Monthly Archives: marzo 2020

Aladinpensiero aderisce

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Emergenza Covid-19: Forum Disuguaglianze e Diversità e ASviS propongono al Governo misure integrative al reddito

E’ possibile costruire una diga solida contro l’impoverimento. Il Forum Disuguaglianze e Diversità e l’ASviS, assieme a Cristiano Gori dell’Università di Trento, propongono due misure integrative al decreto Cura Italia: il Sostegno di emergenza per il lavoro autonomo (SEA) e il Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza (REM).
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Oggi martedì 31 marzo 2020

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—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti———-
Coronavirus. Carte, telefonini: quid juris per il controllo a distanza?
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Per combattere il coronavirus tracciamento delle persone tramite telefonini carte di credito e simili? Ci sono molti sedicenti esperti che ammettono senz’altro queste limitazioni sulla base di ragionamenti di buon senso e di pura opportunità (prima la salute poi la riservatezza). Credo sia un modo errato di porre il problema.[...]
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I “diritti dell’uomo”. La “scoperta” dell’Illuminismo caduta nell’oblio
di Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Vincenzo Ferrone, autorevole studioso dell’Illuminismo e dell’Ancien régime, in “Storia dei diritti dell’uomo” solleva una questione di peculiare interesse per i politici, i giuristi e i sociologi impegnati a definire i diritti dell’uomo in tutte le sedi internazionali. Essi, però, a parere dell’autore, dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, si sono […]
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La scelta del governo tra un reddito di emergenza e uno incondizionato anche per «dopo»
Reazioni a catena. Pd e Cinque Stelle convergono sull’idea di estendere il reddito di cittadinanza chiesta dalla campagna per il Reddito di quarantena e dalla petizione del Basic Income Network Italia. Per i promotori la misura non può essere però intesa come “transitoria”. Dev’essere strutturale: “L’emergenza c’era già prima del Coronavirus e durerà dopo in condizioni peggiori. E’ necessaria una misura strutturale e individuale”. Ma nel governo l’orientamento prevalente sembra quello di una misura “transitoria” o “di sopravvivenza”. Anche se c’è anche qualcuno che vuole una modifica dei vincoli attuali. Renzi e Salvini rifiutano tutte le opzioni e chiedono di finanziare le imprese. La nuova misura potrebbe partire già da aprile. Su il manifesto del 29 marzo 2020.

Coronavirus. Preparamoci anche in Sardegna la fase del “contenimento”

04d1aebf-cb70-4482-89e9-e4cfd2da8b78DOMANI… NON E’ UN ALTRO GIORNO
di Gianni Pisanu.

Con l’intento di stimolare tutti a contribuire col massimo impegno a fronteggiare la tragica emergenza VIRUS, mi preoccupo di richiamare l’attenzione sulle esperienze fin qui a nostra disposizione maturate prima nel Centro Nord Italia e che ora riguardano la nostra Isola. [segue]

Letture

ba0c98b2-e467-485d-bc70-e5c26705da75La vita dopo il coronavirus.

di Raffaele Deidda

Alla quarta settimana di isolamento la reclusione da pandemia diventa sempre più pesante, la frustrazione di dover stare in casa cresce, la preoccupazione per il futuro aumenta anche se continuiamo a ripeterci scaramanticamente che “andrà tutto bene”. In questo periodo forse giova fare delle letture che trasmettono messaggi positivi dai segnali che l’emergenza pandemica invia all’umanità. Letture anche semplici, poco impegnative, forse intellettualmente poco profonde ma comunque confortanti, che aiutano a sperare in un futuro meno inquietante di quanto l’isolamento ci porti ad immaginare.
Una di queste letture può essere “Un cuento sobre el coronavirus” dello scrittore spagnolo Francisco Rodríguez Criado, da cui ho liberamente tratto questo racconto. [segue]

Emergenza coronavirus e oltre. Il contributo degli intellettuali sull’ala del pensiero: Tutela della Salute

ss-trinita-caRipensare la sanità
di Beppe Andreozzi*

L’emergenza di questi giorni ci porta a riflettere sullo stato dell’organizzazione della sanità in Italia, le luci e le ombre del nostro sistema.
Facciamo un passo indietro e partiamo dalla Carta Costituzionale (1948), all’interno della quale l’art. 32 primo comma aveva statuito: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti».
Il sistema sanitario italiano, all’epoca e ancora fino alla fine degli anni settanta, si reggeva su un sistema di tipo assicurativo-previdenziale organizzato sulle “mutue” nate alla fine dell’Ottocento su base volontaria e solidaristica nell’ambito delle società operaie, poi divenute obbligatorie nel corso del Novecento.
In base all’appartenenza a una determinata categoria di lavoratori, gli stessi e i loro familiari fruivano di un’assistenza sanitaria differenziata a seconda della ricchezza della cassa. Esistevano quindi medici specialisti e una moltitudine di enti ospedalieri privati o pubblici, nati quasi tutti come “opere pie” grazie a lasciti di munifici benefattori, convenzionati con una o un’altra cassa mutualistica e anche la natura delle prestazioni erogata dai medesimi soggetti cambiava da caso a caso.
La cura dei cittadini non assicurati sprovvisti di adeguato reddito poteva essere prestata da medici ed enti ospedalieri solo su base caritatevole.
Per quasi trent’anni l’unica novità, certo non indifferente, prodotta dalla norma costituzionale fu quella dell’obbligo per lo Stato di garantire anche ai non abbienti cure gratuite, assicurate prevalentemente nel territorio comunale dai “medici condotti” e in caso di degenza col ricovero nelle strutture ospedaliere pubbliche.
Il sistema fu rivoluzionato con la legge n. 833 del 1978 che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Tratti principali di questa riforma furono: il finanziamento della sanità pubblica, posto a carico della fiscalità generale; la soppressione delle casse mutualistiche e degli enti ospedalieri pubblici; la creazione delle Unità Sanitarie Locali, concepite come organi di collegamento dei comuni e delle comunità montane, nell’ambito delle quali confluirono gli stabilimenti ospedalieri, gli uffici e i servizi territoriali della sanità, organizzate secondo criteri e obiettivi fissati dallo Stato, quanto alle linee generali, e dalle Regioni attraverso i piani sanitari.
Diventava quindi compito delle USL organizzare tutta l’attività sanitaria, anche di prevenzione, del territorio ed erogare le prestazioni sanitarie mediche, specialistiche, riabilitative, ospedaliere, direttamente o attraverso strutture private convenzionate.
La riforma, che sicuramente aveva rivoluzionato in senso positivo l’organizzazione della salute nel Paese, consentendo una tutela sanitaria omogenea e coerente nei confronti dei cittadini, fu però sottoposta a un ampio processo di revisione, volto a ridimensionare l’ingerenza della politica nella gestione delle USL, governate da “comitati di gestione” rappresentativi delle forze politiche presenti nel territorio, nonché a porre sotto controllo i flussi di spesa, in un momento di grave crisi economica del Paese.
Nacquero così le modifiche introdotte al sistema coi decreti legislativi n. 502 del 1992 e n. 229 del 1999, con le quali si imponeva alle USL, trasformate anche nominalmente in aziende sanitarie, un modello di tipo aziendale fondato su criteri di economicità e si poneva al vertice di esse un direttore generale con funzioni di tipo manageriale, dotato di poteri tipici del privato datore di lavoro.
Esemplarmente, l’art. 3 del decreto legislativo n. 502/92 come modificato dal decreto legislativo n. 229/99 aveva previsto al comma 1-ter che «le aziende sanitarie sono tenute al rispetto dei vincoli di bilancio attraverso l’equilibrio di costi e ricavi, compresi i trasferimenti di risorse finanziarie» e al comma 6 che «al direttore generale compete in particolare verificare, mediante valutazioni comparative dei costi, dei rendimenti e dei risultati, la corretta ed economica gestione delle risorse attribuite ed introitate…».
I criteri di gestione delle aziende sanitarie, al di là delle enfatiche affermazioni di principio contenute negli atti regionali e aziendali, si fondano oggi su variabili puramente economiche quali costi, ricavi, rendimenti, equilibri di bilancio e sulla corretta applicazione di tali criteri vengono giudicati i direttori generali che le amministrano.
In una logica di efficienza e produttività certamente non rientrano investimenti impegnativi che gravano sui bilanci delle aziende e non rispondono a criteri di efficienza e produttività.
Ecco perché, veniamo ai nostri giorni, le aziende sanitarie italiane si sono trovate all’improvviso sprovviste di presidi individuali di protezione e di strumenti per la rianimazione eccedenti le esigenze ordinariamente preventivabili.
Eppure sarebbe saggio prevedere, nell’organizzazione della sanità, riserve strategiche di materiali, organici e strutture destinate a fronteggiare possibili emergenze, quali possono essere determinati da epidemie, ma anche da calamità naturali o da incidenti a impianti industriali o mezzi di trasporto, senza che nessuno possa contestarne la svantaggiosità, non trattandosi di prestazioni suscettibili di essere contabilizzate.
È opportuno ripensare gli attuali modelli organizzativi, senza rinunziare ovviamente al rigore nei controlli della spesa e dell’efficienza dei servizi erogati.
Ciò di sicuro comporterebbe costi aggiuntivi che, in tempi ordinari, potrebbero apparire sovrabbondanti, ma dovremmo imparare ad accettarli.
In fondo, ogni anno spendiamo per la difesa 23 miliardi di euro, 64 milioni al giorno, 5 miliardi all’anno solo di armamenti; eppure l’Italia ripudia la guerra (come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, art. 11 della Costituzione) e, grazie a Dio, non siamo in guerra da 75 anni e nessuno, al giorno d’oggi, sembra interessato ad aggredirci militarmente. Eppure spendiamo, tanto e senza significative obiezioni, per prepararci a una guerra che forse non vedremo mai.
Forse i tempi e la coscienza collettiva sono maturi per considerare la salute come un bene prezioso da tutelare e ripensare i criteri che determinano la spesa e l’organizzazione della sanità.
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* Con questo articolo comincia la collaborazione editoriale del nostro amico Giuseppe Andreozzi.
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La CSS scrive al presidente e all’assessore alla sanità

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La Confederazione Sindacale Sarda-CSS segue con attenzione e preoccupazione l’evolversi dell’emergenza creata anche in Sardegna dal Covid-19 sia sotto l’aspetto sanitario che sotto l’aspetto socio-economico. [segue]

Precisazione della Caritas diocesana di Cagliari in merito ai servizi essenziali per le persone bisognose

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La Caritas diocesana di Cagliari, nella persona del suo direttore, don Marco Lai, informa [segue]

Oggi lunedì 30 marzo 2020

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—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti———-
Finalmente riparliamo di scuola!
30 Marzo 2020
Gabriella Lanero su Democraziaoggi.
In questi giorni si riparla della scuola: social, media e stampa riferiscono e commentano sull’informativa della ministra Azzolina al Senato, il 26 marzo scorso, in questi tempi di Covid 19.
All’informativa è seguito il dibattito in cui sono intervenuti nove senatori rappresentanti dell’opposizione e della maggioranza. Su questa presa di parola in una sede autorevole, […]
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Perché lavorare? Grillo rilancia il reddito di cittadinanza. Per tutti
di Francesco De Palo su formiche.net
Proposta di Beppe Grillo: “Mettere al centro l’uomo e non più il mercato del lavoro” e cita il fondo fossile dell’Alaska. Ma intanto si apre il dibattito sulle conseguenze, anche di principio, di questa idea. [segue]

Emergenza coesione sociale: presto un reddito di quarantena o chiamatelo come volete?

La scelta del governo tra un reddito di emergenza e uno incondizionato anche per «dopo»
Reazioni a catena. Pd e Cinque Stelle convergono sull’idea di estendere il reddito di cittadinanza chiesta dalla campagna per il Reddito di quarantena e dalla petizione del Basic Income Network Italia. Per i promotori la misura non può essere però intesa come “transitoria”. Dev’essere strutturale: “L’emergenza c’era già prima del Coronavirus e durerà dopo in condizioni peggiori. E’ necessaria una misura strutturale e individuale”. Ma nel governo l’orientamento prevalente sembra quello di una misura “transitoria” o “di sopravvivenza”. Anche se c’è anche qualcuno che vuole una modifica dei vincoli attuali. Renzi e Salvini rifiutano tutte le opzioni e chiedono di finanziare le imprese. La nuova misura potrebbe partire già da aprile.
reddito-di-quarantena-il-manifesto di Roberto Ciccarelli, su il manifesto, [segue]

Il Sindaco di Cagliari: “Occorre un reddito da quarantena”. Siamo d’accordo!

stemma-ca[Dal sito web istituzionale del Comune di Cagliari] Truzzu al Governo: “Occorre un reddito da quarantena”
Il sindaco di Cagliari lancia un appello ai colleghi per far sentire la voce dei Comuni: “Le risorse stanziate sono insufficienti per far fronte alla disperazione dei cittadini”.[segue]

Emergenza coronavirus e oltre. Il contributo degli intellettuali sull’ala del pensiero: abbiamo bisogno di medici

e336d01f-ca1e-43e6-9b5f-83d848d8698cPandemia da coronavirus. Specializzare i medici non specialisti
di Giovanni Maria Pisanu*
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Nel nostro Paese si registra ormai da anni una carenza costante di medici specialisti, in particolare nei settori dell’emergenza come anestesia e terapia intensiva. Le scuole di specializzazione non hanno sufficienti posti per l’accesso di tutti i medici abilitati. La drammatica pandemia di coronavirus ha messo in evidenza questa situazione. Specializzare sul campo i medici non specialisti può essere una via per superare quello che viene definito l’imbuto formativo. [segue]

I provvedimenti del Governo per fronteggiare l’emergenza alimentare

Buono spesa
“Arriveranno entro martedì 31 marzo i 400 milioni di euro destinati ai Comuni per finanziare i buoni spesa e fronteggiare l’emergenza alimentare. La tempistica è scritta nella versione definitiva dell’ordinanza della Protezione civile, che fissa anche i criteri di ripartizione delle risorse. L’80% del fondo sarà distribuito in base alla popolazione, e l’altro 20% si concentrerà nelle zone più povere in base al parametro della distanza fra il reddito pro capite del Comune e quello medio nazionale.[segue]

Oggi domenica 29 marzo 2020

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—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti———-
Carbonia. ‘Una landa quasi completamente deserta, non un uomo, non una casa, non un sentiero, non una goccia d’acqua: solitudine e malaria’. Dal discorso di Mussolini a Carbonia. Ancora un appuntamento domenicale con la storia di Carbonia, iniziata il 1° settembre.
29 Marzo 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
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mondo-bluEmergenza coronavirus e oltre. Il contributo degli intellettuali sull’ala del pensiero.
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Covid-19 può distruggere l’Europa, non solo la Ue
di Nicolò Migheli
By sardegnasoprattutto / 28 marzo 2020 / Società & Politica/
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Lettera di Pupi Avati alla Rai: «Stravolgiamo la programmazione, riscopriamo in tv la grande cultura»
29 Marzo 2020 su Democraziaoggi.
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Il Virus sovrano
Qualunque emergenza porta allo scoperto i problemi che la normalità nasconde sotto il tappeto. In Italia, il coronavirus arriva su un paese diviso fra nord e sud e devastato dalla governance neoliberale nel servizio sanitario, nel mercato del lavoro, nell’assetto istituzionale. Come cambia il rapporto fra sicurezza e libertà mentre il virus attacca la sovranità statuale e l’ideologia sovranista. Un racconto dall’Italia per il quotidiano spagnolo “ara.cat”
di Ida Dominijanni
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Il Forum DD: estendere il Reddito di Cittadinanza

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Nessuno resti indietro per colpa del coronavirus
Pubblicato il 28 Marzo, 2020 in Cronaca di Redazione – ForumDD.
Gli strumenti di protezione sociale ci sono e vanno utilizzati. A cominciare dall’estensione del Reddito di Cittadinanza. Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento e il ForumDD propongono uno schema concettuale operativo per valutare e completare le proposte di contenimento degli effetti sociali ed economici della crisi all’attenzione del Parlamento e del paese. Uno schema ispirato al principio di una tutela universale per tutte le persone a misura delle persone.
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Emergenza coronavirus e oltre. Il contributo degli intellettuali sull’ala del pensiero: Reddito di Cittadinanza universale?

mondo-bluNell’emergenza e oltre.
In televisione si susseguono i bollettini di guerra. I contagi aumentano, i morti aumentano, purtroppo. Meno male che aumentano anche le guarigioni. Giusto tenersi informati, ma dobbiamo dedicare più tempo a come affrontare la situazione oltre le priorità dell’emergenza. Parliamo della fase di “contenimento” del virus, quando ci dovremo considerare tutti dentro un grande ospedale da campo. I contagi aumentano? È inevitabile, ma facciamo le distinzioni tra malati conclamati in diversi stadi, portatori asintomatici, guariti e ovviamente sani. Per ogni “categoria” occorrono interventi diversi, che comportano trasformazioni piccole, grandi e imponenti dell’economia. Per esempio è necessario dedicare alberghi per la convalescenza dei dimessi dagli ospedali che non possono rientrare nelle case di famiglia. Requisire gli alberghi? Meglio dire: accordarsi con i proprietari per un uso temporaneo (chissà quanto) delle strutture a scopo sanitario. Una certa parte dell’economia dovrebbe riorganizzarsi proprio in questo settore. Lo ripetiamo: è solo un esempio per dire che occorre far convergere il pensiero dei diversi esperti, di tutte le discipline, sulle tematiche del “che pensare, che dire, che fare?”, oggi e domani. Ovviamente tutti, esperti o meno, ci dobbiamo mobilitare. Nel rispetto delle diverse competenze. In questo contesto facciamo anche noi la nostra parte. Come il colibrì che getta poche gocce d’acqua dal suo becco sullo spaventoso incendio della foresta! Così abbiamo scritto venerdì 27 parlando della fase cd di “mantenimento”, pur sempre emergenziale; nell’emergenza e oltre si situa la questione dell’economia, prima di tutto per quanto attiene alla salvaguardia dei ceti più vulnerabili, la cui numerosità tende a dilatarsi in relazione al (necessario) perdurare delle restrizioni («lockdown»). Il Reddito di Cittadinanza (o come lo vogliamo diversamente chiamare) costituisce per noi una convincente risposta. Ne abbiamo sempre parlato e crediamo sia cosa buona (e speriamo utile) inserirci nel dibattito anche riprendendo (e aggiornando) precedenti elaborazioni. Seguiteci e intervenite!
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Il Movimento Cinque Stelle propone l’estensione del «reddito di cittadinanza»
reddito-di-quarantena-il-manifestoLa campagna “Reddito di quarantena”
di Roberto Ciccarelli
su il manifesto, EDIZIONE del 28.03.2020, PUBBLICATO il 27.3.2020, AGGIORNATO 28.3.2020, 12:01.
La campagna per il reddito di quarantena e la riforma in senso universale e incondizionato del cosiddetto «reddito di cittadinanza» ha prodotto un primo risultato. Il Movimento Cinque Stelle ha aperto a questa opzione sostenuta da migliaia di persone in Italia con petizioni e campagne sui social network. «Questa misura sta salvando milioni di persone in questo momento, se non ci fosse oggi avremmo 3-4 milioni di persone ancora più in difficoltà. Dobbiamo estenderlo a tutte le persone che in questo momento non hanno un reddito perché hanno perso il lavoro o perchè non possono lavorare a causa delle restrizioni» ha detto ieri Vito Crimi.
«Se, a causa di questa crisi improvvisa, ci sarà l’esigenza di allargare le maglie dei requisiti, daremo una mano ad altri milioni di italiani» hanno dichiarato i portavoce dei Cinque Stelle alla Commissione Bilancio alla Camera.
Analoga apertura si è registrata oggi dal Pd. «Bisogna agire subito, è a rischio la tenuta democratica. Il reddito di cittadinanza va esteso» ha detto il ministro per il sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano – Volevamo migliorarlo già prima del coronavirus, adesso diventa indispensabile. Rivedendo i vincoli patrimoniali, chi ha una casa familiare o dei risparmi in banca che non vuole intaccare oggi non può accedervi. Rafforzando il sostegno alle famiglie numerose. Rendendolo compatibile con il lavoro, per integrare il reddito se necessario».
Con il passare dei giorni, man mano che il «lockdown» dell’intero paese si fa più stretto prolungato, la tensione sta crescendo anche tra chi non rientra nel pur ampio ventaglio dei soggetti a cui è rivolta la cassa integrazione o il bonus dei 600 euro alle partite Iva (sarà ampliato nel decreto di aprile). A Palermo, giovedì, in un ipermercato Lidl, alcune persone hanno cercato di non pagare la spesa sostenendo di non avere denaro. Secondo la Cgil un posto di lavoro su tre nell’agricoltura, nell’edilizia e nel settore terziario a Palermo è sommerso, irregolare, in nero o precario. Queste persone, e non solo al Sud, sono travolte dalla crisi del coronavirus.
L’estensione del «reddito» è stata chiesta ieri dai sindaci siciliani (Anci), ma solo con uno stanziamento di risorse temporanee e di emergenza. Per l’Anci Puglia «è indispensabile introdurre con urgenza una o più misure generali che sostengano i soggetti esclusi e prevedere per i prossimi mesi lo stanziamento di risorse aggiuntive in favore dei comuni».
Nella direzione di una rimodulazione del reddito vanno anche i ragionamenti del Forum Disuguaglianze Diversità.
«È necessario ampliare la platea del reddito di cittadinanza aumentando i criteri Isee, ridurre ed eliminare obblighi e condizioni – sostiene Sandro Gobetti del Basic Income Network che ha lanciato una petizione sottoscritta da migliaia di persone – Bisogna andare verso un reddito di base per assicurare ora e per sempre una sicurezza minima a milioni di persone». Nella stessa prospettiva si muove la campagna sul «reddito di quarantena» a cui hanno aderito centinaia di associazioni, tra cui la Rete dei Numeri Pari. «I Cinque Stelle hanno la golden share del governo. Se vogliono estendere il reddito ora, lo facciano in maniera universale e basandolo sugli individui, non più sulle famiglie. E si dovrebbe ragionare sull’accesso gratuito ai servizi per chi è sotto la soglia di povertà» sostiene Luca Dall’Agnol (Adl Cobas).
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Intervento di Tonino Dessì, su fb, a partire dalla notizia sui fatti di Palermo.
Sono abbastanza propenso a dar credito alla posizione di Leoluca Orlando, al momento.
Ieri sera il video di un limitato episodio individuale verificatosi a Palermo era diventato virale tanto in profili di leghisti e di neri, quanto in profili di sovranisti e di rossobruni.
Poi oggi non è mancato qualche diligente superstite di una sinistra “radical-pensosa” a rilanciare la posta (purtroppo in quelle già esigue fila sembrano rimasti anche diversi tonti).
Realisticamente è dubitabile che anche negli strati più disagiati, da febbraio a oggi, cioè in un mese, si sia verificato un peggioramento di condizioni che erano già di povertà o di indigenza (chiamarla crisi di liquidità mi parrebbe per queste persone un’espressione assolutamente inappropriata).
Nè siamo a una rarefazione e a un contingentamento delle scorte di beni di prima necessità.
Però sarebbe anche poco responsabile sottovalutare il segnale.
Le restrizioni, anche quelle dei movimenti di persone e di cose, unitamente ai più accentuati controlli amministrativi, colpiscono duramente le economie marginali e di sussistenza, comprese le molte ai limiti e oltre i limiti della legalità.
Non è detto nemmeno che l’elicopter money farà arrivare gran che, a certi livelli, se non spiccioli, briciole.
Nel lungo periodo si, la situazione potrebbe porsi prima in termini di ordine pubblico, poi di scontro sociale.
Ma non dovrebbero farsi illusioni i cultori di prospettive di rivolta: il destino sarebbe segnato a sfavore dei soliti, che si troverebbero schiacciati fra gli organizzatori di agitazioni politiche oppositive e una maggioranza di persone furiosamente determinata a difendere la propria condizione di relativo ancorchè diversificato vantaggio, a costo di sostenere ogni repressione.
Fra le misure immediate e di carattere straordinario sarà bene che chi governa metta a regime ogni forma di sostegno ai più poveri, riformulando il reddito di cittadinanza in reddito di esistenza e universalizzandolo incondizionatamente il più possibile.
Nel frattempo i canali di intervento di emergenza sono da individuarsi nei Comuni, i quali vanno messi nelle condizioni finanziarie e organizzative per venire incontro capillarmente alle situazioni che meglio di altre istituzioni sono in grado di valutare e di gestire.
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Commenti del direttore (sui post di Tonino Dessì e di Gianluca Medas)
Sono d’accordo con la proposta di ampliare la platea del reddito di cittadinanza (rendendolo universale) e sulla necessità di rafforzare la capacità di intervento sociale dei Comuni. Sul RdC ho visto che il dibattito sta crescendo e stanno emergendo indirizzi coerenti con quanto sostieni (M5S e Pd). In argomento mi sembra pertinente un post del mio amico Gianluca Medas e la mia risposta. Per quanto possiamo impegniamoci nel dibattito perché siano assunte misure con l’indispensabile urgenza. Riprendo il tuo post e materiali correlati su Aladinpensiero online.
CHI PENSA AGLI ULTIMI ?
Scrive Gianluca Medas:
C’è una categoria di persone seriamente a rischio di cui nessuno ha ancora parlato, queste non hanno codice ateco, non hanno partita iva, non hanno busta paga, non hanno pensione, sono quelli del lavoro nero, quelli che per necessità, o per scelta, vengono pagati a giornata, donne di servizio, contadini a giornata ecc ecc, e adesso, tappati nello loro case coattamente, rischiano di morire affamati. Sono persone dalle economie fragili che andrebbero monitorate per essere aiutate immediatamente, prima che diventino una nuova emergenza. Prima o poi il bisogno li costringerà ad uscire di casa ..e che succede se l’emergenza continuerà? Non dimentichiamoci di loro.
Commenta Franco Meloni:
Lo stato della nostra economia e la nostra organizzazione sociale sono in grado di intervenire in tutte le situazioni da te segnalate. Subito attraverso i servizi sociali dei Comuni, collegati con le Associazioni di volontariato (Caritas in primis) peraltro sostenute da ingenti contributi pubblici e privati. Le provviste alimentari di cui disponiamo sono allo stato perfino esagerate (nel proseguo occorre vedere come si mettono le cose). Dobbiamo porci il problema del mantenimento dei senza reddito. Nell’immediato la soluzione emergenziale c’è. Nei tempi brevi e medi occorre introdurre un reddito di cittadinanza per tutti [dividendo sociale, come lo chiama il prof. Gianfranco Sabattini (https://www.facebook.com/GianfrancoSabattini/)]. Ovviamente se ne sta parlando. Da molto. Il M5Stelle ha il merito di aver portato la questione all’attenzione e di aver introdotto il RdC in riforma (migliorativa) dell’esistente RIS-Reddito di inclusione sociale, ma ne ha fatto soprattutto una sua bandiera, evitando il confronto teso al miglioramento della provvidenza introdotta. L’opposizione Lega, FI e Forza Italia, a cui si è unito Renzi, per ignoranza e mala fede hanno attaccato il provvedimento RdC (peraltro presente in forme diverse in tutti i paesi europei esclusa la Grecia). In materia, pensando al futuro prossimo, posto un intervento pertinente e condivisibile del presidente dell’INPS: https://www.money.it/reddito-cittadinanza-tutti-proposta-Presidente-INPS?fbclid=IwAR3vEwHzOzhPadqPSC3iJZz8aUXstyn1jd2NzqdQM0CI5A-rQof1G1EMzW0. Ovviamente le persone fragili non si mettono in fila negli uffici delle assistenti sociali comunali (oggi non è neppure permesso). Devono essere i servizi sociali e le associazioni di volontariato, con l’ausilio di qualsiasi persona di buona volontà a rintracciarle per intervenire. Nel lungo periodo, come diceva il grande economista J.M. Keynes “siamo tutti morti”. Saludos a totus e teniamo alti il dibattito e la nostra capacità di indignarci e di impegnarci.
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