Monthly Archives: agosto 2018
Oggi martedì 21 agosto 2018
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Il dna italiota dei leghisti
21 Agosto 2018
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15 Settembre 2010
Francesco Cocco su Democraziaoggi.
Qualcuno potrebbe osservare che le faccende leghiste non riguardano i poveri “terroni” del Sud, e noi sardi comunque legati alle vicende meridionali. E’ un’ osservazione non valida perché la Sardegna, con qualche sezione leghista che comincia a far capolino e con la presenza celodurista alle elezioni amministrative della […]
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Dopo Genova. Se non ora, quando?
20 Agosto 2018
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
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CITTÀ E TERRITORIO » VENEZIA E LA LAGUNA » TERRA ACQUA E SOCIETÀ
Veneto modello Benetton: cultura, business e Lega
di FILIPPOMARIA PONTANI
il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2018, ripreso da eddyburg e da aladinews. Il modo abile e spregiudicato in cui una potenza finanziaria si impadronisce di una città, di una regione e detta alcune importanti regole del paese. (a.b.)
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Venerdì 5 ottobre Incontro-dibattito su “IL LAVORO nel XXI SECOLO”
Incontro – Dibattito
Cagliari, venerdì 5 ottobre 2018, ore 17.00
Atti del Convegno Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti
Ore 17.00: Introduce Andrea Pubusa
Intervengono: Mariella Montixi, Antonio Dessì, Gianna Lai, Gianfranco Sabattini, Gabriella Lanero, Silvano Tagliagambe
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Ore 18.30 – Il lavoro nel XXI secolo
Domenico De MASI
intervistato da Fernando Codonesu
Segue dibattito
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L’improbabile soluzione anarchica per il superamento del capitalismo
L’anarchia nell’età dell’abbondanza
di Gianfranco Sabattini*
Nel 2017 è stata curata una riedizione del volume di Murray Bookchin, “Post scarsity anarchism”, la cui prima edizione in italiano risale al 1979. La critica dell’autore americano, dichiaratamente anarchico, agli esiti del modo capitalistico di produrre appare più convincente e “intrigante” oggi, di quanto non lo sia stata circa quarant’anni or sono; al contrario, le sue proposte per porre rimedio all’impatto negativo del capitalismo sulle condizioni esistenziali dell’uomo contemporaneo sono oggi meno condivisibili di allora.
Accade che gli uomini contemporanei – afferma Bookchin – tendano a vivere completamente immersi nel loro tempo, spesso in modo tale da non rendersi più conto delle differenze esistenti tra la loro epoca e quella delle generazione che li ha preceduti. Ciò si rivela però molto pericoloso, in quanto con la “sottomissione al presente” si finisce coll’arrendersi “agli aspetti più reazionari della tradizione”, sia che questi si manifestino in valori e ideologie ormai superate, sia che si “manifestino in forme di organizzazione gerarchica o in comportamenti politici parziali e eccessivamente rigidi”. Se gli uomini contemporanei non riusciranno a riscattarsi dalla loro sudditanza al tempo presente, essi – afferma Bookchin – corrono il rischio di privarsi della possibilità di accedere alla conoscenza del mondo quale esso ora è, la cui vera natura potrà essere solo percepirla in modo distorto, senza poter avvertire le grandi potenzialità e opportunità che esso può offrire.
Fino ad un epoca recente, il mondo era organizzato, cresceva ed evolveva in funzione dei problemi posti dalla scarsità dei mezzi materiali disponibili; ciò accadeva dopo che gli uomini che lo abitavano erano stati i protagonisti dei grandi rivolgimenti storici, a seguito dei quali era stato distrutto il modello organizzativo della società arcaica ed organica. Ciò, però, è avvenuto “dividendo l’uomo dalla natura e l’uomo dall’uomo”, quindi dando origine all’insorgere dei problemi il cui progressivo aggravamento mette ora a rischio la sopravvivenza della stirpe umana.
L’avvento del capitalismo, col suo modo di operare in funzione della scarsità dei mezzi materiali, ha lentamente rivelato di contenere in sé “i presupposti per le grandi fratture della società gerarchica” moderna. Ai contemporanei, perciò, eredi di tutta la storia umana precedente e depositari dell’obbligo politico di sottoporsi incondizionatamente allo sforzo e alla fatica per sconfiggere l’insicurezza materiale, è affidato – afferma l’anarchico americano – il compito di “portare l’umanità a un livello superiore, completamente nuovo di sviluppo tecnologico e a una concezione anch’essa nuova dell’esperienza umana”.
Ciò, perché i progressi realizzati nell’ultimo secolo hanno assicurato a tutta l’umanità la possibilità di poter godere dell’abbondanza dei mezzi che in epoche precedenti erano scarsi. Per la prima volta nella storia, nel corso dell’ultimo secolo è stata data a tutti – afferma Bookchin – l’opportunità “di godere dell’abbondanza di mezzi materiali”, con cui liberare dall’insicurezza esistenziale la vita dell’uomo, sostenuta da progressi scientifici, che hanno consentito di mettere a punto tecnologie produttive rivoluzionarie, tali da condurre appunto l’intera umanità “alla soglia” della “società dell’abbondanza”.
Tuttavia, l’abbondanza all’interno della società capitalistica contemporanea non esprime solo una maggiore disponibilità di beni materiali; assegnare al termine “abbondanza” un tale significato significherebbe, ad esempio, secondo Bookchin, considerare riduttivamente un organismo vivente, qual è l’uomo, come l’insieme delle parti anatomiche che lo compongono, separato dal sistema delle relazioni sociali e dal sistema dei valori condivisi che presiedono alla sua sicurezza. Nelle società arcaiche, l’insicurezza era determinata dalla precarietà nella quale l’uomo era costretto a vivere, a causa dell’estrema scarsità dei mezzi materiali disponibili, mentre, nella società gerarchica del primo capitalismo, essa (l’insicurezza) è stata riproposta dal consolidarsi e dal diffondersi dei rapporti di sfruttamento, intrinseci ai processi produttivi nei quali l’uomo era coinvolto.
Dalle considerazioni sinora svolte, consegue che, come osserva Bookchin, la parola abbondanza esprime più di una semplice maggiore disponibilità di mezzi materiali; essa, infatti, esprime soprattutto una possibile “migliore qualità” della vita, che può essere assicurata con la maggior disponibilità dei mezzi resa possibile dal progresso scientifico e tecnologico. Le relazioni sociali e i valori ad esse sottostanti devono perciò necessariamente riflettere le nuove condizioni di funzionamento dell’intero apparato produttivo: in breve,– afferma Bookchin – la società dell’abbondanza deve consentire, attraverso la sua riorganizzazione “la realizzazione delle potenzialità sociali e culturali latenti nella tecnologia dell’abbondanza”.
Il capitalismo attuale non riflette una simile organizzazione sociale; anzi, accade che esso riduca l’uomo ad essere “complice della sua stessa oppressione”, interessandolo al consumo dei beni prodotti, attraverso la conformazione dei suoi stati di bisogno alla sua condizione di oppresso. In questo modo, il capitalismo moderno si configura come l’erede di tutte le caratteristiche oppressive delle precedenti società gerarchiche, sebbene sia riuscito a radicare nell’uomo contemporaneo un’ideologia che assicura una “parvenza di indubitabilità” riguardo alla presunta natura razionale del suo modo di funzionare.
La forza legittimante di quanto espresso dall’ideologia del capitalismo è divenuta così indubitabile da permeare col concetto di gerarchia anche il “progetto socialista rivoluzionario”; infatti, la struttura gerarchica della società non è stata rimossa dalla leadership socialista rivoluzionaria sin qui sperimentata; al contrario, la struttura gerarchica non è stata rimossa, poiché la centralità dello Stato, attraverso la pianificazione della produzione, ha mancato di liberare i lavoratori dall’insicurezza esistenziale. In questo modo, la rivoluzione socialista, che doveva porre fine alla struttura gerarchica del processo produttivo, si è trasformata in “paravento” di una controrivoluzione; sebbene i rivoluzionari socialisti la pensassero diversamente, ciò che si è estinto dopo la rivoluzione non è stata la struttura gerarchica, né il suo “cane da guardia”, lo Stato, ma la consapevolezza della persistenza della struttura gerarchica anche della società socialista.
Il permanere di questa struttura in tutte le società, grazie alla diffusione pressoché globale del modo capitalistico di produrre, nonostante le condizioni di abbondanza rese possibili dal progresso scientifico e tecnologico, sta creando una tensione insostenibile tra presente e futuro dell’umanità, a causa delle continue crisi cui va inevitabilmente incontro sempre più frequentemente quel modo di produrre. Ciò perché, secondo Bookchin, il capitalismo è economicamente e socialmente instabile per definizione; questa è, secondo l’anarchico americano, la ragione per cui diventa inevitabile la percezione che costituisca un non senso la pretesa di continuare a tenerlo in condizioni di stabilità attraverso politiche pubbliche tampone; queste avrebbero solo l’effetto di consentire di “guadagnare tempo” rispetto al crollo irreversibile del capitalismo. L’inevitabilità di tale evento è dovuta al fatto che tutte le istituzioni e tutti i valori della società gerarchica “hanno ormai – afferma Bookchin – esaurito le loro funzioni ‘storicamente necessarie’”, per cui, sia le istituzioni che i valori, ma anche lo Stato, l’autoritarismo e la burocrazia “non hanno più ragione di esistere”.
Dal crollo inevitabile del capitalismo e della struttura gerarchica della società che esso esprime deve scaturire, conclude Bookhin, una nuova società che “sappia offrire all’individuo la gioia” di una nuova esperienza, connessa al perseguimento dell’utopia chiamata anarchismo o anarco-comunismo; le due espressioni utopiche sono, per Bookhin, equivalenti, perché entrambe “indicano una società senza Stato, senza classi e senza potere centrale”, in cui nuove e non alienate relazioni umane sostituiscano le contraddizioni della società capitalistica.
L’organizzazione della società anarchica non si ispira affatto a “forme dottrinarie”, in quanto il suo fine è sempre stato, e continua ad essere, “la ricostruzione del mondo in modo che l’uomo trovi uno scopo in se stesso”; obiettivo, questo, che, per le ideologie, è sempre stato marginale, al punto che esse (le ideologie) “accettando il distacco dalle masse hanno ridotto gli esseri umani a semplici mezzi – per colmo di ironia in nome del ‘popolo’ e della ‘libertà’”. Lo sviluppo nella società anarchica è libero e spontaneo, e “la spontaneità, lungi dal portare al caos, libera le forze intrinseche dello sviluppo e le porta a trovare il loro ordine e la loro stabilità”. Nel processo di sviluppo spontaneo, secondo Bookchin, ogni sua fase corrisponde “a un periodo in cui i processi storici e sociali apparentemente non legati tra loro convergono”, creando le condizioni necessarie per un ulteriore balzo in avanti. Anzi, sottolinea Bookchin, ognuno di questi periodi di convergenza della dinamica storica e sociale, “non solo porta con sé processi apparentemente disgiunti, ma li fa convergere in momenti e tempi precisi proprio dove la crisi è più acuta”.
Oggi, finalmente, conclude Bookchin, con l’abbondanza dei mezzi materiali resi disponibili dal progresso scientifico e tecnologico, “è finalmente possibile concepire l’esperienza futura dell’uomo in termini di un processo coerente in cui le fratture tra attività e pensiero, tra razionalità e sensitività, tra disciplina e spontaneità [...], siano tutte risolte, armonicamente e organicamente ricomposte in una nuova e migliore forma di libertà”. In questo modo, la grande piaga della “questione sociale”, che ha ispirato le ideologie umanitarie degli ultimi secoli per contrastare la società gerarchica del capitalismo, “potrà finalmente essere sanata”.
Poiché le grandi rivoluzioni vissute per la liberazione dell’uomo dalle catene dei rapporti gerarchici si sono tradotte in controrivoluzioni, l’obiettivo della “rivoluzione anarchica” non può che consistere nella “liberazione della vita quotidiana” affrancata dalle promesse delle ideologie totalizzanti; deve trattarsi di una liberazione individuale, “portata a dimensioni sociali, e non ‘una liberazione di massa’ o di ‘classe’, concetto dietro al quale si occulta il ruolo di un’élite, di una gerarchia, di uno Stato”.
All’avvento della società anarchica si opporrà sicuramente la società capitalistica; se questa opposizione sarà votata al successo o alla sconfitta, secondo Bookchin, non è dato saperlo. Il risultato finale dipenderà solo dalla capacità degli uomini di “accrescere la coscienza sociale” e di difendere la spontaneità del processo storico dalle ideologie sinora prevalse, ma fallite, sia di sinistra che di destra.
Può essere condivisa la prospettiva di un’organizzazione anarchica della società, quale quella auspicata da Bookchin? Per quanto possa promettere una libertà dell’uomo, sinora mai vissuta, essa è destinata rimanere solo un’utopia consolatoria. La critica della società gerarchica dall’anarco-libertario Bookchin coglie certo i limiti del funzionamento del capitalismo nell’età dell’abbondanza, quale è quella che l’uomo di oggi sta sperimentando. Il superamento di tali limiti, però, non può essere realizzato solo affidando il futuro dell’uomo allo spontaneismo del processo storico. Una società affrancata dai rapporti gerarchici, e fondata sulla condivisione di valori compatibili con l’abbondanza dei mezzi materiali propri del capitalismo attuale, è caratterizzata da un livello di complessità di gran lunga superiore rispetto a quello proprio del capitalismo della società della scarsità. Ciò comporta che la maggior complessità della società dell’abbondanza esclude che essa possa fare a meno di un supporto organizzativo, qual è quello offerto tradizionalmente dallo Stato.
Il problema nella società dell’abbondanza consiste allora, non tanto nell’abolizione dello Stato (tradizionale presidio della natura gerarchica della società), quanto nella sua liberazione dai rapporti gerarchici che lo hanno connotato nella società della scarsità; problema, questo, che potrà essere risolto attraverso la trasformazione delle istituzioni in cui lo Stato si articola con l’acquisizione di crescenti livelli di autogoverno, per rendere i componenti del sistema sociale responsabili della libera determinazione del loro comune destino.
Contus stampaxinus. La televisione a Stampace per grazia ricevuta (da Pio XII)
In Italia le trasmissioni televisive a cura della RAI iniziarono ufficialmente il 3 gennaio 1954. Ma non tutti poterono usufruirne da subito nelle loro abitazioni, in quanto non tutti potevano permettersi l’acquisto di un apparecchio televisivo, e, pertanto, la gente del quartiere andava a vedere le trasmissioni in alcuni luoghi di ritrovo, come i bar, che lo mettevano a disposizione dei propri clienti e non solo. Il luogo più frequentato era il “Bar Centrale” di Marcello nella piazza Yenne. Anche l’associazione Toniolo – per impulso del giovane assistente spirituale, don Dino, uomo appassionato di nuove tecnologie – non tardò ad adeguarsi con l’acquisto di un grande televisore a valvole. Presumibilmente nel 1956, poco dopo l’inizio del popolare programma “Lascia o raddoppia”, condotto da Mike Buongiorno, a cui si aggiunse più tardi (e fino al 1960) Il Musichiere, condotto da Mario Riva. Per tali occasioni la sede di via Fara 4, si riempiva come un uovo, anche di giovanissimi, con uno strappo alla regola secondo cui agli stessi non era consentito fermarsi oltre Carosello (dopo Carosello, tutti a nanna!). Per quanto riguarda una rilevante diffusione degli apparecchi nelle case del quartiere si dovette aspettare ancora qualche anno, precisamente quello della morte del papa Pio XII, avvenuta il 9 ottobre 1958, che consentì a molti abitanti di giocarsi al Lotto i numeri della sua dipartita, secondo le prescrizioni della cabala napoletana o chissà cosa*, incassando le relative vincite, sufficienti per acquistare l’agognato televisore. E’ forse irriverente ascrivere questi accadimenti a merito del papa defunto, ma certamente le beneficiate famiglie di Stampace lo considerarono un vero miracolo di cui gli resero grazie.
Oggi lunedì 20 agosto 2018
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Per una pace attiva
20 Agosto 2018
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15 Gennaio 2011
Francesco Cocco su Democraziaoggi.
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Giovanna Marini per Riace: lettera e appello raccolta fondi
Riceviamo e condividiamo l’appello lanciato da Giovanna Marini a sostegno del progetto di Riace, città dell’accoglienza. Il blocco dei fondi statali, dal 2016, sta mettendo in serio discussione il lavoro e l’esperienza ventennali sperimentati con grande successo nella cittadina calabrese. Come ha scritto Il Sole 24 ore “rischia di saltare il più virtuoso ed efficace modello di integrazione che ha rigenerato il tessuto sociale in un’area intera della Calabria ravvivando l’economia”.
A Riace, dove è iniziato uno sciopero della fame del sindaco Domenico Lucano, e da operatori e operatrici delle tante attività create nella cittadina, sono arrivati nei giorni scorsi anche Ada Colau, sindaca di Barcellona, padre Alex Zanotelli, e poi il sostegno di sindaci come quello di Parma, Federico Pizzarotti, o di Napoli, Luigi De Magistris.
E’ partita anche una campagna #iostoconRiace, con un Iban per le donazioni, alla quale fa riferimento anche Marini in questa bella lettera.
Le coordinate per le donazioni sono:
RECOSOL IT92R0501801000000000179515
causale RIACE
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Carissimi,
vi scrivo per questo problema di Riace che mi tiene sveglia la notte per la rabbia e l’impotenza.
[segue]
Contus stampaxinus. Sa conca tostada de Mussolini (dusu).
di Giacomo Meloni.
Bel quadretto molto simpatico della figura di “Mussolini”, il trasportatore di bombole Liquigas in tutto il quartiere di Stampace. In realtà l’incidente nella discesa ripidissima di Via Ospedale – all’altezza dell’ingresso dell’Ospedale Militare e della Chiesa di San Michele dei Gesuiti – poteva rivelarsi più drammatico, ma Mussolini si lanciava col suo triciclo solo quando la bombola che trasportava era vuota e proprio nella curva all’altezza del negozio di Incerpi ebbe la paurosa sbandata che lo portò fin dentro il negozio, sfondando la porta a vetri dell’ingresso. Scherzando, si diceva, che la commessa, colta di sorpresa, esclamasse: “Che tipo di fascia elastica desidera?” Di questo episodio di parlò a lungo nel quartiere e i danni della porta-vetrina furono pagati dalla bionda signora a scomputo di numerose giornate lavorative del suo Mussolini. (segue)
Oggi domenica 19 agosto 2018
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La crescente emigrazione che riguarda gli europei
Luciana Castellina
Su sbilanciamoci.info, 9 agosto 2018 | Sezione: Materiali, Recensioni.
«Quelli che se ne vanno», un saggio del sociologo Enrico Pugliese. Per l’Istat, fra il 2012 e il 2016 sono arrivati in Germania 60.700 italiani.
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Atlantia, nessuno scenario apocalittico sulla via della nazionalizzazione
18 Agosto 2018
Su Democraziaoggi.————————————————————————-———
Il Risorgimento in Gramsci per capire anche l’oggi
19 Agosto 2018
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17 Marzo 2011
Francesco Cocco su Democraziaoggi.
Oggi ricorre il 150° dell’Unità d’Italia. Quale modo migliore di evocare il nostro Risorgimento se non richiamando la riflessione di uno dei pensatori più letti e tradotti del Novecento italiano, il fondatore del Partito comunista italiano Antonio Gramsci? E lo facciamo attraverso la penna acuta di Francesco Cocco, che […]
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Il Lavoro nel XXI secolo
Il sociologo Domenico De Masi sarà a Cagliari venerdì 5 ottobre, invitato dal Comitato CoStat e da altre Entità culturali per la presentazione del suo ultimo libro “Il lavoro nel XXI secolo”. Nell’occasione sarà anche presentato il libro che raccoglie gli interventi al Convegno sul Lavoro, organizzato da CoStat e da Sardegna Europa Direct, tenutosi a Cagliari nei giorni 4-5 ottobre 2017, a cui partecipò lo stesso prof. De Masi.
- Approfondimenti nei prossimi giorni.
Contus de Stampaxi. Sa conca tostada de Mussolini
Nome e cognome non li ho mai saputi, in quartiere lo chiamavamo tutti Mussolini per l’impressionante somiglianza al duce, ma solo per il faccione, piantato sul collo taurino di un sottodimensionato corpo tozzo e nerboruto. Contrariamente al defunto originale che gli stampacini non amavano più da quando era finito male*, il nostro era rispettato e ben voluto, perché persona seria e servizievole più che un gran lavoratore. Il suo mestiere all’epoca del nostro racconto? Fattorino fac totum e soprattutto distributore di bombole di gas a domicilio presso un negozio di via Santa Margherita (parleremo dopo della proprietaria) che vendeva anche cucine, mobili e materassi in gomma. Di questi ultimi, a dire il vero, ben pochi, perché gli stampacini si ostinavano a preferire quelli di crine, che un abile “mantalaferi” rifaceva come nuovi dietro modesto compenso. Ma torniamo a Mussolini e al suo lavoro di consegna delle bombole che trasportava su un apposito triciclo. (segue)
Oggi sabato 18 agosto 2018
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Come si privatizza il servizio sanitario nazionale
Lorenzo Paglione
Su sbilanciamoci.info, 31 luglio 2018 | Sezione: Editoriale, Società
Prima del 1978 c’erano le casse mutue, oggi si torna a un sistema sanitario “corporativo” e non universalistico attraverso il predominio delle assicurazioni che fanno capo al welfare aziendale di dipendenti semi-paganti e alla spartizione dei finanziamenti pubblici in Fondi regionali che aggravano le disparità geografiche. Con la flat tax il rischio del colpo finale.
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Dea moneta, chi è costei?
18 Agosto 2018
di Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Di solito, nei manuali di economia, della moneta viene detto che essa è “intermediario degli scambi”, “riserva di valore”, nonché “misura del valore dei beni economici scambiati”, e che senza di essa non possono funzionare, né il mercato, né l’intero sistema economico. Raramente i manuali narrano dell’origine della moneta, limitandosi a sottolineare che…
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Gramsci un montiano, antesignano di Veltroni?
18 Agosto 2018
7 Marzo 2012
Francesco Cocco su Democraziaoggi.
Recentemente è stato pubblicato un libro col quale si vorrebbe dimostrare il “ravvedimento” di Gramsci. Quindi una sorta di abiura delle sue idee. La prova del “ravvedimento” consisterebbe nel fatto che Gramsci presentò una domanda , sulla base dell’art. 176 del codice penale, con la quale chiedeva […]
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Ponte Morandi. Quante critiche alla revoca della concessione! Ma cosa deve fare il Governo, esprimere plauso a Benetton?
17 Agosto 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Cosa deve fare un governo che ha a cuore la sicurezza dei cittadini di fronte a 40 morti per il crollo di un ponte? Deve entusiasticamente confermare la concessione a chi fa enormi profitti e non fa la manutenzione? O deve proporsi di revocare la concessione? Secondo i liberisti il governo non dovrebbe metter […]
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Le mani sulla città
di Simona Maggiorelli.
Le mani sulla città. Quelle invisibili dell’ideologia neoliberista che, attraverso il braccio armato di palazzinari e costruttori senza scrupoli, sfregia il paesaggio e costruisce nuovi ghetti. Deregulation urbanistica, zooning, cementificazione ad oltranza segnano il volto del territorio. Gli esempi sono tantissimi, dalle interminabili periferie senza identità che assediano il centro storico di Roma, alla laguna di Venezia intossicata dalle grandi navi, fino alla crescita esponenziale e cacofonica di Istanbul, che annulla le millenarie radici multiculturali e cosmopolite di questa straordinaria città ponte fra Oriente e Occidente. [segue]