Monthly Archives: ottobre 2018
Paolo VI e Oscar Romero Santi
La Comunità di San Rocco a cui siamo legati con spirito di amicizia e collaborazione, ha dato particolare enfasi alla canonizzazione di Paolo VI e del Vescovo Oscar Romero, avvenuta domenica 14 a Roma nella solenne cerimonia in San Pietro, presieduta da Papa Francesco, che ha perseguito e portato a conclusione il processo di queste canonizzazioni con determinata volontà. Nell’occasione Armando Mura, Monica Pisu e Angelo Corda, esponenti della stessa Comunità, hanno particolarmente curato il ricordo esaltante di questi due Santi. Di Oscar Romero abbiamo già parlato in questa News e su fb, anche riportando le riflessioni di Raniero La Valle. Parliamo ora, anzi riparliamo, di Paolo VI, su impulso degli amici della Comunità di San Rocco, che ci hanno segnalato due importanti documenti, che pubblichiamo: il discorso che fece Paolo VI nella sua visita al quartiere di Sant’Elia il 24 aprile 1970 e un articolo speciale sulla figura dello stesso Papa (il suo profilo spirituale), di Enzo Bianchi, monaco, fondatore della Comunità di Bose. I documenti nell’editoriale su Aladinews.
La cultura della crescita
Joel Mokyr e le origini dell’economia moderna
di Gianfranco Sabattini*
Il mondo di oggi è più prospero che mai; si conoscono bene le trasformazioni economiche e sociali che sono seguite al processo di crescita avviato con la prima Rivoluzione industriale, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo; si sa anche dove la prosperità è cresciuta. Restano però, misteriose, a parere di Joel Mokyr, docente di Economia e storia nella Northwestern University di Evanston nell’Illinois, le ragioni per cui ciò sia potuto accadere nelle forme che tutti ora conosciamo: in “Una cultura della crescita”, egli tenta di disvelare il mistero, cercando di individuare le diverse condizioni culturali, istituzionali e personali del perché la prosperità si sia concentrata solo in particolari aree e non sempre con la stessa intensità.
I fatti fondamentali che hanno accompagnato l’aumento della prosperità “sono indiscussi. La Rivoluzione industriale britannica del tardo XVIII secolo innescò un fenomeno che nessuna società [aveva] mai conosciuto, nemmeno da lontano”. Ovviamente, osserva Mokyr, le innovazioni sono state un fatto ricorrente nella storia; ma in tutti i momenti in cui esse si sono verificate, se ne è potuto valutare l’accadimento grazie a un impiego più efficiente delle risorse, i cui effetti in termini di reddito, però, sono stati molto limitati e, in molti casi, non sufficienti a compensare l’aumento della popolazione. Inoltre, le innovazioni, una volta incorporate nei processi produttivi, si sono normalmente interrotte, mancando di sostenere ogni altro possibile ulteriore avanzamento sulla via della prosperità.
Prima che prendesse il via la Rivoluzione industriale, alla fine del XVIII secolo, nessuna innovazione aveva innescato qualcosa che somigliasse a un continuo progresso tecnologico autosostenuto, al punto che – come ricorda Mokyr – il filosofo David Hume, all’inizio dell’industrializzazione dell’Inghilterra, poteva riassumere la storia economica del mondo sino alla sua epoca affermando che, “se l’ordine generale delle cose, e naturalmente la società umana, subiscono tali graduali rivoluzioni, esse sono tuttavia troppo lente per essere osservate” nel periodo in cui si verificano; per cui “la forza del corpo, la durata della vita, persino il coraggio e la potenza dell’ingegno sembrano quindi essere stati in tutte le epoche quasi completamente uguali”.
La descrizione di Hume dell’esperienza del passato in fatto di innovazioni può risultare valida ancora oggi, riguardo alla percepibilità dei processi innovativi; ma se la sua analisi fosse stata utilizzata come previsione di quello che sarebbe avvenuto di li a poco, rispetto al momento in cui egli scriveva, essa si sarebbe dimostrata del tutto errata. Ciò perché le innovazioni che si sono verificate all’inizio della Rivoluzione industriale (basta pensare all’introduzione del vapore come forma di energia alternativa a quella della forza meccanica prodotta dagli uomini, dagli animali, oppure dall’acqua e dal vento) nel XIX secolo si sono trasformate – afferma Mokyr – “in una cascata di innovazioni autosostenute”; per cui, se prima della Rivoluzione industriale la crescita della prosperità “è stata in gran parte guidata dal commercio, da mercati più efficaci e da migliori allocazioni delle risorse, la crescita dell’età moderna è stata sempre più sovente guidata dall’espansione da ciò che nell’età dell’Illuminismo ha ricevuto il nome di ‘conoscenza utile’”.
Alla fine del XIX secolo, le innovazioni che hanno caratterizzato l’inizio della Rivoluzione industriale e quelle succedutesi nei decenni successivi hanno trasformato le economie di gran parte dei Paesi europei e di quelle di alcuni Paesi non occidentali; da fenomeno eccezionale e discontinuo, le innovazioni si sono convertite in fenomeno continuo ed di routine, cioè in qualcosa di atteso; si poteva ignorare, afferma Mokyr, “dove si sarebbe manifestata la successiva ondata di progressi tecnologici, ma ci si era abituati a questo fenomeno”, al punto di attendersi abitualmente che, prima o poi, le precedenti innovazioni sarebbero state seguite da delle nuove.
E’ stato così che la crescita della prosperità nelle economie dei secoli XIX e XX è divenuta persistente e continua e, ”nonostante una serie di disastri politici ed economici autoinflitti nel XX secolo, l’Occidente industrializzato ha recuperato miracolosamente dopo il 1950 ed è stato in grado di raggiungere livelli di vita che sarebbero stati impensabili nel 1914, per non parlare del 1800”. Il ritmo con cui è aumentata la prosperità dei Paesi industrializzati ha dato luogo alla “grande divergenza”, con cui oggi si è soliti descrivere la “leadership dell’Occidente nel trionfo della crescita moderna”. Si tratta di una leadership acquisita grazie a “qualcosa” che Mokyr chiama “cultura” e che riguarda soprattutto l’Europa. Al fine di sottrarre la sua interpretazione della grande divergenza dall’accusa d’essere eurocentrica, il concetto di cultura che Mokyr adotta è di natura antropologica, in quanto comprende come sue componenti fondamentali, sia le istituzioni, sia gli incentivi che motivano all’agire economico.
A parere di Mokyr, un’economia che cresce richiede istituzioni favorevoli: diritti di proprietà ben definiti e rispettati, contratti cogenti, legge e ordine, un basso livello di opportunismo e parassitismo, un alto grado di coinvolgimento nel processo decisionale, la condivisione dei benefici della crescita e un’organizzazione politica in cui il potere e la ricchezza siano separati il più possibile. Tuttavia, l’esistenza di istituzioni favorevoli non è sufficiente di per sé a promuovere una moderna crescita economica, la quale da sola non spiega “la crescita della creatività tecnologica e dell’innovazione”, per la cui diffusione (com’è accaduto negli anni successivi alla fine del Settecento) sono stati necessari incentivi strumentali a motivare gli uomini all’azione.
I motori del progresso tecnologico e dell’innovazione sino, a parere di Mokyr, l’atteggiamento e l’attitudine: “il primo determina la volontà e l’energia con cui le persone cercano di comprendere il mondo naturale intorno a loro; il secondo determina il successo nel trasformare tale conoscenza in una maggior produttività e in più elevati standard di vita”. Mokyr assume che il progresso tecnologico in Occidente sia stato determinato dai cambiamenti della cultura (intesa in senso antropologico), sia direttamente, mutando l’atteggiamento verso il mondo naturale, sia indirettamente, creando e perfezionando istituzioni per stimolare e sostenere l’accumulazione e la diffusione della “conoscenza utile”.
Per capire come cambia la cultura, occorre, secondo Mokyr, tenere presente che, da un punto di vista antropologico, essa è “un insieme di credenze, valori e preferenze in grado di influenzare il comportamento socialmente (non geneticamente) e trasmessi e condivisi da determinati sottoinsiemi della società”. Le “credenze” contengono proposizioni fattuali di natura condivisa riguardo allo stato del mondo e le relazioni sociali; i “valori” concernono proposizioni normative sulla società e sulle relazioni sociali; le “preferenze, infine, sono proposizioni normative riguardanti questioni individuali. Le istituzioni si rapportano positivamente a credenze, valori e atteggiamenti (cioè alla cultura), solo se esse sono aperte, attraverso il regime politico adottato, alla libertà e all’inclusione sociale nei processi decisionali; mentre se le comunità “incappano in governanti predatori”, che creano istituzioni cattive, ostacolano la crescita economica, causando la conservazione dell’arretratezza e la diffusione della povertà.
Le istituzioni (cioè la cultura) non sono di per sé garanzia di crescita economica; per esserlo, afferma Mokyr, occorre che esse creino l’ambiente sociale adatto a favorire l’evoluzione della cultura, tenendo conto che tale evoluzione, essendo il risultato di continui conflitti sociali, deve contribuire a conservarne i costi sociali entro limiti il più possibile bassi. Per raggiungere questo risultato occorre che le istituzioni favoriscano la formazione e la diffusione di un crescente livello di fiducia e di cooperazione tra i diversi gruppi sociali; oppure, che esse (le istituzioni) contribuiscano alla formazione di una crescente “coscienza civica”, utile a fare interiorizzare ai diversi gruppi sociali “la volontà di astenersi da comportamenti sregolati” e a supportare una maggiore offerta di beni pubblici e più alti “investimenti infrastrutturali rispetto a quanto altrimenti sarebbe possibile”.
Mokyr ritiene che la maggior parte delle ricerche sulla cultura condotte nell’ottica degli economisti abbiano principalmente privilegiato gli aspetti attinenti le “istituzioni formali e informali che favoriscono la cooperazione, la reciprocità, la fiducia e l’efficiente funzionamento dell’economia; mentre hanno trascurato, quasi del tutto, l’“atteggiamento nei confronti della natura e della disponibilità e la capacità di sfruttarla in funzione delle esigenze materiali umane”. In altre prole, nelle loro ricerche sulla cultura, gli economisti avrebbero trascurato di considerare l’interesse per la ricerca utile, come fattore di crescita dello sviluppo tecnologico.
E’ nella volontà e capacità di acquisire e valorizzare la ricerca sulle “conoscenza della natura” che, a parere di Mokyr, vanno ricercate le radici della crescita della prosperità; in particolare – egli sostiene – queste radici vanno ricondotte agli eventi che hanno preceduto “l’Illuminismo e la Rivoluzione industriale settecentesca nei secoli che, nel bene o nel male, sono detti ‘Europa della prima età moderna’, approssimativamente compresi tra il primo viaggio di colombo in America [1492] e la pubblicazione dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (Principia) di Newton [1687]”. Le istituzioni europee, conclude Mokyr, sono state modellate proprio nell’arco di tempo compreso tra la scoperta dell’America e la pubblicazione dei “Principia”, fino a diventare lo strumento con cui sono stati plasmati gli atteggiamenti e le attitudini degli uomini cui si devono i “cambiamenti economici epocali che hanno creato le economie moderne”, dando il via a quel processo che darà origine alla “grande divergenza” tra Paesi economicamente avanzati e Paesi arretrati.
Quale giudizio può essere formulato riguardo alla tesi di Mokyr? L’Illuminismo ha segnato senz’altro l’età della scoperta dell’importanza della “conoscenza utile” ai fini della crescita, ma l’impiego di tale conoscenza ha potuto produrre nel tempo la differenziazione crescente tra Paesi prosperi e Paesi arretrati, solo perché la cultura dei primi è stata sorretta da due idee innovative: da un lato, quella secondo cui la “conoscenza e la comprensione della natura possono e devono essere usate per migliorare le condizioni materiali dell’umanità”; dall’altro lato, l’idea che “il potere e il governo non siano lì per servire i ricchi e i potenti ma la società in generale”.
In altri termini, l’Illuminismo ha concorso a creare le condizioni perché fosse attuato un processo di crescita continuo ed autosostenuto, solo perché le istituzioni, attraverso le quali esso è stato interiorizzato, sono state politicamente inclusive e non estrattive; ovvero perché esse hanno lentamente coinvolto nei processi decisionali e nella fruizione dei risultati della crescita la generalità dei componenti delle popolazione, e non solo i componenti di ristretti gruppi sociali privilegiati. E’ questa una verità della quale i “poteri forti”, dominanti all’interno dei sistemi economici contemporanei, sembrano aver smarrito il senso, oscurando in parte ciò di cui l’Illuminismo era stato portatore.
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* Anche su Avanti! online
Domani
Povertà in attesa: Rapporto Caritas Italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto.
Domani, mercoledì 17 ottobre, a Roma, nel corso dell’evento “Povertà in attesa” sarà presentato il Rapporto Caritas Italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto. L’evento si terrà presso i locali di Fondazione CON IL SUD (via del Corso, 267).
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E’ online il manifesto sardo duecentosettanta
Il numero 270
Il sommario
Sarebbe ora di cambiare registro per evitare le calamità innaturali (Stefano Deliperi) Stato di agitazione permanente (Giacomo Cossu), Capoterra. Un’altra lezione (Pensando a Tamara) (Sandro Roggio), Cuore di gomma (Graziano Pintori), Turchia e dintorni. Atatürk massone, si o no? (Emanuela Locci), I guasti dei movimenti ciclici del capitalismo (Gianfranco Sabattini), “Ma come fanno gli operai” di Loris Campetti. Realtà del lavoro operaio e orientamenti politici e culturali nell’Italia di oggi (Marco Sini), Discontinuità territoriale (Antonio Muscas), Una lettera aperta all’assessore al Bilancio Paci (Claudia Zuncheddu), Casteddu de Susu e i suoi flashmob (Alessandro Mongili), Una società senza carceri (Gavinu Dettori), Ciao Bia, continueremo le tue battaglie (Roberto Loddo), Le 50 primavere di Praga (Gianfranca Fois).
Per prepararci al Laboratorio su Lavoro & Reddito di Cittadinanza
- Il New Deal di Franklin Delano Roosevelt: https://it.wikipedia.org/wiki/New_Deal – Il riferimento al New Deal fatto dal ministro Paolo Savona nella seduta della Camera dei deputati sul DEF dell’11 ottobre scordo (Youtube del 12 ottobre 2018).
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- Il piano del lavoro della Cgil di Giuseppe Di Vittorio: http://www.casadivittorio.it/cdv/wp-content/uploads/2012/10/34p14-15.pdf
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Paolo VI e Oscar Romero
La Comunità di San Rocco a cui siamo legati con spirito di amicizia e collaborazione, ha dato particolare enfasi alla canonizzazione di Paolo VI e del Vescovo Oscar Romero, avvenuta domenica 14 a Roma nella solenne cerimonia in San Pietro, presieduta da Papa Francesco, che ha perseguito e portato a conclusione il processo di queste canonizzazioni con determinata volontà. Nell’occasione Armando Mura, Monica Pisu e Angelo Corda, esponenti della stessa Comunità, hanno particolarmente curato il ricordo esaltante di questi due Santi. Di Oscar Romero abbiamo già parlato in questa News e su fb, anche riportando le riflessioni di Raniero La Valle. Parliamo ora, anzi riparliamo, di Paolo VI, su impulso degli amici della Comunità di San Rocco, che ci hanno segnalato due importanti documenti, che pubblichiamo: il discorso che fece Paolo VI nella sua visita al quartiere di Sant’Elia il 24 aprile 1970 e un articolo speciale sulla figura dello stesso Papa (il suo profilo spirituale), di Enzo Bianchi, monaco, fondatore della Comunità di Bose. Questi due documenti sono preceduti da una nota di Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, che in questa circostanza da conto del clima di gioia e soddisfazione di questa associazione ecclesiale, che tanta parte ha rappresentato delle ansie di rinnovamento e progresso generate nel mondo cattolico dal Concilio Vaticano II, indetto da Giovanni XXIII e portato avanti e concluso proprio da Paolo VI. L’azione propulsiva del Concilio si è però affievolita nel tempo, fino al nostro tempo, nel quale viene ripresa e riproposta da Papa Francesco. E sta proprio qui il significato profondo delle canonizzazioni di domenica 14.
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[Dalla Newsletter della Pro Civitate Christiana]
La domenica del 14 ottobre scorso anche in Cittadella è stata una giornata speciale. Il riconoscimento della testimonianza di vita di Papa Montini e di Oscar Romero hanno rappresentato il riconoscimento da parte della chiesa e della storia di quell’evento miliare che è il Concilio Vaticano II. In altre sedi si potrà approfondire quanto quel Concilio avesse trovato una lunga gestazione in Pro Civitate Christiana e come sia stato accompagnato, vissuto e tradotto dalla
Cittadella di Assisi. Ebbene il 14 ottobre le brume autunnali ci hanno riportato il profumo di quella folata dello Spirito che è stata capace di cambiare il volto della comunità cristiana nel mondo. D’altra parte, a guardar bene, oltre che nelle stesse falde del Vangelo di Cristo, tutte le proposte editoriali, informative, di riflessione e di formazione che la Pro Civitate Christiana continua a proporre (anche in questa Newsletter) sono figlie di quel vento. Per questo non riusciamo ad avere altro sentimento se non quello della gratitudine verso questo Papa argentino che ripropone il profumo e la sostanza di un cammino di chiesa realmente al servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi
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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI AI POVERI DEL QUARTIERE SANT’ELIA
Cagliari, 24 aprile 1970
Eccoci al Quartiere S. Elia.
Abbiamo Noi stessi desiderato venire fra voi, abitanti di questo Quartiere, che ci hanno detto essere destinato alla gente bisognosa di tutto.
Qualcuno chiederà: perché, in una giornata così breve e così piena di incontri belli, solenni e piacevoli, il Papa vuol andare anche al Quartiere S. Elia, dove non vi è nulla di interessante da vedere? Rispondiamo: voi sapete che Noi abbiamo il grande e tremendo ufficio di rappresentare – indegnamente, ma veramente – il Signore, nostro Signore Gesù Cristo; quel Gesù del Vangelo, che attribuì a Se stesso le parole del Profeta Isaia: «(Iddio) mi ha mandato a portare la buona parola all’umile gente» (Luc. 4, 18). Se così ha detto e ha fatto Gesù, Signore e Maestro (Io. 13, 13), dobbiamo fare lo stesso Noi pure: dobbiamo andare a cercare la gente umile e povera anche a Cagliari, come abbiamo fatto anche durante gli altri Nostri viaggi.
Eccoci allora fra voi, abitanti del Quartiere S. Elia, figli e fratelli carissimi. Grazie per la vostra accoglienza.
Noi leggiamo nei vostri occhi un’altra domanda: e adesso, che cosa viene a fare il Papa fra noi? una visita di curiosità? una visita di pubblicità? Che importa a noi d’una visita di pochi minuti e di poche parole?
Ancora rispondiamo, e considerate bene ciò che vi diciamo: Siamo venuti per dimostrare a voi e per dimostrare a tutti che Noi riconosciamo la vostra eguaglianza a confronto di tutti gli altri uomini, anche se questi sono più istruiti e benestanti. Voi siete cittadini con pari diritti a tutti gli altri; la società non vi deve trascurare, né disprezzare. Diciamo di più, voi siete cristiani, siete figli di Dio, siete fratelli nella Chiesa di Cristo; avete eguale dignità! Anzi, voi, proprio perché siete poveri, avete una «eminente dignità» (Cfr. BOSSUET); siete più degli altri meritevoli di rispetto e d’interessamento. Voi, nel Vangelo, siete i preferiti, siete avanti agli altri, i più vicini all’amore di Cristo e al grande dono del suo regno. Siamo venuti perciò per salutarvi, per rendervi onore, per rivendicare nella Chiesa e anche nella società civile il posto degno che a voi spetta, e a riconoscere oltre i vostri bisogni (e quanti ne avete!) i vostri diritti naturali: alla casa sufficiente e decente, al pane e al lavoro, alla scuola e all’assistenza sanitaria, alla partecipazione ad un comune benessere, per voi e specialmente per questi vostri figlioli.
Parole dirà qualcuno: e i fatti?
Rispondiamo: sì, sono parole; ma sono parole buone e vere; e Noi vogliamo credere che esse vi portino almeno qualche conforto, Non è un «fatto» anche il conforto? Non è forse di «parole che vengono dalla bocca di Dio» che vive l’uomo, prima ancora che di pane materiale? (Cfr. Matth. 4, 4) L’ha detto il Signore. E così è, perché voi, Noi lo sappiamo, avete bisogno, innanzi tutto, di essere consolati; avete bisogno d’essere sollevati nell’anima. Non avete voi un’anima? un’anima, che vale più del corpo? un’anima afflitta? un’anima capace di vivere dei tesori più preziosi, quelli dello spirito? i tesori della fede, della preghiera, della bontà?
E poi voi sapete che i «fatti» cominciano dalle parole. Anche i fatti, a cui le vostre penose condizioni vi fanno pensare: i fatti economici, i fatti sociali. Questi fatti, cioè il benessere, degno d’un uomo, derivano dalle parole, cioè dalle idee, dai principi, dai buoni ragionamenti. E pronunciare qui le parole che devono preparare i fatti, che voi desiderate, non è già qualche cosa di positivo? Siamo qui, come dovunque andiamo, come avvocato dei poveri: vi dispiace che Noi siamo il vostro avvocato? e che invochiamo qui da coloro che possono e debbono aiutarvi di fare qualche cosa per voi, di fare di più, di fare bene, di fare presto? Vedete: Noi, perché siamo mandati da Cristo, possediamo una ricchezza particolare, possediamo l’amore. L’amore è una forza. Lo vogliamo infondere a voi questo amore cristiano, per vostro conforto, per vostra unione, per vostra speranza; ma lo vogliamo anche infondere negli altri, cioè i ricchi, i responsabili del bene pubblico, i fratelli ed i ministri della Chiesa: se tutti questi si lasciano penetrare maggiormente dall’amore cristiano, non sarebbero più facilmente e più rapidamente migliorate le vostre sorti? senza odio, senza egoismi, senza rivoluzioni e senza ritardi.
Il dialogo, Noi lo avvertiamo, vuole ancora continuare: perché ci si chiede, il Papa non dà l’esempio? Miei cari: accettiamo anche questa domanda. Il Papa, sì, deve dare l’esempio. Ma il Papa non è ricco, come tanti dicono. Noi abbiamo difficoltà a sostenere le spese per i servizi necessari all’andamento centrale di tutta la Chiesa; e poi abbiamo tante necessità, a cui provvedere, in tutto il mondo, quelle delle missioni, per esempio. Ma tuttavia cerchiamo di fare ciò che possiamo, col cuore staccato dai beni economici, e col cuore attaccato ai bisogni dei poveri e dei sofferenti. Non possiamo fare che poco, purtroppo; ma un segno cerchiamo di dare dappertutto del Nostro buon volere. Anche qui, un segno, un piccolo segno, Noi lasceremo.
Ma un altro segno, spirituale questo, un grande segno di fede, di speranza, di amore, in nome di Cristo, Noi vi lasciamo: la Nostra benedizione.
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Profilo spirituale di Paolo VI
di Enzo Bianchi
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Oggi martedì 16 ottobre 2018
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Riace: continuismo burocratico e… politico, Salvini prosegue l’opera di Minniti
15 Ottobre 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Sinistra sarda: quanto è necessario uscire dall’ambiguità!
16 Ottobre 2018
Roberto Mirasola – responsabile provinciale SI
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La doppiezza del Governo sui diritti umani e civili
16 Ottobre 2018
Roberto Murgia su Democraziaoggi.
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SardiniaPost: Giommaria Bellu lascia la direzione per dissensi con l’editore Onorato
Le ragioni spiegate dal direttore Giovanni Maria Bellu nell’editoriale di commiato, apparso oggi sulla News, che riportiamo integrale, non prima di averne evidenziato alcuni passi decisamente chiarificatori. Buon lavoro Giommaria per le prossime tue esperienze editoriali e oltre che ti vedranno sicuramente sempre con la “schiena dritta”.“[...] La decisione di dimettermi nasce da due ordini di motivi. Il primo è la richiesta, che non ho condiviso, di un mutamento della linea politico-editoriale, accompagnata anche dalla richiesta di sospendere alcune fondamentali regole della professione. Il secondo si fonda su un’idea, che oggi a maggior ragione ritengo debba essere difesa con speciale fermezza, della professione giornalistica e della sua funzione”. [...] “Abbiamo assistito, in questi mesi, a vicende gravissime. Il ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini è diventato una centrale di propaganda e di diffusione dell’odio. I diritti fondamentali, a partire dal diritto d’asilo, sono in discussione. Il sistema di accoglienza dei rifugiati, in relazione al quale la Sardegna è una delle eccellenze, è in via di smantellamento. L’elenco potrebbe continuare a lungo.” [...] “Ma, per alcuni aspetti, la Sardegna è un laboratorio anche sul fronte del centrodestra. Nella spartizione tra le forze della coalizione, infatti, la nostra Isola è toccata proprio alla Lega di Matteo Salvini che ha designato come candidato governatore il segretario del Psd’Az, e senatore eletto dalla Lega, Christian Solinas. Non è ancora chiaro se la cosa andrà in porto. In tal caso si avrebbe il paradosso del segretario di un partito autonomista, sul filo dell’indipendentismo, e designato, a Roma, dal leader politico di una forza germogliata sul risentimento antimeridionalista del Nord, poi ha trasferito sugli immigrati. In effetti è davvero difficile individuare un legame di Matteo Salvini con la Sardegna, a parte la sua recente incriminazione per sequestro di persona.” [...]
Sardinia Post cambia linea politico-editoriale. Il saluto del direttore
15 ottobre 2018, su SardiniaPost, Pronto intervento
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Oggi lunedì 15 ottobre 2018
———-Avvenimenti&Dibattiti&Commenti———————————–
Riace: l’ANPI contro il provvedimento di Salvini
14 Ottobre 2018.
Red su Democraziaoggi
Carla Nespolo: “Cari 5 stelle, non girate lo sguardo da un’ altra parte, fermate Salvini”.
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Caro Massimo, attenzione! rischi la fine dello sventurato Chigachgook, l’ultimo dei Mohicani.
15 Ottobre 2018
Amsicora su Democraziaoggi
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Bene in Baviera!
Con tanti saluti ai conati di sinistra “sovranista” filo-destra tedesca e italiana (ma chiedendomi anche cosa abbiano da esultare gli esponenti del PD: che caspita c’entra il partito di Renzi e di Gentiloni-Minniti coi Grunen tedeschi?).
Ah, si: la leader è pure una giovane donna, last but not least.
Comunque, se questo risultato indicasse una tendenza, la sorpresa alle elezioni europee sarà per Salvini e non sarà Salvini. [Tonino Dessì, su fb].
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- Nella foto Katharina Schulze.
Domenica 21 ottobre 2018 XVII Marcia Sarda per la Pace
L’Assotziu Consumadoris Sardigna e la Confederazione Sindacale Sarda, come ogni anno, mettono a disposizione in occasione della marcia Gesturi – Laconi un pullman con partenza da Cagliari ore 8,00, piazzale Mercato Via Quirra. È richiesto un contributo spese di 5 euro. Per le prenotazioni chiamare al 3477255895 e parlare con Marco.
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Riace
Riace Patrimonio dell’Umanità.
Questa è la vendetta di Matteo Salvini. Pare incredibile che il ministero dell’Interno entri in causa. Ma noi non possiamo restare così passivi ad assistere alla persecuzione di una persona giusta come Mimmo Lucano.
- Padre Alex Zanotelli, secondo lei che cosa dovrebbero fare gli italiani?
È maturo il tempo per la disobbedienza civile. Non chiedo eroismo, ma bisogna rischiare qualcosa. Non si può assistere passivamente. Ricordiamo i tempi di Martin Luther King quando c’era chi disobbediva e rischiava il carcere per una causa giusta.
- C’è chi dice che Lucano non ha rispettato la legge…
Prima hanno arrestato il sindaco, poi cancellano il modello di accoglienza di Riace. Sono io che vi faccio una domanda: vi sembra giustizia?
Le parole di Padre Alex Zanotelli a Il Fatto Quotidiano di oggi.
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L’Europa che vogliamo!
Per un’Europa dei diritti umani e della giustizia sociale!
Per una società solidale piuttosto che esclusione e razzismo!
Per il diritto alla protezione e all’asilo – contro l’isolamento dell’Europa!
Per una società libera e diversificata!
La solidarietà non conosce confini!
Berlino, 13 novembre 2018. Anche Berlino in marcia contro il razzismo e invocando la solidarietà contro l’ascesa dell’estrema destra in tutta la Germania e l’Europa. In un tratto di tre miglia, da Alexanderplatz alla Porta di Brandeburgo fino alla Colonna della Vittoria, migliaia di persone si sono riunite “Per una società aperta e libera: solidarietà, non esclusione!”
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#unteilbar
Per una società aperta e libera: solidarietà, non esclusione!
Si sta verificando un drammatico cambiamento politico: razzismo e discriminazione stanno diventando socialmente accettabili. Ciò che ieri era considerato impensabile e indicibile, oggi è diventato realtà. Umanità e diritti umani, libertà religiosa e stato di diritto vengono apertamente attaccati. Questo è un attacco a tutti noi.
Non permetteremo che lo stato sociale venga messo in gioco contro l’asilo e la migrazione. Saremo resistenti quando i diritti e le libertà fondamentali rischiano di essere ulteriormente limitati.
Ci si aspetta che accettiamo la morte di coloro che cercano rifugio in Europa come “normali”. L’Europa è in preda a un’atmosfera di antagonismo ed esclusione nazionalistici. Tuttavia, ogni critica a queste condizioni disumane viene liquidata come non realistica.
Mentre lo Stato stringe le sue cosiddette “leggi sulla sicurezza” e estende la sorveglianza in uno spettacolo di forza, il sistema sociale è sempre più caratterizzato da debolezza: milioni subiscono l’impatto di un sottoinvestimento nell’assistenza di base, nell’assistenza sanitaria, nell’infanzia e nell’istruzione. Da “Agenda 2010″, la ridistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto è progredita ad un ritmo allarmante. I miliardi di profitto generati dagli incentivi fiscali sono in netto contrasto con uno dei più grandi settori settoriali a basso salario in Europa e il livello di persone povere e svantaggiate.
Siamo contrari – resisteremo!
Rappresentiamo una società aperta e attenta, in cui i diritti umani sono indivisibili e in cui stili di vita diversi e autodeterminati sono innegabilmente rispettati.
Siamo contro ogni forma di odio e discriminazione. Insieme, affrontiamo decisamente il razzismo anti-islamico, l’antisemitismo, l’antiziganismo, l’antifemminismo e la fobia LGBTIQ *.
Ci sono già molti di noi.
Che si tratti delle frontiere esterne dell’Europa o di organizzazioni di rifugiati e di iniziative gradite; in movimenti queer-femministi e antirazzisti, organizzazioni di migranti, sindacati, associazioni, ONG, comunità religiose, società e
quartieri; che si tratti della lotta contro i senzatetto, il dislocamento o la mancanza di servizi di assistenza, contro la sorveglianza e l’inasprimento delle leggi sulla sicurezza, o la spogliazione dei diritti dei rifugiati, in molti luoghi le persone difendono se stesse e gli altri da discriminazioni, criminalizzazioni ed esclusioni.
Insieme, renderemo visibile questa società premurosa. Il 13 ottobre verrà inviato un chiaro segnale da Berlino.
#unteilbar
Per una società aperta e libera: solidarietà, non esclusione!
Dimostrazione: 13 ottobre 2018 – Berlino
Per un’Europa dei diritti umani e della giustizia sociale!
Per una società solidale piuttosto che esclusione e razzismo!
Per il diritto alla protezione e all’asilo – contro l’isolamento dell’Europa!
Per una società libera e diversificata!
La solidarietà non conosce confini!
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For an Open and Free Society: Solidarity, not Exclusion!
A dramatic political shift is taking place: racism and discrimination are becoming socially acceptable. What yesterday was considered unthinkable and unutterable, has today become a reality. Humanity and human rights, religious freedom, and the rule of law are being openly attacked. This is an attack on all of us.
We will not allow the welfare state to be played off against asylum and migration. We will stand in resistance when fundamental rights and freedoms are in danger of being further restricted.
We are expected to accept the deaths of those seeking refuge in Europe as ‘normal’. Europe is in a grip of an atmosphere of nationalistic antagonism and exclusion. However, any criticism of these inhumane conditions is dismissed as unrealistic.
While the State tightens its ‘so-called’ security laws and extends surveillance in a show of strength, the social system is increasingly characterised by weakness: millions suffer the impact of an underinvestment in basic care, healthcare, childcare, and education. Since ‘Agenda 2010’, the redistribution of wealth from below to above has advanced at an alarming rate. The billions in profit generated through tax incentives stand in stark contrast to one of the biggest low-wage sectors sectors in Europe and level of impoverished, disadvantaged people.
We are against this – we will resist!
We stand for an open and caring society, in which human rights are indivisible and in which diverse and self-determined ways of life,are undeniably respected.
We stand against all forms of hatred and discrimination. Together, we decidedly confront anti-Muslim racism, antisemitism, antiziganism, antifeminism and LGBTIQ*-phobia.
There are already many of us.
Whether it’s on Europe’s external borders, or here within refugee organisations and in welcome initiatives; in queer-feminist and antiracist movements, migrant organisations, trade unions, associations, NGO’s, religious communities, societies and
neighbourhoods; whether it’s through the fight against homelessness, displacement, or lack of care services, against surveillance and tightened security laws, or the stripping of rights from refugees — in many places, people are actively defending themselves and others against discrimination, criminalisation and exclusion.
Together, we will make this caring society visible. On 13 October, a clear signal will be sent from Berlin.
#unteilbar
For an Open and Free Society: Solidarity, not Exclusion!
Demonstration: 13 October 2018 – 13:00 Berlin
For a Europe of human rights and social justice!
For a solidarity-based society rather than exclusion and racism!
For the right to protection and asylum – against the isolation of Europe!
For a free and diverse society!
Solidarity knows no borders!
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#unteilbar
Für eine offene und freie Gesellschaft – Solidarität statt Ausgrenzung!
Es findet eine dramatische politische Verschiebung statt: Rassismus und Menschenverachtung werden gesellschaftsfähig. Was gestern noch undenkbar war und als unsagbar galt, ist kurz darauf Realität. Humanität und Menschenrechte, Religionsfreiheit und Rechtsstaat werden offen angegriffen. Es ist ein Angriff, der uns allen gilt.
Wir lassen nicht zu, dass Sozialstaat, Flucht und Migration gegeneinander ausgespielt werden. Wir halten dagegen, wenn Grund- und Freiheitsrechte weiter eingeschränkt werden sollen.
Das Sterben von Menschen auf der Flucht nach Europa darf nicht Teil unserer Normalität werden. Europa ist von einer nationalistischen Stimmung der Entsolidarisierung und Ausgrenzung erfasst. Kritik an diesen unmenschlichen Verhältnissen wird gezielt als realitätsfremd diffamiert.
Während der Staat sogenannte Sicherheitsgesetze verschärft, die Überwachung ausbaut und so Stärke markiert, ist das Sozialsystem von Schwäche gekennzeichnet: Millionen leiden darunter, dass viel zu wenig investiert wird, etwa in Pflege, Gesundheit, Kinderbetreuung und Bildung. Unzählige Menschen werden jährlich aus ihren Wohnungen vertrieben. Die Umverteilung von unten nach oben wurde seit der Agenda 2010 massiv vorangetrieben. Steuerlich begünstigte Milliardengewinne der Wirtschaft stehen einem der größten Niedriglohnsektoren Europas und der Verarmung benachteiligter Menschen gegenüber.
Nicht mit uns – Wir halten dagegen!
Wir treten für eine offene und solidarische Gesellschaft ein, in der Menschenrechte unteilbar, in der vielfältige und selbstbestimmte Lebensentwürfe selbstverständlich sind. Wir stellen uns gegen jegliche Form von Diskriminierung und Hetze. Gemeinsam treten wir antimuslimischem Rassismus, Antisemitismus, Antiziganismus, Antifeminismus und LGBTIQ*- Feindlichkeit entschieden entgegen.
Wir sind jetzt schon viele, die sich einsetzen:
Ob an den Außengrenzen Europas, ob vor Ort in Organisationen von Geflüchteten und in Willkommensinitiativen, ob in queer-feministischen, antirassistischen Bewegungen, in Migrant*innenorganisationen, in Gewerkschaften, in Verbänden, NGOs, Religionsgemeinschaften, Vereinen und Nachbarschaften, ob in dem Engagement gegen Wohnungsnot, Verdrängung, Pflegenotstand, gegen Überwachung und Gesetzesverschärfungen oder gegen die Entrechtung von Geflüchteten – an vielen Orten sind Menschen aktiv, die sich zur Wehr setzen gegen Diskriminierung, Kriminalisierung und Ausgrenzung.
Gemeinsam werden wir die solidarische Gesellschaft sichtbar machen! Am 13. Oktober wird von Berlin ein klares Signal ausgehen.
#unteilbar Für eine offene und freie Gesellschaft – Solidarität statt Ausgrenzung Demonstration: 13. Oktober 2018 – 13:00 Uhr Berlin
Für ein Europa der Menschenrechte und der sozialen Gerechtigkeit!
Für ein solidarisches und soziales Miteinander statt Ausgrenzung und Rassismus!
Für das Recht auf Schutz und Asyl – Gegen die Abschottung Europas!
Für eine freie und vielfältige Gesellschaft!
Solidarität kennt keine Grenzen!
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Qui il link al blog e all’appello.
Fonte: foto di Carsten Koall/Getty Images, presa dal sito Common Dreams, ripresa da eddyburg.
Incontro-dibattito sul Lavoro del 5 ottobre 2018: gli interventi
I contributi già pubblicati (in forma sintetica):
- Andrea Pubusa;
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