Monthly Archives: maggio 2019
Che succede?
CHE COSA RISCHIA L’EUROPA
19 Maggio 2019 by Forcesi | su C3dem.
Il gesuita, presidente della Commissione delle conferenze episcopali d’Europa, Jean Claude Hollerich, «Serve un’Europa forte sui diritti umani. Noi vescovi diciamo: andate a votare» (Avvenire). Massimo Cacciari, «Patria Europa» (Espresso). Federica Bianchi, «Sarà donna. E verde» (Espresso). Romano Prodi, «L’Italia eviti l’isolamento per cambiare l’Europa» (Messaggero). Emma Bonino, «Democrazia a rischio, ma la borghesia liberale resta zitta» (Repubblica). Sabino Cassese, «Europa, le tesi di Amato» Corriere). Sergio Fabbrini, «Il riformismo è la risposta al malessere sociale» (Sole 24 ore). Amartya Sen, «Nella Ue nazioni malate» (Avvenire). Maurizio Molinari, «Che cosa rischia l’Europa» (La Stampa). Giorgio Napolitano, «No all’inganno dei sovranisti» (intervista a Repubblica). Ferruccio De Bortoli, «Le (troppe) favole sul voto» (Corriere). Attilio Geroni, «Tre ideologie in gara per la leadership» (Sole 24 ore). Mario Ricciardi, «Ma ora il Pd deve scegliere: o con i socialisti o con Macron» (Espresso). Paolo Mieli, «L’inutile guerra all’Europa potrebbe essere finita» (Corriere). Mauro Magatti, «La grande fragilità della nostra democrazia» (Corriere). Giovanni Orsina, «L’ecologia che sfida i populismi» (La Stampa). Aldo Carra, «Lo scenario mobile dell’Europarlamento» (Manifesto). Claudio Cerasa, «L’impotenza populista» (Foglio). Franco Cardini, «Il cristianesimo e l’Europa plurale» (Vita e pensiero). Paolo Balduzzi, «Il Parlamento è europeo, le leggi elettorali» (lavoce.info). Isabella Bufacchi, «Bce e Commissione, partita doppia tra Berlino e Parigi» (Sole 24 ore). Giorgio La Malfa, «Sciagurato il trentennio liberista. Torni Keynes» (intervista a Il Dubbio). Emmanuel Todd, «Scontro di civiltà, in famiglia» (intervista al Corriere). Nando Santonastaso, «L’Europa e il miracolo di Napoli e Matera» (Mattino).
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Elezioni
Elezioni a Cagliari e M5S: un epilogo farsesco
di Fernando Codonesu
Non c’è due senza tre. C’era una volta Mario Puddu, candidato alla Presidenza della Giunta Regionale e in attesa di giudizio per un abuso d’ufficio che qualunque semplice studente di giurisprudenza dava per certo tranne i maggiorenti del M5S e tutto il mondo del click dei dintorni, che si esprime più o meno coscientemente sulla piattaforma Rousseau. Sappiamo come è finita.
Poi, anziché far tesoro della consultazione online che aveva indicato anche un secondo classificato che, a rigor di logica (ma pare che questa sia sconosciuta in quel mondo) sarebbe potuto essere il candidato naturale, si è proceduto ad una nuova consultazione che ha indicato quella brava persona di Francesco Desogus come aspirante alla carica di governatore con la solita “lista Carneade” nel nome del 42% delle politiche del marzo 2018, dando per scontato che da lì e dai grandi risultati (si fa per dire!) delle politiche governative dovessero arrivare i voti degli elettori. Nessuna alleanza, nessun contratto, nessun tentativo di coinvolgere altri movimenti, liste civiche e comitati pur presenti a centinaia nel territorio sardo che, però, sembrano del tutto estranei al M5S, al punto che la stessa lotta che ha visto il mondo dei pastori scendere in campo con una determinazione sentita e diffusa tra la popolazione sarda come non mai, non ha registrato non dico una linea politica, ma neanche un semplice tweet, cosa questa più congeniale e meno faticosa.
E i 16 parlamentari (ora 15) eletti con i 5S? Desaparecidos!
Era sensato pensare che con una forza così rappresentativa in un solo gruppo politico governativo la Sardegna avrebbe potuto e dovuto avere la possibilità di soddisfare alcune delle sue aspirazioni storiche e mettere su vie percorribili anche annose questioni, come le servitù militari, per esempio, e il deficit infrastrutturale nei confronti della penisola: energia, strade, credito, trasporti, continuità territoriale per le merci e le persone, ecc.
Invece niente. Nessun progetto, nessuna manifestazione, nessuna idea, nessun tweet, niente di niente sui problemi della Sardegna. D’altronde se pensiamo alle servitù militari, nella precedente legislatura Roberto Cotti si era mosso positivamente in lungo e in largo, con una visibilità anche a livello internazionale sul tema e il risultato quale è stato? Non solo non è stato premiato, ma è stato letteralmente cancellato: nessuna candidatura neanche per lui. A questo punto, tale scelta si spiega solo con il fatto che non risultava del tutto allineato, o se preferite, in fase, con Di Maio e il suo cerchio magico.
Sembra di capire che chi lavora su problemi veri e non va a Roma solo per assecondare il capo non abbia vita facile in quel partito.
Quindi il buon Cotti era troppo autonomo per chi, come il M5S, controlla tutto dal centro e fa decidere su ogni questione il “capo politico”, in spregio di ogni regola democratica.
Il risultato delle regionali è il frutto di quelle regole e, soprattutto, dell’assenza reale dei parlamentari dai problemi della Sardegna. Il buon Desogus, armato di un archibugio malandato nulla poteva contro la corazzata del centrodestra e l’armata del centrosinistra a guida Zedda (su questo ci torno dopo).
Se poi vogliamo fare un approfondimento sulla cosiddetta democrazia diretta, quella per intenderci che proclama l’inutilità del parlamento e confonde la partecipazione democratica fondata sulla discussione, l’approfondimento, il riconoscimento della complessità dei problemi e il ruolo della politica come sintesi tra interessi e posizioni diverse, con un click più o meno consapevole, dietro il muretto a secco della tastiera, ci arriviamo subito.
Dal mio punto di vista, è questa una concezione della democrazia e della rappresentanza che ha portato all’approvazione al buio di un DEF senza avere avuto a disposizione neanche i documenti di base, come a votare a favore di Salvini sul caso Diciotti perdendo non solo elettori, ma alcuni dei principi ispiratori all’origine del M5S e, soprattutto, rendendo “inutile” di fatto il ruolo del parlamento, chiamato solo a ratificare decisioni prese altrove. Insomma, chi si affida ad una piattaforma informatica, Rousseau, che presentava (e ora?) falle da tutte le parti al punto da avere una sonora sanzione da parte dell’autorità per la protezione dei dati, allora alcune cose risultano più chiare. Cosa ci insegna infatti il provvedimento n. 83 del 4 aprile del Garante per la protezione dei dati personali che consiglio a tutti di scaricare dalla rete e di leggere con attenzione?
A proposito della riservatezza del voto elettronico, l’Autorità rileva quanto segue:
“… evidenzia che le misure adottate … comunque non basate su automatismi informatici, lasciando esposti i risultati delle votazioni (per un’ampia finestra temporale che si estende dall’istante di apertura delle urne fino alla successiva c.d. “certificazione” dei risultati, che può avvenire a distanza di diversi giorni dalla chiusura delle operazioni di voto) ad accessi ed elaborazioni di vario tipo (che vanno dalla mera consultazione a possibili alterazioni o soppressioni, all’estrazione di copie anche offline), non garantiscano l’adeguata protezione dei dati personali relativi alle votazioni online.
A ciò si aggiunge che la rilevata assenza di adeguate procedure di auditing informatico, escludendo la possibilità di verifica ex post delle attività compiute, non consente di garantire l’integrità, l’autenticità e la segretezza delle espressioni di voto, caratteristiche fondamentali di una piattaforma di e-voting (almeno sulla base degli standard internazionali comunemente accettati)”.
Insomma, un grave pasticcio che dava (continua a dare?) luogo alla possibile manipolazione dei risultati del voto online: che democrazia!
Ma arriviamo all’epilogo di Cagliari. Da tre anni i due consiglieri di Cagliari hanno fatto il loro lavoro, con una presenza assidua in Consiglio comunale e innumerevoli, documentati interventi e proposte da parte del consigliere Pino Calledda. Pino Calledda è un attivista del M5S da anni, ma prima ha fatto anche una apprezzata attività sindacale nel mondo dell’università da cui proviene e, in ogni circostanza pubblica, gli elettori e i democratici cagliaritani hanno avuto modo di apprezzarne le doti umane, la capacità di studio e approfondimento dei problemi, nonché l’equilibrio delle posizioni politiche.
Anche qui, la logica avrebbe voluto che il M5S si basasse sul lavoro fatto ufficialmente nelle istituzioni per individuare il candidato e, comunque, le regole permettevano al consigliere Calledda di presentare una sua lista che ha regolarmente presentato: mal gliene incolse!
Anche lui, come già Cotti, ha il grave difetto di esprimere un pensiero autonomo, peraltro schierato a sinistra, per cui andava osteggiato anche a costo di sacrificare tutto l’elettorato 5S cittadino.
Infatti, un ben identificato cerchio magico (o malefico) gli ha contrapposto almeno altri tre potenziali candidati che, a loro modo di vedere e indipendentemente dalle evidenze reali, sarebbero stati in grado di fare il Sindaco di Cagliari. Uno, Caschili, proveniente da Carbonia e recentemente sconfitto nelle suppletive per la Camera da Frailis, candidato del PD, un’altra residente ad Alghero e, finalmente, Alessandro Murenu, un campione delle posizioni retrive alla Pillon e del congresso di Verona, contro le unioni civili e l’aborto.
Che grande idea, che grande candidatura!
Insomma, Murenu meglio di Calledda. Bella scelta, non c’è che dire.
Eppure Di Maio ha accettato tutto, tranne riconoscere a posteriori il grave errore, salvandosi in corner con il ritiro del simbolo e della lista.
Ma la cosa più grave è quella di non aver concesso neanche alla lista di Pino Calledda di rappresentare gli elettori cagliaritani. E’ questo il vulnus più grave perché non si è data la possibilità agli elettori del M5S di poter votare per un candidato sindaco di bandiera.
Che logica c’è in queste scelte, che ruolo hanno avuto e hanno i 15 parlamentari del M5S eletti in Sardegna?
Qualcuno di voi può rispondere autonomamente a questa domanda o dovete chiedere l’autorizzazione al vostro capo politico o al capo di quest’ultimo?
Anche qui torna il vecchio detto della politica secondo cui “a pensar male ci si azzecca” per cui è lecito chiedersi se non ci sia stato qualche accordo con Salvini, in linea con la vittoria del centrodestra in Regione, per cui si è preferito non creare disturbo nella scelta del sindaco di Cagliari al centrodestra.
Infatti, non bisogna essere scienziati per comprendere che la presenza di una lista del M5S avrebbe sicuramente portato ad un ballottaggio, con possibilità di vittoria per il centrosinistra al secondo turno, cosa che a questo punto è del tutto esclusa e torna a vantaggio del centrodestra che si presenta con il collaudato schieramento delle 11 liste contro un centrosinistra che, pur rappresentato da Francesca Ghirra coadiuvata dalle sue sette liste, dopo la fuga di Zedda in Regione non per la vittoria della leadership quale grande organizzatore dell’opposizione, ma per la sua “sistemazione” lavorativa per cinque anni, non sembra avere grandi carte da giocare.
Un epilogo triste, sconsolante e di basso profilo, che sa più di farsa che di dramma.
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Oggi domenica 19 maggio 2019
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Il fascismo e la lunga coda di paglia dei liberali italiani
19 Maggio 2019
Gianni Fresu su Democraziaoggi.
[DEMOCRAZIAOGGI] Per stimolare la riflessione sul tema pubblichiamo volentieri questo intervento dello storico Gianni Fresu.
Il fascismo rappresenta un grande buco nero per la civiltà europea, nel nostro caso, la contraddizione nazionale rispetto alla quale i liberali italiani non riescono a nascondere la propria lunghissima coda di paglia. Per questa ragione Croce […]
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Oggi sabato 18 maggio 2019
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Comunicazione di servizio. Fino a domani domenica 19 maggio 2019 per ragioni di carattere organizzativo connesse agli impegni del direttore, gli aggiornamenti della News non saranno effettuati con la consueta tempestività. Ce ne scusiamo con i lettori.
——————–Appuntamenti e Interventi———————————
Verso il Convegno “Salviamo il Pianeta: la Laudato si’ e l’Agenda Onu 2030 per la pratica dell’ecologia integrale”
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Piccole grandi giungle
MINORI MIGRANTI
Si sta consumando una sorta di Shoah permanente davanti alle nostre coste. Ragazzi giovanissimi torturati e venduti, non c’è distinzione tra ricchi e poveri, grandi e bambini
Luca Attanasio
Intervento del 6 aprile 2019 all’assemblea di Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri “Riunire i popoli frantumati e altre urgenze”.
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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER L’EVENTO “ECONOMY OF FRANCESCO”
[Assisi, 26-28 marzo 2020]
Ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo
Cari amici,
[segue]
E’ online il manifesto sardo duecentottantaquattro
Il numero 284
Il sommario
Cancelliamo una pessima legge elettorale (Marco Ligas), Stop al cemento sulle coste, non serve a nulla (Stefano Deliperi), Tutto scorre (Gianni Loy), Siti di interesse nazionale da disinquinare, ancora in alto mare (Stefano Deliperi), Turchia e dintorni. Prove tecniche di dittatura (Emanuela Locci), A Foras Fest. Perché è necessario partecipare al corteo contro l’occupazione militare (Davide Pinna), L’educazione civica di Salvini (Graziano Pintori), La possibile perdita dell’identità europea (Gianfranco Sabattini), Femminismi a zonzo (Francesca Pili), Convegno a Cagliari sul 5G. Isde medici per l’ambiente e l’appello al principio di precauzione (Claudia Zuncheddu), Tialla arrubia. Gli Andarinos di Usini, la pasta più autoctona della Sardegna (Piero Careddu), Falce e pugnale (Cristian Perra), Nasce Sa/gura (red).
Oggi Venerdì Fridays For Future
Fridays For Future – Cagliari
Oggi Venerdì 17 Maggio, a una settimana dal prossimo Sciopero Mondiale per il Clima, Fridays For Future Cagliari organizza una conferenza aperta a tutti per confrontarsi sul tema dell’emergenza climatica nel mondo e in Sardegna.
Si parlerà della Questione energetica, del progetto di Metanizzazione e del suo impatto e di Economia circolare e possibili alternative di Sostenibilità.
Siamo fermamente convinti che la rivolta ambientale e culturale nasca dall’informazione, unisciti a noi per parlarne !
Ci vediamo oggi Venerdì 17 Maggio dalle 16.30 nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di Cagliari.
L’evento è gratuito, pubblico e aperto a tutti. La pagina fb dell’evento.
FFF Cagliari
Europa e Lavoro
Economia e lavoro nei programmi dei partiti

di Andrea Gaiardoni su Rocca
Le analisi elettorali sono (quasi) al capolinea. Tra poco si passerà al voto, quello concreto, quello che determinerà la futura composizione della delegazione italiana al Parlamento europeo, quando bisognerà scegliere dove tracciare la fatidica X, su quale simbolo di partito, a sua volta collegato a quale gruppo europeo. A pochi giorni dall’apertura delle urne (in Italia si vota domenica 26 maggio) la partita è ancora aperta e si gioca tutta sui programmi, sugli argomenti chiave che stanno animando il dibattito politico. A partire dai due muri portanti: lavoro ed economia, entrambi in sofferenza, entrambi estremamente bisognosi di attenzione e cura. Naturalmente senza dimenticare gli altri temi che recitano da protagonisti in questa campagna elettorale, dalla gestione delle migrazioni alla tutela dell’ambiente. Partita ancora aperta non tanto per i sondaggi (più avanti vedremo l’ultima fotografia), ma perché è enorme la porzione di elettori ancora da convincere, i cosiddetti indecisi. Stando all’ultimo rapporto pubblicato pochi giorni fa dall’European Council on Foreign Relations (Ecfr), sono quasi cento milioni gli elettori europei che non hanno ancora scelto a chi accordare la propria preferenza.
previsioni di astensionismo
Analizzando i dati rilevati nei 14 Stati membri più grandi, che da soli costituiscono l’80% dei seggi del Parlamento europeo (la ripartizione dei seggi è stabilita dai trattati europei e tiene conto della popolazione di ciascun paese), soltanto il 43% degli aventi diritto intende votare mentre il 57% è ancora incerto se recarsi alle urne, o determinato a non farlo. E in quel 43% di sicuri votanti (sicuri per dire, si tratta sempre di sondaggi), il 70% non ha deciso a quale partito darà la preferenza. L’unica certezza è che in questa tornata, comunque e come sempre, trionferà l’astensionismo. Che, soprattutto quando si parla di elezioni europee, pesa come un macigno: segno di una disaffezione alle urne che nel corso degli anni (dal 1979 in poi) è andata sempre in crescendo. L’affluenza media delle ultime consultazioni (2014) si era attestata attorno al 43%, con punte di astensionismo clamorose soprattutto nell’Europa dell’Est (87% in Slovacchia, 80,5% in Repubblica Ceca, 75,9% in Polonia, 70% in Ungheria). In pratica, seggi elettorali quasi deserti. Ma con percentuali enormi anche altrove: 65,5% di astensioni in Portogallo, 63% in Olanda, 59,1% in Finlandia, 56,5% in Francia, 52,1% in Germania. Meglio in Italia (42,8%): un sondaggio di pochi giorni fa, realizzato da Demopolis, stima la non partecipazione in calo, al 38%. Sarebbe già un successo.
la formula del Ppe
Quindi ora servirebbe una bussola, per scegliere la direzione dove orientare la nostra attenzione e, in caso di perplessità, il nostro voto. E se molti si affidano alla certezza delle sigle di partito, senza andare troppo a comprenderne propositi, obiettivi e alleanze, c’è chi decide di andare un po’ più a fondo, di andare a scavare tra le pieghe dei programmi dei vari gruppi europei (ai quali, è bene ricordarlo, i partiti nazionali possono aderire soltanto a condizione che condividano esplicitamente la stessa affinità politica). Dunque i programmi. A partire da quello del PPE, il Partito Popolare Europeo, gruppo leader a Strasburgo, fieramente europeista, che raccoglie attorno a sé partiti conservatori, cristiano-democratici, di centro e di centro-destra. Il lavoro è un punto cardine del loro programma. Tanto che i due esponenti di maggior spicco dei Popolari (il tedesco Manfred Weber, presidente del gruppo del Ppe al Parlamento Ue e candidato alla successione di Jean Claude Juncker al vertice della Commissione Ue, e il presidente dell’Europarlamento, l’italiano Antonio Tajani, che punta alla riconferma) in un recente meeting che si è svolto ad Atene (febbraio scorso) hanno lanciato uno slogan che tanto ricorda il contratto con gli italiani di Berlusconi del 2001, a metà strada tra una promessa e una speranza: la creazione, nell’Eurozona, di 5 milioni di posti di lavoro. Con un settore specifico a far da traino nel futuro prossimo: il digitale. «L’innovazione è nel Dna dell’Europa» – ha puntualizzato Weber. «Ma bisogna avere la capacità di investire nei settori chiave della nostra economia. Dobbiamo assumere un ruolo guida nell’intelligenza artificiale, nella robotica, nella biomedicina, nei big data e nella mobilità ingegneristica».
Altra priorità nel programma dei Popolari è la lotta alla disoccupazione, che colpisce le fasce dei giovani e dei più prossimi alla pensione, i 50enni che hanno perso l’occupazione e non riescono a rientrare. «Non finanzieremo la disoccupazione» – ha dichiarato ancora Weber. «Noi vogliamo creare nuove opportunità di lavoro. Vogliamo aprire un nuovo capitolo per l’Europa, investendo in quattro maxi ambiti: commercio, infrastrutture, innovazione ed economia sociale di mercato». Senza dimenticare il capitolo infrastrutture: «Il potenziale europeo andrà perduto se non ci sarà un buon collegamento e una buona mobilità tra tutte le regioni d’Europa. È un motore cruciale per nuovi posti di lavoro. La connessione crea opportunità». Infine è Tajani a tracciare il solco politico nel quale collocare il Ppe: «Il nostro obiettivo è mettere al centro la persona, puntando su sussidiarietà ed economia sociale di mercato. Vogliamo costruire una forza autenticamente popolare, alternativa alle sinistre ma anche agli eccessi dei populisti». Nel programma del Ppe, la cui stesura risale al 2014 e che ha coperto il quinquennio fino all’attuale 2019, si legge: «È adesso il momento di riforme che consentano la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita sostenibile. Se tarderemo a fare le riforme anche la crescita subirà ritardi: se la crescita subirà ritardi, il sistema previdenziale, uno dei principali pilastri del modello europeo dell’Economia Sociale di Mercato, sarà compromesso. Tali riforme dovranno includere miglioramenti in materia di sanità pubblica, sistemi pensionistici, mercati del lavoro e istruzione».
In Italia, fanno parte del Ppe come membri Forza Italia, l’Unione di Centro e Alternativa Popolare, mentre hanno il ruolo di osservatori il Partito Autonomista Trentino Tirolese e la Südtiroler Volkspartei.
la risposta dei Socialisti
Naturalmente i temi del lavoro e dell’economia non sono proprietà esclusiva del Ppe. Prendiamo ad esempio l’incipit del programma di S&D, l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo:
«La nostra priorità è creare benessere per molti, e non profitti solo per pochi avidi. Allo stesso tempo, dobbiamo rispettare i limiti del nostro Pianeta. La nostra lotta è per un’uguaglianza sostenibile in tutte le sue dimensioni: sociale, economica, politica e territoriale».
Più nel dettaglio, uno dei temi al centro del lavoro dei deputati Socialisti e Democratici è la transizione verso un’economia a emissioni zero, sulla base della proposta della Commissione Europea che prevede appunto di porre fine alle emissioni di gas serra entro il 2050. Ma con un’avvertenza, stampata sul sito del gruppo: «L’economia a emissioni zero dovrà avvantaggiare tutti i cittadini e non creare nuove disuguaglianze. Al contrario: dovrebbe contribuire a colmare il divario crescente tra ricchi e poveri e rafforzare la coesione sociale tra i cittadini e tra le regioni». Ancor più esplicito Udo Bullmann, presidente di S&D: «L’obiettivo dei nostri eurodeputati è ottenere norme ambiziose in materia di energia pulita ed efficienza energetica. Ma questo non è abbastanza. Dobbiamo smettere di pensare solo alla crescita economica e alle cifre macroeconomiche. Dobbiamo mettere le persone al primo posto. La trasformazione ecologica deve andare di pari passo con una riforma della governance economica e attuando politiche sociali radicali, per assicurare che questa sia una transizione equa per tutti».
Economia e ambiente, fusi in un’unica questione. E non solo. Perché gli argomenti chiave di questa campagna elettorale spesso si contaminano, si condizionano, si fondono. Sono argomenti liquidi. E ambiziosi. Chiarisce ancora Bullmann: «Siamo di fronte a profonde trasformazioni nel mondo moderno: cambiamenti climatici, economia digitale, una migrazione mondiale. E le persone rischiano di perdere il controllo delle proprie vite. E allora, riprendiamo il controllo delle nostre vite per lo sviluppo di una buona società. Ma questo non può essere fatto in un modo nazionalistico arretrato. Può essere fatto solo in un modo progressista europeo. Dobbiamo smettere di parlare di economia senza parlare di ambiente. Dobbiamo smetterla di parlare di ecologizzazione dell’economia senza parlare della dimensione sociale. Il nuovo futuro deve essere per tutti, non per i pochi più agiati. Uniamoci dietro un concetto di cambiamento radicale sostenibile verso un’Europa migliore, per sviluppare il commercio economico, le relazioni economiche e per essere partner in altri continenti».
In Italia S&D vuol dire principalmente Partito Democratico. Il cui segretario, Nicola Zingaretti, si presenta così agli elettori: «In questi anni ci siamo battuti per superare le politiche di austerità, che hanno frenato l’uscita dalla crisi del 2008 e hanno determinato una riduzione del potenziale produttivo dell’economia, ottenendo l’introduzione della flessibilità. Occorre ora dare vita a un vero governo economico europeo, capace di sostenere il lavoro e lo sviluppo e di correggere gli squilibri sociali e territoriali che minano la crescita e la coesione dell’Europa». Candidato di S&D è l’olandese Frans Timmermans.
il rinvio Brexit e la stampella dei Liberali
Il rinvio della Brexit ha in parte corretto le previsioni dei sondaggisti. Sui 751 seggi dispo- nibili in Parlamento (sarebbero stati 705 senza la partecipazione del Regno Unito) il Ppe è al momento accreditato di 180 deputati (37 in meno degli attuali 217). Mentre S&D dovrebbe ottenere 149 seggi (anche in questo caso 37 in meno rispetto ai 186 attuali), un passo avanti rispetto alle precedenti rilevazioni che stimavano un calo più consistente. Ma resta il tratto politico che, se le proiezioni di voto fossero confermate, Popolari e Socialisti non arriverebbero da soli alla maggioranza dei seggi (evento che non si verifica da 35 anni). Dunque per continuare a governare avrebbero bisogno di un appoggio ulteriore, di una stampella. Che potrebbe arrivare da Alde (il gruppo dei Liberali e Democratici per l’Europa), che dovrebbe passare da 68 a 76 deputati, senza contare gli eletti per En Marche di Emmanuel Macron, in Francia, che non ha ancora ufficializzato l’adesione al gruppo. Insieme Ppe, S&D e Alde (senza Macron) arriverebbero al 54% dei seggi (ma non è da escludere che per blindare la maggioranza si tenti un accordo anche con i Verdi, stimati in crescita).
Il programma dei Liberali su economia e lavoro è piuttosto articolato: si va dal «sostegno a una maggiore equità nel sistema tributario e nel mondo del lavoro» allo «sviluppo di un mercato di libera concorrenza europeo, con la privatizzazione di imprese nazionali che operano in mercati concorrenziali», per arrivare al «Superamento delle politiche di austerità, con un potenziamento degli investimenti europei nell’ambito dei servizi di istruzione e nuove tecnologie». Del gruppo Alde fanno parte, in Italia, il partito +Europa e i Radicali, che però difficilmente (sempre stando alle ultime stime di voto) riusciranno a superare la soglia di sbarramento, che in Italia è fissata al 4%.
l’opposizione
Dunque i partiti europeisti dovrebbero continuare a guidare l’Unione Europea, almeno per ora. Con i sovranisti, vale a dire i gruppi di destra come Ecr (Conservatori Riformisti), Enf (Europa delle Nazioni e della Libertà) e Efdd (Europa delle Libertà e Democrazia Diretta) all’opposizione (oggi avrebbero, tutti assieme, oltre il 20% dei consensi), a fare prove di forza, di resistenza e di coesistenza. Cinque anni per testare se l’euroscetticismo e il nazionalismo estremo troveranno ulteriore terreno di diffusione.
Andrea Gaiardoni
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EUROPA: economia e lavoro nei programmi dei partiti
ROCCA 15 MAGGIO 2019
Oggi venerdì 17 maggio 2019
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Comunicazione di servizio. Fino a domenica 19 maggio 2019 per ragioni di carattere organizzativo connesse agli impegni del direttore, gli aggiornamenti della News non saranno effettuati con la consueta tempestività. Ce ne scusiamo con i lettori.
—————————Commenti e Appuntamenti——————————-
Evviva! Espulso Murenu! Ora mi asterrò in pace
17 Maggio 2019
Amsicora su Democraziaoggi.
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Verso il Convegno “Salviamo il Pianeta: la Laudato si’ e l’Agenda Onu 2030 per la pratica dell’ecologia integrale”
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Perché l’Italia è in declino
Mauro Gallegati
Sbilanciamoci, 7 Maggio 2019 | Sezione: Politica, primo piano
L’anomalia italiana è data da un sistema del tirare a campare, dove lo Stato oberato dal debito non investe in ricerca e così le Pmi e le poche grandi aziende perdono la sfida della rivoluzione 4.0.
Che succede?
I RAGAZZI CHE SONO L’EUROPA
16 Maggio 2019 by Forcesi | su c3dem
Angela Merkel, “La mia Europa saprà difendersi da Salvini” (intervista su La Stampa). Salvatore Rossi, “Per tenere unita l’Europa l’economia non basta più” (Corriere della sera). Vincenzo Postiglione, “I ragazzi che sono l’Europa” (Corriere). Paolo Balduzzi, “Gli slogan non aiutano a cambiare l’Europa” (Messaggero). Franco Bruni, “Il welfare che serve all’Unione” (Repubblica). Timothy Garton Ash, “L’Europa si salverà” (Repubblica). Giuliano Pisapia, “E’ urgente sbloccare il paese. Criteri di Maastricht superati” (intervista al Sole 24 ore). Sole 24 Ore, “Sei partiti, sei idee di Unione futura”. Daniela Preziosi, “Syriza: dialogo con il Pse, ma stop al neoliberismo” (Manifesto).
Internazionale/Europa su Sbilanciamoci
La Germania e l’Europa: intervista a Achim Truger
di Alessandro Bramucci
Sbilanciamoci. 2 Maggio 2019 | Sezione: Apertura, Europa
Ue al bivio/ Gli errori dell’Europa, una Germania con l’economia che rallenta e fatica a cambiare modello, il ritardo dell’Italia. L’analisi di Achim Truger. Riferimento su Aladinpensiero online.
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Agitata e immobile. L’Europa di Melville
di Mario Pianta su Sbilanciamoci.
Sbilanciamoci. 6 Maggio 2019 | Sezione: Editoriale, Europa
Senza vele né rotta, come la nave del comandante-ostaggio Benito Cereno: così appare Bruxelles alla vigilia di queste elezioni europee dove tutto dovrebbe cambiare e dove invece si preferirà l’immobilità, anche se nefasta, per evitare una “rivolta degli schiavi”.
Riferimento su Aladinpensiero online.
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Oggi giovedì 16 maggio 2019
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Comunicazione di servizio. Fino a domenica 19 maggio 2019 per ragioni di carattere organizzativo connesse agli impegni del direttore, gli aggiornamenti della News non saranno effettuati con la consueta tempestività. Ce ne scusiamo con i lettori.
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Su eddyburg, mercoledì 8 maggio 2019
SOCIETÀ E POLITICA » CAPITALISMO OGGI » CRITICA
La trasformazione dell’agricoltura fra capitalismo ed ecomafie
La città futura, 5 maggio 2019. Con il Decreto Emergenze un passo ulteriore per convertire l’agricoltura da attività per soddisfare bisogni umani a business nelle mani di sempre meno aziende, esposto a gestioni mafiose, più coltivazioni intensive e più meccanizzazione. Ma la chiamano «bioeconomia». (i.b.)
- Qui il link all’articolo.
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Verso il Convegno “Salviamo il Pianeta: la Laudato si’ e l’Agenda Onu 2030 per la pratica dell’ecologia integrale”
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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER L’EVENTO “ECONOMY OF FRANCESCO”
[Assisi, 26-28 marzo 2020]
Ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo
Cari amici,
[segue]
Che succede?
SE I 5 STELLE GUARDANO AL PD
16 Maggio 2019 by Forcesi | su C3dem.
Antonio Polito, “Perché i 5 stelle guardano al Pd” (Corriere). Piero Ignazi, “Se il M5S guarda a sinistra” (Repubblica). Paolo Gentiloni, “M5S pericoloso come il Carroccio” (intervista al Corriere). Nicola Zingaretti, “Non lasciamo alla Chiesa la lotta alla povertà” (intervista a Repubblica). Antonio Floridia, “La lezione spagnola che Zingaretti non vede” (Manifesto). Beppe Sala, “Ci serve una sinistra più larga” (intervista a Repubblica). Marianna Rizzini, “Il modello Gela” (Foglio). Calogero Speziale, “A Gela è nata la formula per battere i populisti” (intervista a Il Dubbio). Marcello Sorgi, “In Piemonte la battaglia decisiva” (La Stampa). Federico Geremicca, “Alla ricerca del partito dei moderati” (La Stampa). Angelo Panebianco, “La sinistra che torna alle radici” (Corriere della sera).
L’EUROPA AL BIVIO
L’EUROPA AL BIVIO
Le prossime elezioni europee sono probabilmente le più importanti nella storia dell’Unione. Nazionalisti, sovranisti e sostenitori della Brexit vedono nella tornata elettorale un’opportunità per avere la maggioranza e scardinare così l’establishment politico (Bbc). Le scelte sono due: o si accetta il declino del progetto europeo, oppure occorre rilanciare l’Ue pensando a un nuovo modello, rinnovando il patto democratico (Next European democracy) e affrontando le contraddizioni emerse negli ultimi anni, dalla crescita delle disuguaglianze alle conseguenze delle politiche di austerity, fino alle sfide poste dai flussi migratori. “Questa volta la battaglia per affermare i valori europeisti richiederà maggiore impegno”, spiega Sergio Fabbrini nel suo “Manuale di autodifesa europeista”, edito da Luiss. “Il pugno va sferrato sia contro i sovranisti, sia contro chi si limita a difendere l’Europa attuale, perché, così com’è, non va” (Il Sole 24 Ore). A chi vuol fare implodere il sogno europeo, occorre allora controbattere con il progetto di una nuova Europa, più giusta e sostenibile (Euractiv).
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Europa, Europa
Il 16 maggio a Roma il Forum Nazionale del Terzo Settore e Concord Italia, in collaborazione con le reti e le coalizioni della società civile presentano il Manifesto “L’Europa in cui crediamo: sostenibile, equa e solidale”.
Nove punti per chiedere ai candidati al Parlamento europeo impegni precisi per costruire un’Europa di pace, unita e guidata dai valori della libertà, dei diritti e della solidarietà.
Programma dei lavori: