Monthly Archives: novembre 2021

America America

a7ea09a4-ec8a-4164-b80f-caf0b9240243a895aa12-499c-4ae1-ac18-30ff36f82392LE MONTAGNE RUSSE DI JOE BIDEN
di Marino de Medici*

Le montagne russe di Joe Biden non finiscono mai. Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti, Santa Nancy Pelosi, è riuscita a raffazzonare la legge di 550 miliardi di dollari per le infrastrutture, frutto di un sofferto compromesso tra i moderati e i liberali del partito democratico. Il miracolo propiziato da Santa Nancy è avvenuto quando lo Speaker ha perso solo sei voti di democratici progressisti ma ne ha incamerati tredici repubblicani. I negoziati erano stati estenuanti ma alla fine l’approvazione della legge per le infrastrutture veniva raggiunta grazie all’impegno dei deputati centristi di impegnarsi a favore della più impegnativa legislazione sociale che prevede la spesa di 1 trilione 750 milioni a condizione che venga giudicata finanziariamente praticabile dall’ufficio congressuale del bilancio. [segue]

Oggi mercoledì 10 novembre 2021

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Legge elettorale: Letta sbaglia, D’Alema ha ragione
10 Novembre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Mi dispiace ammetterlo ma credo che Enrico Letta stia sbagliando sulla legge elettorale. Naturalmente è suo diritto rinviare la discussione e le scelte sulla legge elettorale a dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Il punto debole di questa scelta è che se dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica la situazione politica dovesse precipitare […]
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Per una nuova legge elettorale a salvaguardia della democrazia costituzionale

Pubblichiamo la lettera del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale inviata ai Deputati e i Senatori ( e i lanci di agenzia) riguardante le considerazioni sulla esigenza di una nuova legge elettorale proporzionale.
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Roma, 8 novembre 2021

Onorevole Deputata/o,
dopo la modifica della Costituzione che ha tagliato il numero dei Deputati e dei Senatori a partire dalla prossima legislatura, è indispensabile approvare in tempo utile una nuova legge elettorale.
Tra pochi mesi il Parlamento e i delegati delle Regioni dovranno eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Non è un mistero che alcune delle soluzioni di cui si parla potrebbero portare ad elezioni anticipate. Occorre evitare ad ogni costo che si voti con la legge elettorale oggi in vigore.
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Reddito di cittadinanza: va migliorato non abolito!

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Nel corso del suo intervento, il ministro Orlando ha ringraziato i componenti del Comitato e posto in rilievo quanto la Relazione sia “uno spaccato che parte dalla realtà e, per questo, estremamente attendibile, un punto di riferimento per ogni discussione sul tema, una riflessione per ogni ulteriore integrazione parlamentare”. Il lavoro del Comitato, infatti, ha anticipato il ministro, sarà sottoposto a confronto con le altre forze politiche. IL LINK ALLA PAGINA DEL MINISTERO DEL LAVORO.
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Oggi martedì 9 novembre 2021

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La violenza sulle donne continua in tanti modi
9 Novembre 2021
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi
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In preparazione della “Giornata sulla violenza di genere” del 27 prossimo, ecco un’interessante riflessione sull’argomento
50 anni fa, quando le ragazze come me crescevano, una delle urgenze che sentivamo era quella di conquistare spazi di autonomia, libertà ed anche liberazione sessuale. Anzi, della liberazione sessuale avevamo fatto una battaglia ed una bandiera. Ho sempre pensato […]

Dibattito

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Già all’indomani del primo turno delle elezioni amministrative scorse, la stampa e le televisioni avevano proclamato la vittoria del centrosinistra, la sconfitta del centrodestra e la caduta rovinosa dei 5 Stelle. Un dato confermato al secondo turno, anche con l’elezione di Gualtieri a sindaco della Capitale. Dunque, tutto bene per quelli come noi che si riconoscono nel centrosinistra e, in particolare, guardano con privilegiata attenzione al Partito democratico?
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Reddito di cittadinanza

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Più risorse ma anche più equità ed efficienza
di Fiorella Frarinelli, su Rocca.

Ritocchi o riforma per il Reddito di Cittadinanza? Con la prossima legge di bilancio dovrebbero venire approvati, oltre a un sostanzioso incremento delle risorse dedicate, anche un pacchetto di modifiche che ne migliorino l’equità sociale e l’efficienza. Il Reddito è la più importante misura di welfare firmata dal governo giallo-verde. Quella che l’allora ministro delle politiche sociali Luigi Di Maio salutò, con pose ed entusiasmi da tribuno del popolo, come «l’abolizione della povertà». Pretendendo per ingenuità, incompetenza od entrambe, di combinarla con virtuose politiche di inserimento lavorativo dei beneficiari. Politiche «passive», insomma, fatte furbescamente passare come «attive».

non si è raggiunta la povertà estrema
I due obiettivi sono stati, dal 2018 ad oggi, largamente mancati. Il primo perché una parte delle persone interessate non è stata neppure intercettata (ad agosto 2021 avevano ricevuto un sostegno 1,37 milioni su 2 milioni di famiglie «povere totali», pochissimi gli homeless, i marginali, gli ex detenuti, la nuvola triste e sfilacciata di chi dorme sotto i ponti o vive di espedienti). La causa principale è l’inadeguatezza dei criteri di accesso e della «scala» di articolazione degli assegni. Ma anche l’aver voluto ignorare che la povertà estrema, quella di chi non è solo senza lavoro ma anche senza casa, senza salute, senza istruzione, senza relazioni, è contattabile e coinvolgibile solo dai servizi sociali dei Comuni, dagli operatori di strada, dai volontari delle associazioni e delle parrocchie, da chi può mettere in campo azioni integrate e convergenti, tutti invece esclusi come attori e supporti inutili dallo spiccato centralismo statalista della norma. Il secondo obiettivo si può invece definire, senza timore di esagerare, un clamoroso insuccesso. Perché solo una minima quota di coloro a cui i Centri per l’Impiego avrebbero dovuto nel giro di pochi mesi offrire un lavoro capace di farli uscire dall’indigenza l’ha effettivamente trovato. Ma i Centri, si doveva tenerne conto, funzionano male per tutti, anche per i non disperatamente indigenti (il 59% dei percettori del Reddito non lavora da anni o non ha mai lavorato, missione dunque difficilissima quella di procurarne l’inserimento lavorativo), e non è affatto sicuro, secondo uno studio della Caritas, che il contratto di lavoro regolare a cui pochissimi sono approdati sia stato frutto degli 11.600 «navigator» per lo più inesperti assunti per affiancare gli 8.000 operatori dei Centri, e non, invece, di una loro autonoma e fortunata iniziativa.

come correggere i limiti
Dietro alle contraddizioni e alle molte storture del provvedimento, ci sono difetti di ideazione e di funzionamento che richiederebbero una profonda revisione, ma le condizioni del Paese non permettono vuoti, discontinuità, tempi lunghi. Avanti, dunque, con i ritocchi, solo un restyling dice la diplomatica lingua dei tecnici. Il Dep, il documento di programmazione che fa da intelaiatura alla manovra economica 2022, dispone un finanziamento aggiuntivo di circa 1 miliardo, con cui si arriverebbe a 8,8 totali, la stessa cifra raggiunta nel 2021 quando i fondi sono stati ripetutamente incrementati per far fronte alle emergenze della pandemia. Ma se col nuovo finanziamento si conferma l’utilità e si estende il campo di intervento di una misura in grado se non di far svanire almeno di mitigare la povertà, in che direzione andranno le modifiche? Come si correggeranno i limiti del provvedimento del 2018, accertati da Banca d’Italia e denunciati da tante inchieste? L’approccio del governo Draghi è stato finora equilibrato e molto pragmatico. Ma non è un mistero che nella sua maggioranza ci siano orientamenti diversi. Alcuni, diffusi trasversalmente nella politica come nella pubblica opinione, sono generati dalla convinzione – un pregiudizio, spesso, ma non senza conferme fattuali – che il sussidio non solo non abbia favorito l’ingresso nel lavoro dei beneficiari o almeno di quel terzo di potenzialmente «occupabili» (due terzi dei 3.027.851 percettori del reddito sono fuori dal lavoro in quanto troppo anziani, deboli, malati, impediti da altre condizioni avverse), ma abbia piuttosto incoraggiato il contrario di quel che si dichiarava nelle intenzioni: la non ricerca del lavoro, il non lavoro, il lavoro in nero. In altre posizioni e opposizioni prevalgono, indipendentemente dal merito, ragioni politiche, ovvero di schieramento, collocazione, consenso elettorale, con una forte polarizzazione tra favorevoli e contrari. Matteo Renzi, per esempio, un occhio a Confindustria e tutti e due al centrodestra, minaccia un referendum abrogativo, peraltro tecnicamente poco fattibile prima del 2025. Mentre la numerosa pattuglia dei parlamentari Cinquestelle tende a difendere sempre e comunque la norma originaria perché il Reddito di Cittadinanza è per loro innanzitutto identità e bandiera. Quanto ai leghisti, tutto o quasi dipende dall’esito della strenua difesa della «loro» creatura, quella costosissima «Quota 100» simbolo, anche qui una bandiera, di inossidabile contrarietà alla legge Fornero sulle pensioni e al suo probabile prossimo ritorno. Non sarà facile, dunque, una soluzione che, salvando quello che c’è di buono nel provvedimento – non abbandonare i poveri a loro stessi – introduca correttivi di quello che proprio non va, e che rischia di produr- re ulteriori tensioni sociali. L’esecutivo, e chi più convintamente lo sostiene, sa bene che oltre al problema di una spesa corrente in deficit che continua a salire, c’è la necessità di sventare il rischio del risentimento dei tanti occupati a tempo pieno che percepiscono salari troppo bassi ma che non sono «abbastanza poveri» per accedere al soste pubblico. Inevitabile, quando, a fronte di salari per lavori a tempo pieno che talora non superano i 900 Euro, il valore massimo del sostegno per persona singola è 780 Euro. Si chiama guerra tra poveri, il peggio che possa succedere. Ma come se ne esce senza introdurre anche da noi quel «salario minimo» così malvisto dalle organizzazioni sindacali, e da parte del padronato?

evitare che vada a chi non ha diritto
Ci sono comunque delle priorità. La prima è evitare che il Reddito vada a chi non ne ha diritto. Sugli oltre 3 milioni di percettori dell’estate scorsa, a ben 123.697 è stato revocato l’assegno per dichiarazioni false, le più frequenti relative alla composizione del nucleo familiare, alla mancata dichiarazione sullo stato di detenzione in carcere, alla presenza di condanne di particolare gravità come l’associazione mafiosa. L’incrocio delle anagrafi nazionali informatizzate sarebbe la via maestra per un controllo preventivo a monte della regolarità delle domande, anche perché scovare i furbetti a cose fatte non basta a recuperare i soldi che sono andati alle persone sbagliate.

rivedere la scala delle assegnazioni
La seconda, molto più importante per l’equità sociale del Reddito, è rivedere la scala in base a cui si assegnano le risorse che pena- lizza le famiglie povere numerose e che non tiene conto delle differenze territoriali di costo della vita. C’è una vistosa iniquità sociale tra i 780 Euro assegnati ai single e i 1.080 assegnati a una famiglia con un figlio minore e, ancora di più, i 1.280 assegnati a chi di figli sotto i 10 anni ne ha 3. È qui, si sa, che la povertà è più terribile e pericolosa, e che bisogna a ogni costo evitare i suoi effetti negativi su istruzione, salute, alimentazione, i danni che generano i «poveri di domani». Tanto più se si considera che il contributo per l’affitto di 280 Euro, costitutivo dell’assegno, è eguale per tutti, mentre le esigenze abitative sono diversissime tra chi è solo e le famiglie di 3, 4, 5 componenti (col costo degli affitti che varia enormemente tra città e piccoli centri, e per aree territoriali). Sono inique anche le clausole ostative che escludono dall’accesso all’assegno una parte delle famiglie regolarmente residenti di provenienza straniera, in cui la povertà «totale» morde, secondo Istat, quasi tre volte di più che nelle famiglie italiane, il 25% contro il 9%.

cambiare le regole di avviamento al lavoro
E poi, sempre che i servizi per l’impiego riescano a diventare più efficienti – grazie al programma Gol sulle politiche attive finanziato con le risorse del Pnrr – sono da cambiare anche alcune delle regole stabilite dal Reddito di cittadinanza relative all’avvia- mento al lavoro. La legge dice che la condizione per percepire il reddito è firmare il «patto per il lavoro», con cui chi è abile a lavorare si impegna a mettersi a disposizione dei Centri, accettando e seguendo programmi di formazione e di ricerca attiva del lavoro e valutando le offerte di inserimento lavorativo. Questi patti, ad oggi, sono stati stipulati solo per il 31% degli inviati ai Centri, una percentuale davvero troppo bassa anche considerando che durante il lockdown furono sospesi gli obblighi di presentarsi ricorrentemente agli operatori. Non solo. In nessuna Regione, in quasi tre anni di attuazione, è mai stata applicata la condizionalità per cui se il lavoro offerto viene rifiutato per tre volte, il candidato al lavoro perde l’assegno. La legge attuale dice infatti che il lavoro si può rifiutare se l’offerta non è «congrua», e la congruità consiste in un contratto a tempo indeterminato che garantisca almeno 858 Euro al mese. Ora, al di là che, a differenza che in paesi come la Germania e la Francia, da noi i Centri per l’Impiego sono regionali mentre ad erogare gli assegni è l’istituto nazionale Inps (col risultato che quest’ultimo può ignorare se il percettore del reddito ha ricevuto o no una proposta «congrua», se ci sono stati rifiuti e quante volte), è evidente che la possibilità di rifiutare infinite volte un contratto regolare, ma a tempo determinato o a part time, non è quello che ci vuole per incoraggiare l’uscita dal sussidio e l’ingresso nel lavoro. Le politiche attive del lavoro sono tutt’altra cosa, impraticabili in Centri per l’Impiego così inefficienti e in assenza di obblighi a far decadere il reddito in caso di rifiuto del lavoro e di incentivi ad accettarlo. In altri paesi a fare la differenza sono, da un lato, i buoni servizi erogati dai Centri, in termini sia di tempestivi e non burocratizzati piani individualizzati di qualificazione professionale e di assistenza alla ricerca attiva del lavoro sia della possibilità per un certo periodo di continuare a percepire il reddito di cittadinanza, inizialmente per intero e poi a scalare, cumulandolo con il salario da lavoro, se inferiore ai minimi definiti dalla legge o dai contratti nazionali. Quanto agli incentivi per i datori di lavoro che accettino di assumere i percettori del reddito di cittadinanza, bisognerebbe sapere che quello che per le aziende serie conta davvero non sono le detrazioni fiscali ma la certezza che il lavoratore che si assume abbia sviluppato le competenze fondamentali per svolgere bene le prestazioni previste. Tutt’altra logica, insomma, da quella tipicamente assistenziale delineata dalla norma italiana.

si riuscirà a raddrizzare la barca?
Ci sarebbe quindi molto da cambiare, nella norma e nelle pratiche attuative, per restituire dignità e valore non solo al contrasto delle troppe povertà ma al mondo del lavoro e ai lavoratori. Non saranno le cronache dei giornali che denunciano ogni giorno furbetti, illegalità, cumuli irregolari tra assegni e lavoro nero a cambiare la situazione. Il sostegno alla povertà vera dev’essere rafforzato ed esteso all’intera platea delle persone e delle famiglie povere, ma le politiche attive del lavoro sono un’altra cosa. Riuscirà il governo Draghi a raddrizzare almeno un po’ una barca mal congegnata che fa acqua da tutte le parti? C’è da augurarselo. È anche da qui che si misura la civiltà di un Paese.
Fiorella Farinelli

ROCCA 15 NOVEMBRE 2021
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Astensionismo e disaffezione: la politica e i ceti popolari
5 Novembre 2021 by c3dem_admin | su C3dem.
Esiste un divario crescente, un vero solco, tra la politica e le classi popolari, e questa è una delle cause principali dell’assenteismo. I partiti di sinistra una volta erano partiti di lavoratori e si interessavano alla vita della gente; ora non più.
Qualche proposta concreta su come la politica possa tornare a coinvolgere la vita concreta delle persone

di Sandro Antoniazzi
Nelle recenti elezioni amministrative il tasso di assenteismo è stato particolarmente elevato; non è un fatto nuovo, perché ad ogni elezione si registra un progresso di questo indice negativo, che non si sa come affrontare. [segue]

Ultimissime: rinnovo del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti e del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna.

odg-sCONCLUSE LE VOTAZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI E DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA SARDEGNA
Ordine dei Giornalisti della Sardegna
8 novembre 2021 13:49
[segue]

Che succede?

c3dem_banner_04LA PARTITA DEI DUE PRESIDENTI. ROSY BINDI E IL PD.
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COME SALVARE IL SOLDATO ZAN. COME BATTERE LA CLIMATOCRAZIA. IL NODO CONCORRENZA.
5 Novembre 2021 su C3dem.
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POPOLO, COMUNITA’, SINISTRA… IL QUIRINALE, E LE DUE LEGHE
5 Novembre 2021 su C3dem.
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L’URGENZA DI SCELTE DIFFICILI. L’EMERGENZA CLIMA COME IL COVID
3 Novembre 2021 su C3dem.
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Oggi lunedì 8 novembre 2021

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La libertà di manifestare non può essere sospesa
8 Novembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Il prefetto di Trieste Valerio Valenti, nei giorni scorsi, ha adottato un’ordinanza che esclude piazza Unità d’Italia dallo svolgimento di manifestazioni pubbliche. L’area viene equiparata in tal senso alla zona antistante la cattedrale di San Giusto e la sinagoga, ‘coperta’ da un provvedimento del 2010.
Nell’ordinanza si legge che nella piazza è vietato lo svolgimento […]
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Oggi domenica 7 novembre 2021

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Carbonia. Non solo dignità del lavoro, costruire un nuovo potere nella gestione della miniera: l’avvio del Consiglio di gestione SMCS
7 Novembre 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.

Oggi domenica nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
L’uguaglianza, la solidarietà, nei discorsi dei politici e dei sindacalisti in difesa della miniera, un impegno certosino per restituire a Carbonia il volto della rinascita nella socialità inaugurata dal nuovo antifascismo della ricostruzione, che vuole prima di tutto rispecchiarsi nella Carta della […]
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Auguri a Giggirriva!

Gigirriva GIGI RIVA
Oggi è il compleanno di Gigi Riva. E sono 77!
Infatti è nato a Leggiuno, provincia di Varese, il 7 novembre 1944.
Arrivato a Cagliari quando aveva 18 anni, ormai è uno di noi.
Lombardo, ha voluto e saputo farsi sardo, un’impresa che a molti sardi non riesce. Auguri Giggirriva.
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Oggi sabato 6 novembre 2021

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fd6fb35e-8c9c-4806-9599-c10a0d63b57fANPI. Note dal Congresso. Contro i nuovi fascismi e le scelte a-costituzonali occorre un nuovo impegno di lotta nello spirito della Resistenza.
6 Novembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

Non mi preoccupa tanto l’attacco alla CGIL, un atto vile e proditorio che una polizia meglio diretta avrebbe impedito sul nascere senza permettere le azioni disgustose che abbiamo visto. E del resto, c’è stata una manifestazione popolare immensa a Roma e tante altre in tutto il paese. La risposta è stata immediata e di […]
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America America

a7ea09a4-ec8a-4164-b80f-caf0b9240243LA PRESIDENZA BIDEN AFFONDA
di Marino de Medici*
La presidenza Biden ha cominciato ad affondare in Virginia e tutto lascia pensare che affonderà totalmente tra un anno. Saranno le elezioni mid term a segnare il definitivo tracollo del partito democratico che ha miseramente
fallito la prova di governare con leggi socialmente avanzate al Congresso.
Dopo lo sfacelo della candidatura McAuliffe nell’elezione per il governatorato della Virginia, l’immagine del partito democratico propagata dall’apparente inattitudine del presidente Biden e dalla paralisi del suo partito al Campidoglio peserà in misura decisiva sulle elezioni congressuali del novembre 2022. La prevedibile perdita democratica di entrambe le camere del Congresso segnerà non tanto il ritorno di Donald Trump, lo spettro che continua ad incombere sulla democrazia americana, quanto lo scollamento del partito democratico, che nel giudizio di un commentatore del New York Times sembra composto da “falsi moderati e di simulatori radicali”. In termini meno esoterici, il partito di Biden è ideologicamente radicale, con improduttivi connotati razziali e indirizzi polarizzanti.
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Oggi venerdì 5 novembre 2021

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fe142df8-f885-48af-a6e9-214e82204785L’ANPI di Cagliari oggi a congresso in buona salute, con tanti progetti e rinnovata speranza in un mondo migliore
5 Novembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
L’ANPI di Cagliari va a congresso oggi e ci va in buona salute. Circa 300 iscritti quasi il doppio dello scorso congresso, un’unita’ interna invidiabile, tanta attivita’ svolta e di qualita’, molti progetti per il futuro.
L’ANPI insieme al Comitato per il NO e’ stata uno degli artefici della straordinaria vittoria al referendum del 2016 […]
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