Monthly Archives: gennaio 2019
Internazionale
La ragioni del crollo dell’ordine internazionale post-bellico
di Gianfranco Sabattini
In “Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale”, Vittorio Emanuele Parsi sostiene, a ragione, che la riflessione sulle cause che hanno determinato il crollo del modo in cui i Paesi ad economia di mercato e retti da regimi democratici avevano organizzato, dopo la fine del secondo conflitto mondale, attraverso una fitta rete di istituzioni internazionali, il governo delle loro relazioni, sia sul piano politico che su quello economico, è falsata dal fatto d’essere condotta sulla base dell’assunto che quelle cause siano da rinvenire quasi esclusivamente in fenomeni che, in realtà, rappresentano solo un effetto del “naufragio dell’ordine liberale”.
Le cause, infatti, sono evidenziate da una narrazione dei fenomeni attuali falsata – come afferma Parsi – “dalle istanze protezioniste, dal sovranismo, dai risorgenti nazionalismi e dal populismo e non anche da un’ideologia neoliberale che ha sostituito il liberalismo correttamente inteso”; da una teologia economica, cioè, “incapace di autocorreggersi” e da democrazie “sempre più insofferenti rispetto all’esistenza del popolo e da un capitalismo della rendita, oligopolistico e finanziario”, che non ha più alcun senso correrarlo con il “libero mercato”.
In realtà, considerato che le “istanze” delle quali parla Parsi, sono una conseguenza della Grande Recessione che ha colpito, nel 2007/2008, le economie e le società dei Paesi che facevano parte dell’ordine internazionale, è più giusto affermare che il crollo di tale “ordine” sia imputabile non “anche” alle insorgenze protezioniste, sovraniste e populiste, ma “solo” all’egemonia acquista dall’ideologia neoliberista della Mont Pelerin Society di Fridrich Hayek e Milton Friedman.
A parere di Parsi, dalla crisi dell’ordine internazionale postbellico, i Paesi coinvolti possono ancora uscire, a condizione che della realtà abbiano una rappresentazione che li “aiuti a comprenderne i tratti salienti senza sconti e indulgenze [...], ricorrendo al ‘pessimismo della ragione illuminato dall’ottimismo della volontà’, come insegnava Antonio Gramsci”. I tratti salienti dei quali parla Parsi sono, da un lato, l’indebolimento del ruolo della leadership americana nel governo dell’ordine internazionale e, dall’altro lato, “l’affaticamento delle democrazie schiacciate tra populismo e tecnocrazia”.
I Paesi europei, dal canto loro, dovranno valutare tali tratti salienti “sullo sfondo della crisi dell’Europa”, evitando il tracollo del processo di unificazione politica e riequilibrando al suo interno “la dimensione delle crescita e quella della solidarietà, facendo della sorveglianza e difesa dei confini europei una responsabilità comune [...], ritrovando la capacità di armonizzare le sovranità degli Stati membri nel rispetto del disegno della casa comune europea”.
L’ordine liberale internazionale crollato era l’insieme dei principi e delle istituzioni attraverso cui le relazioni internazionali (politiche ed economiche) sono state governate a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale; si trattava di un ordine che aveva negli Stati Uniti la potenza che ne esercitava la leadership, attraverso alcune istituzioni create gia prima che la guerra finisse, per iniziativa oltre che degli USA, anche della Gran Bretagna, ovvero da parte dei Paesi la cui alleanza aveva consentito di contribuire alla sconfitta del nazismo.
Le istituzioni costituite a partire dal 1944 (Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione delle Nazioni Unite e Trattato istitutivo dell’Alleanza Atlantica), avevano lo scopo, da un lato, di costruire una struttura istituzionale a vocazione universale efficace per regolare le relazioni internazionali politiche; dall’altro lato, di ricostruire l’unità del mercato internazionale che, dopo la Grande Guerra, era stato “frantumato” attraverso la sua suddivisione in un insieme di “blocchi economici chiusi” attraverso la pratica di radicali politiche protezioniste.
La creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, all’interno della quale venivano resi reciprocamente compatibili il “principio di uguaglianza” (espresso dall’Assemblea Generale) con il “principio di realtà” (espresso dal Consiglio di Sicurezza), che riservava uno status speciale ai “Cinque Grandi” (cioè ai Paesi usciti vittoriosi dagli anni delle guerra), congiuntamente all’Alleanza Atlantica, ha assicurato negli anni della dura competizione bipolare tra USA e URSS, pur anche in presenza di una contrapposizione frontale in seno al Consiglio di sicurezza, una reale situazione di pace, offrendo “un luogo e un codice di comunicazione istituzionalizzati e permanenti”, che hanno facilitato la stabile convivenza tra le nazioni in tutto il periodo della cosiddetta Guerra Fredda, “scoppiata” intorno al 1947, tra Washington e Mosca.
Dal punto di vista economico, invece, sono state le altre istituzioni (Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) che, assicurando un sistema di cambi fissi tra le principali valute, fondato sulla parità aurea del dollaro, hanno consentito di contrastare la speculazione finanziaria e di offrire un supporto alla ricostruzione delle economie nazionali che maggiormente avevano subito gli esiti devastanti della guerra, realizzando il coinvolgimento di tutti i Paesi ad economia di mercato nel nuovo ordine internazionale. In questa prospettiva è nata la propensione dei Paesi dell’Europa occidentale (anche per meglio reggere alle “minaccia” proveniente dall’Est europeo, ricadente nell’area di influenza di Mosca) ad avviare gli accordi che porteranno negli anni successivi alla creazione, prima, della Comunità Europea e, successivamente, dell’Unione Europea.
Il nuovo ordine internazionale, realizzato dopo il 1945, è valso così a costruire, attraverso un intervento attivo dello Stato nel regolare il funzionamento delle istituzioni economiche, le premesse che hanno consentito la stabilità politica e la crescita economica dei Paesi ad economia di mercato; questi hanno potuto garantire al loro interno una sempre più estesa protezione sociale, con la creazione del sistema di welfare State e l’attuazione di “politiche del lavoro in grado di valorizzare le persone anche se economicamente non tutte e sempre altamente produttive”.
Il processo si crescita e sviluppo, associato alla stabilità interna e internazionale, ha proceduto ininterrottamente per i primi decenni successivi al 1945, dando luogo ai “Trent’anni gloriosi”, cosiddetti proprio per i traguardi in termini di benessere che era stato possibile raggiungere
I primi sintomi di cedimento di questo ordine, però, si sono avuti nel corso degli anni Settanta, a causa della crisi dei mercati delle materie prime e di quelli monetari; a tali eventi ha fatto seguito un periodo di generalizzata stagnazione dei Paesi ad economia di mercato; così, nell’establishment politico ed economico dominante, si è radicato il convincimento che per il rilancio della crescita dell’economia fosse necessario inaugurare una “ritirata dello Stato dal sistema economico”.
Sul piano politico, questa ritirata è stata sostenuta ed attuata da Margaret Thatcher e Ronald Reagan nei Paesi, rispettivamente governati, presto imitati da tutti gli altri Paesi ad economia di mercato; sul piano economico, invece, la ritirata dello Stato è stata sostenuta dall’ideologia neoliberista elaborata dal sodalizio della Mont Pelerin Society e attuata all’interno dei singoli Paesi dalle forze politiche sia di destra che di sinistra, tutte motivate, a differenza dei costruttori dell’ordine internazionale postbellico, a ridimensionare la proiezione interna dello Stato e a trasformare le istituzioni economiche internazionali vigenti in modo da conformarle alla liberazione dei mercati nazionali dai “lacci e laccioli” della loro regolazione pubblica.
Nel 1989, con la fine della Guerra Fredda e il crollo del Muro di Berlino, infatti, l’originario Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio è stato sostituito dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, introdotta a supporto del processo di globalizzazione delle economie nazionali; si è trattato di una sostituzione che ha segnato l’ingresso del capitalismo in una nuova fase che – afferma Parsi – ha reso le “società sempre più ineguali, caratterizzate dalla concentrazione della ricchezza, dei redditi, delle opportunità”; una fase che ha “impoverito” la classe sociale, il cosiddetto ceto medio, in cui si identificava la “spina dorsale” delle cosiddette economie sociali di mercato, che l’ordine internazionale postbellico aveva contribuito a realizzare.
Il nuovo ordine internazionale costituitosi dopo il 1989, in luogo dell’incremento del benessere per tutti i cittadini, ha dato origine a diverse conseguenze negative: innanzitutto, sul piano economico e militare, è stata ridimensionata l’egemonia degli USA (che avevano svolto il ruolo di Paese-guida nel governo dell’ordine internazionale postbellico), con conseguente modificazione delle relazioni di forza tra le principali economie globali; in secondo luogo, l’indebolimento dei regimi democratici all’interno dei Paesi ad economia di mercato, non rivelatisi all’altezza di risolvere i problemi connessi all’allargamento e all’approfondimento della globalizzazione con la comparsa di movimenti politici populisti identitari e sovranisti, che hanno indebolito la capacità d’azione dello Stato, a vantaggio di oligarchie tecnocratiche sovranazionali, il cui comportamento si è sottratto ad ogni forma di controllo democratico.
Sin dal suo costituirsi, il nuovo ordine internazionale neoliberista, causando un peggioramento delle disuguaglianze distributive, risoltosi in un indebolimento dell’uguaglianza politica (centrale per il funzionamento condiviso dei regimi democratici), ha prodotto risultati che “hanno via via generato livelli di disoccupazione, precarizzazione e minor retribuzione del lavoro, erosione dei servizi sociali e fine delle politiche redistributive”; lo smantellamento progressivo del vecchio ordine internazionale, travestito da riforma dei sistemi di welfare divenuti nel corso del tempo sempre più inefficienti, si è rivelato causa di gravi conseguenza politiche soprattutto per i Paesi coinvolti nel progetto di unificazione politica dell’Europa.
Ciò – sottolinea Parsi – è accaduto perché nel lungo secondo dopoguerra, dal quale era emersa l’idea della realizzazione dell’unificazione politica dell’Europea, “lo Stato westfaliano (perfettamente sovrano dal punto di vista politico-militare) è stato sostituito dallo Stato welfarista”. Con questo sistema di protezione sociale, la limitazione di sovranità che la Guerra Fredda imponeva agli Stati dell’Europa occidentale ha fatto sì “che lo scambio tra protezione e lealtà politica – tipico e costitutivo di qualunque patto di cittadinanza – traslasse da quello securitario (la protezione verso le minacce esterne) in gran parte garantito dalla superpotenza egemone, a quello economico-sociale”.
Di conseguenza, il ridimensionamento dello Stato rispetto alla protezione sociale ha minato il rapporto di cittadinanza che si era concretizzato, su basi solidaristiche, all’interno dei Paesi europei che nel secondo dopoguerra avevano aderito al progetto di unificazione politica. La prassi delle istituzioni europee, però, soprattutto dopo l’inizio della Grande Recessione del 2007/2008, è stata orientata dall’ideologia neoliberista a favorire l’attuazione di politiche di austerità, in funzione della conservazione dell’efficienza dell’intera base produttiva, ma a spese della solidarietà tra gli Stati membri del disegno unitario europeo; gli effetti dell’austerità all’interno dei singoli Stati nazionali sono valsi a diffondere una larga disaffezione dei cittadini dell’Europa e a creare le condizioni per una loro crescente adesione a movimenti populisti e sovranisti che, nel loro insieme, hanno determinato un indebolimento complessivo del Vecchio Continente sul piano delle relazioni internazionali e su quello delle relazioni interne tra i singoli Stati.
E’ proprio al consolidarsi dei movimenti populisti e sovranisti che, a parere di Parsi, va ricondotta la responsabilità dell’impedimento di riannodare su basi solidaristiche rinnovate il rapporto tra le sovranità nazionali e l’azione complessiva dell’Europa; l’impedimento – conclude Parsi – potrà essere rimosso solo se i Paesi membri sapranno e vorranno “rimettere in equilibrio le ragioni della solidarietà e quelle della produttività, per salvare contemporaneamente la democrazia e il mercato”.
L’auspicio di Parsi però non basta, essendo impensabile che un “rilancio” della solidarietà (sacrificata sull’altare dell’austerità) tra i Paesi membri del disegno europeo possa soddisfare le ragioni della democrazia, del mercato e della produttività; a tal fine, occorrerà che l’intera Europa comunitaria tenga conto anche delle nuove condizioni in presenza delle quali opera l’industria moderna: se per un verso, attraverso la globalizzazione senza regole e l’apporto delle nuove tecnologie produttiva, i sistemi industriali hanno aumentato la loro efficienza e la loro capacità di produzione, per un altro verso, essi non sono più in grado, non solo di espandere le opportunità occupazionali, ma addirittura di riuscire a conservare i livelli occupazionali raggiunti. Se non si terrà conto della necessità di riformare i meccanismi distributivi del prodotto sociale sinora adottati, diventa difficile ipotizzare, come fa Parsi, che una semplice riproposizione a livello europeo dello “status quo ante” possa compensare gli effetti del crollo dell’ordine globale internazionale postbellico.
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Oggi martedì 8 gennaio 2019
——–Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti———————
RWM, le associazioni pacifiste ricorrono al TAR. Il sindaco PD di Iglesias va controcorrente: contro la Costituzione e contro i diritti umani altrui
8 Gennaio 2019
Red su Democraziaoggi.
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CoStat. La riunione di ripresa delle iniziative post festività si terrà oggi martedì 8 gennaio 2019, alle ore 18.30, presso la sede della CSS (Confederazione Sindacale Sarda) in via Roma 72.
All’odg: programma di attività dei prossimi mesi; scuola di formazione politica; iniziativa su “rapporti regione/stato alla luce della richiesta di ampliamento dei poteri delle regioni del lombardo-veneto e dell’emilia e romagna”; varie ed eventuali.
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ANTICIPAZIONI. Punta de billete/Save the date
Martedì 5 febbraio 2019 alle ore 17, presso la Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta, 2, presentazione della recente produzione libraria del prof. Gianfranco Sabattini, a cura del CoStat. Interviste a cura di Fernando Codonesu (Democraziaoggi), Franco Meloni (Aladinews), Roberto Loddo (il manifesto sardo). Coordina Gianna Lai (CoStat).
Che succede?
REFERENDUM PROPOSITIVO
7 Gennaio 2019 by Forcesi | su C3dem.
REFERENDUM: Concetto Vecchio, “Arriva il referendum propositivo. Ma sul quorum è già battaglia” (Repubblica). Stefano Ceccanti, “La sfida del referendum propositivo: correggere o svuotare la democrazia rappresentativa” (Huffington post). Riccardo Fraccaro, “Una nuova forma di partecipazione attiva per far funzionare meglio il Parlamento” (La Stampa). Gaetano Azzariti, “L’idea è buona, la riforma no” (Manifesto). Massimo Luciani, “Il pericolo è delegittimare le camere svuotandole d’importanza” (intervista a Repubblica).
Oggi lunedì 7 gennaio 2019
——–Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti———————
Documentazione: la bozza ufficiale del decreto sul reddito di cittadinanza e pensioni
Reddito di cittadinanza e pensioni. Il testo del decreto (versione del 5 gennaio 2019): https://www.quotidiano.net/polopoly_fs/1.4376591.1546699401!/menu/standard/file/Prot.%20n.%2087%20del%204%20gennaio%202019.pdf Una nuova versione della bozza con eventuali correzioni è preannunciata per oggi 7 c.m.
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Caro Massimo, avete ridotto il centrosinistra a un intergruppuscoli. Pensate che basti cambiar nome per riconquistare gli elettori?
7 Gennaio 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Primo vertice del fu centrosinistra a Cagliari, ormai ridotto ad un intergruppi in cerca di camuffo
Lo so cosa pensate. Pensate che guando parlo di Zedda cado nel pregiudizio, esattamente in quel pregiudizio che dico sempre vada eliminato dall’analisi politica, quello, ad esempio, che ho messo da parte fin dall’inizio nei riguardi dei pentastellati. Eppure […]
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Mentre Conte e l’ANCI si preparano al confronto, quale è la reale situazione dei migranti a “rischio” in Italia?
7 Gennaio 2019
Red su Democraziaoggi.
Al termine di una giornata, in cui i toni si sono fatti aspri e il dissenso più acuto, interviene Palazzo Chigi. Conte, come al solito, usa ragionevolezza e concretezza, più che bastone e carota, con i sindaci mobilitati contro l’applicazione della legge sulla sicurezza: da una parte definisce inaccettabile l’iniziativa di Leoluca Orlando […]
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La riunione di ripresa delle iniziative post festività si terrà domani martedì 8 gennaio 2019, alle ore 18.30, presso la sede della CSS (Confederazione Sindacale Sarda) in via Roma 72.
All’odg: programma di attività dei prossimi mesi; scuola di formazione politica; iniziativa su “rapporti regione/stato alla luce della richiesta di ampliamento dei poteri delle regioni del lombardo-veneto e dell’emilia e romagna”; varie ed eventuali.
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Rischio Troika
I pantaloni del presidente
di Raffaele Deidda
A Santo Domingo raccontano un curioso aneddoto che potrebbe, dicono, essere reale. Il protagonista è una persona che molti politici, politologhi, sociologhi e adulatori vari hanno definito “Padre della Democrazia Dominicana”. Si tratta di Joaquín Balaguer, per decenni presidente della Repubblica Dominicana, noto per il potere dispotico esercitato, per il lusso sfrenato della sua “corte” e per le controverse elezioni da cui usciva sempre vincitore.
Durante gli ultimi anni di vita Balaguer era solito farsi praticare ogni mattina dei massaggi ai piedi per migliorare la circolazione che gli creava seri problemi di deambulazione. Un giorno era attesa la visita di una commissione del Fondo Monetario Internazionale che avrebbe dovuto chiedere conto al presidente dominicano delle risorse concessegli, a fronte di garanzie date, per affrontare le difficoltà della bilancia dei pagamenti. Balaguer aveva incaricato il suo uomo di fiducia di avvisarlo prima dell’arrivo dei commissari del FMI perché potesse smettere per tempo il massaggio e prepararsi a riceverli. Fra l’altro la massaggiatrice, per poter meglio operare sui piedi, aveva sollevato i pantaloni di Balaguer fino alle ginocchia. [segue]
SardegnaCheFare?
LETTERA ALLA SOCIETÀ SARDA
Il 2018 della Sardegna è stato appena consegnato agli annali e lì archiviato in compagnia di numerose altre annate non memorabili. Naturale, dunque, che la speranza in un domani migliore sia sempre più tenue. Non bisogna disperare, però! E nemmeno abbandonarsi a vuoti auguri o alle facili semplificazioni della politica. Oggi più che mai, per noi sardi è di vitale importanza comprendere gli errori del passato, interpretare correttamente il presente – squarciando il velo della menzogna che lo avvolge – e costruire insieme il futuro della nostra terra.
L’etica va in soffitta
Sul finire del 2018 si è verificato un fatto rilevante: il messaggio con cui i vescovi sardi hanno preso posizione contro la RWM Italia Spa, la fabbrica in cui vengono prodotte le bombe utilizzate dall’Arabia Saudita nell’atroce guerra dello Yemen. La richiesta della Chiesa e di una consistente fetta di società civile riunitasi a Villacidro in occasione della XXXII Marcia della Pace promossa dalla Diocesi Ales-Terralba è chiara ed ineludibile: l’etica deve tornare ad orientare le decisioni della politica e le scelte dell’economia. Un chiaro segno delle carenze della nostra classe politica.
Con il loro messaggio, i vescovi hanno chiesto ai lavoratori della RWM non di abbandonare il posto di lavoro ma di concepirsi come parte di un più ampio progetto: la conversione della fabbrica in un impianto che produca beni volti a migliorare la qualità della vita. In altri termini, mentre viene riconosciuta la condizione di fragilità socio-economica di questi individui – residenti in uno dei territori più poveri d’Italia -, si rivolge loro un appello affinché cooperino per realizzare un’economia di pace.
Com’è stato opportunamente notato, questo messaggio racchiude la prudenza dei pastori e il coraggio dei profeti. Esso nasce dalla coraggiosa presa di posizione del vescovo di Iglesias sostenuto dal Consiglio Presbiteriale della Chiesa Iglesiente nella cui città opera da anni il Comitato per la riconversione della RWM e lo sviluppo del territorio formato da 21 associazioni della società civile, del volontariato, della Confederazione Sindacale Sarda e del pluralismo religioso.
La prudenza dei pastori suggella una verità non scritta ma visibilissima, l’equazione, cioè, per cui alle difficoltà materiali corrisponde – o più facilmente può corrispondere – un’occupazione eticamente non sostenibile (ne consegue che ai lavoratori delle aree depresse è richiesto un grande sforzo per emanciparsi e contribuire ad emancipare la società dal giogo infernale della produzione di morte).I l concetto è semplice: si accetta di seminare distruzione e morte per accedere ad un reddito che consenta la vita.
Questa triste verità fornisce una preziosa cornice interpretativa all’interno della quale includere il problema della fabbrica delle bombe, senza fermarsi ad essa. D’altra parte, non è forse vero che una consistente fetta del sistema produttivo sardo ha generato e continua a generare degrado ambientale, diffondere malattie e seminare morte, ponendosi così al di fuori dell’etica?
Seminare morte per accedere al reddito
Partendo dai fantasmi dei minatori morti di silicosi che ancora affollano le gallerie sarde fino alle recenti indagini epidemiologiche che misurano eccessi di mortalità e un’elevata incidenze di patologie riconducibili all’inquinamento ambientale – tra i lavoratori dell’industria, presso le popolazioni dei S.i.n (Siti d’interesse nazionale per bonifica) o, ancora, nei dintorni dei poligoni militari – emerge con chiarezza che una parte dell’economia sarda si basa sull’inaccettabile ricatto dell’accesso al reddito in cambio della diffusione di morte.
La nostra Isola paga – come spesso accade – un tributo maggiore in termini di danni alla salute e all’ambiente. Un primo record negativo riguarda l’estensione delle aree inquinate: maggiore qui che altrove. Inoltre, nei territori di Cagliari, Sassari e Carbonia-Iglesias, dove, cioè, insistono le maggiori attività industriali e le più grandi città, il tasso di mortalità è più elevato, mentre l’area di Carbonia – Iglesias presenta gli stessi tassi di mortalità di Caserta, capitale della Terra dei Fuochi. [segue]
Giunti da lontano seguendo una stella
I tre magi giunti da lontano seguendo una stella, erano tre sapienti: un orientale, un africano e un europeo. Venivano dalle tre parti del mondo allora conosciute: dall’ Asia, dall’ Africa e dall’Europa. Mantegna li rappresenta accuratamente. (Per lui, che conosceva bene Venezia, aveva sposato una donna veneziana e aveva fatto esperienza delle genti che frequentavano il porto, era una cosa ovvia). Il messaggio di Cristo è rivolto alle genti e i cristiani accolsero questo messaggio universale e si fecero eredi dell’universalismo romano: furono i primi a parlare di fraternità e, sia pur a fatica, di libertà. Ma non tutti avevano e hanno capito. (Adorazione dei Magi, Andrea Mantegna, Uffizi, Firenze).
- Licia Lisei su fb.
Oggi domenica 6 gennaio 2019
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Documentazione: la bozza ufficiale del decreto sul reddito (e pensioni) di cittadinanza
Reddito di cittadinanza: resa nota la bozza ufficiale del decreto sul reddito (e pensioni) di cittadinanza. Una nuova versione con eventuali correzioni è preannunciata per il 7 c.m. Il testo del decreto (versione del 5 gennaio 2019): https://www.quotidiano.net/polopoly_fs/1.4376591.1546699401!/menu/standard/file/Prot.%20n.%2087%20del%204%20gennaio%202019.pdf
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Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale in appoggio ai sindaci per l’annullamento della legge Salvini
6 Gennaio 2019
Red su Democraziaoggi.
Il CoStat – Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari – come già aveva fatto a conclusione dell’incontro indetto sulla Legge sicutezza, nello spirito del documento del Coordinamento nazionale, invita i sindaci sardi – che finora non sono andati al di là di generiche dichiarazioni di principio – ad assumere le iniziative formali, necessarie a portare la legge al vaglio della Corte costituzionale. Qui c’è un punto dirimente, che bene ha sottolineato Tonino Dessì ieri a commento dell’appello CGIL-ARCI-ANPI(!?) a fantomatici sindaci ribelli isolani. Questo non è un tema da propaganda, tantomeno di sostegno elettorale a sindaci che, nel recente passato, allineati e coperti, hanno votato per lo sfascio della Costituzione proposto da Renzi. Qui il problema è difendere diritti fondamentali e perfino vite umane. Per far questo occorrono atti concreti. Anzitutto cogliere la disponibilità del Presidente Conte all’incontro con l’ANCI per la modifica della legge. Secondariamente bisogna creare le condizioni giuridiche per purgare la legge dagli aspetti contrastanti con la Costituzione. Dunque, vanno appoggiati tutti gli atti formali di Comuni e Regioni per l’annullamento delle norme costituzionalmente illegittime e tutte le iniziative di sostegno ad azioni, concretamente poste in essere nell’esercizio di funzioni istituzionali da parte dei sindaci o dei presidenti delle regioni. La mera propaganda non interessa perché nuoce alla causa.
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Legge sicurezza – Ricorso alla Consulta: quali le mosse della Toscana?
6 Gennaio 2019
Red su Democraziaoggi.
La giunta regionale della Toscana ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro la legge sicurezza-immigrazione. Da quanto riferito dalla stampa le vie allo studio sono due. La prima e più rapida è quella di sollevare davanti alla Consulta un conflitto tra Stato e Regione Toscana (articolo 117 della Costituzione) facendo valere […]
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Ottocento anni fa l’incontro di Francesco col Sultano. Padre Francesco Patton, custode di Terra Santa: un invito a coltivare il dialogo
Un evento raccontato da numerose fonti cristiane e perlopiù ignorato nel mondo islamico, di cui occorre cogliere soprattutto lo spirito francescano.
di MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA,
GERUSALEMME. Su La Stampa.
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Documentazione: la bozza ufficiale del decreto sul reddito (e pensioni) di cittadinanza
Reddito di cittadinanza: resa nota la bozza ufficiale del decreto sul reddito (e pensioni) di cittadinanza (REGISTRO UFFICIALE.U.0000087.04-01-2019). Una nuova versione con eventuali correzioni è preannunciata per il 7 c.m.
Ecco il testo del decreto (versione del 5 gennaio 2019): https://www.quotidiano.net/polopoly_fs/1.4376591.1546699401!/menu/standard/file/Prot.%20n.%2087%20del%204%20gennaio%202019.pdf
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Come prevede la bozza del provvedimento – “Decreto legge contenente disposizioni relative all’introduzione del reddito di cittadinanza e a interventi in materia pensionistica” – il reddito di cittadinanza (Rdc) decorrerà, insieme a Quota 100 per i pensionamenti, dal mese di aprile 2019. Il decreto prevede che, da marzo, non sarà più possibile fare domanda per il ReI (Reddito di Inclusione sociale), di cui il Rdc costituisce di fatto una continuità. Come abbiamo sostenuto in più occasioni su Aladinews, in effetti il Reddito di cittadinanza di cui al provvedimento governativo non ha nulla a che vedere con il Reddito di cittadinanza come definito nella letteratura economica (reddito universale e incondizionato), si tratta più propriamente di un Reddito di inclusione sociale, di cui potranno beneficiare – a determinate condizioni – coloro che si trovano in condizioni di povertà assoluta, come prevede chiaramente la stessa normativa in questione.
Facciamoli scendere! #apriteiporti
Sabato 5 gennaio H.16.00
Porto di Palermo – La pagina fb dell’evento.
Dopo il sit-in di ieri a piazza Pretoria: “Palermo città aperta”, invitiamo tutta la cittadinanza palermitana a manifestare il proprio dissenso nei confronti di questa legge “sicurezza”.
Sabato alle 16:00, in concomitanza con il presidio organizzato a Napoli, diamo appuntamento a tutti i palermitani e le palermitane davanti i cancelli del porto di Palermo (Via Francesco Crispi, angolo Via Emerico Amari) per manifestare contro questa legge e gli effetti sociali ai danni dei nostri concittadini di origine straniera.
Inoltre chiediamo di far scendere le 49 persone, bambini compresi, sopravvissute all’ultimo naufragio grazie all’intervento della SeaWatch 3, e che sono costrette a restare in balia del mare da settimane a causa dei giochi dei padroni.
[segue]
Che succede?
I DIRITTI UMANI NELL’ITALIA SOVRANISTA
4 Gennaio 2019 by Forcesi | su C3dem
Graziano Delrio, “Vogliono i fantasmi nelle città” (intervista ad Avvenire). Massimo Cacciari, “Violati diritti fondamentali, è in gioco la nostra anima” (intervista a Repubblica). Raniero La Valle, “Trapianti” (chiesa di tutti chiesa dei poveri). Gianluigi Pellegrino, “Il ministro non ha armi, la soluzione è solo politica” (intervista a Il Fatto). Cesare Mirabelli, “Non vige più lo Statuto albertino, il Colle firma anche se non condivide” (intervista al Messaggero). Stefano Folli, “I sindaci e la via maestra della Consulta” (Repubblica). LEGGE DI BILANCIO E CONSULTA: la critica di Stefano Ceccanti a Paolo Pombeni sul conflitto sulla legge di bilancio davanti alla Corte; e la replica di Pombeni (entrambi sull’Huffington post); Franco Monaco, “La mortificazione del Parlamento è da tempo la regola” (Manifesto). MATTEO RENZI: Roberto Esposito, su Repubblica (“Il Pd di tutti e quello dell’io”), commenta una lettera di Matteo Renzi (“Il ritorno a Itaca”), pubblicata sul Foglio in risposta alla “Lettera a Renzi” dello sceneggiatore Umberto Cottarello. ALTRO: Sabino Cassese sull’insofferenza di Salvini per le elite: “Perché sappiamo così poco dei poteri forti” (Corriere della sera). Sofia Ventura sul mito della democrazia diretta: “I pericoli del governo del popolo” (La Stampa). Nadia Urbinati, “Il cortocircuito tra i sovranisti e il popolo” (Repubblica). Per Livio Marattin, Pd, la distinzione destra/sinistra non conta più: “Destra? Sinistra?” (Foglio).
Oggi sabato 5 gennaio 2019
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Legge sicurezza e chiusura porti: una legalità alternativa è possibile
4 Gennaio 2019
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
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Caro Massimino, bravo! come sculi il gioco a Salvini!
5 Gennaio 2019
Amsicora su Democraziaoggi.
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Massimo Cacciari, “Violati diritti fondamentali, è in gioco la nostra anima” (intervista a Repubblica)
Quando l’obbedienza non è una virtù. Ma si eviti di scadere nella propaganda
————————————————–Un plauso ma anche invito ad evitare fughe elettoralistiche———-
CGIL-ARCI-ANPI(!?) non sanno leggere o non capiscono?
4 Gennaio 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Massimo Cacciari, “Violati diritti fondamentali, è in gioco la nostra anima” (intervista a Repubblica)
(…) Da sindaco di Venezia avrebbe agito come Orlando e gli altri?
«È chiaro che sono stati violati principi fondamentali in materia di diritti umani. Anch’io, seguendo la procedura di legge, sarei ricorso al giudice di fronte ad un evidente regresso culturale ed etico».
C’è cautela nella sua risposta.
«Perché non bisogna alimentare la confusione su principi e responsabilità. Ognuno faccia bene la sua professione, ognuno eviti la propaganda. Sono le forze politiche che devono agire a difesa dei valori violati. Lo devono e lo possono fare anche con atteggiamenti estremi. I sindaci sono invece amministratori, non fanno le leggi. La natura dell’Ente non cambia anche se ci sono primi cittadini che da sempre fanno politica come Orlando, De Magistris, ed Emiliano. Ma io penso più in generale che i sindaci debbano agire, nell’ambito della loro competenza, sostenendo la lotta delle forze politiche. Perché è questo che ci vuole: la lotta politica. Se siamo convinti che si stia instaurando un regime autoritario non basta la disobbedienza civile».
Salvini invita i sindaci della protesta a dimettersi.
«Lasciamo perdere l’uomo, non sa quel che dice. Perché mai dovrebbero dimettersi? Protestano contro i provvedimenti del governo e fanno tutto quello che è lecito fare».
Lasciar perdere Salvini non è facile. È il ministro dell’Interno che parla.
«Lui ci sguazza in queste situazioni, attenti a non rispondere con altra propaganda. Salvini l’hanno votato gli italiani e se lo tengano. Chi la pensa diversamente deve combattere questo governo propriamente, con discorsi di verità».
Dicendo?
«Dicendo: guardate amici, quello che sta succedendo a livello europeo è una vergogna. Ci voltiamo dall’altra parte di fronte a nostri simili torturati e violentati in Libia, facciamo finta di niente come gli abitanti del paesello tedesco che vedevano uscire il fumo dai forni crematori. Dicendo agli italiani: è in gioco la vostra anima».
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