Monthly Archives: febbraio 2021
Draghi? Il dibattito è aperto e va avanti senza preclusioni
CONTROCANTO
«Ti piace il presidente Draghi?»: «No. Non mi piace»
13-02-2021 – di: Tomaso Montanari su Volerelaluna.
Si può ritenere che la gestione della crisi sia stata, a tratti, opaca? Per esempio, nel colpo di scena (evidentemente non tale per tutti) per cui le Camere in nessun caso sarebbero state sciolte? Si può dissentire, anche radicalmente, dal Presidente della Repubblica, sostenendo che la scelta di Draghi sia non già un balsamo, ma invece un serio vulnus, per la nostra democrazia? Si può mettere in dubbio lo status messianico del Presidente del consiglio incaricato, ricordando che la sua intera carriera e il suo operato pendono dalla parte di chi ha reso il nostro mondo ciò che è (e cioè mostruosamente ingiusto, e diseguale), e non dalla parte di chi ha provato a migliorarlo? Si può auspicare, infine, che qualcuno, in Parlamento, abbia sufficiente autonomia politica e morale per «disobbedire al presidente Mattarella» (magari per non governare coi fascisti), questa inimmaginabile condotta da reprobi?
In pochi giorni, l’articolo 1 della Costituzione è stato riscritto così: «L’Italia è una Repubblica paternalista, fondata sui migliori». E uso “paternalismo” in senso proprio: nascendo quella parola per definire una «politica […] caratterizzata da una bonaria e sollecita attenzione verso i bisogni dei sudditi, escludendoli però completamente dal controllo delle attività dello Stato e da una qualsiasi forma di partecipazione alla gestione della cosa pubblica» (così il Grande dizionario della lingua italiana).
Il nuovo mantra dell’antipolitica ha assunto toni monarchici, autoritari, repressivi. «È finita la ricreazione! È entrato il preside: ora sono tutti muti, a capo chino»; «finalmente sono stati commissariati, quegli incapaci del Parlamento!»; «ha parlato il Presidente, nella sua saggezza, ora non vola una mosca»; «il Presidente sarebbe “infastidito” dalle condizioni poste dai partiti», e via dicendo. Il fasto del Palazzo del Quirinale ha eclissato le aule sorde e grigie del Parlamento esercitando, ancora una volta, la sua malìa autocratica: i fantasmi di papi e re hanno ripreso la scena, rimettendo al proprio posto il popolo bue, e i suoi bovini rappresentanti. Imponendo il nome di Draghi senza sottoporlo a consultazioni preventive (l’Eletto ne sarebbe uscito svilito); annunciando che un «alto profilo» spazzava finalmente via i populisti trogloditi; teorizzando un governo «che non debba identificarsi con alcuna formula politica», il Presidente ha inferto una mazzata micidiale al Parlamento: che vede divorato, sul colle più alto, un governo cui aveva appena rinnovato la fiducia.
Ora, più ancora di questa mossa con pochi (e discutibili) precedenti – ma comunque dentro i confini formali della Carta – sconcerta il plauso con cui tutti l’hanno accolta: te deum, ceri, inni, vitelli grassi sgozzati. Era il funerale della democrazia parlamentare, così debole, impotente, screditata da esser pugnalata a morte da un sicario saudita, e poi sepolta frettolosamente da un Padre severo: eppure i morti ballavano, e bevevano. Quanto è profonda la disillusione, anzi il disprezzo, verso la democrazia parlamentare, se tutti gioiscono perché le decisioni circa il bene comune vengono ora prese da una persona sola, con una regressione plurisecolare? Il godimento masochista di un’intera democrazia che, vedendosi umiliata, grida: «dai, frustami ancora!».
I pochissimi che, a sinistra, dichiarano anche in pubblico la loro avversità per il nascente governo degli ottimati, lo fanno additando la presenza non già del Caimano prossimo alla mafia, ma della Lega, punto di riferimento di neofascisti e neonazisti, e legatissima in Europa alle estreme destre xenofobe. Ma questa nefastissima inclusione non è un effetto collaterale imprevisto: è un esito fortemente voluto, per due ragioni.
La prima è il coinvolgimento del partito di Salvini in un’operazione chiaramente atlantica: un’operazione che lo allontani da Putin e lo faccia entrare nella cerchia occidentale che condivide onori e oneri del vampirismo turbofinanziario. Un’iniziazione, un’affiliazione.
La seconda, più velenosa e sottile, è la volontà di affermare l’unico vero dogma ideologico del mondo in cui Draghi è protagonista: TINA, There Is No Alternative allo stato delle cose. Non c’è alternativa alla monorotaia dell’ordine economico occidentale: e dunque le differenze politiche (destra e sinistra, fascisti e democratici, conservatori e progressisti…) sono solo cosmetiche, folkoristiche, buone per i talk: tenere tutti insieme (da Leu alla Lega) sotto l’ombrello paternalistico del Grande Banchiere intronizzato sul seggio dell’Esecutivo significa abrogare le ragioni stesse della politica. Il bene della nazione, il bene del popolo, il bene dell’Italia sono dati a priori: decisi, sul Colle più alto, dal padre della Nazione, e affidati al Governo di Alto Profilo. Quel che è non più nemmeno immaginabile è il conflitto: il conflitto sociale che diventa conflitto politico, e che in Parlamento trova una mediazione cui il governo dà attuazione. Tutto da dimenticare: niente conflitto, perché il Bene della Nazione lo conosciamo già.
Peccato che i ricchi non vogliano le stesse cose di cui hanno bisogno i poveri. Ma proprio questo è il punto. Perché questo “governo del Presidente” (cioè “governo non parlamentare se non proforma”) è aristocratico intimamente: programmaticamente. Da Berlusconi ai giornali degli Elkann, tutti invocano il “governo dei migliori”. Si glossa: dei competenti. Vano chiedere competenti su cosa (domanda lecita, viste le prime uscite sulla scuola: da bar dello sport dei Parioli). Vano ricordare che se l’Italia è messa com’è messa, è colpa non dei populisti ma dell’élite più ignorante, corrotta, familista, incapace del pianeta. Vano perché, come è chiaro fin dai tempi di Aristotele, si scrive aristocrazia, si legge oligarchia: governo dei pochi. Cioè dei ricchi. È davvero il culmine italiano dell’ordoliberismo: «uno Stato sotto sorveglianza del mercato, anziché un mercato sotto la sorveglianza dello Stato» (Foucault). In un momento in cui i tre uomini più ricchi d’Italia possiedono quanto i sei milioni di cittadini più poveri, in un momento in cui il massimo pericolo per la democrazia è che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri, si affida il governo della Repubblica all’uomo Goldman Sachs. Uomo nel senso di maschio, innanzitutto: perché il paternalismo è, per definizione, maschilista. E l’uomo di potere deve essere accompagnato, due passi indietro, da una «moglie di gran classe che non parla neppure se interrogata» (Aspesi). Maschio solo al comando: farà tanto meglio, in quanto non dovrà trattare con gli spregevoli partiti per i nomi dei suoi ministri.
È chiaro che stiamo imboccando l’oligarchia come via d’uscita dalla crisi della democrazia parlamentare? Con tanto di cronache a getto continuo dal buen retiro umbro della famiglia reale: che fa una vita così normale, signora mia! Stiamo cadendo da una (orribile) padella a una (fatale) brace. Una brace che ben conosciamo: «è da vedere se questo modo di pensare, molto diffuso, non sia un residuo della trascendenza cattolica, e dei vecchi regimi paternalistici», si chiedeva Antonio Gramsci.
«Costruire la democrazia equivale a distruggere le oligarchie – ha scritto Gustavo Zagrebelsky – con la precisa consapevolezza che a un’oligarchia distrutta subito seguirà la formazione di un’altra, composta da coloro che hanno distrutto la prima». In questo caso – è il dramma – l’oligarchia è quella di prima, che torna: mai distrutta. Quella che ha portato il Paese al disastro, il Pianeta sull’orlo dell’abisso. Mentre il costume e la retorica tornano a prima del 1789, o, a tutto concedere, a un dispotismo illuminato in cui il monarca-padre decideva per il “bene” di sudditi eternamente minori.
Siccome il danno, l’involuzione, prima che istituzionali sono culturali, se ne esce, se se ne esce, solo a dosi massicce di pensiero critico: pensiero contro, insubordinato, eretico, non conforme. Una mobilitazione di pensiero nelle scuole e nelle università, nei luoghi dove ancora si può cercare, attraverso una «erudizione implacabile» (ancora Foucault) di non piegare le ginocchia di fronte a padri saturnini. Occorre «il senso della rivolta», e la «capacità di sfruttare appieno le rare opportunità di discorso concesse» (Said). E, con il Tommasino di casa Cupiello, occorre saper rispondere, a chi chiede ossessivamente «ti piace il presidente Draghi?»: «no. Non mi piace».
Post scriptum
Dopo aver ascoltato Draghi leggere la lista dei ministri è stata subito ben chiara una cosa: nessuna tragedia politica, in Italia, è separabile dalla farsa. Il «Governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica» annunciato da Mattarella è una specie di pletorico governicchio tardodemocristiano-berlusconiano costruito con la più bieca spartizione da manuale Cencelli. Altro che articolo 92 della Costituzione: è il trionfo della partitocrazia (15 politici contro 8 “tecnici”), mentre il Parlamento viene umiliato. Un vero capolavoro istituzionale.
Nani, ballerine, servi di partito, scienziati-manager in quota saudita. Brunetta alla Pubblica Amministrazione da solo vale il viaggio. All’inferno. Poche donne (tra cui la Gelmini, la Carfagna, la Stefani…santoddio…), quasi tutte senza portafoglio, e addette a faccende secondarie. Le uniche in primo piano, di area ciellina: con salde convinzioni circa il rispetto della famiglia tradizionale. Di Maio ancora agli Esteri, Speranza alla Salute. L’eterno Franceschini, incollato letteralmente alla poltrona, che ottiene il titolo lugubre di Ministro della Cultura: voluto da Mussolini nel 1937, abolito nel 1944.
Figuriamoci se fosse stato il Governo dei peggiori. Renzi, Mattarella e Draghi ci hanno regalato un governo di destra. Davvero non so con quale stomaco LeU e i Cinque Stelle potranno votare la fiducia a questo Bar di Guerre Stellari. Ma, come ci ricorda Giorgetti allo Sviluppo, non c’è nulla ridere: il disastro è appena cominciato.
Una versione ridotta dell’articolo è comparsa su Il Fatto Quotidiano del 12 febbraio
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Per connessione: IN PRIMO PIANO
Mario Draghi, una vita per le élites
09-02-2021 – di: Luigi Pandolfi su Volerelaluna.
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Che succede?
IL GOVERNO DEL PRESIDENTE
13 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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ECONOMIA GREEN. AGENDA FISCALE. ROSY BINDI E IL PD
12 Febbraio 2021 su C3dem.
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[segue]
Omaggio a Giuseppe Conte
Merita molto di più dell’onore delle armi. Ci sentiamo di unirci a quanti lo ringraziano per il servizio reso al Paese. Grazie Presidente Giuseppe Conte!
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di Giuseppe Conte*
Ho lavorato nel “Palazzo”, occupando la “poltrona” più importante. Ma tra i corridoi e gli uffici di Palazzo Chigi, anche alla fine delle giornate più dure e dopo le scelte più gravose, ho sempre avvertito l’orgoglio, l’onore e la responsabilità di rappresentare l’Italia.
Sono grato a Voi cittadini per il sostegno e l’affetto, che ho avvertito forti e sinceri in questi due anni e mezzo. Ma vi sono grato anche per le critiche ricevute: mi hanno aiutato a migliorare, rendendo più ponderate le mie valutazioni e più efficaci le mie azioni. [segue]
Oggi sabato 13 febbraio 2021
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- Oggi XLI Convegno Bachelet – Webinar [segue]
Piove a Roma e abbiamo il nuovo governo. Ci aspettavamo un maggiore investimento innovativo. Ma, nonostante tutto, vale la pena sostenere, critici e vigili. E la Sardegna? Per ora al palo. Qualcosa però si muove…
Con Mario Draghi 23 ministri, 15 uomini e 8 donne.
Sono 4 i ministri per M5S, 3 ciascuno per il Pd, la Lega e Forza Italia, 1 per Leu e Italia Viva, con 8 tecnici. La media dell’età dei ministri è 54 anni. Il giuramento è fissato per le 12.00 di sabato 13 febbraio al Quirinale. Ecco i nomi.
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Mario Draghi
Luigi Di Maio (M5S) agli Esteri
Luciana Lamorgese (tecnica) all’Interno
Marta Cartabia (tecnica) alla Giustizia
Daniele Franco (tecnico) all’Economia
Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa
Giancarlo Giorgetti (Lega) allo Sviluppo economico
Stefano Patuanelli (M5S) all’Agricoltura
Roberto Cingolani (tecnico) alla Transizione ecologica
Dario Franceschini (Pd) alla Cultura
Roberto Speranza (Leu) alla Salute
Enrico Giovannini (tecnico) alle Infrastrutture
Andrea Orlando (Pd) al Lavoro
Patrizio Bianchi (tecnico) all’Istruzione
Cristina Messa (tecnico) all’Università
Federico D’Incà (M5S) ai Rapporti con il Parlamento
Vittorio Colao (tecnico) all’Innovazione tecnologica
Renato Brunetta (Forza Italia) Pubblica amministrazione
Maria Stella Gelmini (Forza Italia) agli Affari regionali
Mara Carfagna (Forza Italia) al Sud
Elena Bonetti (Italia Viva) alle Pari opportunità
Erika Stefani (Lega) alle Disabilità
Fabiana Dadone (M5S) alle Politiche giovanili
Massimo Garavaglia (Lega) al Turismo
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (tecnico).
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Il nuovo Governo comincia. Un’apertura di credito, nonostante tutto. E la Sardegna? Ancora al palo, ma qualcosa eppur si muove!
Non è esattamente quanto ci aspettavamo. Avremo voluto maggior coraggio, maggiore investimento innovativo, anche nella scelta delle persone. Comunque Draghi e la nuova compagine sono in grado, sulla carta, di traghettare l’Italia verso una normalità democratica, quando si dovrà tornare alla sana dialettica maggioranza/opposizione, passando per un rinnovamento dei partiti e un nuovo sistema elettorale proporzionale, che promuova la partecipazione istituzionale. Auspichiamo questo nuovo quadro, nella transizione che deve essere governata, ancora nella pandemia ma con tutte le risorse già a disposizione (Next Generation Eu – Recovery Fund in primis). Dobbiamo uscire dalla crisi sapendo che dobbiamo superare la pandemia e la sindemia, cioè quel complesso di situazioni sanitarie, ambientali, sociali (disuguaglianze, povertà, disoccupazione, diritti negati…) che ci hanno travolto. Dalla crisi, ci ricorda ogni giorno Papa Francesco possiamo uscire migliori o peggiori. Insieme e con duro lavoro possiamo uscirne migliori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Noi qui, in Sardegna, che rischia di essere ignorata e non resa partecipe dell’impresa comune. Una cosa è certa: se come sardi non ci facciamo sentire, nessuno ci terrà in considerazione. Noi nell’ambito della comunicazione e in quello politico-sociale-culturale faremo la nostra parte, in collaborazione con tutti coloro che intraprenderanno o hanno già intrapreso questo percorso.
Al riguardo, per una volta, pur sapendo in quale situazione di disagio sociale e anche di disperazione versiamo, lasciateci volgere lo sguardo verso i segnali delle cose che vanno in senso ostinatamente contrario: la ripresa della partecipazione, specie giovanile, l’attività (poco riconosciuta dalle Istituzioni) del terzo settore e del volontariato. In questo contesto vediamo crescere una piccola esperienza lanciata da un gruppo di cattolici sardi, che ora comincia a prendere il largo come iniziativa coinvolgente tante altre persone, “gli uomini e le donne di buona volontà”: il Patto per la Sardegna. Ci ritorneremo.
(Franco Meloni)
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Primi commenti.
Governo Draghi un carro per tutti in attesa di elezioni
13 Febbraio 2021
A.P. su Democraziaoggi.
Cos’è il governo Draghi? Come dev’essere intesa questa corsa a esserci senza paletti e condizioni. Come sembrano interpretarlo i partiti che si sono affrettati ad aderire, senza neanche conoscere il programma? Come è stato inteso l’appello di Mattarella all’unità nazionale?
Non è facile rispondere, ma alla buona e all’ingrosso pare che i partiti e i gruppi lo intendano più o meno così.
Draghi deve fare alcune cose indifferibili (Recovery, lotta pandemia, misure mitigatrici in campo economico e sociale, scuola, sanità ecc.). Se le avesse fatte Conte, se ne sarebbe intestato il merito o il corpo elettorale glielo avrebbe riconosciuto. La sua popolarità è già alta; è pericoloso per tutti (anche per il M5S?) incrementarla. Meglio un governo nel quale il merito è di tutti o di nessuno. Ecco perchè tutti vogliono esserci. E tutti vogliono tutti. E ci sono. Si va da alcune eccellenze ad alcune ragazze di B. fino alla Catarbia, che sembra una collegiale. La ratio delle composizione? Lasciamo da parte la vulgata della competenza, bla, bla, bla (non se ne può più!). Volete la verità? Nessuno ritiene vantaggiosa la partecipazione alle elezioni dall’opposizione. “Il potere logora chi non ce l’ha“, diceva uno che se ne intendeva, e non incrementa i voti. Quindi, lasciamo fare a Draghi alcune cose rognose, senza che nessuno possa trarne esclusivo merito (o demerito) in chiave elettorale, poi tutti in lotta contro tutti. E si vedrà. Anche per i ministri, non è tanto importante che ci siano i miei, l’importante che non ci siano neanche quelli altrui. Oppure – come è stato – par condicio, un po’ di tutto. Nel mezzo c’è l’elezione al Colle, e Draghi ha interesse a essere buono, a non scontentare nessuno. Niente figli e figliastri. Se no, tiro dal muretto a secco e impallinatura, come con Marini o Prodi. Ricordate? Sembrava impossibile, e invece… Draghi, dunque, è avvisato. Stia calmo e buono, se vuole salire al Colle. Ma lui questo ben lo sa e tutto vuole fuorché essere crocifisso. Tutto sommato lassù meglio lui di qualche improbabile uomo o donna del centrodestra, con umori antiCarta, razzisti e nostalgici.
E poi? Poi la partita riprenderà. E il gioco sarà pesante. Gli unici fuori dai radar sono ancora una volta i ceti popolari. A loro ci pensa solo Francesco nelle sue preghiere. Molta fede e buona volontà, ma non fa miracoli.
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Tonino Dessì
13 Febbraio 2021 – 10:06 su Democraziaoggi.
Una “ribollita” di centrodestra.
Che un Governo “di unità nazionale” o “di salute pubblica” o di “emergenza” espresso da questo Parlamento sarebbe stato spostato in senso più moderato rispetto al Governo Conte 2, si poteva darlo per scontato.
Vedere tuttavia così plasticamente incarnato in persone fisiche un Governo che è difficile non definire di centrodestra fa abbastanza impressione.
E parlo tanto della componente politica quanto di quella tecnica.
Come spiegare, se non come assunzione dell’interim implicito del ministero in capo a Draghi, il senso del siluramento di Gualtieri all’economia, per esempio, per sostituirlo con un tecnico dalla lunga carriera svolta fra Ragioneria generale dello Stato e Direzione generale di Bankitalia?
In parallelo, tuttavia, allo sviluppo economico nientemeno che il numero due della Lega, Giorgetti.
E Brunetta alla pubblica amministrazione non inganni: ce lo ricordiamo con lo stesso incarico in una precedente occasione e il giudizio non mi pare fosse dei più positivi, ma soprattutto, come storico, principale riferimento berlusconiano in materia economica, completa abbastanza linearmente il quadro degli equilibri interni che caratterizzano l’Esecutivo.
Colpisce sotto questo profilo anche il fatto che la composizione del Governo sia accentuatamente nordista: è vero, al Mezzogiorno c’è la pur volenterosa, intelligente e napoletana Carfagna, ma non riequilibra per nulla il contesto.
Si, naturalmente per esprimere una valutazione compiuta aspettiamo il programma (Recovery, vaccini, ripartenza, poco altro di più, magari niente di esplicitamente antipopolare).
Certo, niente elezioni anticipate in cui scontare meriti e demeriti di questa legislatura.
Infine si tira avanti senza strappi fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato, scongiurando il rischio che possa eleggerselo da solo un centrodestra del quale si pronosticherebbe “allo stato” un largo successo elettorale.
Sai però che entusiasmo.
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GOVERNO DRAGHI: IL SUD E LA SARDEGNA MARGINALIZZATI?
di Benedetto Sechi, su fb.
Si sentono flebili lamenti, giungere da alcune parti della penisola e dell’Isola, sulla mancata presenza di rappresentanti nel nuovo governo Draghi. Tempo al tempo! Un qualche straccio di sottosegretario (dei quali confesso, non ho mai capito la funzione), verrà assegnato a chi sta ai confini dell’impero. Si tratterà. perlopiù di pro consoli, ufficiali di collegamento, utili a tenere i rapporti con le truppe, in attesa di ordini.
In realtà tutto il sud è stato messo un da parte! C’è da spendere soldi e questi si sa vanno dove l’economia tira, e l’economia tira soprattutto nel nord. Dall’unificazione del Regno d’Italia è sempre stato così. Non per ineluttabile destino, o per l’indolenza dei meridionali, ma perché cosi si è voluto formare lo stato italiano. Perciò il pensiero di Cavour, continua ad essere il faro dello stivale.
Troppo ghiotto è il piatto, ed i leghisti, che interpretano al meglio gli umori dell’impresa nordista, non se lo sono fatto ripetere due volte, abiurando alle loro storiche quanto insulse battaglie: rom, immigrati, no tasse, no euro, no Europa, pur di essere della partita.
Al sud una classe politica di secondo livello, non riesce a mettere insieme convenienze comuni e legittimarsi per una svolta davvero radicale, che metta in risalto le sue enormi potenzialità.
E la Sardegna? Mah? Questa è oggi, ancora più marginale, nonostante, o forse a causa, del governo sardo-leghista.
Il PSd’Az, che perfino nel suo statuto prevede il raggiungimento dell’indipendenza, ha delegato la sua rappresentanza nazionale a Salvini, sposando, di fatto il nazionalismo ed il sovranismo italiano, negando cioè la sua stessa ragione per esistere.
E’ parso davvero strano che Draghi incontrasse i rappresentanti delle minoranze linguistiche ed etniche, valdostane e sud-tirolesi, ma non i sardi, che pure numericamente sono ben più numerosi. Ancora più strano il fatto che nessuno glielo abbia chiesto.
Ma il presidente Solinas il problema non se lo è neppure posto, ha lasciato che fosse Salvini, rappresentarci.
Si è, ancora una volta, riconfermato che, per lo stato italiano, la lingua sarda non esiste, e che pertanto i sardi non sono un minoranza etnica.
Lo Statuto di Autonomia, ormai vetusto e che perciò andrebbe radicalmente cambiato, non è, evidentemente, tra le priorità di questo presidente regionale e dei sardisti. Il punto, quindi, sta nella scarsa consapevolezza dei sardi, di avere una loro identità culturale, storica, linguistica e perciò politica, sulla quale basare il patto istituzionale che li lega allo stato italiano, ed aggiungo all’Europa.
Si nega così l’esistenza di una “Questione Meridionale”, e di una “Questione Sarda” di gramsciana memoria. Eppure il reddito pro capite del sud è allarmante, povertà e criminalità organizzata crescono, mentre i nuovi paesi arrivati nella U.E. si sviluppano e ci sorpassano.
Ma in un tempo di grandi trasformazioni economiche e sociali, una forte iniziativa per costruire una “Macro Regione Europea del Mediterraneo”, non sarebbe più che sacrosanta? Potrebbe essere utile non solo al sud Italia, alla Sardegna, ma anche alla stessa Europa.
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Il governo d’emergenza e il sommerso della crisi
di Guido Formigoni
12 Febbraio 2021 by c3dem_admin | su C3dem.
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Corradino Mineo su fb.
Oggi venerdì 12 febbraio 2021
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M5S dà il lasciapassare a Draghi: ora dai miracoli si passa alla dura realtà
12 Febbraio 2021
A.P. su Democraziaoggi.
Draghi li ha aspettati. Chissà senza il Movimento Cinquestelle non avrebbe formato il governo. O forse sì e sarebbe stata un’altra cosa. In fondo i musi gialli – bisogna ammetterlo – fanno novità, danno alle compagini a cui prtecipano un tocco di alternatività. Insomma, c’è poco da fare, si dice che stanno tradendo […]
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Che succede?
L’ULTIMATUM A BOSE. IL CANTIERE DEL SINODO. CATTOLICESIMO USA
11 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Luca Kocci, “Ultimatum del Vaticano: l’ex priore Bianchi deve lasciare entro una settimana” (Manifesto). Amedeo Cencini, “Bose. Si chiude il caso Bianchi” (Settimana news). Comunità di Bose, “Un passo sofferto” (monasterodibose). Alberto Melloni, “Il priore mandato in esilio” (Domani). Massimo Recalcati, “Scure medievale sul priore di Bose” (La Stampa). Fabrizio Mastrofini, “La verità su Bose? La chiesa non sa gestire i conflitti” (Il Riformista). [segue]
“Preparare il futuro, non prepararsi per il futuro”*
Non so quanti lettori perderemo (in tale eventualità: dispiace, ma pazienza), ma quanto sostiene Beppe Grillo nel post pubblicato ieri sul suo blog, che qui riprendiamo integralmente, mi trova nella sostanza pienamente d’accordo!
Franco Meloni, direttore di aladinpensiero online,
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Condivido quanto scrive Beppe Grillo nel post che ha pubblicato sul suo blog. Penso che lo condividiamo in tanti a prescindere dalle appartenenze politiche. Per me un buon programma politico sulle cose da fare deve perseguire la realizzazione degli obbiettivi dell’Agenda Onu 2030. Il Next Generation Eu (Recovery Plan) è modellato sull’Agenda Onu 2030 e i Piani nazionali e regionali di attuazione delle linee stabilite a livello comunitario devono esserne conformi. Ecco: quanto sostiene/auspica Grillo è sostanzialmente coerente rispetto a quanto prevede l’Agenda Onu 2030 e la sua declinazione europea. Così penso. Ovviamente discutiamone.
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Un Super-Ministero per la Transizione Ecologica
Febbraio 10, 2021
di Beppe Grillo sul suo blog.
Un Super-Ministero per la transizione ecologica lo hanno Francia, Spagna, Svizzera, Costarica e altri paesi. Presto lo dovranno avere tutti. Non lo dico io. Ce lo gridano la natura, l’economia, la società. E anche Papa Francesco. Siamo francescani, fondati il 4 ottobre, giorno di San Francesco.
Un Super-Ministero per la transizione ecologica fonde le competenze per lo sviluppo economico, l’energia e l’ambiente. Capiamolo, una volta per tutte: è l’economia che rovina l’ambiente, non il contrario. Lo dico da vent’anni negli spettacoli: “Il vero ministero dell’ambiente è quello dell’economia, dell’energia, delle finanze”.
Un Super-Ministero per la transizione ecologica è la coordinazione per trasformare la società – non solo dell’economia. E’ uno strumento fondamentale, come ci sembrarono fondamentali i primi ministeri dell’ambiente negli anni ’70. Qualcuno allora faceva ironie. Ma oggi il ministero dell’ambiente lo hanno tutti gli Stati.
Dopo mezzo secolo abbiamo capito però che per curare il cancro non bastano i cerotti. I ministeri dell’ambiente sono obsoleti. Da cinquant’anni abbiamo il motore economico-ecologico in folle. Perché il motore è in banca. Non è nel bosco. Ora che lo abbiamo capito dobbiamo finalmente mettere la marcia avanti. La quarta, non la prima.
Solo un Super-Ministero per la transizione ecologica può affrontare le crisi che in cinquant’anni di economia patogena abbiamo fatto diventare emergenze: il clima, la biodiversità, le disuguaglianze, il lavoro, le migrazioni. Questa è una pand-economia micidiale. In mezzo secolo, ha fatto più morti che il Covid in un anno.
Fra poco avremo nei mari più plastica che pesce. Nei cieli, più satelliti che rondini. Nei parchi, più display che lucciole. Occorre un cambiamento di civiltà, non solo di governo. Sì, ma non adesso, ci dicono da cinquant’anni. Attenzione. Velo lo dico da Genova: questo ritardo ci costerà tantissimo. Me lo diceva mio padre, saldatore: costa meno un estintore che un autobotte dei pompieri.
Lo sconvolgimento climatico è ora il problema economico, ripeto,
e c o n o m i c o,
più grave. Lo sconvolgimento climatico sta minacciando l’economia, la crescita, la finanza. Fa crescere povertà, disoccupazione, migrazioni. E’ questo il succo del “Rapporto Stern – Economia del cambiamento climatico” dell’economista britannico Sir Nicholas Stern, che il Presidente incaricato di sicuro conosce. Stern lo calcolò nel 2006: agire sul clima subito ci costa 10 volte meno che non agire. Son passati quindici anni. Al 4% per cento all’anno, di quante migliaia di miliardi di euro è aumentato il nostro deficit economico-climatico?
L’Italia deve chiedere al Presidente Macron di gemellarci nel One Planet Summit, ideato nel 2017 dal Presidente francese, ex- banchiere ed ex-ministro delle finanze. Il One Planet Summit riunisce ogni anno a Parigi i maggiori attori privati e pubblici della finanza mondiale che si impegnano per la transizione ecologica. Perché non fare il nuovo One Planet Summit a Roma? E i successivi in altre capitali europee, coinvolgendo così l’intera Europa?
Dopo mezzo secolo di inedia ecologico-economica, dobbiamo darci una mossa. Siamo da cinquant’anni nel comma 22. I banchieri hanno la leva principale per cambiare ma non hanno capito che bisogna cambiare. E quelli che hanno capito che bisogna cambiare non hanno la leva principale. Anche un banchiere e finanziere lo capisce, ma non può dire: “Sì, ma non adesso!”
Mettiamo dei fiori nei nostri bazooka!
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* La frase del titolo è di Papa Francesco.
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- Approfondimenti su Agenda Onu 2030 e Laudato si’
Movimenti e politica, ieri e oggi
Movimenti e politica, ieri e oggi
Redazione Sbilanciamoci! 6 Febbraio 2021 | Sezione: Alter, Politica, primo piano
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Luciana Castellina, già parlamentare italiana ed europea e Donatella della Porta, della Scuola Normale Superiore, dialogano venerdì 12 febbraio 2021, ore 17-19 sul rapporto tra movimenti e politica e sulle possibilità di cambiamento sociale.
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Oggi giovedì 11 febbraio 2021
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Draghi un miracolo lo ha già fatto: l’ammucchiata. Ma ne aspettiamo tanti altri
11 Febbraio 2021. Amsicora su Democraziaoggi.
Che ve ne pare? La vicenda Draghi sta o no assumendo caratteri a dir poco grotteschi? Ora, beninteso, ci vuole buonsenso: che ci voglia un governo è evidente e a Conte è stata sbarrata la strada, che si debba presentare il Recovery plan è altrettanto manifesto, e a Conte si è creato ogni tipo di […]
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CONTROCANTO
«Democrazia diretta»: da chi?
11-02-2021 – di: Francesco Pallante su Volerelaluna.
«Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?».
La portata smaccatamente ‒ quasi provocatoriamente ‒ manipolatoria del quesito con cui l’11 febbraio gli iscritti al M5S stanno votando sull’adesione al Governo Draghi esplicita in maniera emblematica il potere di chi controlla la tecnologia nei confronti degli utenti delle piattaforme informatiche. [segue]
Bonas noas . Finanziata dalla Fondazione di Sardegna la seconda tranche del Progetto NeighbourHUB.
La Fondazione di Sardegna ha pubblicato gli esiti del Bando 2021 relativo ai progetti finanziabili. Nella sezione “Sviluppo locale” è stato finanziato il Progetto “NeighborHub2021” per gli spazi beni comuni urbani presentato [in continuità con il progetto finanziato nel precedente anno] dall’Università in collaborazione con il Comitato Casa del quartiere di Is Mirrionis, Aladinpensiero, Istituto Gramsci Sardegna, TDM2000, Amici NaturalMente, Sarditinera, Acli Is Mirrionis, ADA, Teatro del Segno, con Media partner Radio X e Aladinpensiero News online. [segue]
Che succede?
- Approfondimenti.
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REIMPARARE A CAPIRE I PREGI DEGLI ALTRI
10 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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LO STUPORE DI DRAGHI
9 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.[segue]
Oggi mercoledì 10 febbraio 2021
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Draghi, per chi suoni la campana?
10 Febbraio 2021
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
A pochi giorni dalla fiducia al possibile Governo Draghi, il mondo della scuola è in subbuglio. Per le voci che si rincorrono di un possibile ritorno di Maria Stella Gelmini in viale Trastevere, o forse no, sarà il Prof. Patrizio Bianchi, già presidente del Comitato di esperti per la gestione della pandemia nelle scuole […]
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Dibattito sul libro “Il Papa, il Mondo, la Pandemia” di Marco Politi
La registrazione dell’incontro-dibattito su radio radicale: https://www.radioradicale.it/scheda/628583/il-papa-il-mondo-la-pandemia
La registrazione dell’incontro-dibattito online di ieri (9 febb 2021) organizzato dall’associazione art.21 e dell’UCSI (giornalisti cattolici), curata da Radio radicale, consente di ascoltare i singoli interventi cliccando sul relatore che appare a destra dell’immagine. Tutti gli interventi sono interessanti. Segnaliamo in particolare quelli di padre Spadaro (gesuita, direttore de La Civiltà cattolica), di Stefano Zamagni (presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali) e dell’autore del libro presentato, Marco Politi.
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[Sala stampa vaticana] Udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, 08.02.2021. Discorso di Papa Francesco.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/02/08/0079/00165.html
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- Video
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