Monthly Archives: giugno 2021

Che succede?

APPROVATO DALLA UE IL PNRR, ORA DIPENDE SOLO DA NOI. IL NODO IRRISOLTO DEI MIGRANTI

23 Giugno 2021 su C3dem.
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Oggi giovedì 24 giugno 2021

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La legge Zan vieta condotte violente e repressive, non le opinioni diverse espresse con metodo democratico
24 Giugno 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Cosa dice, in estrema sintesi, la legge Zan, approvata alla Camera il 4 novembre 202? Si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica, intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale.
C’è poi una parte non repressiva ma […]
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Che succede?

c3dem_banner_04DDL ZAN. L’INTERVENTO DEL VATICANO
22 Giugno 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Giovanni Viafora, “Il Vaticano contro la legge Zan: ‘Fermatela, viola il Concordato” (Corriere della sera). Prime reazioni: Noi Siamo Chiesa, “Il Vaticano contro il Parlamento? Da ridere per non piangere”. Cesare Mirabelli, “Ddl Zan troppo vago, i cattolici potrebbero essere perseguitati” (intervista all’Huffpost). Il contributo di Elena Tebano, “Ddl Zan, cosa davvero divide i due fronti” (Corriere della sera).
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L’INTERVENTO DEL VATICANO SUL DDL ZAN: OPINIONISTI CONTRO, GIURISTI DIVISI
23 Giugno 2021 by Giampiero Forcesi | Su C3dem.
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«”L’attacco del Vaticano al ddl Zan sembra un dispetto della Curia contro il Papa. Di cui non si sentiva il bisogno»
Lo sconcerto di padre Alberto Maggi. «Ma guardando alla storia non è una novità: la Chiesa da sempre si è opposta al progresso»
di Simone Alliva su L’Espresso.
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- IL TESTO DEL DDL ZAN
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La frantumazione sociale della popolazione
21 Giugno 2021 by c3dem_admin | su C3dem.
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Oggi mercoledì 23 giugno 2021

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Il G7 inglese: passi avanti e seri interrogativi sul futuro delle relazioni mondiali, a questo punto della pandemia
23 Giugno 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.

Sulla pandemia. Negli USA e in Europa la diffusione dei vaccini, pur con contraccolpi sulla salute che non possono in alcun modo essere sottovalutati, sta consentendo di limitare sempre più le conseguenze della pandemia, riducendo le conseguenze del virus a livelli controllabili. Perché allo stato è chiaro che con il Covid 19 dovremo convivere […]
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Newsletter Costituente Terra e Chiesadituttichiesadeipoveri.

logo76costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletters: CT n. 40 del 21 giugno 2021 – e CPCT n. 224 del 21 giugno 2021.

OLTRE L’ACCIDIA

Carissimi,
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Oggi martedì 22 giugno 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
506bfe63-50bd-4535-a0a9-9421d60dc223Insediato l’osservatorio sulla transizione ecologica. Ecco il documento
15 Giugno 2021
Red su Democraziaoggi.

Mario Agostinelli, Laudato Si’, Alfiero Grandi, Coordinamento Democrazia Costituzionale e Jacopo Ricci, Nostra hanno promosso la costituzione dell’Osservatorio sulla transizione ecologica secondo quanto prevede il PNRR. Ecco il documento di insediamento.
Il PNRR inviato a Bruxelles contiene contraddizioni, ambiguità e la possibilità di soluzioni opposte a quelle dichiarate, per questo vanno rivisti e resi coerenti gli […]
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Grande coalizione, grande centro, manovre regionali senza senso
22 Giugno 2021
Amsicora su Democraziaoggi.

Ma perché non la fanno la santa alleanza? Fuori la Lega e tutti dentro! Una Grande Coalizione centrista con la stampella del Pd. Ganau ha risposto, d’istinto, col cuore, con entusiasmo, lo ha detto a Videolina, parlando di soluzione “realistica e anche auspicabile”. Ma poi sono insorti Zedda & C. e Ganau ha fatto dietrofront, […]
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Lavoro

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di Fiorella Farinelli, su Rocca.

Luana D’Orazio, apprendista di 22 anni, ingoiata il 4 maggio da un macchinario in una fabbrica de distretto tessile di Prato. La sua fresca bellezza postata su Facebook, la ragazza-madre di una bambina di 5 anni, il fratello gravemente disabile, un salario di 980 Euro (ma qualche volta, ha raccontato sua mamma, capitava che fossero 1000 e allora era una piccola festa).

Luana
E poi il sospetto, terribile, che come nell’orditoio gemello sequestrato dalla magistratura, anche in quello che l’ha uccisa fossero stati disattivati i dispositivi automatici di sicurezza. Intenzionalmente, per permetterne la massima velocità operativa, contando magari sul fatto che gli operai più giovani di sicurezza non ne sanno abbastanza, e sul clima di condivisione che c’è di solito nelle piccole aziende dove il sindacato non c’è e il delegato alla sicurezza neppure. Una tempesta perfetta, dunque, con gli ingredienti giusti per sollevare un’ondata di dolore e indignazione nell’opinione pubblica. E per tornare ancora una volta a interrogarsi, chi solo retoricamente e chi sul serio, sulle «morti bianche», quante, dove, perché. Ma c’è da scommettere che le reazioni solo emotive non dureranno a lungo. Le morti sul lavoro, una media nel 2019 di 3 al giorno festività comprese, di solito non fanno granché notizia. Per tanti motivi, tra conformismi e convenienze, sono tra le meno visibili. Tanto più oggi, anestetizzati come siamo da mesi e mesi di centinaia di morti quotidiane per pandemia. E tutti o quasi con la tentazione di giustificare ogni semplificazione o ogni deroga che faciliti l’agognata ripresa produttiva (nella funivia del Mottarone finalmente riaperta, non è stata la disattivazione dei freni automatici la causa principale della tragedia del 23 maggio, lo schianto al suolo della cabina con 14 vite perdute e un bambino gravemente ferito?).

sulla sicurezza si fa troppo poco
Sul rischio di un rapido ritorno al silenzio, e su quello assai più grave che sulla sicurezza nei luoghi di lavoro si continui a fare troppo poco, e che quel che si fa non si faccia come si dovrebbe, è tornato il 12 maggio, in un question time rivolto al presidente Draghi, il deputato Guglielmo Epifani. Diceva, l’ex segretario generale della Cgil nel suo penultimo intervento in aula prima di morire, che la pur positiva decisione del governo, assunta già prima della morte di Luana, di rafforzare le attività dell’Ispettorato nazionale del lavoro con 1000 nuove assunzioni – e poi forse altre 1000 – in aggiunta a un organico attuale di circa 4.500 addetti, non può bastare da sola a contenere drasticamente i rischi di gravi incidenti, più alti da noi rispetto alla media europea, e a paesi manifatturieri come
e più del nostro, per esempio la Germania. Una media di 1200 l’anno solo le morti, la punta dell’iceberg di centinaia di migliaia di incidenti sul lavoro, 369.290 gli infortuni accertati nel 2019, il 65,8% delle denunce presentate (molte di più quelle degli ultimi quindici mesi, ma i numeri più recenti sono meno attendibili per via degli infortuni dovuti a Covid 19 che sono un terzo del totale, delle tante attività rimaste chiuse e della riduzione per effetto dello smartworking degli incidenti «in itinere»).
È però fin troppo pacifico che una parte degli infortuni da noi non vengano censiti, sia oggi che prima della pandemia, perché molto lavoro è in nero e allora le denunce non ci sono o vengono occultate da ricoveri in ospedale attribuiti ad altre cause. Ma perché aumentare gli organici dedicati alle ispezioni potrebbe non bastare? Perché, argomentava Epifani, è altrettanto importante superare la frammentazione degli interventi di controllo e di ispezione, riconducibile al fatto che sono affidati sia al Ministero del lavoro che a quello della sanità, quindi sia allo Stato che alle Regioni (e ogni Regione sempre un pò a modo suo, nonostante il solenne accordo di qualche anno fa in Conferenza Unificata). L’Istituto nazionale del lavoro è nato, nel 2015, proprio per coordinare quello che oggi soffre di interventi scoordinati, di interferenze, sovrapposizioni, perfino rivalità e concorrenze tra i vari enti. Per questo ha un profilo istituzionale e organizzativo che lo rende «terzo», e autonomo da altri attori e autorità. Ma è stato finora poco finanziato, ha un organico insufficiente non solo per quantità ma anche per qualità tecnica e professionale. E il problema dei problemi è che dispone di una banca-dati non ancora integrata ed interoperativa con quelle delle Regioni, delle Asl, di Inps, Inail, e di altri enti con funzioni analoghe o connesse che però operano ciascuno per conto proprio, non di rado pestandosi i piedi. Ecco anche qui, e sulla pelle di chi lavora, gli irrisolti problemi del nostro scombinato regionalismo, dei ritardi nella modernizzazione digitale, delle contrarietà o resistenze istituzionali, politiche, corporative a un funzionamento efficiente, integrato, trasparente, socialmente controllabile delle attività e dei servizi pubblici. Ci vorrà tempo, e molto lavoro, per venirne a capo. Nel frattempo, era il suggerimento di Epifani, la garanzia del coordinamento delle attività ispettive dovrebbe essere assunta direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Bisogna prepararsi, da subito, ai maggiori rischi che potrebbero determinarsi sotto la pressione della ripresa produttiva e del recupero affannoso di ciò che è andato perduto.

la vita e la salute non ammettono deroghe
I question time, si sa, si devono fare in pochi minuti. Ma chi di sicurezza del lavoro si occupa, non solo nel sindacato ma anche nei tribunali, nelle università, tra gli avvocati e i medici del lavoro, sa che i problemi sono anche altri, non meno inquietanti dell’inefficienza del pubblico e della sua non infrequente arrendevolezza agli interessi delle imprese (con la cattiva abitudine, che si mormora essere assai diffusa e facilitata da troppo laschi regolamenti regionali, di anticipare informalmente ai datori di lavoro le date delle ispezioni). Se è certo che di ispezioni bisogna farne di più (nel 2020 l’Istituto nazionale ne ha fatte solo 10.179, una media di neanche 2 per ogni addetto) e se, come ha denunciato il sindaco di Prato, nella sua città non ci sono più di 4-5 ispettori a fronte di oltre 4.000 aziende del suo distretto tessile, è certissimo che una migliore «cultura della sicurezza» richiede la costruzione di un triangolo virtuoso tra innovazione tecnologica e manutenzione dei macchinari, intese più stringenti tra le parti sociali, e tanta formazione e qualificazione professionale del personale, non solo degli operatori esecutivi ma anche di chi dirige, proprietari e management.
Rischi e guai, infatti, vengono da più parti. Innanzitutto da un sistema produttivo fatto per il 92% di piccole e piccolissime imprese poco in grado di investire economicamente in tecnologie sofisticate ad alto profilo di sicurezza (macchinari obsoleti e maltenuti sono frequentissimi anche in agricoltura, costruzioni, logistica), e abituate da tempo a giocare la partita della competitività principalmente
sulla riduzione dei costi, quelli del lavoro, delle attrezzature, della formazione.
Occorrono interventi pubblici mirati, una contrattazione nazionale e decentrata più esigente, una presenza più attiva delle rappresentanze sindacali nelle singole aziende e anche in ambiti settoriali e territoriali. Ma è decisivo anche che i lavoratori – tutti, anche i precari e stagionali, anche i collaboratori familiari, anche i tanti di provenienza straniera che conoscono poco l’italiano – siano più informati, consapevoli, responsabili. In grado, anche se condizionati dalla disparità rispetto al potere aziendale, anche se con la paura di perdere il lavoro, anche se non sempre supportati dalla presenza in azienda del sindacato, di rendersi conto dell’entità del rischio, di denunciare il mancato rispetto delle regole, in proprio o rivolgendosi a chi può aiutarli. In grado anche di utilizzare correttamente, senza disattenzioni e approssimazioni, i dispositivi personali di tutela e sicurezza. La vita e la salute di ciascuno e di tutti non ammettono deroghe.

formazione, vertenze, controllo
Ma è una sfida, quella della formazione obbligatoria dei lavoratori nel campo della sicurezza, tanto strategica quanto trascurata. In Italia non mancano, s’intende, le situazioni di eccellenza, per lo più in aziende di grande e media dimensione. Ma in moltissimi altri casi, dove le aziende vedono nella formazione solo un costo, una perdita dannosa di tempo di lavoro, un potenziale ostacolo alla produttività e alla disciplina di fabbrica, le attività formative vengono dilazionate, ridotte al minimo, realizzate in modalità prevalentemente astratte e teoriche (sempre più spesso on line), spesso affidate a formatori esterni che sanno poco o niente delle caratteristiche delle macchine e delle prestazioni di quella determinata unità operativa, dell’organizzazione del lavoro, dei livelli di istruzione e della qualità professionale degli addetti. Una formalità banalizzata, e inadatta allo scopo. Nell’ultimo contratto nazionale dei metalmeccanici, si prevede correttamente che la formazione comprenda anche l’analisi degli infortuni che si sono verificati, la simulazione degli incidenti possibili, lo scambio informativo e formativo tra lavoratori più esperti e meno esperti nello specifico contesto operativo, tra le macchine e sulle linee di produzione. È un’indicazione appropriata, ma sarà possibile attuarla, e svilupparla anche in altri contratti di lavoro? Sono stati gli stessi sindacalisti che l’hanno firmato a proporre, in queste settimane di allarme e di emozione per la morte di Luana, che in ogni azienda si tengano incontri straordinari tra direzioni e organismi sindacali per
analizzare i rischi connessi a questa fase di ripresa a pieno regime della produzione. A sollecitare a tutto il mondo sindacale la costruzione di vertenze unitarie sui temi della sicurezza e della prevenzione, e per il rilancio di una formazione continua non finalizzata unicamente all’addestramento alla prestazione o all’aggiornamento delle competenze finalizzato all’innovazione tecnologica ma anche allo sviluppo della qualità professionale. È infatti anche da qui che passa la dignità del lavoro operaio, la riconquista del suo assai logorato valore sociale. Soprattutto per i più giovani per cui il lavoro in fabbrica è spesso oggi solo il segno di un cattivo destino o del fallimento di altri più attraenti progetti di vita, una condizione da cui scappare il prima possibile, una realtà senza alcuna possibilità individuale e collettiva di crescita e di emancipazione. Non era così una volta, ma oggi bisogna tenerne conto, anche con la formazione.

Fiorella Farinelli

ROCCA 1 LUGLIO 2021
tanta strada nei miei sandali
tanta voglia di futuro

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Infortuni sul lavoro. Le relazioni del dottor Kafka
07-06-2021 – di: Vincenzo Cottinelli su Volerelaluna.
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Che succede?

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DI CHI È MARIO DRAGHI. ADIL E I SENZA DIRITTI. I RIFUGIATI INACCETTATI. IL PD E I CONSULENTI LIBERISTI DEL GOVERNO
20 Giugno 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Oggi lunedì 21 giugno 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Giovanni Battista Tuveri lo diceva gia’. Anzitutto bisogna combattere le caste
21 Giugno 2021. Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
La lettura degli intellettuali sardi del passato è ricca di sorprese. Si colgono in quelli democratici e indipendenti delle analisi di forte e indubbia attualità. Cambi i nomi, ed oplà, ti trovi davanti una critica spietata ai Solinas o ai Pigliaru o ai Cappellacci e ai Soru. Muti il contesto ed ecco un affresco […]
———————Da oggi
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E’ online il manifesto sardo trecentotrenta

pintor il manifesto sardoIl numero 330
Il sommario
Lettere da Sheikh Jarrah: Intervista a Luisa Morgantini (red), Voli inquietanti sull’articolo 11 (Aldo Lotta), Le ville davanti alla spiaggia della Pelosa di Stintino non potevano essere autorizzate. A quando il ripristino ambientale? (Stefano Deliperi), Disastro ecologico in corso: la stasi dell’estate cagliaritana (Carola Farci), Per favore, apriamo quelle porte (Amedeo Spagnuolo), Pandemia e disuguaglianze (Roberto Mirasola), “Italia90”, due giovani artisti sardi in mostra a Milano (red), Effettività costituzionale e coscienza collettiva (red), Le nostre prigioni. Storie di dissidenti nelle carceri fasciste (Claudio Natoli), A Foras: l’esercito israeliano si addestra sui cieli della Sardegna (red), Spezziamo le catene del lavoro minorile (Graziano Pintori).

Che succede?

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DRAGHI, LE ROSE E LE SPINE
17 Giugno 2021 su C3dem.
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Oggi domenica 20 giugno 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Carbonia 1946. Gli scioperi di gennaio, il contrasto operai-SMCS non si ricompone. Ai disordini seguono, immediati, gli arresti
20 Giugno 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Oggi è l’ultima domenica di primavera e puntuale ecco il post sulla storia di Carbonia, iniziata il 1° settembre 2019.
Secondo la “Tabella Salari Medi nei Distretti di Torino (miniere di antracite di Colle Croce e Terre Nere), Trieste (miniere di combustibili fossili)” e Iglesias, 1946, i salari più alti vengono percepiti dai minatori del […]
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Oggi 19 giugno 2021 sabato

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La scuola fra emergenza e futuro
19 Giugno 2021
Caterina Gammaldi su Democraziaoggi.
Quando utilizziamo la parola emergenza facciamo riferimento a quelle circostanze impreviste che segnano le nostre vite, cui dobbiamo far fronte in modo immediato. La pandemia, una circostanza imprevista, ha travolto, è inutile ribadirlo, le nostre vite richiedendo uno sforzo progettuale inedito per risolvere i problemi personali e collettivi, talora mai affrontati […]
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TCS: CONNOSCHERE SA LIMBA

1c42763f-b215-4371-9658-2409079c8bb5TCS: CONNOSCHERE SA LIMBA
Connoschere sa limba est su titulu de unas cantas puntadas (seighi) chi Tele Costa Smeralda at a trasmitere cada lunis (oras 20.30 in su canale 13 de su digitale terrestre) a comintzre dae su 21 de custu mese.
Sa trasmissione at a essere ghiada dae su Professore Frantziscu Casula, istoricu e istudiosu de limba e de literadura sarda e at a cumbidare e proponnere bindighi pessonargios sardos (iscritores, poetas, cantadores, amantiosos de sa limba sarda, militantes de su moimentu linguisticu) chi ant a chistionare cun su ghiadore subra sa limba sarda de oe e su de tempus benidore e peri subra unos cantos esponentes de balia de sa literadura sarda chi cada ospite at a isseperare: dae Bonaventura Licheri a sa Scomuniga de Predi Antiogu; dae Gratzia Deledda a Montanaru; dae Peppino Mereu a Emiliu Lussu; dae Aquilino Cannas a Cicitu Masala; dae Benvenuto Lobina a Micheli Columbu; dae Franciscu Carlini a Zuanne Frantziscu Pintore.
Totu sas bindighi puntadas ant a essere sbodicadas in limba sarda. In custa manera a intro de su processu de amparu, cunservatzione e avaloramentu de sa limba etotu, peri sas televisiones – cun s’iscola – ant a podere ispainare sa limba sarda pro la faghere connoschere e impreare cada die, peri a livellu ufitziale e istitutzionale e no sceti a livellu familiare e de foghile.

TCS: CONNOSCHERE SA LIMBA
Connoschere sa limba è il titolo del ciclo di sedici puntate che Tele Costa Smeralda manderà in onda ogni lunedì (alle ore 20.30 nel canale 13 del digitale terrestre) ad iniziare dal prossimo 21 giugno. [segue]

Oggi venerdì 18 giugno 2021

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Acqua bene comune una vittoria sprecata dalla politica
18 Giugno 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
La vittoria dei referendum del 2011 per l’acqua bene comune e contro il nucleare è importante sia perchè le sfide vanno affrontate, sia perchè ci fu una mobilitazione eccezionale, che capovolse le previsioni nefaste basate sui referendum falliti nei 2 decenni precedenti, dopo la vittoria del 1987 contro il nucleare.
L’acqua bene comune aveva un […]

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