Monthly Archives: novembre 2020

“The Economy of Francesco” al via!

the-economyRiceviamo dall’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cagliari e volentieri diffondiamo:
Cari amici,
siamo alla vigilia di The Economy of Francesco, un evento per giovani economisti, scienziati sociali e change makers nato per cambiare l’economia secondo la prospettiva dell’ecologia integrale. Vi parteciperanno giovani di tutto il mondo, Papa Francesco e molti premi nobel. Vi aspettiamo in diretta streaming sul sito: https://francescoeconomy.org/it/
Il programma inizia oggi, giovedì 19, alle ore 14:00 italiane.
Sul sito ci sarà la possibilità di seguire l’evento (internazionale in 5 lingue).
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schermata-2020-11-19-alle-19-43-19MA IO COSA POSSO FARE? Questo documento è un contributo all’invito rivolto il 1° Maggio 2019 da Papa Francesco a chi oggi in tutto il mondo “sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda.”
È frutto di un lavoro collettivo al quale hanno partecipato non solo giovani economisti, imprenditori e imprenditrici ma persone di tutte le età e provenienze, di molti ambiti dalle città all’ONU, e che rivestono una grande varietà di responsabilità.
Il percorso che ha portato alla sua stesura è stato promosso e coordinato dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, dai Francescani del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi, dalla Fondazione Finanza Etica (Banca Etica) e dalla Tavola della Pace in collaborazione con: Task Force dell’Onu per l’Economia Sociale e Solidale e l’International Labour Organization (ILO).

La redazione del documento è stata curata da Jean Fabre, membro della Task Force dell’Onu per l’Economia Sociale e Solidale. Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani via della Viola 1 (06122) Perugia tel. 075/5722479 – fax 075/5721234 email info@entilocalipace.itwww.cittaperlapace.it

E’ online il manifesto trecentodiciasette

pintor il manifesto sardoIl numero 317
Il sommario
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Oggi giovedì 19 novembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Dopo il Covid-19, un “nuovo schianto”?
19 Novembre 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Adam Tooze, storico britannico e docente alla Columbia University, dopo l’analisi della Grande Recessione del 2007/2008 che egli ha compiuto in “Lo schianto”, oggi compie quella della crisi che il mondo sta vivendo a seguito dello scoppio della pandemia da Coronavirus. In “Onda d’urto” (Micromega, n. 5/2020), egli “mette a nudo”, le responsabilità che […]

Covid-19. Quali risposte all’emergenza?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
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Si è tenuta, in data 17 novembre 2020, la riunione convocata dall’Assessorato Regionale alla Sanità a seguito della richiesta di incontro urgente avanzata congiuntamente dalle Associazioni della cooperazione sociale Legacoop-Legacoopsociali, Federsolidarietà–Confcooperative e Agci-Solidarietà e dalle Organizzazioni sindacali FP – CGIL, FP – Cisl e UIL – FP della Sardegna.
La riunione ha avuto per oggetto le criticità segnalate e le proposte avanzate, in tutti questi mesi, e in particolare nelle lettere inviate il 4 e 11 novembre, in merito alla situazione emergenziale nelle strutture residenziali per anziani e nei servizi di assistenza domiciliare territoriali. [segue]

Che succede?

c3dem_banner_04PANDEMIA, DEBITO E REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
17 Novembre 2020 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Oggi mercoledì 18 novembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Oggi alle 18,30 la “Scuola di cultura politica F. Cocco” propone una riflessione su Giommaria Angioy presentando il libro di Andrea Pubusa
18 Novembre 2020 su Democraziaoggi.
Oggi alle 18,30 webinar su Giommaria Angioy organizzato dalla “Scuola di cultura politica Francesco Cocco” con la presentazione del libro di Andrea Pubusa sul protagonista principale dei moti antifeudali di fine ‘700.
Per entrare in argomento ecco un post di Pubusa dal titolo “Giommaria Angioy, dal progetto d’invasione della Sardegna alla scrittura della storia delle istituzioni […]
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Che succede?

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IL COVID, LE DISEGUAGLIANZE, IL TRUMPISMO, L’ECONOMIA POST VIRUS
16 Novembre 2020 su C3dem.
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PANDEMIA E UNITÀ POLITICA. SCUOLA. CINQUE STELLE. RIPRESA
16 Novembre 2020 su C3dem.
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America, America

schermata-2020-11-17-alle-09-46-16L’AMERICA E IL FUTURO DEL TRUMPISMO
di Marino de Medici
Sono molti, anche in Europa, coloro che pronosticano un triste futuro per l’America, quello di una nazione che continuerà ad essere ostaggio di un personaggio autocratico, irrispettoso delle istituzioni, portato alla strafottente negligenza per la salute pubblica al punto di preferire un round di golf nel mezzo di un drammatico picco delle infezioni di covid-19. Quel che lascia attoniti tutti coloro che augurano un migliore futuro per l’America è la sicumera che Trump ostenta per la sua permanenza al vertice della politica anche dopo la sua sconfitta elettorale. Ma il futuro dell’America, per quanto denso di nubi, non appartiene a Donald Trump.
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Oggi martedì 17 novembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
pensiero2Giommaria Angioy alla prova dei fatti. Ne discutiamo domani
17 Novembre 2020 su Democraziaoggi.
Dalla introduzione del libro di Andrea Pubusa
Nella cultura e nella storiografia sarda mantiene una posizione di rilievo la polemica tra Laconi e Lussu dei primi mesi del 1952. Tutto nacque da un saggio del Capitano dei Rossomori sul Ponte del 1951, diretto da Piero Calamandrei, sulla Sardegna. “Lussu nel suo articolo, con la sua penna […]
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Solinas. Parere? Cos’è mai questo oggetto misterioso?
17 Novembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Leggendo le cronache, vengo colto da sorpresa per l’ignoranza che anche in settori dell’alta amministrazione si annida sui principi basici del diritto amministrativo. Certo non pretendo che Solinas e Zedda, entrambi, specularmente, non eccelsi studenti (si fa per dire) di giurisprudenza, conoscano i concetti elementari del diritto, ma i funzionari, che sono soggetti professionalizzati, […]
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Quel cielo lombardo senza respiro
Rachele Gonnelli
Sbilanciamoci! 31 Ottobre 2020 | Sezione: Apertura, Società
Intervista a Vittorio Agnoletto, medico, docente e attivista, su ciò che è successo e sta succedendo in Lombardia relativamente al Covid-19 a partire dal suo libro-inchiesta “Senza Respiro”, appena pubblicato per le edizioni Altreconomia.
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Contro il Covid-19. Aiutiamo, aiutiamoci.

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img_5424Per la lettura cliccaci sopra.
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lampadadialadmicromicro132Nel servizio si individuano gli USCA (Unità Sanitarie di Continuità Territoriale) come servizi fondamentali. Ieri un servizio del Tg3 dava come operativi in Sardegna 22 USCA. Ne occorrono molti di più. In questa direzione è impegnato il nuovo commissario ATS-Ares Massimo Temussi, che ha dichiarato l’impegno della Regione per raddoppiarne il numero. Bene. Diamo fiducia. Fate presto. Suggerirei, inoltre, di rafforzare i servizi di call center, perché si risponda alle chiamate dei cittadini entro il terzo/quinto squillo. Occorre al riguardo contrattualizzare giovani idonei al servizio. Ovviamente devono funzionare bene i collegamenti con i medici di base e le strutture sanitarie. Aiutiamo e aiutiamoci.
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La Regione ascolti i Sindaci
COVID19 – PROPOSTA OPERATIVA ANCI E CAL SARDEGNA SU PROBLEMATICHE TRACCIAMENTO E SOMMINISTRAZIONE DEI TEST ANTIGENICI RAPIDI
Al Presidente della Regione Sardegna
On.le Christian Solinas
All’Assessore Regione dell’Igiene e Sanità
Dott. Mario Nieddu
E pc
Ai Componenti della Conferenza Regione Enti Locali
Oggetto: Covid19. Proposte di Anci Sardegna per il rafforzamento della medicina territoriale attraverso il pieno coinvolgimento dei Medici di medicina generale per il tracciamento dei contatti sulla scorta di ciò che avviene in altre Regioni.
I sottoscritti Emiliano Deiana presidente di Anci Sardegna e Andrea Soddu Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna a seguito dell’incontro istituzionale avvenuto fra Anci Sardegna e l’Assessore della Sanità Dott. Mario Nieddu in data 13.11 – al fine anche di respingere, in quanto falsa, la narrazione che i sindaci, i comuni e le loro associazioni di rappresentanza sanno solo polemizzare o lamentarsi – si fanno parte attiva, ancora una volta, di proposte concrete volte a superare le attuali e fortissime criticità sulla pandemia da Covid19.
In particolare: [segue]

Che succede?

sbilancimoci-bollino Ripensare la teoria economica ai tempi del Covid
Emilio Carnevali
Sbilanciamoci! 12 Novembre 2020 | Sezione: Apertura, Economia e finanza
L’epidemia di coronavirus ha assestato un altro duro colpo a quel “nuovo consenso” in macroeconomia già messo in discussione dalla crisi finanziaria del 2007/2008. E nel nostro paese nasce la Rete Italiana Post-Keynesiana.

Oggi lunedì 16 novembre 2020

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Mercoledì il webinar sul libro di Andrea Pubusa su Giommaria Angioy
16 Novembre 2020 su Democraziaoggi.
Il Presidente della Scuola di cultura politica “Francesco Cocco” recensisce il libro di Andrea Pubusa su Giommaria Angioy, che verrà presentato mercoledì via web nell’ambito delle iniziative culturali della Scuola avviate con due eccellenti webinar, protagonisti Domenico De Masi e Mauro Tuzzolino. […]
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keynes-alarm-clock-2566355_1920-240x100Nasce la Rete Italiana Post-Keynesiana
Sbilanciamoci! – 12/11/2020 | Sezione: Economia e finanza, primo piano

Che succede? In Sardegna, in Italia, in Europa, nel Mondo.

antonio-fadda-2020-11-15-a-nuorolampada aladin micromicroNuoro, sit-in dei sindaci davanti all’ospedale: servono i medici militari «Emergenza Covid nel Nuorese è grave, comunità abbandonate». La Nuova Sardegna, 15 novembre 2020.
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keynes-alarm-clock-2566355_1920-240x100Nasce la Rete Italiana Post-Keynesiana
Sbilanciamoci! – 12/11/2020 | Sezione: Economia e finanza, primo piano Il prossimo venerdì 27 novembre, dalle 14.00 alle 18.30, si terrà il workshop di lancio della Rete Italiana Post-Keynesiana: un luogo di iniziative di ricerca e di confronto plurale tra le diverse anime del pensiero economico eterodosso in Italia. La pandemia di Covid-19 ha fatto sprofondare le economie mondiali in una recessione senza precedenti in tempo di pace. Alle conseguenze che la crisi sta avendo sull’occupazione e i livelli di reddito della grande maggioranza dei cittadini, si sommano gli effetti di una drammatica accelerazione delle disuguaglianze sociali. Tutto ciò impone scelte di politica economica innovative e un radicale ripensamento dell’intervento pubblico in economia per la ricostruzione del dopo pandemia. Quale contributo può offrire la teoria economica post-keynesiana? Se ne parlerà al primo workshop della neonata Rete Italiana Post-Keynesiana (IPKN – Italian Post-Keynesian Network, qui la sua pagina Facebook). La rete ha l’obiettivo di promuovere iniziative di studio e seminari di approfondimento, presentandosi come luogo di ricerca e di confronto plurale tra le diverse anime del pensiero economico eterodosso in Italia. L’evento di lancio si terrà online il 27/11/2020, dalle 14 alle 18.30 (il link per la partecipazione all’iniziativa online è il seguente: https://meet.google.com/xqo-wkrz-wqo). Clicca qui per leggere il programma completo del workshop IPKN
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DIRITTO AL SOCCORSO. PROPOSTA SASSOLI PER LA UE. GLI USA, IL MONDO E NOI
15 Novembre 2020 su C3dem.
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ITALIA, I TROPPI SEGRETI DELLA DOPPIA EMERGENZA
15 Novembre 2020 su C3dem.
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Cambiare si può, cambiare si deve

schermata-2020-11-11-alle-19-22-21
lampadadialadmicromicro1Impegnati nella divulgazione (e nel dibattito relativo) delle due encicliche di Papa Francesco, facciamo seguito ai numerosi interventi già ospitati dalla nostra News e, in particolare, all’ultimo editoriale del direttore, per dare spazio all’importante contributo di Mario Agostinelli, che sotto riportiamo integralmente dalla rivista online Sbilanciamoci!.
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Da Laudato Si’ a Fratelli Tutti: lavoro e conflitto sociale oltre lo sviluppo
di Mario Agostinelli
sbilanciamoci-20 Sbilanciamoci! 11 Novembre 2020 | Sezione: Alter, Lavoro, primo piano.
Papa Francesco a cinque anni di distanza dalla Laudato Si’ ci propone con Fratelli Tutti un nuovo cambio di paradigma che dall’emergenza climatica mette al centro questa in rapporto al lavoro. Una riflessione sul cambiamento antropologico che serve all’umanità.

Dopo cinque anni di esperienza a contatto di una Associazione che ha preso ispirazione dall’Enciclica Laudato Si’, traggo la convinzione che le resistenze politico-culturali, oltre che ad un irresponsabile rigetto del monito di Francesco, siano dovute principalmente al rifiuto di separarsi definitivamente dall’idea dello “sviluppo”. Un rifiuto che continua ad alimentare un’illusione rivelatasi al fondo un disastro: che cioè l’aumento della torta da spartire in base alla crescita non avrebbe trovato limiti nelle risorse della biosfera e non avrebbe fatto i conti con la rapacità del sistema capitalista nell’appropriarsi delle ricchezze provenienti dal lavoro e dalla natura. Occorre riconoscere che anche tra le maglie del progressismo lo sviluppo è stato insignito di un favore largo, nella convinzione che le nazioni “avanzate” potessero indicare ai paesi ritardatari la strada da intraprendere per allinearsi e misurare il miglioramento della loro prestazione economica misurata dal PIL. Dopo aver preso in custodia la loro economia, la sbalorditiva varietà dei popoli si sarebbe ridotta ad una classifica basata sul debito contratto e preteso e sulla ricchezza prodotta e immancabilmente depredata. Almeno dal secondo dopoguerra fino al suo declino con l’inizio del nuovo secolo, questa riduzione delle differenze culturali, sociali, naturali, che fanno dell’umanità un punto di osservazione plurale e cosciente della biosfera entro cui convive, ha tenuto banco, contaminando la gran parte delle culture politiche. Le merci e il loro consumo si son eretti a mezzo di comunicazione quando non a scopo dell’esistenza e si è creato uno spazio sociale transnazionale nel quale il tempo veniva ad essere in continua accelerazione. Rompere uno schema così potenzialmente inclusivo, eppure distruttivo, è il compito che Francesco si è dato ed è la misura dell’ostilità incontrata da un autentico capovolgimento di valori.

Le élite mondiali ed i media transnazionali si sforzano di dare credibilità ad una loro rappresentazione della civiltà industriale che garantisca in prospettiva il livello minimo dei diritti umani e delle condizioni ambientali, assicurando comunque per l’impresa la massimizzazione dei profitti. Ma non esiste misura per trovare un equilibrio tra i tre contendenti, se non la pratica di un conflitto in cui lavoro e natura stanno dalla stessa parte. Un conflitto giunto ad un punto di rottura che riguarda la messa in discussione radicale del sistema. Sono i fatti a dimostrare che il ricorso senza limiti al consumo di natura ed i danni provocati dallo sfruttamento del lavoro tramutano quello che viene spacciato per sviluppo – un termine ormai privo di significati positivi – nel lento declino della vita vegetale e animale. Di fatto, si tratta di un pezzo di archeologia ormai in decomposizione quanto l’antropocentrismo e tanto meno attrattivo per le nuove generazioni, quanto più logorato dall’ingiustizia sociale e dal danno alla salute che ne hanno accompagnato la parabola. Non solo nelle parole del papa, ma nelle stesse preoccupazioni della scienza, esso, da consunta utopia, cede ormai il passo ad un bisogno di sopravvivenza, che può sussistere solo in armonia con la natura e come tensione cosciente verso una storia in comune, fatta di innumerevoli relazioni ed interconnessioni, visibili o invisibili, di cui “niente ci risulta indifferente”. Siamo, insomma, ad una svolta storica, ad una scoperta e, dall’altro lato, ad un “necrologio” – come afferma Wolfgang Sachs – che non a caso non ci è dato di elaborare quanto prima possibile. Possiamo però chiederci perché e cercare di scorgere quale sia il passo in avanti compiuto dalla seconda enciclica, che, al di là di ogni dubbio, tratta esplicitamente di politica e di un soggetto politico da definire nelle stesse settimane in cui Trump non risulta un semplice incidente, dal momento che non solo negli USA, ma anche vicino a noi si manifestano compulsioni che si riflettono in lui come in uno specchio.

Nonostante non ci fosse angoscia nelle pagine di una Enciclica premonitrice che invita a “camminare cantando”, ma una carica avvincente al rinnovamento, non è bastata la sintonia con l’affermarsi del movimento degli studenti di Greta né il crescente protagonismo delle donne in ogni regione del mondo, per incrociare un linguaggio o una pratica che imprimessero correzioni all’agenda dei governanti. Probabilmente lo stesso Francesco, così ostinatamente coerente ad ogni sua esternazione pubblica, riconosce che la Laudato Si’ peccò di ottimismo e non ci sono stati gli effetti sperati. Oltretutto, sulla scena globale, se si fa eccezione per qualche movimento degli “ignudi” nelle campagne o nelle foreste, il mondo del lavoro nel complesso si è mostrato incerto o poco attivo, mentre nel disagio sociale la democrazia ha fatto passi indietro, lasciando il campo ad una politica ostile all’austerità, insensibile ai limiti della natura e orientata all’economia dello scarto. Così, la nuova leva di leader autoritari e le corporation globali non hanno affatto desistito nel loro percorso involutivo: anzi, hanno concordemente intuito che, con la fine dell’era fossile e la limitazione dell’estrazione delle risorse naturali, la sconfitta inferta negli ultimi decenni a danno del bene comune e delle classi meno abbienti si sarebbe potuta arrestare se non addirittura ribaltare. Per il capitalismo globalizzato è parso giungere il momento per rendere ancora più aspro il conflitto con la crescente massa dei salariati e più pressante l’alienazione degli ultimi, sia nei confronti del lavoro sia verso la natura. Nelle strette di un cambio di passo con la pretesa di una resa dei conti, si è fatta strada – non solo ai piani alti, ma in molte fasce di popolazione temporaneamente protette – un’interpretazione del futuro prossimo del tutto incompatibile con il pensiero del pontefice argentino: non ci sarebbe stato più spazio per tutti gli scartati sul pianeta; il simulacro del PIL e il ruolo della finanza avrebbero assicurata la competizione più ostile e avida nei mercati; perfino l’idea di sviluppo si sarebbe potuta mettere in dubbio, ma avrebbe resistito all’erosione purché la si colorasse “un poco di verde”. A ruota, i media si sono distinti, da un versante, nel negare che fosse necessaria una rottura per riprogrammare modi e finalità di una produzione che aggredisce salute, ambiente e vite, da un altro, nel far sparire nel silenzio le domande più coinvolgenti sulla portata dell’Antropocene e sul ruolo non settario delle religioni in un mondo dilaniato ed in decomposizione ed in un tempo che sta tragicamente venendo a mancare (interrogativi consegnati ad una reazione niente affatto scontata, così ben rimarcati e rappresentati da un riflesso bianco che avanza nel buio di un Venerdì di pioggia in una piazza San Pietro deserta…).

La posta oggi è alta; forse più di quanto lo fosse cinque anni addietro, perché la pandemia ha accorciato ancor più i tempi. Ed è pertanto in un contesto aggravato che dobbiamo valutare il “rilancio” di Bergoglio attraverso la nuova enciclica “Fratelli Tutti”. Fortunatamente, Landini, i metalmeccanici e il sindacato stanno ribattendo senza arretramenti all’offensiva di Confindustria in una partita apertissima, il cui esito sarebbe ancora più incerto se terreni di scontro tra loro disconnessi si frazionassero ulteriormente. Non arriverei certo qui a sostenere che ci debba essere un nesso tra due versanti – i contratti e la predicazione – ovviamente autonomi e indipendenti. Ma come non riconoscere che il mondo cui si rivolge Francesco abbia necessità di poter contare anche sulla riconversione della produzione verso valori d’uso condivisi e sulla dignità del lavoro, affinché si possa aver cura della Terra, del clima e della giustizia sociale? Basta leggere – e rileggere, se occorre – il testo firmato il 3 di Ottobre del 2020 nella Basilica di Assisi. Il papa riprende sul terreno esplicito dove si sarebbe dovuta collocare la politica – cosa che quest’ultima non ha fatto – l’intero discorso del cambiamento strutturale antropologico, economico, finanziario e sociale auspicato, ma platealmente eluso. Ovviamente non si ripete, ma articola su altri temi e terreni la stessa provocazione di un cambio d’era evocata un lustro prima. Una boccata d’aria per credenti, non credenti, movimenti popolari, democrazie, forze sociali, forze politiche impegnate in cantieri spesso smarriti: un messaggio ed una alleanza da non lasciarsi sfuggire, anche se risulterà complesso comporre il quadro entro cui superare e sconfiggere l’involuzione nazionalista, populista e xenofoba, che comprime gli scarti e le povertà che dilagano nella società mondiale.

Parlo di alleanza da costruire perché abbiamo a che fare più con una pietra angolare che non con un edificio già strutturato. La diagnosi papale dei mali del mondo è oggettiva ed esplicita, ma la “pars construens”, anche quando luminosa e circostanziata, resta debole. Manca un anello: non è un limite di pensiero o di intenti, è un guasto – forse irreparabile – nell’ordine delle cose: la fraternità e l’amore universale non hanno ancora la forza che ha animato i movimenti politici in nome della libertà e dell’uguaglianza. A meno che, con il capovolgimento che nella Lettera viene concepito come una nuova gerarchia nella triade libertà-uguaglianza-fraternità si riscopra un primato di sorellanza e fratellanza tra gli individui ed un rapporto nuovo tra loro e la natura mediato dal lavoro: un lavoro che, avrebbero detto Marx ed Engels di metà Ottocento , “produce l’accrescimento della natura umanizzata senza provocare la scomparsa della primordiale natura amica”, ovvero, un lavoro che si autolimita a creare valore d’uso in un mondo in cui la sufficienza soppianta l’efficienza e il profitto cessa di essere identificato col fare impresa.

Dopo le sconfitte, rimangono due certezze: rivalutare la memoria come fonte di valori inalienabili e dare titolo di rappresentanza al fondo del barile dell’ingiustizia sociale e ambientale. Non sorprende allora se si dichiara senza mezzi termini che “Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati”, con un attacco frontale al principio su cui si regge un sistema capitalistico sempre più raffinato e corroborato dalla tecnocrazia. E non ci si stupisce nemmeno quando viene ribadita “la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”, riprendendo così, all’interno delle contraddizioni laceranti tra sistema d’impresa, società e natura, il contestatissimo art. 41 di una Costituzione di democrazia sociale come quella della nostra Repubblica. Tanto meno meraviglia il ricorso ad una “consapevole coltivazione della fraternità”, come antidoto alla restrizione della libertà quando questa appaga solo per possedere o godere e come inveramento di una uguaglianza, che, se è definita solo in astratto, viene in realtà minata dall’individualismo competitivo.

Affermazioni non proprio ordinarie e difficili da elaborare sui due piedi dai commentatori di routine, che ne sono usciti spaesati, preferendo parlare di sé, anziché di un contenuto davvero complesso. Ci hanno provato infatti subito da destra, dando al papa del comunista, (Marcello Veneziani), dal centro, citando la triade della Rivoluzione Francese come “ponte” tra Illuminismo e Cattolicesimo e lamentando una tardiva rivalutazione della tecnica (Massimo Cacciari) ed anche da sinistra, richiamando la sproporzione tra ricchezza delle denunce e scarsezza dei rimedi (Pietro Stefani).
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Oggi domenica 15 novembre 2020

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La Camera del lavoro cuore propulsivo dell’azione sindacale organizzata. Il Congresso dei minatori.
15 Novembre 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Proseguiamo la pubblicazione del post domenicale sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
La Camera del lavoro cittadina cercò di aggirare l’ostacolo, che vietava le rappresentanze confederali in miniera, candidando i minatori iscritti alla CGIL nelle liste delle Commissioni interne, onde definire e mantenere un rapporto stabile e diretto con la massa degli operai. […]
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Ogni lavoro ha la sua dignità. Oppure no?
Davvero possiamo affermare così facilmente che ogni lavoro è un lavoro degno, che il medico e l’infermiere che salvano vite possano essere messi sullo stesso piano di chi progetta e costruisce missili e mine antiuomo?
di Vittorio Pelligra su Ilsole24ore
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Punta de billete – Prendi nota – Save the date
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