Monthly Archives: agosto 2020
Oggi lunedì 17 agosto 2020
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Io, bambina, a Firenze occupata dai tedeschi e nei giorni della Liberazione
17 Agosto 2020
Già pubblicato il 29 Aprile 2020
Annamaria Pisano su Democraziaoggi.
25 Aprile 1945: quel giorno avevo poco più di otto anni e vivevo a Firenze dove sono nata. Non ho un ricordo di quel giorno mentre ho vivissimo, anche se sono passati moltissimi anni, il ricordo della liberazione di Firenze il 4 […]
————————-
Oggi domenica 16 agosto 2020
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Carbonia. Il Comitato di Concentrazione Antifascista riflette i caratteri dei Comitati sardi
16 Agosto 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Dai primi incontri fra le forze politiche cittadine prese corpo anche a Carbonia, nell’ottobre del 1943, il Comitato di Concentrazione Antifascista, formato da sette membri rappresentanti dei partiti democratici, che avrebbe dovuto procedere innanzitutto alle epurazioni. Così, come in tutto il Mezzogiorno liberato, sulla base di accordi stabiliti a livello generale, fra le persone […]
—————————————————————-—-
MIND THE ECONOMY
Arriva dagli Usa un’altra epidemia: migliaia di morti per mancanza di senso Una nuova epidemia.
Vittorio Pelligra, su Il sole 24 ore.
—————-
Il totem di Gianni
Il mio amico Gianni Loy è uomo di multiforme ingegno e come tale ama cimentarsi in varie attività umane. Le passioni vanno e vengono secondo misteriosi calendari astrali. Così ci fu un periodo in cui Gianni s’innamorò dell’arte dell’intaglio del legno. Coincise con un campeggio montano, uno di quelli organizzati da padre Agostino Pirri. Eravamo precisamente in Val d’Ayas. Gianni adocchiò un grosso tronco di pino, di recente sradicamento ma totalmente sfrondato, giacente tristemente per terra. Pensò allora di dargli nuova vita. Armato di scalpelli vari, chissà come procurati, si mise all’opera e con il lavoro di almeno due giorni, trasformò l’inutile (fino ad allora) tronco in un magnifico totem indiano (sioux). Aiutato da tutti gli amici del campo agostiniano, fu scavata una buca e sulla stessa fu issata l’“opera d’arte”, che impreziosiva il nostro campo dandogli una certa visibilità. Mentre tutti si godeva di un questa nuova scenografia, giunse al campo un omino (un contadin) visibilmente agitato che sbracciandosi urlava frasi incomprensibili. Quando ci fu vicino capimmo: “Come vi siete permessi? Avete rovinato questo tronco, che è di mia proprietà”. E lì a tentare di calmarlo, in primis lo stesso Gianni coadiuvato da padre Agostino. A nulla valsero gli argomenti dei nostri, tesi a sostenere come il tronco fosse stato valorizzato dall’intervento dell’Artista, e non di poco. [segue]
Oggi sabato 15 agosto ferragosto 2020
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Ferragosto di oggi e mesaustu d’altri tempi in bidda
15 Agosto 2020
Amsicora su Democraziaoggi.
Cari amici e compagni, confesso: ci sono tante cose di questo mondo che non riesco più a capire, ammesso che ci sia riuscito in passato. Per esempio, nei giorni di ferragosto, tutti dai paesi costieri e non (anche da bidda mia), per riposarsi, si recano al mare, nelle stesse spiagge e negli stessi luoghi. Vedi […]
—————————————-
Il professor Angelo Di Chiara
———————
Istituto tecnico commerciale Pietro Martini di Cagliari, anno scolastico 1966/67 (III superiore). Una mattina di…
di Franco Meloni.
[segue]
Raccontini estivi. La Martinica e altro ancora.
di Franco Meloni
Correva l’anno 1967, anno scolastico 1967/68, quarta superiore, sezione B, la mia. Il programma scolastico era vasto, ma la difficoltà non era eccessiva in confronto con la terza e in previsione della quinta, quella del diploma. Insomma c’era molto tempo da dedicare ad altre attività oltre lo studio: sport, letture, cazzeggio, altri divertimenti. Io e altri compagni, anche di diverse sezioni, lo dedicammo a fare un giornalino studentesco. Lo chiamammo “La Martinica”. Ne venne fuori un bel prodotto, con articoli che si equilibravano tra il serio e il faceto. Spazio anche a una (forse) opportunistica esaltazione dell’Istituto soprattutto in onore del preside Remo Fadda. Ricordo un servizio di due pagine che fummo tentati di intitolare: “Martini, palestra d’Europa”. Probabilmente decidemmo diversamente. Ricordo ancora che il preside affidò a don Tarciso Pillolla (docente di religione, poi diventato Vescovo) la supervisione, prima della stampa. Qualcosa ci fece modificare, ma tutto sommato fu molto collaborativo, anzi ci indicò la tipografia dove stamparlo (Cooperativa Editrice Libraria, di via Logudoro), che ci fece un grosso sconto. In tipografia, credo rimanemmo a confezionare il giornale per almeno tre/quattro ore al giorno per almeno due settimane. [segue – anche su Giornalia]
Chichibio, il gatto e il professor Di Chiara.
Istituto tecnico commerciale Pietro Martini di Cagliari, anno scolastico 1966/67 (III superiore).
di Franco Meloni.
La nostra classe era chiassosa e indisciplinata, spesso e volentieri. Ovviamente ci si approfittava dei professori che avevano difficoltà a mantenere la disciplina, come ad esempio la bravissima docente di matematica Angelina Cabras, nota Lillotta. Nella peggiore tradizione delle scolaresche terribili quanto vigliacche, inscenavamo dei casini pazzeschi. Non così con altri docenti, che ci facevano rigare dritti. Tuttavia con alcuni di questi non era difficile stare massimamente attenti, come con il prof. di italiano e storia Angelo Di Chiara, per gli amici Angelino. Perché lui sapeva coinvolgerci. Eppure non eravamo liceali, votati agli studi umanistici. Ammettevamo perfino che per noi, aspiranti ragionieri, il prof. Di Chiara era un po’ sprecato. Avrebbe meritato ben altro pubblico, come in effetti probabilmente accadde nel proseguo della sua carriera d’insegnamento. Ma il fatto di avere a che fare con noi e non con più degni discenti, a lui non sembrava pesare. Per nostra fortuna. Sì, perché lui si spendeva alla grande per accrescere la nostra cultura e farci appassionare alla storia, alla letteratura e non solo, svolgendo un programma scolastico comunque impegnativo. Gliene siamo grati tutti, per sempre. Facile oggi, direte voi: col senno di poi. E invece noi avemmo tutti quanti già all’epoca contezza del privilegio di averlo come docente e come educatore. Le sue lezioni erano davvero interessanti, memorabili, tanto è che ancora molti dei suoi alunni di allora, io tra di loro, le ricordiamo, passati, nel mio caso, ben 53 anni. Nei miei ricordi soprattutto Dante (L’inferno) e Boccaccio (Il decamerone). Ecco, solo con riferimento a Boccaccio e alle sue novelle voglio qui parlare. Ne ricordo diverse, tra cui: Frate Cipolla e la piuma dell’arcagnolo Gabriele, La storia di Lisabetta a cui i fratelli uccisero l’amante, Chichibio e la gru). Su quest’ultima mi soffermo perché che mi ricordi suscitò un grandissimo interesse e fu occasione per sviluppare un partecipato dibattito in classe. Il quesito posto dal professore fu “Chichibio è un candido scemotto o un furbo di quattro cotte?”. Arrivammo unanimemente alla seconda conclusione. [segue]
Oggi venerdì 14 agosto 2020
—————————————-
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
A che punto siamo nella lotta al virus. Prima regola: non mollare
Walter Ricciardi, giovedì 13 agosto 2020 su Avvenire.
—————————————————————
Eugenio Tatti “Tirsu” da Ruinas alla Resistenza in Piemonte
14 Agosto 2020
Riccardo Cardia – Anpi Carbonia, su Democraziaoggi.
Dalla Scheda del partigiano Eugenio Tatti
Eugenio TATTI nasce il 17/10/1919 a Ruinas in provincia di Cagliari, ora Oristano. Era un agricoltore, arma di appartenenza nell’esercito, genio artiere, presso il distretto militare di Oristano. Fu partigiano in Piemonte nelle Brigate Garibaldi, nome di battaglia Tirsu, 78ma Brigata, battaglione Cavagnino, dal 4 agosto 1944 all’8, maggio […]
————————-
Che succede?
LE PENE DI ZINGARETTI. IL DECLINO DELLE VIRTÙ GRILLINE. IL SUD. E LA SFIDA DI VIRGINIA RAGGI
13 Agosto 2020 su C3dem.
———————————-
REFERENDUM PER LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI: PERCHÉ SÌ, PERCHÉ NO E TANTI DUBBI
13 Agosto 2020 su C3dem
Oggi giovedì 13 agosto 2020
Estate 2020. La nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
—————————————-
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Dalla terra al cielo. Ennio Morricone – Giovanni Ardu
13 Agosto 2020
Clara Murtas su Democraziaoggi.
Era il 2002 quando proposi al Maestro Morricone di creare un suo arrangiamento della Ave Maria sarda. Avevo già lavorato negli anni settanta ad una sua produzione “Vi scrivo da un carcere in Grecia” su poesie di Alssandro Panagulis e in quell’occasione avevo potuto apprezzare il suo impegno civile, la semplicità dei suoi modi […]
———————
A che punto siamo nella lotta al virus. Prima regola: non mollare
Walter Ricciardi
giovedì 13 agosto 2020 su Avvenire.
—————————————————————–
AmericA, aMERICa
KAMALA HARRIS UN PASSO SULLA STRADA GIUSTA
di Marino de Medici
Scegliendo Kamala Harris [nella foto] come candidata alla vicepresidenza, Joe Biden ha praticamente messo in cassaforte la sua elezione a presidente degli Stati Uniti. La sua scelta è totalmente in funzione dell’elezione presidenziale ed ha poco a che vedere con programmi di governo della prossima amministrazione democratica. Kamala assicura l’ingrediente fondamentale per l’elezione, l’unità del partito. La compagine democratica ha tutto quello che aspirava ad avere: un candidato presidenziale dotato di umanità e decenza (caratteristiche delle quali Donald Trump è assolutamente sprovvisto), una candidata alla vicepresidenza che garantisce il voto di una maggioranza della donne, della minoranza di colore (il padre è della Giamaica), delle etnie di provenienza asiatica (la madre è Indiana) e della California, poderosa riserva del partito democratico. A Trump restano i vecchi bianchi del Midwest, poco, molto poco per strappare un’elezione con una Ave Maria in extremis.
[segue]
Oggi mercoledì 12 agosto 2020
—————————————-
Manifesto. Ricostruire l’Italia. Con il Sud.
4° Asse. Investire sui luoghi. Dedicare risorse alla valorizzazione della varietà territoriale e ambientale dell’Italia: sostenere le produzioni tipiche, la qualità e biodiversità agricola, i beni culturali, un turismo più sostenibile, la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili, la prevenzione e tutela del suolo, soprattutto sull’Appennino; la rigenerazione dei patrimoni immobiliari anche per accrescere l’offerta di abitazioni per le famiglie a basso reddito¸ le forme di auto-organizzazione sociale locale. La ricostruzione è più forte con il contributo di tutti i luoghi, in tutto il paese. [E in Sardegna?]
———————————————————–
–
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
La sovrastima del “macigno del debito”
12 Agosto 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Al Seminario che il Comitato Direttivo dell’Associazione “Il Mulino” ha organizzato nel 2019 sul problema del “rapporto fra sistema economico e sistema politico”, nell’articolo “Il debito italiano in Europa. Un problema mal posto” (pubblicato sul n. 2/2020 della Rivista edita dall’Associazione), Paolo Bosi si chiede se la preoccupazione di diminuire il rapporto debito/PIL […]
—————————————-
A 15 minuti.
Alberto Caprotti, su Avvenire di oggi mercoledì 12 agosto 2020.
Riflessioni
Per i ragazzi di Minsk
di Daniele Madau
Una splendida mattina d’agosto, seduto, con l’aria condizionata alla temperatura giusta – né troppo freddo né troppo caldo – ad ascoltare musica cantautorale di stretta ortodossia intellettuale e a provare a scrivere. Non si potrebbe chiedere di meglio, almeno per chi scrive. Ma scrivere dei ragazzi di Minsk è un’altra cosa: è qualcosa che ti scombussola lo stomaco, ti fa sentire quel sapore di nausea -benvenuta anche se di sapore disgustoso e causa di mal di testa- che ti riporta a terra dopo un’ubriacatura di privilegi.
[segue]
Nei tempi del coronavirus
Conta di più la limitazione della libertà o la tutela della vita?
di Gianfranco Sabattini
Nell’azione di contrasto dell’epidemia in atto, oltre agli operatori sanitari, sono in prima linea anche gli scienziati e i governi impegnati nella gestione dell’emergenza sul territorio dei diversi Paesi coinvolti. In tale azione, il diritto assume un ruolo centrale, in quanto uno dei temi su cui si discute a livello globale, intrecciandosi con il problema dell’emergenza indotto dalla rapidità di diffusione della pandemia, è appunto quello dei rapporti tra scienza, filosofia e diritto. Solo riconducendo il contrasto all’epidemia nell’ambito di questa prospettiva possono essere valutate se le decisioni assunte risultano rispettose dei diritti fondamentali, nei cui confronti l’emergenza impone delle limitazioni; proprio come è avvenuto in Italia e in altri Paesi con riferimento all’esercizio di varie forme di libertà (personale, di circolazione, di riunione, di iniziativa economica ed altro ancora).
Nella discussione, il punto di riferimento sono sempre state le Costituzioni democratiche e le diverse Convenzioni dei diritti dell’uomo; queste carte fondamentali fissano infatti i principi che individuino un punto di equilibrio condiviso tra l’affermazione dei diritti fondamentali e la loro limitazione per ragioni dettate dalla necessità di fronteggiare emergenze che pregiudichino l’interesse pubblico, ritenuto preminente. A parte il ruolo della scienza, che deve essere quello di ricercare un valido antidoto per combattere la pericolosità del virus e un canone operativo ispirato al raggiungimento di un giusto equilibrio tra le esigenze del rispetto dei diritti fondamentali e le esigenze sociali, sulle misure adottate dal governo italiano si è sviluppato un approfondito dibattito sul rischio che, insieme al sovvertimento dei diritti fondamentali, possa esserci quello del nostro sistema di valori e di libertà. Fino a qual punto l’emergenza può giustificare la limitazione dei diritti fondamentali?
La risposta all’interrogativo può essere formulata secondo due approcci differenti, a seconda che le misure adottate per combattere la pandemia debbano sempre essere conformi alla necessità di rispettare i diritti fondamentali; o piuttosto, quando è in gioco il bene fondamentale della vita, debbano essere “limitati” altri beni o valori, quantomeno temporaneamente. Per trovare il giusto equilibrio tra le due alternative, può essere d’aiuto il confronto di idee che, dal punto di vista filosofico e giuridico, sono state espresse da Jürgen Habermas e Klaus Günther in un recente articolo apparso su MicroMega (n. 5/2020) dal titolo “Ogni diritto ha un limite”.
Habermas, rifacendosi ad un’affermazione di Aristotele, secondo il quale una “vita buona” vale per l’uomo più della “mera vita biologica”, afferma che la consapevolezza etica e giuridica moderna considera “degna” la vita quando sia autodeterminata e responsabile. A suo parere, quindi, possono esistere situazioni mortificanti (quali, ad esempio, quelle determinate da una malattia incurabile o da una degradante mancanza di libertà) “nelle quali una persona può preferire morire piuttosto che essere costretta a vivere una vita siffatta”; una tale decisione pero può essere presa direttamente e in via esclusiva dalla persona coinvolta, in quanto nessun altro – sostiene Habermas – può ad essa sostituirsi, e “tanto meno nessun potere statale che deve rimanere nei limiti dei diritti fondamentali può sostituirsi al singolo cittadino in una simile scelta”. Se così stanno le cose, la domanda che ci si deve porre è allora se lo Stato abbia il diritto di mettere su “un piatto della bilancia” la sopravvivenza di alcuni cittadini (o anche di uno soltanto) e sull’altro piatto “la salute di gruppi sociali più grandi”. Se un governo, nel contrastare l’emergenza da Coronavirus, si comportasse in questo modo, non farebbe altro che “bilanciare” un probabile aumento del tasso di mortalità tra i cittadini infettati, attraverso invasive interferenze nei diritti fondamentali.
Habermas respinge il ricorso alla metafora della bilancia per giustificare un possibile compromesso tra la salvaguardia del bene fondamentale della vita e il sacrificio di altri beni o valori fondamentali; ciò perché i diritti “non sono ‘beni’ che possono essere ‘pesati’. E non sono neanche ‘valori’ che possono essere classificati secondo preferenze politiche e culturali condivise”. Se, per una qualsiasi ragione, i diritti fondamentali entrano in conflitto, il ricorso all’uso della bilancia rende inevitabile che uno di essi finisca per prevalere, per quanto solo temporaneamente, in considerazione del danno che può “arrecare altri diritti fondamentali che [vengono] passati in secondo piano”.
Questa logica del bilanciamento – osserva Habermas – non può applicarsi al diritto alla protezione della vita nello stesso modo in cui si applica a tutti gli altri diritti fondamentali. Conseguentemente, esistono limiti rigorosi che non consentono a un governo di “mettere in conto” il prevedibile rischio di morte di alcuni (anche se si tratta di persone più o meno anziane che hanno già vissuto gran parte della propria vita), per bilanciarlo con altri diritti fondamentali in conflitto.
In conclusione, secondo Habermas, i diritti umani, e fra essi il diritto alla vita, una volta riconosciuti come fondamentali attraverso la formazione di volontà democratiche, vincolano i cittadini ad accettare quelle leggi che tutti insieme si sono dati, impedendo di “sostenere politiche che, negando la loro uguaglianza, mettono a repentaglio la vita di alcuni di loro in nome dell’interesse di tutti gli altri”.
Diversa è la posizione di Günther, per il quale la “necessità di bilanciare fra loro i diritti fondamentali nasce dal fatto che nessuno di essi è illimitato e che possono collidere fra loro. Per questo motivo, persino i diritti principali (come quello alla vita e alle libertà) possono essere espressamente limitati dalla legge, non solo per evitare prevedibili conflitti con altri diritti, ma anche per perseguire legittimi scopi costituzionali”. Tuttavia – continua Günther – il bilanciamento fra due o più diritti (come la vita e la salute, da un lato, e la libertà, dall’altro) deve essere preceduto da una “valutazione della proporzionalità” della limitazione.
La giustificazione del principio di proporzionalità è da ricondursi al fatto che lo Stato non possa limitare più dello stretto indispensabile i diritti fondamentali, perché l’attuale crisi pandemia rende assai difficile la valutazione di un’accettabile proporzionalità delle misure restrittive da adottare. La situazione di incertezza che grava sulla valutazione di tale principio nell’attuale crisi pandemia rende infatti molto difficile stabilire se, ad esempio, le restrizioni alla libertà siano adeguate per raggiungere l’obiettivo della salvaguardia della salute dei cittadini.
Inoltre – osserva Günther – vi è anche un altro aspetto problematico che grava sulla plausibilità della valutazione della proporzionalità ed è espresso dal fatto che il diritto alla vita era stato originariamente pensato come un diritto di difesa del cittadino, contro uno Stato “che spesso interveniva con la forza e la violenza nella vita dei suoi sudditi, mentre morire a causa di una malattia faceva parte del rischio generale della vita, che raramente poteva essere evitato o ridotto”. Solo dopo il secondo conflitto mondiale e l’avvento dello Stato sociale di diritto (con l’adozione di Costituzioni democratiche, che hanno previsto la costruzione del welfare State a difesa dei cittadini) che si è posta “la questione di cosa e quanto lo Stato e la società possano e debbano fare per prevenire o alleviare malattie potenzialmente letali”.
In questo nuovo contesto è nato l’obbligo dello Stato di “proteggere la vita e la salute” contro gli attacchi violenti di terzi, ma anche quello di fornire in caso di necessità “adeguate cure mediche”, Quest’ultimo obbligo però, nota Günther, “è limitato all’ambito del possibile”, in quanto nessuna società può investire tutte le proprie risorse nel sistema sanitario; è sulla base del come la società sia in grado di realizzare e gestire tale sistema che si determina il confine in corrispondenza del quale occorre effettuare il bilanciamento dei diritti fondamentali secondo il principio di proporzionalità; il punto cruciale della discussione sul bilanciamento, perciò, si sposta sul livello dei costi implicati dalla rinuncia ad alcuni diritti, incluso quello alla salute, soprattutto se le conseguenze della rinuncia non sono prevedibili ed esiste disaccordo su dove “deve essere tracciato il confine tra i decorsi di malattie che [devono essere considerate] fatalmente inevitabili e quelli evitabili”.
In conclusione, secondo Günther, la prassi del bilanciamento dei diritti fondamentali nei limiti del controllo della proporzionalità suggerisce che, in linea di principio, tutti “diritti fondamentali sono reciprocamente relativi e che a volte questo, a volte quello possa prendere il sopravvento sugli altri”. Poiché la mancanza di una gerarchia dei diritti fondamentali impedisce che un eventuale loro conflitto essere risolto senza restrizioni di uno di essi a scapito degli altri, almeno dal punto di vista giuridico la prassi del bilanciamento e del rispetto del principio di proporzionalità consente restrizioni legittime che possono essere espressamente applicate anche al diritto fondamentale alla vita.
Tuttavia, nelle situazioni che si sono create a seguito della persistenza e della gravità della pandemia da Coronavirus, coloro che fanno appello al bilanciamento, sia pure nel rispetto del principio di proporzionalità, chiedendo un allentamento delle misure di contenimento dei contagi e di tutela del diritto alla vita, in nome delle libertà fondamentali sacrificate da tali misure e della loro relatività, presumibilmente – a parere di Günther – “credono di poterlo fare perché il confine tra le conseguenze mortali evitabili e quelle inevitabili è difficile da segnare”; occorrerebbe inoltre – aggiunge il giurista – il coraggio di dire qual è il numero di morti prevedibili, ed anche di spiegare ai pazienti più esposti che in seguito all’allentamento delle misure potrebbero “non ricevere più adeguate cure e che devono morire per la libertà degli altri”.
A ben vedere, al di là dell’approccio pragmatico del bilanciamento, suggerito dalla cultura giuridica per contrastare gli esiti di una pandemia come quella in cui si è immersi, si deve riconoscere che anche per Günther, come per Habermas, il diritto alla vita della persone sia un interesse assoluto, per cui il sacrifico dei diritti individuali costituisce il presupposto per evitare il collasso dell’intera società nei suoi aspetti politici, economici e personali. Al riguardo, è bene ricordare che il diritto alla vita nelle società contemporanee si salda con il principio di solidarietà intrinseco allo Stato sociale di diritto, riflesso nelle Costituzioni democratiche, in virtù del quale ciascun cittadino è chiamato a farsi carico anche della salute altrui, evitando di produrre una lesione alla capacità di tenuta della struttura sociale, in base alle proprie pretese esclusive.