Monthly Archives: maggio 2021

Luci di carità in tempi di pandemìa

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Fratelli tutti e Laudato si’: strumenti per la costruzione di un mondo migliore.
Riflessioni su alcune tematiche “laiche” così come trattate dalle due encicliche: IL LAVORO, POLITICA ed ECONOMIA, BENI COMUNI e PROPRIETA’ PRIVATA
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di Franco Meloni

PREMESSA
L’enciclica “Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale” ci fa sentire partecipi della grande famiglia umana, abitanti della Terra, casa comune, che Papa Francesco ha ben descritto nella precedente enciclica Laudato si’. I due documenti si integrano e si completano, fornendoci strumenti per la costruzione di un mondo migliore. Ma non cerchiamo in essi ricette preconfezionate: le scelte in definitiva competono a noi, come singoli, come membri di aggregazioni comunitarie, e, per quanti lo sono, come rappresentanti istituzionali.
Veniamo al tema, la fraternità: è un valore assoluto, di cui disponiamo tutti, almeno in teoria, senza averla in nessun modo conquistata e meritata. Per i credenti “la nostra volontà non c’entra: siamo fratelli non perché lo vogliamo, ma perché siamo figli di Dio che è, di tutti noi, padre” (1). Anche i non credenti, almeno molti tra loro, pur senza coinvolgere Dio, ci credono! (2) Tanto è che la fraternità costituisce il terzo grande valore della triade della Rivoluzione francese «Libertà, uguaglianza e fraternità», bandiera del pensiero laico (3).
Se siamo fratelli e sorelle, come siamo, spetta a ciascuno di noi comportarci di conseguenza, per godere effettivamente di questo status naturale. Ma il mondo non va esattamente in tale giusta direzione. A moltissime persone su questa Terra non è riconosciuto il diritto alla fraternità. Un virtuoso programma mondiale dovrebbe tendere a renderlo effettivo, rimuovendo tutte le cause che lo impediscono.
E, invece… Addirittura nel tempo, soprattutto nel nostro tempo, la fraternità è stata quasi dimenticata. Perché? “Forse la causa sarà stata una confusione – errata confusione – tra fraternità e uguaglianza sociale. E dunque, fallite le forme di realizzazione storicamente date di tale uguaglianza (fallito cioè il cosiddetto socialismo reale), si è preferito non pensarci più. Qualunque sia la causa, resta il fatto che si è trattato – e si tratta – di una disattenzione imperdonabile” (1bis).
In sostanza così pensa anche il Papa che nella sua enciclica esalta la fraternità, sostenendone l’importanza fino a capovolgere la gerarchia tra i tre valori, dando alla fraternità la funzione di dare senso agli altri due (4): “La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. (…) ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere. Questo non esaurisce affatto la ricchezza della libertà, che è orientata soprattutto all’amore. Neppure l’uguaglianza si ottiene definendo in astratto che «tutti gli esseri umani sono uguali», bensì è il risultato della coltivazione consapevole e pedagogica della fraternità” [FT 103, 104]. La fraternità dimenticata da tutti? Sì, ma per fortuna non dai poeti – ricordate la poesia Fratelli di Giuseppe Ungaretti? (5) – e dagli artisti in generale. Un esempio lo fornisce lo stesso Papa quando nell’enciclica cita un verso della canzone Samba delle Benedizioni di Vinicius de Moraes [FT 215], che rende magnificamente l’invito a far crescere una cultura dell’incontro, laddove si pratica la fraternità: «La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita». E prosegue il Papa nella proposizione di un “modello di riferimento di società aperta ed inclusiva” ben rappresentato dalla figura geometrica del poliedro “che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché «il tutto è superiore alla parte». Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda (…). Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo” [FT 215 e LS 237] (6).
Tornando alla fraternità: dunque è un dono e personalmente ne sento l’afflato consolatorio nella sua pratica negli ambienti comunitari, ma ho la consapevolezza che si tratti di un privilegio, considerato che molta parte dell’umanità non ne può godere i benefici, in tutta la loro possibile estensione, a causa della difficile, per tanti drammatica, situazione in cui versa il nostro Pianeta, sia sul versante ambientale, sia su quello sociale ad esso strettamente connesso. Non esiste benessere della Terra senza che sussista contemporaneamente quello dei suoi abitanti, nell’accezione di “ecologia integrale”, concetto profondo dell’enciclica Laudato si’, che, come mi piace rimarcare, trova una “corrispondenza laica” nell’Agenda Onu 2030 (7).
Rifletto sul quadro che l’enciclica Laudato si’ mostra con crudo realismo: 1) il Pianeta è in pericolo, ma comunque sopravvivrà; chi rischia l’estinzione è l’umanità intera con gli altri esseri viventi, travolta da sconvolgimenti ambientali che non si vogliono adeguatamente contrastare; 2) nonostante la pandemia, purtroppo ancora in atto, continuano le guerre in tutto il mondo, una «terza guerra mondiale a pezzi», mentre crescono dappertutto le diseguaglianze e le povertà in un contesto mondiale “dominato dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllato dagli interessi economici miopi”.
E cerco allora possibili vie d’uscita, non solamente sul piano dell’impegno intellettuale, ma concretamente sulla modifica dei comportamenti (la “conversione ecologica”) perché mi sento pienamente coinvolto e perfino in qualche misura responsabile dell’attuale situazione, anche con riferimento alle realtà di impegno civile in cui sono inserito.
Nessuno deve tirarsi indietro per piccolo possa essere il contributo di ciascuno.
Ci aiutano in questa impresa proprio le due ultime encicliche di Papa Francesco.
Individuo alcune connessioni tra le stesse che mi aiutino a comprendere la situazione e che m’illuminino rispetto al “che fare?”. E’ un percorso che mi/ci impegna come cattolici, ma che può coinvolgere tutti. Proprio secondo gli intendimenti del Papa: [FT 6] “Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché (…) siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà”. Intendimenti ormai nella consuetudine dei Papi, da Giovanni XXIII (Pacem in terris, 1963) in poi.

L’enciclica “Fratelli tutti” richiama esplicitamente la “Laudato si’” in 23 note, sulle quali opero un’arbitraria selezione, riconducendo i contenuti a tre grandi tematiche, che schematizzo nei titoli seguenti: IL LAVORO, POLITICA ed ECONOMIA, BENI COMUNI e PROPRIETA’ PRIVATA.

IL LAVORO
Alla questione il Papa dà molta enfasi, situandola nel solco tradizionale della Dottrina sociale della Chiesa, evitando di portarsi avanti nel dibattito sul rapporto tra lavoro e reddito, che pur aveva trattato in un precedente sorprendente intervento (8)
Dice il Papa [FT 162]: “Il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze. Questo è il miglior aiuto per un povero, la via migliore verso un’esistenza dignitosa. Perciò insisto sul fatto che «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze”. Ecco il passaggio in cui il Papa non insiste sulle teorie del «reddito universale di base» se non nel proporlo per le fasi emergenziali. Sostiene infatti che “Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro. Per quanto cambino i sistemi di produzione, la politica non può rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una società assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacità e il proprio impegno. Infatti, non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro». In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo“. Riprende pertanto quanto scritto nella LS [128]: “Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale.(…) Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”. Il Papa ha ben presente le radicali trasformazioni del lavoro e mette in guardia da pericolose derive, nel momento in cui “l’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro sé stesso. La riduzione dei posti di lavoro «ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del «capitale sociale», ossia di quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile. In definitiva «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani». Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società”.
Ancora sulla FT [168]: “ Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti. Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale, ricorrendo alla magica teoria del «traboccamento» o del «gocciolamento» – senza nominarla – come unica via per risolvere i problemi sociali (9). Non ci si accorge che il presunto traboccamento non risolve l’inequità, la quale è fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tessuto sociale. Da una parte è indispensabile una politica economica attiva, orientata a «promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale», perché sia possibile aumentare i posti di lavoro invece di ridurli. La speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage. D’altra parte, «senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare». La fine della storia non è stata tale, e le ricette dogmatiche della teoria economica imperante hanno dimostrato di non essere infallibili. La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato e che, oltre a riabilitare una politica sana non sottomessa al dettato della finanza, «dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno»“.
Riprendendo la LS [129]: “ Perché continui ad essere possibile offrire occupazione, è indispensabile promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale. Per esempio, vi è una grande varietà di sistemi alimentari agricoli e di piccola scala che continua a nutrire la maggior parte della popolazione mondiale, utilizzando una porzione ridotta del territorio e dell’acqua e producendo meno rifiuti, sia in piccoli appezzamenti agricoli e orti, sia nella caccia e nella raccolta di prodotti boschivi, sia nella pesca artigianale. Le economie di scala, specialmente nel settore agricolo, finiscono per costringere i piccoli agricoltori a vendere le loro terre o ad abbandonare le loro coltivazioni tradizionali. I tentativi di alcuni di essi di sviluppare altre forme di produzione, più diversificate, risultano inutili a causa della difficoltà di accedere ai mercati regionali e globali o perché l’infrastruttura di vendita e di trasporto è al servizio delle grandi imprese. Le autorità hanno il diritto e la responsabilità di adottare misure di chiaro e fermo appoggio ai piccoli produttori e alla diversificazione della produzione. Perché vi sia una libertà economica della quale tutti effettivamente beneficino, a volte può essere necessario porre limiti a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario. La semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio che disonora la politica. L’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune”.
Da quanto messo in evidenza, risulta esplicita la critica del Papa (ripetuta in molte occasioni) alle teorie economiche dominanti, quelle di stampo neoliberista, che mettono al centro la realizzazione del profitto, piuttosto che del benessere delle persone, generando privilegi e ricchezze per pochi, forti diseguaglianze e povertà per molti. Per converso il Papa incoraggia lo studio e la pratica di economie diverse, quali quelle cosiddette circolari o che si rifanno ai principi dell’economia civile. Afferma Papa Francesco in altra circostanza (10): “l’economia, nel suo senso umanistico di “legge della casa del mondo”, è un campo privilegiato per il suo stretto legame con le situazioni reali e concrete di ogni uomo e di ogni donna. Essa può diventare espressione di “cura”, che non esclude ma include, non mortifica ma vivifica, non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza, non genera violenza e disuguaglianza, non usa il denaro per dominare ma per servire (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53-60)”.
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Vi ricordate quel 24 maggio…

0109971a-3906-463b-9757-5446e2cc27c924 maggio e la guerra italico-sabauda nefasta e criminale
di Francesco Casula.

Oggi 24 maggio ricorre il 106esimo anniversario dell’ingresso in guerra dell’Italia. A firmare nel maggio 1915 l’entrata in guerra fu sciabolettaVittorio Emanuele III (più noto come Sciaboletta) contro il volere della larga maggioranza del Parlamento, d’accordo soltanto con il primo ministro (Salandra) e il responsabile degli Esteri (Sonnino). Si trattò di un vero e proprio colpo di Stato: il primo di una serie, come ricordò il grande Luigi Salvatorelli” (1). [segue]

Oggi lunedì 24 maggio 2021

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La Regione sardoleghista nella rappresentazione del Presidente Solinas
24 Maggio 2021
Tonino Dessì su Democraziaoggi.

L’intervista al Presidente della Regione Solinas, pubblicata su La Nuova Sardegna di sabato, 22 maggio, a me pare rappresenti la quintessenza di quel che è la situazione politica sarda di questa legislatura. L’impressione di una accurata preparazione della “conversazione” col giornalista suggerisce un rapporto particolare fra le due parti, intendendo […]
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In argomento. La Sardegna che vogliamo ricostruire ha bisogno di una classe dirigente di sardi onesti e capaci
Un Editoriale su Aladinpensiero del 9 maggio 2016.
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Beni comuni questione d’attualità

Beni comuni. La qualità dello sviluppo sempre più legata ai “commons”

Vittorio Pelligra mercoledì 19 maggio 2021 su Avvenire.
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Oggi domenica 23 maggio 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Carbonia. Le donne modificano i tratti distintivi e la fisionomia della città
23 Maggio 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.

La domenica in questo blog si parla della storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
A dare uno spiraglio di luce, un reddito sicuro, se pur modesto, l’apertura dei grandi magazzini PTB, poi UPIM, vero riscatto per tante ragazze, e poi l’apertura a pieno regime delle scuole elementari, per le maestre, spesso molto numerose tra […]
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L’intervista al Presidente della Regione Solinas, pubblicata su La Nuova Sardegna di sabato. Un commento di Tonino Dessì su fb.
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Che succede?

c3dem_banner_04LA PREPOTENZA DEL GOVERNO D’ISRAELE. ENERGIA ALTERNATIVA E DIFESA DEL PAESAGGIO
20 Maggio 2021 su C3dem.
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IL RIMPROVERO DI MATTARELLA. I CONFLITTI SUL PNRR. INIZIATIVE PER I PAESI POVERI
19 Maggio 2021 su C3dem.
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RIFORMARE IL PAESE CON O SENZA SALVINI?
18 Maggio 2021 su C3dem.
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Per una Costituzione della Terra

costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

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Newsletter n. 39 del 22 maggio 2021

Le forze frenanti

Care Amiche ed Amici,

Vi abbiamo scritto nell’ultima newsletter che la tragedia palestinese non ha una soluzione politica ma religiosa. Infatti il rifiuto israeliano ad ammettere i diritti dei palestinesi e la guerra reiterata che ne deriva hanno la loro origine in una statualità fondata di fatto su una presunzione religiosa: e cioè che tutta la terra di Palestina sia stata assegnata da Dio al popolo ebreo con esclusione di ogni altro. Ne consegue che la soluzione del conflitto israelo-palestinese sta nel fatto che da questo assoluto religioso ci si converta. Ciò non vale del resto solo per il Medio Oriente: oggi è più che mai necessario che tutti gli Stati e le relative ragion di Stato non si arroghino una sovranità assoluta, e che la Terra unita e la sua Costituzione siano fondate sulla pluralità dei popoli, delle religioni e delle lingue. Questo è il nostro progetto e la nostra speranza civile e politica.

Per Israele questo non significa solo che venga meno la violenza di Netanyahu, ma che venga meno quella dello Stato stesso a partire dal superamento della errata identificazione tra lo Stato fondato nel 1948 e l’ebraismo. Ciò comporta un processo di conversione che per il cristianesimo è durato 1500 anni e che con papa Francesco si è ormai compiuto.

Per un superamento della natura assoluta dello Stato di Israele (che con la legge sullo Stato-nazione che riserva l’autodeterminazione ai soli Ebrei ha abbandonato il modello democratico) non si dispone però di un tempo tanto lungo. Non ne dispone la Terra, non ne dispongono i palestinesi, ma non ne dispone nemmeno lo stesso Stato di Israele, il cui diritto alla sicurezza è fuori discussione, ma che non può continuare a fondare la garanzia del proprio futuro sull’onnipotenza militare e l’acquiescenza incondizionata ad ogni sua scelta da parte dell’intera comunità internazionale, che già si sta incrinando perfino negli Stati Uniti. Per lo Stato di Israele sarebbe un suicidio, ma lo sarebbe per la stessa fede del popolo d’Israele, incompatibile con questa gestione del potere. Fin dall’inizio del resto esso era stato ammonito a non legarsi mani e piedi ad uno Stato, ad un re: gli aveva detto infatti il Signore attraverso il profeta Samuele: “Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi” (1Sam 8).

Il popolo messianico non ascoltò allora il suo profeta e ancor meno lo fa oggi, se non in sue piccole minoranze, come vediamo anche in Italia in tanti esempi illustri o nella lettera di un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani intitolata “Notinournames”, non in nostro nome. Il pericolo è troppo grande, e non solo per Israele, ma per il mondo tutto che rischia la distruzione, se pace e Costituzione non vengono instaurate. E il rischio del suicidio non è solo dello Stato di Israele, ma anche del Dio di Israele, di cui è in tal modo fraintesa la promessa; un Dio causa di tanta violenza non potrebbe infatti che uscire dal senso comune e ciò lo toglierebbe non solo agli Ebrei, ma anche ai musulmani e ai cristiani, poiché è lo stesso Dio. Per questo abbiamo detto che il nodo politico sta in una conversione religiosa, raggiunge l’ambito del pensiero sul divino.

Il superamento dell’ibridismo politico-religioso deve avvenire ovviamente anche per l’Islam, nel quale, come ci ha mostrato il terrorismo islamista, il pericolo è massimo, Qui del processo per uscirne sono state poste le premesse con il patto firmato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 sulla fraternità umana, con la lettera ad Al-Baghdadi del 2014 di 126 tra i maggiori sapienti ed accademici sunniti e con gli incontri dei due ayatollah Ahmad-al-Tayyib e Al-Sistani con papa Francesco.

L’assemblea del 5 giugno prossimo v. avrà per oggetto anche le altre due maggiori contraddizioni che oggi impediscono l’unità del mondo e fanno da forza frenante perché si possa dar luogo a una Costituzione della Terra: l’esclusiva privatistica sui vaccini che li sottrae ai Paesi poveri, e l’esclusione (lo “scarto”) dei migranti da parte di tutti gli Stati “sovrani” (o, come meglio dovrebbero dirsi, “sovranisti”). È su questi problemi che deve avanzare anche il pensiero che ne concepisca la soluzione, che è il compito specifico della nostra scuola. (…)

Con i più cordiali saluti

www.costituenteterra.it
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di Luigi Ferrajoli, su CRS.

L’umanità si trova oggi di fronte ad emergenze e a sfide globali che mettono in pericolo la sua stessa sopravvivenza: le devastazioni ambientali e il rischio di una prossima inabitabilità del pianeta, la minaccia nucleare generata da migliaia di testate atomiche, la crescita della povertà e la morte per fame o per malattie non curate di milioni di esseri umani, le ondate migratorie di masse crescenti di persone che fuggono dalla miseria, dagli sconvolgimenti climatici, dalle guerre civili e dalle persecuzioni politiche. Tutto questo è ormai da molti anni sotto gli occhi di tutti. Anche di quanti ne sono responsabili, dai governanti ai grandi attori dell’economia mondiale. Eppure continuiamo tutti a comportarci come se fossimo le ultime generazioni che vivono sulla Terra.

Non basta quindi denunciare. Al pessimismo paralizzante delle diagnosi è necessario opporre una risposta politica e istituzionale all’altezza delle sfide globali. Questa risposta non può che consistere nell’imposizione di limiti e vincoli ai poteri dei mercati globali e degli Stati sovrani. Per porre fine all’azione devastatrice della natura e garantire la pace, la dignità, i beni vitali e i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani.

Da qui la proposta avanzata nell’appello del 27 dicembre 2019, poi ripresa dalla Scuola “Costituente Terra” che inaugurammo a Roma il 21 febbraio 2020 di un patto costituzionale tra tutti i popoli del mondo, in grado di garantire la loro convivenza pacifica e, prima ancora, le condizioni della vita sul nostro pianeta. Non si tratta di un progetto irrealistico. Al contrario è la sola risposta razionale e realistica alle terribili emergenze che ci minacciano. Come la pandemia del Covid-19 ha mostrato i diritti fondamentali e i principi della pace e tutela dell’ambiente sono assicurati, in un mondo interdipendente, solo dall’introduzione di garanzie di carattere pubblico e globale.

Il progetto di costituzionalismo sovranazionale offre un concreto obiettivo strategico alle lotte sociali contro le tante emergenze in atto. Tanto più necessario, quanto più siamo consapevoli delle difficoltà di realizzare risultati adeguati. Una Costituzione della Terra è il programma politico in grado di unificare le lotte di migliaia di associazioni in tutto il mondo: dalle battaglie civili in difesa dell’ambiente a quelle a sostegno della garanzia universale dell’acqua potabile, dai movimenti pacifisti per il disarmo nucleare alle mobilitazioni per l’uguale garanzia del diritto alla salute di tutti gli esseri umani, da quelle contro la povertà e la fame nel mondo fino alle lotte a sostegno dei diritti alla sopravvivenza oggi negati ai migranti.

Ci è sembrato opportuno, nei mesi di inerzia imposta dal Covid, scrivere una bozza di costituzione per facilitare il dibattito, gli emendamenti e le integrazioni sulle questioni normative più rilevanti. Su invito del Comitato esecutivo della Scuola “Costituente Terra” ho elaborato un testo di cento articoli, divisi in due parti: la prima formata dai principi di giustizia sostanziale, ovvero i fini e la ragion d’essere della Costituzione della Terra; la seconda dedicata all’organizzazione di istituzioni globali, previste dalla Costituzione quali strumenti idonei per la realizzazione delle finalità stabilite.

Una Costituzione della Terra è assai diversa da tutte le carte vigenti, per i problemi globali a cui deve rispondere, del tutto sconosciuti ad altre epoche, e per la tutela di nuovi diritti e nuovi beni vitali contro nuove aggressioni che richiedono sistemi di garanzie, ben più incisivi e complessi di quelli tramandati dalla nostra tradizione giuridica. Non mi nascondo il carattere all’apparenza utopistico di molte proposte. Ma lo scopo di questo progetto è di disegnare un modello-limite, quanto più possibile idoneo a garantire effettivamente i principi di giustizia proclamati nelle tante carte dei diritti che affollano i nostri ordinamenti.

Dopo una premessa nella quale viene parafrasato l’incipit della Carta delle Nazioni Unite, vi sono quattro titoli su: principi supremi, diritti fondamentali, beni fondamentali e beni illeciti. I principi supremi sono la ragion d’essere della Costituzione della Terra, i diritti fondamentali sono i diritti universali scritti nelle carte costituzionali avanzate: i diritti di libertà, i diritti sociali, i diritti politici e i diritti civili. I beni fondamentali e i beni illeciti sono le due novità di questa Costituzione, riguardando le sfide e le emergenze globali – umanitarie, ecologiche e nucleari – che il linguaggio individualistico dei diritti non sempre è in grado di affrontare.

I beni fondamentali sono beni vitali sottratti al mercato: i beni personalissimi, quali l’integrità del corpo umano e l’identità delle persone; i beni sociali, che includono tutti i farmaci salva-vita e i vaccini, la cui garanzia universale prevede l’esclusione della loro brevettabilità e, comunque, la possibilità, già prevista dall’articolo 31 dell’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale (TRIPS), del loro uso, in caso di emergenza, senza il consenso dei loro titolari; i beni comuni – l’aria, l’acqua potabile, i grandi ghiacciai e le grandi foreste – garantiti da molteplici tutele, a cominciare dalla loro qualificazione come beni appartenenti a un demanio planetario. I beni illeciti sono i beni micidiali, che minacciano la vita delle persone e di popoli interi e dei quali, perciò, viene pattuito il divieto della produzione e/o del commercio e/o della detenzione: le armi atomiche, le armi da fuoco, i rifiuti tossici o comunque pericolosi, le energie non rinnovabili con le connesse emissioni di gas serra.

Anche la seconda parte è divisa in quattro titoli. Il primo definisce ruolo e competenze della Federazione della Terra quale istituzione aperta all’adesione di tutti gli Stati. Il secondo è dedicato alle istituzioni e alle funzioni globali di governo, già previste dalla Carta delle Nazioni Unite: l’Assemblea generale, il Consiglio di sicurezza, il Consiglio economico e sociale e il Segretariato. Ne è stipulata la democratizzazione politica, con il compito di dar vita alle istituzioni globali di garanzia e le funzioni di pubblica sicurezza internazionale e di governo sovranazionale dell’economia. A parte queste funzioni di carattere globale, è bene che le funzioni di governo restino prevalentemente in capo agli Stati nazionali, poiché la loro legittimità dipende dalla loro rappresentatività politica.

Ma per la costruzione di una sfera pubblica mondiale è decisivo creare istituzioni e funzioni globali di garanzia, legittimate a livello globale, anche in forma contro-maggioritaria, al fine di garantire l’ effettiva uguaglianza nei diritti, la tutela e l’accesso ai beni fondamentali, la protezione dai beni illeciti. Sono indicate nelle due sezioni del titolo terzo, la prima dedicata alle istituzioni e funzioni di garanzia primaria dei principi sanciti dalla Costituzione – pace, salute, alimentazione di base, istruzione, ambiente lavoro; la seconda dedicata alle istituzioni e funzioni di garanzia secondaria, ovvero di accertamento e riparazione giurisdizionale delle violazioni, per commissione o per omissione e, insieme, alla soluzione delle controversie internazionali.

Per un verso si prevede il rafforzamento di istituzioni esistenti, quali l’Oms, la Fao, l’Unesco e l’Organizzazione internazionale del lavoro, cosicché possa realizzarsi effettivamente la garanzia universale dei diritti sopra indicati. Vengono inoltre introdotte, o riformate, altre istituzioni di garanzia primaria in riferimento all’attuazione, ai principi e ai diritti inseriti nella Costituzione. È previsto un Consiglio internazionale per i diritti umani, che coordini l’organizzazione delle attività delle diverse istituzioni e distribuisca tra loro le risorse necessarie. Le istituzioni introdotte sono l’Agenzia dell’ambiente, con un demanio planetario dei beni naturali identificati come vitali, e il controllo dei divieti dei gas serra e dei rifiuti tossici e micidiali; l’Organizzazione delle prestazioni sociali, per la sussistenza delle persone; l’Agenzia dell’acqua, per l’accesso all’acqua potabile; e il Comitato delle comunicazioni digitali, a garanzia dei diritti umani che possano esserne lesi. È infine prevista a garanzia della pace, la stipula di patti per la messa al bando delle armi e per lo scioglimento – auspicato da Immanuel Kant – degli eserciti nazionali.

Quanto alle istituzioni di garanzia secondaria, sono estese le competenze della Corte internazionale di giustizia ad altre controversie nelle quali siano coinvolti gli Stati, ed è resa obbligatoria la sua giurisdizione; anche la giurisdizione della Corte penale internazionale è estesa alle gravi lesioni dei diritti di libertà da parte di regimi dispotici, alla produzione e al commercio illeciti di armi e alle violenze dirette a impedire l’esercizio dei diritti fondamentali, incluso il diritto di emigrare.

Le due nuove giurisdizioni sono ancora più importanti. La prima è la Corte costituzionale globale, il cui ruolo di controllo sull’invalidità di qualsiasi fonte normativa in contrasto con la Costituzione della Terra pone tali norme al vertice del sistema delle fonti, conferendole la rigidità, che è tratto distintivo del garantismo costituzionale.

La seconda è la Corte per “i crimini di sistema”, chiamata ad accertare le cause e a far cessare violazioni gravissime di diritti o di beni fondamentali, che non sono riconducibili alla responsabilità penale di persone determinate, ma dovute all’irresponsabilità, irrazionale, del sistema politico ed economico: quali le devastazioni ambientali, i rischi di conflitti nucleari, la crescita della fame e della povertà nelle periferie del mondo.

Il titolo quarto della parte seconda è dedicato alle istituzioni economiche e finanziarie. Si tratta di istituzioni già esistenti: la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, istituiti nel 1945 a seguito degli accordi di Bretton Woods, e l’Organizzazione mondiale del Commercio, istituita nel 1995. Sono riformati i criteri di formazione dei loro organi dirigenti, il cui controllo da parte dei paesi più ricchi, ha reso inefficace, o ha addirittura capovolto, la finalità, prevista dai loro statuti, di promozione dello sviluppo dei paesi poveri e di riduzione degli squilibri economici. Vengono inoltre previsti un bilancio planetario e un fisco globale, con indicazioni dettagliate, onde renderle effettivamente vincolanti, sia delle quote di bilancio che delle aliquote fiscali. Il fisco globale si compone di svariate tassazioni di attività globali, a cominciare dall’uso fino ad oggi gratuito di beni comuni, e di un’imposizione fiscale fortemente progressiva sulle grandi ricchezze e sugli altissimi redditi. Il bilancio planetario consiste nell’assegnazione alle diverse istituzioni globali, e soprattutto a quelle di garanzia primaria, di quote minime delle entrate fiscali dirette a finanziarne le attività.

Riprendo, in conclusione di questa illustrazione della Costituzione della Terra, ne riporto l’incipit che ne riassume lo spirito e l’ispirazione di fondo.

Costituzione della Terra

Noi, abitanti della Terra, che nel corso delle ultime generazioni abbiamo accumulato armi micidiali in grado di distruggere più volte l’umanità, abbiamo devastato l’ambiente naturale e messo in pericolo, con le nostre attività produttive, l’abitabilità del nostro pianeta;

consapevoli della catastrofe ecologica che incombe sulla Terra, del nesso che lega la sopravvivenza dell’umanità e la salvaguardia del pianeta e del rischio che, per la prima volta nella storia, il genere umano, a causa delle nostre aggressioni alla natura, possa avviarsi all’estinzione;

decisi a salvare la Terra e le generazioni future dai flagelli dello sviluppo insostenibile, delle guerre, dei dispotismi, della crescita della povertà e della fame, che hanno già provocato devastazioni irreversibili al nostro ambiente naturale, milioni di morti ogni anno, lesioni gravissime della dignità delle persone e un’infinità di indicibili privazioni e sofferenze;

decisi a vivere insieme, nessuno escluso, in pace, senza armi mortali, senza fame e senza muri ostili, a garantire un futuro alla specie umana e alle altre specie viventi, a realizzare l’uguaglianza nei diritti fondamentali e la solidarietà tra tutti gli esseri umani e ad assicurare loro le garanzie della vita, della dignità, delle libertà, della salute, dell’istruzione e dei minimi vitali, promuoviamo un processo costituente della Federazione della Terra, aperto all’adesione di tutti gli Stati esistenti e finalizzato alla stipulazione di questo patto di convivenza pacifica e di solidarietà.

Qui il PDF
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Notizie di carattere organizzativo da Costituente Terra.
Sabato 5 giugno 2021 alle ore 11 ci sarà una nuova assemblea di “Costituente Terra” dopo quella dell’8 maggio, questa volta sulle scelte e gli eventi che si pongono in contrasto con il progetto di una Terra unita e costituzionale, a cominciare dalla guerra in Palestina, di cui oggi è in corso una fragile tregua.

L’assemblea del 5 giugno prossimo v. avrà per oggetto anche le altre due maggiori contraddizioni che oggi impediscono l’unità del mondo e fanno da forza frenante perché si possa dar luogo a una Costituzione della Terra: l’esclusiva privatistica sui vaccini che li sottrae ai Paesi poveri, e l’esclusione (lo “scarto”) dei migranti da parte di tutti gli Stati “sovrani” (o, come meglio dovrebbero dirsi, “sovranisti”). È su questi problemi che deve avanzare anche il pensiero che ne concepisca la soluzione, che è il compito specifico della nostra scuola.
Per partecipare all’assemblea il link per il collegamento è lo stesso di quello usato per quella dell’8 maggio. Chi non ne disponesse e lo desidera lo può chiedere rispondendo a questa lettera ( notizieda@costituenteterra.com ).

Oggi sabato 22 maggio 2021

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Forum Disuguaglianze e Diversità, Fabrizio Barca: “I partiti faticano a dare spazio a figure fuori dai loro schemi: per questo abbiamo deciso di impegnarci affinchè possano avere una chance al voto del prossimo autunno. In questo momento cruciale c’è bisogno di loro”. Al via la raccolta fondi con Ti Candido. Aladinpensiero aderisce e sostiene.
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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Draghi non sa cosa succedeva nella foresta di Sherwood
22 Maggio 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
Gente! Che sorpresa! Come Robin Hood Enrico Letta fa finalmente una proposta sensata e progressista. Direi, di sinistra. Chiede di aumentare l’ora risicatissimo prelievo su patrimoni oltre i 5 milioni di euro e usare i proventi per finanziare una “dote” ai neo-18enni: un piccolo sacrificio per mettere in sicurezza la parte più fragile […]
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Addio a Franco Melis, compagno e cittadino cagliaritano

luttofranco-melis-su-fb-cittaquartiere
Franco Melis (classe 1932) è morto oggi. Lo ricordo con affetto e con tanta tristezza. Lo conobbi negli anni 70 (75, 76 o forse prima) nella sede del Manifesto, in via Manno 22. Una sera, apparve insieme a Serafino Canepa (anch’egli scomparso). Franco alto e grosso, Serafino piccolo e magro, ambedue in giacca e cravatta, un abbigliamento “poco rivoluzionario” che contrastava con eskimi e jeans prevalenti. Erano reduci da una diffusione militante del quotidiano. Un’attività che i due praticavano assiduamente quasi in clandestinità, evitando luoghi ove potessero essere riconosciuti. Franco, all’epoca alto funzionario delle Poste, Serafino vice provveditore agli studi di Cagliari. Franco aveva un approccio discreto, quasi timido alle questioni politiche, con un imbarazzante rispetto degli interlocutori più giovani di lui, nel mio caso di quasi 20 anni. Eppure lui era un intellettuale di valore, come nel tempo abbiamo imparato a conoscere: non del tutto nei tempi di nostra maggiore frequentazione, perchè manteneva un rigoroso riserbo. Ad esempio, solo relativamente di recente abbiamo saputo che la sua abilità (e passione) per enigmi e indovinelli – che in certa parte riversava nella attività redazionale del periodico Cittàquartiere, sotto lo pseudonimo Dragotto – lo accreditava con le più importanti riviste italiane di enigmistica classica. Tanto è che il suo libro “Indovinellus, indovinzos, abbisa. Il libro degli indovinelli sardi” (Aipsa Edizioni, 2002), fu finalista al “Premio Capri per l’Enigmistica 2002″. Franco ha scritto anche altri tre libri: “Bonaria. Il resto del mondo era un posto sbagliato. Racconti” (Aipsa, 2006), “Quei giorni a Fonsarda” (Aipsa, 2009) e, ultimo, “Ricordi del mio tempo” (2018). Ma è proprio nel libro su Fonsarda che Franco narra in forma romanzata – celando ai più i personaggi con nomi fittizi (ma certamente non a noi) – quella stagione di lotte sociali urbane degli anni 70-80, in un movimento che lo vide protagonista, anzi massimo leader riconosciuto. Prendiamoci un po’ di spazio per ricordare almeno i titoli di quelle “vertenze”: La Vigna, I Palazzoni, Il piano dei servizi, Villa Asquer… Tutte lotte di quartiere, ma con un respiro cittadino e oltre, anche assicurato dalla presenza attiva del Comitato di quartiere di Fonsarda nel Coordinamento cittadino dei Comitati e Circoli di Quartiere di Cagliari. Ecco, potrei dire tanto altro di Franco, del suo impegno più politico, sempre dalla stessa parte, la sinistra, della quale soffriva le lacerazioni. Lui era un unitario, mai settario, irriducibile nel perseguire il bene comune dell’interesse popolare. Ricordiamolo così, al di la di qualsiasi difetto gli potremo riconoscere. Lo persi di vista per lungo tempo, ma mi tenevo aggiornato sulle sue condizioni di salute dal fratello Antonello. L’ultima volta che lo vidi, nel dicembre 2019, lo fermai all’edicola del quartiere dove comprava i giornali. Mi invitò la colazione al bar. Capii che non era più lui in tutte le sue facoltà, che recenti guai di salute lo avevano fiaccato e che la malattia lo insidiava. Ne era consapevole e perfino si scusò di qualche vuoto di memoria, tuttavia ricordammo i bei tempi passati che in diversi episodi ricostruimmo insieme e individuammo alcuni dei comuni amici. Nella circostanza i ricordi si appannavano, ma l’affetto si palesava immutato, negli sguardi, nei sorrisi, nelle strette di mano e nell’abbraccio di commiato, anzi in maggior misura, quasi a colmare i vuoti delle tante vicende insieme vissute e in gran parte dimenticate. Ciao Franco. Condoglianze e vicinanza alla moglie Maria Antonietta, alla figlia Raffaella, al figlio Giacomo, al fratello Antonello, nostro amico, ai nipoti e agli altri familiari e a tutti coloro che di Franco sono stati amici, in primo luogo agli amici di quello che fu il glorioso Comitato di quartiere della Fonsarda.
(Franco Meloni)

Oggi venerdì 21 maggio 2021

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Forum Disuguaglianze e Diversità, Fabrizio Barca: “I partiti faticano a dare spazio a figure fuori dai loro schemi: per questo abbiamo deciso di impegnarci affinchè possano avere una chance al voto del prossimo autunno. In questo momento cruciale c’è bisogno di loro”. Al via la raccolta fondi con Ti Candido. Aladinpensiero aderisce e sostiene.
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Care compagne, cari compagni, vi narro la storia di Antonio Giallara, un sardo leader nelle lotte a Mirafiori
21 Maggio 2021
Luigi Sotgiu su Democraziaoggi.
E’ uscito di recente il libro “Care compagne, cari compagni, Storie di comunisti italiani”, Strisciarossa Edizioni. Vengono presentate tredici esperienze di militanza nel PCI raccontate da altrettanti giornalisti; la prima storia, scritta da Bruno Ugolini, già giornalista dell’Unità, si intitola “Antonio Giallara. Il giovane leader di Mirafiori anni 70. Quando si ragionava con il […]
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Per una Costituzione della Terra

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di Luigi Ferrajoli, su CRS.

L’umanità si trova oggi di fronte ad emergenze e a sfide globali che mettono in pericolo la sua stessa sopravvivenza: le devastazioni ambientali e il rischio di una prossima inabitabilità del pianeta, la minaccia nucleare generata da migliaia di testate atomiche, la crescita della povertà e la morte per fame o per malattie non curate di milioni di esseri umani, le ondate migratorie di masse crescenti di persone che fuggono dalla miseria, dagli sconvolgimenti climatici, dalle guerre civili e dalle persecuzioni politiche. Tutto questo è ormai da molti anni sotto gli occhi di tutti. Anche di quanti ne sono responsabili, dai governanti ai grandi attori dell’economia mondiale. Eppure continuiamo tutti a comportarci come se fossimo le ultime generazioni che vivono sulla Terra.

Non basta quindi denunciare. Al pessimismo paralizzante delle diagnosi è necessario opporre una risposta politica e istituzionale all’altezza delle sfide globali. Questa risposta non può che consistere nell’imposizione di limiti e vincoli ai poteri dei mercati globali e degli Stati sovrani. Per porre fine all’azione devastatrice della natura e garantire la pace, la dignità, i beni vitali e i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani.

Da qui la proposta avanzata nell’appello del 27 dicembre 2019, poi ripresa dalla Scuola “Costituente Terra” che inaugurammo a Roma il 21 febbraio 2020 di un patto costituzionale tra tutti i popoli del mondo, in grado di garantire la loro convivenza pacifica e, prima ancora, le condizioni della vita sul nostro pianeta. Non si tratta di un progetto irrealistico. Al contrario è la sola risposta razionale e realistica alle terribili emergenze che ci minacciano. Come la pandemia del Covid-19 ha mostrato i diritti fondamentali e i principi della pace e tutela dell’ambiente sono assicurati, in un mondo interdipendente, solo dall’introduzione di garanzie di carattere pubblico e globale.

Il progetto di costituzionalismo sovranazionale offre un concreto obiettivo strategico alle lotte sociali contro le tante emergenze in atto. Tanto più necessario, quanto più siamo consapevoli delle difficoltà di realizzare risultati adeguati. Una Costituzione della Terra è il programma politico in grado di unificare le lotte di migliaia di associazioni in tutto il mondo: dalle battaglie civili in difesa dell’ambiente a quelle a sostegno della garanzia universale dell’acqua potabile, dai movimenti pacifisti per il disarmo nucleare alle mobilitazioni per l’uguale garanzia del diritto alla salute di tutti gli esseri umani, da quelle contro la povertà e la fame nel mondo fino alle lotte a sostegno dei diritti alla sopravvivenza oggi negati ai migranti.

Ci è sembrato opportuno, nei mesi di inerzia imposta dal Covid, scrivere una bozza di costituzione per facilitare il dibattito, gli emendamenti e le integrazioni sulle questioni normative più rilevanti. Su invito del Comitato esecutivo della Scuola “Costituente Terra” ho elaborato un testo di cento articoli, divisi in due parti: la prima formata dai principi di giustizia sostanziale, ovvero i fini e la ragion d’essere della Costituzione della Terra; la seconda dedicata all’organizzazione di istituzioni globali, previste dalla Costituzione quali strumenti idonei per la realizzazione delle finalità stabilite.

Una Costituzione della Terra è assai diversa da tutte le carte vigenti, per i problemi globali a cui deve rispondere, del tutto sconosciuti ad altre epoche, e per la tutela di nuovi diritti e nuovi beni vitali contro nuove aggressioni che richiedono sistemi di garanzie, ben più incisivi e complessi di quelli tramandati dalla nostra tradizione giuridica. Non mi nascondo il carattere all’apparenza utopistico di molte proposte. Ma lo scopo di questo progetto è di disegnare un modello-limite, quanto più possibile idoneo a garantire effettivamente i principi di giustizia proclamati nelle tante carte dei diritti che affollano i nostri ordinamenti.

Dopo una premessa nella quale viene parafrasato l’incipit della Carta delle Nazioni Unite, vi sono quattro titoli su: principi supremi, diritti fondamentali, beni fondamentali e beni illeciti. I principi supremi sono la ragion d’essere della Costituzione della Terra, i diritti fondamentali sono i diritti universali scritti nelle carte costituzionali avanzate: i diritti di libertà, i diritti sociali, i diritti politici e i diritti civili. I beni fondamentali e i beni illeciti sono le due novità di questa Costituzione, riguardando le sfide e le emergenze globali – umanitarie, ecologiche e nucleari – che il linguaggio individualistico dei diritti non sempre è in grado di affrontare.

I beni fondamentali sono beni vitali sottratti al mercato: i beni personalissimi, quali l’integrità del corpo umano e l’identità delle persone; i beni sociali, che includono tutti i farmaci salva-vita e i vaccini, la cui garanzia universale prevede l’esclusione della loro brevettabilità e, comunque, la possibilità, già prevista dall’articolo 31 dell’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale (TRIPS), del loro uso, in caso di emergenza, senza il consenso dei loro titolari; i beni comuni – l’aria, l’acqua potabile, i grandi ghiacciai e le grandi foreste – garantiti da molteplici tutele, a cominciare dalla loro qualificazione come beni appartenenti a un demanio planetario. I beni illeciti sono i beni micidiali, che minacciano la vita delle persone e di popoli interi e dei quali, perciò, viene pattuito il divieto della produzione e/o del commercio e/o della detenzione: le armi atomiche, le armi da fuoco, i rifiuti tossici o comunque pericolosi, le energie non rinnovabili con le connesse emissioni di gas serra.

Anche la seconda parte è divisa in quattro titoli. Il primo definisce ruolo e competenze della Federazione della Terra quale istituzione aperta all’adesione di tutti gli Stati. Il secondo è dedicato alle istituzioni e alle funzioni globali di governo, già previste dalla Carta delle Nazioni Unite: l’Assemblea generale, il Consiglio di sicurezza, il Consiglio economico e sociale e il Segretariato. Ne è stipulata la democratizzazione politica, con il compito di dar vita alle istituzioni globali di garanzia e le funzioni di pubblica sicurezza internazionale e di governo sovranazionale dell’economia. A parte queste funzioni di carattere globale, è bene che le funzioni di governo restino prevalentemente in capo agli Stati nazionali, poiché la loro legittimità dipende dalla loro rappresentatività politica.

Ma per la costruzione di una sfera pubblica mondiale è decisivo creare istituzioni e funzioni globali di garanzia, legittimate a livello globale, anche in forma contro-maggioritaria, al fine di garantire l’ effettiva uguaglianza nei diritti, la tutela e l’accesso ai beni fondamentali, la protezione dai beni illeciti. Sono indicate nelle due sezioni del titolo terzo, la prima dedicata alle istituzioni e funzioni di garanzia primaria dei principi sanciti dalla Costituzione – pace, salute, alimentazione di base, istruzione, ambiente lavoro; la seconda dedicata alle istituzioni e funzioni di garanzia secondaria, ovvero di accertamento e riparazione giurisdizionale delle violazioni, per commissione o per omissione e, insieme, alla soluzione delle controversie internazionali.

Per un verso si prevede il rafforzamento di istituzioni esistenti, quali l’Oms, la Fao, l’Unesco e l’Organizzazione internazionale del lavoro, cosicché possa realizzarsi effettivamente la garanzia universale dei diritti sopra indicati. Vengono inoltre introdotte, o riformate, altre istituzioni di garanzia primaria in riferimento all’attuazione, ai principi e ai diritti inseriti nella Costituzione. È previsto un Consiglio internazionale per i diritti umani, che coordini l’organizzazione delle attività delle diverse istituzioni e distribuisca tra loro le risorse necessarie. Le istituzioni introdotte sono l’Agenzia dell’ambiente, con un demanio planetario dei beni naturali identificati come vitali, e il controllo dei divieti dei gas serra e dei rifiuti tossici e micidiali; l’Organizzazione delle prestazioni sociali, per la sussistenza delle persone; l’Agenzia dell’acqua, per l’accesso all’acqua potabile; e il Comitato delle comunicazioni digitali, a garanzia dei diritti umani che possano esserne lesi. È infine prevista a garanzia della pace, la stipula di patti per la messa al bando delle armi e per lo scioglimento – auspicato da Immanuel Kant – degli eserciti nazionali.

Quanto alle istituzioni di garanzia secondaria, sono estese le competenze della Corte internazionale di giustizia ad altre controversie nelle quali siano coinvolti gli Stati, ed è resa obbligatoria la sua giurisdizione; anche la giurisdizione della Corte penale internazionale è estesa alle gravi lesioni dei diritti di libertà da parte di regimi dispotici, alla produzione e al commercio illeciti di armi e alle violenze dirette a impedire l’esercizio dei diritti fondamentali, incluso il diritto di emigrare.

Le due nuove giurisdizioni sono ancora più importanti. La prima è la Corte costituzionale globale, il cui ruolo di controllo sull’invalidità di qualsiasi fonte normativa in contrasto con la Costituzione della Terra pone tali norme al vertice del sistema delle fonti, conferendole la rigidità, che è tratto distintivo del garantismo costituzionale.

La seconda è la Corte per “i crimini di sistema”, chiamata ad accertare le cause e a far cessare violazioni gravissime di diritti o di beni fondamentali, che non sono riconducibili alla responsabilità penale di persone determinate, ma dovute all’irresponsabilità, irrazionale, del sistema politico ed economico: quali le devastazioni ambientali, i rischi di conflitti nucleari, la crescita della fame e della povertà nelle periferie del mondo.

Il titolo quarto della parte seconda è dedicato alle istituzioni economiche e finanziarie. Si tratta di istituzioni già esistenti: la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, istituiti nel 1945 a seguito degli accordi di Bretton Woods, e l’Organizzazione mondiale del Commercio, istituita nel 1995. Sono riformati i criteri di formazione dei loro organi dirigenti, il cui controllo da parte dei paesi più ricchi, ha reso inefficace, o ha addirittura capovolto, la finalità, prevista dai loro statuti, di promozione dello sviluppo dei paesi poveri e di riduzione degli squilibri economici. Vengono inoltre previsti un bilancio planetario e un fisco globale, con indicazioni dettagliate, onde renderle effettivamente vincolanti, sia delle quote di bilancio che delle aliquote fiscali. Il fisco globale si compone di svariate tassazioni di attività globali, a cominciare dall’uso fino ad oggi gratuito di beni comuni, e di un’imposizione fiscale fortemente progressiva sulle grandi ricchezze e sugli altissimi redditi. Il bilancio planetario consiste nell’assegnazione alle diverse istituzioni globali, e soprattutto a quelle di garanzia primaria, di quote minime delle entrate fiscali dirette a finanziarne le attività.

Riprendo, in conclusione di questa illustrazione della Costituzione della Terra, ne riporto l’incipit che ne riassume lo spirito e l’ispirazione di fondo.

Costituzione della Terra

Noi, abitanti della Terra, che nel corso delle ultime generazioni abbiamo accumulato armi micidiali in grado di distruggere più volte l’umanità, abbiamo devastato l’ambiente naturale e messo in pericolo, con le nostre attività produttive, l’abitabilità del nostro pianeta;

consapevoli della catastrofe ecologica che incombe sulla Terra, del nesso che lega la sopravvivenza dell’umanità e la salvaguardia del pianeta e del rischio che, per la prima volta nella storia, il genere umano, a causa delle nostre aggressioni alla natura, possa avviarsi all’estinzione;

decisi a salvare la Terra e le generazioni future dai flagelli dello sviluppo insostenibile, delle guerre, dei dispotismi, della crescita della povertà e della fame, che hanno già provocato devastazioni irreversibili al nostro ambiente naturale, milioni di morti ogni anno, lesioni gravissime della dignità delle persone e un’infinità di indicibili privazioni e sofferenze;

decisi a vivere insieme, nessuno escluso, in pace, senza armi mortali, senza fame e senza muri ostili, a garantire un futuro alla specie umana e alle altre specie viventi, a realizzare l’uguaglianza nei diritti fondamentali e la solidarietà tra tutti gli esseri umani e ad assicurare loro le garanzie della vita, della dignità, delle libertà, della salute, dell’istruzione e dei minimi vitali, promuoviamo un processo costituente della Federazione della Terra, aperto all’adesione di tutti gli Stati esistenti e finalizzato alla stipulazione di questo patto di convivenza pacifica e di solidarietà.

Qui il PDF

Transizione energetica: Incontro interlocutorio della regione Sardegna con il Ministro Cingolani.

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sedia di VannitolaSedia
di Vanni Tola
Deludente l’incontro in videoconferenza tra il Ministro della Transizione Energetica e i rappresentanti del consiglio regionale, gli assessori Pili (industria) e Lampis (ambiente). La riunione non è andata oltre la formale comunicazione al Ministro dei progetti che la Regione intenderebbe realizzare per superare l’utilizzo dei combustibili fossili e migliorare l’ambiente. Si è parlato anche di gestione integrata dei rifiuti, bonifiche, tutela delle acque e del paesaggio, erosione costiera, qualità dell’aria e gestione dei cambiamenti climatici. In pratica di tutto e di niente. Non poteva che andare cosi. [segue]

Oggi giovedì 20 maggio 2021

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Forum Disuguaglianze e Diversità, Fabrizio Barca: “I partiti faticano a dare spazio a figure fuori dai loro schemi: per questo abbiamo deciso di impegnarci affinchè possano avere una chance al voto del prossimo autunno. In questo momento cruciale c’è bisogno di loro”. Al via la raccolta fondi con Ti Candido. Aladinpensiero aderisce e sostiene.
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Draghi presidente? Il meno peggio, l’Italia ha bisogno di un nuovo patto, di un New Deal
20 Maggio 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Ma quanto incide questa prospettiva del presidente del Consiglio sulla sua azione di governo? E’ inutile negarlo incide e tanto. Come spiegare i cedimenti di Draghi verso destra, le sue attenzioni a Salvini? E’ comprensibile che Draghi, sicuro di fare il pieno nel centro-sinistra, voglia assicurarsi anche il centro-destra, almeno quella di FI e […]
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Oggi 20 maggio Giornata mondiale delle api

Oggi giovedì 20 maggio 2021.
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Punta Giglio Libera –

pg-schermata-2021-05-16-alle-11-10-11 La protesta si allarga e cresce il consenso della popolazione: tutte le novità.