Monthly Archives: settembre 2021
Il Crocifisso. Perché? Un dibattito serio fuori dalle miserie delle contingenze politiche.
Sì al crocifisso in classe
No all’insegnamento della religione
di Francesco Casula
La battaglia contro il crocifisso in classe è sbagliata e fuorviante. Il crocifisso – a sostenerlo è il teologo Vito Mancuso, solitamente poco tenero con le gerarchie ecclesiastiche – rappresenta e raffigura il dolore e appartiene al nostro patrimonio culturale collettivo. Più che a una singola confessione religiosa.
Ben altre sono le battaglie che occorre invece condurre, all’interno di una visione di una Chiesa evangelica e non costantiniana e di potere: occorre mettere radicalmente in discussione l’ora di religione a scuola. Ma non per rierigere vecchi e superati steccati o fomentare guerre di religione, bensì, da una parte per salvaguardare la laicità dello Stato e dall’altra perché l’ora di religione a scuola anche per moltissimi credenti è una ferita per la libertà religiosa e di coscienza. [segue]
Oggi sabato 11 settembre 2021
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Montanari: “Non condivido appello dei professori contro il green pass, è debole sul piano giuridico”
11 Settembre 2021 su Democraziaoggi.
A cura di Marco Billeci da Fanpage
Oltre 300 accademici hanno sottoscritto un appello contro l’uso del Green Pass. Ha suscitato particolare clamore l’adesione dello storico Alessandro Barbero. Fanpage ha chiesto l’opinione di Tomaso Montanari, storico dell’arte e prossimo rettore dell’Università per stranieri di Siena. Questa opinione ci sembra particolarmente interessante e pertanto la prendiamo da […]
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11 settembre
Dalla pagina fb di Tonino Dessì.
L’11 settembre 2001 in quelle torri c’erano migliaia di persone vive.
Fra le 8.48 e le 9.03, ora locale del mattino, due aerei civili United Airlines dirottati da terroristi, con a bordo in uno sessantacinque, nell’altro cinquanta persone fra passeggeri, equipaggi, dirottatori, sono scagliati ciascuno contro una torre, in sequenza, esplodendovi dentro, incendiandole e facendole crollare una dopo l’altra su se stesse.
Morirono orribilmente circa tremila persone: molte le abbiamo ancora in mente come piccoli puntini che si lanciavano da qualche finestra precipitando convulsamente nel vuoto.
L’organizzazione e l’esecuzione della strage furono inconfutabilmente rivendicate da Osama Bin Laden, saudita, capo dell’organizzazione islamista radicale Al Qaeda, formazione politico-militare ex alleata degli USA nella guerra di resistenza afghana contro l’invasione sovietica del lontano Paese asiatico.
La pietà umana oggi dovrebbe prevalere su tutti gli altri sentimenti.
Nessun inquietante spirito di rivalsa per fatti precedenti o successivi, nessun antiamericanismo culturale, ideologico o politico dovrebbe indurre a far venir meno un dolore profondo e duraturo.
Su questa ricorrenza non scrivo nulla di storico o di geopolitico, salva la considerazione etica che persino nella più accesa competizione internazionale nessuno dovrebbe mai, pur di combattere un avversario, allearsi col diavolo.
Il diavolo fa un mestiere proprio e autonomo, in un gioco nel quale ritorcersi contro chi pensa di utilizzarlo è anch’essa una regola fondamentale.
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11 settembre
L’AMERICA E IL DOPO 11 SETTEMBRE
di Marino de Medici
E’ già stato scritto che Osama Bin Laden ha riportato una grande vittoria postuma sugli Stati Uniti. Di certo, l’era successiva all’11 settembre ha segnato una netta perdita di potenza dell’America, l’avvento di tumultuose divisione interne e lo scadimento del rispetto di cui godeva nel mondo. A venti anni dalla distruzione delle torri gemelle, dopo una guerra ininterrotta nell’Afghanistan, l’America ha perso il predominio che la rendeva, nelle parole di un suo Segretario di Stato, la “nazione indispensabile”. Il reale dramma degli Stati Uniti è nel fatto che la sua società, e con essa la democrazia stessa, hanno subito un processo di penosa involuzione dovuto in gran parte proprio alla risposta all’attacco di Osama Bin Laden. La reazione, per quanto giustificata, ha innescato una serie di iniziative che hanno alterato il ruolo preminente dell’America nei campi più svariati, dalla sicurezza internazionale ai diritti umani. Basti citare a questo proposito la cosiddetta Autorizzazione all’Uso della Forza Militare (AUMF) che fu approvata il 18 settembre 2001 allo scopo di conferire al presidente gli strumenti necessari per combattere al-Quaida. Quella legge è ancora in vigore e costituisce la piattaforma per il vasto utilizzo di azioni belliche condotte con droni in molti teatri di conflitto che hanno scarsa relazione con quello nell’Afghanistan. Da più parti negli Stati Uniti si sono levate grida di allarme e di protesta, collegate al fatto che la risposta al 9/11 ha prodotto più danni all’America dell’attacco originario. Un altro esempio investe la legittimità della risposta che ha generato cruenti esempi di torture autorizzate dal governo federale e l’impianto di un campo di feroce detenzione nella base di Guantanamo in base a prove incerte, che gli stessi accusatori non riescono a far valere. In questi giorni, cinque musulmani sospettati di aver participato ad azioni terroristiche sono comparsi nella corte di Guantanamo che conduce una sessione “pre-trial”, ossia propedeutica al processo dentro la base. Sono passati diciannove anni da quando la prigione di Guantanamo aprí le porte nel gennaio del 2002.
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Che succede?
VIRUS E DISCIPLINA. DRAGHI E I SUOI DETRATTORI. LA CASSAZIONE SUL CROCIFISSO A SCUOLA
10 Settembre 2021 su C3dem
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CROCIFISSO A SCUOLA, SENTENZA DELLA CASSAZIONE: Alessandra Arachi, “La Cassazione: crocifissi nelle aule, decidano gli istituti” (Corriere). Elena Loewenthal, “Un compromesso, non una rinuncia” (La Stampa). Bruno Forte, “Il crocifisso nelle scuole: simbolo anche per chi non crede. Ma l’essenziale è spiegarne il senso” (intervista al Corriere).
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L’ETA’ DELL’INSICUREZZA
10 Settembre 2021 su C3dem
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REDDITO DI CITTADINANZA: RIFARLO MEGLIO, NON ABOLIRLO
8 Settembre 2021 su C3dem.
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IL VELENO DI KABUL
8 Settembre 2021 su C3dem.
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11 settembre: ricordando il colpo di stato in Cile e l’assassinio del presidente Salvator Allende. Io
11 settembre 1973
SINODO. Noi critici ma partecipi. Si vedrà… Intanto come laici ci siamo!
BENEDETTO SIA IL SINODO, MA…
di Giacomo Meloni
Benedetto sia il Sinodo, questo Sinodo, che a livello universale inizierà il 9-10 ottobre 2021 a Roma per terminare solennemente tra tre anni nel 2023; mentre il 17 ottobre sarà la volta del Sinodo delle Chiese Particolari il cui termine è fissato nel mese di Aprile del 2022.
Mi considero un laico cattolico impegnato nel sociale e nel sindacato tra i lavoratori e tra gli ultimi, impegnato nelle battaglie per la pace contro ogni tipo di guerre, contro le fabbriche di armi ad iniziare dalla Fabbrica di bombe RWM in Domusnovas; assiduo nelle battaglie a difesa dell’ambiente per salvaguardare il territorio, il creato e la nostra madre Terra come Casa Comune.
Vi dico subito che sono molto dubbioso che il Sinodo raggiunga gli obiettivi che Papa Francesco ha indicato e la Segreteria Generale del Sinodo ha tradotto nel Documento preparatorio e nel Vademecum pubblicato il 7 settembre 2021. [segue]
Oggi venerdì 10 settembre 2021
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Non son d’accordo con l’appello degli universitari anrigreen pass
10 Settembre 2021
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Greenpass e obbligo vaccinale. Discutiamone concretamente e senza opportunismi.
di Tonino Dessì
Mi sento obbligato a esprimere il mio totale dissenso e il mio sconcerto sull’appello contro il greenpass nelle università sottoscritto da un ristretto numero di docenti italiani.
Quando ero studente (non so se ancora oggi sia così) per poter fruire di servizi […]
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Oggi giovedì 9 settembre 2021
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Università: 300 professori contro l’obbligo del green pass, invocando la Costituzione. A torto o a ragione?
9 Settembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
C’è molta confusione sotto il cielo e l’informazione non aiuta. Ciò che è certo è che più di 300 professori e ricercatori si sono espressi ufficialmente contro l’obbligo della certificazione verde negli ambienti accademici, firmando una petizione online.
Come è noto, infatti, al pari di quanto successo per la scuola, anche per l’università il green […]
—–Giovanna d’Arco: una straordinaria figura di riferimento——
- https://www.aladinpensiero.it/?p=7228
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Vaccini e greenpass. La replica di Tonino Dessì (su fb).
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Dò conto di un articolo di Andrea Pubusa di sostegno all’appello di alcuni universitari italiani contro il greenpass (http://www.democraziaoggi.it/?p=7303).
Ho già inviato a Pubusa un commento di disaccordo completo, che immagino sarà nelle prossime ore pubblicato su Democrazia Oggi.
Di seguito anticipo qui la posizione che gli ho rappresentato.
“Caro Andrea,
mi sento obbligato a esprimere il mio totale dissenso su questo appello e il mio sconcerto per la tua adesione.
Quando ero studente, non so se ancora oggi sia così, per poter fruire di servizi connessi al fondamentale diritto allo studio, quali gli alloggi pubblici e le mense per universitari, era richiesta la certificazione di negatività alla reazione Wassermann (concernente l’assenza di affezione da sifilide) e la certificazione di positività al test della tubercolina (concernente l’immunizzazione dalla TBC).
Era un greenpass ante litteram, ha obbligato milioni di studenti, nessuno mai ne ha contestato il contrasto con la Costituzione.
Forse ai docenti non era richiesta e ciò non fece insorgere impulsi corporativi come quello che mi pare ispiri l’appello in questione.
Non mi addentrerò oltre nella confutazione giuridica dell’appello, anche perché abbastanza tempestivamente la stragrande maggioranza del mondo accademico lo ha nei giorni scorsi respinto.
E lo ha respinto anche con sdegno, perché il passaggio in cui si paragona il greenpass ad altri funesti istituti del passato (il richiamo nemmeno troppo implicito è all’imposizione del giuramento fascista ai docenti universitari e alle discriminazioni antiebraiche) è suonato e suona offensivo per qualunque sensibilità democratica e costituzionale. [segue]
Oggi mercoledì 8 settembre 2021
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Francesco, Bartolomeo, Welby: qualunque sia il credo, ascoltiamo il grido della terra
In una dichiarazione congiunta, il Papa, il Patriarca ecumenico e l’arcivescovo di Canterbury invitano a rivedere la gestione delle risorse secondo criteri di sostenibilità, non più secondo la massimizzazione egoistica dei profitti ma guardando alle prossime generazioni e ai più poveri del mondo. E la richiesta di preghiere per la COP26 e per chi è chiamato a guidare la transizione ecologica a livello globale
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Quale verità in Afghanistan?
Maria Rosa Maggio su Democraziaoggi
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SINODO. La Segreteria generale ha diffuso il Documento preparatorio e il Vademecum per orientare il cammino sinodale
Il Sinodo in ascolto dei fedeli, ecco i due testi di indirizzo generale.
La Segreteria generale del Sinodo ha diffuso oggi 7 settembre il Documento preparatorio e il Vademecum per orientare il cammino del Sinodo sulla sinodalità, che sarà aperto il 9-10 ottobre a Roma e il 17 nelle Chiese particolari e si concluderà in Vaticano nel 2023
di Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano – Su Vatican News.
Ascoltare, “senza pregiudizi”. Prendere la parola, “con coraggio e parresia”. Dialogare, con la Chiesa, la società e le altre confessioni cristiane. La Segreteria generale del Sinodo pubblica il Documento preparatorio e il Vademecum per indicare le direttrici sulle quali si orienterà il cammino del Sinodo sulla Sinodalità che sarà aperto solennemente il 9-10 ottobre p.v. a Roma e il 17 nelle Chiese particolari, per poi concludersi con l’assise dei vescovi del mondo in Vaticano nel 2023.
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Oggi martedì 7 settembre 2021
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L’Afghanistan ci interroga sullo stato della nostra democrazia e sui nostri doveri costituzionali
7 Settembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Ha ragione Tonino Dessì a dire che l’Afghanistan non pone interrogativi solo sulle sorti della democrazia in quel paese, ma a noi anzitutto ci chiede di fare i conti con la situazione democratica in Italia. Com’è stato possibile che l’Italia abbia potuto inviare truppe e mezzi in una terra lontana, senza alcuna connessione […]
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QUANDO DRAGHI DICE: “IL GOVERNO VA AVANTI”
6 Settembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Verso il BIL, il Benessere Interno Lordo
Dal PIL al BIL, il Benessere Interno Lordo
Giulio Marcon
Sbilanciamoci! 3 Settembre 2021 | Sezione: Apertura, Italie
Misura la qualità sociale e ambientale del paese, si chiama BIL ed è il nuovo indicatore statistico di benessere che verrà presentato il 14 settembre a Napoli, insieme al Rapporto frutto della collaborazione tra l’Università Parthenope e Sbilanciamoci!
Il prossimo 14 settembre a Napoli verrà presentato il Rapporto sul Benessere Interno Lordo (BIL): frutto di un progetto promosso dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, in collaborazione con la Campagna Sbilanciamoci!, che ha visto per un anno la partecipazione di economisti, statistici, esponenti delle associazioni e della società civile.
La novità del BIL rispetto alle iniziative promosse fino ad oggi sugli indicatori “alternativi”, sociali e ambientali (tra tutti quelli del BES – Benessere Equo e sostenibile, realizzato dall’ISTAT) è di offrire – utilizzando le metodologie esistenti – un indicatore sintetico, come lo è il PIL, per misurare la qualità sociale e ambientale del paese.
Si tratta di una novità importante. Il successo del PIL è la sua semplicità e la sua riducibilità ad un “numero”. L’idea del BIL è di seguire una strada analoga, quella della semplicità e della sintesi, offrendo una chiave di lettura altrettanto chiara e comprensibile, naturalmente offrendo nel contempo gli strumenti per comprendere come stia andando il paese nei diversi ambiti: l’ambiente, i diritti sociali e civili, la parità di genere, i servizi, ecc.
Ora, il problema è non semplicemente di carattere scientifico, accademico, ecc., ma politico, come si sarebbe detto una volta. Per orientare e decidere le politiche pubbliche, bisogna farsi guidare non solo da astratti indicatori macroeconomici (la crescita di per sè significa poco), ma anche da concreti indicatori di benessere sociale e ambientale, di sostenibilità. Gli indicatori servono non solo e non tanto per dare risposta a quesiti scientifici e metodologici, ma per orientare le politiche pubbliche.
Nel 2016 sono stati inseriti nella riforma della legge di bilancio gli indicatori di benessere, ma il loro utilizzo è ancora parziale e poco efficace. Così come esistono dei vincoli – a livello europeo, nazionale e locale – per gli indicatori macroeconomici (come nei patti di stabilità europei e locali, e non solo in quelli), dovrebbero esistere dei vincoli stringenti, e non solo indicativi o programmatici (che prevedano conseguenze in mancato di non raggiungimento), anche per gli indicatori di benessere sociale ed ambientale: ad esempio, la percentuale minima di donne nel mercato del lavoro, la riduzione della dispersione scolastica, la riduzione delle emissioni di CO2, eccetera.
Il 14 settembre ne discuteremo con tanti importanti ospiti: Chiara Saraceno, Pierluigi Stefanini, Linda Laura Sabbadini, Mario Pianta, Filomena Maggino, Giuseppe Pisauro, Mauro Gallegati, Francesco Boccia, Edoardo Zanchini, Alessandro Sapio, Adriano Giannola, Anna Lisa Mandorino (qui il programma completo). L’obiettivo è quello di leggere in modo diverso la realtà che c’è intorno e soprattutto cambiare le politiche, costruire un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, la qualità sociale, i diritti.
Ecco perché avere uno strumento come il BIL è fondamentale per le istituzioni, per le sue scelte e – come dice la campagna di Sbilanciamoci! – per un’Italia capace di futuro.
*La partecipazione all’evento è gratuita, sia in presenza che da remoto. È ancora possibile iscriversi tramite questo formulario online per ricevere la conferma di riserva del posto o il link per seguire la diretta streaming sul canale YouTube dell’Università Parthenope, oltre che per leggere il Rapporto in anteprima. Il Rapporto BIL sarà poi disponibile per il download gratuito a partire dal 14 settembre sul sito www.indicatoridibenessere.it.
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Obiettivi del progetto
Il tema della necessità di un nuovo modello di sviluppo è sempre più dibattuto, a partire dall’urgenza di orientare le produzioni e i consumi verso un’economia rispettosa del pianeta e capace al contempo di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Si rende, dunque, necessario ripensare il modo in cui il benessere e il valore vengono misurati, prodotti e distribuiti all’interno del sistema economico, in cui lo Stato innovatore dovrebbe riacquisire un ruolo centrale, al fine di individuare le politiche pubbliche volte a favorire una transizione energetica in accordo con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e che contribuisca ad eradicare le disuguaglianze personali, funzionali e territoriali.
L’importanza di considerare e sviluppare indicatori di benessere alternativi al PIL, attraverso cui valutare il progresso della società, non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l’aspetto sociale e ambientale, sta già riscuotendo una crescente attenzione nella letteratura di ricerca economica e sta diventando una priorità anche per le politiche pubbliche: la riforma della Legge di Bilancio del 2016 ha introdotto l’utilizzo degli indicatori del BES-Benessere Equo e Sostenibile (sia nella Legge di Bilancio sia nel Documento di Economia e Finanza) come strumento di valutazione e orientamento delle scelte di spesa pubblica.
Il Bil – Benessere Interno Lordo
Uno degli obiettivi del progetto è proprio la realizzazione di un nuovo indicatore, alternativo al PIL, per la misurazione del benessere in Italia: il cosiddetto “BIL – Benessere Interno Lordo”.
Ispirandosi all’esperienza del Benessere Equo e Sostenibile (BES) di Istat e Cnel, il nuovo indicatore rappresenta uno strumento in grado di stimolare il dibattito pubblico e costituisce un ulteriore mezzo di analisi per i policy maker.
Da oltre 60 anni economisti, ricercatori, esperti ed esponenti del mondo di associazioni, di reti e campagne contribuiscono al dibattito per andare oltre al PIL come unica misura del progresso e del benessere di un Paese. Il BIL si inserisce in questo crescente filone con l’obiettivo di integrare indicatori di carattere sociale e ambientale a quelli economici, tenendo in considerazione la multidimensionalità di un fenomeno complesso come quello del benessere.
Il BIL rappresenta un altro tassello che si inserisce nella prospettiva di un rovesciamento radicale del modo di intendere gli obiettivi delle politiche economiche e di misurare i risultati in termini di progresso e di benessere. Come tale il BIL non risponde solo all’esigenza scientifica di una conoscenza più appropriata del benessere, ma soprattutto a quella di essere uno strumento di supporto, per orientare le politiche pubbliche.
I Giovani e il nuovo modello di sviluppo
In questo contesto, decisivo è il lavoro di divulgazione e sensibilizzazione delle conoscenze esistenti e dei risultati della nuova ricerca, soprattutto tra i giovani e nel mondo dell’università e della scuola.
L’obiettivo è quello di rendere più consapevoli le giovani generazioni sull’importanza che queste tematiche rivestono per il futuro del pianeta, anche al fine di orientarne gli stili di vita, le scelte universitarie e l’attenzione verso l’attività di ricerca. È fondamentale inoltre stimolare l’impegno dei giovani attraverso la diffusione e la condivisione di una cultura della sostenibilità e di un nuovo modello di sviluppo, in modo da imprimere la svolta per realizzare le scelte necessarie a livello politico, economico, sociale e culturale.
Per questo scopo, l’utilizzo dell’educazione non formale per convogliare le informazioni che verranno sviluppate nel corso dell’intero progetto è di grande supporto. Gli studenti universitari e gli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori di secondo grado saranno beneficiari delle attività di disseminazione dei risultati, sia all’interno delle sedi universitarie e scolastiche, sia nei luoghi di aggregazione culturale e sociale (associazioni, organizzazioni non profit, reti studentesche) in cui i giovani sono maggiormente impegnati e coinvolti.
Il gruppo di lavoro
Il Progetto di ricerca e sensibilizzazione sui temi del benessere vede coinvolta l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope, e nello specifico il suo Dipartimento di Studi Aziendali ed Economici (DiSAE), il quale ospita regolarmente docenti e ricercatori esperti nell’analisi delle politiche economiche in relazione agli obiettivi di sostenibilità ambientale. Il Dipartimento ha, inoltre, recentemente ottenuto finanziamenti nell’ambito del programma PON-AIM (Attraction and International Mobility) per lo svolgimento di ricerche in linea con la strategia nazionale per lo sviluppo intelligente, in particolare sull’impatto economico del cambiamento climatico.
Per realizzare questo progetto di ricerca, l’Università Parthenope si è avvalsa anche dell’esperienza di ricercatori ed esperti attivi all’interno della Campagna Sbilanciamoci!, una rete che riunisce 49 organizzazioni della società civile italiana, impegnate sui temi della spesa pubblica e delle alternative di politica economica.
L’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile attraverso le attività didattiche, di ricerca e di terza missione, tra le quali rientra anche il progetto per la ricerca del nuovo indicatore di BIL.
Inoltre, l’Università Parthenope ha ricevuto, in occasione del centenario della sua fondazione, il riconoscimento internazionale della Cattedra UNESCO in “Ambiente, Risorse e Sviluppo Sostenibile” – connessa all’omonimo Dottorato di Ricerca Internazionale del Dipartimento di Scienze e Tecnologie – il cui obiettivo è proprio quello di costituire un centro di eccellenza internazionale nei settori delle scienze ambientali, dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile.Infine, come Ateneo ha aderito alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) promossa dalla CRUI, nell’ambito della quale è impegnato nella definizione di un programma di buone pratiche per la riduzione dell’impatto ambientale e la gestione sostenibile delle attività universitarie, anche attraverso la sensibilizzazione del personale e degli studenti sui temi della sostenibilità.
Alessandro Sapio (project coordinator) È professore ordinario di politica economica all’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” e membro del collegio dei docenti, Dottorato di ricerca in Governance, Economics and Management, Università degli Studi di Napoli Parthenope (dal 2012). Ha lavorato sulla dinamica delle imprese e sulla valutazione degli effetti del cambiamento climatico in progetti europei quali FP7 IMPRESSIONS – Impacts and risks from high-end scenarios: strategies for innovative solutions, FP6 DIME – Dynamics of Institutions and Markets in Europe. È componente dell’advisory board del progetto H2020 ASSET – A holistic and scalable solution for research and education in energy transition. Rappresenta l’Ateneo Parthenope nel tavolo sull’economia circolare istituito dalla Regione Campania. Ha tenuto insegnamenti rilevanti per il progetto (Politica Economica delle Risorse Rinnovabili, Economia del Lavoro in corsi di laurea, Green Economy in un master, Economia del cambiamento climatico nel dottorato). È co-editore dello Handbook of Energy Economics and Policy, Elsevier con Michelle Hallack, Massimo La Scala e Alessandro Rubino
Giulio Marcon (ricercatore) ha insegnato nelle Università di Urbino e Cosenza e ha svolto attività di ricercatore con la Scuola Normale Superiore e con l’Università Parthenope. È stato deputato nella XVII legislatura, facendo parte della Commissione Bilancio. Ha fondato la campagna Sbilanciamoci!, di cui oggi ne è portavoce, ed è stato Direttore scientifico della Scuola del Sociale della Provincia di Roma. Ha fatto parte del comitato scientifico del BES (Benessere Equo e Sostenibile), ha fatto parte della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati e primo firmatario della legge sugli indicatori di benessere assorbita dalla riforma della legge di bilancio del 2016.
Lorenzo Germani (ricercatore) è dottorando presso il Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università Sapienza di Roma. Attualmente svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Studi Aziendali ed Economici dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” dove si occupa della costruzione del nuovo indicatore di benessere BIL (Benessere Interno Lordo) e della stesura del rapporto. Collabora con la campagna Sbilanciamoci! per il lavoro di analisi delle politiche economiche e finanziarie.
Matteo Deleidi (ricercatore)
Marco Amendola (ricercatore) laureato in Scienze Economiche presso l’Università di Roma Tre, ha successivamente conseguito un dottorato di ricerca in Economia e Finanza presso l’Università La Sapienza di Roma, con una tesi volta ad analizzare gli effetti macroeconomici di interventi discrezionali di politica fiscale. Attualmente è assegnista di ricerca presso il dipartimento di Studi Aziendali ed Economici dell’Università Parthenope di Napoli, dove svolge ricerca sul legame tra intervento pubblico e crescita sostenibile.
Ettore Ismael Borghetto (formatore) è impegnato da 9 anni nel campo dell’animazione giovanile. Da 5 anni collabora con l’associazione Lunaria e Sbilanciamoci! nell’ideazione, gestione e valutazione di attività di educazione non formale a livello nazionale e europeo.
Mara Petrocelli (communication strategist) specializzata in campagne di comunicazione strategiche e creative, ha esperienza di comunicazione politica, turistico-museale e nell’organizzazione di eventi. Ha curato la comunicazione del Festival Internazionale di Cinema sulle Malattie Rare e da diversi anni collabora con Lunaria APS e Sbilanciamoci! nella gestione della comunicazione interna ed esterna.
Sonia Rainone (segretaria amministrativa DiSAE)
Al progetto di ricerca collaborano anche un gruppo di esperti, che tuttavia non rappresentano le istituzioni di appartenenza: Tommaso Rondinella (Banca Popolare Etica), Elisabetta Segre (Istat), Anna Villa (Università La Sapienza), Elena Tosetto (OCSE), Mauro Napoletano (Université Côte d’Azur), Vincenzo Lombardo (UniParthenope).
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La Belleide di Gianni Loy
La Belleide è un poemetto epico. In realtà è la parodia di un poema epico scritto, quasi sessant’anni fa, sui banchi di un liceo, a Cagliari. Era firmato, si fa per dire, con uno pseudonimo, P. Ligio. A distanza di tanto tempo, non vale nascondersi dietro un anonimato che, oltretutto, non era tale neppure all’origine. Solo un gioco di specchi. Una delle tante mie distrazioni, o forse no, che mi tenevano lontano dai libri e dallo studio. Come a dire che avevo ben altro da fare che rendere sudate le carte che la scuola cercava di impormi.
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Costituente Terra
Notiziario n. 45 del 9 settembre 2021
Dal fallimento al progetto
Cari Amici,
come abbiamo scritto nella nostra ultima newsletter del 30 agosto la caduta di Kabul e la rotta degli Stati Uniti e dei loro alleati dall’Afghanistan, è un evento che ha un valore simbolico epocale, paragonabile al crollo del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Quell’evento segnò la fine di un’epoca, la fine del mondo bipolare, del confronto politico, strategico e militare fra le due superpotenze uscite vincitrici dalla seconda guerra mondiale, un conflitto. che aveva congelato le nazioni nella morsa della guerra fredda; l’abbandono dell’Afghanistan rappresenta per contro il fallimento della risposta dell’Occidente a quella crisi e segna la fine dell’ordine globale instaurato dopo la caduta del comunismo e dell’ordine bipolare. Ne esce sconfitta la pretesa dell’Occidente di sostituirsi al socialismo scomparso instaurando un unico dominio su un mondo ridotto alla propria misura e finisce il sogno degli Stati Uniti di dar corso a un nuovo secolo americano.
Questa analisi, poi ripresa da Domenico Gallo e largamente circolata sui social, suggerisce una lettura di largo respiro degli eventi in corso ai fini di non farne andare perduta la lezione. Un tentativo analogo di interpretazione del ferragosto afghano all’altezza della portata dell’evento è stato compiuto, in un’intervista all’agenzia RIA Novosti, da Mikail Gorbaciov, che era stato a suo tempo protagonista di un’analoga esperienza, avendo nel 1989 ordinato il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. L’autocritica di Gorbaciov sull’errore sovietico di voler trapiantare il comunismo in Afghanistan è diventata così la critica agli Stati Uniti e alla loro pretesa di volervi impiantare la democrazia: “era fin dall’inizio un’impresa fallita – ha detto il leder della perestroika – anche se nella prima fase la Russia l’ha sostenuta. Come molti progetti simili, si basava su un’esagerazione della minaccia e su concetti geopolitici poco chiari”, ciò a cui si erano aggiunti “tentativi irrealistici di democratizzare una società multi-tribale”.
Il giudizio di Gorbaciov è tanto più significativo perché la sua decisione di porre termine all’avventura sovietica in Afghanistan si inseriva allora in un grande progetto volto a instaurare con l’Occidente un nuovo ordine mondiale basato sulla rinuncia alle armi nucleari e sulla nonviolenza, progetto che aveva trovato espressione nella dichiarazione di Nuova Delhi che il capo dell’URSS aveva firmato il 26 novembre 1986 con il leader indiano Rajiv Gandhi, tre anni prima della rimozione del muro di Berlino. Si trattava, come recitava quel testo, di costruire un mondo fondato sul diritto, sulla coesistenza pacifica e sulla considerazione della “vita umana come valore supremo”, Quella proposta , avanzata a nome di un miliardo di persone, un quinto dell’umanità, tale essendo allora l’entità dei popoli dell’URSS e dell’India messi insieme, fu del tutto ignorata dall’Occidente che puntava invece alla sconfitta della Russia sovietica e a dar vita a quel bel mondo unipolare che poi è riuscito a costruire. Tuttavia la rilettura della dichiarazione di Nuova Delhi è quanto mai utile perché mostra che un mondo diverso può essere concepito. e perché il fallimento della politica di dominio di una grande Potenza – ieri l’Unione Sovietica, oggi gli Stati Uniti – invece che condurre a scelte ancora più nefaste può essere l’occasione, come fu sperato allora, per mettere in cantiere un ordine mondiale di pace, di giustizia economica e di salvaguardia e risanamento dell’ambiente, al fine di garantire la sopravvivenza dell’umanità: che è appunto ciò che oggi siamo chiamati a fare. Perciò la dichiarazione di Nuova Delhi, che fu pubblicata in Italia solo dalla rivista “Bozze 87”, si può considerare un precedente dell’attuale movimento per instaurare una Costituzione della Terra.
Una valutazione negativa delle politiche di ingerenza delle grandi Potenze in contesti politici e culturali diversi per imporvi i propri modelli è stata espressa anche dal papa nella sua intervista alla radio spagnola Cope, sulla scia di un giudizio formulato in un incontro a Mosca tra Angela Merkel e Vladimir Putin: “Bisogna porre fine alla politica irresponsabile di intervenire dall’esterno e costruire la democrazia in altri Paesi, ignorando le tradizioni dei popoli” ha detto il papa citando Putin e la Merkel. Questo vuol dire che la democrazia non può varcare i confini dei Paesi in cui è già istituita? Se così fosse nemmeno una Costituzione mondiale potrebbe essere pensata. Però la via è un’altra: occorre diffondere nel mondo la cultura della democrazia e renderla effettiva dove almeno formalmente esiste. La democrazia è infatti la condizione indispensabile per dar vita a istituzioni che realizzino e garantiscano i grandi valori costituzionali della pace, del diritto, della pari dignità di uomini e donne, della libertà di pensiero e di religione, della giustizia sociale: e proprio la tragedia che si sta consumando in Afghanistan nella transizione dagli occupanti pseudoliberali d’Occidente ai talebani integralisti delle scuole coraniche intransigenti ne rivela la necessità e l’urgenza. Nell’ “Angelus” del 5 settembre il papa ne ha indicato lo strumento, che è quello dell’educazione, che è anche educazione alla democrazia, a cominciare dai giovani: “Possano i giovani afghani – ha detto Francesco – ricevere l’istruzione, bene essenziale per lo sviluppo umano. E possano tutti gli afghani, sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini”.
Dalle armi alla cultura, dal dominio all’educazione reciproca, all’ascolto e al dialogo: non è questa la grande rivoluzione da fare?
Nel sito potete trovare l’articolo di Domenico Gallo e un’opinione di Paula Guerra Cáceres sull’arroganza della cultura dell’Occidente sia riguardo a ciò che accade in Afghanistan che riguardo alle culture e alle storie “altre”; nel sito “Biblioteca di Alessandria” potete trovare la dichiarazione di nuova Delhi del 1986, richiamata in questa lettera.
Con i più cordiali saluti
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Il pensiero che aprì il Muro
LA DICHIARAZIONE DI NUOVA DELHI DEL 27 NOVEMBRE 1986
Tre anni prima della rimozione del muro di Berlino Mikhail Gorbaciov e Rajiv Gandhi a nome dell’URSS e dell’India, un quinto dell’umanità, chiedevano un totale rovesciamento della politica di dominio e di guerra e proponevano di costruire un mondo libero dalle armi nucleari e non violento in cui la vita umana fosse considerata il valore supremo. Il messaggio fu del tutto ignorato in Occidente
Il testo del documento firmato a Nuova Delhi dai leaders sovietico e indiano
L’umanità si trova oggi ad una decisiva fase di svolta della propria storia. L’arma nucleare minaccia di distruggere non solo quanto l’uomo ha realizzato nei secoli, ma anche lo stesso genere umano e persino la vita sulla Terra. Nell’era nucleare gli uomini debbono elaborare una nuova mentalità politica, una nuova concezione della pace, che sia una garanzia certa di sopravvivenza dell’umanità. La gente vuole vivere in un mondo più sicuro e più giusto. L’umanità merita un destino migliore, non deve essere ostaggio del terrore nucleare e della disperazione. Occorre cambiare la situazione internazionale venutasi a determinare e costruire un mondo libero dall’ordigno nucleare, libero dalla violenza e dall’odio, dal terrore e dal sospetto.
Il mondo che abbiamo ereditato appartiene alle generazioni presenti e future, il che impone di dare priorità ai valori universali. Occorre riconoscere il diritto di ogni popolo e di ogni persona alla vita, alla libertà, alla pace ed alla ricerca della felicità. E’ necessario rinunciare all’uso della forza e alla minaccia del suo impiego. Dev’essere rispettato il diritto di ogni popolo ad una scelta propria: sociale, politica e ideologica. Dev’essere respinta la politica volta ad affermare la supremazia di alcuni su altri. La crescita degli arsenali nucleari, la messa a punto delle armi spaziali minano la convinzione unanimemente riconosciuta, secondo cui la guerra nucleare non deve essere mai scatenata e non può essere vinta da nessuno.
A nome di oltre un miliardo di uomini, donne e bambini dei nostri due paesi amici, che insieme fanno un quinto dell’umanità intera, rivolgiamo ai popoli ed ai dirigenti di tutti i paesi l’appello ad intraprendere azioni immediate, che debbono portarci verso un mondo senz’armi di sterminio di massa, senza guerre.
Pienamente consapevoli della nostra comune responsabilità per le sorti dei nostri paesi e dell’umanità intera, noi proponiamo i seguenti princìpi per la costruzione di un mondo libero dagli armamenti nucleari e dalla violenza:
1. La coesistenza pacifica deve diventare una norma universale dei rapporti internazionali:
nell’era nucleare è indispensabile ristrutturare le relazioni internazionali, affinché il confronto sia soppiantato dalla cooperazione e le situazioni di conflitto siano risolte con mezzi politici pacifici e senza ricorrere alle armi.
2. La vita umana dev’essere considerata il valore supremo:
il progresso e lo sviluppo della civiltà umana possono essere assicurati in condizioni di pace e soltanto dal genio creativo dell’uomo.
3. La nonviolenza dev’essere alla base della vita della comunità umana:
la filosofia e la politica fondate sulla violenza e sull’intimidazione, sulla disuguaglianza e sull’oppressione, sulla discriminazione di razza, di fede religiosa o di colore della pelle sono immorali e inammissibili. Esse sprigionano uno spirito di intolleranza, sono deleterie per le nobili aspirazioni dell’uomo e negano tutti i valori umani.
4. La comprensione reciproca e la fiducia devono sostituire la paura e il sospetto:
la sfiducia, la paura e il sospetto fra i paesi e i popoli alterano la percezione del mondo reale. Generano tensione e, in ultima analisi, arrecano danno a tutta la comunità internazionale.
5. Deve essere riconosciuto e rispettato il diritto di ogni Stato all’indipendenza politica ed economica:
è necessario instaurare un nuovo ordine mondiale per garantire giustizia economica e uguale sicurezza politica per tutti gli Stati. La cessazione della corsa agli armamenti è il presupposto necessario per l’instaurazione di un simile ordine.
6. Le risorse impiegate per gli armamenti devono essere volte ad assicurare lo sviluppo sociale ed economico:
soltanto con il disarmo si possono disimpegnare ingenti risorse supplementari, necessarie alla lotta contro l’arretratezza economica e la miseria.
7. Devono essere garantite le condizioni necessarie per uno sviluppo armonioso della personalità:
tutti i paesi devono operare insieme per risolvere i problemi umanitari maturi e cooperare nel campo della cultura, dell’arte, della scienza, dell’istruzione e della medicina, per uno sviluppo completo della personalità. Un mondo senza armi nucleari e senza violenza aprirà grandiose prospettive a questo riguardo.
8. Il potenziale materiale e intellettuale dell’umanità deve essere utilizzato per risolvere i problemi globali:
è necessario trovare la soluzione di problemi globali quali il problema alimentare e quello demografico, la liquidazione dell’analfabetismo, la tutela dell’ambiente circostante attraverso un impiego razionale delle risorse della terra. Gli Oceani, il fondo marino e lo spazio cosmico sono patrimonio comune dell’umanità. La cessazione della corsa agli armamenti creerà le migliori condizioni per raggiungere tale obiettivo.
9. La sicurezza internazionale globale deve prendere il posto dell’«equilibrio del terrore»:
il mondo è uno e la sua sicurezza è indivisibile. Est e Ovest, Nord e Sud, indipendentemente dai sistemi sociali, dalle ideologie, dalle religioni e dalle razze, devono essere uniti nella fedeltà al disarmo e allo sviluppo;
la sicurezza internazionale può essere garantita con l’adozione di misure globali nel campo del disarmo nucleare, mediante tutti i mezzi accessibili e concordati di controllo, nonché con l’adozione di misure di fiducia e con una giusta composizione politica dei conflitti regionali attraverso trattative pacifiche e con la cooperazione nei campi politico, economico e umanitario.
10. Un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento richiede misure concrete e urgenti volte al disarmo:
Ci si può arrivare attraverso la stipulazione di accordi concernenti:
– la totale eliminazione degli arsenali nucleari entro la fine di questo secolo;
– l’inammissibilità della dislocazione di armi di qualsiasi tipo nello spazio, che è patrimonio comune dell’umanità;
– la totale interdizione degli esperimenti dell’arma nucleare;
– il divieto di creare nuovi tipi di armi di sterminio di massa;
– la messa al bando delle armi chimiche e l’eliminazione delle loro scorte;
– l’abbassamento dei livelli degli armamenti convenzionali e delle forze armate.
Finché le armi nucleari non saranno liquidate, l’Unione Sovietica e l’India propongono di stipulare immediatamente una convenzione internazionale che vieti l’uso delle armi nucleari o la minaccia di esso. Ciò rappresenterebbe un grosso passo concreto sulla via del disarmo nucleare totale.
La costruzione di un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento esige una trasformazione rivoluzionaria della mentalità degli uomini, l’educazione dei popoli nello spirito della pace, il rispetto reciproco e la tolleranza. Occorre vietare la propaganda della guerra, dell’odio e della violenza e rinunciare agli stereotipi della mentalità di chi vede un nemico in altri paesi e popoli.
La saggezza consiste nel non permettere che si accumulino e si aggravino i problemi globali, poiché evitare di risolverli oggi richiederà domani maggiori sacrifici.
Grande è il pericolo che incombe sull’umanità. Ma quest’ultima dispone di ingenti forze per scongiurare la catastrofe e aprire la strada che conduce ad una civiltà senza armi nucleari. La coalizione della pace, che sta accumulando le forze e che unisce gli sforzi del movimento dei non allineati, del gruppo dei «Sei», di tutti i paesi, partiti politici e organizzazioni sociali amanti della pace, ci dà motivo di speranza e di ottimismo. E’ arrivato il momento di azioni decisive e improrogabili.
Dalla rivista “Bozze 87”, gennaio/febbraio 1987, anno decimo, numero 1, pp. 17-21
Questa dichiarazione non fu pubblicata in Occidente.