Monthly Archives: febbraio 2020
CORONAVIRUS pregi e limiti della scienza. Tre tipi di cofatori ci aiutano a capire: biologico, sociologico, politico.
Oggi domenica 9 febbraio 2020
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Carbonia. Dalla Regia Prefettura di Cagliari al ministro dell’Interno, nell’anno di guerra: ’scoramento e angustia in provincia’.
9 Febbraio 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Il post domenicale su Carbonia ci parla degli umori popolari durante la guerra secondo la Prefettura. Il primo post il 1° settembre.
‘Scoramento e angustia in provincia’, anche per l’esaurimento delle scorte di grano e di gasolio: in sorvolo velivoli nella zona di Sant’Antioco e di Carbonia, intensa l’attività aerea del nemico, a novembre passaggi […]
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Il mondo è diviso, Francesco lo unisce, facendo sua la lezione di Giovanni XXII
6 febbraio 2020. Andrea Riccardi su Famiglia
cristiana.
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Oggi sabato 8 febbraio 2020
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Si allarga il fronte del NO. Appello di giovani attivisti contro il taglio
8 Febbraio 2020
Red su Democraziaoggi.
APPELLO DEI GIOVANI ATTIVISTI CONTRO IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
Mentre il SI tace, privo di argomenti, si ingrossano le fila del NO ed è già tempo di coordinarsi. Insieme al CoStat, altri si pronunciano per il NO e preparano iniziative. Il Comitato dei Comitati per il NO, coordinato da Marco Ligas, terrà una riunione regionale giovedì […].
Che succede?
VIVERE DIVERSAMENTE LA CHIESA. CELIBATO. SINODO TEDESCO. BENIGNI…
7 Febbraio 2020 by Forcesi | su C3dem.
Enzo Bianchi, “Un cambio radicale nel vivere la chiesa” (Vita pastorale); Alberto Simoni op, “Leggendo il tuo articolo” (lettera aperta a Enzo Bianchi – Koinonia). CELIBATO: Fulvio De Giorgi su Avvenire: “Il senso cattolico e funzionale del celibato dei sacerdoti”; la replica di Andrea Grillo: “Un sacerdozio cattolico immunizzato dal sacerdozio comune? La reductio ad absurdum di un problema vero” (Come se non). Ne scrive anche Severino Dianich: “Nessuna infedeltà dottrinale” (Vita pastorale). Andrea Grillo, “Come Francesco ha superato il ‘dispositivo di blocco’” (Come se non). SINODO TEDESCO: Gianni Cardinali, “Al via il Sinodo della chiesa tedesca” e “Al Sinodo tedesco si decide sulle procedure: ‘E il voto delle donne abbia il giusto peso’” (Avvenire). Luigi Sandri, “Il vero obiettivo di Ratzinger è opporsi al Sinodo tedesco” (L’Adige). Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberga, “Non siamo rivoluzionari. Vogliamo vincere la crisi” (intervista all’Avvenire). Fabrizio D’Esposito, “La sinistra tedesca e la destra radicale: le due scosse al ‘centro’ di Bergoglio” (Il Fatto). ALTRO: Raniero La Valle, “La canzone delle canzoni” (chiesa di tutti chiesa dei poveri). Antonio Spadaro e Paul Twomey, “Intelligenza artificiale e giustizia sociale. Una sfida per la chiesa” (La Civiltà Cattolica). Alberto Melloni, sul ‘congedo’ di padre George: “Ferri corti in Vaticano” (Repubblica). Lettera di Alex Zanotelli all’Avvenire: “Un giubileo ecumenico per salvare il pianeta”. Giovanni Bachelet, “La lezione di mio padre non si spegne” (intervista a Famiglia cristiana). Paolo Rodari, “Così Mussolini tentò di fermare papa Pacelli” (Repubblica).
Lavorare meno lavorare tutti e salvare il pianeta
Lavorare meno lavorare tutti e salvare il pianeta
Giacomo Cossu
Sbilanciamoci, 3 Febbraio 2020 | Sezione: Ambiente, primo piano
Ogni salto tecnologico comporta un risparmio di tempo di lavoro. Con l’auto elettrica le stime parlano di una perdita del 30% dei posti di lavoro. Ma la transizione ecologica può portare anche benessere e più libertà.
Gli scioperi globali lanciati da Greta e portati avanti da milioni di studenti in tutto il mondo hanno scosso il sistema politico e il dibattito pubblico. Le risposte da parte della classe dirigente sono state del tutto insufficienti, come ha chiaramente detto Greta alla Cop 25 di Madrid del dicembre scorso. Il greenwashing delle multinazionali e dei governi deve essere denunciato e servono soluzioni radicali da sostenere nelle mobilitazioni: una transizione ecologica realmente efficace e democratica è possibile solo se noi cittadini avanziamo proposte concrete dal basso.
Secondo l’Onu entro pochi anni dobbiamo azzerare le emissioni, mentre sarà necessario ridurre il consumo di risorse naturali finite: l’eccesso di produzione e di consumi che continua ad aumentare ogni anno, sta privando le future generazioni delle risorse per vivere, mentre devasta l’ambiente e mette in pericolo la salute con rifiuti e inquinamento. Non basta azzerare le emissioni, serve superare il modello economico capitalista che per definizione è basato sulla produzione sempre maggiore di merci e sulla crescita dei consumi, anche quando sono del tutto inutili.
L’auto elettrica, che tra pochi anni sarà l’unico tipo di auto in vendita a causa delle normative nazionali ed europee che vanno verso il bando del diesel, consentirà un abbattimento delle emissioni climalteranti, ma se prodotta secondo i criteri del mercato potrà comunque causare gravi danni all’ambiente e al nostro futuro. Grazie alle nuove tecnologie di produzione potremo produrla con minori sprechi, ma richiederà comunque l’estrazione di risorse naturali, che sono finite e non possiamo rischiare di esaurire. Servirà quindi produrre un numero inferiore di auto rispetto a quelle presenti oggi nel pianeta, passando dalla proprietà individuale del mezzo alla condivisione di un’auto tra molti più utilizzatori come servizio. La libertà di muoversi non dovrà essere garantita dalla proprietà privata del mezzo, ma da un nuovo sistema di mobilità sostenibile dato dalla condivisione dell’auto elettrica e da un potenziamento del servizio di trasporto pubblico con mezzi ad emissioni zero.
L’esempio dell’auto elettrica è particolarmente significativo perché riguarda un settore strategico come l’automotive, che è stato determinante nello sviluppo economico dell’ultimo secolo. Bisognerà produrre di meno e con minore impiego di risorse, ma quali effetti avranno queste trasformazioni sul nostro futuro lavorativo, una volta terminati gli studi?
Ogni salto tecnologico, inclusi quelli legati alla transizione ecologica, comportano un risparmio di tempo di lavoro. Nel caso dell’auto elettrica, Morgan Stanley stima una perdita del 30% di posti di lavoro a livello mondiale. In questo momento storico, attraversato da forti innovazioni tecnologiche e dall’inizio della riconversione ecologica, rischiamo che questi risparmi di lavoro e di risorse si traducano in ulteriore sfruttamento delle persone e del pianeta, come avvenuto nei salti tecnologici precedenti. Infatti in passato le innovazioni tecnologiche come l’informatizzazione della produzione hanno portato ad accrescere la produzione di merci e di emissioni, senza migliorare la condizione dei lavoratori, che sono sempre più poveri anche quando lavorano per tante ore, oppure sono in larga parte disoccupati. Questo processo ha visto però i più ricchi, coloro che controllano le tecnologie e i mezzi di produzione, diventare sempre più ricchi. E’ normale che sia così, è il capitalismo: ogni risparmio di tempo o risorse viene subito impiegato per ulteriore produzione e profitto, senza sosta e senza limite allo sfruttamento di persone e natura, concentrando la ricchezza sui proprietari.
L’alternativa a questo futuro drammatico è l’indirizzo dell’innovazione tecnologica verso la giustizia climatica e sociale: la transizione deve portare maggior benessere e libertà a tutti, non solo a chi trae profitto dal mercato. Uno dei principali modi per farlo è ridurre l’orario di lavoro di ciascuno e redistribuirlo tra tutte e tutti, senza lasciare escluso nessuno dalla possibilità di guadagnarsi da vivere. I risparmi di tempo legati all’innovazione e alla riduzione della produzione devono liberare il tempo di vita delle persone dal lavoro, per dedicarsi alla propria crescita culturale, allo svago, a qualsiasi attività che migliori il benessere. Si tratta di una importante opportunità per garantire anche maggiore equilibrio e giustizia sociale tra i generi.
Questa redistribuzione non deve ridurre i salari, perché la ricchezza prodotta deve essere redistribuita equamente a tutti i lavoratori, sia tramite aumenti di salario che tramite il welfare universale – case popolari, scuole e università pubbliche e gratuite, sanità pubblica, etc. Inoltre il risparmio di tempo deve portare a ridurre l’età lavorativa, andando in pensione prima e soprattutto passando più tempo nei percorsi formativi raggiungendo i più elevati titoli di studio. Crediamo che sia un diritto di tutte e tutti potersi formare durante tutto l’arco della vita, ma anche non dover cedere al ricatto e all’impossibilità di proseguire gli studi a causa dei loro costi sempre più spesso insostenibili. Ecco perchè serve abolire le tasse universitarie e permettere a tutti di prendere la laurea senza discriminazioni. Infatti l’innovazione richiede molte più conoscenze da parte dei lavoratori e dei cittadini, ma attualmente la maggioranza della popolazione mondiale non ha accesso ai più alti livelli di istruzione. Nel nostro Paese vi è il paradosso per cui nel pieno della trasformazione tecnologica, la classe politica avendo approvato il Jobs Act permette che i 15enni ottengano il diploma andando a lavorare in apprendistato: anziché continuare a studiare e avere incentivi per raggiungere la laurea, veniamo incentivati ad abbandonare gli studi per entrare in aziende spesso arretrate, imparando un lavoro come la produzione e manutenzione di motori diesel che presto dovrà essere superato da nuove occupazioni più qualificate. Al contrario dovremmo subito portare l’obbligo scolastico ai 18 anni.
Questa prospettiva di innovazione e sostenibilità ecologica ed economica non è raggiungibile tramite la libertà di mercato: rappresenta la completa sovversione della logica di mercato. Inoltre la rapidità della transizione che viene imposta dalla catastrofe climatica – abbiamo solo 10 anni prima di danni irreversibili secondo l’IPCC – impone una programmazione dello sviluppo economico sostenibile che non potrebbe arrivare dal mercato, ma deve vedere un protagonismo degli Stati. La programmazione statale è necessaria innanzitutto rispetto al finanziamento dell’istruzione e della ricerca ma anche rispetto all’investimento sui settori strategici e sulle nuove forme di produzione. Dove i privati non vogliono investire o non hanno sufficienti risorse, lo Stato deve attuare la giustizia climatica tassando chi ha fatto profitti sullo sfruttamento delle risorse e delle persone, e investendo sulla transizione ecologica tramite le nazionalizzazioni delle industrie strategiche. Il ruolo dello Stato è anche quello di compensare la perdita di occupazione nell’industria, assumendo milioni di laureati nei settori che non inquinano e consumano poche risorse, ma migliorano la qualità della vita: la sanità, la cultura, l’istruzione, la cura di anziani e diversamente abili, etc.
Questa è un’utopia concreta, realizzabile con scelte politiche radicali. Dobbiamo essere realisti: non c’è alternativa alla transizione e non abbiamo tempo da perdere. Questo processo deve essere democratico e portare vantaggi per tutti, non per pochi. Il 24 aprile scenderemo in piazza nel quinto sciopero globale con un progetto chiaro: lavorare meno, lavorare tutti, per salvare il nostro futuro.
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Disuguaglianze
occorrono più crescita e sicurezza
Francesca Cicoria, su Rocca.
Una delle sfide più importanti che andrebbero affrontate nell’epoca contemporanea è certamente la riduzione delle disuguaglianze. Esse inevitabilmente generano instabilità politica, proteste di massa, conflitti che possono evolvere in guerre. L’allarme è stato lanciato dall’Onu, nel World Social Report, che registra dal 1990 una crescita della disuguaglianza per più di due terzi della popolazione mondiale. L’1% della popolazione di 18 Paesi, tra cui Stati Uniti, Russia, India e Brasile, detiene oltre il 20% della ricchezza mondiale. La quota di reddito che va all’1% più ricco della popolazione mondiale è aumentata in 46 Paesi sui 57 per i quali sono disponibili i dati 1990-2015, mentre il 40% con i redditi più bassi ha guadagnato il 25% in meno in 92 Paesi. Del problema se n’è parlato in Vaticano alla Casina Pio IV nel giorno di apertura del workshop «Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione» promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Per il Presidente Stefano Zamagni «La novità dell’ultimo trentennio è che sono le regole, cioè la struttura delle relazioni economiche, a generare le disuguaglianze indipendentemente dalla volontà delle persone. Oggi le disuguaglianze sono provocate dal modo in cui funziona la finanza speculativa Internazionale». Oggi la finanza è autoreferenziale, non persegue più il suo vero fine che è quello di favorire l’economia reale e lo sviluppo. L’economista Zamagni ritiene che sia necessario «un patto globale per modificare le regole del gioco economico, a livello soprattutto internazionale». Non meno importante è la «solidarietà» tra i popoli, i governi e le organizzazioni internazionali, uno dei «tre pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa, assieme alla sussidiarietà e al bene comune».
Referendum sul taglio del numero dei parlamentari
Si organizzano quelli del NO… Ci siamo anche noi!
Che succede?
LEZIONI SULLE RIFORME ELETTORALI. LA GIUSTIZIA, UNO SCOGLIO VERO
6 Febbraio 2020 by Forcesi | su C3dem.
Sabino Cassese, “Le lezioni da imparare sulle riforme elettorali” (Corriere della sera). Roberto D’Alimonte, “Il 76% degli italiano preferisce il sistema elettorale maggioritario” (Sole 24 ore). Luigi Zanda, “Il referendum senza riforme può paralizzare il Parlamento” (intervista a La Stampa). PRESCRIZIONE: Matteo Renzi, “Li fermeremo in un modo o nell’altro” (intervista a Repubblica). Walter Verini, “Il M5s vuole bandierine da mostrare ai tifosi” (intervista al mattino). Paolo Pombeni, “Gli errori del Pd nel pasticcio della prescrizione” (Il Quotidiano). Stefano Folli, “Perché la giustizia è uno scoglio vero” (Repubblica). Claudio Cerasa, “M5s di pazzia e di governo” (Foglio). DESTRE: Micol Flammini, “Conservatori a Roma” (Foglio). Antonio Polito, “La rete segreta della Lega per accreditarsi coi moderati” (Corriere della sera).
Oggi venerdì 7 febbraio 2020
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Emilia-Romagna e Calabria: cerchiamo di ragionare
7 Febbraio 2020 su Democraziaoggi.
Continuiamo la riflessione sul recente voto regionale con lo stralcio di questo intervento sull’Avvenire dei Lavoratori, dal titolo “Cerchiamo di ragionare”.
L’Emilia-Romagna e la Calabria si sono espresse. Il risultato calabrese era praticamente scontato, mentre l’altro non lo era affatto. In questo vi si giocava una partita particolare. Matteo Salvini vi aveva puntato […]
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Per ricordare Luigi Cerlienco. Oggi venerdì 7 febbraio alle ore 16,30, nell’aula magna del dipartimento di matematica dell’università di Cagliari, Palazzo delle Scienze, via Ospedale 72, verrà presentato il libro di Luigi Cerlienco “Briciole. Matematica e altre curiosità”. Coordina il matematico prof. Lucio Cadeddu. Intervengono Giuseppe Mezzorani, fisico, Guido Pegna, fisico, e l’editore dott. Leonardo Mureddu, Xedizioni.
Il CoStat lancia la battaglia referendaria in Sardegna: NO al taglio di rappresentanza dei territori!
di Andrea Pubusa*
Si avvicina a grandi passi il voto referendario per il taglio dei parlamentari. Il CoStat di Cagliari si è riunito ieri per dare avvio alla campagna per il NO. Sono state assunte alcune misure organizzative per formare uno schieramento unitario ampio, che raccolga associazioni e singoli, semplici cittadini e personalità, disposte a mobilitarsi. Inoltre, si è avviato il dibattito sul merito della legge. Il voto è stato fissato nei tempi più ristretti, il 29 marzo, per evitare la discussione, che invece sulle modifiche costituzionali dovrebbe essere favorita. Parlare della Carta significa discutere del nostro futuro, dire in quale Repubblica vogliamo vivere. E’ il tema più grande della polis, e il contingentamento del dibattito è la cosa peggiore, cui si possa pensare.
Questa, in termini di tempo, è l’ultima ragione della nostra opposizione, ma non certo la meno importante. Ci sono poi altre ragioni, che abbiamo altre volte espresso nei mesi scorsi. Massimo Villone, il presidente del Comitato nazionale per il NO, ha messo in luce che questa non è una riforma del parlamento, ma contro il parlamento. Ed ha spiegato che è una modifica inaccettabile per almeno quattro buoni motivi. Eccoli. “Il primo: non è un progetto ragionato e di sistema”, tocca un punto, ma non tiene conto del delicato equilibrio del contesto. “Il secondo: trova la sua motivazione nel ridurre i costi, peraltro in misura assai limitata. Il terzo: coeteris paribus, colpisce la rappresentatività, elemento cruciale per il ruolo dell’istituzione parlamento in un sistema democratico. Il quarto: si collega al disegno di smantellare la democrazia rappresentativa e di sostituirla con il miraggio della democrazia diretta”.
Proprio così, noi che conosciamo le periferie profonde, le solitudini immense dei nostri territori, diciamo con forza che, in questi anni, si è fatto uno scempio della rappresentanza. Il governo locale, punto centrale della politica della sinistra fin dagli albori, è stato disarticolato. Niente democrazia comunale, le province addirittura ridotte a branche burocratiche dell’amministrazione regionale con a capo un podestà, nominato dalla Giunta regionale. Il Commissario cumula in sé i poteri di Presidente, Giunta e Consiglio, un mostro che evoca le innaturali istituzioni del passaro, predemocratiche, accentratrici, soffocanti, autoritarie. In questo contesto la riduzoone dei parlamentari si traduce in un colpo di grazia secco per interi territori, che dopo aver perso ogni altra rappresentanza, non avranno più neanche un parlamentare. La vita locale ridotta a fatto puramente amministrativo, senza un barlume di discussione dal basso, senza organismi istituzionali democratici.
La modifica costituzionale riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. L’istituto dei senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
Cosa succede in Sardegna se la legge verrà confermata? In attesa di un prospetto zona per zona, in generale, alle prossime elezioni politiche la nostra isola potrà eleggere solo 16 parlamentari, nove in meno rispetto agli attuali. Alla Camera da 17 seggi l’Isola scende a 11, con una riduzione del 35,3%. In Senato, invece, si passerà da 8 a 5 (-37,5%). Per il numero di abitanti, la Sardegna è una delle Regioni più penalizzate dal taglio. Di più e peggio: a Palazzo Madama, l’opposizione, qualsiasi essa sia, non eleggerà rappresentanti. Ci saranno solo senatori di maggioranza. Uno sfregio enorme e inaccettabile della democrazia.
C’è poi il tema della legge elettorale. Deve essere proporzionale e deve consentire agli elettori di eleggere i parlamentari.
Ha proprio ragione sempre Massimo Villone quando osserva che “il taglio dei parlamentari si colloca in alta classifica tra le pessime modifiche della Costituzione tentate o fatte. Dimostra come di una sola vera riforma il paese avrebbe bisogno, ed è mettere in sicurezza la Costituzione innalzando il quorum della metà più uno dei componenti sufficiente in seconda deliberazione per la sua modifica. Già se ne parlava dopo l’approvazione del Mattarellum. Bisogna stabilizzare il paese, prima che i governi. E questo si fa solo sottraendo la Costituzione alle mutevoli pulsioni di maggioranza”. Ovviamente il paese si stabilizza sviluppando i principi e le norme programmatiche contenuti nella Costituzione. Gridiamolo: l’Italia, le classi popolari del nostro Paese hanno bisogno non della modifica, ma dell’attuazione della Carta, a partire dal lavoro e dai diritti sociali (sanità, scuola, etc.), dall’uguaglianza in senso sostanziale al rilancio delle autonomie locali.
Occorre poi recuperare una cultura politica non fondata sull’urlo, l’insulto, e il richiamo costante alle tifoserie, come ci hanno insegnato le sardine. Ed è quanto vogliamo fare, alimentando la discussione referendaria con argomenti e riflessioni nell’interesse, non di questo o quello, ma dell’intero Paese. Per questo vi invitiamo a partecipare al dibattito, a farvi parte attiva di questa importante battaglia. Ogni mezzo è buono per dare un contributo, a partire dal passaparola, dalla discussione con gli amici, i conoscenti, i compagni di lavoro. Non abbiamo media né fondi a disposizione, ma abbiamo tante buone ragioni.
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*Coordinatore del CoStat.
Oggi giovedì 6 febbraio 2020
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Il CoStat lancia la battaglia referendaria in Sardegna: NO al taglio di rappresentanza dei territori!
6 Febbraio 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Si avvicina a grandi passi il voto referendario per il taglio dei parlamentari. Il CoStat di Cagliari si è riunito ieri per dare avvio alla campagna per il NO. Sono state assunte alcune misure organizzative per formare uno schieramento unitario ampio, che raccolga associazioni e singoli, semplici cittadini e personalità, disposte a mobilitarsi. Inoltre, […]
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Che succede?
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PER FAR CRESCERE LA DEMOCRAZIA…
4 Febbraio 2020 su C3dem
Marta Cartabia, presidente Corte Costituzionale, “Per far crescere la democrazia seminare nel campo dell’istruzione” (Sole 24 ore). Stefano Zamagni, “Il merito? E’ frutto di talento e dell’impegno profuso” (lettera al Corriere della sera). Giulio Sensi, “Il volontariato civile per ricucire la società” (Corriere della sera – Buone notizie). Davide Mencarelli, “La frontiera dei pregiudizi ora vuole escludere i cinesi” (Avvenire). Tonino Perna, “Il virus colpisce l’officina del mondo e deglobalizza l’economia” (Manifesto). Anna Maria Furlan, “La forza della nostra sanità e una provocata debolezza” (Avvenire). Luca Ricolfi fa il mea culpa: “Il letargo dei liberali riformisti genera mostri” (Messaggero). Elisabetta Gualmini, “Gli errori da evitare dopo il voto in Emilia-Romagna” (Libertà eguale). Claudia Mancina, “L’apocalisse della democrazia e la reputazione della politica italiana” (Libertà eguale). Domenico De Masi sul futuro dei 5stelle: “Il Movimento deve diventare partito e andare a sinistra” (Il Fatto). Sabino Cassese, “La ragione del popolo” (Foglio). Enrico Letta, “Adesso che Londra se n’è andata la Ue trasformi i commissari in ministri” (Repubblica). Giuseppe Sarcina, “La lunga marcia di Sanders” (Corriere). [segue]
Oggi mercoledì 5 febbraio 2020
Il CoStat partecipa alla campagna referendaria per il NO. Oggi mercoledì 5 febbraio 2020 alle ore 18.30 riunione organizzativa a Cagliari in via Baylle 70.
Massimo Villone si esprime per il no al referendum sul taglio dei parlamentari: “Le bandierine piantate sulla Costituzione” (Manifesto).
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Oddio! Ne uccide più il grilletto che il coronavirus!
5 Febbraio 2020
Amsicora su Democraziaoggi.
Cari amici e compagni, signore e signori, non ho vergogna a confidarvi che fino a ieri ero molto preoccupato, preoccupatissimo. Di cosa? Indovinate? E’ ovvio del coronavirus. 400 morti in tutta la Cina, perfino uno a Hong Kong, un pò di gente con la tosse o la febbre di qua e di là. C’è di […]
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FRIDAYS FOR FUTURE – CAGLIARI
Riceviamo e doverosamente pubblichiamo.
14 FEBBRAIO 2020
SCIOPERO
A san valentino
BRUCIA DI PASSIONE, PERCHE’ BRUCIARE METANO NON è LA SOLUZIONE
Invitiamo tutti,
studenti, lavoratori e tutte le realtà che hanno a cuore il futuro della Sardegna e che si rispecchiano nelle nostre rivendicazioni a un’assemblea pubblica mercoledì 5 febbraio alle ore 18.00 ExArt, piazza Dettori 9 per costruire insieme questa mobilitazione. [segue]