Monthly Archives: luglio 2019

Oggi sabato 20 luglio 2019

bomeluzo-conquista-la-luna-20-lug-19
democraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2 senza-titolo1
———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
Andrea Camilleri, un grande italiano, siciliano e sardo
20 Luglio 2019
Il 10 Maggio 2013 su Andrea Camilleri scrivevo…
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Oggi ho lasciato codici e pandette e mi sono recato nell’Aula Magna della nostra Università per assistere alla lectio magistralis di Andrea Camilleri in occasione del conferimento della laurea honoris causa in lettere moderne. Mi è capitato altre volte di assistere a queste cerimonie, ma […]
——————————————————
Cos’è la lingua, e cos’è il dialetto?
20 Luglio 2019
Camilleri si è occupato da par suo del tema della lingua e del dialetto. Ecco cosa scrivevamo in questo blog il 23 Marzo 2013.
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Andrea Camilleri – Tullio De Mauro, “La lingua batte dove il dente duole”, Laterza, 2013. Cos’è la lingua, e cos’è il dialetto? Cosa esprimiamo con l’una e cosa esprimiamo […]
——————————————————————

La luna ci fa compagnia

luna-a-soru-e-mari-19-lug-2019
Venerdì 19 luglio 2019 a Soru ‘e mari per la Cena di autofinanziamento della “Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco di Cagliari”. La splendida foto è di Renato d’Ascanio Ticca. Puoi trovare il servizio fotografico completo di R.d’A.Ticca qui. La luna. Domani 20 luglio la riesploreremo dopo cinquant’anni, noi nell’immaginario.

Dibattito sulla democrazia oggi e sul dialogo tra fede e politica.

aladin-logo-lampadaSi terrà dal 26 al 30 agosto a Camaldoli la Settimana teologica 2019, intitolata “Fede e politica. Un dialogo da ricominciare”, organizzata al MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Per l’importanza e la ricchezza dei contenuti riprendiamo dal sito del Meic su Aladinpensiero una parte dei lavori preparatori, ripubblicandoli integralmente o riportando i relativi link. Daremo ovviamente conto dei lavori della Settimana e delle conclusioni.
—————————————————-
40711
Camaldoli 2019
VERSO CAMALDOLI/6 Per città dell’uomo a misura d’uomo
19 Luglio 2019

di FEDERICO MANZONI
L’esperienza dell’amministrazione locale, e cioè quella di un impegno politico declinato nella propria comunità territoriale, è oggi, ancor più che in passato, un banco di prova – impegnativo, esigente ma anche di soddisfazione – per provare, da cristiani, a “costruire la Città dell’uomo a misura d’uomo”.
Anche i temi amministrativi apparentemente più “laici” sono infatti l’occasione per apportare un proprio contributo di competenza e di idee ispirato al concetto di Bene comune, nella consapevolezza che, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa, esso non è la semplice sommatoria dei beni individuali.
Tanto più in un contesto generale progressivamente improntato ai canoni dell’individualismo, l’impegno politico per costruire comunità coese al proprio interno e aperte verso l’esterno, che facciano delle inevitabili differenze non un limite ma un’opportunità, che mettano al centro una visione d’insieme coraggiosa e lungimirante potrebbe apparire un’impresa improba.
Non mancano le contraddizioni e le difficoltà, che talora conducono a un disincantato scoramento, ma lo sprone – come ha insegnato il fondatore dello scoutismo lord Baden Powell – a “fare del proprio meglio” per “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato” costituisce ragione motivante di un impegno. E quale via più immediata e concreta per tentare di “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato” nel dedicarsi alla cura della propria comunità locale?
Un impegno, questo, che deve basarsi su almeno due caratteristiche di fondo: lo studio e l’ascolto.
Lo studio, perché ogni provvedimento che si va ad assumere deve essere preceduto da un approfondimento e da un approccio rigoroso.
In questo senso, non si può non andare con la mente allo splendido invito che Benigno Zaccagnini, di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della morte, rivolgeva ai giovani democristiani nella accesa dialettica con i comunisti: “se essi studiano, noi dobbiamo studiare di più; se essi sono seri, noi dobbiamo essere più seri di loro…”.
E l’ascolto, anzitutto per rispondere a un’istanza sempre più diffusa da parte dei cittadini (singoli più che associati), che reclamano tempi e spazi di un confronto, che prima era mediato dai “corpi intermedi” e che oggi (complici i nuovi sistemi di comunicazione nell’era dei social network, ma anche talune infelici riforme legislative, come l’abolizione delle circoscrizioni nei Comuni con popolazione inferiore ai 250 mila abitanti) è sempre più diretto e privo di filtri. Un ascolto, tuttavia, non dettato semplicemente da una necessità, ma anche da una opportunità: quella di costruire processi e progetti significativamente migliori nel proprio contenuto e più condivisi sul piano sociale e politico, se fatti oggetto di seri percorsi partecipativi.
Tutto questo richiede una grande dose di pazienza e molto equilibrio nel non farsi schiacciare dal governo della quotidianità e dell’emergenza rispetto alla costruzione di percorsi di più ampio respiro, che pure si deve avere il coraggio e la capacità di spiegare e, quanto più possibile, far comprendere. Così come l’attenzione a una visione “alta” e prospettica nel disegnare le strategie politico-amministrative non deve cadere in un’astratta teoria, ma va accompagnata a una sana concretezza e allo sforzo di fornire risposte in tempi accettabili.
C’è poi una terza caratteristica che l’amministrazione locale richiede oggi, molto più che in passato. Una sistematica attenzione, capacità e fantasia nel saper ricercare fonti di finanziamento esterne al bilancio del proprio Ente, senza dunque trincerarsi dietro lo stato di necessità – che talvolta diventa alibi – dell’assenza di risorse per perseguire determinate politiche.
In questi ultimi anni, anche grazie ai Fondi europei, numerose opportunità di cofinanziamento sono state messe a disposizione da parte dello Stato a favore degli Enti locali (non solo grandi città ma anche piccoli comuni) sul fronte dell’edilizia scolastica, della mobilità sostenibile, della riqualificazione urbana, delle politiche sociali. Si tratta, sia detto per inciso, di investimenti i cui benefici solo in parte sono già oggi visibili e apprezzabili e che certamente produrranno frutti positivi anche nei prossimi anni.
In conclusione, l’impegno per costruire la Città dell’uomo a misura d’uomo richiede dunque una profonda idealità ma anche una cura e una dedizione molto concreta e intraprendente. E le comunità cristiane possono certamente contribuire positivamente a creare un terreno fertile per formare persone che vogliano mettersi in gioco anche nella dimensione dell’impegno pubblico, a partire dal proprio territorio.
(L’autore, avvocato, dottore di ricerca in Diritto pubblico e socio Meic, è assessore alle politiche della mobilità e ai servizi istituzionali del Comune di Brescia)
#camaldoli2019
41041
VERSO CAMALDOLI/5 Democrazia deliberativa, per rigenerare la partecipazione
11 Luglio 2019

di GIANDIEGO CÀRASTRO
“La politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini… tratta della convivenza dei diversi… nasce tra gli uomini… nasce nell’infra e si afferma come relazione”. Luciano Manicardi cita H. Arendt nelle pagine iniziali di “Spiritualità e politica”, aggiungendo che “nello spazio vuoto tra gli uomini, tra me e l’altro, tra me, l’altro e il terzo, tra noi e gli altri, dunque nello spazio interpersonale e sociale, la politica incontra anche la dimensione spirituale”.
La convivenza politica tra diversi in Europa è stata per decenni garantita dalla forma della democrazia rappresentativa e dallo Stato di diritto. Oggi questo assetto è scosso dalla diffusione di nuove diseguaglianze su scala globale, dagli effetti sociali del cambiamento climatico, dal fenomeno delle grandi migrazioni, dal radicarsi del paradigma dell’”intelligenza artificiale”. Dinanzi a queste novità epocali, siamo tentati di arroccarci in un pensiero neo-autoritario, populista, nostalgico e pre-conciliare, in fondo ostile verso le libertà ed il pluralismo. Oppure possiamo innescare insieme nuovi scenari civili, facendo leva sulla facoltà di cui scrive sempre Manicardi: la immaginazione.
Occorre, allora, immaginare nuovi orizzonti democratici. In realtà, non occorre “scervellarsi “troppo, perché basterebbe mettere a fattor comune le tante prese di posizioni che, in modo sinora isolato, si sono susseguite a favore della cosiddetta democrazia deliberativa. Proprio su questo tema, il MEIC ha avviato una riflessione nel 2018 con l’intervento di Rosy Bindi alla Settimana di Camaldoli. Anche altri soggetti culturali hanno iniziato a dare attenzione a queste tematiche: ACI, ACLI, Argomenti 2000 (gruppo Democrazia di prossimità di Argomenti2000 Senigallia), Bene Comune, C3dem, Connessioni, Tuttavia…
La democrazia deliberativa si caratterizza per essere basata su percorsi partecipativi strutturati in cui ogni persona può vedere riconosciuto il proprio punto di vista e può essere messa nelle condizioni di ascoltare i punti di vista degli altri. I percorsi partecipativi sono condotti, per un periodo di due-tre mesi, da un coordinatore distinto dal decisore pubblico e che sia esperto nella facilitazione ed equidistante dalle parti in causa che, nel processo, si incontrano, confrontano ed a volte si scontrano. I partecipanti non votano, ma si ascoltano. La democrazia deliberativa “esalta” il contributo degli esperti (docenti universitari, tecnici, etc), ma anche dei contro-esperti, senza dimenticare il “sapere comune” che proviene dai cittadini. La democrazia deliberativa, infine, prevede che i decisori pubblici prendano sul serio gli argomenti dei partecipanti, assumendosi l’impegno di specificare in pubblico quali proposte emerse dal processo saranno accolte e quali rifiutate, indicandone le motivazioni.
Sembra fantademocrazia: eppure il nostro Paese da decenni è attraversato, benché in sordina, da esperimenti di innovazione democratica sulla scia deliberativa! Qui ricordo i dibattiti pubblici svolti sulla Gronda di Genova (2009), sul porto di Livorno (2016) e sull’utilizzo dei gessi rossi per il ripristino di una cava a Gavorrano, nel grossetano (2017). In questi ultimi due casi, i processi sono stati agevolati grazie alla presenza di una specifica legge regionale toscana (la n. 46 del 2013). Anche la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Trento, la Regione Puglia si sono recentemente dotate di strumenti legislativi capaci di innescare nuovi processi partecipativi.
Nel confronto che si è aperto verso Camaldoli 2019 Paolo Daccò ha chiesto di sostenere la proposta di legge sui beni comuni. Ecco, io vorrei collegarmi a questa idea, proponendo di dar vita ad una coalizione plurale (tra MEIC, Argomenti2000, Acli, Aci, Tuttavia, Bene Comune, C3dem, Connessioni etc) sia sulla proposta promossa dal giurista Rodotà, sia sulla immaginazione di nuovi incubatori di processi partecipativi inclusivi, deliberativi, capaci di influenzare le politiche pubbliche, dimostrando così la plausibilità della rigenerazione della nostra partecipazione democratica e repubblicana. #camaldoli2019
(L’autore è impegnato nell’associazione di amicizia politica Argomenti2000 ed è dottorando all’Università Politecnica delle Marche in Scienze della vita, curriculum in Protezione civile e ambientale, con un progetto di ricerca sul dibattito pubblico prima di una grande opera)
40941

VERSO CAMALDOLI/2 Delegare non basta, servono cittadini protagonisti

21 Giugno 2019
di PAOLO DACCO’
delegato regionale Meic Lombardia
Lo spazio politico e del dibattito culturale è dominato da chi pensa di potersela cavare con poco: frasi e annunci ad effetto, promesse a getto continuo – non importa se contraddittorie e senza verifica successiva, capitani e caporali più o meno carismatici e zero idee complesse, ragionamenti e argomentazioni.
I cittadini meno attrezzati, oppure preparati ma animati da poca tensione verso un esercizio pieno dei diritti e dei doveri che la cittadinanza porta con sé, trovano decisamente più semplice delegare ogni decisione al leader di turno, senza assumere in prima persona posizioni o ruoli che esigerebbero poi impegni ed azioni conseguenti.
Sgombrando subito il campo da illusioni di facile cambiamento, va detto che un antidoto ad effetto rapido non esiste. Il lavoro – anzitutto culturale – che la situazione ci richiede, per quanto sia da attivare prima possibile, prevede tempi di efficacia medio-lunghi.
Non per questo, per il fatto cioè di non vedere nessuna luce in fondo al tunnel (del divertimento, soprattutto altrui), possiamo sentirci autorizzati al disimpegno o a cedere il passo alla sensazione di inutilità che spesso pervade chi si trova a remare contro una corrente contraria e impetuosa.
Credo invece che sia più che urgente ed opportuno non mollare la presa, da un lato assumendo l’atteggiamento e lo stile della “cittadinanza attiva”, dall’altro individuando nel grande filone dei “beni comuni” un campo di azione e di elaborazione di una nuova cultura politica capace di superare lo sfilacciamento dell’ampio fronte democratico-costituzionale, andando oltre sigle, partiti e partitini ormai specializzati in “teoria e tecnica della gestione del proprio ombelico”, per ridare respiro e un nuovo orizzonte ideale ad azioni capaci di coinvolgere i cittadini nuovamente come parte di una comunità e non solo come individui.
Il quadro è così complesso e frastagliato che sembra impossibile trovare un punto da cui partire. Credo che la visione complessiva sulla nostra realtà espressa nella Laudato Si’ e i temi in essa contenuti possano rappresentare un terreno comune a tante espressioni – non necessariamente ispirate da una prospettiva credente – di una nuova cultura di promozione di ciò che è comune ed essenziale per la vita di tutti.
Questo a tutela dei diritti di chi vive oggi, ma allo stesso tempo di quelli delle generazioni future.
In questa direzione si collocano i movimenti sociali e popolari (non a caso convocati più volte da Papa Francesco) che muovendo da una critica ai dogmi della globalizzazione ci hanno accompagnato e sollecitato negli ultimi decenni.
Da Seattle a Genova, al Forum dei Movimenti per l’Acqua con la grandissima vittoria referendaria del 2011 resa finora inefficace da scelte di segno opposto da parte di tutti i governi che da allora si sono succeduti, fino alla campagna in corso in questi mesi, promossa in tutta Italia dai Comitati per i beni pubblici e comuni “Stefano Rodotà” (www.generazionifuture.org), che propone una raccolta di firme per una Legge di iniziativa popolare che vuole l’inserimento esplicito nel Codice civile dei beni comuni e della loro tutela.
Insomma, per chi lo vuole c’è già da subito modo e spazio per essere attivi, iniziando a ridare senso e sostanza al nostro comune essere cittadini.
#camaldoli2019

http://www.meic.net/index.php?id=4104

Che succede?

c3dem_banner_04SU IL PAPA, I CATTOLICI, LA POLITICA
16 Luglio 2019 by Forcesi |su C3dem.
La Settimana teologica che si terrà a Camaldoli per iniziativa del Meic dal 26 al 30 agosto ha per tema “Fede e politica, un dialogo da ricominciare” (vedi in “Eventi”). È questione vera e urgente. Tra i contributi in preparazione, dopo quello di Rocco D’Ambrosio, già qui indicato, è ora uscito quello di Giandomenico Càrastro (“Democrazia deliberativa per rigenerare la partecipazione”). Un confronto tra Giuliano Ferrara e Franco Monaco sul ruolo di papa Francesco rispetto all’impegno politico dei cattolici oggi: ruolo negativo per Ferrara (“L’ostacolo è Francesco”), positivo per Franco Monaco (“Papa Francesco e la politica”). Di Francesco su Avvenire la riflessione di Francesco proposta domenica scorsa sulla parabola del buon samaritano. Il punto di vista ipercritico papa Francesco di Marco Marzano su Il Fatto (“I problemi dell’Argentina con il passato di Francesco”). ALTRO: Sabino Cassese a colloquio con Il Foglio sull’eutanasia (“Di chi è la mia vita”). Il commento di Domenico Rosati, su Settimana news, al caso Sea Watch (“Il maldestro Salvini e le leggi del mare”). Livia Turco dice cosa pensa di immigrazione e politica (“No alla società del guscio”). L’intervista a La Stampa di Nicola Zingaretti: le sue critiche, le sue proposte.
——————————————————

La fabrica di armi di Domusnovas va riconvertita.

guerra-e-italia_21-300x180RWM. I sindaci del Sulcis dicono di difendere i lavoratori ma operano per mandarli a spasso
19 Luglio 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
——————————————————————

Buon lavoro ai nuovi Sindaci, Giunte comunali, Consigli comunali delle città e dei paesi della Sardegna.

Buon lavoro a Cagliari
Il Sindaco Paolo Truzzu e la sua Giunta
giunta-ca-truzzu-18-lug-2019
Il Sindaco ombra Francesca Ghirra e la sua Giunta ombra di opposizione (auspicio)
ghirra-e-la-sua-giunta-ombra-auspicata
———————————————–
Buon lavoro a Sassari
Il Sindaco di Sassari Nanni Campus presenta la sua Giunta in Consiglio.
sindaco-campus-e-nuova-giunta-sassari

———————-

Oggi venerdì 19 luglio 2019 – Omaggio ad Andrea Camilleri.

democraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2 senza-titolo1
———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
Omaggio ad Andrea Camilleri. Da Democraziaoggi.
Letteratura e vita secondo Camilleri
19 Luglio 2019
Ecco cosa scrivevamo su Democraziaoggi il 16 Giugno 2013 sulla lectio magistralis di Andrea Camilleri in occasione della laurea honoris causa conferitagli dall’Università di Cagliari, grazie all’iniziativa intelligente e appassionata di Giuseppe Marci.
Gianna Lai. La laurea honoris causa conferita ad Andrea Camilleri dall’Università di Cagliari è un evento culturale di grande rilievo, di cui è […]
————————————————————–
Camilleri e Montalbano: “Oggi tutti in piazza con la Fiom”
19 Luglio 2019
Andrea Camilleri è stato comunista fin da giovane e non ha mai nascosto questa sua “fede”. E’ sempre stato dalla parte dei lavoratori nei momenti cruciali della nostra storia repubblicana. Ecco cosa abbiamo pubblicato un questo blog il 18 Maggio 2013
Intervista ad Andrea Camilleri (e a Salvo Montalbano) di Rossella Guadagnini
Metalmeccanici e intellettuali, operai e […]
—————————————————————–
Andrea Camilleri all’Università di Cagliari
18 Luglio 2019
Camilleri aveva un rapporto speciale con l’Università di Cagliari grazie a Giuseppe Marci, che è stato un appassionato studioso dello scrittore siciliano sulla cui opera ha incentrato varie iniziative, culminate con il conferimento della laurea honoris causa.
Ecco cosa scrivevamo su questo blog il 15 Giugno 2013.
Gianna Lai
Andrea Camilleri ai primi di maggio all’Università di Cagliari […]
———————————————————————————

Storia della medicina

piero-di-licia

di Piero Marcialis, su fb.

19. La scuola medica di Salerno.
a) Origini e maestri.
Dopo il crollo dell’impero romano due furono i percorsi che la storia medica seguì: uno quello della medicina araba, di cui abbiamo parlato; l’altro quello della pratica medica cristiana, grazie all’attività dei monasteri, dove si copiavano le antiche opere greche e latine, si coltivavano le erbe medicinali e si praticavano le opere di misericordia corporale, in locali destinati ad infermeria.
Circa cinque secoli dopo sorge a Salerno la prima scuola medica europea, scuola che diede i suoi frutti maturi qualche secolo più tardi, in epoca rinascimentale.
Le origini di questa scuola sono difficili da accertare, diverse le ipotesi: chi la fa risalire a Pitagora, chi la accosta a leggende di incontro tra saggi ebrei, greci, arabi e latini.
La scuola era laica, anche se aveva amichevoli rapporti coi monaci benedettini del vicino monastero di Montecassino.
Il periodo di splendore della scuola va dalla fine del XI secolo alla fine del XIII. Salerno era stata conquistata nel 1075 da Roberto il Guiscardo che le diede rango di capitale e portò a grande sviluppo la sua attività economica e culturale.
Nella scuola si insegnava l’anatomia attraverso la dissezione dei maiali, primo testo in materia l’Anatomia porci, di Cofone.
Si praticava, con prudenza, la chirurgia. Ruggero di Palermo ne tratta nel suo testo Chirurgia (1180); poi revisionato dal suo allievo Rolando da Parma.
Uno dei primi maestri, se non il primo, fu Garioponto che derivò largamente il suo libro Passionarius da testi greci. Citava Ippocrate e disdegnava ogni cura mistica.
Bartolomeo Anglico, autore del De proprietatibus rerum, un’enciclopedia popolare che ebbe larga diffusione nel Medioevo, nel suo libro di testo Practica tratta della diagnostica, insistendo sull’esame del polso e delle urine, e della terapia, basata principalmente su dieta e salasso.
Nella scuola troviamo, qualcuno si sorprenderà, le dottoresse: Trotula, Abella, Rebecca, Costanza e altre.
Alcuni vogliono limitarle al rango di infermiere e ostetriche.
Infatti Trotula era, pare, autrice di un libro di ostetricia.
Interessante è anche il contributo dato alla cucina dietetica, verificabile nel testo del maestro Musandino, il De modo preparandi cibos et potus infirmorum.
scuolamedicaminiatura
————–
copyright Piero Marcialis su aladinpensiero online.

Che succede? Eppur si muove.

psdi-simbolo-tradizionale
Il socialismo torna a vincere con nuove politiche anti diseguaglianze
di Nicola Cacace
25 Giugno 2019 by Forcesi | su C3dem.
c3dem_banner_04
I partiti socialdemocratici europei, che negli anni 2000-2014 avevano perso molti milioni di voti, dal 2015 sono in netta ripresa. La recente vittoria del Psoe di Sanchez in Spagna e più recentemente la sostanziale tenuta dei progressisti, socialisti e verdi, al Parlamento europeo con la contemporanea sconfitta dei “sovranisti”, cresciuti ma ben lontani dalla sperata maggioranza vincente, rinforza la sensazione che il vento contrario ai progressisti sta cambiando. Dopo decenni di sconfitte della sinistra in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Svezia, Finlandia, Portogallo, Italia, dovuto a politiche neo-liberiste che hanno ignorato le sofferenze di larghi strati di popolazione e le crescenti diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, di recente abbiamo avuto successi della sinistra in molti paesi europei. In Danimarca dove il partito laburista si è confermato primo partito del paese, in Portogallo con il partito socialista di Costa, in Svezia, dove ad ottobre è stato riconfermato vincente il partito socialdemocratico, in Finlandia dove i socialdemocratici sono ritornati al primo posto dopo decenni di esilio, mentre in Gran Bretagna la segreteria di Corbyn ha riportato i laburisti di nuovo alla ribalta. I caratteri comuni che distinguono questi successi sono almeno di due tipi: politiche socialiste di sinistra, lontane dal neo-liberismo dei Blair e dei Renzi, slogan chiari e di sinistra come orari di lavoro ridotti, tasse progressive dove i ricchi pagano di più, aumenti salariali, e soprattutto riduzione delle diseguaglianze, fortemente cresciute anche sotto governi progressisti, in America, in Gran Bretagna, in Italia.
Se la missione della sinistra è l’eguaglianza si capisce perchè da decenni essa andava perdendo nel mondo. Le diseguaglianze sono aumentate anche sotto i governi progressisti, Clinton in America, Blair in Gran Bretagna, Pd in Italia, che hanno adottato politiche neo-liberiste e hanno reso i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. La riduzione delle diseguaglianza si fa anzitutto con due politiche: un fisco progressivo che faccia pagare di più ai ricchi, un Welfare universale che renda tutti i cittadini eguali in termini di valori fondamentali, istruzione, salute, sicurezza. Naturalmente per aver successo, in epoca dei media e dei social le politiche della sinistra devono anche basarsi su slogan precisi, comprensibili e ripetuti. In America molti leader democratici, Sanders in testa, parlano apertamente di socialismo, cosa impensabile anni fa, in Gran Bretagna Corbyn ha rilanciato il laburismo promettendo tasse più alte per i ricchi, Welfare più esteso, orari di lavoro più corti, in Portogallo la sinistra ha vinto e superato la crisi puntando sulle 35 ore, su salari più alti e su un fisco più progressivo. In Italia il nuovo segretario del Pd Zingaretti sta rilanciando il Partito con politiche più unitarie e più orientate a sinistra. Di seguito tratto alcuni temi socialmente “avanzati” presenti nelle politiche di alcuni partiti socialisti vincenti: orari di lavoro, fisco progressivo, contributo di solidarietà dei super-ricchi, accoglienza immigrati ma con un numero crescente di doveri e obbligazioni…

1. Lavorare meno per lavorare tutti
Oggi in Germania si lavorano 1400 ore/anno e la disoccupazione è al 3,8%, in Italia si lavorano 1800 ore e la disoccupazione è al 10,5%. Il processo storico di riduzione degli orari di lavoro nei paesi industriali ha consentito che l’occupazione aumentasse malgrado il forte aumento di produttività. Questo processo di dimezzamento degli orari annui, da 3000 a 1500 ore/anno in circa 100 anni, si è realizzato, grazie alle lotte dei lavoratori, attraverso vari passaggi – settimana di 48 ore, poi di 40 ore, più recentemente di 35 o 28 ore, sabato libero, periodo di maternità, compenso per malattie, ferie, etc. -, e si è rallentato negli ultimi anni del secolo scorso. E’ ripreso dal 2000 ad oggi sopratutto nei paesi del Nord Europa, Germania, Olanda, Austria, paesi scandinavi, Francia ed in alcuni paesi a governo socialista come il Portogallo, paesi che hanno assunto l’obiettivo piena occupazione come prioritario…
Nei paesi in cui da anni si fanno queste politiche, l’occupazione è alta con tassi di occupazione anche superiori al 70%, (vedi tab.1). Questo è possibile perché tutte le esperienze dimostrano che lavorare con orari troppo lunghi porta ad un calo di produttività, aumento di sprechi con riduzione della produzione anziché ad un aumento. Mentre i paesi del Sud Europa, Italia, Spagna, e Grecia, con gli orari di lavoro più lunghi, intorno alle 1800 ore annue, hanno anche tassi di occupazione più bassi, e di gran lunga più bassi, dei paesi con orari più corti.
Questi risultati occupazionali si sono realizzati anche in anni di crisi come nel triennio 2011-2014 di crisi, quando paesi come Francia, Svezia, Germania, con una crescita media del Pil inferire all’1%, hanno aumentato il tasso di occupazione. In pratica questi paesi, che hanno assunto l’obiettivo occupazionale come prioritario, hanno fatto politiche speciali di redistribuzione del lavoro, abolendo gli straordinari sostituiti con la banca delle ore, come in Germania, o con l’annualisation des oraires come le 35 ore in Francia, mentre l’Italia si comporta in modo assurdo per un paese ad alta disoccupazione: fa pagare l’ora di straordinario ad un costo inferiore all’ora ordinaria con la conseguenza che siamo il paese europeo che, dopo l’Ungheria – dove Orban ha fatto una legge che obbliga i lavoratori a fare almeno 400 ore di straordinario l’anno -, fa più ore straordinarie. Un paese moderno e democratico deve assumere gli obiettivi della piena occupazione e, di formazione continua, tutti obiettivi inversamente proporzionale a lunghi orari di lavoro.
Tab.1 Ocse. Orari annui di lavoro per lavoratori a tempo pieno e tassi di occupazione
Orari annui di lavoro
2000 2014 tassi di occupazione 2014
Germania 1452 1371 74
Francia 1535 1473 65
Olanda 1462 1425 73
Norvegia 1455 1427 75
Austria 1807 1629 71
Svezia 1642 1609 76
OCSE,media 1843 1770 65
Italia 1851 1734 56
Spagna 1753 1689 65
Turkia 1937 1832 49
Grecia 2108 2042 49

2.. Fisco progressivo, tasse più alte per i ricchi

Un errore grave che può fare un partito di sinistra è quello di invocare genericamente “meno tasse” per tutti, che è lo slogan delle destre nel mondo ed equivale a “meno tasse per i ricchi, meno Stato sociale per tutti”. Non che non sia vero che in Italia i contribuenti onesti pagano troppe tasse. Ma su questi punti bisogna essere più chiari: l’Italia, oltre ad avere una grande evasione fiscale (almeno 100 miliardi) che non combatte a sufficienza, appartiene a quel gruppo di paesi democratici che, per Costituzione e scelta politica, hanno imboccato la via del Welfare universale o Sistema sociale universale, cioè finanziano con soldi pubblici, cioè con la fiscalità, istituti fondamentali della solidarietà come istruzione, sanità, sicurezza, ricerca, etc. per renderli disponibili a costo zero all’intera cittadinanza. Questa è una scelta politica ad oggi condivisa solo da una minoranza dei 28 paesi OCSE. Il paese più ricco del mondo, gli Stati Uniti, non appartengono a questo gruppo . Ed infatti i paesi che non godono gratis di beni fondamentali come istruzione, sanità e sicurezza, hanno un pressione fiscale molto più bassa dei paesi con Welfare universale e gratuito per tutti, come può vedersi dalla tabella 2. Mentre i paesi con sistema sociale universale hanno una pressione fiscale intorno e superiore al 40% del Pil, i Paesi senza Welfare universale sono molto al di sotto, sino al 26% degli Stati Uniti ed al 20% del Messico. La tassa di successione, imposta basica per redistribuire la ricchezza, in Italia è quasi azzerata (4%) mentre, a partire da un certo capitale, è del 45% in Francia e superiore al 30% in Germania, Gran Bretagna e Spagna.
In sintesi, oggi esistono al mondo due modelli estremi di fiscalità, il modello americano ed il modello prevalente in Europa.
Modello americano. Pressione fiscale inferiore al 30% del Pil,spesa sociale e Stato sociale al minimo. Sanità pubblica (Medicaid e Medicair) solo per anziani e poveri, che la recente riforma Obama aveva migliorato assai poco, sino alla recente cancellazione dell’Obama care da parte di Trump, sanità privata dai costi crescenti con milioni di cittadini senza copertura sanitaria. Da notare che gli Stati Uniti, pur avendo la più alta spesa sanitaria complessiva, 14% del Pil, sopportano dati di mortalità infantile, morbilità, vita media, peggiori dei nostri, che spendiamo la metà del Pil (7%) in sanità. In America non c’è congedo di maternità retribuita per le lavoratrici e il numero di ferie retribuite è mediamente inferiore alle 10 giornate/anno. L’istruzione, a partire dalle scuole medie, è privata e dai costi altissimi, senza parlare delle Università che, a parte poche borse di studio, sono accessibili solo ai più abbienti. Negli States anche la sicurezza è prerogativa dei ricchi, i poliziotti privati superano di molte migliaia i poliziotti pubblici, confederali statali e di contea.
Modello centro-nord europeo. Pressione fiscale tra 40% e 46% con Danimarca, Svezia e Francia ai massimi. L’Italia è situata nella parte alta della classifica 43,3%, sia per l’elevata evasione fiscale, sia per la bassa efficienza della sua Pubblica Amministrazione. Nell’Europa del nord la Gran Bretagna, soprattutto dopo la cura Thatcher, si è parzialmente allontanata dal modello europeo di Welfare universale soprattutto nell’istruzione, ma anche nella sanità, ed oggi ha una pressione fiscale media intorno al 33% del Pil., che Corbyn promette di invertire col ritorno ad un Welfare meno ridotto. Sintomatico il documento firmato qualche anno fa in Francia da alcuni autorevoli personaggi a favore di una fiscalità equa e progressiva e a sostegno di un Welfare universale: “Noi rifiutiamo diminuzioni della fiscalità che avrebbero come contro partita l’insufficienza dei mezzi forniti alla protezione sociale, alla scuola, alla ricerca, alla sicurezza, alla salute ed all’ambiente”. Primi firmatari Jacques Delors, già presidente della Commissione europea, Maire, presidente delle assicurazioni Axa, Maillot, patron di Nouvelle Frontieres, una della compagnie di viaggi più importanti al mondo. Sintomatici anche due referendum, in Francia e Svezia, che chiedevano ai cittadini se volessero meno tasse e meno Sanità, etc.. L’esito fu favore di un Welfare universale e relativo costo fiscale.

3. Patrimoniale o contributo di solidarietà dei super ricchi
La ricchezza privata delle famiglie italiane, mobiliare ed immobiliare, era di 9700 miliardi a fine 2017, con una ricchezza media di 400mila euro a famiglia. Le famiglie italiane sono più ricche delle famiglie tedesche e secondo l’Ocse anche delle famiglie francesi, inglesi e canadesi. L’Italia è un Paese con grande ricchezza privata ma ad alta diseguaglianza: quasi la metà dei 9700 miliardi di ricchezza privata appartiene al 10% delle famiglie, ed il 90% della ricchezza appartiene al 50% delle famiglie. Noi abbiamo un debito pubblico di quasi 2300 miliardi, più del 132% del Pil, che ci costa molte decine di miliardi l’anno di interessi e da cui l’Europa ci chiede di rientrare velocemente (al 60% del Pil) in meno di 10 anni. Cura da cavallo impossibile. Quali sono le proposte sul tappeto per avviare una qualche riduzione del debito? Solo una, avanzata da “rivoluzionari” come Giuliano Amato, Carlo De Benedetti, il banchiere cattolico Pellegrino Capaldo, il presidente della Bnl Luigi Abete, oltre ai segretari dei tre Sindacati confederali, Maurizio Landini in testa, e di recente l’ex direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, che dice: “L’unico modo possibile per ridurre il debito pubblico utilizzando la ricchezza dei privati è una tassa patrimoniale; si tratta di una decisione tutta politica da illustrare in modo chiaro agli elettori”. Una patrimoniale, o contributo di solidarietà, non per tutti gli italiani ma per una minoranza di famiglie super-ricche, cioè 2,4 milioni di famiglie (il 10%) che detengono il 45,5% della ricchezza nazionale, pari a 4400 miliardi. Una piccola aliquota fiscale dello 0,5% sarebbe sostenibile e potrebbe fruttare entrate per circa 22 miliardi. La misura potrebbe essere anche più selettiva, limitata al 5% delle famiglie che detengono il 38% della ricchezza, pari a 3600 miliardi, che con un’aliquota fiscale dello 0,5%, darebbe 18 miliardi. Queste misure sarebbero simili a quelle fatte all’estero, Gran Bretagna, America, Germania, Francia, Portogallo sia pure con modalità diverse. Se si spiega bene alla gente che l’unico modo per non lasciare a figli e nipoti un debito spaventoso che condanna il paese a un declino inevitabile è una patrimoniale per una minoranza di famiglie super-ricche, la proposta sarebbe compresa dagli italiani tutti, anche dai più intelligenti fra i ricchi. In America il miliardario Warren Buffet ha proposto ad Obama di aumentare la tassa di successione a fini di redistribuzione dei redditi. Non vedo proposte alternative, mentre vedo che l’idea di una patrimoniale comincia ad essere discussa anche in ambienti “altri”, Confindustria, banchieri, commercialisti, per non parlare dei sindacati. Che aspettano i partiti del cambiamento, Pd in testa, a chiedere un contributo patrimoniale straordinario ai super-ricchi?
Tab. 2 Pressione fiscale in % del Pil, ( anni 2015-17)
Danimarca 46,6
Francia 45,5
Austria 43,5
Svezia 43,4
Italia 43,3
Olanda 37,8
Germania 36,9
Media OCSE 34,3
Giappone 28,1
Stati Uniti 26,4
Turkia 26,0
Irlanda 23
Messico 18

4. Accoglienza immigrati ma con un numero crescente di doveri ed obbligazioni
Il partito dei socialdemocratici ha vinto le ultime elezioni in Danimarca con una linea severa sull’immigrazione. Una linea favorevole all’accoglienza ma con una serie di doveri ed obbligazioni che sono stati apprezzati dalla popolazione. Si pensi al fatto che la Danimarca ha una quota di stranieri del 13%, fra le più alte d’Europa, con un Welfare molto ricco e costoso di cui gli stranieri godono al 100%. Sono state introdotte una serie di misure tendenti a ridurre la criminalità in zone abitate prevalentemente da stranieri, misure per anni invocate dalla destra, ritenute discriminatorie dalle minoranze etniche ma che sono state evidentemente apprezzate da una grande maggioranza della popolazione. Si sono introdotte misure tendenti ad aumentare i doveri degli immigrati, doveri in passato, spesso erroneamente, additati dalla sinistra come discriminatori o peggio antidemocratici e anti identitari.

Nicola Cacace

Che succede?

scarpette-rosse-rdt
Fermare il sessismo e la violenza contro le donne
Giulio Marcon
9 Luglio 2019 | Sezione: Editoriale su Sbilanciamoci
sbilanciamoci
Una ricerca di CNR e Istat appena pubblicata descrive un quadro drammatico sulla violenza sulle donne. Una vera e propria emergenza nazionale, di fronte a cui non si interviene con misure e finanziamenti adeguati. Al contrario, esponenti del governo veicolano una cultura maschilista e patriarcale.

33mila donne (di cui 24mila italiane) prese in carico dai 338 centri antiviolenza nel 2017; 54mila che hanno comunque contattato i centri per avere supporto; un milione di donne che hanno subito violenza negli ultimi 5 anni (cioè in media 200mila l’anno): questi alcuni dei numeri della ricerca appena resa nota di Istat e CNR su incarico del Sottosegretario alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora.

Una realtà drammatica, la punta di un iceberg di una situazione che non può più essere tollerata. È principalmente un problema legato al predominio di una cultura maschilista e patriarcale che alimenta una pratica di violenza, di sottomissione, di odio. Riguarda tutti, tutte le categorie sociali: è un problema generale. La stragrande parte delle violenze domestiche è sulle donne. Anche il linguaggio è violentemente sessista. L’esempio dovrebbe partire dall’alto, dalla politica. Il Sottosegretario Spadafora afferma – giustamente – come “l’Italia viva una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, dai suoi esponenti più importanti? Un esempio? Gli attacchi verbali del vicepremier alla capitana Carola”.

Il Vicepremier Salvini non è nuovo alle sparate sessiste: basta consultare i suoi social. Nel 2016 ha esposto a un comizio della Lega – come fosse uno scalpo – una bambola gonfiabile dicendo: “C’è la sosia di Boldrini qui”. Il putiferio seguito alle dichiarazioni di Spadafora ha portato all’annullamento della conferenza stampa di presentazione dei dati della ricerca CNR-Istat e alla richiesta di dimissioni del Sottosegretario.

Serve una rivoluzione culturale, servono cambiamenti legislativi radicali, anche iniziative e misure economiche capaci di cambiare le carte in tavola. Secondo il Gender Gap Report 2019 la differenza delle retribuzioni tra uomini e donne è di 2.700 euro lordi. Solo il 15% dei/lle dirigenti sono donne. Abbiamo ritardi gravissimi nel raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere, cui ci siamo impegnati con la sottoscrizione dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite nel 2015.

Nel 2016 il Parlamento ha modificato la Legge di Bilancio, prevedendo il Bilancio di Genere. È rimasto sostanzialmente lettera morta: un compitino che è quasi impossibile rintracciare sul sito del MEF. E poi i soldi, pochi, troppo pochi: briciole per la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita e per gli asili nido pubblici, e solo 37 milioni per i centri antiviolenza. Sono 7 milioni in più rispetto all’anno scorso (molti di questi soldi ancora non spesi e bloccati), ma una parte – come ci ricordano le organizzazioni femministe – si perde nei meandri della burocrazia e di azioni inutili. Servirebbero investimenti in iniziative educative e culturali e in attività di prevenzione. Bisognerebbe potenziare la realtà dei centri antiviolenza. Sbilanciamoci! ha ricordato che con il costo di un solo cacciabombardiere F-35 potremmo avere 103 centri in più.

Cambiare rotta è sempre più indispensabile di fronte a quella che è una vera emergenza di questo paese. Non si può più rimandare.
——————-
La foto in testa è di Renato d’Ascanio Ticca.

OGGI giovedì 18 luglio 2019

(Scuola Medica Salernitana, Regimen Sanitatis Salernitanum)
(LA)
«Si tibi deficiant medici,
medici tibi fiant haec tria:
mens laeta, requies, moderata diaeta.»
(IT)
«Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta.»
———————————————————————–
democraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2 senza-titolo1
———————-Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
“Indipendentisti” e “Insulari” della chiacchiera! Sveglia! Salvini dà poteri al Nord, voi date aria ai denti
18 Luglio 2019
Amsicora su Democraziaoggi.
Brava gente di Sardegna, che tristezza senza gli indipendentisti della chiacchiera? Mauro e Paolo. Che mortorio! Loro sì che agitavano la bandiera de s’Indipendentzia, anche se nessuno di loro ha disdegnato di farsela al governo sardo coi berlusconiani e con gli eversori di quel barlume dell’autonomia odierna attaccata poco tempo fa dal PD e da […]
————————————————————————–

CHE SUCCEDE?

vignetta-sgombero-primavalle
IN PRIMO PIANO su Volerelaluna.
Primavalle: cacciare gli ultimi
15/07/2019 – di Luigi Ciotti

Nel nostro Paese la spesa sociale per il sostegno all’abitare è dell’0,13%, a fronte di una media europea del 2,5%. Delle circa 60mila sentenze di sfratto emesse due anni fa, il 90% sono state causate da morosità incolpevole, cioè impossibilità degli inquilini, colpiti da povertà relativa o assoluta al pari di milioni di italiani, di far fronte alle spese di affitto. Per questo le notizie e le immagini provenienti dal quartiere di Primavalle a Roma, dove si sta svolgendo lo sgombero forzato, con impiego cospicuo di forze di Polizia, di un edificio, tetto provvisorio di 340 persone, inclusi bambini, impossibilitate a trovare un’alternativa, destano angoscia, rabbia e molti interrogativi.

Viene infatti spontaneo chiedersi che democrazia è quella che, invece di costruire giustizia sociale in un concorso di diritti e di doveri, colpisce la povertà e la disperazione come se fossero dei reati. Così come viene da chiedersi che politica è mai quella che ‒ non da oggi beninteso ‒ invece di servire il bene comune e impegnarsi affinché a ogni persona siano garantiti i diritti fondamentali, la casa, il lavoro, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, si concepisce e si manifesta come azione di forza, esercizio di spavaldo e compiaciuto accanimento contro le persone più deboli, indifese, spaventate. E tutto ciò per mera ricerca di consenso dunque di potere, quindi non prima di aver dipinto quelle persone alla deriva come una minaccia alla nostra sicurezza, parola “idolo” di questa epoca in varie forme disumana.

Continuo a credere, con buona parte degli italiani mi auguro, che la vera sicurezza sia quella che ci viene da una democrazia compiuta, che garantisca a ciascuno dignità e libertà, e ci faccia sentire un popolo in cammino, giusto, solidale, accogliente. Consapevole che il benessere del singolo deriva sempre da quello della collettività.
———————————–
Omaggio a Andrea Camilleri
camilleri-pint

Lonis

locandina-lonis-2019-1

Addio ad Andrea Camilleri.

luttoÈ morto Andrea Camilleri, scrittore e maestro a tutto campo nato per raccontare storie. camilleri
Andrea Camilleri
Il grande scrittore siciliano, autore della fortunata serie di romanzi sul commissario Montalbano, è morto oggi a 93 anni. Dai romanzi al teatro fino alle prese di posizione sulla politica, l’Italia piange uno dei suoi più grandi autori contemporanei
STEFANIA PARMEGGIANI su La Repubblica online.
——————————————————————
Omaggio al Maestro.
camilleri-pint
Dal sito Democrazia e Lavoro CGIL, dipinto di Guglielmo Manenti

Oggi mercoledì 17 luglio 2019

democraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2 senza-titolo1
———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
La Libra, Facebook e il resto
Vincenzo Comito
12 Luglio 2019 | Sezione: gigeconomy, primo piano, su SBILANCIAMOCI.
sbilanciamoci
————————————————————————–
Che esilaranti le interviste dei politici regionali!
17 Luglio 2019
Amsicora su DEMOCRAZIAOGGI.
Avete notato quanto sono spassose le interviste dei politici regionali? Di solito contengono paradossi, imputano agli altri quanto fanno essi stessi, poi, quando ci sono i ribaltamenti elettorali, le parti s’invertono e gli uni usano esattamente le stesse parole degli altri a parti invertite. Le interviste degli uomini sedicenti di sinistra sono, da questo punto […]
——————————————————————-
SE VUOI ISTRUIRTI, NASCI AL NORD. LA SCUOLA DISUGUALE. E CON L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA?
di ALFONSO RUBINACCI
Jul 16, 2019, su Politicainsieme.
————————————————-