Monthly Archives: aprile 2018
La Scuola Popolare e i Comitati di quartiere degli anni 70 nella Storia
Ieri 19 aprile si è brillantemente laureato (laurea magistrale), con 110 e lode, in Storia e Società, Gavino Santucciu, discutendo con il prof. Luciano Marrocu (controrelatrice Valeria Deplano) una tesi di laurea sul movimento dei quartieri a Cagliari negli anni 70. Congratulazioni al dott. Santucciu che proseguirà gli studi di storia con particolari approfondimenti sul filone di ricerca della stessa tesi. Come Aladinews abbiamo partecipato alla costruzione dei materiali della tesi e ovviamente siamo interessati agli ulteriori approfondimenti.
Is Mirrionis in Culturability 2018
https://www.facebook.com/franco.meloni.71/posts/10214794358439841:0.
Ecco il progetto (in sintesi) presentato dal Team Informale UrbanSOS, coordinato da Valeria Saiu: https://bando2018.culturability.org/partecipanti/neighbourhub-un-circuito-aperto-di-spazi-per-usi-temporanei-e-a-rotazione-per-un-distretto-culturale-diffuso-nel-quartiere-di-is-mirrionis/
Cosa fare per le periferie?
Nell’agenda del nuovo Parlamento e del (prossimo) nuovo Governo. Riprendere da dove era arrivato il Parlamento della precedente legislatura.
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI SICUREZZA E SULLO STATO DI DEGRADO DELLE CITTA’ E DELLE LORO PERIFERIE
LE LINEE EVOLUTIVE: INDIRIZZI E PROPOSTE
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Estratto dalla Relazione conclusiva approvata in Commissione nella seduta del 14 dicembre 2017
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(…) 6. Le politiche attive per il sociale
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Oggi venerdì 20 aprile 2018
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M5S e governo: fermezza e niente pasticci
20 Aprile 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Devo essere sincero? La versione minsteriale del M5S mi lascia perplesso. Non che non comprenda le ragioni di prudenza quando si hanno i fucili puntati, ma su temi centrali qualcosa bisogna pur dirla. All’ossessione del distinguo fino alla campagna elettorale non può seguire un piatto glissare, che finisce per disorientare l’elettorato. Per esempio, sui bombardamenti […]
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A S. Sperate “il pranzo partigiano”, non s’ha da fare. Solo “pranzo sociale”. Censura (inammissibile) o autocensura (inaccettabile)?
20 Aprile 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Non c’è democrazia senza eguaglianza
SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » DIFENDERE LA COSTITUZIONE
Non c’è democrazia senza eguaglianza
di SALVATORE SETTIS
su il Fatto quotidiano, 19 aprile 2018, ripreso da eddyburg.
Nel confuso battibecco politico in corso si dimentica che nella Costituzione il concetto di uguaglianza non galleggia nel vuoto , ma rappresenta il cardine e il traguardo della democrazia, e impone di rimuovere tutti gli ostacoli che ne ostacolano il raggiungimento.
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«La Costituzione non indica vaghi principi, ma obiettivi precisi e spiega come raggiungerli. Il dibattito politico però ha rimosso il tema nelle sue declinazioni cruciali, l’accesso alle cure e alla cultura»
Vita dura per chi, negli estenuanti negoziati all’inseguimento di ipotetiche alleanze di governo, cerca col lanternino non solo qualche rada dichiarazione programmatica, ma un’idea di Italia, una visione del futuro, un orizzonte verso cui camminare, un traguardo. Al cittadino comune non resta che gettare un messaggio in bottiglia, pur temendo che naufraghi in un oceano di chiacchiere. La persistente assenza di un governo è un problema, certo. Ma molto più allarmanti sono altre assenze, sintomo che alcuni problemi capitali sono stati tacitamente relegati a impolverarsi in soffitta. Per esempio, l’eguaglianza.
Di eguaglianza parla l’articolo 3 della Costituzione, e lo fa in termini tutt’altro che generici. Non è uno slogan, un’etichetta, una predica a vuoto destinata a restare lettera morta. È l’articolo più rivoluzionario e radicale della nostra Costituzione, anzi vi rappresenta il cardine dei diritti sociali e della stessa democrazia. E non perché annunci l’avvento di un’eguaglianza già attuata, ma perché la addita come imprescindibile obiettivo dell’azione di governo.
L’articolo 3 dichiara che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», ma non si ferma qui, anzi quel che aggiunge è ancor più importante, e non ha precedenti in altre Costituzioni. «La Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
L’eguaglianza fra i cittadini è qui affermata attraverso la loro dignità sociale. La dignità, raggiunta mediante il lavoro, è identificata con il pieno sviluppo della persona. Dignità, sviluppo della persona e lavoro convergono per creare equilibrio fra i diritti del singolo e i suoi «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art. 2). La democrazia secondo la Costituzione è dunque «effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese», e il suo protagonista è il cittadino-lavoratore: perciò l’art. 4 garantisce il diritto al lavoro. Questa idea di democrazia risulta dalla somma di dignità personale e sociale, lavoro, eguaglianza, solidarietà. Dà forma concreta alla sovranità popolare dell’art. 1, ed è il fondamento di larga parte della Carta: non solo gli articoli sui diritti e doveri dei cittadini e sui rapporti etico-sociali (artt. 13-34), ma anche quelli sui rapporti economici (artt. 35-47) e politici. Una parte, questa, che include anche la seconda parte della Costituzione (Ordinamento della Repubblica).
Irraggiandosi su tutta la Costituzione, il principio di eguaglianza sostanziale introdotto dall’art. 3 comporta il progetto di una profonda modificazione della società. Qualcosa da cui siamo, in tempi di impoverimento crescente, di alta disoccupazione e di crescita delle disuguaglianze, più lontani che mai. Quel testo così rivoluzionario fu il “capolavoro istituzionale” di Lelio Basso e Massimo Severo Giannini, allora capo di gabinetto del ministero della Costituente, retto da Pietro Nenni. Dal libro sull’art. 3 di Mario Dogliani e Chiara Giorgi (nella bella serie sui principi fondamentali della Costituzione pubblicata da Carocci) risulta anche il contributo in Costituente di Moro, La Pira, Fanfani. Ma questa “norma-cardine del nostro ordinamento costituzionale” (Romagnoli), che dovrebbe ispirare ogni legge e ogni atto del Parlamento e dei governi, è stata troppo spesso ignorata. Eppure il traguardo costituzionale dell’eguaglianza, data la sua straordinaria, visionaria forza e ricchezza, dovrebbe essere la stella polare di qualsiasi programma di governo.
Per fare solo qualche esempio: il diritto alla salute prescritto dall’art. 32 della Costituzione è palesemente uno strumento di eguaglianza, dunque dev’essere identicamente garantito a tutti. Ma ognun sa che vi sono regioni (specialmente nel Sud) dove il costo pro capite della sanità è assai più alto che in altre (Centro-Nord), mentre i servizi offerti sono molto meno efficienti; per non dire della quota di famiglie impoverite che, a causa delle crescenti spese (ticket etc.), tendono a rinunciare a ogni cura (28.000 nuclei familiari in Calabria, 69.000 in Sicilia).
C’è forse un piano per correggere questa stortura? E come rimediare alla crescente disoccupazione giovanile (58,7 per cento in Calabria)? Il “reddito di cittadinanza” è un rimedio ma non una risposta, e una vera politica del lavoro e della piena occupazione è di là da venire. A fronte di una Costituzione che individua nel lavoro l’ingrediente essenziale della dignità della persona e della democrazia, quali sono i progetti dei partiti? Per fare solo un altro esempio: anche la cultura, e in particolare l’istruzione scolastica, è secondo la Costituzione un ingranaggio irrinunciabile della dignità personale, dello sviluppo della persona, e dunque della democrazia.
Ma che cosa si intende fare per invertire la rotta di una crescente disuguaglianza di classe favorita da una scuola che è stata battezzata “buona” proprio nel momento in cui da cattiva diventava pessima? E da cosa nascerà l’innovazione e lo sviluppo (dunque anche l’occupazione), se l’Italia investe in ricerca l’1,3 per cento del Pil, contro il 3,3 per cento della Svezia, il 3,1 per cento dell’Austria, il 2,9 per cento della Germania? E se l’università è mortificata da pessimi criteri di valutazione della ricerca, strangolata dalla persistente carenza di fondi, umiliata dalla precarizzazione crescente dell’insegnamento?
L’eguaglianza non è un traguardo facile, ma ignorarlo vuol dire calpestare quella stessa Costituzione che i cittadini hanno difeso nel referendum del 4 dicembre 2016. Quel voto, e così quello del 4 marzo di quest’anno, chiedono radicali cambiamenti, ma in quale direzione? Per uscire dalla palude bastano volti nuovi, nuove alleanze, nuovi slogan? Da questo Parlamento e dal futuro governo dovremmo esigere la competenza e l’immaginazione necessarie a indicare un traguardo degno della nostra Costituzione e della nostra storia. Un futuro per cittadini-lavoratori che nella dignità della loro persona e nella solidarietà riconoscano l’alfabeto della democrazia e la speranza per le nuove generazioni.
NewsLetter
Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
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Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l’elenco dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) e dei 169 Targets che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.
Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs)
Goal 1: Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo
Goal 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
Goal 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
Goal 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
Goal 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere, per l’empowerment di tutte le donne e le ragazze
Goal 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie
Goal 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
Goal 8: Incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti
Goal 9: Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
Goal 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni
Goal 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Goal 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
Goal 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze
Goal 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
Goal 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica
Goal 16: Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli
Goal 17: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile
Oggi giovedì 19 aprile 2018
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Il diavolo rosso e l’acqua santa nel centro sociale di Bologna
di ALESSANDRO SANTAGATA
il manifesto, 18 aprile 2018, ripreso da eddyburg e da aladinews. Stupore del giornale per il dibattito di due personalità, l’una della sinistra comunista, l’altra del clero cattolico. Della serie I miracoli di papa Bergoglio.
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I meridionali nella Resistenza
19 Aprile 2018
Oggi alle 17,30 nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna in via S. Salvatore d’Horta n. 2 verrà presentato il libro “La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia (1943.1945), a cura di Enzo Fimiani. La recensione di Gianna Lai su Democraziaoggi.
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BookCrossing a S. Michele e Is Mirrionis
Domani, giovedi 19 aprile si inaugura a partire dalle ore 16,30 dalla Piazza Di Desulo, il progetto di BookCrossing.
[Dal sito della Cooperativa Passaparola]
In generale consiste nella liberazione di libri allo scopo di poterne seguire il viaggio attraverso i commenti di coloro che li ritrovano. Bookcrossing.com è il sito che rende possibile tutto ciò.
I Vescovi sardi per “Sa die”. La lingua sarda nella Messa, ma non in toto.
I Vescovi sardi per “Sa die”. La lingua sarda nella Messa, ma non in toto. Per la “preghiera eucaristica” occorre aspettare. Soddisfazione per quanto già ottenuto da parte dei cattolici di “Prego in Sardu”, della Fondazione Sardinia e della Confederazione Sindacale Sarda, ma anche rilievi critici per l’atteggiamento eccessivamente prudente dei Vescovi sardi (Vescovo Miglio escluso) nonostante le aperture della Santa Sede e l’incitamento positivo di Papa Francesco. Di seguito il Comunicato stampa della Conferenza Episcopale Sarda, che da atto dei progressi in materia, ma delude quanti avevano dato per scontato l’adozione del testo integrale in lingua sarda nella Messa, perlomeno in quella che sarà concelebrata dai Vescovi sardi con la presidenza di mons. Angelo Becciu, nel Duomo di Cagliari il 28 aprile p.v., sa Die de Sa Sardigna (vedasi Mario Girau su La Nuova Sardegna).
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CONFERENZA
EPISCOPALE
SARDA
Nel corso della riunione ordinaria della Conferenza Episcopale Sarda, tenutasi martedì 17 aprile nell’Episcopio di Oristano, sotto la presidenza di S.E. Monsignor Arrigo Miglio, ampio spazio è stato dedicato alla proposta di poter usare la lingua sarda nel testo integrale della Santa Messa, che si celebrerà nella cattedrale di Cagliari il prossimo 28 aprile, in occasione di “Sa Die de Sa Sardigna”. Tale proposta è pervenuta alla CES, tramite il suo Presidente, da parte del Comitato organizzatore della ricorrenza e del gruppo di lavoro “Prego in sardu”, con il quale la CES da tempo ha avviato una collaborazione sul tema. L’ampia discussione si è conclusa con una unanime e articolata risposta della CES alla richiesta. [segue]
Oggi mercoledì 18 aprile 2018
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Le “promesse politiche” senza copertura? Bufale!
18 Aprile 2018
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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(…) Bene ha fatto, quindi, Perotti ad evidenziare la confusione in cui spesso si incorre, quando si parla di reddito di cittadinanza; confusione che non facilita certo la comprensione del significato delle proposte politiche (…).
L’idea di introdurre nei moderni sistemi economici un reddito di cittadinanza incondizionato e universale può essere attuata e finanziata solo nella prospettiva di una riforma complessiva dell’attuale ordinamento dello Stato sociale, con cui evitare, sia il rischio della trappola della povertà, sia il problema del reperimento delle risorse necessarie, sia anche gli effetti della dinamica tecnologica dei sistemi produttivi capitalisticamente avanzati; effetti, questi ultimi, che i meccanismi istituzionali distributivi esistenti trasformano in disoccupazione strutturale e permanente, e quindi in diffusa povertà (coinvolgente quote crescenti della popolazione), che il welfare State non è più in grado di fronteggiare.
In conseguenza di ciò (…) sarebbe necessario che il Paese avviasse una approfondita riflessione, sul piano culturale, economico, politico e sindacale, per rimuovere tutti i motivi impropri di discussione e di perplessità su una riforma non più eludibile dei meccanismi distributivi del prodotto sociale; motivi che trovano la loro ragion d’essere solo nella permanenza di uno stato di crisi, che impedisce al Paese di riformare le proprie istituzioni politiche ed economiche, compromettendo in tal modo la possibile crescita qualitativa e quantitativa futura.
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Domenica 29 aprile l’inaugurazione del “Cammino della Libertà” a Nuxis
L’Associazione Culturale “Le Sorgenti” di Nuxis organizza domenica 29 aprile a Nuxis una gita/evento per l’inaugurazione del “Cammino della Libertà” nei luoghi della latitanza dell’Avv. Salvatore Cadeddu, capo della Rivolta di Palabanda dell’Ottobre 1812. Cadeddu, com’è noto, da Nuxis venne trasferito a S. Giovanni Suergiu nel tentativo di trovare un imbarco per la Corsica, ma a seguito di una delazione, fu arrestato, processato a Cagliari e condannato a morte. L’esecuzione è avvenuta nel settembre del 1813 a Cagliari nei pressi della vecchia Birreria Ichnusa, zona mercato di San Benedetto.
Si tratta di un episodio importante della storia sarda che è giusto ricordare, come è doveroso rendere onore a chi – come l’Avv. Cadeddu – ha pagato con la vita la sua lotta per la democrazia sarda e la dignità dei sardi.
Il luogo della latitanza è stato individuato, con la collaborazione dello Speleoclub di Nuxis, grazie a un memoriale del 1857 che lo indica con precisione. Su queste ricerche vedasi il seguente link
http://www.democraziaoggi.it/?p=4217.
– Per ulteriori informazioni vedi anche
http://www.democraziaoggi.it/?p=4591
http://www.democraziaoggi.it/?p=4452
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[seguono informazioni di carattere organizzativo]
L’Occidente perduto
L’OCCIDENTE PERDUTO
di Raniero La Valle*
Se Israele non avesse attaccato una base in Siria per colpire l’Iran, se Trump non avesse fatto lanciare 19 missili Cruise da due bombardieri B 18 partiti dal Qatar e 66 missili Tomahawk da un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la signora May non avesse spedito 4 Tornado che hanno sparato 8 missili e se l’ultimo del terzetto, Macron, non fosse stato della partita facendo scoccare 9 missili SCALP da altrettanti caccia partiti dalla Francia più 3 missili lanciati da fregate, e se i nostri eroi non si fossero premurati di avvisare Putin di non prendersela perché l’intenzione non era né di disturbare la Russia né di distruggere la Siria, allora forse si potrebbe credere che davvero Assad avesse lanciato armi chimiche di sterminio contro la propria popolazione sul proprio territorio nel corso di una guerra civile che ormai stava vincendo, e perciò meritasse di essere punito. Certo, al senso comune ciò appare improbabile e del tutto insensato, ma se lo dicono i giornali può essere vero dato che non c’è mai limite al peggio.
L’esperienza però ci dice un’altra cosa: ogni volta che, dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Occidente ha voluto lanciare una guerra, rovesciare un regime, uccidere capi avversari o compiere altri delitti, si è sempre fatto precedere da una bugia che servisse a salvargli l’anima e a persuadere le masse del proprio buon cuore e della propria innocenza. È questa la ragione per cui le armi sono le ultime a sparare e i governi gli ultimi a esporsi: i primi autori e persuasori della guerra sono i servizi segreti, l’intelligence e i media seriali. La guerra del Vietnam, quando l’America cessò di essere l’America di Wilson e di Roosevelt per giungere poi ad essere l’America di Trump, cominciò con la bugia di un attacco navale nordvietnamita nel golfo del Tonchino, poi rivelata come tale dai “Pentagon Papers” nel 1971. La guerra della NATO per la definitiva disgregazione della Jugoslavia e l’eliminazione di Milosevic, dopo l’ultimatum di Rambouillet, fu motivata dal massacro di Raçak, dove l’esercito clandestino kosovaro, successivamente impossessatosi della zona, avrebbe trovato i corpi di quarantacinque vittime albanesi con mutilazioni e teste mozzate; una compagnia di marketing inglese, la Ruder & Finn, rivelò poi di aver fabbricato l’equazione serbi-nazisti e Milosevic-Hitler ad uso della propaganda occidentale. La seconda guerra del Golfo per l’annientamento dell’Iraq e l’uccisione di Saddam, matrice di tutto il terrorismo successivo, ebbe una lunga sequenza di false motivazioni: la prima fu che Saddam Hussein stava preparando un attacco per diffondere un’epidemia di vaiolo, per cui negli Stati Uniti ci furono cinquecentomila vaccinazioni di funzionari pubblici contro una malattia ormai scomparsa da tempo; poi si parlò della ricina, estratta dalla pianta del ricino; Bush alle Nazioni Unite sostenne che si stessero approntando scorte di gas nervino, poi si parlò di un supercannone, e infine Colin Powel mostrò al Consiglio di Sicurezza la famosa provetta con l’antrace, a prova delle armi di sterminio che l’Iraq stava per usare. Ugualmente fu montata la minaccia rappresentata da Gheddafi. Se poi si va più indietro nel tempo a fatti che hanno cambiato il corso della storia, si giunge al sequestro e all’uccisione di Moro, interamente perpetrati e raccontati in un involucro di menzogne, ormai documentate in innumerevoli libri e atti parlamentari e giudiziari, la maggiore delle quali fu che le lettere di Moro non erano di Moro e che nelle mani dei sequestratori non ci fosse l’uomo carico del destino dell’Italia, ma un semplice cittadino da sacrificare con fermezza alla ragion di Stato.
Tutto ciò mostra che il potere e la verità non abitano su monti vicini, e che la guerra non resisterebbe alla prova della verità; non a caso è sulla verità che si interrompe bruscamente, prima della croce, il dialogo tra Gesù e Pilato, cioè tra l’uomo e il potere.
Perciò se Israele ha attaccato una base in Siria, se Trump ha fatto lanciare 19 Cruise da due bombardieri partiti dal Qatar e 66 Tomahawk da un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la signora May ha spedito 4 Tornado con 8 missili e se Macron si è fatto vivo con 9 caccia dalla Francia e una fregata dal Mediterraneo, vuol dire che Assad non ha lanciato alcun gas letale contro il suo popolo, e se attacco chimico c’è stato, bisogna cercarne altrove gli autori; ma se sono stati i Servizi segreti, sia chiaro che non sono stati Servizi “deviati”, perché non sono i Servizi di intelligenze che fanno la politica estera, sono i governi, e i Servizi ne sono semplicemente gli strumenti per le cose inconfessabili. E a confermarlo sono i vescovi, caldeo e cattolico, di Aleppo.
C’è però una verità che in tal modo va in scena, tra il grottesco e la tragedia, ed è la fine di ciò che abbiamo chiamato Occidente. Più volte il papa ha richiamato l’Europa a tornare alla sua vocazione, a ripristinare i suoi valori; ma qui non è più l’Europa, è l’Occidente che ha perduto se stesso, che deve trovare una nuova ragione di vita, un nuovo modo alto e fecondo di stare al mondo, nel mondo di tutti.
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* su fb
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Sulla crisi siriana
L’ITALIA SIA COERENTE CON I SUOI PRINCIPI COSTITUZIONALI
Ripristinare la legalità internazionale. Sui bombardamenti alla Siria una presa di posizione del Comitato per la democrazia costituzionale
L’attacco missilistico compiuto congiuntamente da Stati Uniti, Francia e Inghilterra nelle prime ore del 14 aprile costituisce un grave vulnus alla legalità internazionale, poiché è avvenuto in aperta contraddizione con il divieto dell’uso della forza nelle relazioni internazionali stabilito dall’art. 2, comma 4, della Carta delle Nazioni Unite.
L’uso della forza, non autorizzato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi del Cap. VII della Carta, costituisce un atto di aggressione che non può essere legittimato dalle giustificazioni fornite all’opinione pubblica dai Paesi attaccanti. Infatti, se siano state usate armi chimiche lo può dire solo un’inchiesta sul terreno degli ispettori dell’OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), a cui la Siria non si oppone. Ed è stata proprio l’OPAC (non certo i bombardamenti) che ha smantellato l’arsenale chimico di Assad, nell’ottobre del 2013, mettendo sotto sigilli oltre mille tonnellate di agenti chimici ed armi chimiche.
In ogni caso, anche se venisse provato l’uso di armi chimiche, che indubbiamente integra un crimine di guerra, solo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU potrebbe autorizzare sanzioni comportanti l’uso della forza.
Come nell’ordinamento interno nessuno può farsi giustizia da sé, così nell’ordinamento internazionale gli Stati non possono risolvere le loro controversi a suon di bombe.
Il nostro Paese con la Costituzione, in accordo con la Carta dell’ONU, ha detto no per sempre alla legge della giungla nelle relazioni internazionali. In questo momento, in cui un conflitto disastroso viene ulteriormente alimentato con il rischio di provocare ulteriori deflagrazioni, l’Italia faccia sentire alta la sua voce di civiltà ed in obbedienza ai suoi principi costituzionali, rifiuti di fornire basi ed appoggio logistico per gli attacchi contro la Siria, invitando gli “alleati” a cooperare con le istituzioni internazionali per pervenire finalmente ad una soluzione pacifica del conflitto.
Roma, 14 aprile 2018