Monthly Archives: agosto 2019

Al via la “Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco”. Intanto si raccolgono fondi per la ristrutturazione dei locali acquistati.

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di Franco Meloni
[segue]

Modulo di adesione alla “Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco”

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CONTUS DE STAMPAXI. Zi Emma e su chirighittu de don Arthemalle

Quando don Arthemalle constatò, sbagliando, la morte di Zi Emma e altri fatti ancora.
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La signora Emma, che tutti nel quartiere chiamavano Zi Emma, era stata provata dalla sorte, che l’aveva privata del marito quando aveva meno di quarant’anni, lasciandole quattro figli a carico: due maschi e due femmine. I primi li aveva affidati all’Istituto per orfani San Vincenzo, mentre aveva tenuto con se le due femmine: la grande per contribuire al mantenimento della famiglia, con lavori domestici presso parenti e la più piccola, Rosetta, che già maturava la vocazione religiosa e appena possibile si fece suora di carità. Col tempo anche i due maschi trovarono la loro strada, diventando buoni operai. Il più grande, Titino, fu assunto dalle Ferrovie dello Stato. In età ormai avanzata Zi Emma poteva essere fiera di aver tirato su, nonostante le difficoltà, una bella famiglia, che la ricambiava con affetto e attenzioni. La salute, seppure precaria, la sorreggeva e tutto volgeva nella normalità quando Zi Emma improvvisamente si ammalò gravemente, preda di alte febbri. Il medico di famiglia, prontamente convocato al domicilio della malata, diagnosticò trattarsi di bronco-polmonite, giunta a uno stadio che faceva temere il peggio. Fu allora sottoposta alle terapie del caso, che però nell’immediatezza non portarono ad alcun miglioramento, anzi Zi Emma sembrava essere ormai in transito verso l’altro mondo. Fu così che Titino si risolse a chiamare il parroco perché le impartisse l’estrema unzione. Il parroco, come sempre molto impegnato, delegò la funzione a don Arthemalle, il quale prontamente si recò al capezzale di Zi Emma. Don Arthemalle trovò la donna priva di conoscenza, a suo dire ormai morta. Lui ne aveva visto moltissime di persone in questo stato, tanto è che si piccava di essere un esperto nel constare il fine-vita, anche ricorrendo a particolari osservazioni e “manovre”. Per lui la prova provata consisteva nel fare il solletico ai piedi della persona (su chirighittu) e nel tirarle le dita dei piedi per constatarne l’eventuale reazione. Operazioni che don Arthemalle fece con attenzione e perizia, senza percepire risposta alcuna dell’inferma. Solo allora sentenziò: “E’ morta”. Aggiungendo, da prete, rivolto a tutti i presenti: “Bolemu essi deu aundi est immoi custa femmina!”. Evocando consolatoriamente il Paradiso. Impartì poi comunque l’estrema unzione, fece le condoglianze e congedandosi raccomandò a Titino di passare in parrocchia per concordare messa e funerale. Ma Zi Emma evidentemente non aveva alcuna intenzione di partire da questa terra verso celesti destinazioni. Tanto è che presto uscì dallo stato di torpore che aveva ingannato il prete e grazie alle terapie impartitele dal medico lentamente si riprese fino a guarire completamente. Questi furono i fatti. C’è solo da registrare ulteriormente che Zi Emma sopravvisse di molti anni al buon don Arthemalle!

Per la salvezza della Terra e dei viventi

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Un’estate di drammi, un autunno di speranze

In questo agosto si è parlato molto di crisi climatiche, ma con poche riflessioni sulle soluzioni, che investono molteplici aspetti dello sviluppo sostenibile. Da settembre il mondo dovrebbe cambiare passo. Ci riuscirà? 29/8/2019

di Donato Speroni su ASviS
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E la chiamano estate. Altro che ferie rilassanti, se si hanno a cuore le sorti del mondo che ci circonda, cioè il nostro immediato futuro. Oltre alle vicende italiane (che certo non hanno contribuito alla nostra serenità sotto l’ombrellone) abbiamo assistito a molteplici allarmi sulla situazione ambientale e sociale, ciascuno con effetti a breve e a medio termine. Se si sciolgono i ghiacci in Groenlandia il livello del mare rischia di salire pericolosamente. Se brucia la Siberia, le emissioni di anidride carbonica si impennano per lo scioglimento del permafrost, lo strato di terreno che sgelandosi rilascia grandi quantità di CO2. Se la Cina blocca le importazioni di soia dagli Stati Uniti per ritorsione sui dazi di Trump, il Sudamerica cerca di inserirsi nel formidabile mercato della soia per i 375 milioni di maiali cinesi. In questo modo vanno in fumo le foreste amazzoniche perché i governi sono ben felici di chiudere un occhio su chi incendia e disbosca per ricavare terre per l’agricoltura e la zootecnia. E usiamo il plurale, “i governi”, perché oltre a Jair Bolsonaro del Brasile anche Evo Morales della Bolivia ha le sue responsabilità, pur avendo posizioni politiche opposte.

Insomma, non si può più dire che i media non si occupino di sostenibilità. Mai come in questa estate i temi relativi al clima hanno tenuto banco su giornali, televisioni e social, ma l’allarmismo non basta. È possibile ricavare da queste vicende qualche segnale positivo su cui costruire? Le foreste che bruciano e i ghiacciai che si sciolgono, per non parlare di tanti fenomeni meteorologici estremi e della crescente spinta alle migrazioni e all’inurbamento per l’inaridimento delle terre, mandano messaggi che non possono essere più ignorati e che non si risolvono cambiando i governi, ma con un modo nuovo di fare politica. Vediamone alcuni.

Il clima è un problema da affrontare con la cooperazione a livello mondiale. La catastrofe climatica non può essere mitigata senza un sistema di intensa cooperazione internazionale. Il G7 di Biarritz è stato meno generico del solito, almeno sul piano ambientale, perché l’urgenza degli incendi amazzonici ha imposto di affrontare il dilemma tra sovranità nazionale e governance mondiale, un dilemma che, come ha ricordato Gianfranco Bologna nell’intervista su questa pagina, non si risolve con gli eserciti e neanche solo con i ricatti economici, ma con un grande sforzo di concertazione internazionale basato sulla scienza. Dall’altra parte del mondo, a Funafuti nelle Tuvalu, il 15 agosto si era vista una scena analoga: i capi dei governi delle piccole isole del Pacifico hanno messo sotto torchio il primo ministro australiano Scott Morrison perché non voleva dire parole chiare contro le centrali a carbone che l’Australia non intende smantellare. Morrison ha dovuto capitolare (o almeno fingere), nonostante la dipendenza di molti Stati del Pacifico dagli aiuti di Canberra. L’Australia ha molto a cuore i rapporti con queste isole, soprattutto in funzione anticinese; ma per i leader della Polinesia la minaccia del mare è più importante di qualsiasi altro problema. Ben diversa la posizione della prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, che con le dovute accortezze diplomatiche a Funafuti ha preso una posizione molto più allineata con quella degli Stati insulari. Ardern ha anche promesso la cittadinanza neozelandese agli abitanti delle isole che verranno sommerse dall’aumento del mare. Una scelta politica lungimirante, che dovrebbe far discutere anche in questo emisfero di fronte al dramma dei migranti climatici.

Bisogna aiutare la gente a distinguere il vero dal falso. Di fronte alle notizie sui cambiamenti climatici l’opinione pubblica è più che mai confusa. Sull’evidenza scientifica spesso i media per ragioni di “teatrino” danno pari dignità alla diagnosi condivisa da migliaia di scienziati in tutto il mondo e ai pochi negazionisti ancora rimasti, che peraltro discutono semmai sul ruolo dell’uomo nel riscaldamento, ma non possono negare che il riscaldamento sia in atto. È necessario fare una grande campagna di informazione e sensibilizzazione su tutti i comportamenti che rendono lo sviluppo insostenibile. Non aiutano le leggerezze, come l’uso di foto di molti anni fa, fatte circolare in tutto il mondo per documentare gli incendi di oggi in Amazzonia, facilmente smascherate da Bolsonaro. Per fortuna l’astronauta italiano Luca Parmitano ha inviato prove inoppugnabili degli incendi dalla stazione spaziale.

L’impegno per lo sviluppo sostenibile riguarda tutti. Nei dibatti sull’Agenda 2030 al recente meeting di Rimini, questi messaggi sono scaturiti forti e chiari, grazie agli interventi del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, di numerosi altri esperti, ma anche a seguito delle sollecitazioni del pubblico. Bisogna cambiare a tutti i livelli: nei comportamenti individuali, nelle politiche nazionali ed europee, nelle politiche internazionali.

Cambiare adesso! Per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030 abbiamo a disposizione poco più di un decennio e non stiamo facendo abbastanza. Tuttavia l’accelerazione potrebbe cominciare già dalla prossima settimana. Settembre infatti sarà un mese di mobilitazione globale per cambiare passo sullo sviluppo sostenibile. A cominciare dai giornalisti, che verranno sollecitati dalla Columbia Journalism Review ad affrontare i temi della catastrofe climatica con linguaggio e attenzione adeguata, “per non commettere l’errore di sottovalutazione che la stampa ha commesso con Hitler”, dice il decano dei giornalisti americani Bill Moyers.

Nella seconda metà del mese si avranno grandi eventi di portata internazionale: lunedì 23 il World climate summit, voluto dal segretario generale dell’Onu António Guterres per fare il punto sulle iniziative in corso in materia di clima: da parte degli Stati, ma anche delle imprese, della finanza e della società civile. Il giorno dopo all’assemblea generale dell’Onu si aprirà il dibattito sull’Agenda 2030. Per la prima volta dopo l’approvazione nel settembre 2015, i 193 Paesi firmatari ridiscuteranno gli impegni, i progressi e i ritardi, ma quello che si dibatterà al Palazzo di vetro non rimarrà chiuso nelle stanze della diplomazia, perché in contemporanea è stata lanciata una settimana di mobilitazione in tutto il mondo del movimento Fridays for future. Anche la presenza di Greta Thunberg, arrivata mercoledì 28 a New York dopo la sua faticosa traversata “no carbon” sulla barca di regata Malizia II, contribuirà a rafforzare il rapporto tra i movimenti di massa che operano dal basso e le scelte dei governi.

Successivamente, le scelte che potrebbero cambiare il panorama in materia di clima dovrebbero essere adottate in dicembre alla Cop 25 di Santiago, che potrebbe rendere operative le indicazioni dell’Onu per il prossimo decennio. Anche lì Greta arriverà da New York viaggiando con mezzi “low carbon”: sarà interessante vedere come.

A quell’incontro l’Europa parteciperà con volti nuovi, i rappresentanti della Commissione che affiancheranno Ursula von der Leyen. È improbabile che arrivino a Santiago in barca a vela, ma l’importante è che portino una nuova determinazione a fare davvero dell’Unione europea “la campionessa dello sviluppo sostenibile”, come l’ASviS propugna da quando è nata.

Insomma, mesi di grande mobilitazione. E in Italia? Ci sembra corretto rinviare qualsiasi discorso sulla crisi di governo: l’Alleanza non può pronunciarsi finché intenzioni e programmi non saranno definitivamente enunciati dall’esecutivo che dovrà reggere il Paese. Tuttavia l’ASviS ha davanti due impegni importanti, in aggiunta alle diverse attività di questo periodo in materia di educazione allo sviluppo sostenibile, con le summer school di Milano e Siena, a cura dell’Alleanza.

A fine settembre, l’ASviS lancerà la prima edizione dei “Saturdays for future” per orientare gli acquisti delle famiglie (i maggiori acquisti si fanno di sabato) verso consumi ecosostenibili.

Venerdì 4 ottobre l’Alleanza presenterà alla Camera dei deputati il suo quarto Rapporto annuale sull’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Non sappiamo chi sarà l’interlocutore a livello di governo, ma il lavoro di preparazione del Rapporto, con proposte generali e specifiche sui 17 SDGs, è in pieno svolgimento.

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E INOLTRE…

a cura di Ivan Manzo

Le best practice sul Goal 11 – Tratte dall’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile:

- Sensibilizzazione e coinvolgimento dei giovani delle scuole attraverso la mobilitazione degli amministratori locali
di Carla Rey, Aiccre
- Accesso universale all’acqua e ai servizi igienici di base
di Rosario Lembo, Comitato italiano contratto mondiale sull’acqua (Cicma)
- LandscapeBim
di Donatella Diolaiti, Università di Ferrara
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- La foto in testa all’articolo è tratta dal sito Fridays for future di Cagliari.

Che succede?

c3dem_banner_04SENZA LE PAROLE NECESSARIE
30 Agosto 2019 by Forcesi | su C3dem
Un’osservazione non banale di Marco Follini: “Svolte politiche prive di parole” (Il Dubbio). Ludovica Eugenio dà conto di una iniziativa del mondo del giornalismo più attento e di varie associazioni: “Appello per un nuovo linguaggio politico” (Adista). Alla festa dell’Unità, ci racconta il Corriere, “Prodi rassicura i dem sui grillini: ‘Un peccatore pentito è meglio di mille giusti”. E Giuliano Ferrara, sul Foglio, sentenzia: “Difendere l’alleanza contro natura dallo snobismo osceno e illibato”. Sul distacco di Calenda dal Pd, scrivono Stefano Folli su Repubblica (“Il Pd, Calenda e il Nord”) e Franco Monaco sull’Huffington post (“Ragioni e torti di Carlo Calenda”). Paolo Pombeni la pensa così: “Può essere Conte la vera novità del Conte bis” (Il quotidiano). Torna Matteo Renzi: “La durata del governo? Legata a nomi di qualità” (intervista al Messaggero). INOLTRE: Nadia Urbinati, “La lungimiranza che serve ai dem” (Left); Maurizio Ambrosini, “Umanesimo alla prova” (Avvenire).
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Oggi sabato 31 agosto 2019

Estate 2019. La nostra news non è andata in ferie. Ci ha accompagnato fino ad ora e ancora ci accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile, nonostante la crisi di governo. Buona estate, per quanto residua, a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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In spiaggia a parlare con Pammellla e Sammuellla di amore e bagassumini
31 Agosto 2019
Amsicora su Democraziaoggi.
In spiaggia cazzeggio spesso col pensiero, fra me e me. Non c’è nulla di urgente da fare, posso anche oziare riflettendo, insomma alla moda dei romani, quelli antichi, per i quali l’otium era il contrario di negotium, era lo studio e l’approfondimento senza risvolti pratici immediati, senza ricadute negli affari, nel negotium, appunto. Pensavo così […]
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Che succede?

c3dem_banner_04LA FORZA DELLE COSE… MA LA POLITICA?
29 Agosto 2019 by Forcesi | su C3dem.
I dubbi di Ezio Mauro: “Il partner riluttante” (Repubblica). Lo scoramento di Biagio De Giovanni: “Il governo M5S-Dem un mostro bicefalo. E il Pd diventa il Nulla” (intervista a Il Dubbio). La soddisfazione di Claudio Cerasa: “L’Italia ha un nuovo governo: l’Europa” (Foglio). La malizia di Marcello Sorgi: “Convenienze parallele al governo” (La Stampa). La spes contra spem di Massimiliano Smeriglio, grande sostenitore di Zingaretti: “Sì al governo, ma ora torniamo allo spirito di Piazza Grande” (intervista al Manifesto). L’attesa fiduciosa di Roberto Rossini, presidente Acli: “C’è la possibilità di dare ali alla voglia di futuro del paese”. Una nota di David Allegranti: “Cos’è il fattore Renzi” (Foglio). INOLTRE: Leonardo Becchetti, “Il ministero del futuro” (Avvenire). Mario Morcone, “Apriamo i porti a Mare Jonio. Il decreto sicurezza va abolito” (intervista al Manifesto). Valerio Onida, “Migranti, il ruolo italiano per una seria strategia”. Sabino Cassese, “Il web non può sconfessare Colle e gruppi. Pericoloso il mito della democrazia diretta” (intervista al Messaggero).
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Oggi venerdì 30 agosto 2019

lampada aladin micromicroEstate 2019. La nostra news non è andata in ferie. Ci ha accompagnato fino ad ora e ancora ci accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile, nonostante la crisi di governo. Buona estate, per quanto residua, a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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L’onda lunga di Palabanda
30 Agosto 2019
Francesco Cocco su Democraziaoggi.
La convinzione che alla Sarda rivoluzione rimonti l’idea di autogoverno dei sardi è diffusa nell’intellettualità sarda con varie declinazioni. Francesco Cocco esprimeva questo convincimento in questo scritto del 2008, nel 60° dello Statuto sardo, dal titolo “D’onde origina lo Statuto […]
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Che succede?

c3dem_banner_04SE IL TALAMO E’ ANCORA CALDO…
28 Agosto 2019 by Forcesi | su C3dem.
Dice Arturo Parisi all’Avvenire: “Il Pd sbaglia. Subentrare nel talamo ancora caldo, appena abbandonato dal precedente coniuge, non è il modo migliore per dare vita a una convivenza” (“Salvini andava sfidato al voto“). Il vecchio Ciriaco De Mita, intervistato dal Mattino, dice invece: “Carissimi nemici, insieme si può, ma servono intelligenza e umiltà”. Per Claudio Cerasa l’accordo va bene: “La discontinuità è il populismo dimezzato” (Foglio). Ma Raffaele Salinari, sul Manifesto, chiede: “La prima discontinuità sia sui migranti”. Antonio Polito, sul Corriere, dice che l’intesa Pd-M5s è “Nel segno della necessità”. Ma Claudio Tito, su Repubblica, avverte che “L’antisalvinismo non basterà”. Osservazioni critiche anche da Alessandro Campi sul Messaggero (“Il programma prima dei posti o non si danno risposte”) e Giovanni Orsina su La Stampa (“Il rischio di alienarsi il Nord“). Stefano Folli, più che perplesso sull’accordo, analizza, per adesso, “Uno psicodramma per Di Maio” (Repubblica). Federico Geremicca spinge lo sguardo più in là e dice: “Zingaretti per un nuovo bipolarismo” (la Stampa). Singolare la nota di David Carretta sul Foglio: “Il M5S implora alleanza in Ue”.
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picasso-toninoL’aspettativa che non sia un Governo di sacrifici economici imposti ai soliti e che rigore e serietà siano sinonimi di equità sociale e non di mera ragioneria finanziaria
Tonino Dessì su fb.
Dato l’incarico a Conte, temo che la settimana sarà ancora intasata dalla discussione sui Vice Primi Ministri e sui nomi degli altri componenti dell’Esecutivo.
Ieri in serata a ingarbugliare le cose ci si è messo anche Grillo.
Poi magari un voto a caspita su un’improbabile piattaforma digitale potrebbe mandare a monte tutto.
Nel frattempo (ho conosciuto momenti analoghi), immagino che qualche volenteroso si ingegnerà a buttar giù uno schema di programma, non sia mai che alla fine serva davvero averne uno.
Sul quale programma tuttavia al momento non esistono nemmeno indicazioni politiche di massima, perché tali non sono nè i cinque punti della Direzione PD, nè i dieci illustrati durante le consultazioni da Di Maio. [segue]

Oggi giovedì 29 agosto 2019

Estate 2019. La nostra news non è andata in ferie. Ci ha accompagnato fino ad ora e ancora ci accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile, nonostante la crisi di governo. Buona estate, per quanto residua, a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
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A Nuxis un murale parla della latitanza di Salvatore Cadeddu
29 Agosto 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
A Nuxis, sabato 2 luglio del 2016, nella piazza Municipio dalla Pro loco è stata inaugurata un’opera d’arte che impreziosisce il Paese: un murale meraviglioso di Francesco Del Casino dedicato alla latitanza dell’Avv. Salvatore Cadeddu, capo di Palabanda, nelle campagne di Nuxis fra la fine del 1812 e i primi mesi […]
————————-Sviluppo sostenibile e Agenda Onu 2030—————–
ape-innovativaFilippo Spanu, ex assessore al personale e agli affari generali della Giunta Pigliaru, è intervenuto ieri (28 agosto 2019) su La Nuova Sardegna sulle diverse questioni riconducibili allo Sviluppo sostenibile e all’agenda Onu 2030. Tale intervento è riportato integrale sulla sua pagina fb. Tra l’altro rivela che “Nel dicembre dello scorso anno, dopo un lungo percorso di elaborazione condivisa, la Giunta Pigliaru ha licenziato una delibera di approvazione degli indirizzi per l’attuazione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile in sede regionale. Indirizzi per costruire un cammino nel solco delle cinque aree strategiche dell’Agenda Onu conosciute come le 5 P : Persone, Pianeta, Prosperitá, Pace, Partenariato (…)”. Non eravamo al corrente di tutto ciò, che ci pare meritorio. Avremo tempo di dare un parere sul documento citato e di fare il punto sull’intera questione, non conoscendo se l’iniziativa della Giunta Pigliaru abbia avuto seguito, cioè se sia stata “presa in carico” dalla nuova Giunta. Dubitiamo. Comunque è tempo di discuterne, eccome! Ecco la delibera della Giunta Pigliaru del(n.64/23 del 28 dicembre 2018).

Ritorno al fascismo?

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Il “male oscuro” della democrazia

di Gianfranco Sabattini

L’avvento al governo (ora dimissionario) di una coalizione inclusiva di forze che si ispirano a valori propri delle ideologie di destra è valso in Italia a diffondere il convincimento che fosse in atto un “ritorno del fascismo”. Secondo Emilio Gentile, autorevole storico studioso del fascismo, autore di “Chi è fascista”, il convincimento è privo di senso sul piano politico-culturale e su quello storico.
Sul piano politico-culturale, egli afferma, se oggi in Italia fossimo convinti di trovarci “di fronte al ritorno del fascismo, [dovremmo] allora riconoscere che l’antifascismo non ha veramente debellato il fascismo nel 1945. Se così fosse, la celebrazione della festa della Liberazione sarebbe la celebrazione di un falso storico, o comunque sarebbe un abuso celebrativo, perché l’antifascismo avrebbe vinto solo una battaglia contro il fascismo e non la guerra”.
Sul piano storico, il convincimento che in Italia sia in atto un ritorno del fascismo è ancor più privo di senso; ciò perché l’azione delle forze oggi al governo in Italia non è sorretta dalle “dimensioni” esprimenti gli aspetti originali e specifici del fenomeno rappresentato dal fascismo, sia dal punto di vista organizzativo, che da quelli culturale ed istituzionale.
Dal punto di vista organizzativo, quando le forze che si ispirano all’ideologia fascista accedono al governo per vie parlamentari e legali (come, ad esempio, è avvenuto in Italia e in altri Paesi) e non attraverso colpi di stato o rivoluzioni, esse si ritengono investite “di una missione di rigenerazione nazionale”. Quelle forze, perciò, si considerano in perenne stato di guerra contro gli avversari politici e, usando il terrore e il compromesso con i gruppi parlamentari più arrendevoli, creano “un nuovo regime, distruggendo la democrazia parlamentare”.
Dal punto di vista culturale, le forze fasciste sono portatrici di una cultura fondata “sul pensiero mitico, sul senso tragico e attivistico della vita, concepita come manifestazione della volontà di potenza”; antidemocratica, anti-individualista, tendenzialmente, anticapitalista e populista, la cultura fascista è espressa “attraverso i miti, i riti e i simboli di una religione laica”, recitata per l’attivazione ed il supporto di un “processo di acculturazione, di socializzazione e d’integrazione fideistica della masse per la creazione di un ‘uomo nuovo’”. Dal punto di vista istituzionale, infine, le forze fasciste, una volta consolidato il loro potere, si avvalgono di un apparato di polizia per reprimere il dissenso e l’opposizione, realizzano una “simbiosi fra regime e Stato” e, organizzando l’economia su basi corporative, sopprimono la libertà sindacale, ampliando l’intervento pubblico e imponendo la collaborazione del lavoro col capitale, per il conseguimento dei fini di potenza della nazione, attraverso una politica estera imperialistica, “in vista della creazione di una nuova civiltà”.
Sulla base delle “dimensioni” che Gentile ha individuato come i parametri esprimenti gli aspetti originali e specifici del fascismo, tutto si può dire, tranne che l’azione di governo posta in essere a seguito dall’”alleanza contrattuale” stretta tra la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle sia stata sorretta e connotata da quei parametri; per quanto lo stile politico comportamentale dei leader dei due movimenti (in particolare di quelli della Lega) sia stato tale da indurre a pensare che fosse in atto un ritorno del fascismo, un simile giudizio è stato quanto meno fuori luogo. Ciò non significa, tuttavia, che nei Paesi occidentali più industrializzati la democrazia sia esposta alle insidie di una nuova ideologia che, combinando populismo e nazionalismo, esprime la base valoriale di forze politiche illiberali e propense ad utilizzare la loro legittimazione elettorale per mettere in discussione lo Stato di diritto al fine di instaurare nuove forme di governo antidemocratico.
Le cause e le modalità di svolgimento di questo processo di indebolimento della democrazia liberale è oggetto dell’analisi che Steven Levitsky e Daniel Ziblatt (due docenti di Scienza politica presso la Harvard Kennedy School of Government) compiono nel libro “Come muoiono le democrazie”; il lavoro dei due docenti americani è preceduto da un saggio di Sergio Fabbrini (professore di Scienze politiche e relazioni internazionali presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli di Roma) che illustra come sia stata possibile, all’interno dei Paesi industrializzati dell’Occidente di più antica democrazia, la formazione di forze politiche che, combinando populismo e nazionalismo, esprimono ora un’”insidia legale” per il regime democratico.
Da sempre, secondo Fabbrini, il populismo ha rappresentato una ”alternativa al liberalismo”, concorrendo a creare i presupposti per l’avvento dei totalitarismi tra le due guerre mondiali. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, i principi dello Stato di diritto e della legittimazione elettorale del potere di governo avevano consentito l’assestamento di un ordine liberale delle relazioni interne dei Paesi occidentali e delle relazioni internazionali; ma “da diversi anni questo ordine è stato messo radicalmente in discussione”: il pluralismo delle istituzioni interne e di quelle internazionali è stato sottoposto “ad una critica feroce da parte di leader e gruppi politici che rivendicano di parlare a nome di popoli nazionali che (si ritiene) siano stati imprigionati da quelle istituzioni”.
Così, i leader populisti mobilitano il popolo contro i tradizionali establishment (politici, economici e culturali) accusati di aver gestito la democrazia liberale, divenendo corrotti e autoreferenziali. In tale processo, i leader populisti hanno ricuperato il concetto di nazione (caro a tutte le forme di fascismo), intendendolo come “il luogo naturale di esistenza del popolo, rilanciando così il nazionalismo come una sorta di nuova ideologia politica”, rifiutando il multilateralismo internazionale “basato sul mutuo riconoscimento di interessi nazionali diversi, con la relativa disponibilità ad accettare compromessi tra loro”.
Le ragioni sulle origini del riproporsi del populismo nelle forme attuali sono oggetto di un dibattito ancora aperto. Secondo gli economisti, il populismo è la conseguenza degli esiti negativi del modo non regolato col quale si è realizzata l’integrazione internazionale delle economie nazionali; la crisi finanziaria occorsa dopo il 2007-2008 ha approfondito le disuguaglianze sociali all’interno dei Paesi occidentali ed ha alimentato la protesta sociale; il populismo sarebbe quindi la reazione all’impatto negativo della globalizzazione sugli strati più deboli della popolazione, per cui i nuovi movimenti hanno potuto proporsi come strumenti politici per arrestare il declino della loro condizione economica e sociale, mediante l’attuazione di politiche isolazioniste e redistributive.
Per molti cultori di scienze politiche, il populismo riflette una crisi di identità dei gruppi sociali “danneggiati” dalla globlizzazione; le disuguaglianze distributive sul piano economico hanno accentuato il grado di marginalizzazione sociale che, congiuntamente ai disagi dovuti ai crescenti flussi di immigrati, è stata la causa dell’”esplosione” dei movimenti populisti. Per i sociologi, infine, il populismo è la conseguenza della rivoluzione epocale provocata dalla ricerca tecnologica nel campo della comunicazione politica, che ha consentito di superare i tradizionali canali di informazione tra i cittadini e la dirigenza politica, con l’accentuazione del processo di disintermediazione tra gli stessi cittadini e le rappresentanze politiche.
A parere di Fabbrini, è stata forse una combinazione di ragioni di natura, sia economica che identitaria e tecnologica, a fare del populismo un soggetto dotato di una forza politica competitiva e del potere elettorale necessario a scardinare “i tradizionali sistemi politici ed economici che si erano consolidati nel lungo secondo dopoguerra” e ad esprimere “una sfida esistenziale, piuttosto che politica, alla democrazia liberale”. I leader populisti, infatti, non vogliono sostituire i partiti tradizionali o una coalizione di governo da essi espressa, ma tendono “a mettere in discussione un sistema rappresentativo che ha funzionati [...] a sostegno degli interessi esclusivi e privilegiati delle élite dominanti (di destra e di sinistra)”.
Con questa pretesa, i populisti hanno rivolto in particolare la loro critica “velenosa” contro i cosiddetti “corpi intermedi”, in quanto detentori di posizioni di potere non elettive, e quindi non legittimate dal popolo, ignorando che questi corpi intermedi (strutture associative di ogni genere: culturali, politiche, imprenditoriali, sindacali, ecc.) sono il “sale” della democrazia liberale, in considerazione del fatto che la loro funzione è sempre stata quella di “bilanciare la spinta proveniente dalle maggioranze elettorali, così da impedire [...] la loro trasformazione in tirannie democratiche”. Per i populisti, perciò – afferma Fabbrini – il popolo “non deve avere limiti, perché limiti non deve avere il regime che vuole creare, la ‘popolocrazia’”.
Con la presenza di forti movimenti populisti nei sistemi politici democratici è divenuta alta la possibilità che i loro leader diventino autoritari, influenzando di sé il funzionamento delle istituzioni democratiche. A questo proposito, Levitsky e Ziblatt introducono quattro indicatori, per valutare se i leader populisti, una volta giunti al potere, possano con la loro azione esprimere un’autentica minaccia legale per la democrazia: il primo indicatore riguarda l’osservanza delle regole democratiche; il secondo, il rispetti degli avversari politici; il terzo, la propensione a praticare o tollerare la violenza politica nei confronti del dissenso; il quarto, la disponibilità a riconoscere e tutelare la libertà d’informazione.
Sulla base dei quattro indicatori possono essere registrati gradi diversi di predisposizione autoritaria dei leader populisti, a seconda del numero di indicatori che ne confermano l’orientamento. Fabbrini ritiene tuttavia che la predisposizione autoritaria non vada commisurata solo rispetto all’obiettivo di rovesciare la democrazia, ma debba essere valutata anche in funzione della propensione dei leader populisti ad “indebolire la democrazia senza necessariamente trasformarla in un sistema autoritario”. Su questo punto il libro di Levitsky e Ziblatt offre indicazioni pregnanti sul come le democrazie possono perire per lente trasformazioni interne, pur in assenza di colpi di stato o di altri fatti eccezionali; ciò accade, secondo i due autori americani, quando i principali leader populisti con responsabilità di governo non sono disposti a difendere, disinteressatamente e con determinazione, le regole democratiche, la legittimità dei loro oppositori, la logica del confronto politico e la libertà dell’informazione.
Finora, nessun Paese occidentale economicamente avanzato e di antica civiltà democratica si è trasformato in un regime autoritario; cionondimeno, tendenze autoritarie sono riscontrabili, secondo gradi diversi, in molti di essi. Di conseguenza, le democrazie liberali fanno fatica a conservarsi e tendono, perché indebolite al loro interno, a trasformarsi in democrazie illiberali. Come è possibile contrastare questa deriva? Levitsky e Ziblatt ripondono che le tutele costituzionali, da sole, non sono sufficienti; ciò perché, a loro parere, anche le prescrizioni di Costituzioni ben formulate e radicate nella coscienza dei cittadini possono fallire nel loro intento, in quanto le loro parole “possono essere seguite alla lettera, ma in un modo che mina alla base lo spirito della legge”.
A causa delle lacune e delle ambiguità inevitabili in tutti i sistemi legali – continuano Levitsky e Ziblatt – “è impossibile fare affidamento solo sulla Costituzione per preservare la democrazia dagli aspiranti autocrati”, poiché le regole costituzionali sono sempre soggette a interpretazioni concorrenti; per conservarsi la democrazia ha bisogno, non solo di regole scritte, ma anche di regole non-scritte, consuetudinarie, che svolgano “la funzione di barriere di sicurezza della democrazia, impedendo che la competizione politica quotidiana degeneri in un conflitto senza esclusione di colpi”. Le norme non-scritte sono necessarie, perché quelle scritte non possono fare affidamento solo “sulla benevolenza dei leader politici”. Quando le norme scritte, supportate da quelle non-scritte, esprimono solidità, la loro violazione, in una società autenticamente democratica, scatena manifestazioni di disapprovazione che costringono chi le viola ad aspettarsi d’essere chiamato a “pagare un prezzo”.
In particolare – secondo Levitsky e Ziblatt – due sono le norme non-scritte che presiedono al buon funzionamento della democrazia: la tolleranza reciproca e le “temperanza istituzionale”. La prima si riferisce all’idea che, fin tanto che i populisti “giocheranno” secondo le regole scritte, essi accettino il fatto che i loro avversari politici abbiano il loro stesso diritto di esistere; la seconda norma, cioè la “temperanza istituzionale”, è quella che Levitsky e Ziblatt evocano per indicare la necessità che le forze che sono al governo siano dotate di un “paziente autocontrollo” nell’esercizio del loro potere istituzionale, nel senso che essi devono evitare di prendere decisioni che “pur rispettando la lettera della legge, ne violano palesemente lo spirito” (come, ad esempio, quando, nelle democrazia parlamentari, le crisi di governo avvengano fuori dalla sede del Parlamento, a seguito di decisioni prese dalle segreterie dei partiti).
Il rispetto delle norme scritte, supportato da quello delle norme non-scritte e corroborato dalla tolleranza e dalla “temperanza istituzionale” costituisce l’essenza della democrazia; oggi, concludono Levitsky e Ziblatt, questa essenza è sotto attacco in tutto l’Occidente industrializzato. I nostri padri hanno fatto sacrifici immani, prima per conquistare e poi per difendere (anche quando, a volte, sono stati sconfitti) le istituzioni democratiche dalle minacce provenienti dall’interno e dall’esterno; le generazioni attuali, cresciute considerando la democrazia come qualcosa di dato per sempre, non hanno un compito diverso: esse devono impegnarsi per impedire che la democrazia muoia a causa delle minacce provenienti ora solo dal suo interno.
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Brexit, la Regina autorizza lo stop voluto da Johnson: Parlamento chiuso per 5 settimane. Petizione contro raccoglie 1 milione di firme Su Il Fatto quotidiano.

Come si U.S.A. l’Italia.

b8f4e544-3a2e-4ecd-a995-e0de7a14e614Il tweet di Trump: endorsement o interferenza negli affari interni di un paese?
di Fernando Codonesu, Editoriale su aladinpensiero online.
Tutti gli organi di stampa, i media in generale e vari osservatori politici, grandi, piccoli, con la lingua diritta, in molti casi biforcuta e il più delle volte penzoloni a forza della pluriennale attività di lecchinaggio dei potenti di turno, fanno a gara a chi loda di più l’inusuale tweet di Trump a favore di un governo Conte 2 (o bis, che dir si voglia). Ma stiamo parlando dello stesso Trump [segue]

Come si U.S.A. l’Italia

b8f4e544-3a2e-4ecd-a995-e0de7a14e614Il tweet di Trump: endorsement o interferenza negli affari interni di un paese?
di Fernando Codonesu

Tutti gli organi di stampa, i media in generale e vari osservatori politici, grandi, piccoli, con la lingua diritta, in molti casi biforcuta e il più delle volte penzoloni a forza della pluriennale attività di lecchinaggio dei potenti di turno, fanno a gara a chi loda di più l’inusuale tweet di Trump a favore di un governo Conte 2 (o bis, che dir si voglia).
Ma stiamo parlando dello stesso Trump della guerra commerciale che sta producendo sconquassi nell’economia mondiale e mandato in recessione la Germania con conseguenze sull’economia europea e in primis dell’Italia, nonché rischi di recessione in diversi paesi del mondo, quello del muro con il Messico per impedire ai migranti non solo di arrivare negli USA ma anche di pensare di poter attraversare la frontiera, quello della separazione di decine di migliaia di bambini migranti, dai propri genitori quello che si identifica con i principi del suprematismo bianco, quello che santifica il possesso delle armi e lo vuole estendere anche agli insegnanti delle scuole americane, quello che pretende che tutti nel mondo si adeguino ai desiderata dell’ che in pratica significa “only America”, o se preferite “America soprattutto e tutti”, in ossequio alla vecchia dottrina Monroe rivisitata che oggi possiamo ribattezzare in dottrina Trump da estendere al mondo intero.
Tutto bene, dunque?
In questo caso, che in altri tempi si sarebbe condannato come grave intromissione negli affari interni di un paese, ci si nasconde dietro termini come “irritualità”, e però “guarda che sponsorizzazione!”, concetti più forti e nobili come “auspicio dettato dall’atlantismo”, quasi che ci fosse il pericolo di un neo comunismo alle porte in qualche parte d’Europa e dintorni, o “amicizia e stima” dimostrate da Trump nei confronti di Giuseppe Conte.
Io non ci vedo niente di tutto questo.
Per me si tratta di una grave, gravissima interferenza negli affari interni di un paese sovrano (sovrano si, continuo ad esserne convinto) alla stregua di un atto di belligeranza virtuale, ma con effetti reali sul nostro paese, in una difficile fase politica caratterizzata dalla trattativa per un nuovo possibile governo.
Le persone normali salutano gli eletti e/o nominati alla fine delle procedure di elezione e/o di nomina non all’inizio: in questo modo si vuole pervicacemente, con la propria forza dispiegata in ogni occasione, incanalare la decisione in una direzione e non in un’altra.
Non c’è alcun rispetto per gli affari interni dell’Italia e, in considerazione della risposta nulla, afona o comunque stonata da parte delle forze politiche nostrane, comprese quelle che rappresentavano fino ieri la potenziale opposizione e che oggi disputano per attribuirsi i ministeri, forse ce lo meritiamo.
Che bella democrazia, parlamentare o diretta che sia!
Tra un po’ personaggi alla Trump, e non solo, decideranno per noi e noi saremo lieti e contenti della loro illuminata interferenza, anzi no, del loro “endorsement”.
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- Il tweet di Trump: interferenza negli affari italiani? Anche su Democraziaoggi.
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- Lo zio Sam

Verso il Convegno sulla salvezza del Pianeta

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- L’evento in fb. – logo-laudato_sii_homeDocumentazione pertinente: Laudato si’. Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale.
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Amazzonia, non brucia solo una foresta
Sono in gioco anche il modello di sviluppo e il rispetto delle popolazioni indigene, come afferma Papa Francesco nella Laudato si’ e in vista del prossimo Sinodo. Parla l’antropologa dell’Università Cattolica Anna Casella
26 agosto 2019 su CattolicaNews.
di Anna Casella * [segue]

Oggi mercoledì 28 agosto 2019

Estate 2019. La nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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In spiaggia a contatto con le afflizioni di Pammmelllla
28 Agosto 2019
Amsicora su Democraziaoggi.
Ieri mattina in spiaggia dormicchiavo, dopo aver letto delle follie di Salvini ed essere passato alle elucubrazioni del Zinga sulla crisi. Salvini credeva di fare sfracelli ed ora implora Conte indarno. A Zinga invece Conte non gli va perché è troppo signore… e ormai il garbo nelle alte sfere è un demerito. Poi vuole togliere il […]
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Palabanda, la rivolta a Teatro
28 Agosto 2019
Gianna Lai su Democraziaoggi.
In occasione de Sa Die de sa Sardinia del 2014 è stata messa in scena al Teatro Massimo di Cagliari la rivolta di Palabanda del 1812. Ecco una recensione sulla rappresentazione.
Palabanda, un’azione teatrale di Luciano Marrocu, messa in scena da Rita Atzeri, per la regia cinematografica di Andrea Lotta. […]
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“Una nuova alleanza per il nostro Pianeta, per la nostra Isola.”
Filippo Spanu.
Su la nuova sardegna, un contributo per il futuro, ripreso su fb.
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