Monthly Archives: aprile 2019

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Notizie da
Chiesa di tutti Chiesa dei poveri
Newsletter n. 147 del 27 aprile 2019

IL PERDONO, LA POLITICA

Care amiche ed amici,

Antonio Gramsci (Ales 22 gennaio 1891 – Roma 27 aprile 1937)

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Antonio Gramsci
«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza».
(Antonio Gramsci, sul primo numero di L’Ordine Nuovo, primo maggio 1919)

Oggi sabato 27 aprile 2019

lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211pensatoreSardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633serpi-2Anpi logo nazsdgs-make-europe-sustainable-for-all-300x208ape-innovativalogo76costat-logo-stef-p-c_2-2universita_cultura_e_sapere2d1c145e5-3738-4a1e-86a4-7155513d1effimg_9429
Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti————————-

costat-logo-stef-p-c_2Abbiamo impugnato la legge elettorale sarda
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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cammino-nuxis-5-5-19Il 5 maggio a Nuxis nei luoghi della latitanza dell’Avv. Cadeddu, capo di Palabanda. Partecipate!
20 Aprile 2019
Nell’ambito delle iniziative su “Sa die de Sa Sardinia” ci rechiamo, accompagnati dalla locale Associazione Le Sorgenti, in pellegrinaggio laico nelle campagne di Nuxis nella Grotta di Conch’è Cerbu, dove l’Avv. Salvatore Cadeddu, capo della rivolta di Palabanda, trascorse alcuni mesi della sua latitanza fra la fine del 1812 e i primi mesi del 1813, […]
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M5S/PD: il matrimonio s’ha da fare o devono crescere?
27 Aprile 2019
Mario Sciola su Democraziaoggi.
Un recente articolo di Giovanni Valentini – “M5S – PD, il matrimonio ora s’ha da fare” (Il fatto quotidiano, 23 aprile 2019) – partendo dalla constatazione dell’ardua convivenza M5S-Lega e dalla necessità di fronteggiare l’ondata di destra, auspica una convergenza tra M5S e PD, superando gli ostacoli del passato che oggi, secondo Valentini, possono […]
————Domani domenica 28 aprile 2019 Sa die de Sa Sardigna———-
pablo-e-amiche-sa-die-de-sa-sardigna_3SA DIE DE SA SARDIGNA ISMENTIGADA e il suo significato storico e simbolico.di Francesco Casula, su Aladinews.
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Verso le elezioni comunali di Cagliari

Torri municipio Cagliari[Su SardiniaPost, 26 aprile 2019, Alessandra Carta] Tramonta lo scontro tra Pd e anti-dem: nuove alleanze alle primarie di Cagliari.
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savethedate-11-300x3001 AGENDA PRIMARIE del CENTROSINISTRA.
Ieri al Circolo La Palma e oggi al Circolo Lussu incontri con i cittadini organizzati dai circoli del Partito Democratico.
- Ieri (venerdì, alle 17:00) primo appuntamento, in via Libeccio 13, per un confronto moderato da Dandy Massa.
- Oggi (sabato, alle 10:30) secondo appuntamento, in via Tempio 22a, per un confronto moderato da Andrea Casu e introdotto da Romina Mura.
—————–Su CagliariPad————————-
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———————Programmi—————-
Ascolto e collaborazione: un punto del Programma di Matteo Lecis Cocco-Ortu, che come AladiNews condividiamo totalmente e che ci piace mettere in evidenza.
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Democrazia va cercando

atena-pensosaUna lezione sull’attualità della liberaldemocrazia

di Gianfranco Sabattini

abc-guido-calogero-microDi Guido Calogero, Chiarelettere ha ristampato “l’ABC della democrazia”, apparso nel lontano 1944, dopo che Roma era stata liberata dalle truppe tedesche; il volume, introdotto da Maurizio Viroli, è seguito da altri scritti del filosofo, tra i quali “Nota sul concetto dello Stato”, comparso per la prima volta in forma clandestina nel 1940, poi diffuso col titolo “Primo manifesto del liberalsocialismo”.
L’”ABC”, ricorda Viroli, “insegna le regole e i principi per costruire non una democrazia generica, ma una ‘democrazia liberalsocialista’, una democrazia che sapesse tenere saldamente unite la libertà politica e la giustizia sociale”, ribadendo che entrambe queste due dimensioni della democrazia sono nello stesso tempo “fine e mezzo”, in quanto ogni miglioramento dell’una promuove il miglioramento dell’altra. Quella di Calogero, continua Viroli, è l’unica lezione di saggezza politica “che avrebbe potuto ispirare e guidare la nascita di una nuova patria italiana in cui tutti potessero vivere con dignità”.
Questo era sicuramente il migliore auspicio che l’”ABC” di Calogero formulava per l’Italia, a seguito della risorta democrazia e sulla scorta dei valori della Resistenza, dopo la tragedia del fascismo e della guerra. La sua riedizione è oggi opportuna perché, come osserva Viroli, sembra che il pensiero di Calogero sia stato completamente dimenticato e con esso siano divenute irrilevanti le tradizioni ideali e politiche del liberalismo e del socialismo, che nella visione del filosofo “avrebbero dovuto unirsi per costruire una nuova Italia”; ma essa serve anche, da un lato, a ricordare e a dimostrare alle generazioni più giovani quanto deboli e improponibili siano tutte le analisi che portano molti politologi contemporanei a proporre il superamento della democrazia, ritenuta inidonea a risolvere i mali che affliggono il mondo globalizzato attuale, e dall’altro lato, a ribadire che la democrazia, quando si concretizzi nella fusione delle tradizioni ideali e politiche del liberalismo e del socialismo nella liberaldemocrazia, non sia “cosa che possa comunque mutare con la storia, che la storia possa convalidare o infirmare con le vittorie o con le sconfitte”.
Il valore in sé della fusione delle due tradizioni (liberale e socialista) nella liberaldemocrazia – come afferma Calogero – è “vero da sempre e sarà vero per sempre, finché ci saranno uomini sulla terra”; ciò perché “gli uomini possono bene essere giusti o ingiusti, possono anche sopprimere tutti gli uomini giusti”, ma se pensano la giustizia non possono che pensarla nel modo in cui è possibile realizzarla con la liberaldemocrazia. L’insegnamento di Calogero, però, osserva Viroli, pur rappresentando la miglior lezione di saggezza politica, dopo ottant’anni è stato completamente dimenticato, se si considerano le difficoltà che si oppongono all’interno dell’Italia, (ma anche in molti altri Paesi) alla realizzazione della democrazia nella forma e nella sostanza indicate dal filosofo.
Secondo Calogero, la ratio della democrazia socialdemocratica consiste, in primo luogo, nella “volontà di non imporre unilateralmente le proprie opinioni e le proprie preferenze agli altri”; in secondo luogo, occorre anche che gli altri, per poter esprimere la propria opinione, siano messi nella condizione materiale di poterlo realmente fare. E’, questo, afferma Calogero, “il punto cruciale, in cui la pura democrazia politica viene per forza a sfociare in quella che, a contrasto, può e suol dirsi democrazia sociale”.
Tuttavia, la realizzazione di una piena democrazia sociale non deve suggerire l’idea che “i diritti e le libertà giuridiche” siano soltanto delle scatole vuote e che la loro “pienezza di possibilità umane” dipenda solo da a elementi economici; una certa pienezza è espressa anche dai diritti e dalle libertà giuridiche, essendo essi “un bene molto concreto”, quale, per esempio, quello “di non essere costretti a seguire la volontà altrui, senza possibilità di protesta”, o quello “di essere garantiti dal rischio di andare in prigione in caso di compimento di una simile protesta”.
Ciò significa che, pur in presenza di una piena realizzazione di una democrazia socialdemocratica, occorre sempre considerare che “anche le libertà ‘pure’ sono beni che costano”, per cui occorre non dimenticare che, oltre alla sicurezza di non venire ostacolati nell’esercizio delle proprie libertà politiche, è necessario poterle esercitare, senza impedimenti riconducibili a ragioni di insufficiente dotazione economica. Ciò significa allora, afferma Calogero, che la realizzazione della socialdemocrazia implica, non solo la garanzia che tutti possano esercitare le proprie libertà politiche, ma anche quella che tutti siano liberati dal bisogno, ovvero che tutti possano godere di una giusta distribuzione del prodotto sociale.
Ma se la realizzazione di una giusta distribuzione del prodotto sociale è “condizione della libertà politica”, non “bisogna poi credere – continua Calogero – che soltanto in vista della libertà politica” sia da ricercarsi la giustizia sociale. E’ infatti un errore pensare che la socialdemocrazia “non debba valere altro che come mezzo per il raggiungimento dell’eguaglianza sociale”. Ammesso anche che un regime non democratico (e gli esempi ai quali Calogero, al tempo in cui scriveva l’”ABC delle democrazia”, poteva fare riferimento, non gli mancavano) sia ugualmente capace di assicurare una giusta distribuzione del prodotto sociale, il regime illiberale non potrebbe comunque rappresentare un’alternativa alla democrazia.
L’errore di chi accettasse un regime illiberale consisterebbe nel non accorgersi che una presunta democrazia nella quale “ognuno possedesse una giusta quota di ricchezza”, ma non avesse alcuna possibilità di influire sulle decisioni di natura extraeconomica, potrebbe essere vittima di una condizione politico-sociale assai più triste e rovinosa di quella nella quale non possedesse questa possibilità, ma si accontentasse solo della giustizia sociale realizzata. E’ quindi errato, tanto il pensare che la libertà politica sia un semplice strumento per raggiungere il fine della giustizia sociale, quanto il considerare la giustizia sociale come mezzo per “integrare una effettiva libertà politica”.
Nella storia del pensiero politico, ricorda Calogero, tutte le analisi teoriche svolte per sostenere il principio della libertà politica sono state per lo più motivate dall’ideologa del liberalismo, mentre quelle che hanno teso a rimuovere i danni sociali derivanti dalle ineguaglianze distributive dono state ispirate dall’ideologia del socialismo. Un parte importante di coloro che accettavano i valori dell’ideologia del liberalismo, alla luce degli esiti della dinamica socio-economica, si sono resi conto “che se volevano essere veramente liberali, dovevano aprirsi alle istanze dell’ideologia del socialismo”, così come i socialisti, sulla base della stessa esperienza vissuta dai liberali, si sono accorti “che non avrebbero potuto realizzare i loro ideali se non in un’atmosfera di libertà e attraverso le garanzie politiche della libertà”.
Si è trattato di una convergenza, quella dei liberali e dei socialisti, approfonditasi nel tempo e che ha portato “gli uni e gli altri a sentire la complementarietà degli opposti punti di vista”. La democrazia vera, perciò, secondo Calogero, non può che caratterizzarsi come liberaldemocratica, senza essere “soltanto una democrazia liberale”, oppure “soltanto una democrazia socialista”. A fondamento della liberaldemocrazia sta l’“unità e identità della ragione ideale che sorregge tanto il liberalismo nella sua istanza di libertà, quanto il socialismo nella sua istanza di giustizia sociale”.
Nell’ambito di questa universale convergenza, liberalismo e socialismo si distinguono, perciò, solo “come specificazioni concomitanti e complementari”: la prima, il liberalismo, vuole che tutti gli uomini godano di “quel grande bene che è la possibilità di esprimere liberamente la personalità propria, in tutte le concepibili forme di tale espressione”; la seconda, il socialismo, vuole che fra tutti gli uomini “sia equamente distribuito [...] l’altro grande bene che è la possibilità di fruire della ricchezza del mondo, in tutte le legittime forme di tale fruizione”.
Così, nell’ambito di questa generale convergenza, il liberalismo aspira a realizzare il fine che a tutti i componenti della società sia garantito il godimento dell’uguaglianza e della stabilità dei diritti e delle leggi (senza distinzione di razza, casta e censo); che ogni norma giuridica derivi dalla volontà dei cittadini (espressa secondo il principio della maggioranza); che i cittadini partecipino al governo della “cosa pubblica” (attraverso l’istituto della rappresentanza); che sia rispettata la libertà di pensiero, di stampa e di religione (quale fondamento del reciproco controllo).
Parallelamente, il socialismo vuole che, nella coscienza degli uomini, si radichi il principio della giustizia distributiva fondato sull’equa ripartizione del prodotto sociale; che ciascuno sia compensato per il lavoro effettuato, in misura proporzionale al suo contributo produttivo; che sia garantita a tutti la legittimità dell’uso privato del compenso ricevuto per il lavoro svolto; che con la ricchezza di proprietà pubblica sia assicurato ad ognuno il diritto al lavoro e quello ad essere soccorso in caso di necessità; infine, che la società “tenda con la massima intensità possibile [...] ad elaborare ed instaurare tutti quei progressivi assetti politici e giuridici” che appaiono atti a far procedere il progresso del vivere sociale in direzione di una sempre maggiore e più diffusa socialità della ricchezza prodotta.
Attenendosi a queste istanze, sulle forze politiche liberaldemocratiche, responsabili dell’organizzazione sociale del futuro, “pesa” il dovere di “innovare o creare tutta una serie di istituti”, la cui struttura ed il cui ruolo non dovranno essere determinati solo quando si presenterà “l’effettiva situazione storica in cui si tratti di recarli in atto”; esse (le forze politiche liberaldemocratiche), nella progettazione degli assetti istituzionali futuri, dovranno guardarsi dal pericolo dell’utopismo, non meno che dall’attendere che il corso degli eventi storici rechi con sé le soluzioni adatte.
Per evitare il duplice pericolo dell’utopismo astratto e dell’attendismo inerte, le forze politiche liberaldemocratiche non dovranno “aspettare l’avvenire per improvvisare poi le soluzioni in base ad esso”; occorrerà che esse siano sempre impegnate a progettare e a proporre quanto più possibile in concreto le riforme istituzionali che è possibile presumere possano essere le più conformi al governo del risultato, sempre mutevole, del processo storico. Solo così la socialdemocrazia, oltre che legittimarsi solidamente nella coscienza dei cittadini, potrà impedire che la casualità e l’improvvisazione con cui spesso sono affrontati i problemi indotti dalla comparsa del “nuovo”, emergente dal processo storico, possano trasformarsi in motivo per la formulazione di ipotesi per un suo improbabile superamento.
E’interessante ciò che Calogero indicava come principale dovere delle forze politiche che condividono i valori della socialdemocrazia, ovvero quello d’essere sempre impegnate, quasi ad anticipare l’emergere delle nuove situazioni storiche, alla progettazione dei nuovi assetti istituzionali atti a governarle. Quando Calogero scriveva il “Manifesto del liberalismo” (diffuso, come si è detto, clandestinamente col titolo di “Nota sul concetto di Stato”) e successivamente “L’ABC della democrazia” vigevano condizioni economiche e sociali rispetto alle quali potevano essere considerate adatte le soluzioni normative socialdemocratiche da lui indicate; non può dirsi però che quelle stesse soluzioni siano appropriate all’interno delle società capitalisticamente affermate di oggi.
Rispetto alle odierne condizioni economiche e sociali, occorre riconoscere i ritardi e i fallimenti accusati dalle forze socialdemocratiche nella predisposizione degli atti e degli istituti più idonei a governare le problematiche sorte a causa delle modalità di funzionamento del capitalismo neoliberista; ritardi e fallimenti che si sono verificati perché le forze socilademcratiche non si sono attenute ai principi comportamentali indicati da Calogero. E’ questo il motivo per cui esse hanno perso l’affezione della loro base sociale di consenso, costringendole a diventare, a volte, “mosca cocchiera” delle forze conservatrici.
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Nell’illustrazione: Atena pensosa, marmo di Paros 460 a.C (particolare), Museo dell’Acropoli di Atene .

Oggi venerdì 26 aprile 2019

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Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti————————-
cammino-nuxis-5-5-19Il 5 maggio a Nuxis nei luoghi della latitanza dell’Avv. Cadeddu, capo di Palabanda. Partecipate!
Nell’ambito delle iniziative su “Sa die de Sa Sardinia” ci rechiamo, accompagnati dalla locale Associazione Le Sorgenti, in pellegrinaggio laico nelle campagne di Nuxis nella Grotta di Conch’è Cerbu, dove l’Avv. Salvatore Cadeddu, capo della rivolta di Palabanda, trascorse alcuni mesi della sua latitanza fra la fine del 1812 e i primi mesi del 1813, […]
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CoStat: ieri in piazza, ma il nostro 25 aprile dura tutto l’anno con la Scuola di cultura politica “Francesco Cocco”
26 Aprile 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Verso il 28 aprile 2019 Sa die de Sa Sardigna

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SA DIE DE SA SARDIGNA ISMENTIGADA e il suo significato storico e simbolico.
di Francesco Casula, su Aladinews.
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W il 25 Aprile W la Costituzione Repubblicana

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Verso le elezioni per il Sindaco e il Consiglio comunale di Cagliari

Primarie del Centro Sinistra
matteo-lecis-co-pag-fb- Matteo Lecis Cocco-Ortu: il programma sul suo sito web
francesca-ghirra-foto-fb- Francesca Ghirra: la sua pagina fb.
marzia-cilloccu-fb- Marzia Cilloccu. Oggi si presenta a Cagliari, villa Vivaldi vico XII San Giovanni, 1, dalle ore 18.
marzia-cilloccu-25-apr-19img-9563
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lampadadialadmicromicro133Con Aladinews partecipiamo alla Campagna elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Cagliari, dando spazio al dibattito di tutte le formazioni politiche e dei singoli candidati (a Sindaco e a Consigliere comunale), cercando di non parteggiare per nessuno in particolare, ma segnalando le assonanze tra i contenuti portati avanti dalla nostra News e che la caratterizzano, rispetto ai programmi delle formazioni politiche e dei candidati in lizza. Al riguardo, stante le attuali presenze sulla scena, diamo conto della contesa tra i candidati alle primarie del centro-sinistra (nell’ordine di presenza nella lista elettorale delle primarie: Matteo Lecis Cocco-Ortu, Francesca Ghirra, Marzia Cilloccu), segnalando iniziative di confronto e interventi nei media, nonché fornendo documentazione e riferimenti pertinenti.

Oggi giovedì 25 aprile 2019 Festa della Liberazione

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lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211pensatoreSardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633serpi-2Anpi logo nazsdgs-make-europe-sustainable-for-all-300x208ape-innovativalogo76costat-logo-stef-p-c_2-2universita_cultura_e_sapere2d1c145e5-3738-4a1e-86a4-7155513d1effimg_9429
Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti————————-

costat-logo-stef-p-c_2Abbiamo impugnato la legge elettorale sarda
20 Aprile 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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cammino-nuxis-5-5-19Il 5 maggio a Nuxis nei luoghi della latitanza dell’Avv. Cadeddu, capo di Palabanda. Partecipate!
20 Aprile 2019
Nell’ambito delle iniziative su “Sa die de Sa Sardinia” ci rechiamo, accompagnati dalla locale Associazione Le Sorgenti, in pellegrinaggio laico nelle campagne di Nuxis nella Grotta di Conch’è Cerbu, dove l’Avv. Salvatore Cadeddu, capo della rivolta di Palabanda, trascorse alcuni mesi della sua latitanza fra la fine del 1812 e i primi mesi del 1813, […]
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25 Aprile, il giorno più bello, la festa della libertà
25 Aprile 2019

Gianna Lai – Presidente dell’ANPI di Cagliari, su Democraziaoggi.
Appuntamenti
- Oggi, Corteo con inizio alle ore 9,30: dalla parte alta via Alghero a Piazza del Carmine
- Domani, dibattito ore 17,30 Hostel Marina – Scalette S. Sepolcro -”Fascismi di ieri e di oggi”, con Vincenzo Calò dell’ANPI Nazionale.
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Aggiornamento Programma de Sa die de Sa Sardigna 2019

pablo-e-amiche-sa-die-de-sa-sardigna_3Programma per le celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, di domenica 28 aprile 2019.

Questa la sintesi della giornata:
[segue]

SA DIE DE SA SARDIGNA ISMENTIGADA

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SA DIE DE SA SARDIGNA ISMENTIGADA e il suo significato storico e simbolico.
di Francesco Casula

A pochi giorni dalla ricorrenza del 28 aprile, in extremis si cerca di “recuperare” Sa Die de sa Sardigna, prevedendo qualche iniziativa.
In realtà SA DIE, almeno da parte della Regione Sarda e delle Istituzioni, è stata sostanzialmente azzerata, cancellata.
Probabilmente l’opera di studio, ricerca, confronto, sensibilizzazione che vi è stata nei primi anni, dopo l’istituzione nel 1993, ha spaventato soprattutto la politica.
Così la “Festa” da occasione di studio e di risveglio identitario si riduce nel tempo a rito formale e liturgia vuota: con l’Amministrazione Soru viene annacquata e svuotata dei significati storici e simbolici più “eversivi”; la Giunta di Cappellacci la stravolge del tutto: viene addirittura dedicata alla Brigata Sassari! E Pigliaru, la seppellisce definitivamente. La nuova Giunta ha altro cui pensare: equilibri di potere.
Fortunatamente, anche quest’anno – come ricorda Pesa Sardigna – “la festa del popolo sardo, sarà mantenuta viva dagli anticolonialisti e dagli indipendentisti, nonché da diverse associazioni culturali”.
Ma anche da alcune scuole: io stesso sarò il 27 a Santu Lussurgiu a parlare, agli studenti delle Medie, di Sa Die e di tre donne sarde de gabale: Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda e Marianna Bussalai.
L’unico evento ufficiale, grazie al Comitato pro sa Die, si svolgerà a Cagliari con la Messa nella Cattedrale, presieduta dall’Arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio, con parti significative del rito che si terranno in lingua sarda. Dopo, la cerimonia civile nel salone del Palazzo Regio [*].

Ma ecco, a mio parere il suo significato storico e simbolico più profondo di SA DIE.
Firmaisì! E arrazza de brigungia! Arrazza ‘e onori! Sardus, genti de onori! E it’ant a nai de nosus, de totus ! Chi nc’eus bogau s’istrangiu po amori ‘e libertadi ? Nossi, po amori de s’arroba! Lassai stai totu! Non toccheis nudda! Non ddi faeus nudda de sa merda de is istrangius! Chi ddi sa pappint a Torinu cun saludi! A nosus interessat a essi meris in domu nostra! Libertadi, traballu, autonomia!
Sa-dì-de-sacciappa2-Piero-Marcialis-SDL
In sa fintzione literària e teatrale ispassiosa e galana, in “Sa dì de s’acciappa” s’iscridore Piero Marcialis faghet nàrrere gai a Frantziscu Leccis, – carnatzeri, protagonista de sa rebellìa Casteddàrja contra a sos Piemontesos – furriende·si a sos de su pòpulu chi, abenenados, cheriant assachizare sos carros, prenos de cada gràtzia de Deus, nche cheriant leare a sos dominadores chi si nche fiant furende “s’arroba” chi si nche cheriant giùghere a Torino.
E est custu – a pàrrere meu – su significadu fungudu, istòricu e simbòlicu, de su de nch’àere bogadu a foras sos Piemontesos dae Casteddu su 28 de abrile de su 1794: sos Sardos, a pustis de sèculos de acunnortadura, de abitùdine a pinnigare s’ischina, de ubidièntzia, de asservimentu e de inèrtzia, pro tropu tempus abesos a abassare sa conca, sufrende cada casta de prepotèntzias, umiliatziones, isfrutamentu e leadas in giru, cun unu motu de altivesa e fieresa natzionale e unu corfu de renes e de dignidade si ribellant e àrtziant sa conca, adderetant s’ischina e narant: bastat! In nùmene de s’autonomia e duncas, pro “essi meris in domu nostra”.
E nche bogant a foras a sos Piemontesos e a sos savojardos, non pro motivos resones ètnicas, ma ca rapresentant s’arroddu, sa prepotèntzia e su podere.
Ant naradu e iscritu chi s’est tratadu de “cosa de pagu contu”: petzi una congiura ordimingiada dae unu grustu de burghesos giacobinos, illunminados e illuministas, pro nche bogare pagas chentinas de Piemontesos. Non so de acordu.
A custa tesi, de su restu at rispostu, cun richesa de datos, documentos e argumentos, Girolamo Sotgiu.
S’istòricu sardu, connoschidore mannu e istudiosu de sa Sardigna sabauda, disputat cun grabu ma cun detzisione pròpiu cun s’interpretatzione chi ant dadu istòricos filosavoia comente a Manno o a Angius, a su 28 de Abrile, cunsideradu comente chi esseret, apuntu, una congiura.
Simile interpretazione offusca – a pàrrere de Sotgiu – le componenti politiche e sociali e, bisogna aggiungere senza temere di usare questa parola «nazionali».
Insistere sulla congiura – so mentovende semper s’istòricu sardu – potrebbe alimentare l’opinione sbagliata che l’insurrezione sia stato il risultato di un intrigo ordito da un gruppo di ambiziosi, i quali stimolati dagli errori del governo e dalle sollecitazioni che venivano dalla Francia, cercò di trascinare il popolo su un terreno che non era suo naturale, di fedeltà al re e alle istituzioni.
A pàrrere de Sotgiu custa manera de cunsiderare un’eventu cumplessu e prenu de sugestiones, non cunsentit di cumprèndere s’isvilupu reale de s’iscontru sotziale e polìticu nen de cumprèndere sa gàrriga rivolutzionària chi animaiat grustos mannos de sa populatzione de Casteddu e de s’Isula in su mamentu chi si bortaiat contra a sos chi aiant dominadu dae prus de 70 annos.
No est istadu, duncas, congiura o ribellismu improvisu: a lu nàrrere est finas Tommaso Napoli, padre iscolòpiu, iscridore ispavillu e popularescu ma finas testimòngiu atentu e atendìbile, chi at bìvidu cussos eventos in prima pessone..
A pàrrere de Napoli l’avversione della «Nazione Sarda» – narat pròpiu gai – contro i Piemontesi, cominciò da più di mezzo secolo, allorché cominciarono a riservare a sé tutti gli impieghi lucrosi, a violare i privilegi antichissimi concessi ai Sardi dai re d’Aragona, a promuovere alle migliori mitre soggetti di loro nazione lasciando ai nazionali solo i vescovadi di Ales, Bosa e Castelsardo, ossia Ampurias.
L’arroganza e lo sprezzo – sighit – con cui i Piemontesi trattavano i Sardi chiamandoli pezzenti, lordi, vigliacchi e altri simili irritanti epiteti e soprattutto l’usuale intercalare di Sardi molenti, vale a dire asinacci inaspriva giornalmente gli animi e a poco a poco li alienava da questa nazione.
———————-
[*] Stasera (24 aprile 2019) Giacomo Meloni, segretario della CSS e componente del Comitato po sa die, ci ha comunicato che questa mattina lo stesso Comitato (coordinato da Salvatore Cubeddu) ha incontrato al Palazzo della Regione i presidenti del Consiglio (Michele Pais) e della Giunta regionale (Christian Solinas) con i quali è stato concordato di modificare parzialmente il programma cagliaritano delle manifestazioni de “Sa die” così come segue: dopo la Messa in Cattedrale partirà un corteo che farà una breve sosta al Palazzo regio, successivamente percorrendo le via Lamarmora, parte della via Università, via Mazzini e via via discendendo le viuzze di Marina arriverà al Palazzo del Consiglio regionale in via Roma, dove preceduto da un saluto dei presidenti e dei capi gruppo, si continuerà sostanzialmente secondo il programma già diramato. Non appena ci perverrà provvederemo a diramare il programma definitivo.
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Sa die de Sa Sardigna: sa lei
pablo-e-amiche-Sa die de sa Sardigna_3stemma RAS Consiglio-regionale-SardegnaLegge Regionale 14 settembre 1993, n. 44
Istituzione della giornata del popolo sardo “Sa Die de sa Sardinia”.
Il Consiglio Regionale ha approvato
Il Presidente della Giunta Regionale promulga la seguente legge:

Art.1
1. Il 28 aprile è dichiarata giornata del popolo sardo “Sa Die de sa Sardinia”.
2. In occasione della ricorrenza, la Regione Autonoma della Sardegna organizza manifestazioni ed iniziative culturali.
3. A tal fine la Giunta regionale approva annualmente, sentita la competente Commissione consiliare, uno specifico programma, predisposto dall’Assessore della pubblica istruzione anche sulla base delle iniziative indicate dagli enti locali ed associazioni senza scopo di lucro.
4. Detto programma deve mirare a sviluppare la conoscenza della storia e dei valori dell’autonomia, in particolare tra le nuove generazioni.

Art.2
(omissis)
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La presente legge sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.
E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.

Data a Cagliari, addì 14 settembre 1993

Cabras
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Nostra Signora di Bonaria. Una storia di fede, di fascino e di mistero.

bonariadi Raffaele Deidda

Il 24 aprile si celebra ogni anno una delle tre feste solenni in onore della Madonna di Bonaria, patrona della Sardegna e protettrice della gente di mare. Fu il 24 Aprile 1870, in occasione del quinto centenario dell’arrivo della Madonna, che il Simulacro della Vergine fu incoronato durante una solenne cerimonia. In tale occasione il papa San Pio X inviò la sua benedizione apostolica, stabilendo così che quello fosse il giorno liturgico per la celebrazione della festa di Nostra Signora di Bonaria.

E’ davvero affascinante la storia di questa Madonna con Bambino, che le diverse fonti storiche rendono misteriosa.

Nel maggio 2013 Papa Francesco aveva comunicato ad un gruppo di pellegrini sardi la sua intenzione di recarsi in Sardegna per visitare il santuario della Vergine di Bonaria a Cagliari, da cui discenderebbe il nome della capitale dell’Argentina, Buenos Aires. Il Santo Padre aveva parlato di un’antica fratellanza fra Buenos Aires e Cagliari, riferendo che: “Quando venne fondata la città di Buenos Aires, il fondatore voleva chiamarla Ciudad de la Santísima Trinidad, però i marinai che lo avevano accompagnato fin lì erano sardi e volevano si chiamasse Ciudad de la Virgen de Bonaria. Ci fu una discussione e alla fine arrivarono ad un compromesso, ma il nome della città risultò molto lungo: Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de Bonaria’. Era talmente lungo che rimasero solo le ultime parole: Buenos Aires, Bonaria. In ricordo della vostra Vergine di Bonaria”.
Secondo la dottrina cattolica Il Papa è infallibile quando conferma, propone all’attenzione e alla fede del popolo cristiano verità di fede e di morale. Quando parla, cioè, come Dottore Universale della Chiesa. In questo caso, trattandosi solo di una ricostruzione di eventi storici piuttosto dibattuti e controversi, può non essere riconosciuta al Papa italo-argentino l’infallibilità in merito alle motivazioni che hanno originato la denominazione della capitale del Paese, il cui nome è già un equivoco. Deriva infatti da argento, metallo che in realtà non si è mai trovato in abbondanza in Argentina. Riportano le fonti che quando il veneziano Sebastiano Caboto passò nel 1526 nella foce del fiume Uruguay cercando di arrivare all’Oceano Atlantico, lo chiamò Río de la Plata. Forse ingannato dal metallo che notò in mano di alcuni indigeni, i quali lo avevano ricevuto dai marinai di una precedente spedizione.
Il Papa si riferiva certamente al ritrovamento nel 1370, sulla spiaggia di fronte al colle di Bagnara (nome datogli dai Pisani, sconfitti nel 1324 dall’Infante Alfonso IV d’Aragona), di una statua lignea di Madonna col Bambino, che successivamente prese il nome di Nostra Signora di Bonaria e divenne la patrona dei marinai. Alfonso aveva infatti deciso di rinominare il colle di Bagnara in Bonaria, in virtù delle gradevoli brezze marine e dell’aria pura che vi si respirava.
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Verso le elezioni municipali di Cagliari

lampadadialadmicromicro133Con Aladinews parteciperemo alla Campagna elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Cagliari, dando spazio al dibattito di tutte le formazioni politiche e dei singoli candidati (a Sindaco e a Consigliere comunale), cercando di non parteggiare per nessuno in particolare, ma segnalando le assonanze tra i contenuti portati avanti dalla nostra News e che la caratterizzano rispetto ai programmi delle formazioni politiche e dei candidati in lizza. Al riguardo, stante le attuali presenze sulla scena, diamo conto della contesa tra i candidati alle primarie del centro-sinistra (nell’ordine di presenza nella lista elettorale delle primarie: Matteo Lecis Cocco-Ortu, Francesca Ghirra, Marzia Cilloccu), segnalando iniziative di confronto e interventi nei media, nonché fornendo documentazione e riferimenti pertinenti.
primarie-ca-2019
- Iniziativa venerdì 26 aprile: Confronto tra i candidati organizzato dal Circolo Pd di La Palma.
Documentazione. Elezioni regionali 2019: dati della città di Cagliari
[Fonte: RAS]
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Che succede?

c3dem_banner_04I CRISTIANI E LA STRAGE NELLO SRI LANKA
23 Aprile 2019 by Forcesi | su C3dem.
Jason Burke, “In Asia l’ultima frontiera del terrore islamista” (Repubblica). Alberto Melloni, “La religione delle vittime” (Repubblica). Andrea Riccardi, “Coraggio e viltà” (Corriere della sera). Franco Cardini, “L’odio per la croce” (Quotidiano nazionale). Marco Impagliazzo, “Mai ci abbiano in ostaggio” (Avvenire). Claudio Cerasa, “Il terrore di essere cristiani” (Foglio).
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