Monthly Archives: aprile 2020
Oggi martedì 21 aprile 2020
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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————————————–
Fase 2. Al primo posto l’interesse generale e niente pasticci
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Dopo un primo intervento Tonino Dessì torna sul tema con una chiosa alle chiose, a cui, poiché l’argomento è caldo, segue immancabilmente un’altra chiosa…
Se la finalità e il contesto culturale e politico che caratterizzeranno la preannunciata “fase 2” non saranno realmente ispirati a una visione corretta dell’interesse generale, le condizioni […]
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Ordinanza Solinas sulle librerie: il Tar è andato fuori tema
21 Aprile 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Coronavirus. Fase Due
La “soluzione hotel” mi sembra percorribile. Ma occorre fare presto. Se si facessero tamponi su tutta la popolazione o almeno in misura statisticamente significativa, è possibile che si trovi una consistente quantità di “positivi” asintomatici o con lievi sintomi della malattia (dicono gli esperti per un numero di almeno dieci volte gli attuali “accertati”, pertanto una numerosità di oltre ottomila individui (?), forse meno ma comunque – anche fossero meno di mille – numeri importanti). [segue]
Coronavirus. Pensare, analizzare, agire.
Proponiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori il quinto contributo, un intervento di Francesco Carta, medico, presidente di Medicina Democratica Sardegna, condiviso dalle redazioni de il manifesto sardo, Democraziaoggi e aladinpensiero, nell’ambito dell’impegno comune che qui si richiama.
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Pandemia da coronavirus. Evento inatteso ma non imprevedibile
La pandemia da coronavirus (COVID-19) è un evento inaspettato ma non del tutto imprevedibile. Era forse imprevedibile in queste dimensioni.
Sei mesi fa l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) scriveva “La pandemia incombe”. Lo ricorda Davide Milosa, in un articolo pubblicato su il Fatto quotidiano il 17 marzo 2020. Lo scorso settembre l’OMS incaricò un gruppo di esperti (Global Preparedness Monitoring Board) di redigere un rapporto da titolo predittivo A world at risk (“Un mondo a rischio”). Il piano può essere visionato su internet come rapporto annuale dell’OMS. Gli esperti scrivono: “La malattia prospera nel disordine, le epidemie sono in aumento e lo spettro di un’emergenza sanitaria globale incombe su di noi […] C’è una minaccia molto reale di una pandemia in rapido movimento, altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che uccide da 50 a 80 milioni di persone e spazza via quasi il 5% dell’economia mondiale […] Il mondo – scrivevano gli esperti dell’OMS – deve stabilire sistemi necessari per individuare e controllare potenziali focolai di malattie”. Nello studio sono state esaminate la pandemia della febbre suina (H1N1) e l’epidemia dell’Ebola. Molte delle raccomandazioni non sono state attuate. Tra il 2011 e il 2018 l’OMS ha seguito 1.483 eventi epidemici in 172 Paesi: Sars, Mers, Ebola, febbre gialla. Tutti questi studi annunciavano “una nuova era di epidemie ad alto impatto e potenzialmente a diffusione rapida”. A settembre era già scritto: “Gli agenti patogeni si diffondono attraverso le goccioline respiratorie; possono infettare un gran numero di persone molto velocemente e, con le odierne infrastrutture di trasporto, si spostano rapidamente in diverse aree geografiche” […] “La grande maggioranza dei sistemi sanitari nazionali non sarebbe in grado di gestire un grande afflusso di pazienti infettati da un agente patogeno respiratorio capace di una facile trasmissibilità e di un’elevata mortalità”.
Lascio ai tecnici la valutazione del rapporto annuale dell’OMS. Penso di potere affermare che la pandemia in corso non era del tutto imprevedibile, anzi era attesa, per quanto non nelle dimensioni attuali.
Per un approfondimento segnalo l’intervista al Professor Ernesto Burgio [1] trasmessa da Radio Onda Rossa di Roma il 21 marzo 2020, dove egli ha espresso concetti chiari e comprensibili anche ai non addetti ai lavori [2].
Solo un servizio sanitario pubblico può affrontare una situazione pandemica dagli esiti imprevedibili per l’Italia, la Sardegna e il mondo intero. La difesa della vita e della salute delle persone nel nostro pianeta non può essere affrontata dai singoli stati. Nell’era della globalizzazione la pandemia ha avuto una diffusione rapidissima, in quanto il virus viaggia rapidamente con le persone da un continente all’altro; non si sposta a piedi come accadeva nelle altre grandi epidemia (peste, colera , spagnola) bensì in aereo, sorprendendoci per la sua rapidità.
Quanto la pandemia in corso sia in grado di determinare danni sociali ed economici a livello mondiale lo stiamo sperimentando.
In un articolo di Gael Giraud pubblicato di recente sulla rivista Civiltà Cattolica e riproposto da il Manifesto Sardo – Democraziaoggi e Aladinpensiero, viene evidenziata e dimostrata in modo inoppugnabile l’importanza della Sanità pubblica per contrastare questa e possibili future epidemie e pandemie, che gli esperti ci segnalano. Giraud sostiene che nessun sistema economico possa sopravvivere senza una sanità pubblica forte e adeguata. La salute di tutti dipende dalla salute di ciascuno.
La pandemia da Covid-19 ha evidenziato l’insufficienza del nostro sistema sanitario, che ha avuto gravi difficoltà ad accogliere le richieste derivanti da un numero imprevisto di malati e di ricoveri ospedalieri, specie nelle terapie intensive. Trasformare un sistema sanitario pubblico in aziende sanitarie e industria medica in fase di accelerata privatizzazione si sta rivelando un grave problema. Giraud ricorda che prevenire eventi come la pandemia non è redditizio, a breve termine, ma è indispensabile per la collettività.
L’impreparazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è aggravata dalla tendenza alla privatizzazione nella sanità grazie alla forte pressione delle aziende private e delle multinazionali della salute. Queste scelgono di realizzare affari investendo nella sanità, certi della benevolenza e della complicità di una classe politica bipartisan che negli ultimi decenni ha deciso di ridurre il peso del servizio pubblico, i posti letto e il personale, lasciando alle aziende private settori importanti che permettono loro di realizzare grossi profitti e affari, tramite le convenzioni.
Giraud sostiene che l’ideologia dello smantellamento del servizio pubblico crea gravi danni e oggi si manifesta per quello che è, cioè un’ideologia che uccide.
In Italia il coronavirus ha colpito inizialmente le regioni più sviluppate del paese, regioni ricche e avanzate, dove le privatizzazioni nella sanità hanno assunto dimensioni consistenti. Anche il tanto decantato sistema sanitario lombardo ha dimostrato la sua inadeguatezza, fortemente ridimensionato. Gli ospedali anziché essere luogo di cura spesso sono luogo di diffusione di malattia. Se poi analizziamo le strutture residenziali per anziani e pazienti fragili il quadro si fa ancora più drammatico.
Il SSN è stato ridimensionato ma è pur sempre presente e ha dato risposte a questa emergenza grazie allo spirito di abnegazione, dedizione e professionalità del personale, che in questi decenni ha subito un forte ridimensionamento.
Fra il 2010 e il 2019 il SSN “ha perso” 45.000 posti letto e 43.386 dipendenti, di cui 7.625 medici e 12.556 infermieri: questo è i risultato del definanziamento cumulato in questo decennio pari a 37 miliardi di euro. Carenze e inadeguatezze strutturali e strumentali, chiusura di reparti e ospedali pubblici completano il quadro. Si tratta di dati spaventosi, elaborati da Medicina Democratica su dati forniti da Fondazione GIMBE e Istituto di Ricerca NEBO.
I sostenitori delle politiche bipartisan di fiscal compact e pareggio di bilancio, dettate dalla UE e fatte proprie dagli Stati, oggi si devono ricredere e arrivare alla conclusione che i parametri che hanno guidato la politica europea sono inadeguati e nemici della salute pubblica. È necessaria una svolta, un diverso paradigma di politiche sociali che difende e sostiene il bene più prezioso che abbiamo: la vita e la salute dell’uomo singolo e associato. Lo stato sociale (welfare state) è nato in Europa ed è un suo elemento costitutivo, rinunciare ad esso equivale a mettere in discussione l’esistenza stessa della UE.
L’economia ha avuto un grande peso nelle scelte degli Stati con le politiche neoliberiste e i governi si sono affidati completamente al libero mercato, rinunciando ad un ruolo di programmazione. Oggi la politica, per affrontare l’epidemia in corso si affida alle competenze e alla scienza: è un importante passo avanti. Dobbiamo tuttavia ricordare che la pandemia in corso non è stata prevista dalle classi dirigenti, ma nemmeno dal mondo scientifico internazionale, che pure era stato avvisato e allertato sui pericoli di possibili pandemie. Conseguentemente si sarebbero dovuti allertare gli Stati e le istituzioni internazionali: affidarsi alle evidenze scientifiche per guidarci nelle scelte che riguardano la vita e la salute pubblica è fondamentale. Esse ci dicono che l’epidemia in corso è causata da un virus di origine animale che ha subito delle modificazioni ed è arrivato a diffondersi tramite le cellule umane. Sarà la scienza a indicarci la giusta strada, quella scienza al servizio dell’uomo e della collettività, non del profitto.
Il bollettino della Protezione Civile ci aggiorna quotidianamente sulla diffusione dell’epidemia, sui nuovi casi e sui deceduti. Al 19 aprile 2020 in Sardegna 1.178 persone hanno contratto il virus, 86 sono decedute. In Italia 175.925 persone hanno contratto il virus, 23.227 sono decedute. A livello mondiale 2.347.875 sono i casi confermati e 161.402 i decessi[3]. In due mesi in Lombardia sono morti 11.851 civili, quasi il 50% dei decessi in Italia sono avvenuti in questa Regione.
Voglio ricordare il contributo di medici, rianimatori, infermieri, operatori sanitari, tecnici del SSN in tutta Italia e in particolare in Lombardia. Ad oggi 19 aprile, i medici deceduti sono 131, di cui 70 sono medici di base, che rappresentano oltre il 50% dei deceduti nella categoria dei medici[4]; gli infermieri 34; i farmacisti 10. Costretti a lavorare a mani nude senza Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), per diversi mesi, guidati dallo spirito di dedizione per contribuire a salvare vite umane.
Mettere in sicurezza il personale sanitario è il presupposto per affrontare un’epidemia, dotandolo di DPI per tutelare la salute degli operatori ed evitare la diffusione della malattia. Come dimostra l’esperienza della Lombardia, anche in Sardegna oltre il 40% dei positivi al COVID-19 sono operatori sanitari. Nei giorni scorsi abbiamo avuto il primo medico deceduto in Sardegna a causa della malattia virale, Nabeel Kaher, stimato medico, dalle grandi doti umane e professionali. Un altro medico è deceduto a Sassari: era in pensione ed è stato richiamato in servizio.
In un’intervista al Sole 24 Ore di fine marzo il Presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, afferma: “I numeri dimostrano che abbiamo pagato molto caro il prezzo dell’impreparazione organizzativa e gestionale all’emergenza: dall’assenza di raccomandazioni nazionali ai protocolli locali assenti o improvvisati; dalle difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (DPI), alla mancata esecuzione sistematica dei tamponi agli operatori sanitari; dalla mancata formazione dei professionisti sanitari all’informazione della popolazione […] Tutte queste attività, inclusa la realizzazione di piani regionali, erano previste dal ʿPiano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzaleʾ predisposto dopo l’influenza aviaria del 2003 dal Ministero della Salute e aggiornato al 10 febbraio 2006 […] È inspiegabile, continua il presidente, che tale piano non sia stato ripreso e aggiornato dopo la dichiarazione di emergenza nazionale, lo scorso 31 gennaio”. Conclude dicendo: “ Confidiamo che l’Istituto Superiore di Sanità proceda ad una revisione del documento per garantire la massima protezione di professionisti e operatori sanitari, che tutte le Regioni dispongano di effettuare i tamponi a tutti gli operatori in prima linea contro l’emergenza e che la fornitura di mascherine per medici, operatori sanitari e pazienti sia adeguata secondo quanto previsto dalle migliori evidenze scientifiche”. In Sardegna solo la scorsa settimana gli operatori sanitari sono stati dotati di un minimo di dispositivi di protezione individuale (DPI).
La mancata e tardiva predisposizione di accessi separati e dedicati ai pazienti COVID-19 ha ulteriormente aggravato i numeri dei contagiati tra i sanitari e i ricoverati per altre patologie.
Nella nostra isola, come purtroppo è noto, il numero degli operatori sanitari infetti, soprattutto in ambito ospedaliero, ha toccato la scorsa settimana il 40,81% sul totale dei positivi, un primato drammatico rispetto alla media nazionale di circa il 10%.
L’alto tasso di letalità in Lombardia causato dal COVID-19, con percentuali superiori al resto d’Italia, è dovuto, secondo gli epidemiologi e virologi, al sistema sanitario saturo, allo scarso numero di tamponi, all’età avanzata della popolazione e alla tardiva chiusura delle attività produttive a causa dell’opposizione di settori imprenditoriali e industriali. Carlo Bonomi, eletto il 16 aprile Presidente di Confindustria, ha criticato il Governo in quanto “in ritardo sul riavvio”. Senza programmi di sicurezza non si possono riavviare le imprese. Ancora una volta si vuole anteporre le esigenza di profitto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e della collettività.
Dati dell’OMS ci dicono che in Cina se il blocco totale fosse stato applicato una settimana prima si sarebbero ridotti i casi di malattia di oltre il 50%, se si fosse applicato un mese prima la percentuale di casi si sarebbe ridotta considerevolmente e non avrebbe avuto un impatto così rilavante.
Si rende sempre più evidente che l’elevato numero di infetti, malati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti è da attribuirsi a una mancata predisposizione di programmi di prevenzione e sicurezza, a una mancata e tardiva dotazione del personale sanitario dei DPI, a un’assenza di accessi separati e di strutture dedicate ai pazienti COVID-19.
Manca una cultura della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro: va creata per affrontare possibili e probabili future epidemie e le istituzioni si devono dotare di piani nazionali e regionali di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Solo la sanità pubblica, con un forte SSN, può dare queste risposte e tutelare la salute dei singoli e della collettività. È necessaria un’inversione di tendenza sulle politiche sanitario e di welfare state. Non devono essere più come prima.
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Francesco Carta è un medico, presidente regionale di Medicina Democratica Sardegna
[1] Esperto di epigenetica e biologia molecolare, Presidente del Comitato scientifico della Società Italiana di Medicina ambientale (SIMA) e membro del Consiglio scientifico di European Cancer and Environment Research Institute (ECERI) di Bruxelles.
[2] Per l’intervista trasmessa da Radio Onda Rossa si veda il link: https://www.ondarossa.info/redazionali/2020/03/coronavirus-origini-effetti-e; per un ulteriore approfondimento si veda l’intervista riportata su “Business Insider Italia” dell’ 8 aprile 2020 al seguente link:
[3] Fonte: Protezione Civile e Regione Autonoma della Sardegna.
[4] Fonte: Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO).
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Illustrazione in testa: ospedale SS Trinità di Is Mirrionis, Cagliari, coloring book di Gianfranco
Bitti.
Oggi lunedì 20 aprile 2020
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Caro sen. Marilotti, “la scuola scuola si fa a scuola”
20 Aprile 2020
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
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Scuola. E se il futuro ri-partisse dai diritti?
20 Aprile 2020
Caterina Gammaldi del CIDI Nazionale. Su Democraziaoggi.
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Aladinpensiero Editoriali
Coronavirus. Le quattro lezioni della crisi. Stefano Zamagni su Vita*. Su Aladinpensiero/Editoriali.
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Brevi riflessioni su distanziamento e anziani. Roberto Paracchini, Aladinpensiero/Editoriali.
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Che succede?
LA VERITA’ SUL MES. IL CORAGGIO DELLE SCELTE
19 Aprile 2020 su C3dem.
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LOMBARDIA, RESIDENZE PER ANZIANI, IMMIGRATI
18 Aprile 2020 su C3dem.
[segue]
Oggi domenica 19 aprile 2020
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Carbonia. Dopo l’8 Settembre, le miniere sotto controllo degli alleati
19 Aprile 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Proseguiamo le pubblicazioni domenicali della storia di Carbonia avviate il 1° settembre. Con questo post inizia il secondo capitolo. […]
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L’ANPI: Il 25 aprile alle ore 15 invitiamo tutti caldamente ad esporre dalle finestre, dai balconi il tricolore e ad intonare Bella ciao. In un momento intenso saremo insieme, con la Liberazione nel cuore. Con la sua bella e unitaria energia. [segue
Coronavirus. Le quattro lezioni della crisi.
È sbagliato pensare che perché qualcosa possa realizzarsi sia necessario intervenire solamente sul lato delle opportunità, cioè delle risorse e degli incentivi. Occorre piuttosto insistere sull’elemento della speranza, che non è mai utopia
Ha scritto Erodoto: “Ta pathemata mathemata”, le sofferenze [quelle serie] insegnano. Cosa ci sta insegnando la terribile crisi che dal 21 febbraio ci sta perseguitando?
Primo.
Dobbiamo riconoscerlo: negli ultimi decenni, la cultura, anche quella blasonata, ha di fatto posto in disparte quella virtù cardinale che è la prudenza. Anzi, si è voluto far credere che prudente è il soggetto che teme di prendere decisioni, perché avverso al rischio. Ma la prudenza – l’auriga virtutum secondo l’Aquinate, perché guida tutte le altre virtù – è esattamente il contrario. È piuttosto la virtù del voler guardare lontano per mirare al bene comune. Perché si è atteso fino al 21 febbraio per prendere i primi timidi provvedimenti quando si sapeva da oltre un mese e mezzo che in Cina (e subito dopo in Corea del Sud) il virus andava mietendo vittime? Perché si è fatto credere che la pandemia fosse un caso di cigno nero, cioè un evento imprevedibile, quando invece era stato previsto da almeno tre anni? (Cfr. la dichiarazione di Anthony Fauci, Direttore dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive, USA, su Healio, genn. 2017) Perché non si è tenuto conto del fatto, arcinoto, che il tratto iniziale della curva esponenziale che descrive l’andamento temporale dell’infezione è quasi piatto, il che ha indotto a credere che non ci fosse motivo di preoccuparsi più di tanto?
Secondo.
La pandemia ci sta facendo comprendere la profonda differenza tra government e governance. (Purtroppo la lingua italiana possiede un solo vocabolo: governo). Government è l’istituzione politica cui spetta l’ultima parola, come si è soliti dire; governance, invece, dice dei soggetti e dei modi in cui le decisioni finali prese dal governo devono essere concretamente realizzate per conseguire l’obiettivo dichiarato. Chi l’ha detto che la funzione implementativa vada affidata alla sola burocrazia o ad altri organi dello Stato? Solo chi non conosce o non crede al principio di sussidiarietà (circolare) può pensare questo. E dire che il nuovo articolo 118 della Costituzione (introdotto nel 2001) parla esplicitamente di sussidiarietà, rinviando ai corpi intermedi della società (art. 2 della Costituzione) il compito di intervenire fin dalla fase di coprogettazione degli interventi e non solo in quella della cogestione degli stessi. Un solo esempio (per ragioni di spazio) di mancata applicazione del principio di sussidiarietà. Il prof. Giuseppe Pellicci, direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (un Ente di Terzo Settore) ha dichiarato: “Con più di 290 colleghi abbiamo offerto di aprire i nostri laboratori in tutta Italia e mettere a disposizione macchine e personale. Insieme possiamo analizzare i tamponi necessari. Solo in Lombardia saremmo in grado di passare dai circa centomila attuali a cinquecentomila”. (Corriere della Sera, 26 marzo 2020). Ma l’offerta non è stata accolta. Penso anche al Servizio Civile Universale, a questo “esercito del bene comune”, come è stato definito. Ci sono 80.000 giovani che nell’ultimo bando non hanno trovato posto per fare un anno di servizio civile volontario per la mancanza di copertura finanziaria, peraltro modesta. Perché non provvedere subito alla bisogna? E così via con tanti altri esempi.
Terzo.
La salute di una persona e di una popolazione è funzione di cinque variabili. Certamente la sanità è la prima di queste, le altre quattro sono: gli stili di vita, le condizioni lavorative, l’ambiente (ecologico), la famiglia. L’errore che continuiamo a commettere è quello di pensare che la nostra salute dipenda unicamente dalle strutture sanitarie. È bensì vero che questa crisi ha messo a nudo non poche carenze e inefficienze del nostro sistema sanitario, alle quali occorrerà porre rimedio in fretta. Ma se non prestiamo attenzione alle altre variabili potrà accadere che i tassi di mortalità e di morbilità non declineranno di certo. Per farmi capire: non si muore e non ci si ammala solo a causa del virus, ma anche per la denutrizione (o malnutrizione) o per il senso di isolamento sociale che deriverebbero da una eventuale grave e lunga recessione economica. Con l’aggravante che, mentre il virus colpisce tutti indistintamente, le nuove povertà andrebbero a colpire gli scarti umani, come li ha chiamati papa Francesco. Che fare allora? Occorre intervenire, sin da ora, senza aspettare la fine della pandemia (prevista per l’inizio dell’autunno), affinchè il governo dia vita ad un gruppo di lavoro formato da persone competenti, libere da ogni legame di partito e di affari, con forte motivazione intrinseca, al quale chiedere di elaborare, in un lasso di tempo di non più di tre mesi, un piano di rinascita nazionale [1]. Il gruppo dovrà darsi da sé le regole per lo svolgimento della propria missione, senza interferenza alcuna dall’esterno. Il piano verrebbe poi affidato al governo e al parlamento che decideranno in merito. (A scanso di equivoci, un piano non è una lista di proposte – ce ne sono già fin troppe – ma un insieme articolato di progetti). Sarebbe questo un esempio concreto di quella democrazia deliberativa (che non è, beninteso, la democrazia decidente) verso la quale il nostro paese dovrà andare se vorrà vedere l’alba di un nuovo giorno.
Quarto.
C’è infine una quarta lezione da trarre, quella riguardante l’urgenza di ripensare in radice i Trattati Europei, perché l’Unione Europea ha bisogno di un “supplemento d’anima”. Non saranno le tecnicalità, pur necessarie, a salvare l’Unione. Ma di ciò, in un’altra occasione.
Termino ricordando che la possibilità è sempre la combinazione di due elementi: le opportunità e la speranza. È sbagliato pensare che perché qualcosa possa realizzarsi sia necessario intervenire solamente sul lato delle opportunità, cioè delle risorse e degli incentivi. Occorre piuttosto insistere sull’elemento della speranza, che non è mai utopia. Essa si alimenta con la creatività dell’intelligenza politica e con la purezza della passione civile. È la speranza che sprona all’azione e all’intraprendere, perchè chi è capace di sperare è anche chi è capace di agire per vincere la paralizzante apatia dell’esistente. “Tutto andrà bene!”
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Su Vita.it del 3 aprile 2020. E dal sito web politicainsieme.com.
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Nel riquadro iniziale: La Speranza, virtù teologale, in un dipinto a olio su tavola (167×88 cm) di Piero del Pollaiolo, databile al 1470 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Nel secondo riquadro: La Prudenza, virtù cardinale, in un dipinto a olio su tavola (167×88 cm) di Piero del Pollaiolo, databile al 1470 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
————————-Note della redazione di aladinpensiero———-
[1 NdR – Sembra che il decreto che segue accolga il consiglio del prof. Zamagni].DPCM 10 aprile 2020. Istituzione del Comitato di esperti in materia economica e sociale.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri
VISTA la legge 23 agosto 1988, n. 400, recante “Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri” e successive modificazioni e integrazioni;
VISTO il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, recante “Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59” e successive modificazioni ed integrazioni;
VISTA la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata in data 31 gennaio 2020, con la quale, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell’OMS per l’epidemia da COVID-19, è stato proclamato lo stato di emergenza per la durata di sei mesi e sono state messo in atto le prime misure di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale;
VISTO il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13;
VISTO il decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, recante “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”;
VISTO il decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, recante “Disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza COVID-19”;
VISTO il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante “Misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”;
VISTO il decreto legge 25 marzo 2020, n. 19, recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19”;
VISTA l’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020, recante “Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa la rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da genti virali trasmissibili” e, in particolare, l’articolo 2, comma 1, che prevede l’avvalimento da parte del Capo Dipartimento della protezione civile di Comitato tecnico scientifico;
VISTO il decreto del Capo Dipartimento della protezione civile del 5 febbraio 2020 recante “istituzione del Comitato tecnico scientifico, previsto dall’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020”;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2020, recante “Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di
contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 1° marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell’8 marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 62 del 9 marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 64 dell’11 marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 22 marzo 2020;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2020, recante “Disposizioni attuative del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19 recante “Misure urgenti per fronteggiare
l’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 2 aprile 2020;
CONSIDERATO che le principali misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19, previsti dai citati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, hanno imposto la sospensione delle attività economiche e produttive del Paese, la chiusura degli esercizi commerciali, la sospensione delle attività didattiche, culturali e sportive, nonché la limitazione della libertà di circolazione dei cittadini e, più in generale, una situazione di lockdown del Paese;
RAVVISATA quindi, la necessità di prevedere tempestivamente le misure necessarie per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, culturali, economiche e produttive, anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza epidemiologica COVID-19;
RILEVATA la necessità, a tal fine, di doversi avvalere del costante supporto multidisciplinare di autorevoli esperti con elevate e qualificate competenze ed esperienze professionali in diversi settori;
RITENUTO, pertanto, di dover procedere alla istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di un Comitato di esperti per la suddetta finalità fino al termine dell’emergenza epidemiologica COVID-19;
DECRETA Art. 1
(Comitato di esperti)
1. Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è istituito un Comitato di esperti in materia economica e sociale (di seguito: Comitato) con il compito di elaborare e proporre al Presidente del Consiglio misure necessarie per fronteggiare l’emergenza epidemiologica COVID-19, nonché per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza.
2. Il Comitato opera in coordinamento con il Comitato tecnico scientifico di cui all’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020.
3. Il Comitato è presieduto dal dottor Vittorio COLAO, dirigente d’azienda, ed è composto dai
seguenti membri:
Elisabetta CAMUSSI
Professoressa di Psicologia sociale, Università degli Studi di Milano “Bicocca”
Roberto CINGOLANI
Responsabile Innovazione tecnologica di Leonardo, già Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)
Riccardo CRISTADORO
Consigliere economico del Presidente del Consiglio – Senior Director del Dipartimento economia e statistica, Banca d’Italia
Giuseppe FALCO
Amministratore Delegato per il Sistema Italia-Grecia-Turchia e Senior Partner & Managing Director di The Boston Consulting Group (BCG)
Franco FOCARETA
Ricercatore di Diritto del lavoro, Università di Bologna “Alma Mater Studiorum”
Enrico GIOVANNINI
Professore di Statistica economica, Università di Roma “Tor Vergata”
Giovanni GORNO TEMPINI
Presidente di Cassa Depositi e Prestiti
Giampiero GRIFFO
Coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità
Filomena MAGGINO
Consigliera del Presidente del Consiglio per il benessere equo e sostenibile e la statistica – Professoressa di Statistica sociale, Università di Roma “La Sapienza”
Mariana MAZZUCATO
Consigliera economica del Presidente del Consiglio – Director and Founder, Institute for Innovation and Public Purpose, University College London
Enrico MORETTI
Professor of Economics at the University of California, Berkeley
Riccardo RANALLI
Dottore commercialista e revisore contabile
Marino REGINI
Professore emerito di Sociologia economica, Università Statale di Milano
Raffaella SADUN
Professor of Business Administration, Harvard Business School
Stefano SIMONTACCHI
Avvocato, Presidente BonelliErede, Presidente Fondazione Buzzi
Fabrizio STARACE
Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Modena – Presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP)
4. Sono, altresì, componenti di diritto del Comitato il Commissario straordinario del Governo per l’attuazione ed il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento ed il contrasto dell’emergenza epidemiologica da COVID – 19. dr. Domenico ARCURI e il Capo del dipartimento della Protezione civile, dr. Angelo BORRELLI.
5. Per la partecipazione ai lavori del Comitato, non spettano ai membri del Comitato compensi, gettoni di presenza, indennità né emolumenti comunque denominati, fatta eccezione per il rimborso delle eventuali spese di viaggio e di soggiorno per i componenti non residenti nella provincia di Roma nei limiti previsti dalla normativa vigente.
6. Le funzioni di segretario del Comitato sono svolte dalla dr.ssa Stefania Fancello, in servizio presso gli uffici di diretta collaborazione del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Art. 2
(Compiti del Presidente del Comitato)
1. Il Presidente:
a) ha la rappresentanza del Comitato e ne coordina e promuove le attività;
b) fissa il calendario dei lavori, l’ordine del giorno e convoca le riunioni del Comitato;
c) cura i rapporti con gli organi istituzionali interessati all’attività del Comitato;
d)cura il coordinamento con il Comitato tecnico scientifico di cui all’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020;
e) ha facoltà di promuovere audizioni, anche con l’utilizzo di strumenti telematici, sulle materie di competenza del Comitato;
f) cura la diffusione delle informazioni relative all’attività svolta dal Comitato.
2. In caso di assenza o impedimento il Presidente può designare tra i componenti del Comitato un suo delegato con l’incarico di esercitare provvisoriamente le sue funzioni.
Art. 3 (Organizzazione dei lavori)
1. Il Comitato riferisce costantemente al Presidente del Consiglio dei Ministri, anche inviando relazioni periodiche aventi ad oggetto l’esito dei suoi lavori e le proposte formulate.
2. Le deliberazioni del Comitato sono validamente assunte con la presenza, anche in modalità telematica o di videoconferenza, della maggioranza dei componenti,
3. Il Presidente può anche convocare riunioni congiunte con il Comitato tecnico scientifico di cui all’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del
3 febbraio 2020.
4. Delle riunioni del Comitato si redige apposito verbale.
5. Il Comitato, su proposta del Presidente, può stabilire ulteriori regole per il suo funzionamento.
Art.4 (Oneri)
1. Gli oneri derivanti dall’applicazione dell’articolo 1, comma 5, del presente decreto gravano sui pertinenti capitoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il presente decreto è trasmesso agli organi di controllo per gli adempimenti di competenza.
Roma, 10 aprile 2020
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Giuseppe CONTE
Oggi sabato 18 aprile 2020
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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————————————–
Scuola che fare? Il sen. Gianni Marilotti a domanda risponde
18 Aprile 2020
Gianni Marilotti a domanda di Andrea Pubusa risponde. Su Democraziaoggi.
- Caro Gianni, che si dice “là dove si puote” dell’avvenire prossimo venturo della scuola?
- Vista la confermata decisione con DPCM di intensificare, procrastinandole, le misure di «distanziamento sociale» adottate per il contenimento dell’epidemia, assistiamo a uno sviluppo di scenari e proiezioni di breve-medio termine…
- E cosa si prevede[…]
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Il gioco delle tre carte
Peccato, da oggi dovremo fare a meno della quotidiana conferenza stampa della Protezione civile. Stava diventando ogni giorno più difficile conoscere il numero dei nuovi casi di Covid-19 che si aggiungevano ai precedenti. Infatti la modalità di esposizione dei dati una volta iniziava dai guariti, l’indomani dai deceduti, l’altro ancora dai ricoverati totali, l’altro dagli asintomatici, l’altro ancora dai casi trattati in terapia intensiva, poi da quelli trasferiti da una regione all’altra e così via. Sempre più difficile.
Grande soddisfazione quando si verificava un calo nell’occupazione dei posti in terapia intensiva senza precisare se a causa di guarigioni o di decessi. Ma tant’è
Ieri, 17 aprile, è stata la giornata, udite udite, del drastico calo dei contagi. Grande balla. Ecco la sequenza degli ultimi giorni, ricavata dai dati giornalieri pazientemente raccolti.
Contagi giornalieri — Tot. casi–incr. % su tot. precedente
06/4 contagi + 3599 tot. 132.547 + /02,80%
07/4 contagi + 3039 tot. 135.586 + /02,30 %
08/4 contagi + 3836 tot. 139.422 + /02,83 %
09/4 contagi + 4204 tot. 143.626 + /03,02 %
10/4 contagi + 3951 tot. 147.577 + /02,70 %
11/4 contagi + 4694 tot. 152.271 + /03,18 %
12/4 contagi + 4092 tot. 156.363 + /02,69 %
13/4 contagi + 3153 tot. 159.516 + /02,02 %
14/4 contagi + 2972 tot. 162.488 + /01,87 %
15/4 contagi + 2667 tot. 165.155 + /01,64 %
16/4 contagi + 3786 tot. 168.941 + /02,30 %
17/4 contagi + 3493 tot. 172.434 + /02,07 %
Ebbene, come è evidente dalle cifre la realtà è un’altra. Ma giornali e televisioni sono tutti allineati e ci informano del deciso calo dei contagi. Cose da pazzi. Qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo. (g.p.)
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Che succede? Che fare?
IL NOSTRO COMUNE DESTINO. E L’ITALIA SMARRITA
17 Aprile 2020 su C3dem.
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DA DOVE RICOMINCIARE
16 Aprile 2020 su C3dem.
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[segue]
Basta Guerre, Basta Armi. Tutti questi immensi capitali e finanziamenti si utilizzino per la sanità, per la ricerca e l’istruzione, per debellare la fame, per la difesa dell’ambiente e della Terra. Facciamo appello ai Sindaci, nei cui territori è in programma nei mesi di Aprile e Maggio lo svolgersi di questa esercitazione, perché loro stessi e le popolazioni attuino la resistenza passiva ad ogni tipo di attività di “guerra simulata”, che mira ad aggredire altri popoli e a diffondere divisioni e odio nel mondo.
Categorie Identitarie Sarde
Via Marche, 9, 09127 Cagliari
categorieidentitariesarde@gmail.com – Cellulare: 3477255895
Al Sig. Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella
Al Sig. Presidente della Giunta Regionale della Sardegna On. Cristian Solinas
Al Sig. Ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini
Al Sig. Sottosegretario alla Difesa On. Giulio Calvisi
Ai Sigg. Prefetti di Cagliari- Sassari-Nuoro e Oristano
Ai Sigg. Sindaci di Arbus – Decimomannu – Perdasdefogu – Teulada – Villasor – Villaputzu –
Terralba – Oristano
Al Sig. Presidente ANCI Sardegna
I Presidenti delle Categorie Identitarie Sarde, Confederazione Sindacale Sarda, Liberi Agricoltori
Sardegna, Liberi Pastori, CASCOM Impresas de Sardigna, Assotziu Consumadoris Sardigna,
riunitisi in video conferenza hanno deciso di inviare un appello con la richiesta per annullare
immediatamente le imminenti esercitazioni militari Nato in terra sarda. [segue]
Auguri a padre Agostino Pirri, che oggi compie 90 anni!
Auguri al magnifico Agostino, frate francescano OFM, che oggi compie 90 anni. Oggi festeggia con i suoi confratelli nel Convento di Sant’Antonio di Quartu S.Elena. Si collegherà in videochiamata con alcuni amici dell’associazione Amici sardi della Cittadella di Assisi (e di padre Agostino) che rappresentano idealmente le schiere di amici che gli vogliono un bene infinito.
Oltre i limiti dello sviluppo
Il problema della sostenibilità ambientale del funzionamento dell’economia globale
di Gianfranco Sabattini
Il continuo manifestarsi di eventi climatici estremi ha riproposto all’attenzione della pubblica opinione il problema della sostenibilità ambientale degli attuali ritmi della crescita economica globale. Lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha “dato fiato alle trombe” dei cosiddetti decrescisti, seguaci delle tesi avanzate dall’economista francese Serge Latouche. Non sempre, però, il proposito di porre un limite all’obiettivo della crescita è sorretto dalla consapevolezza delle rigide condizioni imposte per uscire dalla logica di funzionamento propria dei moderni sistemi economici. Inoltre, il parere degli esperti riguardo alle modalità con cui evitare che il fenomeno della “crescita continua” contribuisca a peggiorare le condizioni ambientali non ha raggiunto sinora un adeguato livello di univocità.
Per alcuni, la crescita è sostenibile se comporta un aumento del benessere economico senza che questo pesi negativamente sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla qualità della vita. A tal fine, essi sostengono che sarebbe sufficiente mettere in discussione solo alcuni aspetti del modello economico tradizionale adottato a livello globale; a parer loro, gli attuali ritmi di crescita diventerebbero sostenibili, quando il livello di attività del sistema economico globale fosse accompagnato da un processo di cambiamento col quale lo sfruttamento delle risorse, l’orientamento degli investimenti, i cambiamenti tecnici e istituzionali avvenissero in modo tale da non compromettere il potenziale economico globale attuale e futuro, destinato al far fronte all’aspirazione crescente degli uomini a soddisfare i propri bisogni. [segue]