Monthly Archives: dicembre 2020
LESA PATRIA
Riprendendolo da Costituente Terra, pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo in cui si esprime un giudizio molto severo sul modo in cui le classi dirigenti e in particolare le opposizioni parlamentari stanno gestendo l’attuale pandemia: una presa di coscienza che dovrebbe suscitare un drastico cambiamento di condotta e di orientamento ideale e politico.
19 DICEMBRE 2020 / COSTITUENTE TERRA / SI SALVANO INSIEME /
Il titolo del romanzo dello scrittore ungherese Arthur Koestler, (pubblicato in lingua inglese nel 1941), è l’aforisma più appropriato per descrivere le insidie e le incertezze del tempo che stiamo vivendo. Mentre la pandemia ha ripreso la sua corsa in tutto il mondo, specialmente nei paesi europei che ci circondano, facendosi beffe delle misure di contenimento impiantate a fasi alterne un po’ dappertutto, costringendo la Germania a decretare un lockdown totale per 20 giorni, nel nostro Paese le misure restrittive adottate hanno rallentato la corsa del morbo ma non sono riuscite ad ottenere un decremento significativo. Per questo viviamo nell’incertezza e non sappiamo se nel tempo di Natale i genitori potranno vedere i figli o, viceversa, se i figli potranno vedere i genitori o le altre persone care. Una situazione così oscura non sarebbe stata mai immaginabile se non in un tempo di guerra, del resto l’ISTAT ci informa che nell’anno orribile che sta per passare in Italia ci sono stati 700.000 morti, come nel 1944 durante la fase più cruenta della guerra.
La tragedia della pandemia ci pone dinanzi agli interrogativi di fondo che costituiscono la ragione di senso della vita di una comunità politica organizzata in Stato: la salvaguardia della vita e la tutela dei diritti fondamentali delle persone (salute, lavoro, sicurezza sociale).
Di fronte a questi interrogativi spicca l’irresponsabilità del ceto politico italiano, chiuso nei giochi di palazzo. Come ha osservato Gaetano Azzariti (il manifesto 17/12/20): “Da un lato, centinaia di morti al giorno, l’impossibilità di curarsi (e non solo nel caso di covid), la precarietà delle condizioni materiali (economiche, ma anche esistenziali); dall’altro, le polemiche scomposte, i “posizionamenti” dei vari soggetti politici, la ricerca di visibilità mediatica, l’acidità della battuta sprezzante. Stiamo assistendo al tramonto della politica come “governo della polis” e al trionfo della autonomia autoreferenziale dei soggetti governanti.”
Del resto come potrebbe diversamente giudicarsi la minaccia del leader di Italia Viva di aprire una crisi politica dirompente proprio nel momento in cui massima dovrebbe essere la compattezza fra le forze politiche e i livelli istituzionali a fronte della necessità di resistere alla pandemia e ai disastri economico sociali dalla stessa generati?
Certamente in questo tempo sospeso ci sono delle sfide con le quali tutte le forze politiche dovrebbero confrontarsi. Quale mondo ci attende all’uscita della pandemia? Vogliamo ripristinare il sistema economico-produttivo che ha avvelenato la terra e sta producendo un disastro climatico oppure bisogna costruire un mondo nuovo dove la vita sia garantita ed assicurata la salvezza alle generazioni future? A fronte delle risorse ingenti mobilitate dall’Europa e della possibilità di dare il via ad un imponente piano di investimenti pubblici, occorrerebbe un serio dibattito pubblico sulle scelte da compiere per avviare concretamente la transizione ecologica e assicurare benessere e lavoro per tutti.
Non sono questi i temi del confronto politico posti sul tappeto da chi l’anno scorso si è battuto per bloccare una minitassa sulla produzione delle plastiche ed oggi appare interessato soltanto a far prevalere il suo interesse particolare. Persino la questione serissima della insufficienza degli investimenti da destinare al sistema sanitario viene agitata in modo strumentale. Pretendere il ricorso ai crediti assicurati dal MES è un modo per far saltare il tavolo, trattandosi di questione che riveste un carattere identitario irrinunciabile per un aggregato politico senza identità quale il Movimento 5 Stelle.
Soffiare sulla crisi di governo, al di fuori di circostanze che la impongano, è un gioco d’azzardo foriero soltanto di effetti negativi e idoneo a compromettere la fiducia nella capacità del nostro Paese di adempiere ai gravosi impegni richiesti dalla congiuntura in atto. Trasforma la politica in un reality show sullo sfondo del quale scompaiono i bisogni e i diritti dei cittadini in questa drammatica congiuntura in atto. Oggi più che mai abbiamo bisogno da parte di tutti (cittadini, politici, istituzioni) di una testimonianza viva e tangibile di adesione all’etica repubblicana, quale risulta mirabilmente scolpita nella tavola dei valori dell’ordinamento costituzionale.
Oggi lunedì 21 dicembre 2020
————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
ANPI. Oggi alle 17 webinar con Antonello Murgia su Sanità di fronte al covid
21 Dicembre 2020 su Democraziaoggi.
Oggi dalle 17 alle 18,30 si tiene il quarto webinar dell’ANPI su “Costituzione ed emergenza”. Antonello Murgia, medico, da sempre impegnato nelle battaglie per il diritto alla salute, tratterà il tema molto dibattuto del diritto alla salute al tempo del covid [...]
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Elogio della disciplina da parte di un indisciplinato!
21 Dicembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
L’altro giorno, alla radio, un intrattenitore discettava di paradossi e ne individuava uno intorno al concetto e alla pratica della disciplina. Diceva in sostanza che di fronte alla pandemia si mostrano disciplinati “quelli di sinistra” e indisciplinati “quelli di destra, in controtendenza rispetto alla storia e alla tradizione”. E giù una serie di spiegazioni […]
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Ricordando Gianfranco
21 Dicembre 2020
Rita Sanna su Democraziaoggi.
La grande passione civile che ha animato il suo impegno professionale e di studioso è uno degli aspetti che hanno caratterizzato la figura di Gianfranco Sabattini .
I suoi scritti hanno affrontato tematiche legate ai bisogni profondi delle persone e della società nella sua interezza. Divulgatore nel senso migliore del termine, ha saputo portare all’esterno […]
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Oggi lunedì 21 dicembre l’ultimo saluto a Gianfranco Sabattini alle ore 14 nel piazzale del cimitero di San Michele, Cagliari.
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Che succede?
LA CURA, LA GENTILEZZA, IL RIGORE, LA VERIFICA, LA LIBIA, IL CARCERE
18 Dicembre 2020 by Giampiero Forcesi |su C3dem.
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X Dossier Caritas 2020 “Luci di Carità in tempi di pandemia”
Conferenza stampa di presentazione del X Dossier 2020 “Luci di Carità in tempi di pandemia”
Lunedì 21 dicembre 2020 alle ore 10 nell’aula magna del Seminario arcivescovile di Cagliari (via mons. Cogoni 9) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del X Dossier 2020 della Caritas diocesana di Cagliari “Luci di Carità in tempi di pandemia”. [segue]
Gianfranco Sabattini
Per ricordare Gianfranco Sabattini ripubblichiamo un suo articolo sulle prospettive e sulle scelte per lo sviluppo della Sardegna che scrisse in garbata polemica con un intervento di Paolo Fadda su l’Unione Sarda. Tanto basta per dare conto della passione politica di Gianfranco per la sua terra. E non importa se tutto o quasi sembra volgere al disastro, con il governo regionale di turno e l’intera classe dirigente inadeguati a impostare una diversa politic delle a, quella che richiede capacità innovative e nuovo protagonismo dei sardi e dei giovani in particolare. Sabattini sostiene che un’alternativa credibile ci possa essere. Ci sono in Sardegna energie sopite che occorre solo organizzare e motivare. Sono presenti soprattutto negli enti locali, che occorre coinvolgere, potenziandone competenze e poteri e trasferendo loro le necessarie risorse. A chi gli obbiettava le difficoltà del cambiamento, Sabattini opponeva un prudente ottimismo, rifacendosi a Gramsci. Gli piaceva anche ricorrere a un bell’aforisma di Barbara Wootton: “E’ dai campioni dell’impossibile piuttosto che dagli schiavi del possibile che l’evoluzione trae la sua forza creativa”. Lui, Sabattini, ci credeva, forse perché campione dell’impossibile in questa accezione lo era davvero.
Paolo Fadda e Gianfranco Sabattini sono due “grandi vecchi” ancora capaci di mettere in campo forti energie intellettuali al servizio della Repubblica e della Nazione Sarda. Nel “quasi deserto culturale” della nostra Regione, animano con passione e competenza un necessario dibattito sulla situazione sarda. Questo li unifica ed è giusto riconoscere loro il merito, prima di segnalare le diverse posizioni rispetto al dibattito in questione, la “Questione Sarda”. Fadda richiede, anzi invoca, che la classe politica sarda abbia un sussulto di orgoglio e si adoperi per ottenere ingenti risorse pubbliche (statali ed europee) al fine di invertire la rotta della disastrosa situazione economica dell’Isola. Sabattini replica che si tratta di una vecchia ricetta, ché, se pur si riesca ad ottenerle in adeguata misura, queste nuove risorse provocano benefici relativi per la Sardegna, a fronte di quelli di gran lunga superiori per i fornitori della penisola o esteri. Occorre invece sostenere e ampliare le capacità dei produttori locali e degli Enti dell’autonomia regionale, gli unici in grado di produrre sviluppo endogeno. Che dire? Il dibattito è aperto. Non si tratta di schierarsi quanto di saperlo approfondire ed estendere. È quanto contribuiamo a fare con le tre testate online: il manifesto sardo, Democraziaoggi, Aladinpensiero. Questo è un invito al resto del mondo!
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La mancata soluzione della “Questione Sarda” secondo Paolo Fadda
di Gianfranco Sabattini
Paolo Fadda in un suo intervento sull’”Unione Sarda” del 10 Ottobre, dal titolo “La Questione Sarda”, lamenta la scarsa propensione in Sardegna a voler mettere al centro di un possibile dibattito” l’attualità della “Questione”; ciò perché, a suo dire, essa non avrebbe subito sostanziali cambiamenti da quando Giovanni Battista Tuveri e Giovanni Maria Lei Spano l’hanno posta come problema nazionale, cui le discriminazioni dei governi nazionali hanno impedito di dare risposte risolutive; risposte che sarebbero mancate anche dopo la conquista “dell’autonomia regionale come strumento di autogoverno”.
A parere di Fadda non si discuterebbe, né ci si confronterebbe più sull’uso delle risorse autonomistiche, in quanto queste sarebbero state sempre più depotenziate dalle crescenti protervie centralistiche dei governanti romani, congiuntamente alle debolezze ed alle inerzie dirigenze regionali, sino a prefigurare il pericolo che l’Isola diventi vittima di un “dipendentismo” che la renderebbe sempre più subalterna a “interessi e decisioni altrui”. Per queste ragioni, il fallimento delle finalità del progetto autonomistico, quali erano nelle aspirazioni dei sardi all’indomani dell’avvento della Repubblica, ha ridato attualità – afferma Fadda – alla riproposizione della “Questione”, in quanto l’Isola, come i dati statistici consentono di rilevare, persiste ancora in “una penalizzante condizione di arretratezza e di insufficienze strutturali”, che varrebbero ad allontanarla dalle regioni del Nord-Est del Paese, sempre più favorite dai crescenti investimenti dello Stato.
La maggior disparità rispetto a tali regioni avrebbe concorso, a causa delle “caduta di capacità e di prestigio delle nostre dirigenze, a far sì che la Sardegna ritornasse ad essere esclusa al “gran ballo degli aiuti di Stato”, tanto da “rendere urgente” la riproposizione al Paese di una nuova “Questione Sarda” per porre rimedio ai “troppi torti subiti”.
L’analisi di Fadda di quanto accaduto (o sta accadendo) in Sardegna è fuorviante; essa è fondata sul presupposto che gli “aiuti pubblici” siano di per sé sufficienti a rimuovere il “dipendentismo”, promuovendo l’uscita dallo stato di arretratezza che da sempre affliggono l’Isola, mancando di considerare che tale rimozione non dipende solo dalla disponibilità di risorse, ma anche e soprattutto dalle modalità della loro utilizzazione. Infatti, malgrado le ingenti risorse ricevute a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, l’Isola non è riuscita a decollare, in quanto ha privilegiato l’attuazione di un “modello di industrializzazione senza sviluppo” (senza cioè produzione di ricchezza endogena, né un reale e duraturo miglioramento della qualità delle vita dei sardi).
Tale modello, che Fadda nella sua complessa attività di amministratore e di studioso dell’economia sarda non ha mancato di condividere, è stato alimentato e sorretto da un’ingente canalizzazione di risorse finanziarie per la localizzazione nell’Isola di industrie pubbliche e private; un flusso di risorse utilizzato però solo per promuovere l’aumento del reddito disponibile, ma non anche si quello prodotto all’interno dell’area regionale.
Nel lungo periodo, il modello di sviluppo attuato ha mostrato tutti i suoi limiti, con il risultato di non aver innescato alcun processo di crescita endogena, né di aver eliminato o affievolito il divario economico che continua ancora oggi a separare la Sardegna dalle aree più avanzate del resto del Paese. Quello attuato è stato un modello di crescita fortemente dipendente da condizioni favorevoli esterne che, con la crisi petrolifera degli anni Settanta è crollato, avviando l’economia dell’Isola verso un progressivo declino che è continuato senza sosta fino ai giorni nostri.
La principale conseguenza negativa del modello di crescita sperimentato in Sardegna nei primi decenni successivi agli anni Cinquanta del secolo scorso può essere così sintetizzata: un aumento del reddito disponibile per abitante e, quale conseguenza, un aumento della domanda di beni consumo; ma non essendo tali beni di consumo prodotti in Sardegna, l’aumento del solo reddito disponibile ha causato un consistente incremento delle importazioni.
L’aumento delle importazioni si è quindi tradotto in un vantaggio a favore delle regioni italiane (soprattutto settentrionali) e di altri Paesi produttori. Si è così determinata quella che è poi diventata una costante del sistema produttivo della Sardegna, ovvero un crescente squilibrio della bilancia commerciale per una quota rilevante di beni di consumo e di beni intermedi a favore di attività produttive extraregionali. Lo squilibrio ha riguardato, e riguarda tuttora, soprattutto la bilancia agro-alimentare dell’Isola, con la conseguente perdita dell’autosufficienza alimentare rispetto al fabbisogno interno.
Il miglioramento degli standard di vita dei sardi è stato il parametro in base al quale le élite politiche regionali hanno preteso di valutare il successo della politica di intervento realizzata. In ciò è da rinvenirsi il sintomo più evidente dei limiti della politica di crescita regionale perseguita; infatti, il processo di industrializzazione sperimentato ha portato, non alla crescita della Sardegna, ma alla riproposizione, in altre forme, della “Questione Sarda”, espressa dal fatto che l’Isola, pur avendo accumulato importanti localizzazioni produttive, non è riuscita a liberarsi dalle “secche” sulle quali una politica di intervento casuale ed erratica l’ha inevitabilmente condotta.
Quale prospettiva di crescita si offre oggi alla Sardegna? Per rispondere occorre liberare le energie intrinseche al sistema delle autonomie locali del quale a livello regionale si è sempre mancato di cogliere le implicazioni. Il sistema locale, come la letteratura sull’argomento suggerisce, è che un insieme di insediamenti residenziali e produttivi, le cui relazioni reciproche sono determinate dai comportamenti quotidiani degli operatori in essi presenti, i quali nel tempo hanno delimitato un’area entro cui si è consolidata la maggior parte dei rapporti economici tesi a svilupparsi nel tempo.
In questa prospettiva, con un contesto sociale ed economico, inteso come un continuum di spazi territoriali nei quali sono insediate specifiche comunità locali, la nuova politica di crescita dovrebbe tenere conto della necessità che nella elaborazione delle nuove decisioni concernenti le destinazioni delle risorse pubbliche che l’Isola continua a ricevere siano coinvolte anche le singole comunità; tale coinvolgimento richiede ovviamente la realizzazione delle condizioni operative idonee a consentire alle stesse comunità di partecipare attivamente alla costruzione degli scenari e delle politiche di crescita del loro territorio. Questo nuovo approccio alla crescita ed allo sviluppo dell’Isola si giustifica sulla base del fatto che fino ad oggi tutto ciò che è stato realizzato per il superamento dell’arretratezza dei singoli territori, è stato recepito, a livello locale, come “calato dall’alto”, con conseguente esclusione delle singole comunità territoriali dai relativi processi decisionali.
L’ipotesi che nella formulazione della nuova politica di crescita e di sviluppo regionale non si possa più prescindere dalle comunità locali e dalla loro partecipazione ai processi decisionali impone che la promozione, la progettazione e l’attuazione di una politica di crescita e di sviluppo siano fondate sull’individuazione di “percorsi” strategici supportati da un’“accettazione sociale” la più estesa possibile.
L’insuccesso della politica di sviluppo sinora attuata a livello regionale è stato infatti causato dal fatto che il “modello di industrializzazione forte” privilegiato non ha avuto alcune giustificazione sul piano produttivo, perché gli interventi realizzati sono stati suggeriti dall’idea che la crescita e lo sviluppo dovessero dipendere unicamente dalla disponibilità di capitali da investire in attività produttive che hanno avuto solo effetti diffusivi esogeni rispetto all’area regionale; in altri termini, l’insuccesso si è verificato in quanto è stata condivisa l’idea che la crescita e lo sviluppo dovessero dipendere dalla presenza di attività produttive prive di ogni rapporto con l’ambiente circostante e che le attività tradizionali dovessero essere considerare assieme alla cultura locale (motivazioni psicologiche e comportamnti prevalenti) alla stregua di un limite che occorreva non solo ignorare, ma anche rimuovere.
Quanto sinora detto evidenzia che, per attuare un nuovo modello di sviluppo dell’Isola è necessaria una svolta riformatrice della politica regionale improntata ai più recenti paradigmi dello sviluppo locale. Il successo del nuovo modello di crescita ispirato a tale paradigma consentirebbe di collegare tra loro, in modo sistematico, i tre pilastri (Regione, comunità locali e mercato) sui quali dovrebbe essere fondata l’attuazione del nuovo modello di sviluppo ed il governo partecipato dell’economia regionale.
Chi vive in una regione come la Sardegna, che sinora ha fruito di abbondanti trasferimenti per la promozione di un processo di crescita, non riesce a liberarsi dal convincimento che le politiche di sviluppo regionali sinora attuate siano diventate solo veri e propri canali di selezione della classe dirigente locale. Si viene eletti, non per le capacità amministrative o per la visione politica, ma perché si è in grado di fare affluire risorse sul territorio per distribuirle fra i più disparati “clienti”; risorse svincolate da qualsivoglia visione del futuro del territorio regionale, perché impiegate sulla base di decisioni centralistiche delle istituzioni regionali.
Perdurando questa situazione diventata quindi ragionevole la presunzione che gli obiettivi dell’ottenimento di nuovi trasferimenti pubblici non siano la crescita o l’occupazione, ma, al contrario, la conservazione dell’establishment dominante e della prosperità della pletora di professionisti interessati all’impiego dei nuovi “aiuti pubblici”, nonché la “carriera” delle burocrazie locali.
Se si considera che le politiche d’intervento sinora attuate hanno avuto solo uno scarso (e a volte negativo) impatto sul sistema economico della Sardegna si può concludere osservando che, contrariamente a quanto suggerito da Fadda, la “Nuova Questione Sarda” non possa essere risolta mediante l’ottenimento di nuovi trasferimenti pubblici da utilizzare come si è fatto nel passato; essa può essere risolta solo mediante un approccio alla crescita regionale fondata sulla valorizzazione delle comunità locali, sotto il vincolo che l’impiego dei nuovi trasferimenti conduca, prima o poi, alla “comparsa” di un benché minimo tasso di accumulazione endogena.
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Per Gianfranco Sabattini
Il 5 febbraio dello scorso anno le tre testate online Democraziaoggi, il manifesto sardo e Aladinpensiero, in collaborazione con il CoStat, organizzarono un incontro pubblico denominato “Dialogo con Gianfranco Sabattini”, per la presentazione della sua più recente produzione editoriale. [segue]
Oggi domenica 20 dicembre 2020
————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
Caro Gianfranco, ci hai giocato un brutto tiro
20 Dicembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Caro Gianfranco,
il 16 mi hai mandato il tuo bell’articolo dal titolo intrigante, “Un “Manifesto” di disobbedienza civile per salvare il pianeta”, e già aspettavo un nuovo titolo quando, d’improvviso, la ferale notizia. Uno scherzo pesante! Ci hai giocato un brutto tiro!
Altri, con più competenza, ci parleranno del pensiero e della produzione scientifica dell’accademico.[…]
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Carbonia. In contrasto col resto del territorio nei centri minerari vince la sinistra
20 Dicembre 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Di domenica, in questo blog, si parla del Movimento dei minatori di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
Le sinistre a Carbonia assumono il rilievo di protagoniste, incidendo fortemente d’ora in poi nella vita del territorio,
Altrettanto significativa l’affermazione ad Iglesias della Lista del popolo, che conquista il 56,4% dei voti, il 66,1% a Guspini. E governano […]
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È morto Gianfranco Sabattini
Apprendiamo in questo momento la tristissima notizia della morte di Gianfranco Sabattini, illustre professore dell’Università di Cagliari e nostro stimato e pregevole collaboratore. Lo ricorderemo da subito e nel tempo che viene, come degnamente merita, in raccordo con le altre due testate online Democraziaoggi e il manifesto sardo, per le quali assiduamente scriveva. Ecco di seguito il comunicato che ci ha fatto pervenire il nostro comune amico Mariano Mariani.
[COMUNICATO STAMPA] Si è spento stanotte il prof. Gianfranco SABATTINI (Comacchio, 01/06/1935). Gianfranco Sabattini è stato per lungo tempo docente e titolare della cattedra di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Cagliari. Autore di numerose pubblicazioni su temi di carattere generale e sui problemi della crescita e dello sviluppo del Mezzogiorno e della Sardegna. [segue]
L’enciclica “Fratelli tutti”, ovvero la dimensione politica della fraternità
L’enciclica “Fratelli tutti”, ovvero la dimensione politica della fraternità
09-10-2020 - di Domenico Gallo, componente del comitato esecutivo del Coordinamento per la democrazia costituzionale
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Oggi sabato 19 dicembre 2020
————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti—————————–
Lettere di Natale
19 Dicembre 2020
Stefania Falzoi su Democraziaoggi.
Lettere di Natale
Quando è stata l’ultima volta che avete scritto una lettera per poi spedirla? E quando è stata l’ultima volta che siete andati alla ricerca di francobolli? Partirò dall’ultima domanda fare delle piccole considerazioni sugli stessi, iniziando dal loro tentativo di reperimento.
La ricerca dei francobolli è una di quelle cose che mi fa […]
Caritas X Dossier 2020 “Luci di Carità in tempi di pandemia”
Conferenza stampa di presentazione del X Dossier 2020 “Luci di Carità in tempi di pandemia”
Lunedì 21 dicembre 2020 alle ore 10 nell’aula magna del Seminario arcivescovile di Cagliari (via mons. Cogoni 9) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del X Dossier 2020 della Caritas diocesana di Cagliari “Luci di Carità in tempi di pandemia”.
Durante la conferenza stampa verranno forniti i dati 2020 riguardanti le problematiche della povertà e dell’esclusione sociale nel territorio diocesano, e verrà effettuata l’analisi dei bisogni rilevati sul territorio attraverso i Centri d’ascolto della Caritas diocesana, strumenti privilegiati di incontro e di osservazione del disagio; in particolare verrà presentata l’attività della Caritas diocesana durante l’emergenza Covid-19.
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E’ morto Pietro Greco, giornalista tra i più grandi divulgatori scientifici italiani
Ci è giunta questo pomeriggio la notizia della morte di Pietro Greco. Siamo per questo immensamente tristi e dispiaciuti.
Lo avevo conosciuto nel 2007 quando venne a Cagliari per aiutare l’Università a organizzare un master in Comunicazione scientifica. Giornalista professionista, massimo esperto di divulgazione scientifica, convinto sostenitore della Terza missione dell’Università, quella del trasferimento dei saperi sul territorio, a favore del loro sviluppo sociale, economico, culturale. Da tempo lo seguivo nei suoi articoli sempre di grandissimo spessore e interesse sulla rivista Rocca, quindicinale della Pro Civitate Christiana. Ultimamente, in occasione del Festival della Scienza, tenutosi a Cagliari dal 5 all’8 novembre, ho seguito alcuni webinar da lui coordinati sempre con grande professionalità e competenza scientifica sulle materie trattate.
Che grande perdita! Condoglianze e vicinanza alla famiglia, alla comunità scientifica che lo ha annoverato come un grandissimo comunicatore e divulgatore, a coloro che lo hanno apprezzato e gli hanno voluto bene. Per ricordarlo ripubblico un suo articolo, per me memorabile, apparso su l’Unità il 12 marzo 2007, che mi fece conoscere le sue idee, prima che lo incontrassi di persona a Cagliari, in due occasioni: nel 2007, come detto, e nel 2008, quando mi capitò di intervistarlo https://www.aladinpensiero.it/?p=57782 (fm).
- Su Wired,
- Su Il dispari quotidiano di Ischia.
- Su Repubblica online.
- Su Festival della Scienza fb.
- Su Il Corriere della sera online.
- Su La Stampa online.
- Su il mattino online.
- Su fanpage online.
Intervista a Pietro Greco 1° marzo 2008: https://youtu.be/lPXDpiogHw4?t=125
Oggi venerdì 18 dicembre 2020
————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti—————————–
Disciplina e onore, che sono mai? Ce lo spiega Lorenza Carlassare, costituzionalista
18 Dicembre 2020
Red su Democraziaoggi.
Sapete quali sono i principi della nostra costituzione più negletti, anzi più violati? Il principio lavorista, che mette a fondamento della Repubblica il lavoro e i lavoratori e il rispetto dell’etica pubblica. Ha ragione Lorenza Carlassare in una sua riflessione di qualche anno fa su Libertà e Giustizia a ricordarci le “cose scomode” di cui […]
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