Monthly Archives: luglio 2018
Adddio a Cristiano Bandini
È morto Cristiano Bandini, giornalista.
Il giornalismo sardo perde Cristiano Bandini, un amico morto troppo presto
Un ricordo su SardiniaPost.
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Il ricordo di Cristiano scritto da Giancarlo Ghirra, su fb.
Che serata triste! Se n’è andato un uomo giovane, troppo giovane, un giornalista innamorato del suo lavoro, un padre felice di una bimba nata poco più di un anno fa da una donna tanto amata.
Cristiano Bandini era molto più giovane di me, ma in pochi incontri eravamo diventati amici, solidali. Aveva una passione contagiosa per la vita, per il lavoro. Lo avevo conosciuto alla radio, si vedeva che si divertiva, gli piaceva stare sulla notizia, commentarla. Lo ricordo serio ma allegro, intelligente ma leggero.
Non riesco a pensarlo silenzioso, non riesco a vederlo senza il suo sorriso ironico.
È vero che con la morte occorre fare i conti, ma accettare un destino così ingiusto non è facile. Ciao Cristiano, spero che da qualche parte, in qualche modo, ci si possa sentire, scambiare qualche idea sulla politica, sul giornalismo, sul calcio.
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Condoglianze e vicinanza alla moglie, alla piccola figlia e a tutti famigliari e amici che, come noi, lo abbiamo apprezzato in vita, come persona e come professionista.
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I funerali di Cristiano Bandini si terranno lunedì 16 luglio alle ore 16 presso la chiesa parrocchiale dell’Annunziata, s Cagliari nel Corso Vittorio Emanuele.
Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna 2018
Dal 17 luglio 2018 ore 19:00 al 26 luglio 2018 ore 23:30
Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna
Festa Patronale di Sant’Anna 2018.
Dal 17 al 26 luglio 2018 si terrà la Festa Patronale Stampacina di Sant’Anna. Una bella iniziativa resa possibile dalla collegiata di Sant’Anna in coabitazione con l’Arciconfraternita del Gonfalone, l’Associazione BalluTundu Karalis, l’Associazione Religiosa Miliziani di Sant’Efisio, la Congregazione degli Artieri, la Società Sant’Anna e Sardegna Sotterranea.
Di seguito il calendario e il programma completo:
Domenica 15 luglio 2018
————Avvenimenti&Dibattiti&Commenti———-
Diritti acquisiti e irretroattività delle leggi
15 Luglio 2018
I diritti acquisiti non esistono!
Leonardo Stiz su Linkiesta, ripreso da Democraziaoggi.
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Contus de Stampaxi. Giovanni l’organista e il cielo in una stanza
“Il cielo in una stanza”, la bellissima canzone che Gino Paoli compose nel giugno del 1960 e portata a strabiliante successo da Mina, tanto da occupare per molti mesi i vertici della hit parade italiana (dal settembre al dicembre 1960 al primo posto) piaceva a tutti, o quasi, tra questi aveva un competente estimatore in Giovanni Maffezzoni, organista ufficiale della Chiesa parrocchiale di Sant’Anna. A lui era affidato il magnifico organo, nuovo di zecca, ricostruito al posto dell’originale andato distrutto, con risarcimenti dei danni che la chiesa aveva pesantemente subito nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. [segue]
BUONA ESTATE A TUTTI!
Dibattito. CheSuccede? CheFare? Partiamo dalla constatazione che siamo ultimi
Disastro crescita: l’Italia è sempre più ultima in Europa, ma non frega niente a nessuno
Le previsioni economiche per il 2018 e per il 2019 indicano che non solo saremo (al solito) ultimi per crescita del Pil, ma che la distanza dagli altri continuerà ad ampilarsi: eppure in Italia si parla tutto fuorché di questo. Benvenuti in un Paese che muore di inconsapevolezza
di Francesco Cancellato su LinKiesta
Ultimi. Anzi, più che ultimi, con un distacco dalla penultima che aumenta di anno in anno. Ultimi quando tutti crescono e ultimi quando tutti decrescono. Sono i dati del quadro previsionale della Commissione Europea e certificano, nonostante i dati positivi degli ultimi anni, che la nostra economia viaggia davvero a un ritmo diverso da tutte le altre, come se fossimo una macchina col motore in avaria, o con una ruota in meno.
I dati, dicevamo, raccontano che nel 2018 chiuderemo con una crescita dell’1,5%, contro una media della zona Euro del 2,3% e una media dell’Unione Europea del 2,5%. Andrà ancora peggio nel 2019, dove i Paesi con l’Euro cresceranno del 2%, quelli dell’Europa a 27 del 2,2% e noi ci fermeremo all’1,2%. Peggio di noi nessuno. Sotto il 2% – parliamo delle previsioni 2019 – solo il Belgio e la Francia, comunque un buon mezzo punto avanti. Gli altri PIGS che viaggiano dal 2% del Portogallo al 4,1% dell’Irlanda, passando per il 2,4% della Spagna e il 2,3% della Grecia.
Colpa dell’Euro? Difficile, visto che quelli che ce l’hanno esattamente come noi, crescono molto più di noi. Dell’austerità? Nemmeno, visto che chi l’ha “subita” – non solo i Paesi mediterranei, ma anche quelli del nord come Germania e Finlandia che se la sono auto-imposta, viaggiano molto meglio di noi. Del mercantilismo tedesco e del suo surplus commerciale? Difficile sostenerlo, visto che i tedeschi crescono sotto la media europea, e che se c’è una cosa che cresce alla grande è proprio il nostro export.
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L’esasperazione sociale, il rancore, la rabbia e la paura arrivano tutte da qua. Da un’economia malata, che non riesce a crescere di almeno due punti l’anno dall’inizio del millennio. Da un sistema Paese che preferisce tenersi tutti i suoi sprechi e tutte le sue inefficienze, anziché curarla. Da una cultura dell’alibi che produce capri espiatori in batteria – l’Euro, la finanza, i tedeschi, i migranti – pur di non mettere in discussione alcunché
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No, cari. I dati raccontano proprio questo: che non c’è mezzo alibi a disposizione, a questo giro. Se siamo ultimi in Europa è per problemi nostri. È perché abbiamo un debito pubblico stellare, ad esempio, checché ne dicano i piazzisti del modello giapponese, quelli secondo cui dovremmo indebitarci come se non ci fosse un domani. Un debito che non ci consente di fare nessuna politica espansiva efficace, senza pagarne gli effetti. È perché abbiamo speso un sacco di soldi per caricarci sulle spalle fardelli insostenibili. O perché non siamo attraenti per gli investitori, esteri e italiani, a causa dell’incertezza del diritto, di tasse troppo alte, di una burocrazia settecentesca, della criminalità organizzata. O ancora, perché siamo ostili all’innovazione, al punto da spingere i giovani ad andarsene, dopo averli formati, purché non si azzardino a toccare nulla, a non cambiare nulla.
Anche, è a causa di scelte politiche sbagliate. Lo possiamo dire o no, che questi dati certifichino il fallimento di tutte le politiche per la crescita degli ultimi sette anni almeno, dalla fine della crisi dello spread a oggi? Che pur con tutte le migliori intenzioni gli ottanta euro non hanno rilanciato i consumi, il jobs act non ha rilanciato gli investimenti privati e l’occupazione, e industria 4.0 non ha fatto crescere produttività e salari, non abbastanza, perlomeno, per accorciare le distanze col resto del continente, che invece si sono ampliate? Se non abbiamo l’onestà di ammetterlo, come potremo provare anche solo a ragionare di strumenti e strade nuove?
Di fronte, non abbiamo niente di divertente, peraltro. Il 35% degli investitori interpellati da un sondaggio Bank of America e Merrill Lynch – più di uno su tre – hanno dichiarato che nell’ultimo mese avrebbero deciso di ridurre la loro esposizione in Italia. Peggio di noi, solo il Regno Unito, a causa della Brexit, giusto a ricordarci come finiremmo nel caso di uscita dall’Euro, altro spauracchio che evidentemente agita i sonni di chi vuole mettere del grano in Italia.
La cosa più buffa di tutte, però, è di tutto questo in Italia non si parla più. Del resto, non conviene a nessuno. Non a chi ci ha governato sinora, piazzista di retoriche sul Paese ripartito che non si sono rivelate tali. Non a chi governa, che di tutto si sta occupando fuorché di crescita e che anzi, per mano del suo ministro allo sviluppo economico, licenzia decreti dignità in cui si dice candidamente che farà diminuire i posti di lavoro – robetta: 8000 in dieci anni, ma non si era comunque mai visto – e che decide di ridiscutere un accordo firmato di rilancio e bonifica dell’Ilva di Taranto, uno dei più grandi investimenti esteri in Italia degli ultimi anni, in una terra maledetta e senza alternative.
Segnatevelo: l’esasperazione sociale, il rancore, la rabbia e la paura arrivano tutte da qua. Da un’economia malata, che non riesce a crescere di almeno due punti l’anno dall’inizio del millennio. Da un sistema Paese che preferisce tenersi tutti i suoi sprechi e tutte le sue inefficienze, anziché curarla. Da una cultura dell’alibi che produce capri espiatori in batteria – l’Euro, la finanza, i tedeschi, i migranti – pur di non mettere in discussione alcunché. Del resto, tra trent’anni, in Italia non ci vivranno né gli anziani, né i giovani. Perché occuparsene, no?
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Ecco perché la strategia di Salvini sulle migrazioni è già un fallimento totale
Disastri in Libia, dove la guardia costiera continua a fare il doppio gioco, nonostante gli accordi. Disastri in Italia, con una crisi istituzionale dietro l’altra. Disastri in Europa, con la folle alleanza con gli anti-italiani. Fare peggio in quaranta giorni era quasi impossibile
di Francesco Cancellato su LinKiesta.
Non poteva esserci smacco peggiore di un barcone con 450 persone a bordo a largo delle coste di Lampedusa, per Matteo Salvini. Meglio ancora: non poteva esserci miglior attestazione del velleitarismo e dell’inconsistenza del suo tentativo di chiudere a doppia mandata la rotta del Mediterraneo centrale dando soldi e ruolo alla guardia costiera libica ed eliminando le navi delle organizzazioni non governative da quel tratto di mare.
Indovina un po’, i migranti partono ancora, sono semplicemente passati dai gommoni alle barche. E il potere di deterrenza della guardia costiera libica, doppiogiochista per definizione, è semplicemente pari a zero, nonostante tutte le nostre generose elargizioni.
Se al Viminale ci fosse Alfano, per dire, staremmo tutti parlando di un fallimento clamoroso, l’ennesimo in soli quaranta giorni. Disastro in Libia, paese in guerra civile e teatro di sistematiche violazioni dei diritti umani, cui Salvini ha affidato i nostri confini meridionali, per spezzare le reni alle poche organizzazioni non governative presenti nell’area. Il risultato? Le partenze continuano imperterrite, semplicemente cambiano i mezzi messi a disposizione degli scafisti. E la guardia costiera continua a fare il suo doppio gioco – di cui tutti, tranne Salvini, paiono essere consapevoli – forte delle miglia di mare che le sono state gentilmente offerte da presidiare, dei soldi e dei mezzi messi a disposizione della Repubblica Italiana e della consapevolezza che Salvini le ha affidato la propria sopravvivenza politica. Non esattamente le peggiori condizioni del mondo, in una trattativa.
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A scacchi, quando le mosse cominciano a diventare obbligate, vuol dire che la partita è persa, o quasi. E Salvini oggi ha solo poche mosse a disposizione per evitare lo scacco matto. O riuscirà ad alzare un muro nel Mediterraneo e a far partire i rimpatri – che sembrano spariti dall’agenda peggio dell’abolizione della Fornero -, o sarà riuscito nell’impresa di far diventare l’Italia il Paese-gabbia della rotta migratoria meridionale verso l’Europa
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Disastro pure in Italia, a ben vedere, dove Salvini riesce nell’impresa di provocare una crisi istituzionale a settimana, ormai. Prima coi ministri della difesa e degli esteri Trenta e Moavero, che nel caso della nave irlandese che ha sbarcato 106 migranti a Messina nell’ambito della missione comunitaria Sophia, gli hanno ricordato che il Viminale non si occupa di trattati internazionali. Poi con il presidente Mattarella, che si è imposto sul premier Conte per far sbarcare a Trapani i 66 migranti raccolti dal rimorchiatore italiano Vos Thalassa e sbarcati sulla nave Diciotti della guardia costiera italiana, dopo che Salvini aveva chiuso loro il porto.
Disastro pure in Europa, infine, dove il risultato dell’alleanza con i Paesi del blocco di Visegrad e col ministro degli interni tedesco Horst Seehofer ha portato alla fine di ogni speranza di revisione del Trattato di Dublino, alla stretta sui movimenti secondari e alla minaccia di chiudere i confini con l’Italia. Alla faccia di Giuseppe Conte, che aveva esordito al consiglio europeo affermando che «chi sbarca in Italia, sbarca in Europa». E che oggi si trova nelle condizioni di dover provare a rinegoziare la missione Sophia, nuovo bersaglio delle ire salviniane, un «folle accordo», secondo il suo sodale, il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, una delle poche missioni co-finanziate dai 27 stati membri che ha sinora fatto arrestare 143 sospetti trafficanti, neutralizzato 545 imbarcazioni e contribuito a salvare 44.251 vite.
A scacchi, quando le mosse cominciano a diventare obbligate, vuol dire che la partita è persa, o quasi. E Salvini oggi ha solo poche mosse a disposizione per evitare lo scacco matto. O riuscirà ad alzare un muro nel Mediterraneo e a far partire i rimpatri – che sembrano spariti dall’agenda peggio dell’abolizione della Fornero -, o sarà riuscito nell’impresa di far diventare l’Italia il Paese-gabbia della rotta migratoria meridionale verso l’Europa. Esattamente il contrario di quel che aveva promesso di fare. Non era facile fare peggio.
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Sabato 14 luglio 2018
—————Avvenimenti&Dibattiti&Commenti—————–
Lo stupore del Ministro dell’interno e i nodi del Governo che stanno venendo al pettine
14 Luglio 2018
Tonino Dessì e Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Dibattito
La triste verità: non c’è alternativa al populismo (e le cose possono peggiorare ancora, se non ci si dà una mossa)
Le rivoluzioni del populismo si mostreranno presto per ciò che sono: illusioni. Ma all’orizzonte non ci sono alternative, se non le ambigue tecno-utopie della Silicon Valley e qualche leader sbiadito in cerca di rivincite. Il momento di ripensare la democrazia è ora. Altrimenti, presto, saranno guai
di Fabio Chiusi su LinKiesta
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Disastro crescita: l’Italia è sempre più ultima in Europa, ma non frega niente a nessuno
Le previsioni economiche per il 2018 e per il 2019 indicano che non solo saremo (al solito) ultimi per crescita del Pil, ma che la distanza dagli altri continuerà ad ampilarsi: eppure in Italia si parla tutto fuorché di questo. Benvenuti in un Paese che muore di inconsapevolezza
di Francesco Cancellato su LinKiesta.
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14 luglio
LA PRESA DELLA BASTIGLIA
Il 14 luglio 1789 il popolo di Parigi… ma lo sapete.
par Bomeluzo
… e molto altro
Raccogliamo e rilanciamo
Iniziativa di dibattito promossa da un gruppo di compagni della sinistra sarda.
Per chi ne avesse voglia: venerdì 20 luglio alle ore 16,30 nel salone della Società degli operai a Cagliari, in via XX Settembre 80 come gruppo di compagni della sinistra sarda ci vediamo per una discussione non troppo formale sulla situazione politica che stiamo attraversando dopo la costituzione del governo Lega-M5S. Non ripercorriamo adesso qui i passaggi più pesanti di queste settimane. Concordiamo pressoché tutti su un giudizio fortemente negativo di ciò che stiamo vivendo, ma non avendo noi convincimenti univoci sulle risposte, né grandi possibilità di confronto collettivo, riteniamo utile una chiacchierata da cui possa emergere non solo un po’ di conforto ma anche – eventualmente – qualche idea su iniziative da proporre a partire da settembre. Noi tutti interveniamo a titolo individuale. Prendi queste righe come un invito a partecipare, se puoi.
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- La pagina fb dell’iniziativa.
Salviamoci da Salvini.
Salvini “sbruncau”. Ma sa cos’è la legittima difesa?
13 Luglio 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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La vicenda su La Repubblica.it.
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Immagine: StreetArt di Sardochino
Venerdì 13 luglio 2018
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Da oggi e per tutto il periodo estivo, fino a mercoledì 5 settembre 2018, l’aggiornamento quotidiano della News non sarà tempestivo come di consueto. La News comunque non chiuderà per ferie neppure quest’anno.
———————-Avvenimenti&Dibattiti&Commenti———————–
Cinghialotti thailandesi e antiche scuole pedagogiche sarde.
13 Luglio 2018
Amsicora su Democraziaoggi.
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“Il progetto sostenibile. Oltre la retorica”
12 luglio 2017 – ore 17.00
Università di Cagliari – Aula Magna di Architettura
Via Corte d’Appello 67, Cagliari
Il seminario è gratuito.
http://asvis.it/eventi/
Per i giovani e per il Sud: fare presto prima che la situazione precipiti
Il servizio civico.
Una proposta per garantire un reddito minimo alle famiglie in difficoltà generando dignità e coesione sociale.
di Vittorio Rinaldi.
Articolo apparso su LabSus, riproposto da Aladinews.
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