavelliana che fa del potere un idolo ne è la massima contraddizione; all’opposto i controlli, i limiti e le garanzie nei confronti del potere sono il massimo inveramento che le Costituzioni moderne e soprattutto il costituzionalismo postbellico, che ora vogliamo proiettare verso una Costituzione mondiale, realizzano di una rivoluzione non più solo religiosa e politica, ma antropologica.
Contro questa conversione del potere assistiamo alle sfide più dure. Su tutti i fronti la destra è all’attacco per dare perennità ai poteri esistenti, potere del denaro sulla politica, potere dei padroni sui servi, potere delle cose sull’uomo, potere dei cittadini sugli stranieri. Secondo il quotidiano britannico “Guardian” il 6 gennaio scorso ci sarebbe stato un piano che avrebbe dovuto consentire a Trump di perpetuare il suo potere invalidando l’elezione di Biden, quando esplose l’attacco dei “patrioti” al Campidoglio; sui collegi elettorali americani il sistema sta lavorando per configurarli in modo che ne sia scontata l’assegnazione alla destra; in Inghilterra un tribunale decide l’estradizione di Assange per bollare come delitto lo svelamento dei crimini del potere, mentre come ha denunciato il papa all’Angelus le statistiche dicono che quest’anno si sono fatte più armi dell’anno scorso, ultima istanza di un potere incondizionato.
È contro questo dilagare inarginato del potere che le risorse dell’etica, della politica, del costituzionalismo e del diritto devono essere mobilitate perché la democrazia resti nell’attesa dei futuro.
Con i più cordiali saluti,
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola
Newsletter n. 55 del 1 dicembre 2021
SE IL GENERALE SCENDEVA
Carissimi tutti,
il progetto di una Costituzione della Terra ha avuto una sorta di battesimo il 24 novembre scorso, nel quadro delle ricchissime iniziative del Festival della pace di Brescia, che promosso dal Comune e dalla Provincia di quella città, ha tra i suoi meriti anche quello di promuovere l’adesione dell’Italia al Trattato per la interdizione delle armi nucleari. Nell’Incontro, in cui il prof. Ferrajoli ha illustrato l’iniziativa costituente e Tecla Mazzarese i relativi “materiali” pubblicati dall’editore Giappichelli, il presidente del Consiglio comunale, Roberto Cammarata, che lo moderava, ha anche letto il possibile “Incipit” di una Costituzione della Terra che potrebbe dire così: “Noi abitanti della Terra che veniamo da immense gioie e indicibili sofferenze, decidiamo di vivere insieme, nessuno escluso, in pace, senza armi d’offesa, senza fame omicida, senza muri violenti, e volendo salvare la Terra ci diamo la seguente Costituzione:…”.
Hanno partecipato al dibattito anche i professori Francesco Pallante, Fabrizio Sciacca e Franco Ippolito; non disponiamo dei testi degli interventi ma sulle origini del progetto costituente nella storia politica e culturale del Novecento si può trovare nel sito l’intervento di Raniero La Valle. In particolare vi è citata come precedente la proposta di un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, che Mikhail Gorbaciov e Rajiv Gandhi, come laeders politici di un quinto dell’umanità del tempo, avanzarono con la “dichiarazione di Nuova Delhi” del 27 novembre 1986, fondata su dieci principi fondamentali di cui i primi tre recitavano:
“1. La coesistenza pacifica deve diventare una norma universale dei rapporti internazionali:
nell’era nucleare è indispensabile ristrutturare le relazioni internazionali, affinché il confronto sia soppiantato dalla cooperazione e le situazioni di conflitto siano risolte con mezzi politici pacifici e senza ricorrere alle armi.
“2. La vita umana dev’essere considerata il valore supremo:
il progresso e lo sviluppo della civiltà umana possono essere assicurati in condizioni di pace e soltanto dal genio creativo dell’uomo.
“3. La nonviolenza dev’essere alla base della vita della comunità umana:
la filosofia e la politica fondate sulla violenza e sull’intimidazione, sulla disuguaglianza e sull’oppressione, sulla discriminazione di razza, di fede religiosa o di colore della pelle sono immorali e inammissibili. Esse sprigionano uno spirito di intolleranza, sono deleterie per le nobili aspirazioni dell’uomo e negano tutti i valori umani”.
Quell’antica proposta dimostra come un mondo così può essere pensato in sede politica e perseguito da poteri responsabili. Purtroppo i protagonisti di allora, a cominciare dagli antagonisti occidentali dell’Unione Sovietica, non erano disponibili a realizzarla, come fu dimostrato tre anni dopo dalla miope reazione alla decisione politica di Gorbaciov di far venir meno il muro di Berlino e di passare dalla guerra fredda alla pace; nell’intervento citato si racconta di una visita scoraggiante di parlamentari italiani al Dipartimento di Stato e al Pentagono proprio l’8 novembre dell’89 e poi della risposta del generale americano che volava 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno sui cieli dell’America per essere pronto in ogni evenienza a scatenare l’ecatombe nucleare; a chi lo incitava lietamente in un collegamento da terra a scendere perché la guerra ormai era finita, rispondeva che la guerra doveva restare sempre pronta all’esercizio. Se invece davvero quel generale fosse sceso e si fosse creduto alla pace, tutto il corso della storia successiva sarebbe stato diverso. La guerra del Golfo era vicina.
Nel sito labibliotecadialessandria, tra “I precedenti”, pubblichiamo la “lettera ai comunisti italiani” del 24 gennaio 1986.
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Vi informiamo da ultimo che l’assemblea annuale di Costituente Terra è convocata per il 27 gennaio 2022 alla Biblioteca Vallicelliana, ci auguriamo in presenza o in ogni caso a distanza e con il relativo link. All’o.d.g. l’approvazione del bilancio 2021, l’elezione del presidente e degli organi statutari e lo sviluppo delle attività, a cominciare da un più largo coinvolgimento di tutti nel processo costituente. Tutti gli iscritti vecchi e nuovi sono invitati a partecipare. Per le quote resta stabilito quanto indicato nell’appello istitutivo: “La quota annua di iscrizione è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti vogliano e possano contribuire a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione. Naturalmente però è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno”. Per i versamenti, benvenuti fin d’ora per sostenere la gestione dei siti e le spese ordinarie, si prega di usare l’IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR), intestato a “Costituente Terra”.
Con i più cordiali saluti
www.costituenteterra.it
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QUALCHE PRECEDENTE NELLA STORIA DEL ‘900
1 DICEMBRE 2021 / COSTITUENTE TERRA / IL PROCESSO COSTITUENTE /
Dalle Nazioni Unite alla guerra fredda alla dichiarazione di Nuova Delhi alla rimozione del muro di Berlino: una lunga gestazione nella vicenda del 900
Raniero La Valle
Si è tenuto il 24 novembre 2021 nel quadro delle iniziative del Festival della pace di Brescia un Incontro, moderato da Roberto Cammarata, per la presentazione del progetto di una Costituzione della Terra e dei relativi “Materiali” pubblicati nella collana dell’Editore Giappichelli. Relatori al Convegno sono stati Luigi Ferrajoli, Raniero La Valle, Tecla Mazzarese, Francesco Pallante, Fabrizio Sciacca e Franco Ippolito. Su qualche precedente nella vicenda politica e culturale del Novecento si è svolto il secondo intervento che qui riprendiamo.
Nel Novecento, dopo la catastrofe della guerra, della Shoà, della bomba atomica, il mondo si è reso conto del fatto che la cultura che lo aveva portato fin lì non era in grado di assicurare la continuità della storia, bisognava fondare il mondo su nuove basi, bisognava ripudiare la cultura della guerra, gli imperialismi, le colonie, l’ideologia delle sovranità assolute, avviare un multilateralismo che permettesse di affrontare le nuove sfide. Furono fondate le Nazioni Unite, la prima Convenzione che venne adottata fu quella contro il genocidio, fu proclamata almeno a parole l’eguaglianza, non solo delle persone, ma anche delle Nazioni grandi e piccole, si tentò di mettere su delle istituzioni per introdurre qualche rimedio all’anarchia dell’economia selvaggia.
La politica non fu però coerente con questa conversione del pensiero, gli Imperi non cadono senza resistere, le colonie non finiscono senza lotte di liberazione, l’economia confligge con la politica e le resiste, e la rivoluzione non c’è stata. C’è stata invece la guerra fredda e la politica del terrore ha dettato il nuovo ordine del mondo.
A ciò si è aggiunto un fattore prima sconosciuto, l’onnipotenza e l’autoreferenzialità della tecnica che suscitava in uno dei maggiori filosofi del Novecento, Martin Heidegger, la domanda se ormai solo un Dio ci potesse salvare. Ma al di là di questo estremo si era fatta strada la percezione negli osservatori più illuminati che non solo questo o quel regime politico economico e sociale fosse in crisi, ma che l’intero corso storico fosse giunto con la modernità a una crisi senza uscita per la quale senza un cambiamento radicale non si potesse evitare la rovina e la pace non potesse essere costruita.
In che consisteva questa crisi? Secondo un grande economista e filosofo nostro, Claudio Napoleoni, essa consisteva nella perdita dell’uomo come soggetto; il capitalismo, con il suo primato del momento economico era riuscito ad assorbire tutta la realtà rendendo tutti, padroni ed operai, ricchi e poveri meccanismi e figure di una macchina produttiva a cui erano assoggettati e in cui tutti erano inclusi. Era, in una forma particolarmente inclusiva, l’alienazione diagnosticata dal marxismo, anche se senza una risposta ideologicamente e politicamente adeguata.
Il Club di Roma poneva nel 1971 il problema dei limiti dello sviluppo: finivano le risorse, la Terra non è un sistema incondizionato, occorreva rovesciare i paradigmi dello sfruttamento dell’ambiente.
Negli anni 80 dopo il delitto Moro (1978) il PCI apriva un dibattito sulla sua funzione come partito, unico in Italia, che aveva tenuto aperta, sia pure a fatica, l’istanza rivoluzionaria.
In vista del congresso di questo partito, convocato per l’aprile 1986, Claudio Napoleoni ed io, insieme a molti esponenti della cultura e della politica, prevalentemente cattolici, scrivemmo una lettera ai comunisti; tra i firmatari c’erano padre Balducci, Eleonora Moro, Adriano Ossicini, Mario Gozzini, Italo Mancini e molte realtà di base (la si può trovare ora nella prima sala del sito http://labibliotecadialessandria.costituenteterra.it/sala-i-il-processo-costituente/#i-precedenti ).
L’appello rivolto ai comunisti – ed era una bella pretesa – era che il partito comunista cambiasse per così dire la sua ragione sociale, che questa non fosse, dogmaticamente, l’uscita dal capitalismo, ma fosse in modo più esigente l’uscita dal sistema di guerra. Per discuterne i firmatari convocarono a Cortona per l’11e 12 ottobre 1986 un convegno la cui relazione introduttiva fu tenuta da Claudio Napoleoni. La diagnosi era impietosa; la gravità della crisi stava nel fatto che la guerra non era più solo un evento possibile, catastrofico e addirittura finale della convivenza umana, dopo la bomba atomica, le armi spaziali e tutto il resto che gli uomini avevano imparato dell’ “arte della guerra”, ma era diventata una funzione costituente dell’intera società, in qualche modo la sua costituzione materiale, intorno alla quale tutto il sistema politico e sociale era strutturato. In tal modo il sistema di guerra era diventato il culmine e la garanzia di un sistema di dominio, che non era solo il dominio degli uni sugli altri, di popoli su altri popoli, ma era il dominio del sistema di produzione capitalistico su tutti gli uomini, per cui tutti erano assoggettati alle cose, tutti alienati, i padroni come gli operai, le donne come gli uomini, vittime di un sistema in cui tutti perdevano la loro soggettività, in cui tutti erano inclusi come figure e maschere di un meccanismo in cui la realtà era manipolata e la tecnica fine a se stessa. Dunque, come lo definimmo, era un sistema di dominio e di guerra; e il compito era di recuperare le soggettività perdute e di mettere in moto un opposto e virtuoso processo costituente, tant’è che il titolo della rivista che pubblicò gli atti del convegno. “Bozze 86”, recitava: Costituente pace.
Si può pensare che quello fosse un libro dei sogni. Ma per un’imprevista coincidenza negli stessi giorni del convegno di Cortona si teneva a Reykjavik in Islanda, un incontro tra Gorbaciov e il presidente Reagan in cui veniva ripudiata la guerra fredda ed avviata la distensione; ma la vera novità che faceva risuonare un linguaggio mai sentito prima nei rapporti tra le Potenze interveniva poco più di un mese dopo, il 27 novembre 1986 nella “Dichiarazione di Nuova Delhi” lanciata come proposta al mondo da Gorbaciov e da Rajiv Gandhi, leader dell’India e figlio di Indira. Si trattava di uno straordinario progetto di unità del mondo, a partire da un totale rovesciamento della politica di guerra e dal licenziamento della guerra come coronamento della sovranità e struttura costituente della politica degli Stati e dei loro rapporti internazionali; si postulava la costruzione di “un mondo libero dalle armi nucleari e non violento”, in cui la vita umana fosse considerata il valore supremo; e il realismo di questo programma politico era esplicitamente fondato sul fatto di essere avanzato legittimamente a nome dell’India e dell’Unione Sovietica i cui popoli – uomini donne e bambini – comprendevano oltre un miliardo di persone e un quinto dell’intera umanità di allora; una vera Costituzione mondiale mai pensata prima a partire da 10 principi e obiettivi fondamentali puntualmente indicati.
Paradossalmente la proposta di Cortona, che i comunisti italiani avevano lasciato cadere ed era certo ignota ai due leaders lontani, dimostrava di non essere irrealistica se un grande esponente del comunismo, e anzi allora il suo capo anche come capo dell’URSS, la rivolgeva a tutto il mondo in altre forme e nelle modalità a lui proprie. Un mondo così poteva essere pensato!
Ma il mondo politico e giornalistico di allora era così refrattario a una simile proposta che la scelta unanime fu di ignorare la Dichiarazione di Nuova Dehli e di seppellirla nel silenzio, opponendole una censura ferrea che non ne permise nemmeno la pubblicazione in Occidente, tant’è che essa è ancora ignorata come se non fosse mai esistita; oggi la si può trovare, non a caso, nel nostro sito http://labibliotecadialessandria.costituenteterra.it/, (Il processo costituente) come precedente del progetto di una Costituzione della Terra.
Fu quello il momento magico di ideazione di un nuovo ordine di rapporti umani (per riprendere un’espressione usata qualche decennio prima da papa Giovanni, che era stato il primo ad assumere la pace sulla terra, la “pacem in terris”, come struttura costituente della comunità mondiale).
Ma la cosa non finì lì. Come sviluppo di quell’impegno politico meno di tre anni dopo, il 9 novembre 1989 Gorbaciov prendeva la decisione politica dell’apertura del muro di Berlino, maldestramente attuata dal governo dell’Est tedesco dell’epoca, presieduto da Honecker che si era dimesso qualche settimana prima. Fu l’evento cruciale dell’89 e del secolo, che è passato alla storia come “caduta del muro di Berlino” e che invece in realtà fu la rimozione per via politica del Muro e la proclamazione universale che la guerra era finita.
Ma è a questo punto che, in contrario, c’è stato un catastrofico arresto storico, che ha interrotto il percorso di uscita dalla grande distruzione che il genere umano era arrivato a produrre nel Novecento, arresto storico frutto anch’esso di una decisione politica e di una rovinosa paralisi culturale.
Io conservo un’immagine plastica di questo sbarramento opposto al futuro, di questa caduta di Icaro nel novembre dell’89. In quei giorni ci trovavamo in America con una delegazione della Commissione Difesa della Camera dei deputati, che vi si era recata per un viaggio di scambio tra i Parlamenti, di informazione e di studio. Nel giorno della rimozione del Muro avemmo incontri al Dipartimento di Stato e al Pentagono, dove ci fu espressa tutta la diffidenza e incredulità del governo e dell’apparato militare americano che non erano affatto preparati a quell’evento. [segue]
Oggi mercoledì 15 dicembre 2021
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Contro la campagna denigratoria, importante che Cgil e Uil abbiano deciso lo sciopero generale del 16 dicembre
15 Dicembre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Contro lo sciopero generale deciso da Cgil e Uil per il 16 dicembre è partita una campagna denigratoria con l’obiettivo di colpirne la credibilità. Ad esempio, Cassese si è lasciato andare ad esagerazioni perfino sulla sua legittimità. Evidentemente la decisione ha colpito nel segno, altrimenti non ci sarebbe stata questa reazione rabbiosa. In realtà, […]
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LA POSIZIONE DELLA CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA – CSS
SULLO SCIOPERO “generale” del 16 dicembre 2021 e’
ASTENSIONE, LASCIANDO LIBERI I PROPRI ISCRITTI ED ADERENTI DI PARTECIPARE SECONDO COSCIENZA.
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Grazia Deledda
LA DELEDDA NEGATA
di Francesco Casula
In occasione dei 150 anni della nascita di Grazia Deledda, un profluvio di analisi commenti giudizi e valutazioni rischiano di annegare la scrittrice nuorese in una indistinta romanziera “universale” e “moderna”. Naturalmente in queste definizioni c’è del vero. Ma, parafrasando quanto sostenuto dal grande storico inglese Eric Hobsbawm a proposito di Antonio Gramsci, anche per la Deledda potremmo affermare che “E’ stata molto più che una sarda, ma senza la Sardegna è impossibile capirla”
A iniziare dalla sua scrittura tutta ibridata da sardismi linguistici e da una corposa e sostanziale identità sarda. [segue]
Oggi martedì 14 dicembre 2021
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Prepariamo lo sciopero generale del 16 dicembre
14 Dicembre 2021
Red su Democraziaoggi.
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale, a cui il CoStat (Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari) aderisce, esprime pieno sostegno allo sciopero generale del 16 dicembre proclamato da Cgil e Uil. Ecco le ragioni dell’adesione in un appello della Presidenza CDC nazionale.
I confronti tra Governo e Confederazioni sindacali non hanno dato risultati. La ricerca […]
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Sciopero generale
Sullo Sciopero Generale – “Benedetto sia il conflitto”-
11-12-2021 – di: Marco Revelli su Volerelaluna.
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