Monthly Archives: marzo 2021

Oggi sabato 27 marzo 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni——————————
Renzo Laconi: ieri un interessante webinar per ricordarlo
27 Marzo 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Dopo Gramsci ha colto nel segno La Scuola di cultura politica F. Cocco nel ricordare la figura e l’opera di Renzo Laconi, presentando il bel volume a lui dedicato da Maria Luisa Di Felice, valorosa storica dell’Ateneo cagliaritano. Il pregio del volume – come ha sottolineato Gianna Lai nella sua introduzione – è che […]
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Quando cinquanta anni fa Nixon arrivò a Roma
27 Marzo 2021
Marco Sini su Democraziaoggi.
Marco Sini ci invia un ricordo autobiografico di un fatto che ha segnato una generazione di militanti della sinistra: la visita del Presidente Nixon a Roma e la grande mobilitazione giovanile contro di lui e la politica bellicista degli USA.
Il 27 settembre 1970, il presidente degli U.S.A., Richard Nixon, è in visita […]
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nino-carrus-26-3-21carrus-01I SINDACI PRENDONO LA PAROLA [segue]

America, America

biden2021-03-26-alle-22-19-26BUONI VOTI PER BIDEN MA LA STRADA E’ IN SALITA
di Marino de Medici

Sono passati due mesi dall’insediamento di Joseph Biden alla Casa Bianca ed i primi voti degli americani non potrebbero essere più confortanti. Joe Biden ha un quoziente di approvazione del 59 per cento, e nel caso specifico della sua azione anti Covid-19 raggiunge il 69 per cento. Nella sua prima conferenza stampa, il presidente ha lanciato una sfida a quelli che una volta definiva “i miei amici repubblicani”. Non soltanto non sono più amici, ma politici “malati”ed “anti-americani”. Tre sono le ragioni dietro la sfida di Biden: primo, gli sforzi del partito di minoranza repubblicano di imporre una revisione delle norme elettorali degli stati “rossi” al fine di sopprimere l’accesso al voto delle minoranze. Secondo, la riscoperta repubblicana della sua radicata opposizione al forte aumento della spesa governativa, che segna il forte intendimento democratico a favore di cause sociali, dall’assistenza all’infanzia ad un più vasto programma sanitario ed a minori costi di medicinali. E terzo, una svolta della politica fiscale che ponga fine al “piumaggio dei nidi dei ricchi”, chiave di volta delle leggi finanziarie del GOP repubblicano.
[segue]

Ridiamo per non piangere

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DIBATTITO. Quale futuro per l’assistenza della popolazione anziana?

img_0209DOCUMENTAZIONE PER AFFRONTARE UN PROBLEMA NUMERO UNO
Coronavirus. Monsignor Paglia: «Anziani a casa, non è utopia»
Avvenire. Luciano Moia domenica 8 novembre 2020
Così il documento della commissione ministeriale definisce un nuovo paradigma dell’assistenza. «Si deve partire da quella domiciliare. pagliaPuntiamo a una sanità di quartiere, che sia vicina alle persone»
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/anziani-a-casa-non-utopia
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https://www.italiaoggi.it/news/mons-paglia-nomina-strana-ma-azzeccata-2478328
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http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=5752
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http://www.lombardiasociale.it/2021/03/08/quale-futuro-per-lassistenza-sanitaria-e-sociosanitaria-degli-anziani/
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Allegati
- Allegato 1 – Linee di indirizzo generali
- Allegato 2 – Contributo alle linee di indirizzo generali
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«La mafia teme la scuola più della giustizia»

contromafieLa scuola che fa paura alla mafia
Volerelaluna, 25-03-2021 – di: Tomaso Montanari*
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Un grande fiorentino adottivo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro tutte le mafie, Antonino Caponnetto, non si stancava di ripetere che «la mafia teme la scuola più della giustizia». Caponnetto lo sapeva da siciliano, e da cittadino, prima ancora che da magistrato antimafia. E tutti noi lo sappiamo, e lo ripetiamo. Ma se non vogliamo che questa giornata resti solo vuota celebrazione, se vogliamo che quelle parole profetiche ci scuotano fin nelle viscere allora dobbiamo chiederci: di quale scuola, di quale università, di quale cultura, hanno paura le mafie?

Danilo Dolci, mite profeta di giustizia, lo spiegava già nel 1955. Per vincere la mafia, scriveva, «occorre promuovere azioni politiche morali, dal basso. […] Educazione morale nei pubblici uffici, scuola sicura ai bambini e ai giovinetti – e scuola che collabori alla realizzazione del mondo nuovo. Efferati o incoscienti si è, se non si dà modo subito a tutti di partecipare alla vita: di lavorare, studiare, curarsi; di partecipare alla pari alla responsabilità, alla vita pubblica. Cominciando a garantire proprio gli ultimi, quelli che non ce la fanno, a qualsiasi costo (costo giusto, si capisce); proprio, in un certo senso, il contrario di come si sta facendo». Il contrario di come si sta facendo: le parole, chiarissime, di Dolci colpiscono anche le nostre sicurezze di oggi. Invitano a convertirci: cioè, letteralmente, a cambiare strada.

Perché la scuola che fa paura alla mafia è quella della Costituzione. Rivolgendosi, nel 1950, a una platea di insegnanti, Piero Calamandrei definì la scuola un «organo costituzionale», al pari delle Camere del Parlamento o della Presidenza della Repubblica. La funzione costituzionale della scuola – dalla primaria all’università – è formare cittadini. Ma come si fa a formare cittadini, cittadini resistenti contro le mafie?

La chiave è il primo comma dell’articolo 9 della Carta, dove si dice che la Repubblica è fondata anche sullo «sviluppo della cultura» e sulla «ricerca scientifica e tecnica». Ora, quella «ricerca scientifica» va intesa nel senso più ampio possibile: è la ricerca di base, ma ancora prima è la ricerca della conoscenza. La ricerca della verità come diritto e dovere dei cittadini. È una concezione dello Stato frontalmente antimachiavellica: perché si fonda sul fatto che i cittadini non siano tenuti all’oscuro, ma invece sappiano. E sappiano perché sono stati provvisti degli strumenti cognitivi per cercare la verità. Si prende sul serio l’idea che la sovranità appartiene al popolo: mentre l’ignoranza si addice ai sudditi, il sovrano deve ricevere un’istruzione. Implicitamente, ma non troppo, la Repubblica si fonda sulla capacità dei cittadini di essere in dissenso: in dissenso con chi detiene, pro tempore, il potere; in dissenso con la maggioranza.

La scuola, dunque, dovrebbe permettere di conoscere la realtà, ma anche offrire gli strumenti per criticarla. Non allora il luogo di formazione di chi si prepara a diventare un pezzo di ricambio per lo stato delle cose (per esempio con l’alternanza scuola-lavoro intesa come una palestra di schiavitù), ma una scuola in grado di trasmettere, accanto agli strumenti cognitivi e a quelli culturali, il pensiero critico necessario per essere cittadini. E dunque per esercitare un discernimento civico, anche in relazione al voto: la buona scuola è quella che interroga il mondo per cambiarlo, non quella che insegna ad adattarsi al mondo com’è.

L’ingiustizia sociale che produce diseguaglianza è travestita da meritocrazia fin dalla scuola, che dovrebbe costruire eguaglianza e favorire la mobilità sociale e invece fa esattamente il contrario. I figli di genitori privi di titolo di studio proseguono oltre l’obbligo solo nel 44,9% dei casi, mentre per i figli di genitori laureati la percentuale è del 99,1%. Ma la selezione sociale non è finita: la metà di coloro che riescono a continuare e si iscrivono alle superiori prende ripetizioni private. Un giro d’affari da 800 milioni l’anno, per il 90% al nero: ma soprattutto un potentissimo fattore di discriminazione economica. E chi non ce la fa entra nella categoria dei Neet (Not in education employment or training) che ingoia il 25,7% dei giovani dai 15 ai 29 anni, ossia 2,3 milioni di persone. Non è una scuola per poveri, quella italiana: perché «non è quasi mai in grado di colmare le diseguaglianze di partenza, e si limita a certificarle». Il che non vuol dire soltanto che il figlio del notaio farà il notaio e quello del contadino il contadino, ma che si riprodurranno disuguaglianze tra Nord e Sud, città e aree interne, laureati e non laureati, attraverso processi di selezione interna e di legittimazione di questo classismo. È questa scuola non fa affatto paura alla mafia: proprio oggi non possiamo non dircelo! Perché non è la scuola che prepara il mondo nuovo, come la voleva Danilo Dolci, ma una scuola che cementa il mondo vecchio.

Tutto è cominciato «quando abbiamo cercato di mostrare che un buon sistema formativo produce un ritorno economico». Fino ad arrivare a tappe forzate a un tempo – il nostro – in cui l’alternanza scuola-lavoro fornisce al mercato una gran massa di mano d’opera gratuita senza alcuna prospettiva di avere in cambio una qualche formazione: fa una certa impressione apprendere che diecimila studenti italiani vengano inviati ogni anno nei fast food di Mac Donald’s. La meritocrazia appare anche in questo senso il contrario dell’eguaglianza: perché è semmai livellamento, riduzione a uno standard produttivo, negazione di qualsiasi originalità e differenza individuale. Ha più merito chi si piega di più insomma: ecco la prima lezione che si rischia di imparare in una scuola che educa al “successo”.

In Italia lo scopo della scuola non è più quello, assegnatole già da Condorcet nel Settecento, di «diminuire l’ineguaglianza che nasce dalle condizioni economiche, mescolare tra di loro le classi che tale differenza tende a separare». No, oggi è quello teorizzato dall’economista americano Kenneth Arrow: «l’istruzione superiore non aumenta né la conoscenza né la socializzazione. Al contrario, serve come dispositivo di screening, in quanto seleziona persone di diversa abilità, trasmettendo così informazioni a chi compra lavoro». La scuola della cosiddetta meritocrazia, cioè una scuola che di fatto seleziona per censo lasciando intatti i privilegi, non forma alla giustizia, ma alla legge del più forte: che è proprio quella in cui la mafia si riconosce. «Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose»: sono parole di don Lorenzo Milani; che aggiungeva: «Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali».

All’università le cose vanno ancora peggio, se possibile. Oggi si laurea solo il «5,3% dei figli di genitori senza titolo di studio, il 14% dei figli di genitori con la sola licenza elementare, il 45% dei figli di diplomati e l’83,6% dei figli di laureati». E «le università non condividono il sapere con i cittadini ma propongono una offerta formativa ai clienti». Le università pubbliche, per quanto finanziate dallo Stato, sono in concorrenza tra loro, si fanno pubblicità, si piazzano sul mercato. Avere le foto di un calciatore famoso che fa l’esame in Ateneo è il sogno proibito di ogni rettore: ma, bisogna chiederci, quanto si preoccupano tutte le università italiane del diritto allo studio, della vita fuori sede degli studenti poveri, della carriera dei docenti precari schiavizzati senza ritegno? Che posto ha la giustizia nell’università italiana di oggi? E, per dirla proprio tutta, che paura può fare alla mafia un’università sempre più devastata da fenomeni di corruzione, di potere, di concorsi truccati? Fenomeni per i quali le procure ravvisano il reato di associazione a delinquere, e i giornali parlano di “mentalità mafiosa”: perché fondata sull’appartenenza a clan accademici, perché violentemente vendicativa, fortemente gerarchica e acritica. Davvero pensiamo che questa università possa fare paura alla mafia?

Qualche anno fa, l’allora presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche disse letteralmente queste parole: «il dovere nostro è di fare andare avanti l’Italia. Quindi, di fare sinergie, mettere insieme le forze, senza pensare a principi etici». Quel professore credeva che l’Italia non sia frenata dalla corruzione, ma dalle troppe preoccupazioni etiche. Oggi dobbiamo avere il coraggio di dire il contrario. Se vogliamo che le parole di Caponnetto siano ancora vere, dobbiamo costruire una scuola e un’università che invece pensino, eccome, ai principi etici. Quelli della nostra Costituzione: l’eguaglianza sostanziale da costruire, il pieno sviluppo della persona umana come obiettivo, il rifiuto del principio d’autorità e il primato del pensiero critico.

Sogno un’università, una facoltà di economia, in cui un giovane brillante nato in una famiglia povera, emarginato dalla scuola pubblica e quindi “adottato” da un clan mafioso e avviato a una formazione da manager, da colletto bianco al servizio degli interessi criminali – sappiamo bene quante storie così esistono davvero – ebbene, un’università in cui quello studente brillante e destinato al peggio possa aprire gli occhi.

Possa imparare che il successo e il profitto non sono l’unico metro; possa imparare non solo una tecnica che lo renda competente ed esperto, ma anche un orientamento morale, e una responsabilità civile; possa incontrare professori spogli di ogni potere se non quello della conoscenza, non padroni, capi, baroni, ma servitori del bene comune. E che, allora, almeno un dubbio possa attraversargli la mente, facendogli vedere che c’è un’alternativa. Che un riscatto è possibile.

Da professore, oggi il mio impegno è questo: fare la mia parte fino in fondo per costruire una scuola e una università che facciano davvero paura alla mafia. E dunque, ripetiamo le parole di Danilo Dolci, una scuola e un’università che collaborino alla realizzazione di un mondo nuovo. Un mondo libero, e giusto.

È l’intervento svolto dall’autore il 20 marzo a Firenze nella
“Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”

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*Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)
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PRECEDENTE EDITORIALE
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64c78141-d560-45c4-a33c-f79fe76df27aDalla responsabilità sociale dell’impresa all’eticonomia
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Salvatore Vento – 21 Marzo 2021 by c3dem_admin | su C3dem
Nell’ultimo ventennio il tema della responsabilità sociale dell’impresa, in italiano Rsi e in inglese Csr (Corporate social responsability), è uscito dall’insegnamento nei dipartimenti universitari del mondo anglosassone per diventare oggetto di dibattito pubblico. I più accreditati Master in Business Administration prevedono corsi specifici. La pandemia del coronavirus sollecita, con ancora più forza, comportamenti responsabili a tutti i livelli e pone all’ordine del giorno la messa in discussione del modello di sviluppo socioeconomico imperante. [...]
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Oggi venerdì 26 marzo 2021

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c3dem_banner_04 Il Pd: una crisi nella crisi. 24 Marzo 2021 by c3dem_admin | su C3dem.
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laconi-rOggi webinar su Renzo Laconi organizzato dalla Scuola di Cultura politica “Francesco Cocco”
26 Marzo 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Oggi si tiene il webinar su Renzo Laconi indetto dalla Scuola di Cultura Politica “Francesco Cocco”. L’incontro si inquadra nelle iniziative della Scuola volte a ripercorre la storia dalla nascita del PCd’I e del PSd’Az. Abbiamo già parlato di Gramsci con Gianni Fresu, uno dei più stimolanti studiosi del pensatore comunista, e con Noemi […]
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Che succede?

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LA LEZIONE DI DANTE (E DI MATTARELLA E DI DRAGHI)
25 Marzo 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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QUALCHE DUBBIO SUI PRIMI PASSI DI LETTA
25 Marzo 2021 by Vittorio Sammarco | su C3dem
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Omaggio a Dante a 700 anni dalla sua morte

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Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri Dantedì, il giorno di Dante. L’Italia celebra il Sommo Poeta Il 25 marzo è la data che i dantisti riconoscono come l’inizio del viaggio nell’aldilà descritto letterariamente nella “Divina Commedia”. Quest’anno il Dantedì ha una valenza simbolica ancora maggiore, perché cade in occasione del settimo centenario della morte del padre della lingua italiana – Su RaiNews See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Dantedi-il-giorno-di-Dante-L-Italia-celebra-il-Sommo-Poeta-9872469a-0434-4f7b-ae9a-0721c5687c2b.html
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Nell’illustrazione: La Divina Commedia illumina Firenze, conosciuto anche come La Divina Commedia di Dante Alighieri, è un affresco di Domenico di Michelino che si trova nel Duomo di Firenze.
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sabattini
In occasione del DanteDì 2021, l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea (Cagliari, Milano, Roma) ha realizzato per il 25 marzo il video #dantedISEM​. Il CNR per Dante, nel quale colleghe e colleghi illustrano come le loro ricerche si intreccino con Dante o propongono:
- Il video con il prof. Francesco Sabattini.

Oggi giovedì 25 marzo 2021

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Sanitari no vax: libertà di trattamento sanitario o diritto alla salute?
25 Marzo 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
I sanitari possono rifiutarsi di fare il vaccino anticovid senza conseguenze nel rapporto di lavoro? Detto in altre parole, quale è il bilanciamento fra libertà di trattamento sanitario e diritto dei cittadini alla salute? E quale fra libertà di trattamento e doveri del servizio? La vicenda è nota. Due infermieri e otto operatori socio-sanitari, dipendenti […]
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Succede a Milano, ma anche in Sardegna, purtroppo.
IN PRIMO PIANO
Milano: vaccini e ultraottantenni
Su Volerelaluna – 23-03-2021 – di: Emilio Molinari
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Che succede?

c3dem_banner_04SUD, SOSTENIBILITA’, OPERE PUBBLICHE, GIOVANI, ISTRUZIONE, GIUSTIZIA
24 Marzo 2021 su C3dem.
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Oggi mercoledì 24 marzo 2021

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Al governo, transizione ecologica: vogliamo partecipare alle scelte per contribuire a scrivere la svolta
24 Marzo 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Draghi ha indicato, nel discorso di insediamento, la transizione ecologica come uno dei pilastri del PNRR, il piano nazionale che deciderà l’uso dei fondi che l’Europa metterà a disposizione dell’Italia per riprendersi dal disastro economico dovuto alla pandemia da Covid 19. La pandemia è anzitutto un disastro per la salute e la vita delle […]
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Punta de billete – Save the date – Prendi nota.

Venerdì 26 marzo 2021
rlavoni
- Per collegarsi: https://www.youtube.com/channel/UCAxsRLM4nvpmFjUGA0CDUug
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Lunedì 29 marzo 2021
labsus
- Per collegarsi: https://www.facebook.com/events/459347148596242/#idemail#

Che succede?

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23 Marzo 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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LA SANITA’ TORNI ALLO STATO. LETTA, IL PD E LE VIE DEL CAMBIAMENTO
23 Marzo 2021 su C3dem
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FRANCESCO E I TEOCON. BOSE E L’OBBEDIENZA. LA BENEDIZIONE CONTESA. SU DOSSETTI
22 Marzo 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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L’EUROPA E LE GRANDI POTENZE
23 Marzo 2021 su C3dem.
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Vaccinazioni in Sardegna. Avviso importante

servizio-sanitario-nazionale-kmjd-u43290530356003r8g-1224x916corriere-web-sezioni-593x443Contrariamente a quanto riportato in diversi blog e pagine fb, la Regione Sardegna non risulta abbia varato alcun calendario per le vaccinazioni degli under 80. Il calendario – riportato anche in diverse chat e pagine fb a noi vicine – risulta adottato da altre Regioni, come la Puglia (http://www.quindici-molfetta.it/ecco-il-calendario-dei-vaccini-in-puglia-per-over-70-e-60-si-parte-dal-29-marzo-con-le-prenotazioni-anche-a_49878.aspx) ma non dalla Regione Sardegna, che allo stato attuale ha diffuso avvisi per gli 80enni ed over e per il personale scolastico e universitario (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=420919&v=2&c=3&t=1 – aggiornamento al 15 marzo 2021). Attendiamo (poco) fiduciosi.
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IN ARGOMENTO. IN PRIMO PIANO.
Per un’industria pubblica del farmaco (e del vaccino)
Su VOLERELALUNA – 23-03-2021 – di: Aldo Gazzetti e Gianluigi Trianni
«La guerra dei vaccini che non possiamo perdere» (https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=93347), documentato e utilissimo contributo di Alice Cauduro sugli aspetti giuridici e politici dell’accesso ai vaccini antiCovid-19, ci induce a prospettare, in termini necessariamente generali, un punto di vista che la nostra associazione, il Forum per il Diritto alla Salute, propone nei suoi documenti/appello: quello dell’industria pubblica del farmaco in Italia.
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Oggi martedì 23 marzo 2021

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Verso un ministero della comunità educante?
23 Marzo 2021
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Siamo un paese nel quale l’istruzione obbligatoria per tutti, per almeno 8 anni, oggi fino ai 16 anni, è diventata realtà con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana il 1 Gennaio 1948.
Se partiamo da questo, la strada fatta è tanta: meno di un secolo -73 anni- per alfabetizzare un paese e consentirgli di occupare posti […]
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L’Università «oligarchica» non serve. Servono più laureati
Gianfranco Viesti
Sbilanciamoci! – 22 Marzo 2021 | Sezione: Nella rete, Società.
Servono più docenti per migliorare le performance degli Atenei. Ma il merito non si può misurare in base alla ricchezza dei territori. Da Il Corriere della Sera.
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