Monthly Archives: ottobre 2021

Il Papa oscurato

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lampadadialadmicromicro1E’ già online e tra poco in distribuzione del cartaceo il n. 21, del 1° novembre 2021, di Rocca, quindicinale della Cittadella Pro Civitate Christiana di Assisi. Nel darne pubblicità, riproduciamo di seguito l’editoriale del direttore Mariano Borgognoni. Come è noto Aladinpensiero ha insieme con altre news online stipulato un accordo di collaborazione con la Cittadella di Assisi, in particolare per la diffusione delle informazioni relative al Sinodo della Chiesa cattolica universale e ai connessi cammini sinodali della Chiesa italiana. Giova anche ricordare che Aladinpensiero è media partner dell’associazione Amici sardi della Cittadella di Assisi.
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Il Papa oscurato
ROCCA 1 NOVEMBRE 2021

di Mariano Borgognoni

Un amico mi butta lì una battuta: «voi di Rocca siete diventati i portavoce del partito del Papa».
Dissimulo una certa irritazione: «noi papolatri? Giammai!». Rispetto sincero ed anche affetto sì, ma mai assenso acritico per la «sedia» pontificia a prescindere. Questa è la cifra di Rocca, rivista laica di ispirazione cristiana.
Qualche giorno dopo apro Avvenire e leggo il messaggio rivolto da Francesco al IV Incontro mondiale dei Movimenti Popolari (Emmp). Lo percorro da cima a fondo e quasi quasi la battuta del mio amico non produce più irritazione: «bisognerebbe fondarlo davvero il partito del Papa!» dico fra me e poi giudiziosamente
mi censuro, anche perché i Papi cambiano.
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In quell’intervento pontificio c’è un manifesto evangelico con una dimensione politica forte ed esplicita. D’altra parte se l’Evangelo non parla alle ferite dell’umanità in carne ed ossa è lettera morta o peggio, paralizzante consolazione, invece di essere speranza concreta di una liberazione che comincia dal presente e attende il Regno. Occorre guardarsi da chi parla del Regno senza calarsi nel presente e nel suo bisogno di giustizia e di vita buona.
I giorni seguenti sono andato spigolando per siti, giornali e giornaloni. Niente o troppo poco ho trovato in riferimento alla straordinaria forza di quel messaggio: il Papa è stato oscurato!
Ma cosa dice Francesco in quell’intervento?
Sarebbe troppo lungo enunciarne tutti i punti, ci torneremo puntualmente nel prossimo numero. Per ora basti citare alcuni elementi essenziali, a partire dalla considerazione iniziale del Papa secondo cui la pandemia ci ha messo davanti agli occhi disuguaglianze «che tanti meccanismi di post-verità non hanno potuto occultare». Quindi non basta tornare al prima «perché questo sarebbe davvero suicida e, se mi consentite di forzare un po’ le parole, ecocida e genocida». Torna in questo incipit l’ecologia integrale di Bergoglio; la convinzione che devastazione dell’ambiente e sfruttamento dell’uomo sull’uomo vanno da sempre a braccetto. E che quindi custodia della natura e cura della umanità più fragile sono la via difficile ma necessaria per dare una prospettiva alla casa comune e una speranza di giustizia tra gli uomini dentro la casa comune.
Che fare quindi per dare gambe ad una economia (oikonomia=legge/governo della casa) che serva senza asservire? Beh intanto questo deve diventare il compito di una politica autorevole e rigenerata, capace di compiere scelte fonrti a cominciare da un «salario universale» che dia la possibilità «ad ogni persona in questo mondo di accedere ai beni più elementari della vita» e dalla «riduzione della giornata lavorativa». Insomma, aggiunge il Papa «lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro».
Finisco qui anche se Francesco pone altri obiettivi di enorme importanza: dalla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini, al condono dei debiti ai Paesi poveri, alla preservazione dei beni comuni, alla cessazione della fabbricazione e del traffico delle armi.
Un intervento di rara chiarezza e di grande forza etica e politica che tende a restituire al confronto sul futuro del mondo globalizzato la dimensione giusta, una risposta forte alla domanda di crescente uguaglianza, di universalizzazione dei diritti sociali e civili a cominciare dalle tre T: tierra, teto, trabajo. Terra, casa, lavoro.
E’ imbarazzante che su di esso non si sia aperta una discussione vera perché è chiaro che il contenuto del messaggio domanda un cambiamento radicale del paradigma economico dominante che, nella sostanza, esclude la possibilità di un governo democratico dei processi economico-sociali, relegando la politica a pura amministrazione dell’esistente. Di un esistente in crisi o in ripresa ma pur sempre dentro i sacri
paletti definiti dalle leggi ferree del mercato e del sostegno pubblico ad esso subalterno.
Concludo con una considerazione più domestica. In Italia e in Europa si sta discutendo di quello che abbiamo chiamato Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come non porsi dentro questo percorso il grande obiettivo della piena e buona occupazione? Ci siamo tornati più volte in questi mesi perché avvertiamo che sul tema del lavoro si gioca la tenuta civile di una società, il suo benessere e il suo futuro. Certo perseguire la piena occupazione richiede l’utilizzo di molte leve ma l’unica veramente decisiva è quella di mettere questo obiettivo al primo posto dell’agenda sociale e politica e piegare su di esso l’insieme
delle scelte di bilancio, delle politiche fiscali e redistributive, degli investimenti nella ricerca e nella formazione.
Ci sono le forse sociali, culturali, politiche capaci di assumersi questa missione? L’oscuramento pontificio rendere lecito il dubbio. Ma non abbiamo alternative alla coltivazione attiva della speranza.
Mariano Borgognoni
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Newsletter n. 236 del 26 ottobre 2021
PER IL FUTURO DEL MONDO
Care Amiche ed Amici,

in questa settimana, il 30 e 31 ottobre, si riunirà a Roma il G 20 sotto la presidenza di Draghi. I temi all’ordine del giorno, crisi ecologica e pandemia da Covid, riguardano né più né meno che la salvezza del mondo. Noi non abbiamo modo di influire sulle sue decisioni, ma ci sembra che “i Grandi” potrebbero trarre ispirazione per il loro lavoro dal fatto che a Roma c’è anche la presenza del papa. Fino a qualche decennio fa questa ispirazione avrebbe potuto essere partigiana ed escludente, dato che il cattolicesimo definiva se stesso come l’unica religione vera e la Chiesa cattolica come unica arca fuori della quale non potesse darsi salvezza; l’ispirazione che oggi ne può venire è al contrario universale e includente sia per il riconoscimento operato dal Concilio Vaticano Secondo dei doni di Dio profusi come semi in tutte le religioni e le culture, sia per l’affermazione di fraternità tra tutti gli uomini che papa Francesco ha condiviso con ogni religione e ha esteso in particolare all’Islam con cui nel patto di Abu Dhabi ha firmato l’attestazione che “le diversità di religione… sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani”. Lo stesso papa nel messaggio ai Movimenti popolari del 16 ottobre scorso ha chiesto a se stesso e a tutti gli altri leader religiosi “di non usare mai il nome di Dio per fomentare guerre o colpi di Stato”. Questa ispirazione può pertanto essere oggi tale da incoraggiare tutti i responsabili della vita sulla Terra a perseguire l’unità umana, a adottare un’ecologia integrale, a far proprio il Trattato già varato dall’ONU per la proibizione di tutte le armi nucleari, a promuovere la fine della corsa al riarmo e delle relative spese, nonché a indurre a una conversione dell’ideologia delle Forze Armate; tutto ciò al fine di costruire un mondo in cui rimangano come unici uccisi dal fuoco delle Forze Armate quelli uccisi per sbaglio nei set cinematografici di Hollywood.
Sarebbe bene inoltre che i partecipanti al vertice mondiale fossero informati del fatto che a Roma è stata da poco istituita una Scuola che promuove il pensiero e cerca le vie per dar luogo alla stesura e all’adozione per tutto il mondo di una Costituzione della Terra. Si potrebbe dire che i convenuti a Roma, come responsabili di popoli e protagonisti decisivi della scena mondiale, di tale Scuola potrebbero essere i primi docenti e discepoli. Sarebbe bello infatti che fra loro sorgessero persone iniziative e politiche che facessero proprio questo progetto, lo includessero nelle tematiche presenti nella comunità delle Nazioni e lo portassero a buon fine, in modo che la Terra intera possa avere la sua Costituzione: una Legge fondamentale che garantisca diritti e doveri a tutti gli uomini e le donne del pianeta e che con il supporto di efficaci garanzie giuridiche ed istituzionali assicuri che la Terra sia salva, la vita sia prospera e la storia continui.
Come si sa le Costituzioni hanno offerto molte volte e per molto tempo le più alte esperienze di giustizia e di pace nei singoli Stati, sicché si può pensare che il modello costituzionale esteso sul piano globale possa mantenere analoghe promesse per tutti i Paesi.
Anche la sfida della pandemia conduce nella stessa direzione, suggerendo di instaurare una politica dei beni comuni dell’umanità che non si possano né comprare né vendere, che siano fuori commercio e messi a disposizione di tutti da un’economia di liberazione, a cominciare dalla decisione della non brevettabilità dei vaccini contro il Covid e dei farmaci salvavita.
Che tale proposta non sia mai stata formulata fin qui non depone contro la sua attuabilità, ma deriva piuttosto dal fatto che finora da ogni punto del pianeta la Terra è apparsa frammentata e divisa e il corso storico si è andato svolgendo attraverso contrapposizioni etniche, religiose, culturali e politiche via via apparse come insormontabili, sicché una Costituzione di tutta la Terra sembrava impensabile; ma oggi la Terra può essere osservata dall’alto come un tutto globale e anzi un poliedro, come dice il Papa, e come si sa al mutamento del punto di vista corrisponde il mutamento delle cose; oggi in realtà le divisioni identitarie, pur feconde e inviolabili nel loro ordine, non sono più tali da precludere unità più costruttive e più vaste. Né questa costruzione di un ordinamento costituzionale mondiale può essere considerata un’utopia di intellettuali, se negli anni 80 del 900 un mondo ricomposto nella pace, “senza armi nucleari e non violento” fu proposto da due grandi compagini statali, l’Unione Sovietica e l’India, pur appartenenti a mondi diversi, i cui popoli insieme rappresentavano un quinto dell’umanità.
Nel nostro sito pubblichiamo il messaggio di papa Francesco ai membri dei movimenti popolari che il papa chiama affettuosamente “poeti sociali”; tale messaggio per la precisione con cui il papa ha evocato i I principi da osservare, opzione preferenziale per i poveri, destinazione universale dei beni, solidarietà, sussidiarietà, partecipazione, bene comune, e per le misure concrete suggerite, come il salario universale e la riduzione dell’orario di lavoro, ha suscitato le ire del sito antibergogliano integralista “Stilum Curiae” di Marco Tosatti. È anche da segnalare che dopo l’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha preso una forte posizione a favore dei migranti nel Mediterraneo e contro il loro respingimento e la loro riconsegna ai lager libici.
Con i più cari saluti

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Domusnovas. Fermare la fabbrica di bombe e garantire la sicurezza della comunità

06e6fb6a-ffa1-497c-b74b-87fcb697352eFermare la fabbrica di bombe e garantire la sicurezza della comunità.
La fabbrica di bombe RWM di Domusnovas-Iglesias si appresta ad inaugurare il nuovo stabilimento di produzione di armi ed esplosivi e contestualmente il nuovo Campo Prove dove testare l’efficienza degli ordigni costruiti.
La fabbrica di armi da guerra è individuata tra quelle a rischio di incidente rilevante per la pericolosità dell’attività che avviene all’interno dello stabilimento e nelle operazioni di trasporto delle merci in ingresso e in uscita. Per prevenire o limitare gli effetti nocivi di eventuali incidenti, lo stabilimento dovrebbe essere dotato, in base alla Direttiva Seveso, di un efficiente Piano di Emergenza Esterna (PEE) regolarmente predisposto dalla prefettura e condiviso con la popolazione. [segue]

Oggi martedì 26 ottobre 2021

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Maggioritario è il vecchio, proporzionale è liberazione di energie positive
26 Ottobre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
Il risultato delle elezioni comunali è stato sfavorevole alla destra e favorevole al Pd, riferimento di una coalizione a geometria variabile, e ha registrato il disastro del Movimento 5 Stelle. La battuta d’arresto per la destra è evidente. I tentativi di Salvini di millantare scenari favorevoli, subito dopo il voto, sono durati ben […]
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Oggi lunedì 25 ottobre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni———————-
La questione sociale è solo sullo sfondo
25 Ottobre 2021 su Democraziaonline.
La bozza della finanziaria, o meglio il Documento programmatico di bilancio spedito a Bruxelles, una manovra da 23 miliardi, al 40% è dedicata alle tasse. Ma non affronta i nodi veri, né per quanto riguarda la legge Fornero né per ripianare le diseguaglianze economiche. E non completa il Pnrr.
Ecco sul tema una riflessione di Giulio Marcon da Sbilanciamoci […]
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Atene e Roma una chiesa diversa

rocca-21-ott-21NO, NON È FINITA

di Raniero La Valle

La notizia è che effettivamente nel processo sinodale cominciato il 9 ottobre si cercherà di coinvolgere i laici e tutte le Chiese locali. [segue]

Che succede?

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IL PD E IL PROPORZIONALE, IL PD E L’ALLEANZA LARGA
23 Ottobre 2021 su C3dem.
[segue]

Oggi domenica 24 ottobre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni———————-
Carbonia. Sulla crisi descritta nella lettera del presidente ACaI. I morti di gennaio
24 Ottobre 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi
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Puntuale appuntamento domenicale con la storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
A quella “ricchezza, che è invece simbolo di miseria” il professor Levi aveva dato un significato ben preciso, la necessità di una svolta nella politica del settore minerario, sicché l’industrializzazione del bacino divenisse la realizzazione del “sogno notturno e diurno di chi scrive. […]
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Da Taranto, un impegno che continua
24 OTTOBRE 2021 sul sito web dedicato
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Il Manifesto dell’Alleanza proposto dai giovani
23 OTTOBRE 2021 sul sito web dedicato.
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«Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso»

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Il Messaggio di Papa Francesco
21 OTTOBRE 2021

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco invia ai partecipanti alla 49ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si svolge a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021 sul tema «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso»
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Cari fratelli e sorelle,
saluto cordialmente tutti voi che partecipate alla 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, convocata a Taranto. Rivolgo il mio saluto fraterno al Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, all’Arcivescovo Filippo Santoro e ai Vescovi presenti, ai membri del Comitato Scientifico e Organizzatore, ai delegati delle diocesi italiane, ai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni, a tutti gli invitati e a quanti seguono l’evento a distanza.
Questo appuntamento ha un sapore speciale. Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciò è tanto più necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale. Per uscirne è richiesto un di più di coraggio anche ai cattolici italiani. Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare, non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società. Siamo chiamati a essere lievito che fa fermentare la pasta (cfr Mt 13,33).
La pandemia ha scoperchiato l’illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l’ambiente in cui viviamo. Per rialzarci dobbiamo convertirci a Dio e imparare il buon uso dei suoi doni, primo fra tutti il creato. Non manchi il coraggio della conversione ecologica, ma non manchi soprattutto l’ardore della conversione comunitaria. Per questo, auspico che la Settimana Sociale rappresenti un’esperienza sinodale, una condivisione piena di vocazioni e talenti che lo Spirito ha suscitato in Italia. Perché ciò accada, occorre anche ascoltare le sofferenze dei poveri, degli ultimi, dei disperati, delle famiglie stanche di vivere in luoghi inquinati, sfruttati, bruciati, devastati dalla corruzione e dal degrado.
Abbiamo bisogno di speranza. È significativo il titolo scelto per questa Settimana Sociale a Taranto, città simbolo delle speranze e delle contraddizioni del nostro tempo: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso». C’è un desiderio di vita, una sete di giustizia, un anelito di pienezza che sgorga dalle comunità colpite dalla pandemia. Ascoltiamolo. È in questo senso che vorrei offrirvi alcune riflessioni che possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da tre “cartelli”.
Il primo è l’attenzione agli attraversamenti. Troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione: giovani costretti a lasciare i loro Paesi di origine per emigrare altrove, disoccupati o sfruttati in un infinito precariato; donne che hanno perso il lavoro in periodo di pandemia o sono costrette a scegliere tra maternità e professione; lavoratori lasciati a casa senza opportunità; poveri e migranti non accolti e non integrati; anziani abbandonati alla loro solitudine; famiglie vittime dell’usura, del gioco d’azzardo e della corruzione; imprenditori in difficoltà e soggetti ai soprusi delle mafie; comunità distrutte dai roghi… Ma vi sono anche tante persone ammalate, adulti e bambini, operai costretti a lavori usuranti o immorali, spesso in condizioni di sicurezza precarie. Sono volti e storie che ci interpellano: non possiamo rimanere nell’indifferenza.
Questi nostri fratelli e sorelle sono crocifissi che attendono la risurrezione. La fantasia dello Spirito ci aiuti a non lasciare nulla di intentato perché le loro legittime speranze si realizzino. Un secondo cartello segnala il divieto di sosta. Quando assistiamo a diocesi, parrocchie,
comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, «tutto crede, tutto spera» (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci. Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesù in cammino per le strade del mondo, sull’esempio di Colui che è la via (cfr Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza è sempre in cammino e passa anche attraverso comunità cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio. Quanto sarebbe bello che nei territori maggiormente segnati dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di riscatto. Come scrivevo nell’Enciclica Laudato si’, «non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso» (n. 194). Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per favorire l’agire dei lupi del malaffare e dell’interesse individuale. Non abbiamo paura di denunciare e contrastare l’illegalità, ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il bene!
Un terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta. Lo invocano il grido dei poveri e quello della Terra. «La speranza ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi» (n. 61). Il Vescovo Tonino Bello, profeta in terra di Puglia, amava ripetere: «Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!». Ci attende una profonda conversione che tocchi, prima ancora dell’ecologia ambientale, quella umana, l’ecologia del cuore. La svolta verrà solo se sapremo formare le coscienze a non cercare soluzioni facili a tutela di chi è già garantito, ma a proporre processi di cambiamento duraturi, a beneficio delle giovani generazioni. Tale conversione, volta a un’ecologia sociale, può alimentare questo tempo che è stato definito “di transizione ecologica”, dove le scelte da compiere non possono essere solo frutto di nuove scoperte tecnologiche, ma anche di rinnovati modelli sociali. Il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando esige un obbligo di svolta. Guardiamo, in questo senso, a tanti segni di speranza, a molte persone che desidero ringraziare perché, spesso nel nascondimento operoso, si stanno impegnando a promuovere un modello economico diverso, più equo e attento alle persone.
Ecco, dunque, il pianeta che speriamo: quello dove la cultura del dialogo e della pace fecondino un giorno nuovo, dove il lavoro conferisca dignità alla persona e custodisca il creato, dove mondi culturalmente distanti convergano, animati dalla comune preoccupazione per il bene comune. Cari fratelli e sorelle, accompagno i vostri lavori con la preghiera e con l’incoraggiamento. Vi benedico, augurandovi di incarnare con passione e concretezza le proposte di questi giorni. Il Signore vi colmi di speranza. E non dimenticatevi, per favore, di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 4 ottobre 2021
Festa di San Francesco d’Assisi
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“Solidarietà, cooperazione e responsabilità: gli antidoti per combattere le ingiustizie, le disuguaglianze e le esclusioni”
Udienza ai partecipanti al Convegno Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, 23.10.2021

Questa mattina [sabato 23 ottobre 2021], nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, svoltosi in Vaticano dal 21 al 22 ottobre 2021, sul tema “Solidarietà, cooperazione e responsabilità: gli antidoti per combattere le ingiustizie, le disuguaglianze e le esclusioni”.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sono lieto di incontrarvi nel contesto del vostro Convegno Internazionale. Grazie, Signora Presidente, per le Sue cortesi parole – e chiare, come Lei fa sempre, chiare –. In questi giorni trattate temi grandi ed essenziali: la solidarietà, la cooperazione e la responsabilità come antidoti all’ingiustizia, alla disuguaglianza e all’esclusione.

Sono riflessioni importanti, in un tempo nel quale le incertezze e le precarietà che segnano l’esistenza di tante persone e comunità sono aggravate da un sistema economico che continua a scartare vite in nome del dio denaro, istillando atteggiamenti rapaci nei confronti delle risorse della Terra e alimentando tante forme di iniquità. Dinanzi a questo non possiamo restare indifferenti. Ma la risposta alle ingiustizie e allo sfruttamento non è solo la denuncia; è soprattutto la promozione attiva del bene: denunciare il male ma promuovere il bene. E per questo vi esprimo il mio apprezzamento: per le attività che portate avanti, specialmente nel campo educativo e formativo, in particolare per l’impegno di finanziare studi e ricerche per i giovani sui nuovi modelli di sviluppo economico-sociale ispirati alla dottrina sociale della Chiesa. È importante, ne abbiamo bisogno: nel terreno inquinato dal predominio della finanza abbiamo bisogno di tanti piccoli semi che facciano germogliare un’economia equa e benefica, a misura d’uomo e degna dell’uomo. Abbiamo bisogno di possibilità che diventino realtà, di realtà che diano speranza. Questo significa tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.

Riprendo la parola “predominio della finanza”. Quattro anni fa è venuta a trovarmi una grande donna economista che aveva un lavoro, anche, in un governo. E mi disse che lei aveva cercato di fare un dialogo tra economia, umanesimo e fede, religione, e che è andato bene, è un dialogo che è andato bene e continua ad andare bene, in un gruppo di riflessione. Ho cercato lo stesso – mi disse – con la finanza, l’umanesimo e la religione, e non siamo potuti neppure partire. Interessante. Questo mi fa pensare. Quella donna mi faceva sentire che la finanza era qualcosa di inagibile, qualcosa di “liquido”, “gassoso” che finisce come la catena di Sant’Antonio… Vi dico questa esperienza, forse può servirvi.

Proprio le tre parole da voi scelte – solidarietà, cooperazione e responsabilità – rappresentano tre assi portanti della dottrina sociale della Chiesa, che vede la persona umana, naturalmente aperta alla relazione, come il vertice della creazione e il centro dell’ordine sociale, economico e politico. Con questo sguardo, attento all’essere umano e sensibile alla concretezza delle dinamiche storiche, la dottrina sociale contribuisce a una visione del mondo che si oppone a quella individualista, in quanto si fonda sull’interconnessione tra le persone e ha come fine il bene comune. E nello stesso tempo si oppone alla visione collettivistica, che oggi riemerge in una nuova versione, nascosta nei progetti di omologazione tecnocratica. Ma non si tratta di una “faccenda politica”: la dottrina sociale è ancorata alla Parola di Dio, per orientare processi di promozione umana a partire dalla fede nel Dio fattosi uomo. Per questo essa va seguita, amata e sviluppata: appassioniamoci nuovamente alla dottrina sociale, facciamola conoscere: è un tesoro della tradizione ecclesiale! È proprio studiandola che anche voi vi siete sentiti chiamati a impegnarvi contro le disuguaglianze, che feriscono in particolare i più fragili, e a lavorare per una fraternità reale ed effettiva.

Solidarietà, cooperazione, responsabilità: tre parole che in questi giorni ponete come cardini delle vostre riflessioni e che richiamano lo stesso mistero di Dio, che è Trinità. Dio è una comunione di Persone e ci orienta a realizzarci attraverso l’apertura generosa agli altri (solidarietà), attraverso la collaborazione con gli altri (cooperazione), attraverso l’impegno per gli altri (responsabilità). E a farlo in ogni espressione della vita sociale, attraverso le relazioni, il lavoro, l’impegno civile, il rapporto con il creato, la politica: in ogni ambito siamo oggi più che mai tenuti a testimoniare l’attenzione per gli altri, a uscire da noi stessi, a impegnarci con gratuità per lo sviluppo di una società più giusta ed equa, dove non prevalgano gli egoismi e gli interessi di parte. E nello stesso tempo siamo chiamati a vigilare sul rispetto della persona umana, sulla sua libertà, sulla tutela della sua inviolabile dignità. Ecco la missione di attuare la dottrina sociale della Chiesa.

Cari amici, nel portare avanti questi valori e questo stile di vita – lo sappiamo – si va spesso controcorrente, ma – ricordiamolo sempre – non siamo soli. Dio si è fatto vicino a noi. Non a parole, ma con la sua presenza: in Gesù Dio si è incarnato. E con Gesù, fattosi nostro fratello, riconosciamo in ogni uomo un fratello, in ogni donna una sorella. Animati da questa comunione universale, come comunità credente possiamo collaborare senza paura con ciascuno per il bene di tutti: senza chiusure, senza visioni escludenti, senza pregiudizi. Come cristiani siamo chiamati a un amore senza frontiere e senza limiti, segno e testimonianza che si può andare oltre i muri degli egoismi e degli interessi personali e nazionali; oltre il potere del denaro che spesso decide le cause dei popoli; oltre gli steccati delle ideologie, che dividono e amplificano gli odi; oltre ogni barriera storica e culturale e, soprattutto, oltre l’indifferenza, quella cultura dell’indifferenza che, purtroppo, è quotidiana. Possiamo essere fratelli tutti, e dunque possiamo e dobbiamo pensare e operare come fratelli di tutti. Può sembrare un’utopia irrealizzabile. Preferiamo invece credere che sia un sogno possibile, perché è lo stesso sogno del Dio uno e trino. Con il suo aiuto è un sogno che può cominciare a realizzarsi anche in questo mondo.

È dunque un grande compito quello della costruzione di un mondo più solidale, giusto ed equo. Per un credente non è qualcosa di pratico staccato dalla dottrina, ma è dare corpo alla fede, a lode di Dio, amante dell’uomo, amante della vita. Sì, cari fratelli e sorelle, il bene che fate ad ogni uomo sulla terra rallegra il cuore di Dio nei cieli. Continuate con coraggio il vostro cammino. Vi accompagno con la preghiera e benedico voi e il vostro impegno. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[01458-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Oggi sabato 23 ottobre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni———————-
Scioglimento di Forza nuova. Primo passo alla Camera, ma in confusione
23 Ottobre 2021
A.P. su Democraziaoggi
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La Camera dei deputati ha votato le mozioni dopo l’aggressione alla sede della Cgil. Il centrosinistra ha votato la mozione che chiede al governo lo scioglimento di Forza Nuova mentre il centrodestra si è astenuto. E’ passata anche con i voti del centrodestra, e l’astensione del centrosinistra, la mozione che chiedeva lo scioglimento di tutte […]
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Per una cultura della cura, della bellezza e dell’incontro.

verdePer una cultura della cura, della bellezza e dell’incontro.
Dalla Laudato si’ alla Fratelli tutti

di S.E. Mons. Erio Castellucci
Arcivescovo di Modena, Vescovo di Carpi
Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana

* * *
“Un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della
terra, di tutte le cose, visibili e invisibili”. Non solo dunque
degli esseri umani, ma di tutte le creature. Il Credo
convoglia in poche parole interi brani della Bibbia: dal
primo capitolo della Genesi, con il suo ritornello: “era cosa
buona/bella”, ai Salmi (cf. in particolare i Salmi 8, 102 e
144). Per questa comune origine, la Scrittura stabilisce tra
gli esseri umani e gli altri elementi creati delle connessioni
strette, quasi tessendo un’unica tela. E se solo con san
Francesco il filo di questa tessitura cosmica sarà esplicitato
con il linguaggio della “fraternità/sororità”, già la prima
pagina biblica nella quale compare la parola “fratello” –
quella drammatica di Caino e Abele – si stabilisce un
legame stretto tra l’uomo e la terra.
“Sono forse io il custode di mio fratello?” (Genesi 4,9). Tra
le migliaia di domande della Bibbia, quella rivolta da Caino
a Dio – che gli aveva chiesto dove fosse suo fratello Abele –
è la più drammatica di tutte. Esprime nello stesso tempo
menzogna, indifferenza e cinismo. Caino sapeva benissimo
dov’era suo fratello, perché l’aveva appena ucciso e lasciato
steso al suolo. Colpisce, nel breve episodio, la ripetizione
del termine “suolo” per ben sei volte. Caino, del resto, era
un “lavoratore del suolo”, cioè un agricoltore. Ad un certo punto, sembra che nell’assassinio di Abele
sia stato gravemente offeso non solo il fratello ucciso e nemmeno solo il Signore, ma anche il suolo.
Dio infatti dice a Caino che dovrà andare “lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il
sangue” di Abele; e gli riferisce che anche il suolo protesta contro la sua mano omicida: “quando
lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti”.
L’intero creato, insieme al Creatore, si rivolta contro il crimine fratricida. Dunque, fin dalle narrazioni bibliche iniziali, grandi parabole intese a svelare non dei fatti storici ma il cuore umano,
“tutto è connesso”: Dio, l’uomo, il suolo. Del resto proprio questa parola, “suolo”, in ebraico adamàh,
contiene la parola “uomo”, adàm. E il termine con il quale Caino tenta di discolparsi, “custode”, in
ebraico shomèr, ricorre come verbo pochi capitoli prima (2,15), quando Dio pose Adamo nel giardino
perché lo coltivasse “e lo custodisse” (shamàr). L’uomo è dunque custode del fratello e del giardino, è
guardiano del proprio simile e della terra. Adamo e Caino, usurpando il posto di Dio, saranno cattivi
custodi del creato e dei fratelli. Quando si lascia incustodito il suolo, ne soffre anche il fratello; e
quando si maltratta il fratello, anche il suolo si affligge.
Le Scritture ebraiche e cristiane leggono in profonda connessione la custodia della natura creata e la
custodia della società umana. Ma solo san Francesco, come già accennato, arriverà a chiamare con lo stesso termine, “fratello” e “sorella”, l’una e l’altra. Il Santo di Assisi definisce per primo il legame tra tutti gli esseri non solo a partire dalla fede nell’unico Creatore, ma anche a partire dalla fede nell’unico Padre: se il Credo proclama Dio “Padre Onnipotente”, prima ancora che “Creatore”, significa che tutto il creato origina da questa paternità e che tutte le creature – e non solo quelle animate e
intelligenti – sono legate dalla figliolanza e, sono legate tra loro dalla fraternità/sororità. “Frate” per lui non è solo il compagno che condivide il battesimo e la vita religiosa, ma è anche il sole, il vento, il fuoco. “Sora” per lui è Chiara, è ciascuna donna, ma è anche l’acqua, la terra, la luna. La “rete fraterna” intessuta da San Francesco indica già, con singolare profezia, gli elementi del creato che oggi vengono valorizzati come fonti di energia pulita: sole, aria, acqua, vento, terra… e poteva farlo per quello sguardo con il quale “contemplava nelle cose belle il Bellissimo” (San Bonaventura, Leggenda maggiore, X: FF 1162).
* * *
L’intreccio tra la custodia per i propri simili e la custodia per l’ambiente non è certo un’invenzione
dei nostri tempi: quando papa Benedetto XVI parla di “ecologia umana” e papa Francesco di “ecologia
integrale”, danno voce ad una tradizione biblica e cristiana di millenni. E le due ultime encicliche di
papa Bergoglio dicono che “tutto è connesso” e che “tutti siamo connessi”.
“Sei proprio tu il custode di tuo fratello”: così sottintende il Signore nella sua risposta a Caino: “la
voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”. La terra, bagnata di sangue, grida insieme all’innocente ucciso. “Il grido della terra e il grido dei poveri”, come li definisce papa Francesco
nell’enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015, n. 49), si mescolano assieme. Già mezzo secolo fa, quando ancora pochi coglievano il rapporto tra questione ambientale e questione sociale, scriveva papa Paolo VI: «non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale: ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana» (Octogesima Adveniens, 14 maggio 1971, n. 21). Nella sua prima enciclica, poi, papa Giovanni Paolo II rilanciò l’allarme, ricordando «certi fenomeni, quali la minaccia di inquinamento dell’ambiente naturale nei luoghi di rapida industrializzazione, oppure i conflitti armati che scoppiano e si ripetono continuamente, oppure le prospettive dell’autodistruzione mediante l’uso delle armi atomiche, all’idrogeno, al neutrone e simili, la mancanza di rispetto per la vita dei non nati» (Redemptor hominis, 4 marzo 1978, n. 8). Papa Wojtyła, in ventisette anni di pontificato, ritornerà decine di volte sulla connessione tra temi ecologici e sociali.
Così come Benedetto XVI, che vi dedica ampio spazio all’interno della sua enciclica sociale, arrivando
a dire: «il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in
società sia il buon rapporto con la natura» (Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 51). Anche i grandi
documenti ecumenici, scritti insieme alle Chiese ortodosse e alle Comunità protestanti, hanno offerto
pregevoli contributi. Nel solco dei suoi predecessori, papa Francesco dedica un’intera enciclica all’argomento, prendendo in prestito le prime parole dal Cantico delle creature di San Francesco e
indicando come sottotitolo “la cura della casa comune”. L’idea della casa, òikos/oikìa, è contenuta nel termine stesso di “ecologia”, che significa “governo/gestione della casa”.
Proprio l’immagine della casa, insieme a quella del giardino e del suolo, ci aiuta a comprendere la
connessione tra uomo e natura, di cui lui è coltivatore e custode. Dio affida all’essere umano una “casa”, il creato, formata da abitazione, orto e giardino. Consegnando alla sua creatura più intelligente il resto delle creature, Dio non fa un rogito, non opera un passaggio di proprietà, ma fa semmai un
comodato, assegnando un bene con il compito di utilizzarlo responsabilmente e restituirlo in buono stato. Ed è questa responsabilità a definire il compito umano della custodia della “casa”: responsabilità verso il padrone, verso la famiglia che la abita e la abiterà, verso la casa stessa, giardino e orto compresi. Se l’uomo è l’apice della natura, consapevole di esistere come soggetto, fatto a “immagine e somiglianza” di Dio (cf. Gen 1,26-27), il resto della creazione non è semplice oggetto a disposizione dell’uomo, materia inerte che lui possa sfruttare a proprio arbitrio.
* * *
L’equivoco, tragico, che tanto disagio causa nel mondo moderno, è sorto dall’illusione che la natura
fosse una cava più che una casa: una miniera inesauribile di materiali da estrarre e utilizzare senza criterio. Quando l’uomo si fa predatore della natura, anziché suo custode e coltivatore, la casa si
trasforma in cava, il rispetto in profitto, la responsabilità in utilità. Un antropocentrismo esagerato,
divenuto negli ultimi secoli una sorta di narcisismo, saldatosi con le diverse fasi della rivoluzione
industriale, ha fatto scivolare talvolta l’uso delle risorse naturali in abuso; specialmente l’estrazione e il consumo dei combustibili fossili, senza un’adeguata regolazione, ha immesso progressivamente nell’atmosfera dei gas nocivi che l’hanno inquinata e hanno incentivato quell’effetto-serra che risulta
la causa principale dell’aumento della temperatura media nel nostro pianeta, determinando il fenomeno del surriscaldamento globale, riconosciuto dalla comunità scientifica come dato da ricondurre, almeno in parte, all’attività dell’uomo. Gli effetti, che in altre epoche si misuravano in migliaia o addirittura milioni di anni – le “ere geologiche” – sono ora percepibili su una scala di decenni: scioglimento dei ghiacciai, fenomeni atmosferici estremi, squilibri nella fauna e nella flora con la rapida scomparsa di specie animali e vegetali, disagi di intere popolazioni, compresa la lotta per l’acqua potabile, i conflitti per l’accaparramento delle risorse e le migrazioni climatiche.
Il legame tra il comportamento umano nei confronti dell’ambiente e nei confronti dei propri simili è evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi davanti alla realtà, ai dati e alle statistiche. È
evidente, oggi più di qualche decennio fa, che il problema non è semplicemente tecnico, ma etico: si
tratta di guadagnare non solo strumenti meno inquinanti, ma soprattutto comportamenti più responsabili. Le annuali Conferenze internazionali sul clima rendono evidente come la sfida riguardi proprio l’etica: anche per questo i loro orientamenti spesso cadono nel vuoto, perché incontrano poi nei singoli Stati delle politiche maldisposte verso l’assunzione di impegni che implicano sacrifici, cambiamenti di stili e abitudini, e quindi appaiono impopolari e tutt’altro che premianti, anzi punitivi, dal punto di vista elettorale.
* * *
Le società impostate su logiche prevalentemente economiche e finanziarie, come quelle imperanti
nell’Occidente capitalistico o nell’Oriente dei grandi paesi emergenti – soprattutto Cina e India –
faticano ad accettare culturalmente e ad integrare programmaticamente il valore della sobrietà, anzi
il vantaggio della sobrietà: perché non procura un beneficio immediato, ma un giovamento su larga
scala e su tempi lunghi. Dove prevale la logica del consumo e del profitto immediato, difficilmente si
fa strada il senso della responsabilità verso gli altri popoli e le future generazioni.
In queste società la natura non solo non viene considerata una casa da custodire, ma nemmeno una
semplice cava di materiali da estrarre; diventa piuttosto una cassa, un conto corrente alimentato dalla
speculazione, da una logica di mercato e da una finanza spregiudicata. Impressionano certo i dati
assoluti legati alla fame nel mondo, che colpisce ancora più di 820 milioni di persone, e quelli legati
alla sete, che ne coinvolge più di un miliardo. Ma questi dati, insieme ad altri indicatori delle povertà
planetarie, potrebbero suscitare una reazione simile a quella di Caino: “sono forse io il responsabile
delle ingiustizie nel mondo?”. È più utile, per rendersi conto delle sperequazioni legate all’uso delle
risorse, considerare l’impronta ecologica, ossia l’area della superficie terrestre in grado di fornire le
risorse occorrenti per il consumo quotidiano e lo smaltimento dei rifiuti. Per avere un termine di
paragone, si pensi che se l’impronta ecologica di un abitante degli Stati Uniti è 8,2, quella di un
abitante del Bangladesh è 0,7. Limitandoci al tasso di inquinamento, si può ricordare che un cittadino
nordamericano immette nell’atmosfera mediamente tanta anidride carbonica quanto due cittadini
europei e 160 cittadini etiopi. Si intuisce l’inadeguatezza di un approccio puramente demografico alla
questione ecologica: «incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di
alcuni è un modo per non affrontare i problemi» (Laudato si’, n. 50).
Oggi possiamo misurare addirittura l’impronta ecologica dell’intero pianeta anche in termini
cronologici. Il 29 luglio 2019 è stato l’Overshoot Day, il “giorno del sorpasso”, che si calcola ogni anno mettendo in rapporto la biocapacità del globo, cioè l’insieme delle risorse generate dalla terra, con l’impronta ecologica dell’umanità, cioè il consumo totale di risorse per l’intero anno. In sette mesi, dal primo gennaio al 29 luglio, il pianeta ha dunque esaurito tutte le risorse naturali che è in grado di rinnovare in un anno. Nei successivi cinque mesi del 2019 l’uomo è vissuto “a credito”, consumando ciò che la terra non riesce a rigenerare. E non si tratta solo di cibo, ma anche di aria, terra e acqua: il sistema vegetale mondiale, attraverso la fotosintesi clorofilliana, può assorbire annualmente 20 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, a fronte dei 36 miliardi immessi nell’atmosfera, aggravando il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Ciò che più preoccupa è che l’Overshoot Day continua a retrocedere: nel 1971 cadeva il 21 dicembre, nel 1981 il 12 novembre, nel 1990 il 13 ottobre, nel 2000 il 23 settembre, nel 2018 il primo agosto… Sembra che l’intero pianeta stia prendendo la forma di Leonia, una delle città fantastiche descritte da Italo Calvino: «ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste
s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto (…). Il risultato è questo: che più
Leonia espelle roba più ne accumula» (Le città invisibili, 1972).
* * *
Negli incontri che si stanno moltiplicando dovunque e in tutte le sedi, anche nelle comunità cristiane
e in vista della Settimana sociale di Taranto, è facile che qualcuno esprima un senso di frustrazione e
impotenza rispetto ai dati e alle previsioni. Non mancano poi le accuse di catastrofismo da una parte
e di negazionismo dall’altra; etichette spesso cavalcate politicamente. Ma l’unico atteggiamento
costruttivo, in questo come in tutti i campi del vivere civile, è quello di una concreta progettualità.
Ciascuno, secondo le proprie competenze e i propri ruoli, può e deve fare qualcosa per rendere più
abitabile la nostra casa comune.
A cominciare da uno stile personale sobrio, sostenibile, sano. Tutto comincia sempre dalla conversione
dei singoli: il mare è composto di tante gocce: “sono proprio io il custode di mio fratello!”. La custodia verso l’altro e verso il creato, che diventa non solo rispetto ma vera e propria responsabilità, è uno stile globale, integrale: è impossibile custodire i fratelli abusando del creato o custodire il creato facendo violenza ai fratelli. Uno stile più attento ad evitare sprechi di energia e di materie prime e consumi inutili, a ridurre le immissioni di gas nocivi nell’atmosfera, a favorire il riciclo dei rifiuti secondo i criteri dell’economia circolare, fa bene alla propria salute psicofisica, oltre che al pianeta.
È chiaro che non basta: occorre ben altro. Ma il famoso e troppo usato “benaltrismo”, oltre che costituire un comodo alibi, dimentica che il bene “altro” comincia dal bene che compio io, da “questo”
bene. E quando il bene dei singoli si somma, in realtà si moltiplica: diventa bene “nostro”. La seconda
sfera d’azione, quindi, è quella educativa. È cresciuta negli ultimi anni, tanto da diventare per i cristiani un “segno dei tempi”, la sensibilità ecologica specialmente nei ragazzi e nei giovani. Il sistema educativo scolastico e universitario forma alla sostenibilità le persone – docenti, alunni, famiglie – facendo leva sui dati scientifici e sul senso di responsabilità etico di ciascuno. I risultati si vedono e vanno incentivati: l’educazione stessa, la cultura diffusa, plasma stili personali sobri e rispettosi verso il creato e verso gli altri.
L’impegno nella formazione personale e nell’educazione dei ragazzi e dei giovani diventa così una forza sociale, fa opinione, desta l’attenzione dei mondi economici e tecnologici. Questi ambiti planetari si
collocano ben oltre la nostra portata e tuttavia interagiscono con i diversi corpi sociali. Noi cittadini
abbiamo la possibilità di influire, quando ci organizziamo, sulle grandi scelte nei settori del
commercio, della ricerca scientifica e della tecnologia. Possiamo “votare con il portafoglio”, cioè
orientare acquisti e investimenti in modo da favorire i comportamenti virtuosi delle aziende, degli
enti di ricerca e delle banche. In non poche situazioni, ad esempio, le preferenze motivate dei consumatori e dei clienti hanno determinato scelte più sostenibili da parte dei produttori e degli
erogatori di beni.
Il mondo politico internazionale sta prendendo coscienza, ormai da decenni, della gravità rivestita
dalla questione ecologica e dalla sua connessione con la questione sociale. La Conferenza di Rio de
Janeiro nel 1992, il Protocollo di Kyoto nel 1997, la Conferenza di Parigi nel 2015, sono solo alcune
delle tappe più significative di questo cammino. Nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno approvato
l’Agenda 2030, che individua 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi per uno sviluppo sostenibile, attraverso
la lotta contro le povertà, le ingiustizie e il degrado dell’ambiente. Le amministrazioni locali, secondo le loro competenze e risorse, si stanno interrogando e muovendo su questa scia. L’Agenda 2030 è
perfettamente in linea con l’enciclica Laudato si’, pubblicata tre mesi prima. La Chiesa cattolica infatti si sta attivando a tutti i livelli, sotto la decisiva spinta del magistero degli ultimi pontefici, che richiede una migliore integrazione, nella formazione catechistica, della custodia dell’altro con la custodia del creato e l’adozione di criteri di sostenibilità anche nella nuova edilizia di culto e nella manutenzione delle strutture. La cura del creato è da tempo entrata anche nelle agende ecumeniche, dando vita a documenti e soprattutto ad esperienze – compresa l’annuale Giornata del Creato – che coinvolgono cattolici, ortodossi e protestanti. Ed ha fatto il suo ingresso solenne, soprattutto con la Dichiarazione di Abu Dhabi, nel dialogo islamo-cristiano.
* * *
La consapevolezza che il creato è “la nostra casa comune” non potrà che farci bene. Quando trattiamo la natura come “cava” da cui estrarre materie prime, o “cassa” da cui guadagnare profitti, cadiamo nell’illusione di una “indifferenza” dell’ambiente rispetto ai nostri comportamenti. Essendo però il creato una vera e propria “casa”, le nostre azioni nei suoi confronti si riflettono su di noi. Se la casa è sporca, se teniamo le finestre chiuse anziché far entrare aria pulita, se gettiamo i rifiuti sul pavimento invece di portarli fuori, se sprechiamo acqua, luce e gas inutilmente, se lasciamo crescere
umidità e muffa, ne risentiamo prima di tutto noi, perché ci indeboliamo e ci ammaliamo; e ne
risentono i familiari, in casa con noi, specialmente quelli meno difesi come i piccoli, gli anziani, i più fragili. Questo succede troppo spesso nel mondo, “casa comune” dove lo sfruttamento e l’inquinamento fanno ammalare e indeboliscono soprattutto chi non ha sufficienti forze per difendersi.
L’impegno per la salvaguardia del creato è una piattaforma comune a cristiani, ebrei e membri di
altre religioni, a credenti e non credenti, a tutti gli uomini di buona volontà. Il grido del suolo e il
grido di Abele, sono gli orizzonti di impegno comune per un presente e un futuro sostenibile e dignitoso.

Oggi venerdì 22 ottobre 2021

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Il green pass e i negazionisti del controllo
22 Ottobre 2021
Per alimentare la riflessione sul tema ecco un post di
Mario Riccio da Micro Mega, ripreso su Democraziaoggi.

I no-green pass non sarebbero di per sé un problema se non fossero sostenuti da coloro che si rifiutano di controllare l’identità del possessore di certificato. Oltre ai no-covid – che ormai rappresentano i soli ricoverati in ospedale per questa patologia – […]
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Oggi giovedì 21 ottobre 2021

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c9ab01a9-de0f-4046-a97c-ee5b3aa97bdcOggi a Is Mirrionis.
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Breve ripasso storico per chi in Italia paragona Di Vittorio a Mussolini
21 Ottobre 2021
Alessandro Volpi
Da Altraeconomia — 20 Ottobre 2021, ripreso su Democraziaoggi.

I megafoni del sovranismo da social propongono di “condannare in ugual misura” comunismo e fascismo. Strafalcioni che puntano a ridurre la democrazia a mero consenso per acclamazione di pochi. Il paradigma tardo seicentesco de “lo Stato sono io” è diventato “il popolo sono io”. L’analisi di Alessandro Volpi
Poche, brevi […]
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Sinodo

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- Approfondimenti.

Newsletter Chiesadituttichiesadeipoveri Costituente Terra

logo76costituente-terra-logoChiesadituttichiesadeipoveri: Newsletter n. 235 del 19 ottobre 2021 – Costituente Terra: Newsletter n. 50 del 19 ottobre 2021.

ORA SAPPIAMO - DEMOCRAZIA FUTURA

Care amiche ed amici,
[segue]

Oggi mercoledì 20 ottobre 2021

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Riflessioni sull’Italia: bisogno del sindacato e pericolo neofascista
20 Ottobre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
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La manifestazione promossa da Cgil, Cisl, Uil in piazza San Giovanni contro lo squadrismo fascista, in segno di solidarietà contro l’attacco alla sede nazionale della Cgil, è stata un successo di partecipazione. Questa manifestazione è un importante segnale di ripresa della partecipazione democratica dopo la lunga pausa dovuta al Covid, ma non solo al […]
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