Monthly Archives: maggio 2020
Senza anziani non c’è futuro. Appello internazionale. Aderiamo e diffondiamo.
Senza anziani non c’è futuro. Appello per ri-umanizzare le nostre società. No a una sanità selettiva
ANZIANI.SALVIAMO I NOSTRI ANZIANI
Leggi e firma l’appello
Da una preoccupazione della Comunità di Sant’Egidio sul futuro delle nostre società – emersa in questi giorni durante la crisi causata dal coronavirus – nasce questo appello, tradotto in diverse lingue e diffuso a livello internazionale (vedi i primi firmatari in fondo).
È rivolto a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane. PER ADERIRE.
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Oggi venerdì 22 maggio 2020
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Pintor, dov’è volato il suo pensiero?
22 Maggio 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
L’altro giorno il Manifesto sardo ha avuto il merito di mettere assieme alcuni intellettuali autorevoli per ricordare il pensiero e l’opera di Luigi Pintor. Un pensiero non di un eretico, ché l’eresia presuppone una chiesa, ma di un comunista-libertario impenitente e conseguente. Peraltro, come tutti i comunisti, Luigi era anche molto disciplinato, rispetto ad una […]
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Francesco Curreli, dalle campagne di Austis a via Rasella, passando attraverso le brigate internazionali in Spagna
22 Maggio 2020 su Democraziaoggi.
Massimo Sestili da Patria indipendente maggio 2014
Nell’ambito del ricordo dei partigiani sardi a cura dell’ANPI ecco la vita ribelle di un generoso partigiano di Austis. Quando Francesco Curreli voleva andare in URSS a piedi da Algeri. Antifascista da sempre, combattente in Spagna contro Franco ● Poi a Roma nei GAP centrali con Calamandrei ● […]
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Il CNDDU (Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani) suggerisce a tutti gli studenti italiani la visione del film “Felicia Impastato”, diretto da Gianfranco Albano, che andrà in onda oggi venerdì 22 in prima serata su RAI UNO.
La pellicola è importante per riflettere sul tema dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva in anche in vista della Giornata nazionale della Legalità [23 maggio].
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Che succede?
CASO FCA. BAMBINI E POVERTÀ. PRESSING SU CONTE
20 Maggio 2020 by Forcesi | Su C3dem
Francesco Grignetti, “Il prestito a FCA diventa un caso politico” (La Stampa). Marco Bentivogli, “Il caso FCA e l’egemonia populista” (intervista al Foglio). Gianni Cuperlo, “FCA? Altro che odio di classe, si chiama conflitto di interessi” (intervista a Il Fatto). Marco Travaglio, “Razza predona” (Il Fatto). Andrea Orlando, “Credo nell’auto, ma servono garanzie sui posti di lavoro in Italia” (intervista a Repubblica). [segue]
Il coronavirus rilancia il Reddito di Cittadinanza… Non ancora quello incondizionato e universale. Tuttavia il dibattito è finalmente senza pregiudizi
Coronavirus. Tutto dovrà cambiare? Ma i costi non saranno equamente distribuiti. Cosa fare per contrastare l’aumento della povertà. Papa Francesco propone una retribuzione universale di base. Qualcosa già si fa, ma non basta. Cosa fare di più e meglio prima che la casa bruci.
di Franco Meloni*
Viviamo tutti uno stato di angoscia per questo terribile nemico invisibile, il Covid-19. In Italia e in tutto il mondo, ha infettato una quantità spaventosa di individui, provocando innumerevoli vittime, soprattutto tra le persone più fragili: quelle anziane e già interessate da altre patologie fino ad ora curabili o comunque controllabili. Dei contagiati non diamo i numeri, anche perché ci sono inflitti in continuazione dai media. Ai morti pensiamo con infinita tristezza affidandoci al ricordo, quando consolatorio, e alla speranza della fede. Guardiamo ora con prudente ottimismo al trend di contagiati e di decessi, dappertutto in netta diminuzione e alla crescita dei guariti, in tutto il mondo, in misura differenziata da paese a paese. Gioiamo che il virus oggi venga combattuto e vinto da farmaci e terapie efficaci. E poi la bella notizia: si avvicina il tempo della scoperta di un vaccino che possa prevenire l’infezione, considerato che diversi team scientifici internazionali (anche con collaborazioni delle Università italiane e sarde) sono già arrivati a risultati affidabili, con l’avvio delle fasi di sperimentazione. Speriamo che ciò accada presto, prima che il virus aggredisca zone del pianeta con sistemi sanitari gracili e inadeguati, con esiti catastrofici. Non sappiamo quando la pandemia sarà debellata. Sappiamo che per lungo tempo dovremo conviverci e che dopo, ma a cominciare da adesso, niente sarà come prima. Ciò non vuol dire che tutto sarà meglio di prima, anzi! A pagare il prezzo di questa situazione sono e saranno centinaia di milioni di persone, molte delle quali già segnate da disuguaglianze e povertà. Sappiamo con sicurezza che cresceranno vertiginosamente i poveri. La loro grande numerosità prima della crisi del coronavirus verrà paurosamente incrementata dal passaggio di interi ceti sociali da condizioni di benessere alla povertà relativa e finanche assoluta. Fasce consistenti di popolazione si trovano già oggi senza le risorse minime per vivere. Ad esse ha rivolto il suo pensiero Papa Francesco, nel messaggio pasquale ai movimenti e alle organizzazioni popolari (1), facendo un elenco delle diverse categorie interessate: “venditori ambulanti, raccoglitori, giostrai, piccoli contadini, muratori, sarti, quanti svolgono diversi compiti assistenziali, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell’economia popolare…”. Tutti coloro insomma che non godono di un reddito stabile per resistere a questo momento e affrontare il futuro. Il Papa avanza una proposta inedita: “Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità… un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti”.Non sembri senza conseguenze questa posizione del Papa, stante il fatto che per affrontare l’emergenza e oltre, i governi di molti stati, di tutti i colori politici, hanno introdotto nei rispettivi ordinamenti forme di “reddito di cittadinanza”. Tuttavia nessuna delle soluzioni adottate si avvicina a quella pensata dai grandi economisti sensibili al sociale, da John Mainard Keynes e James Meade in poi (2), cioè di un “reddito di cittadinanza incondizionato e universale” da distribuirsi a tutti i cittadini a far data dalla maggiore età di ciascuno, senza condizionamento alcuno. La ragione fondamentale è che rimane irrisolta la questione del suo finanziamento: con la fiscalità generale da una parte e con la ristrutturazione dell’welfare state dall’altra? Il dibattito è aperto da tempo e oggi viene rilanciato dal coronavirus. In Italia, una forma di reddito (e pensione) di cittadinanza è stata istituita nel 2019 (fino a 780 euro a persona), inglobando dal 2020 il preesistente reddito di inclusione sociale. Inoltre di recente, come misura temporanea è stato introdotto il “reddito di emergenza”, consistente in due mensilità (da 400 fino a 840 euro ciascuna), destinato a soccorrere le persone rimaste senza sostentamento nella fase di chiusura (lockdown) per contrastare l’epidemia. Sono interventi risolutivi? Sicuramente no. E si prestano a consistenti critiche: basti pensare alla pretesa, sbagliata, di concepire queste misure come politiche attive del lavoro, che sono altra cosa. Non è casuale che il reddito di cittadinanza esistente mentre va incontro e spesso risolve le situazioni di indigenza, a poco è servito per creare nuova occupazione o difendere quella esistente. Obbiettivi che, invece, oggi si possono e si devono realizzare con interventi massicci dello Stato nell’economia, soprattutto attraverso investimenti nella sanità pubblica (prima condizione rispetto a tutto il resto) nelle infrastrutture, nell’innovazione, nell’istruzione e così via. Riguardo all’argomento centrale di questo articolo, il reddito di cittadinanza, la conclusione è che va difeso e rafforzato, ampliando la platea dei beneficiari e semplificando le procedure burocratiche di accesso, che allo stato ne limitano il funzionamento (3). Proiettandoci verso un futuro possibile, certo è che della necessaria riforma dello Stato sociale, l’introduzione del reddito di cittadinanza incondizionato e universale deve essere un pilastro fondamentale. Per ora possiamo e dobbiamo solo studiare, approfondire e sperimentare, senza preclusione alcuna.
*Franco Meloni, articolo pubblicato anche su Nuovo Cammino, periodico della Diocesi di Ales Terralba, nonché sulla News online Giornalia.
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(1) Città del Vaticano, 12 aprile 2020, Domenica di Pasqua (rif.: https://www.aladinpensiero.it/?p=106628).
(2) Evidentemente non tutto è semplice, anzi. Di questa questione scrive il prof. Gianfranco Sabattini, economista cagliaritano, che l’ha approfondita nei suoi studi accademici, in un articolo, che ha il merito di porgere in sintesi concetti elaborati da illustri studiosi – tra i quali il grande economista John Mainard Keynes e il premio Nobel all’Economia 1977 James Meade – tratti da una copiosa letteratura economica che si misura con l’attualità politica. L’articolo è apparso su tre riviste online (Aladinpensiero, il Manifesto sardo e Democraziaoggi) ed è riportato anche in appendice di questo articolo. Ecco comunque il link su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=107059 .
(3) Dello stesso avviso l’Unione Europea. Vedasi l’articolo di Antonio Cosenza su Money.it
Reddito di cittadinanza a più persone: la richiesta dell’UE all’Italia
Antonio Cosenza, 21 Maggio 2020 – 12:00
Reddito di cittadinanza: secondo l’Unione Europea non va abolito, semmai va riformato per raggiungere più categorie di persone vulnerabili.
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ALTRI ARTICOLI DI RIFERIMENTO
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Lo chiamano “reddito di cittadinanza” ma è un “reddito di inclusione sociale”, auspicabilmente migliorativo di quello esistente, del quale abbiamo urgente bisogno!
di Franco Meloni**
Il “reddito di cittadinanza” che ha fatto la fortuna elettorale del Movimento 5 stelle, non è di certo quel “reddito universale e incondizionato” che molti economisti a partire dal XVIII secolo ritenevano ineludibile addirittura nel breve periodo. Tra questi ricordiamo uno dei più grandi, John Maynard Keynes, che nel 1928 tenne su queste questioni agli studenti di Cambridge una memorabile lezione dal titolo “Possibilità economiche per i nostri nipoti“. Secondo Keynes ed altri, l’aumento progressivo della produttività delle attività economiche con l’inesorabile sostituzione del lavoro umano con le macchine, avrebbe comportato insieme alla diminuzione dell’orario di lavoro la necessità di garantire un reddito per i disoccupati involontari, vecchi e nuovi. Nessun problema per il relativo finanziamento che sarebbe stato assicurato dallo sviluppo stesso dell’economia. Keynes azzardò perfino che tutto si sarebbe verificato nel giro di 100 anni! E ci stiamo appunto arrivando, senza però che la previsione si sia finora avverata, se non parzialmente, richiedendosi pertanto un’ulteriore proiezione nei tempi a venire sulla base dello sviluppo sempre più impetuoso delle tecnologie. Il problema n. uno rimane quello del “finanziamento del reddito di cittadinanza”, per il quale si dovrebbe attingere in grande misura dalla fiscalità generale e in altra parte dalle risorse liberate dalla riforma del welfare. Insomma l’incertezza permane e i tempi non sembrano ancora maturi!
Più modestamente il “reddito di cittadinanza” inserito dai 5 Stelle nel “contratto di governo”, è ascrivibile alla categoria del “reddito di inclusione sociale”, che ha la finalità precipua di contrastare la povertà estrema, nella quale in Italia versano otre 5 milioni di persone, a cui si aggiungono gli oltre 9 milioni di cittadini in condizione di povertà relativa, pari al 12,3% della popolazione italiana (il 17,3% con riferimento alla popolazione sarda). L’Unione Europea ha da molto tempo invitato i paesi aderenti ad adottare forme di sostegno al reddito dei meno abbienti, nell’ottobre scorso anche attraverso una apposita risoluzione del Parlamento Europeo. In verità l’Italia si era già adeguata con un provvedimento del settembre 2017 (Governo Gentiloni), in concreta operatività dal 1° gennaio 2018. Si tratta del ReI, beneficiarie fino ad oggi 110.000 famiglie e 317.000 persone, che risultano in condizione di povertà assoluta, con un importo medio del sussidio mensile pari a poco meno di 300 euro per la generalità della platea, e a 430 euro per le famiglie con minori.
A questo punto non si capisce quale scandalo possano destare in sede nazionale ed europea gli annunciati provvedimenti del Governo, peraltro allo stato ancora sulla carta, che avrebbero come novità rispetto al ReI esistente oltre che l’adeguamento del quantum (780 euro), l’estensione della platea dei beneficiari (tutta la fascia della povertà assoluta) e uno stretto collegamento alle politiche attive sul lavoro. Per ora il Documento economico-finanziario governativo ha stabilito che le risorse dedicate ammontano a 9 miliardi + 1 per la riforma dei centri d’impiego, rinviando a una successiva legge i dettagli operativi: il reddito sarà erogato attraverso un bancomat? Saranno consentite solo alcune categorie di spese? Il reddito sarà differenziato per ogni regione o su base nazionale? E, ancora: chi ne avrà precisamente diritto? Il reddito effettivamente posseduto dovrà essere certificato dall’ISEE e un’eventuale proprietà della casa di abitazione sarà motivo di esclusione dai benefici? Varrà la precedenza per anzianità di disoccupazione? E a quanti lavori si potrà rinunciare prima di perderlo? Lavori vicini o quanto lontani da casa? Realisticamente detta legge collegata potrebbe essere approvata nei primi mesi del 2019 ma, considerata la complessità dei provvedimenti da assumere, non sarà facile trovare un accordo in sede politica. In ogni caso, per ovvie ragioni, si dovrà decidere prima delle prossime elezioni europee. Teniamoci aggiornati, ad horas!
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**Franco Meloni. Articolo pubblicato su Nuovo Cammino, dicembre 2018, periodico della Diocesi di Ales-Terralba.
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Il reddito di cittadinanza non è un provvedimento-tampone contro la povertà o contro gli esiti distruttivi di eventi eccezionali
di Gianfranco Sabattini
Lo scoppio della pandemia da Covid-19 sta rilanciando l’idea dell’introduzione nel sistema di sicurezza nazionale del reddito di cittadinanza, con le finalità che hanno inteso assegnargli coloro che per primi l’hanno proposto, non già in contrapposizione, ma ad integrazione (per il maggior rispetto della dignità umana e la maggiore efficacia sul piano della valorizzazione dell’attività lavorativa), del sistema di welfare State, introdotto dopo la fine del secondo conflitto mondiale nella seconda metà del secolo scorso.
La cosiddetta “prova dei mezzi” e le molte “condizionalità” alle quali devono sottostare i fruitori della “difesa sociale” garantita dal sistema welfarista sono la conseguenza dei molti pregiudizi che caratterizzano una malintesa tutela della “dignità del lavoro”, che hanno giustificato, sino ai nostri giorni, le critiche portate da un arco di forze sociali (tra loro molto distanti sul piano ideologico) contro la possibile introduzione del reddito di cittadinanza, riproposte di continuo da quando sono iniziate ad emergere gli irreversibili motivi di crisi del sistema del welfare State sinora realizzato. Tali forze sociali hanno sempre considerato “offensive” della dignità personale l’erogazione di un reddito cui non corrispondesse una “prestazione lavorativa” da parte del fruitore.
Ciò che ha accomunato l’intero arco di tali forze ideologicamente eterogenee è stato il convincimento che la tutela del lavoro come valore in sé fosse irrinunciabile, perché il lavoro è “vita”, “partecipazione”, “autonomia” ed altro ancora. Sulla base di questo radicato assunto, sia le forze politiche e sindacali di sinistra, sia quelle che si rifanno ai principi della dottrina sociale della Chiesa cattolica, hanno sempre sostenuto che la tutela del lavoro dovesse essere garantita attraverso la creazione di posti di lavoro, malgrado tale obiettivo divenisse sempre più difficile da perseguire nei moderni sistemi economici.
In tal modo, le “buone intenzioni” dell’ampio arco di forze sociali critiche del reddito di cittadinanza ha finito col subire gli esiti di un’eterogenesi dei fini, che ha condotto le loro intenzioni ad essere sostituite dalle “conseguenze inintenzionali” di un convincimento volto a tutelare il lavoro; in tal modo, la loro posizione è servita, non già a difendere la dignità del lavoro, bensì a tutelare gli interessi delle forze conservatrici, motivate a conservare gli esiti spontanei connessi al libero svolgersi delle forze di mercato.
Tra le voci contrarie al reddito di cittadinanza, una delle più autorevoli è stata quella espressa tempo addietro da Papa Francesco in un discorso tenuto a Genova davanti ad un’assemblea dei lavoratori dell’Ilva; ora, però, a fronte dello scoppio della pandemia da Covid-19, anche il Papa sembra essersi convinto dell’urgenza, come di recente ha dichiarato, di una “retribuzione universale di base”, cioè di una forma di reddito in grado di garantire e realizzare un tipo di società che rispetti i suoi stessi membri. L’apertura del Papa all’introduzione di un reddito di cittadinanza incondizionato ha suscitato un coro di consensi anche tra quelle forze politiche di sinistra e sindacali (forse anch’esse indotte a cambiare parere di fronte agli effetti distruttivi della pandemia da Covid-19) tradizionalmente contrarie all’introduzione di ogni forma di reddito universale e incondizionato.
La rapida conversione ad accettare di istituzionalizzare una proposta sempre avversata sotto l’incalzare dello stato dell’urgenza e della necessità non può che essere apprezzata da quanti, da tempo, nell’ambito del dibattito politico-culturale in corso in Sardegna, sottolineano la positività dell’introduzione del reddito di cittadinanza nel sistema di sicurezza sociale, a motivo della crisi irreversibile del welfare State; ne è prova l’attività del Comitato Regionale d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria, i cui promotori ed organizzatori hanno ospitato nei loro “Blog” (Democraziaoggi, Aladinpensiero e Il Manifesto sardo), scritti e riflessioni sull’opportunità di introdurre il sempre criticato reddito di cittadinanza incondizionato nel sistemi sociali democratici ad economia di mercato; del dibattito, protrattosi negli anni non senza contrasti, fa fede la celebrazione, ad iniziativa del succennato “Comitato” e dell’“Europe Direct Regione Sardegna”, di un Convegno sul lavoro (svoltosi a Cagliari il 4-5 ottobre 2017, i cui atti sono stati raccolti nel volume “Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti”), nel corso del quale sono stati esposti gli aspetti positivi del reddito di cittadinanza, rispetto alla tutela di chi involontariamente è privato della disponibilità di un reddito di base necessario alla sua sopravvivenza. [segue]
Idee per il Turismo in Sardegna
dei Consiglieri provinciali Acli Cagliari.
Maurizio Fanzecco
Anna Porcu
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Proposta Turismo Sardegna 2020
Idee dal territorio: riprendiamoci l’economia
La pandemia covid 19 che interessa la Sardegna, come d’altronde tutta l’Italia, ha avuto e avrà per un tempo ancora da stabilire e per un ritorno alla normalità, un dazio pesantissimo da pagare soprattutto nel settore trainante per l’economia: il Turismo. Quest’anno il dato sul PIL sardo rischia di azzerarsi, perdendo molti posti di lavoro. Un danno economico di grande importanza per i settori: turistico, agroalimentare e dell’artigianato, comparti di grande rilevanza nel tessuto economico sardo. Il momento è critico e necessita di interventi e proposte che stimolino i decisori politici a idee nuove che rimettano in moto l’economia dell’isola. Ma quali Proposte in campo? [segue]
Oggi giovedì 21 maggio 2020
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La scuola alla prova del Covid
21 Maggio 2020
di Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Questa immane tragedia mondiale che ha sconvolto la nostra vita, che ha portato con sé morte e disoccupazione ed aumento della povertà in ogni angolo del pianeta ed ancor più in quelle zone già povere, ha comunque colpito interi settori della vita sociale […]
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Pandemia: responsabilità di Cina e USA
21 Maggio 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Sia pure in presenza di molti dubbi sul come si è diffusa nel mondo la pandemia da Covid-19, si sta diffondendo il convincimento che la Cina, il Paese epicentro della diffusione del virus, non abbia detto tutta la verità. A parere di Wu Xiangning dell’Università di Macao, il quale, in un articolo […]
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“ASviS Live: tre passi verso il Festival”
È tutto pronto per l’evento di oggi, giovedì 21 maggio, “Orientare le scelte, disegnare il futuro”, il primo dei tre appuntamenti in streaming con “ASviS Live: tre passi verso il Festival”, la nuova iniziativa dell’ASviS pensata per stimolare il dibattito sulle politiche e sulle azioni da intraprendere ora per potenziare la “resilienza trasformativa” del sistema socio-economico e disegnare il futuro nella direzione tracciata dall’Agenda 2030.
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Quando la Costituzione entrò in fabbrica
I 50 anni dello Statuto dei lavoratori.
di Gianni Loy
E’ nato 50 anni fa. All’anagrafe: legge 300/1970, ma tutti lo chiamano Statuto dei lavoratori. E’ nato di maggio, in un paese tormentato ma pieno di speranza, con le piazze ancora gremite da operai e studenti, con il loro sogno di egualitarismo.
Con quella legge si realizzava, per la prima volta, il programma dell’art. 3 della Costituzione, che vuole “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Quella legge ha segnato, per i lavoratori, lo spartiacque tra la preistoria e la storia. A distanza di mezzo secolo, non è ancora del tutto scomparsa la generazione che ha vissuto la sottomissione a un potere datoriale, quasi illimitato, che poteva financo umiliare il lavoratore con atti quotidiani di controllo, di perquisizione, che poteva persino verificare, mediante i suoi medici, le condizioni di salute dei propri dipendenti, interferendo nel diritto di tutelare, la propria salute.
Quella legge è stata avversata e combattuta, sin da subito, dagli ambienti più reazionari del paese, che attribuivano allo Statuto tutti i mali della nostra economia, la scarsa competitività, l’assenteismo.
E invece, con l’applicazione di quelle norme, il paese ha prosperato, ha attraversato fasi di miracolo economico, ha superato le crisi ricorrenti. [segue]
Oggi mercoledì 20 maggio 2020
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Lo Statuto dei lavoratori, una legge storica, ora maltrattata
20 Maggio 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Ho avuto tante fortune. Nel 1970 è stato approvato lo Statuto dei Lavoratori ed io sono diventato avvocato. Giusto mezzo secolo fa. Ho così vissuto lo Statuto dal vivo, nelle scontro di classe e nel processo. Poi di fortune ne ho avute altre concomitanti. A Cagliari il più autorevole giuslavorista era Nuto Pilurzu […]
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FASE 2. Riconsiderare il lavoro
L’articolo di Guido Viale, che proponiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori, è il decimo contributo condiviso dalle redazioni de il manifesto sardo, Democraziaoggi e aladinpensiero, nell’ambito dell’impegno per una riflessione comune.
Riconsiderare il lavoro
di Guido Viale
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Gli Editoriali di Aladinpensiero: America, America.
GLI STATI UNITI, UN PAESE DA NON INVIDIARE
Marino de Medici su Aladinpensiero online.
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