Monthly Archives: agosto 2021
Oggi sabato 28 agosto 2021
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Perché in Italia manca una “religione civile laica”?
28 Agosto 2021
26 Agosto 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Gli Italiani mancano di una memoria storica condivisa in cui identificarsi; nonostante la recente celebrazione del centocinquantesimo annivesario dell’Unità nazionale, non passa giorno che questa non sia vilipesa. A causa soprattutto delle crisi nella quale il paese è coinvolto, ma non solo per essa, il […]
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Che succede?
DRAGHI E IL QUIRINALE. INCUBO ISIS A KABUL. LAVORO E MULTINAZIONALI
26 Agosto 2021 su C3dem.
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LA VIA COSTITUZIONALE DELL’OBBLIGO VACCINALE. AFGHANISTAN, LA VIA PRAGMATICA DI DRAGHI
25 Agosto 2021 su C3dem.
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[segue]
A proposito di Reddito di Cittadinanza.
Con riferimento alle esternazioni di Beppe Grillo sul Reddito di Cittadinanza come reddito universale.
A prescindere dalla strumentalità del momento politico, sulla questione del reddito universale incondizionato (o come altri lo chiamano dividendo sociale o altro), questa volta sono d’accordo con Grillo. E penso di essere con lui in buona compagnia. Per esempio con alcuni grandi economisti del passato, keynes tra tutti, e, più di recente, altri grandi, tra cui il premio Nobel James Meade. L’argomento è stato approfondito dal compianto economista cagliaritano Gianfranco Sabattini. Dei suoi studi ha spesso estratto articoli di carattere divulgativo ospitati anche da Aladinpensiero online. Anche Papa Francesco in una sua lettera al Movimento per la Terra ne aveva parlato come di una necessità, anche se nelle sue encicliche di esprime perché sia il Lavoro degno e per tutti l’obbiettivo prioritario. Ma senza dubbio la discussione è aperta e non dobbiamo certo inseguire in materia la destra, tra l’altro la peggiore, quella che comunque se la prende con i poveri. Perfino il Fondo monetario internazionale invita ad approfondire l’argomento in direzione innovativa (fm).
———-In argomento———
“Tra le cose più insopportabili di questi mesi c’è l’atteggiamento incredibilmente offensivo e aristocratico anche di chi si definisce progressista che imputa al reddito di cittadinanza la responsabilità di lasciare le persone a poltrire a casa”. A dirlo è Gianni Cuperlo alla presentazione del libro di Antonio Bassolino a Napoli. Cuperlo quindi specifica che le persone accusate di poltrire “non vanno più a lavorare sfruttati nelle attività stagionali”. E sottolinea: “Ci sono nuove forme di schiavitù che albergano non solo nelle campagne del sud”.
Concordiamo.
Oggi venerdì 27 agosto 2021
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
La revisione dello Statuto sardo può trarre ispirazione dalla tradizione federalista da Angioy a Lussu?
27 Agosto 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
- Lussu ha più volte e puntigliosamente ricordato come è nato lo Statuto sardo, narrando di vicende di cui lui fu un protagonista primario. E’ nota la sua posizione. Poichè lo Statuto siciliano fu elaborato in tempi stretti e riconosceva alla Sicilia poteri legislativi e amministrativi molto ampi, Lussu propose di estendere alla Sardegna la […]
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Manifesto per controllare il capitalismo globalizzato
27 Agosto 2021
28 Luglio 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Thomas Piketty, sull’onda del successo riscosso con la pubblicazione della sua monumentale opera “Le capital au XXIe siècle”, ha “lanciato” un manifesto sottoscritto anche da numerose autorevoli personalità della cultura francese a sostegno di un’Europa unita, al cui interno democrazia e autorità pubbliche possano controllare il capitalismo […]
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Afghanistan
Una interessante intervista a Leoluca Orlando indica una linea politica ben precisa per l’accoglienza dei popoli in fuga dalle guerre e la loro integrazione. Un dibattito che interessa direttamente anche la nostra isola nella quale centinaia di piccoli centri, a causa dello spopolamento, del calo delle nascite, dell’abbandono della cura del territorio, rischiano la scomparsa dalle carte geografiche nei prossimi decenni. Orlando parla di governo delle migrazioni in modo stabile, organico e funzionale che vada oltre l’emergenza temporanea. Che ne pensano i Sindaci sardi, le coraggiose donne Sindaco sempre in prima fila nell’affrontare i problemi sociali delle comunità? Apriamo il dibattito a partire dall’impegno a fianco del popolo dell’Afghanistan. (V.T.)
Oggi giovedì 26 agosto 2021
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
L’economia? Soffocata da ricchezze e diseguaglianze
26 Agosto 2021
28 Giugno 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Da un po’ di tempo le cronache economiche sono monopolizzate dal dibattito suscitato dalla recente pubblicazione del libro di un economista francese, Thomas Piketty, autore di “Le capital au XXIe siècle”. IL libro, del quale ”Mondoperaio n. 6/2914” ha pubblicato un commento, dimostra che la storia della distribuzione […]
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Che succede?
EUROPA AL BIVIO: AUTONOMIA STRATEGICA O IRRILEVANZA
24 Agosto 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Mattia Feltri, “Incantatori e incantati” (La Stampa). Claudio Cerasa, “Per un Draghi al Quirinale” (Foglio). Guido Neppi Modona, “Troppe resistenze. Rendiamo obbligatorio il vaccino per legge” (Il Riformista). Luigi Manconi, “E adesso lavoriamo per Zaki” (La Stampa). “Myanmar, si aggrava il conflitto civile. Appello della Chiesa” (Fides). AFGHANISTAN: Giuliano Battiston, “Giorni contati” (Manifesto). Franco Venturini, “L’Europa al bivio: autonomia strategica o irrilevanza” (Corriere della sera). Gen. Vincenzo Camporini, “Dopo Kabul la Nato è superata. Adesso serve un esercito europeo” (intervista a Qn). Federico Fubini, “Borrell rilancia: forze armate europee” (Corriere). Adriana Cerretelli, “Risuona anche per l’Europa l’allarme di Kabul” (Sole 24 ore). Lucio Caracciolo, “Le due urgenze: trattare con i talebani e accogliere gli esuli” (intervista a Il Riformista). Giampiero Massolo, “Nato e G7, vi spiego la svolta di Kabul” (intervista a Formiche.net). Federico Rampini, “Il ritiro divide l’America. Ora Biden deve scegliere: militari o diplomazia” (Repubblica). Cecilia Sala, “L’America in Afghanistan ha scelto di perdere. Due esperti raccontano perché” (Foglio). Andrea Nicastro, “Chi finanzia le casse dei talebani” (Corriere). Agnese Moro, “Si deve trattare con i malvagi?” (La Stampa). David Miliband, “Pensiamo a chi rimane” (intervista al Corriere). INOLTRE: Maria Antonietta Calabrò, “Francesco potrebbe promulgare una norma sullo status di papa emerito” (Huffpost). Andrea Pugiotto, “Quesito sul fine vita. Ecco perché Flick sbaglia” (Il Riformista). Angelo Picariello, “Sanità. Inserire in Costituzione la Conferenza delle Regioni” (Avvenire). Leonardo Becchetti, “Suggerimenti anti-delocalizzazioni” (Avvenire). Carlo Fusi, “Ma fra Pd e M5s è flirt obbligato?” (Il Quotidiano). Massimo Adinolfi, “Pd-5stelle, i limiti al dialogo serrato” (Mattino).
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Nebbia sulla transizione ecologica, governo e imprese tentati dal rinvio delle scelte
Alfiero Grandi
23 Agosto 2021
Gli scienziati dell’ONU hanno stilato un documento impressionante sulla crisi climatica del nostro pianeta, approvato dai rappresentanti di 195 paesi, dopo avere studiato un numero incredibile di documenti e di dati. Questa forte denuncia arriva in tempo per il vertice sul clima che verrà presieduto a novembre dall’Italia e dal Regno Unito e pretende decisioni coraggiose sulle politiche per il clima, anzitutto da parte dell’Unione Europea, che ha presentato un pacchetto di proposte sotto il titolo Fit for 55 che premono l’acceleratore sulle misure per l’ambiente.
Il clima sta cambiando in modo impressionante sotto i nostri occhi. Ne stiamo vedendo gli effetti ogni giorno. La pioggia in Groenlandia, caduta dove cadeva neve, ne è un episodio impressionante. Se non verrà fermata la deriva clima-alterante provocata dall’aumento della CO2 e da altre cause concorrenti come l’aumento del metano in atmosfera, la situazione – già grave – peggiorerà drasticamente. Non occorre esagerare dipingendo un futuro apocalittico, il rischio concreto è che la vita degli esseri viventi, a partire dagli umani, sulla terra cambi in modo irreversibile e il pianeta diventi sempre più inospitale. Per questo occorre il coraggio di prendere le iniziative necessarie in tempi rapidi per bloccare l’alterazione del clima, a partire dalla temperatura.
Per raggiungere questi risultati occorrono scadenze precise e impegni concreti.
Invece, malgrado l’allarme sia forte e chiaro, le reazioni alle recenti proposte di interventi ulteriori della Commissione europea sono preoccupanti. Partendo da una preoccupazione di facciata per i costi sociali degli interventi si vogliono nascondere i costi enormi, non solo economici, senza forti interventi correttivi. Esponenti importanti del mondo delle imprese e del governo pur partendo da un omaggio formale agli obiettivi contenuti nel PNRR in realtà hanno l’obiettivo di usare le risorse del PNRR ma di rinviare il più possibile le innovazioni a cui quei finanziamenti dovrebbero essere legati, con il rischio concreto che l’Italia non rispetti i target previsti. Nelle settimane trascorse il partito del rinvio si è manifestato con chiarezza. Economisti, imprenditori – anche di aziende partecipate dallo Stato -, ministri del governo Draghi hanno messo piombo nelle ali dell’innovazione e della transizione ecologica, ad esempio sulla produzione energetica, sulla mobilità sostenibile.
È chiaro che occorre cambiare profondamente il modello di sviluppo economico attuale, altrimenti il clima arriverà ad un punto di non ritorno. È chiaro che per realizzare gli obiettivi occorre che i soggetti più sensibili e convinti si debbono impegnare fortemente per superare le resistenze evidenti all’innovazione. Questo non vuol dire che non ci siano problemi da affrontare. Ad esempio sono necessarie politiche di occupazione che accompagnino il passaggio dal sistema economico oggi prevalente a quello futuro. Un conto è prepararsi al cambiamento e pretendere le innovazioni conseguenti, altro è cercare di frenare, pur sapendo che il tempo stringe, senza lasciare spazio a rinvii. C’è perfino chi si appresta a sostenere che occorre rinviare la scadenza del 2025 per chiudere le centrali a carbone. Il PNRR ha cercato di declinare le novità della transizione ecologica sotto forma di bandi e finanziamenti, ma le resistenze al cambiamento sono forti e possono essere vinte solo con una chiara e forte battaglia di scelte politiche indicate con chiarezza per innovare lavoro, investimenti, ricerca, istruzione, welfare.
Questa chiarezza non c’è e lascia spazio all’emergere delle resistenze conservatrici, alla politica dei rinvii, a quelli che del PNRR vogliono i quattrini senza impegnarsi ai cambiamenti imposti dalla crisi climatica. Il ministro Cingolani è sembrato sensibile alle resistenze e all’invito a rallentare, quasi fossimo già su un treno ad alta velocità, mentre in realtà siamo ancora in attesa di decidere l’inizio del viaggio. Il ministro Giorgetti dipinge scenari a tinte fosche che sembrano avere l’unico obiettivo di rallentare le innovazioni, di cui per ora si parla soltanto. Né il governo chiede a Stellantis quali scelte intende compiere per radicare il cambiamento e prepararsi al superamento della mobilità fondata sui motori tradizionali. Naturalmente tutti i frenatori dichiarano di essere preoccupati per le conseguenze occupazionali e sociali. Fanno bene ad essere preoccupati, ma potrebbero iniziare dall’autocritica sul frettoloso sblocco dei licenziamenti e soprattutto studiare con i sindacati come minimizzare i rischi e chiedere le innovazioni necessarie di accompagnamento al cambiamento.
Colpisce che nessuno proponga di avere in Italia un nucleo forte di innovazione, in grado di essere esempio per altri paesi. I confronti internazionali servono solo per giustificare rinvii e ritardi. Il governo sembra in difficoltà. Certo ha ottenuto un primo finanziamento europeo sul conto PNRR. Questo va bene, ma ora occorre entrare nel merito delle scelte e iniziare ad attuarle, altrimenti anche i finanziamenti si fermeranno, altrimenti la cabina di regia del PNRR a cosa serve? L’energia è un primo decisivo banco di prova. Se ascoltiamo Eni non arriveremo mai a una scelta di fondo sulle rinnovabili. Basta dire che con questo ritmo ci metteremo tutto il secolo ad avere l’energia necessaria prodotta dalle rinnovabili, mentre nel 2035 dobbiamo avere un abbattimento di CO2 del 55% e nel 2050 non produrne più. Eni continua a fare contratti per forniture di gas, non si impegna nelle rinnovabili e si fa pubblicità sulle maree come fonte di produzione energetica, che sembra un parlare di altro. Occorre un piano organico, per fotovoltaico, eolico in particolare off shore, per altre fonti rinnovabili, per l’uso dell’idroelettrico per stabilizzare la rete elettrica con i pompaggi, senza trascurare possibili miglioramenti produttivi. Senza un progetto con date e quantità e soldi anche le dichiarazioni altisonanti sono solo tigri di carta. Invece abbiamo in concreto le aste del capacity market, promosse da Terna, un bengodi per le aziende energetiche partecipanti, pagate dalle bollette dei cittadini, per produrre poco ma con il rinvio inevitabile del raggiungimento degli obiettivi di riduzione della CO2, visto che anche il gas ne produce. Meno del carbone, ma ne produce.
Qual è la vera politica del Governo? Cosa propone alle aziende a partecipazione pubblica per garantirsi il loro contributo nella realizzazione degli obiettivi?
Ora l’assetto di guida del PNRR sulla transizione ecologica – bene o male – è definito, le risorse sono ingenti, manca un chiarimento politico del governo e in particolare del presidente del Consiglio che ha il compito di guidare la squadra. Le risorse del PNRR servono a cambiare o a richiamare in vita il gattopardo che come è noto in Italia ha quasi sempre prevalso? Qual è il progetto-paese? Altrimenti le risorse ingenti a disposizione faranno la fine dell’acqua sulla sabbia e i poteri che non vogliono cambiare prevarranno. Per una volta che la Commissione europea ha avuto coraggio, sarebbe bene che anziché svolgere un compito di conservazione l’Italia mettesse le sue energie migliori sul versante dell’innovazione e del coraggio e questo nelle condizioni attuali è un compito che tocca anzitutto al governo e a chi lo guida: sono stati chiesti poteri e risorse, ora li hanno, se la transizione fallirà il governo non potrà chiamarsi fuori.
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Precedente Editoriale
Sinodo e cammini sinodali.
Che succede? C3dem.
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Oggi mercoledì 25 agosto 2021
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Togliatti è rimasto fedele allo spirito resistenziale e costituente, chi lo ha tradito è De Gasperi
25 Agosto 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Il post di Sabattini sul ruolo di Togliatti nella storia italiana del dopoguerra secondo la lettura di Macaluso, consente di sottolineare, contro ogni revisionismo, la centralità del PCI nella costruzione dell’Italia democratica. Repubblica e Costituzione sarebbero inspiegabili senza l’azione dei comunisti e dei socialisti. Sono questi partiti, grazie a Togliatti e Nenni, che hanno […]
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Crisi della rappresentanza e democrazia della Rete.
25 Agosto 2021
22 Maggio 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Per Ilvo Diamanti (“Democrazia ibrida”, il nuovo titolo della collana iLibra, edito da “Laterza e la Repubblica”), la democrazia rappresentativa, soprattutto nella forma che essa ha assunto con il suffragio universale, è sempre stata caratterizzata da una relazione stretta tra partiti ed elettori: i partiti rappresentavano il “filtro” […]
—————————————————-SINODO——————
Si avvia il cammino del Sinodo della Chiesa universale e, in essa, della Chiesa italiana e della Chiesa sarda
Due giornali online e tre siti fb impegnati per una costante informazione sui cammini sinodali. Su Giornalia.
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Sinodo e cammini sinodali
Vigilia di un atteso e pur inaspettato cammino sinodale
di Giampiero Forcesi.
23 Agosto 2021 by Vittorio Sammarco | su C3dem.
La decisione, infine, è stata presa. I vescovi italiani lo hanno annunciato nella loro assemblea generale dello scorso maggio. Il sinodo italiano si farà. Per una qualche cautela, dopo tanta incertezza e tanti timori, si è deciso di chiamarlo non “sinodo” ma “cammino sinodale”. Le forme di questo cammino debbono ancora essere pensate; vi stanno lavorando alcune persone incaricate dalla Cei), ma saranno comunque impostate strada facendo. Alcune cose, però, già si sanno; i vescovi le hanno dette. Intanto la durata: sarà un percorso di quasi cinque anni; e avrà inizio entro la fine dell’anno. Poi il fatto che tale cammino sinodale avverrà nel mentre che la chiesa italiana sarà impegnata in un analogo cammino, ma a dimensione universale, quello del sinodo dei vescovi, che inizierà nel mese di ottobre e si concluderà nell’ottobre del 2023: un sinodo che papa Francesco – sulla base delle esperienze della duplice assemblea sinodale sulla famiglia, del sinodo sui giovani e di quello sull’Amazzonia – ha voluto si svolgesse in modo da consentire il massimo possibile di partecipazione “dal basso” (diocesi per diocesi, parrocchia per parrocchia), e che avrà per tema proprio la riflessione sulla nozione e sulla pratica della sinodalità (“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”).
Oltre alla durata e alla necessaria armonizzazione con il sinodo dei vescovi, altri elementi sono emersi dall’assemblea della Cei di maggio: sia dalla relazione e del card. Bassetti sia dalla cosiddetta “Carta di intenti” presentata ai vescovi da mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara. La “Carta d’intenti” è un documento di appena quattro pagine (solo una “traccia” come l’ha chiamata mons. Brambilla), che i vescovi avevano deciso di stendere già lo scorso febbraio dopo aver ricevuto, in gennaio, l’ennesimo rimprovero da papa Francesco per la loro mancata risposta al suo invito di cinque anni prima, a Firenze, a “mettersi in cammino sinodale”, e che gli avevano mostrato prima dell’assemblea di maggio per averne un parere. In questo documento si dice che “l’itinerario del ‘cammino sinodale’ comporta la necessità di passare dal modello pastorale in cui le Chiese in Italia erano chiamate a recepire gli Orientamenti Cei a un modello pastorale che introduce un percorso sinodale, con cui la Chiesa italiana si mette in ascolto e in ricerca per individuare proposte e azioni pastorali comuni”. Si tratta – si legge ancora – “di passare da un modo di procedere deduttivo e applicativo a un metodo di ricerca e di sperimentazione che costruisce l’agire pastorale dal basso e in ascolto dei territori”. Tre, dunque, le parole chiave suggerite: “ascolto”, “ricerca” e “proposta”. Tre passaggi da avviare e costruire, allo scopo di leggere la situazione attuale, immaginare un percorso futuro e “smuovere il corpo ecclesiale e la sua presenza nella società”. Dunque, si tratta di “ripensare il presente e il futuro della fede e della Chiesa in Italia”. E farlo sulla base delle indicazioni sia della magna charta di papa Francesco, l’Evangelii gaudium, del 2013, che contiene in nuce già i temi sviluppati nelle successive encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, sia del discorso da lui tenuto al convegno ecclesiale di Firenze del 2015 in cui aveva ribadito: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti”; una Chiesa – aveva detto, richiamando il tema scelto dalla Cei per il convegno fiorentino “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” – che faccia suoi i tratti dell’umanesimo di Gesù: umiltà, disinteresse e beatitudine; una chiesa che affermi radicalmente la dignità di ogni persona e stabilisca tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, e che insegni ad abitare il creato come casa comune. Un Chiesa creativa, che sappia innovare con libertà.
Papa Francesco, allo stile della sinodalità, del camminare insieme pastori e fedeli, crede molto. Sempre in quel 2015, in ottobre, un mese prima di parlare alla Chiesa italiana riunita a Firenze, aveva commemorato il 50° anniversario dell’istituzione, voluta da Paolo VI, del Sinodo dei vescovi. Aveva detto che riteneva il Sinodo una delle eredità più preziose del Vaticano II, perché dava sostanza alla collegialità pastorale, e aveva affermato di ritenere che “proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Sinodalità nella collegialità dei vescovi cum Petro e sub Petro, ma anche collegialità, camminare insieme, di tutto il popolo di Dio. “Sarebbe inadeguato – aveva detto nell’Evangelii gaudium – pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni”. E nel discorso sul 50° dell’istituzione del Sinodo dei vescovi aveva ripreso un tema a lui caro: il sensus fidei del santo popolo di Dio. “Il sensus fidei – aveva detto – impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens e Ecclesia discens, giacché il Gregge possiede un proprio ‘fiuto’ per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa”.
Certo, Francesco è anche consapevole (e lo ha detto in quel discorso dell’ottobre 2015) che “camminare insieme – laici, pastori, e vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica”. Si dice che il “Cammino sinodale” (con la “c” maiuscola, in quanto si riferisce all’evento che andrà dal 2012 al 2025) “ha bisogno di condividere uno stile ecclesiale, un metodo sinodale e alcuni strumenti di lavoro”. Lo stile ecclesiale, la Carta ne conviene, “rappresenta la sfida decisiva”. E viene così tratteggiato: “dovrà essere attento al primato delle persone sulle strutture, alla promozione dell’incontro e del confronto tra le generazioni, alla corresponsabilità di tutti i soggetti, alla valorizzazione delle realtà esistenti, al coraggio di ‘osare con libertà’, alla capacità di tagliare i rami secchi”. Inoltre, “tutti siamo chiamati a risvegliare quel sensus ecclesiae, che lo stile sinodale è chiamato a far crescere”. Sul metodo, la Carta ripropone i tre momenti di cui si è detto: ascolto, ricerca, proposta; un metodo, cioè, che “si impegna ad ‘ascoltare’ la situazione, attraverso un’attenta verifica del presente, vuole ‘cercare’ quali linee di impegno evangelico sono immaginabili e praticabili, intende ‘proporre’ scelte concrete che ciascuna Chiesa locale può recepire per il suo cammino ecclesiale”. Per gli strumenti di lavoro, poi, ancora non è ben chiaro a che cosa si pensi; saranno comunque instrumenta laboris che avranno il compito – si dice – “di indicare prospettive comuni su cui orientare l’ascolto dal basso” (questione delicata, questa, perché orientare l’ascolto può significare anche condurlo in una direzione invece che in un’altra, e comunque non lasciare che dal basso emerga ciò che sta più a cuore ai fedeli). Si dice ancora che sarà la Segreteria generale della Cei con i suoi uffici ad accompagnare il percorso e a proporsi come “luogo di sintesi di quanto giungerà dalle Chiese locali” (anche questo è un elemento delicato; viene da chiedersi se la Cei non farebbe bene a dotarsi di un gruppo di laici e anche di parroci esperti per questo compito di accompagnamento del percorso e, ancor più, per il compito di fare sintesi di ciò che emerge). La Carta si sofferma infine anche sui possibili contenuti del cammino sinodale, avanzando la proposta di mettere al centro i temi su cui già la Cei aveva riflettuto nell’impostare i futuri Orientamenti per gli anni Venti (cosa anche qui assai delicata, forse un po’ discutibile, perché rischia di limitare la libertà di scelta e di proposta “dal basso”). I temi indicati dalla Cei ruotano attorno a tre grandi nodi – Vangelo, fraternità, mondo –, e vengono così identificati: la “forma di Chiesa” per il prossimo futuro, l’eucaristia domenicale al centro della vita ecclesiale, l’accompagnamento delle famiglie, la presenza dei giovani nella chiesa, l’attenzione verso i poveri e alcuni campi di impegno sociale e culturale (cattolicesimo popolare, cultura, cittadinanza, casa comune).
Tanti gli interrogativi, gli spunti di discussione, che nascono attorno a questo snodo della Chiesa italiana che potrebbe essere davvero momento di svolta, di maturazione, di recupero di corresponsabilità. Qui mi soffermo brevemente soltanto sulla questione dell’ascolto, primo passo di un cammino sinodale autentico. Ascolto di chi? Ascolto come? E chi è il soggetto che ascolta? Una cosa mi sembra evidente: nelle nostre parrocchie, in linea di massima, non c’è l’abitudine all’ascolto, non c’è quasi neppure l’idea che ci si debba ascoltare vicendevolmente, scambiare opinioni e suggerimenti, confrontarsi per decidere insieme qualcosa. Lo faceva, e certamente ancora lo fa, ma in una dimensione più ristretta, e spesso a latere delle comunità parrocchiali, la benemerita Azione cattolica. E dunque io credo che, se si vuole provare a partire davvero dal basso (e direi anche da fuori, cioè da chi a messa ci andava ma ora non ci va più, e però se invitato a dire perché e a suggerire qualcosa forse lo farebbe), la prima cosa da fare (da parte della Cei e dei singoli vescovi) sia riunire, territorio per territorio, i parroci e offrire loro l’opportunità di interrogarsi, guidati da persone adatte allo scopo, su perché e come debbano svolgere il compito di suscitare il confronto tra i fedeli (compresi gli allontanatisi), di porsi in ascolto delle persone e di ciò che emerge nel dare loro la parola, di entrare in dialogo con loro, e di trarre da questo libero confronto (aiutati da alcuni laici e religiosi) stimoli, suggerimenti, proposte, e anche timori, perplessità, dubbi. E, soprattutto, convincersi che “camminare insieme” non è solo l’esercizio richiesto da un sinodo ma è parte essenziale dell’essere Chiesa.
Papa Francesco si sofferma molto sul sensus fidei di quello che ama chiamare “il santo popolo di Dio”, che è santo, egli dice, in funzione del battesimo “che lo rende infallibile ‘in credendo’”. “In tutti i battezzato, dal primo all’ultimo – scrive nella Evangelii gaudium n. 119 –, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare”; e quella che chiamiamo nuova evangelizzazione “deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati” (n. 120). Nel fare riferimento al sensus fidei dei fedeli, papa Francesco ha in mente, per lo più, la pietà popolare, così ancora largamente presente nel contesto latino-americano; ma non più, o molto meno, in Italia, dove l’ascolto va fatto in seno a un popolo di Dio che soltanto in parte partecipa all’eucaristia domenicale, e spesso vi partecipa con molta passività, che è composto per lo più da persone che si sono perse per strada, che hanno abbandonato, che sono in crisi, che sono critiche, insofferenti, talvolta forse perché fa comodo dare al proprio scetticismo l’alibi della delusione, ma più spesso perché davvero sono rimaste deluse da un esser chiesa che non coinvolge e non appassiona. Ascoltare questo popolo di Dio non è cosa semplice, giunti al punto in cui siamo giunti. Bisogna che i parroci (con alcuni collaboratori scelti tra i fedeli più assidui e tra quelli meno assidui, tra i vicini e i lontani) chiamino a raccolta, pezzo per pezzo, le diverse componenti di questo popolo, diano loro la parola, con assoluta libertà, raccolgano ciò che emerge, vi riflettano poi sopra insieme a tutti coloro che hanno in qualche modo partecipato, e di quello che è emerso ne facciano il canovaccio del cammino da compiere nel tempo a venire, non solo così partecipando al Cammino sinodale dei prossimi quattro anni (per il compimento del quale dovranno inviare alle diocesi quanto ascoltato e raccolto, senza purgarlo), ma anche e soprattutto cercando per questa via (ascolto, poi ricerca cioè sperimentazione, e infine proposta: i tre passi suggeriti dalla Carta d’intenti della Cei) la concreta possibilità di una rigenerazione della propria parrocchia.
Un’ultima annotazione. Nel suo discorso a Firenze nel 2015 papa Francesco indicò alla Chiesa italiana, oltre alla necessità di fare sinodo, due grandi ambiti di impegno: l’inclusione sociale dei poveri e la capacità di dialogo e di incontro con tutti. Parlando della capacità di dialogo (che – ha ricordato – include anche il conflitto), ebbe a dire: “Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti, non da soli tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”. Qui sta anche un aspetto non secondario per la rigenerazione della Chiesa e di ciascuna singola parrocchia. Il suggerimento di Francesco vale sia per il cammino sinodale, per la rigenerazione “ad intra” della Chiesa e di ciascuna parrocchia (dove comunque il parlare e discutere è necessario, prima di provare a fare insieme dei progetti), sia per l’azione della Chiesa nel mondo, in ciascun territorio e Paese, per la Chiesa “ad extra”. Perché la Chiesa è veramente Chiesa di Cristo se “esce”, se dialoga con tutti, e ancor più se lo fa collaborando per tratti di strada con tutte le persone di buona volontà; e non se resta trincerata nelle sue strutture.
Giampiero Forcesi
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CHE SUCCEDE?
L’APARTHEID DEI VACCINI. AFGHANISTAN, QUANDO FINISCE LA PAX AMERICANA
23 Agosto 2021 su C3dem.
La forte denuncia di Eugenia Tognotti: “Il virus, i vaccino e l’apartheid” (La Stampa). Mauro Calise, “Il peso di Draghi e i partiti senza voce” (Mattino). Montesquieu, “Se Mattarella resta al centro della partita” (la Stampa). AFGHANISTAN: Franco Monaco, “Afghanistan, un promemoria” (Settimana news). Nathalie Tocci spiega cosa accade “Quando finisce la pax americana” (la Stampa). Donatella Stasio racconta cosa è stato l’impegno italiano per il sistema della giustizia in Afghanistan: “I diritti umani e la sharia” (La Stampa). L’intervista di Bernard-Henri Levy a Ahmad Massud: “La mia sfida ai talebani” (Repubblica). Antonio Giustozzi, “La mappa della resistenza” (Repubblica). Sabino Cassese, “La democrazia e i diritti sono un valore universale” (Corriere della sera). Giorgia Serughetti, “Non bastano i corridoi umanitari per proteggere le donne” (Domani). Il generale Claudio Graziano intervistato da Repubblica sul ruolo inconsistente della Nato: “Questa sconfitta mostra la necessità di un’Europa autonoma nelle missioni”. Ezio Mauro, “Il vuoto dell’Europa” (Repubblica. Alessandro Barbano, “Il precipizio della sinistra che nega l’esportabilità della democrazia” (Huff post). Antonio Preiti, “La democrazia non si esporta, ma se non c’è non si possono difendere i diritti umani” (linkiesta).
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L’IO PERDUTO, A RIMINI. VERSO LE AMMINISTRATIVE. CASO DURIGON. SCUOLA. G20 DELLE DONNE
23 Agosto 2021 su C3dem
Paolo Viana sul Meeting di Rimini: “Alla ricerca dell’io perduto per vincere l’individualismo” (Avvenire). AMMINISTRATIVE: Ettore Colombo, “Guida al voto delle amministrative /1. Ben tornato bipolarismo, e centrosinistra in clamoroso vantaggio” (blog). Emanuele Felice, “Lo strano caso dei liberali italiani che preferiscono stare con i sovranisti” (Domani). Franco Monaco, “L’eterna, vana, suggestione centrista” (Huffpost). Goffredo Bettini, “L’alleanza tra il Pd e Conte resta l’unica possibilità per competere con la destra” (intervista al Corriere). GOVERNO: Dario Di Vico critico sulle scelte del ministro Orlando: “Multinazionali: multe o incentivi? L’Italia bifronte” (Corriere). VOCI: Antonio Socci, “Tam tam in Vaticano: tira aria di conclave” (Libero). CASO DURIGON: Luigi Ciotti, “Draghi cacci Durigon per far pulizia nel governo” (intervista a Il Fatto). Gian Carlo Caselli, “Non lasci la palla ai partiti, lo Stato deve intervenire” (Il Fatto). SCUOLA: Claudio Tucci, “Il rientro a scuola in 20 punti chiave” (Sole 24 ore). Agostino Miozzo, “Regole poco chiare. Così la scuola rischia ancora la Dad” (intervista al Corriere). INOLTRE: Elena Bonetti, “Il G20 delle donne in Italia lancerà un segnale a tutto il mondo” (intervista al Messaggero). Claudio Cerasa, “La globalizzazione è l’altro vaccino che ci sta proteggendo” (Foglio). Francesco Olivo, “Lgbt, fine vita, ius soli: l’autunno dei diritti” (La Stampa). Marcello Palmieri, “Referendum eutanasia. La denuncia di Flick rilancia la legge” (Avvenire). Gianpiero Della Zuanna, “Leggi sulla cittadinanza: un doppio paradosso. Una proposta semplice” (Corriere della sera). Carmen Baffi, “Lo scandalo dei senza dimora nella capitale d’Italia” (Domani).
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AFGHANISTAN, COSA PUO’ FARE L’OCCIDENTE (E L’EUROPA IN PARTICOLARE)?
22 Agosto 2021 su C3dem
L’analisi (iperrealista) di Romano Prodi: “La strada obbligata del dialogo con i talebani” (Messaggero). L’editoriale realista ma anche coraggioso di Agostino Giovagnoli: “Cosa può fare l’Occidente” (Avvenire). L’editoriale, forse un po’ retorico, di Massimo Giannini: “L’Occidente tra ipocrisia e apocalisse” (La Stampa). Quello impegnato di Maurizio Molinari: “Dalla parte delle donne afghane” (Repubblica). L’analisi obiettiva di Sergio Fabbrini: “A Kabul in scena errori americani e debolezze europee più che non il declino dell’Occidente” (Sole 24 ore). L’analisi liberale di Angelo Panebianco: “L’imputato occidentale e le pulsioni antiamericane” (Corriere della sera). Dice bene Andrea Bonanni: “L’Europa di fronte al dramma di Kabul. E’ il tempo delle verità scomode” (Repubblica). Sulla stessa linea Gilles Kepel: “L’Occidente non fa più paura. Ora è necessario costruire una difesa comune europea” (intervista a La Stampa). Ma Marta Ottaviani annota: “Quei muri di Erdogan e Atene: un’altra vergogna per l’Europa” (Avvenire). Viviana Mazza riferisce le critiche negli Usa a Biden: “La ‘dottrina’ Biden: un’idea ristretta e pragmatica di interesse nazionale” (Corriere). Nadia Urbinati analizza gli intenti della Cina in Afghanistan: “La Cina riempie il vuoto americano, negando i diritti umani universali” (Domani). Un’analisi di Roberto Bongiorno sul Sole 24 ore sulle risorse dei talebani: “Oppio, racket, miniere e talco: le ricchezze dei talebani”. E ancora: Linda Laura Sabbadini, “Diritti delle donne: mobilitiamoci tutti” (La Stampa) e Paolo Branca, “Le fatwe e la sharia, cosa cambia per le donne” (intervista al Corriere).
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Oggi martedì 24 agosto 2021
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Afghanistan: l’estensione della democrazia non può essere frutto di interventi armati imperialisti, necessita di un vero ed esteso movimento interno e internazionalista
24 Agosto 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Giustamente i democratici di ogni parte del mondo sono inorriditi dalla condizione in cui sono ricacciate le donne in Afghanistan dopo il ritorno al governo dei talebani. Si moltiplicano le iniziative, gli appelli di solidarietà, Roberto Paracchini, con la sua usuale profondità e acutezza, ha tracciato ieri un quadro su questo blog, mettendo in […]
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Togliatti è stato un vero riformista?
24 Agosto 2021
13 Aprile 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
1. Emanuele Macaluso, storico dirigente del PCI, ha deciso di esaminare l’opera di Palmiro Togliatti dopo il suo rientro in Italia nel marzo del 1944; lo fa “sollevando una questione che è stata al centro del dibattito storiografico e dello scontro politico negli anni della Prima repubblica e […]
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TERZO SETTORE, UNA RIFORMA CHE CAMBIA IL PENSIERO
20 Agosto 2021 di Luigi Bobba e Stefano Zamagni, su Hospes.
Terzo Settore
Dalla Legge Delega del 2016 a oggi, il percorso che ridisegna diritti e doveri del non profit ha segnato tappe importanti. I risultati raggiunti e i prossimi obiettivi nelle parole di due “padri nobili” della riforma, Luigi Bobba e Stefano Zamagni.
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SINODO
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SINODO
Annunciare il Vangelo
in un tempo di rinascita
Per avviare un “cammino sinodale”
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Due giornali online (Giornalia e Aladinpensiero) unitamente a tre siti fb ( “Un sinodo per camminare insieme”, “Patto per la Sardegna”, “Amici sardi della Cittadella di Assisi”), si sono accordati per sviluppare, in collaborazione con la Pro Civitate Christiana di Assisi, un’attività di informazione e approfondimento, il più possibile aperta e coinvolgente, sulle tematiche del “Sinodo” che nei prossimi tre anni (ottobre 2021 – ottobre 2023 ) interesseranno la Chiesa universale e, tenendo conto della nostra collocazione, la Chiesa italiana (e in essa quella sarda) il cui impegno si estende per ulteriori due anni (fino al Giubileo del 2025*). Riteniamo che le tematiche che svilupperanno i “cammini sinodali” siano di vastissimo interesse, e che non riguardino solo i cattolici e neppure solo i credenti. Pertanto che in forme diverse possano coinvolgere tutte le persone pensanti, quelle che ormai diffusamente vengono elencate come “credenti, non credenti, diversamente credenti”. Nel comune sentire di un credente, il grande card. Carlo Maria Martini e di un non credente (o altrimenti credente), il grande filosofo Norberto Bobbio, tali soggetti, singoli o partecipi di comunità, richiamano un pensiero: «La differenza più importante non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa ai grandi interrogativi dell’esistenza».
[segue]
SINODO. Il Convegno della Pro Civitate Christiana di Assisi
Assisi: live 03. Terza giornata del 79° Corso di studi cristiani alla Cittadella.
SINODO. INSIEME PER CAMMINARE INSIEME.
Le competenze: Sessione mattutina (01)
Eugenio Borgna, psichiatra, introdotto da Luigi Russo.
Partecipazione “in presenza” e su piattaforma. Il diretta su Youtube, canale Pcc.
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Assisi: live 04. Terza giornata del 79° Corso di studi cristiani alla Cittadella.
SINODO. INSIEME PER CAMMINARE INSIEME.
Le competenze: Sessione mattutina (02)
MUSICA E PREGHIERA con ANONIMI FROTTOLISTI
Sonet Vox dalla monodia alla polifonia
Partecipazione “in presenza” e su piattaforma. Il diretta su Youtube, canale Pcc.
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Assisi: live 05. Terza giornata del 79° Corso di studi cristiani alla Cittadella.
SINODO. INSIEME PER CAMMINARE INSIEME.
Sessione pomeridiana
IN ASCOLTO DEL GRIDO DEGLI ULTIMI E DELLA CASA COMUNE
Con don Luigi Ciotti (Libera) e Carlo Petrini (Slow Food). Coordina: Renzo Salvi (Amici della Cittadella)
Partecipazione “in presenza” e su piattaforma. Il diretta su Youtube, canale Pcc.
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[Dalla pagina fb di Renzo Salvi].
Oggi lunedì 23 agosto 2021
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Violenza talebana contro le donne, crimine contro l’umanità
23 Agosto 2021
Roberto Paracchini su Democraziaoggi.
“Siamo nascoste in cantina, siamo sole, abbiamo paura. Vi prego portateci via”, supplica nascosta in una abitazione di Kabul assieme alla sorella una ragazza di 24 anni, sperando di non essere trovata dai talebani. La loro colpa “infamante” è quella di avere studiato e di lavorare per una ONG, addirittura. La testimonianza è […]
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Togliatti: padre della patria da rivalutare?
23 Agosto 2021
22 Marzo 2014
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Su “La Lettura” del “Corriere” del 16 febbraio, Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, ha scritto un articolo che, come lui steso afferma, intende essere, sin dal titolo, una provocazione: “Rivalutare Togliatti”. La provocazione pare doversi desumere dal fatto che la rivalutazione riguarda la personalità di un politico […]
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