Monthly Archives: maggio 2019
Che succede?
ELEZIONI EUROPEE / VERSANTE ITALIANO
24 Maggio 2019 by Forcesi su C3dem.
Lavinia Rivara, “L’astensionismo e gli indecisi, incognite sul voto” (Repubblica). Stefano Folli, “La regola della forbice” (Repubblica). Nando Pagnoncelli, “Salvini fa l’errore di Renzi: il troppo stroppia” (intervista a Il Fatto). Lina Palmerini, “Salvini-Giorgetti, le due tesi sul voto” (Sole 24 ore). Sergio Fabbrini, “L’Italia ritrovata in quel lungo applauso a Mattarella” (Sole 24 ore). PARTITO DEMOCRATICO: Massimo Cacciari, “M5s e Pd lavorino subito al fronte contro Salvini” (Il Fatto). Giuliano Pisapia, “Mai un’intesa con il M5s di Di Maio” (intervista a Repubblica). Matteo Renzi, “Alle politiche un nuovo centrosinistra” (intervista a Qn). Maurizio Martina, “Il Pd va rifondato alla radice. Deve rappresentare i lavoratori” (intervista a La Stampa). Massimo Adinolfi, “La sinistra che gioca solo d’attesa” (Mattino). Salvatore Cannavò, “Quelli a sinistra del Pd” (Il Fatto).
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ELEZIONI EUROPEE / VERSANTE EUROPEO
24 Maggio 2019 by Torcessi su C3dem.
Franco Monaco, “Elezioni europee: la posta in gioco” (settimana news). Andrea Bonanni, “E se a rischiare di più fossero i populisti” (Repubblica). Beda Romano, “Tre priorità sul tavolo di Bruxelles dopo il 26 maggio” (Sole 24 ore). Federico Fubini, “La corsa a prendersi l’Europa” (Corriere della sera”. Frans Timmermans, “Da Macron a Tsipras, patto per la Ue” (Secolo XIX). Andrea Manzella, “Tre nemici all’orizzonte” (Repubblica). Roberta De Monticelli, “Stati Uniti d’Europa, un edificio politico architettato dalla filosofia” (Manifesto). Ezio Mauro, “L’era della post-democrazia” (Repubblica). Angelo Panebianco, “Le false convinzioni” (Corriere della sera).
Fridays For Future Secondo sciopero per il clima
Il movimento ambientalista “Fridays For Future” comunica alle testate giornalistiche, radio e televisive l’adesione al secondo sciopero mondiale per il clima che si terrà in data 24 Maggio 2019.
Dopo la mobilitazione del 15 Marzo, che ha portato in piazza oltre 350mila persone in Italia, 1 milione e mezzo nel mondo, in oltre 200 paesi, il 24 Maggio si tornerà a porre l’attenzione sull’Emergenza Climatica. Il movimento chiede la proclamazione dello stato di emergenza climatica, l’abbandono del fossile e l’adozione di politiche decise a contrastare il cambiamento climatico. In Sardegna chiediamo inoltre l’abbandono del progetto di Metanizzazione, ennesima proposta obsoleta e incompatibile con le esigenze del nostro territorio.
Cagliari
L’appuntamento è alle ore 9 in Piazza Giovanni XXIII, il corteo partirà poi verso Piazza del Carmine.
Sassari
L’appuntamento è alle ore 9,30 in Piazza Castello.
Noi di PortoTorres parteciperemo a Sassari e ci incontreremo tutti insieme per prendere il pullman! Vi aspettiamo venerdì #24Maggio, dalle ore 7:45, alla Torre Aragonese (fronte Hotel Elisa)!
Le manifestazioni sono aperte a tutti e a tutte, vogiono coinvolgere bambini, giovani e adulti.
Si chiede di non portare bandiere e simboli di partiti e associazioni, sono invece ben accetti, in linea con il movimento globale, cartelloni e striscioni a tema. [comunicato stampa FFF]
Oggi venerdì 24 maggio 2019
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Cagliari: se il M5S piange, il centrosinistra non ride
24 Maggio 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Se il M5S a Cagliari piange, il centrosinistra non ride. I primi – lo ha già scritto Codonesu in questo blog – hanno bruciato nello spazio di pochi mesi un risultato elettorale esaltante (42% alle politiche), infilando quattro autogol di seguito, facendo ciò che proprio in politica non si deve fare: di fronte alla […]
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Per la cura della Casa comune: proteggere la Terra per proteggere l’umanità
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Rassegna stampa etica
- L’enciclica «Laudato si’» compie quattro anni. Rivoluzione culturale (di Vincenzo Conso)
- Il grido della Terra e quello degli ultimi (di Giuseppe Buffon)
- Poche condotte responsabili da parte di ogni individuo sono sufficienti per cambiare rotta. Segnali di collasso dal pianeta (di Grammenos Mastrojeni).
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Rivoluzione culturale. L’enciclica «Laudato si’» compie quattro anni.
di Vincenzo Conso
Il 24 maggio l’enciclica Laudato si’ compirà quattro anni: pochi per una vita, a volte tanti per un documento, ma non per questo documento che mantiene la freschezza originaria e l’attualità di un tema che è sempre presente nel dibattito socio-politico e culturale, anche di questo momento storico. Le sfide che l’enciclica ha evidenziato, infatti, sono tutte presenti anche oggi: pensiamo all’inquinamento generale del pianeta, al problema dello smaltimento dei rifiuti, alla crisi dell’acqua e della biodiversità, ai cambiamenti climatici. Sono problemi che evolvono con molta accelerazione che preoccupa sempre di più e dimostra che la questione ecologica è grave anche per mancata comprensione culturale del problema, nella consapevolezza, come scrive il Papa, che nella realtà «c’è un grande deterioramento della nostra Casa comune» e che «l’attuale sistema mondiale è insostenibile» (Laudato si’ 61). E lo stesso Papa Bergoglio, lo scorso 1° maggio, nel Messaggio per l’evento Economy of Francesco (che si svolgerà ad Assisi nel marzo del prossimo anno) ha scritto che «nella lettera enciclica Laudato si’ ho sottolineato come oggi più che mai tutto è intimamente connesso e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale. Occorre pertanto correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. Purtroppo resta ancora inascoltato l’appello a prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto a mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità».
È anche vero che cresce, nella società e nei cristiani, la sensibilità verso i problemi emergenti dell’ambiente; però l’inquinamento — fa notare il Papa — aumenta nelle varie forme, cause ed effetti: inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque; quello industriale e da trasporto; l’inquinamento agricolo, quando l’agricoltura non ha una visione sana e non è quindi sostenibile; quello da rifiuti domestici, clinici, elettronici, radioattivi.
Così come si accentuano i problemi del cambiamento climatico che ha forti ripercussioni sulla stessa agricoltura, sui flussi migratori, sulla fame nel mondo e sulla sicurezza alimentare.
Il Papa indica le cause del cambiamento climatico e i suoi effetti, sottolineando che i diversi soggetti politici ed economici, interessati a conservare l’attuale modello di produzione e consumo, tendono a «mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi» (Laudato si’ 26).
Naturalmente il cambiamento climatico provoca anche la scarsità dell’acqua che, a sua volta, ha forti ripercussioni sulla vita delle persone e sulla biodiversità del pianeta. Per questo è necessario tornare ad una agricoltura sostenibile, che potrebbe essere un obiettivo senza senso se non include la considerazione per la vita umana. Per i cristiani si tratta di migliorare le condizioni naturali in cui ciascun essere umano possa raggiungere la pienezza di figlio di Dio, prendendosi cura della creazione e di ogni persona.
Il Papa ripropone la centralità della politica intesa come lo strumento per realizzare le scelte che vorremmo concretizzare, possibilmente con lungimiranza, prevedendo il futuro e andando oltre le scadenze elettorali. Qui Papa Francesco ripropone la necessità di una governance globale, cioè la necessità della «presenza di una vera autorità politica mondiale» come avevano proposto san Giovanni XXIII e poi Benedetto XVI nella Caritas in veritate, «per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente e per regolamentare i flussi migratori» (Laudato si’ 175).
Profonda è, dunque, nell’enciclica la preoccupazione del Papa per la Casa comune; non si limita solo all’analisi, ma denuncia con forza la debolezza della risposta politica dei governi e della stessa comunità internazionale, spesso assoggettata ai sovranismi più forti.
Del resto, ci sembra che abbiamo assistito al fallimento degli ultimi vertici mondiali sull’ambiente. Il Papa propone la visione di una ecologia ispirata al bene comune e alla giustizia tra le generazioni, invitando al dialogo fra tutti i soggetti coinvolti. Papa Francesco non propone di bloccare il percorso dello sviluppo, ma indica un nuovo modello di sviluppo, sostenibile, che rimetta al centro di tutto la persona umana, mettendo in discussione l’attuale modello di produzione e consumo, di finanza e commercio internazionale.
Incidere, quindi, sulla qualità dello sviluppo, valorizzando le risorse che abbiamo, la terra, l’acqua, l’agricoltura, il cibo. In pratica, il Papa propone una «coraggiosa rivoluzione culturale» (Laudato si’ 114) cioè un cambiamento di mentalità e direzione, mettendo in atto processi di cambiamento per lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati, come scrive nella Evangelii gaudium del novembre 2013. Un cambiamento di mentalità, dunque, che favorisca il processo di rianimazione dell’economia, attraverso un patto per dare un’anima all’economia di domani, come scrive nel citato messaggio Economy of Francesco.
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Il grido della Terra e quello degli ultimi
di Giuseppe Buffon
«Il mio auspicio è che Taranto diventi un laboratorio di quella ecologia integrale che intende guardare al mondo nel modo più adeguato, dove la dimensione della sostenibilità economica dell’intrapresa non soverchi quella sociale e non vada a detrimento di quella ambientale. La crisi complessa che sta vivendo il mondo e di cui Taranto è emblema, non può trovare delle risposte settoriali: tutto è intimamente connesso».
Le affermazioni pronunciate dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, durante la sua visita a Taranto, per noi, Pontificia Università Antonianum, assumono il valore, non solo di una conferma, bensì di un forte incoraggiamento. Proprio a Taranto, nella sede della Camera di Commercio, lo scorso anno, stimolati da una riflessione di Enrico Giovannini, fondatore dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), e da una di Mauro Magatti dell’Università Cattolica, ponevamo, a un gruppo di imprenditori locali appartenenti all’associazione Costellazione Apulia, alcune domande: «Quali le strategie manageriali adottate per affrontare i costi di un modello di sostenibilità imprenditoriale, che sia rispettoso delle risorse, attento agli effetti del degrado ambientale e sensibile alle conseguenze sulle economie fragili, alle crisi migratorie e alla salvaguardia lungimirante dei diritti delle generazioni future? Quale importanza viene attribuita, nella vostra attività imprenditoriale e dal vostro assetto manageriale, al tema della formazione, con speciale riferimento alle questioni ambientali e di sostenibilità, tanto in ambito produttivo che in ambito di consumi? Quali risorse siete disposti a impiegare a servizio del menzionato impegno formativo?».
Eravamo approdati a Taranto dopo un approfondimento pluriennale su temi dell’ecologia integrale. Il nostro progetto, infatti, aveva avuto origine all’inizio del 2016, quando, all’indomani della pubblicazione della Laudato si’, avevamo interpellato una quindicina di esperti di letteratura, storia, economia, diritto, filosofia, etica, teologia e dialogo interreligioso, chiedendo anche a loro di riflettere sul fondamento francescano della Laudato si’. Il risultato di un lavoro annuale venne condensato in un volume: Omaggio dell’università Antonianum alla Laudato si’. Successivamente era nata la convinzione, che per un impianto scientifico dell’ecologia integrale, fosse necessario dare avvio a una riflessione interdisciplinare, orientata a definire con maggiore chiarezza la natura, le caratteristiche e le modalità teoriche e pratiche di una interdisciplinarietà, capace di orientare un pensiero nuovo e una concezione nuova di sapere, nonché un nuovo umanesimo, atto a indicare vie di soluzione alla crisi ambientale e sociale, dovuta alla inequità, che causa conflitti, disgregazione, scarti.
La questione interdisciplinare è stata recentemente affrontata nel corso di tre seminari dei quali gli Atti sono in fase di preparazione. Nel secondo di questi incontri, svoltosi a Taranto, con l’obiettivo di raccogliere dalle imprese dati utili a potenziare la “conoscenza dal basso”, abbiamo percepito come, in realtà, le imprese non siano solo serbatoi di esperienze economico-lavorative, bensì protagoniste in una società che cerca vie di uscita dalla crisi, e ambientale e sociale. In realtà, le imprese sono i principali soggetti politici di un cambiamento sociale e culturale, in risposta alla crisi medesima. Non l’accademia, dunque, ma le imprese meritano di essere poste al centro di un progetto di cambiamento sociale, cui la medesima accademia deve collaborare in una posizione subalterna, ovvero di servizio all’intrapresa. Si tratta, cioè, a nostro avviso, di avviare una circolarità tra accademia e impresa, tra pensare e agire: vale a dire, di “innescare” un dialogo, che solo può coinvolgere differenti livelli della società civile, per giungere a una governance capace di favorire il bene comune.
Sulla base di queste riflessioni, avviando l’istituzione di un diploma biennale in ecologia integrale, diretto a futuri animatori della “cura della casa comune”, sia a livello di istituzioni educative, sia a livello professionale e imprenditoriale, abbiamo ritenuto necessario inserire, fra le varie iniziative, una tre giorni con gli imprenditori, durante la quale poter operare un trasferimento di esperienze, in grado di generare nuova impresa, nuova economia, nuova società, nuova cultura.
La tre giorni studenti-imprenditori conclude i lavori svolti nell’ambito del master, avviato lo scorso mese di ottobre, dando modo agli studenti di verificare l’efficacia applicativa di nozioni apprese sia nelle lezioni frontali, sia durante laboratori interdisciplinari, offerti sempre da accademici. Per predisporre questa tre giorni conclusiva, finalizzata a favorire l’incontro tra studenti e imprenditori — sensibili alla necessità di trovare nuovi paradigmi economici, lavorativi, sociali e culturali — abbiamo ritenuto, in accordo con il Consorzio Apulia e Askesis, di aprire tre “tavoli di lavoro” per le imprese a Taranto, con sede nella Camera di Commercio cittadina.
L’obiettivo di quest’ultima si dimostra analogo a quello prospettato da Papa Francesco nella Laudato si’. «In ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se porterà a un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà? In questo esame ci sono questioni che devono avere la priorità. Per esempio, sappiamo che l’acqua è una risorsa scarsa e indispensabile, inoltre è un diritto fondamentale che condiziona l’esercizio di altri diritti umani. Questo è indubitabile e supera ogni analisi di impatto ambientale di una regione» (185).
Proprio sulle questioni che hanno la priorità si è riflettuto nel corso del primo tavolo di lavoro: Da quale situazione ambientale e sociale partiamo per fare impresa? Quali sono i dati dell’ambiente e della società da cui non possiamo più prescindere, quando progettiamo un’iniziativa imprenditoriale? Avere cognizione piena della realtà è indispensabile per non costruire sulla sabbia; è condizione imprescindibile per una imprenditorialità di lunga durata e veramente efficace. Vogliamo credere che l’esercizio della responsabilità di impresa non sia disgiunto dal perseguire una efficacia imprenditoriale: efficacia non solo economica, ma anche sociale, umana e valoriale, nel senso di «orientata a soddisfare pienamente i canoni di felicità», per altro, già indicati dal Fil (Felicità interna lorda).
Nel secondo tavolo di lavoro per le imprese, per il quale si è lavorato con l’aiuto di Simona Beretta, dell’Università Cattolica di Milano, e di Andrea Piccaluga, dell’Università Sant’Anna di Pisa, ci siamo invece soffermati a riflettere sulle nuove economie e sul loro influsso sull’assetto dell’impresa. Inoltre, con l’aiuto di Simone Feder, psicologo e cofondatore del movimento No Slot, della comunità Casa del Giovane di Pavia, abbiamo analizzato anche un aspetto dell’anti-economia, che oggi ancora non si vuole considerare: il gioco d’azzardo, che al genio e alla creatività dell’imprenditoria sostituisce la dea bendata, all’impegno lavorativo e alla responsabilità il destino di una fantomatica fortuna, alla visione di un progetto concernente il futuro, il delirio di una emozione immediata. In vista della formazione professionale degli studenti di ecologia integrale, personale dell’Università e imprenditori ci siamo poi interrogati su una questione che ci accomuna: «Quale collaborazione tra impresa e università? Quale l’apporto degli imprenditori in termini di bagaglio di esperienza, al fine di una più integrale formazione delle nuove generazioni, non solo di tecnici, ma anche di operatori sociali e politici?».
«Si torna a casa con la gioia e la speranza nel cuore dopo due giorni di seminario a Taranto con imprese capaci di futuro». Così scrive un rappresentante dei movimenti ecologisti, Massimo Di Maio, che nell’ottica dell’ecologia integrale, è stato presente con noi a uno dei seminari tarantini: «Grazie di cuore a Camera di Commercio di Taranto, Costellazione Apulia, Consorzio di imprenditori che da anni lavorano alla sostenibilità, Askesis e Pontificia Università Antonianum, l’ateneo francescano che ci ha infuso la gioia del camminare insieme. Ci siamo messi in viaggio verso la realizzazione del progetto di Rete internazionale per l’ecologia integrale. Vogliamo mettere insieme il grido della Terra e il grido degli ultimi. Vogliamo conservare gli ecosistemi ponendo attenzione alle dimensioni umane, sociali e culturali. Il viaggio parte da Taranto, città ferita da un modello economico e sociale che ha devastato l’ambiente e ha colpito la salute delle persone. Ma Taranto è anche una città bellissima, porta verso il Mediterraneo, piena di energie pronte a mettersi in gioco su nuovi paradigmi culturali».
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Poche condotte responsabili da parte di ogni individuo sono sufficienti per cambiare rotta
Segnali di collasso dal pianeta
di Grammenos Mastrojeni
Il pianeta dà segnali di collasso: per quanto vogliamo ignorarlo, la scienza non ha dubbi. Siamo prossimi a dei punti di non ritorno, oltre i quali l’ecosistema che ci dà la vita non può reggere, e il crollo di ogni pilastro dell’equilibrio porterà al crollo a catena degli altri. Le dinamiche sono già evidenti e certificate con rigore dalle scienze. Non possiamo illuderci di separare il destino del genere umano da quello della natura che lo nutre. Carestie, conflitti ed esodi sono già iniziati e verranno sempre più con un clima imprevedibile, su un pianeta che affronta ciò che la scienza comincia a definire la “sesta estinzione di massa”.
Possiamo impedirlo, basta poco, purché si impegnino tutti. Poche condotte responsabili da parte di ogni individuo, famiglia, villaggio, sostenute da scelte coerenti da parte di chi amministra città e nazioni, sono sufficienti per cambiare rotta. E non adottarle sarebbe un paradosso, poiché si tratta di comportamenti e di regole che non hanno un costo e non comportano sacrifici, bensì aumentano la qualità della vita, mentre rafforzano la pace e la giustizia. Basta cercare il proprio benessere integrale: esso coincide sempre con comportamenti sostenibili.
L’idea di un ciclo costruttivo e risuonante fra vero benessere umano e del pianeta — ovvero l’ecologia integrale — comincia a essere applicata dalla politica: nei grandi accordi internazionali, dalle Nazioni Unite, e via dicendo. Ma può entrare a far parte anche delle nostre vite; anzi, deve entrare nel nostro quotidiano perché senza ognuno di noi tutto è perduto. L’ecosistema non reagisce ai trattati, alle leggi, ai tassi di interesse; reagisce a concreti comportamenti di ognuno di noi e quindi, se anche raggiungessimo i migliori accordi e le più straordinarie leggi a tutela della natura, non servirebbe a nulla se noi non ci mettiamo in moto. Noi, gente comune, siamo la soluzione. E se decidiamo di impegnarci, abbiamo tutto da guadagnare.
Un paradigma di come opera questa intima interconnessione coerente viene dalla fondamentale sfida del diritto di tutti al cibo. I cibi di cui si compongono le diete più salutari sono quelli che possiedono l’impronta ecologica più lieve: se si accosta la piramide che indica in che proporzione dovremmo nutrirci di ogni categoria di alimenti per stare bene, a quella del loro impatto sull’ecosistema, coincidono quasi perfettamente.
In altre parole, se noi ci nutriamo nel modo migliore per la nostra salute — diminuendo le proteine animali e nelle proporzioni raccomandate per ciascun gruppo di sostanze nutritive — creiamo sostenibilità e quindi equilibrio ambientale: due piccioni con una fava. O magari, i piccioni sono addirittura tre: se le società dell’agio smettono di accaparrarsi eccessi di proteine animali, creano salute per sé stesse ma anche giustizia umana su scala globale, perché l’eccesso che fa male a noi diventa disponibile per i poveri che invece ne hanno bisogno. I piccioni diventano tre perché una scelta di benessere individuale protegge l’ambiente e corregge una situazione per cui il malessere obeso degli uni è pagato col malessere sottonutrito degli altri.
Una dieta realmente salutare creerebbe equilibrio ecologico ed equilibrio sociale. Oppure, una dieta pensata come rispettosa dell’ambiente, favorirebbe l’equità sociale e il benessere degli individui. O ancora, una distribuzione delle risorse alimentari equa tutelerebbe l’ambiente e favorirebbe la salute individuale: qualunque dei fattori si voglia scegliere come obiettivo, finisce che benessere individuale, giustizia e rispetto dell’ambiente si perseguono tutti assieme e paiono aspetti di un’unica armonia, di un equilibrio coerente. E non è finita qui! Se noi creiamo giustizia — proteggendo noi stessi e la natura — arriviamo anche al traguardo che da sempre cerchiamo e che non abbiamo mai raggiunto, la pace. In un mondo in cui ogni bambino ha il cibo necessario per crescere, studiare, diventare cittadino produttivo e responsabile, c’è meno posto per l’Is, per Boko Haram, per le guerre, per lo sfruttamento e la schiavitù. Questa è l’ecologia integrale e ci riguarda tutti, in prima persona.
Ma la questione del cibo è solo un esempio, un segmento, di un meccanismo molto più vasto e potente. Che dire del rapporto fra autotrasporto ossessivo, inquinamento e malattie della sedentarietà? Dello strano fatto che le attività eco-compatibili tendono a generare più impiego di quelle che degradano l’ambiente? Non sono coincidenze casuali. Si tratta di un meccanismo di portata generale, un moltiplicatore che ci pone in fraternità con la natura. La Terra non ci chiede di rinunciare a nulla, anzi ci indirizza solo a privarci delle derive letteralmente “tossiche”, insalubri oppure ingiuste del nostro modello. Ci dice che condizione della sostenibilità è la salute individuale e collettiva, non la penuria, e che la conseguenza è un gran bel regalo: un po’ più di giustizia e pace.
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Fonte: Osservatore Romano – 23 maggio 2019
Oggi giovedì 23 maggio 2019
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ANPI – Oggi Smuraglia a Pirri parla di Costituzione fra canti e musica
23 Maggio 2019
Ecco la locandina seguita da una recensione di Gianna Lai del libro “Con la Costituzione nel cuore”, ed, Gruppo Abele. Su Democraziaoggi.
Gianna Lai. Pensavano al futuro i partigiani, a costruirlo diverso.
‘Con la Costituzione nel cuore’, è un bel libro intervista di Carlo Smuraglia, uscito lo scorso anno per le edizioni del Gruppo Abele, la vita del partigiano e quella del […]
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Oggi alla Comunità La Collina di Serdiana. Oggi, giovedì 23 maggio alle 18:30, Giovanna Caporali presenta il suo libro:
“L’Angelo di Suor Flora racconta”
Una vita per gli altri
Casa Editrice La Collina – Serdiana
Suor Flora Zippo è Missionaria della Congregazione Francescana dei Sacri Cuori. Ha trascorso oltre 35 anni nei paesi più poveri dell’Estremo Oriente, in particolare nelle isole Filippine, fondandovi 35 missioni e curando particolarmente la promozione umana attraverso l’istruzione e la sanità.
Introduzione: Maria Paola Masala, giornalista
Proiezione filmato: intervista a Madre Flora, realizzato da Marco Murtas
Intervengono Madre Flora e Giovanna Caporali
Esibizione di Alessandro Ragazzini (chitarra classica)
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Che succede?
Antonio Dessì, su fb [19 maggio alle ore 11:27]
Notarelle giusto perché non sembri che in questi giorni mi sia distratto.
- Quando verso un leader politico, in Italia, si diffonde a macchia d’olio il dileggio dai balconi, si può star certi che la sua parabola di gradimento ha iniziato una ripida discesa. Non ci sono rosari nè invocazioni alla Madonna che tengano. [segue]
NOVITA’. Come procede la Scuola di cultura politica Francesco Cocco
Scuola di cultura politica Francesco Cocco
Su proposta del CoStat (Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari), in collaborazione con l’ANPI (Associazione nazionale partigiani d’Italia), sede di Cagliari, in data 13 marzo 2019, per iniziativa di nove soci fondatori è stata costituita l’Associazione culturale ONLUS “Scuola di formazione politica Francesco Cocco”.
Con l’assemblea straordinaria del 23 aprile, mediante atto pubblico, abbiamo proceduto all’adeguamento dello statuto alla recente normativa del decreto legislativo 117/2017 (Codice del Terzo settore) e s.m.i., con la trasformazione dell’Associazione in un Ente del Terzo Settore e abbiamo cambiato la denominazione in “Scuola di cultura politica Francesco Cocco”. [segue]
Che succede?
“PORTI APERTI ALLE ARMI, CHIUSI AGLI UMANI”
21 Maggio 2019 by Forcesi |su C3dem
Stefano Folli, “In morte di un governo” (Repubblica). Giancarlo Giorgetti, “Il M5s fa opposizione alla Lega e il governo è paralizzato” (intervista a La Stampa). Nicola Zingaretti, “I 5 stelle dei trasformisti” (intervista al Corriere). Mauro Calise, “Se i 5 stelle sono di lotta e di governo” (Mattino). Luigi Di Maio, “Noi mai con questo Pd” (intervista a Qn). Giuliano Pisapia, “Voglio costruire un dialogo serio con i grillini delusi” (intervista a Qn). Sabino Cassese, “Il governo un anno dopo” (Corriere) e “L’atteggiamento gladiatorio del ministro Salvini” (colloquio col Foglio). Virginio Rognoni e Beppe Pisanu, “Il ministro agitatore” (colloquio col Foglio). Tommaso Di Francesco, “Porti aperti alle armi, chiusi agli umani” (Manifesto). Nello Scavo, “Nuovo scontro su Sea Watch” (Avvenire). Luigi Manconi, “Chi salva il nostro onore” (Repubblica). Donatella Di Cesare, “Opposizione giovane a colpi di sberleffo” (il Fatto).
Fridays For Future Secondo sciopero per il clima
Il movimento ambientalista “Fridays For Future Cagliari” comunica alle testate giornalistiche, radio e televisive l’adesione al secondo sciopero mondiale per il clima che si terrà in data 24 Maggio 2019.
Dopo la mobilitazione del 15 Marzo, che ha portato in piazza oltre 350mila persone in Italia, 1 milione e mezzo nel mondo, in oltre 200 paesi, il 24 Maggio si tornerà a porre l’attenzione sull’Emergenza Climatica. Il movimento chiede la proclamazione dello stato di emergenza climatica, l’abbandono del fossile e l’adozione di politiche decise a contrastare il cambiamento climatico. In Sardegna chiediamo inoltre l’abbandono del progetto di Metanizzazione, ennesima proposta obsoleta e incompatibile con le esigenze del nostro territorio.
L’appuntamento è alle ore 9 in Piazza Giovanni XXIII, il corteo partirà poi verso Piazza del Carmine.
La manifestazione è aperta a tutti e a tutte, vuole coinvolgere bambini, giovani e adulti.
Si chiede di non portare bandiere e simboli di partiti e associazioni, sono invece ben accetti, in linea con il movimento globale, cartelloni e striscioni a tema. [comunicato stampa FFF]
Oggi mercoledì 22 maggio 2019
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Sotto la pelle dell’agnello dell’attuazione del regionalismo differenziato si nasconde il lupo dello stravolgimento della Costituzione
22 Maggio 2019
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
L’autonomia regionale differenziata, voluta con insistenza dalla Lega, è esattamente questo. Con la definizione soft di “attuazione” si cerca di fare passare una vera e propria rottura istituzionale e politica dell’Italia, che finirebbe con il manomettere la nostra Costituzione. Questo tentativo va bloccato. Infatti la Lega, che oggi […]
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Fulmine, il cane col fazzoletto rosso dei partigiani
22 Maggio 2019
di Gianna Lai – ANPI Cagliari, su Democraziaoggi.
Oggi 22 Maggio – Istituto Comprensivo Colombo
ad iniziativa di CIDI e ANPI
Parliamo di Costituzione italiana
incontro con Anna Sarfatti
Teatro del Cocomero: Fulmine il cane coraggioso
di Rahul Bernardelli
Parla in prima persona Fulmine, e costruisce una storia in forma di poesia, dichiarandosi subito cane attempato, libero, senza padroni, fedele solo a Nico. […]
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Europa, Europa
Alle elezioni europee un voto intelligente contro i malvagi
di Raffaele Deidda
“Il mondo non sarà distrutto dai malvagi, ma da coloro che restano a guardarli senza fare niente”, diceva Albert Einstein, ebreo non praticante che non è stato solo un genio della fisica ma anche un ispiratore della politica, oltre ad aver dato un contributo determinante alla nascita del pacifismo moderno.
Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano protagonista della resistenza al Nazismo, invece scrisse: “Il silenzio di fronte al male è esso stesso un male. Non parlare è parlare. Non agire è agire”, prima di essere impiccato, a soli 39 anni, per aver partecipato al fallito attentato a Hitler nel luglio 1944. Il messaggio di Bonhoeffer è mirato a metterci in guardia dai malvagi che sono astuti, dicono di operare per il bene e, come i messia, parlano di necessità storica e sociale. Anche e soprattutto quando questa è funzionale a mettere i poveri contro i poveri. I malvagi ci rendono insicuri e paurosi di tutto, ci spingono ad essere diffidenti nei confronti del nuovo e del diverso. Per Bonhoeffer, però la stupidità è un nemico ancora più pericoloso della malvagità: “Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese. Lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rabbiosamente all’attacco.”
Quindi motivare, tentare di spiegare non serve a niente. La stupidità vive di pregiudizi e alla ragionevolezza e ai fatti si oppone, non crede, si mostra scettica. Oppure lascia che l’ignavia, travestita da opportunismo, sposi la malvagità senza mai interrogarsi. Come accadeva al mitico barbiere di Stalin che, si narra, facendo bene il suo lavoro e venendo per questo apprezzato, si disinteressava della moralità dei suoi clienti. Figuriamoci di un cliente come Stalin! Perché si sarebbe dovuto sentire corresponsabile dei delitti del dittatore georgiano? Forse non avrebbe neppure capito che, semplicemente aggiustando i baffoni di “zio Josif”, si poneva nella posizione di un consulente d’immagine e pertanto di colluso col regime.
Ovunque, e l’Italia non fa certo eccezione, moltissime persone come quel barbiere, per ragioni di militanza o di opportunismo, non si sentono responsabili dei misfatti che la politica dei loro leader di riferimento produce. Si sentono innocenti e sereni, pur nella manifesta connivenza con l’ingiustizia e la disumanità. Talvolta manifestano irritazione, commentano negativamente e borbottano, ma non reagiscono pubblicamente.
Esempio emblematico le parole del ministro leghista della Famiglia, Fontana: “Ci dicono che siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: ‘ama il prossimo tuo’, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità”. Aggiungendo: “Immagino che, come me, voi tutti vediate ogni tanto anche le pubblicità che mostrano chi veramente muore di fame in Africa. E vedete che non sono quelli che arrivano qui. Quindi, ama il prossimo tuo, quello nella tua prossimità. Se abbiamo 4-5 milioni di poveri, non possiamo andare a occuparci dei poveri del resto del mondo, perché chi governa ha innanzitutto il dovere di far stare bene la comunità che, appunto, governa.”
Terribile il Vangelo leghista imperniato di egoismo, quando non sfocia nell’odio razziale e nella xenofobia! In linea con quanto afferma Luca Morisi, il social media manager di Matteo Salvini, ideatore di “La Bestia”, la tecnologia che supporta la sua propaganda sui social con il lancio di “messaggi forti, estraendo dall’opinione pubblica i sentimenti negativi – rabbia, paura e aggressività – in modo da abbassare la guardia di chi ascolta”.
Come sembrano risuonare in tutta la loro attualità le parole di Einstein e di Bonhoeffer e quanti stupidi, quanti barbieri di Stalin vediamo assentire quando i malvagi strateghi lanciano i proclami contro gli immigrati che rubano il lavoro, che stuprano le donne, che contaminano l’italica razza. A quanta nuova, inquietante barbarie assistiamo. Per questo non possiamo restare a guardare i malvagi senza fare niente, pena la distruzione di quel mondo, di quella umanità che i nostri padri hanno costruito per noi.
Per questo il 26 maggio dobbiamo recarci alle urne e votare, con la nostra intelligenza e sensibilità, per superare barriere ed egoismi che impediscono l’elaborazione di politiche comuni e mettono pericolosamente a rischio la costruzione della Casa comune europea. Votando a favore di un’Europa più integrata, più democratica e più solidale, contro i malvagi del nuovo millennio.
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Beni comuni e amministrazione condivisa • Il punto di Labsus
Europa, bene comune?
Ci sono oggi, in Italia e altrove, politici capaci di ridare un’anima all’Europa?
di Gregorio Arena [21 Maggio 2019]
Se al posto degli attuali politici senza visione, condizionati dalle paure e dagli umori di elettori incattiviti, ci fossero uomini capaci come Spinelli di guardare oltre l’esistente, si accorgerebbero che l’Europa ha un patrimonio di valori il cui sviluppo, a beneficio di tutti gli abitanti del pianeta, potrebbe diventare il grande progetto intorno a cui mobilitare la parte migliore della società europea.
Perché è vero che l’Europa è un continente, che l’Unione Europea, cioè l’unione dei paesi e dei popoli di questo continente, è un’istituzione e che dunque l’Europa, in quanto tale, non è un bene comune.
Ma il processo di integrazione che ha creato e che continua a plasmare l’Unione Europea, questo processo certamente è un bene comune di cui tutti dobbiamo prenderci cura, come dovremmo prenderci cura del clima, dell’ambiente, del territorio e di tanti altri beni comuni da cui dipende la qualità delle nostre vite. Non è genericamente l’Europa il bene comune, ma lo è il processo di integrazione fra popoli e paesi che in circa settant’anni ha prodotto tanti effetti fra cui soprattutto uno che, a sua volta, è anch’esso un bene comune.
La pace, bene comune
Il principale effetto prodotto dal processo di integrazione in Europa è infatti la pace fra i popoli europei. La pace è il bene comune per eccellenza, del quale o si gode tutti o non si gode affatto. Essa non è semplice assenza di guerra, così come la salute non è semplice assenza di malattie. E dalla pace dipende il godimento di tutti gli altri beni comuni, l’esercizio dei diritti fondamentali e addirittura la vita stessa.
Ai giovani europei di oggi, che non hanno mai conosciuto la guerra neanche nei racconti dei loro genitori, sembra normale. E invece uno dei grandi successi del processo di integrazione dei nostri popoli sta proprio nel fatto che tecnicamente e giuridicamente oggi la guerra fra i paesi europei non è più possibile. Pochi lo ricordano, ma nel 2012 l’Unione Europea ha ricevuto il Premio Nobel per la pace per la funzione svolta dall’Unione nel trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in un continente di pace.
Certo, purtroppo continuano ad esserci guerre fuori dalla comunità europea, anche vicinissimo a noi, come è stato nei Balcani negli anni Novanta del secolo scorso. Ma il fatto straordinario è che l’Europa non è più il luogo dove iniziano le guerre, perché gli stati europei hanno rinunciato all’uso della forza nei rapporti reciproci, così come hanno rinunciato ad un altro attributo fondamentale dello stato moderno, battere moneta.
La diversità, bene comune
La pace fra i popoli ed i paesi europei si fonda a sua volta sul rispetto di un valore che rende l’Europa veramente unica nel panorama mondiale, qualcosa che a noi europei sembra ormai scontato, ma che scontato non è affatto, anzi, è sempre a rischio: cioè la coesistenza delle diversità nel rispetto reciproco.
“L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa, linguistica” (art. 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea). Detto in altri termini, l’Unione è uno spazio pubblico improntato ad una concezione laica della vita che significa innanzitutto accettazione della diversità (che è una cosa diversa e ulteriore rispetto alla semplice tolleranza) nella convinzione che la varietà è una risorsa. Lo dimostra, fra i tanti altri esempi, quello straordinario programma chiamato Erasmus, grazie al quale milioni di giovani europei hanno imparato a conoscersi, a rispettarsi e ad apprezzarsi.
Questo vuol dire che chiunque guardi oggi all’Unione europea dal resto del mondo vede popoli che dopo essersi scannati reciprocamente per secoli in nome di religioni, ideologie, identità e culture diverse hanno imparato a vivere insieme nel rispetto e nell’accettazione reciproca. E in più hanno imparato a rispettare ed accettare le diversità derivanti dal sesso, dalla razza, dalla religione, dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale e, in generale,“dalle condizioni personali e sociali”, come recita l’art. 3, 2° comma della nostra Costituzione.
I demoni del Novecento
Purtroppo, in questi ultimi anni i demoni del Novecento, quelli che ci eravamo illusi di aver seppellito per sempre nei sotterranei della storia, stanno tornando fuori urlando rabbiosi dopo settant’anni di esilio: il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo, la violenza contro le donne, l’omofobia e le tante altre forme in cui si manifesta l’odio contro chiunque sia diverso dall’odiatore sono tornati e riempiono piazze e social, mettendo in discussione la ragione stessa del processo di integrazione europeo.
Se infatti la diversità non è più considerata un valore da coltivare bensì un ostacolo all’affermazione delle identità e degli interessi nazionali, perché proseguire nel processo di integrazione fra diversi? Meglio separarsi, distinguersi, isolarsi, respingersi… e un giorno, finalmente, combattersi.
I valori dell’Unione
Ma la coesistenza delle diversità nel rispetto reciproco è solo il primo della serie di valori su cui si fonda il processo di integrazione europea. Si tratta di sette valori, contenuti nel Trattato di Lisbona e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, che costituiscono parte integrante dell’identità e del modo di vivere europeo. Ognuno di loro si lega agli altri e dipende dagli altri per la sua realizzazione. Tutti insieme, costituiscono la cornice al cui interno si sviluppa il processo di integrazione europea.
Dignità umana. La dignità umana è inviolabile. Deve essere rispettata e tutelata e costituisce la base stessa dei diritti fondamentali.
Libertà. La libertà di movimento conferisce ai cittadini il diritto di circolare e soggiornare liberamente nell’Unione europea. Le libertà individuali, quali il rispetto della vita privata, la libertà di pensiero, di religione, di riunione, di espressione e di informazione, sono tutelate dalla Carta dei diritti fondamentali.
Democrazia. Il funzionamento dell’Unione si fonda sulla democrazia rappresentativa. Essere cittadino europeo significa anche godere di diritti politici. Ogni cittadino adulto dell’Unione ha il diritto di eleggibilità e di voto alle elezioni del Parlamento europeo.
Uguaglianza. Uguaglianza significa riconoscere a tutti i cittadini gli stessi diritti davanti alla legge. Il principio della parità tra uomo e donna è alla base di tutte le politiche europee, ed è l’elemento su cui si fonda l’integrazione europea.
Stato di diritto. L’Unione europea si fonda sul principio dello Stato di diritto. Tutti i suoi poteri riposano cioè su trattati liberamente e democraticamente sottoscritti dai paesi membri. Il diritto e la giustizia sono tutelati da una magistratura indipendente.
Diritti umani. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea tutela i diritti umani, fra cui il diritto a non subire discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto di accesso alla giustizia.
Ridare un’anima all’Europa
Questa è l’Europa che con il voto di domenica prossima bisogna far crescere e che può proporsi al resto del mondo come modello, non certo l’Europa delle quote, delle lobbies, delle burocrazie comunitarie, delle chiusure egoistiche nei confronti di chi viene dal sud del mondo. Ma ci sono oggi, in Italia e altrove, politici capaci di ridare un’anima all’Europa?
Immagine di copertina: “Il rapimento d’Europa”, Noël-Nicolas Coypel, 1726-1727
Elezioni
- “Vi racconto la nostra Cagliari del futuro” – Francesca Ghirra a Extralive mattina! di RadioX.
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- Il sito web ufficiale – Il programma in pdf.
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- Lo ‘Speciale elezioni’ di Sardinia Post: tutte le liste delle Amministrative 2019
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- Cagliari, tutte le liste e i candidati su SARDEGNALIVE.
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Elezioni comunali a Cagliari, l’esperienza insegna: chi punta sulle liste “civiche” perde (di Vito Biolchini)
By sardegnasoprattutto/ 20 maggio 2019/ Società & Politica/
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Elezioni a Cagliari e M5S: un epilogo farsesco
di Fernando Codonesu, su Aladinpensiero online e su Democraziaoggi.
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Oggi martedì 21 maggio 2019
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La “questione morale” ha rilevanza politica e non solo economica
21 Maggio 2019
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
La questione morale squassa il Paese e coinvolge i partiti. Solo il M5S tiene la barra e regisce con prontezza ad ogni inquinamento in casa propria. De Vito è stato espulso da Di Maio non appena appresa la notizia del suo coinvolgimento in un affare corruttivo. La posizione è chiara: un cosa è l’aspetto […]
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Che succede?
SALVINI E IL ROSARIO
20 Maggio 2019 by Forcesi | su C3dem.
Paolo Rodari, “La Chiesa contro Salvini” (Repubblica). Alberto Melloni, “Ma il papa non vota” (Repubblica). Luigi Accattoli, “No al rosario per scopi politici. Lite tra i cattolici e il capo leghista” (Corriere). Mons. Bruno Forte, “Così ferisce i credenti, non difende la chiesa” (intervista al Corriere). Mons. Marcello Semeraro, “Niente di più esecrabile dell’uso strumentale di Dio” (intervista a Repubblica). Mons. Arnaldo Bagnasco, “Nessuno si appropri dei valori cristiani. Ma adesso serve un’Europa meno invasiva” (intervista al Secolo XIX). Francesco Anfossi, “Ecco il sovranismo feticista” (Famiglia cristiana). Quello che Alessandro Sallusti non capisce: “Povera chiesa: Allah sì, la Madonna no” (Il Giornale). Claudio Magris, “Le mezze verità contro la chiesa” (Corriere).
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Europa, Europa. Su Nuovo Cammino: nuovo-cammino19maggio2019def
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“La Persona sbagliata”
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di Rosanna Virgili
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Oggi lunedì 20 maggio 2019
Punta de billete per mercoledì 23 maggio——
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Salvini continua nei suoi colpi di mano anticostituzionali. Vedrete che ci lascerà le penne
18 Maggio 2019
Un decreto incostituzionale da respingere
di Massimo Villone ed altri
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