Monthly Archives: aprile 2018
Oggi venerdì 27 aprile 2018
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SOCIETÀ E POLITICA » CAPITALISMO OGGI » PROPOSTA
Un puzzle oltre il dominio del denaro
di FRANCESCO GESUALDI
Comune.info-net, 26 aprile 2018, ripreso sa eddyburg e da aladinews. Tentativi di uscire dal capitalismo partendo da spostare l’attenzione dei consumatori dal valore delle merci stabilito dal Mercato alle qualità sociali e materiali dei beni: cioè anteponendo le persone al denaro.
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Palermo: nel labirinto della trattativa
27 Aprile 2018
Carlo Dore jr. su Democraziaoggi.
Questa storia ha inizio in un pomeriggio del luglio del 1992, tra le lamiere deformate dal tritolo e il fumo sprigionato dal cratere di Via D’Amelio, che ha accolto i resti di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. E’ la storia di uno Stato in ginocchio dinanzi alla furia dei Corleonesi, […]
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E’ online il manifesto sardo duecentocinquantanove
Il numero 259
Il sommario
L’indifferenza al potere (Amedeo Spagnuolo), La Corte d’Appello di Roma riforma il lodo arbitrale su Tuvixeddu: solo 1,2 milioni di euro e nemmeno un mattone a Cualbu (Stefano Deliperi), La “grande bellezza” dei luoghi non è sufficiente a promuoverne la crescita (Gianfranco Sabattini), Takoua Ben Mohamed e il nuovo 25 Aprile (Graziano Pintori), La “pulizia etnica” della Palestina: Ilan Pappe e la definizione retroattiva della nakba palestinese (Daniela Spada), Trump cade in Siria sostenuto da Macron e May in fuga dai loro conflitti interni (Claudia Zuncheddu), Turchia e dintorni. Si perde nella notte dei tempi (seconda parte) (Emanuela Locci), Crisi siriana: l’Italia sia coerente con i suoi principi costituzionali (Massimo Villone, Alfiero Grandi, Domenico Gallo, Alfonso Gianni), L’agonia di HyC, in parole semplici (Marinella Lőrinczi), Perché è importante partecipare al sit-in contro la guerra in Siria (red).
Oggi 26 aprile: Ritratti / Pellicole_Corpi_Città – III Appuntamento
Oggi giovedì 26 aprile 2018
“Su Connottu”
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SOCIETÀ E POLITICA » CAPITALISMO OGGI » CRITICA
Più debito per uscire dalla crisi
di ANDREA BARANES
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Sbilanciamoci, Newsletter n. 550, 24 aprile 2018, ripreso da eddyburg e da aladinews. La truffa per gonzi del debito pubblico: un manganello per obbligarci a ridurre i nostri redditi per far crescere ancora i loro. Con numerosi riferimenti (…)
Economia circolare, il decalogo per passare dalle parole al business
Con l’innovazione si può pensare di scansare il problema di risorse sempre più scarse, migliorare l’efficienza operativa, avvicinare nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti. Ecco una guida di Boston Consulting Group
di CRISTINA LAZZATI su La Repubblica.it
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Il Nobel Joseph Stiglitz spiega perché per combattere le disuguaglianze bisogna abbandonare subito le idee di Milton Friedman
di Richard Feloni
By sardegnasoprattutto / 26 aprile 2018/ Economia & Lavoro/
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DIBATTITO. Jeremy Rifkin: È necessario costruire e estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione Industriale
È necessario costruire una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione Industriale. Se su questo si creasse consenso trasversale, avremmo una nuova visione capace di ispirare le prossime tre generazioni in Italia. L’opinione dell’economista americano
di JEREMY RIFKIN
19 aprile 2018 su L’Espresso
Le elezioni del 4 marzo hanno scosso la politica italiana e l’onda sismica si è fatta sentire in tutta Europa. La maggioranza degli elettori italiani si è espressa contro la vecchia casta politica più vicina agli interessi delle lobby che a quelli dei cittadini. Il disincanto populista ormai accomuna elettori di destra e di sinistra in un acceso dibattito che riguarda non solo l’Italia, ma l’Unione europea e il mondo intero, e si aggiunge a problemi come stagnazione economica, produttività declinante, disoccupazione, diseguaglianze crescenti, e perdita di speranza per i giovani. Mentre il cambiamento climatico continua a minacciare la sopravvivenza della vita sulla Terra.
Queste elezioni impongono dunque un radicale cambiamento, ma in che senso?
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In un mio recente articolo su L’Espresso, osservavo che il rallentamento del Pil e l’aumento di disoccupazione e disuguaglianza sono il risultato del declino della seconda rivoluzione industriale, basata su telecomunicazioni ed energia centralizzate e sul motore a scoppio. Questa infrastruttura antiquata è ormai entrata in fase terminale in tutto il mondo. È necessario costruire e estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione Industriale (Tri) ad alto tasso di integrazione digitale, che dovrà comprendere anche una rete Internet 5G, un’Internet dell’energia rinnovabile digitalizzata, un’Internet della mobilità automatizzata basata su veicoli elettrici e a idrogeno, circolanti in tessuti urbani intelligenti collegati interattivamente nell’Internet delle cose (IdC). Se su questo si creasse consenso trasversale, avremmo una nuova visione capace di ispirare le prossime tre generazioni in Italia per affrontare efficacemente i problemi posti da disoccupazione, immigrazione e deficit di protagonismo delle comunità locali nei processi decisionali. Serve una radicale transizione dell’Italia verso un’economia Tri digitalizzata, intelligente.
OLTRE IL REDDITO MINIMO
Altro tema caldo è il reddito minimo condizionato all’accettazione di almeno una su tre proposte di lavoro dei Centri per l’impiego. Ma dove le si va a prendere le tre proposte di lavoro se non si creano nuove dinamiche occupazionali e professionali? Nella costruzione di un’infrastruttura Tri, che richiede decine di migliaia di posti di lavoro semi-qualificati, qualificati, e altamente qualificati per le prossime due generazioni, che non potranno essere coperti né da robot né dall’Intelligenza artificiale. Sono figure professionali nuove per settori quali l’ammodernamento della rete di comunicazione e la cablatura della banda larga universale 5G e del Wi-Fi gratuito; l’efficienza energetica di milioni di edifici pubblici e privati con l’installazione di infissi ad alta tenuta termica; una nuova infrastruttura energetica basata non più su fossili o nucleare ma sulle fonti rinnovabili (sole, vento etc) con installazione delle tecnologie di accumulo energetico; la riconfigurazione di tutta la rete elettrica in una vera e propria Internet dell’energia con contatori di nuova generazione e altre tecnologie digitali per collegare fra di loro milioni di microcentrali; la realizzazione di un’Internet della logistica e della mobilità senza conducente a guida satellitare, con milioni di sensori su “smart roads” che forniranno informazioni in tempo reale su flussi di traffico e movimenti di merci, la sostituzione del parco veicoli tradizionali con quelli elettrici e a idrogeno su strada, ferrovia e mare, con decine di migliaia di stazioni di ricarica e rifornimento di idrogeno. La creazione di questa infrastruttura dell’Internet delle Cose per una “Smart Italy” darà lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori per i prossimi trent’anni e la riqualificazione delle figure professionali necessarie non dovrebbe richiedere più di 6-9 mesi, secondo esperienze già in corso in altre regioni d’Europa. Altrettanto bisognerebbe fare per i programmi delle scuole superiori e delle università.
QUALE LAVORO DOPO IL LAVORO
Per i prossimi trent’anni vi sarà dunque un’ultima ondata di occupazione di massa prima che la nuova infrastruttura economica digitale intelligente riduca il lavoro al lumicino perché sarà governata da algoritmi e robot. Cosa faranno allora gli esseri umani? L’occupazione migrerà verso l’economia sociale e della condivisione, e il settore “No profit” (che non significa necessariamente “No jobs”). Nell’economia no profit e della condivisione il lavoro dell’uomo rimarrà importante perché l’impegno sociale e la creazione di capitale sociale sono un’impresa intrinsecamente umana. Neanche i più ardenti tecnofili osano sostenere l’idea che le macchine possano creare capitale sociale. La gestione di ambiente, educazione, salute, attività culturali e una moltitudine di altre attività sociali, richiede l’intervento umano e non quello delle macchine. Un robot potrà portare il pranzo al bambino, ma non potrà mai insegnargli a diventare un essere umano. La sfera del no profit è già il settore a più rapida crescita in tutto il mondo. Non è solo volontariato. Uno studio su 42 paesi della Johns Hopkins University rivela che 56 milioni di persone lavorano a tempo pieno nel settore no profit. Il 15,9 per cento del lavoro retribuito nei Paesi Bassi è no profit. Il 13,1 per cento in Belgio, l’11 per cento nel Regno Unito, il 10,9 per cento in Irlanda, il 10 per cento negli Stati Uniti, il 12,3 per cento in Canada. Queste percentuali sono in costante aumento. È prevedibile che entro il 2050 la maggioranza degli occupati nel mondo sarà in comunità senza scopo di lucro, impegnate nell’economia sociale e della condivisione. Il saggio di John Maynard Keynes “Economic possibilities for our grand-children” scritto più di 80 anni fa, immaginava un mondo in cui le macchine liberano l’uomo dalla fatica del lavoro, permettendogli di impegnarsi nella ricerca del senso più profondo della vita. Questa potrebbe rivelarsi la previsione economica più azzeccata di Keynes. Ma per cogliere questa opportunità dobbiamo riqualificare la forza lavoro esistente verso il mercato dell’Internet delle Cose, e formare le persone alle nuove figure professionali che si aprono nel no profit.
MODERNIZZAZIONE, DEMOGRAFIA E IMMIGRAZIONE
È vero, serve uno sforzo erculeo, ma l’umanità ha già affrontato sfide simili in passato, come nel passaggio da uno stile di vita agricolo a uno industriale tra il 1890 e il 1940. Per affrontare questa sfida l’Italia dovrà però risolvere un problema supplementare: secondo la Banca Mondiale infatti, l’Italia è 187ma su 200 paesi come tasso di natalità. Dove reperirà le centinaia di migliaia di lavoratori per realizzare l’infrastruttura intelligente Tri nei prossimi quarant’anni se c’è questo impressionante declino demografico? Qui tocchiamo il tema caldo dell’immigrazione: per far fronte alle sue esigenze di modernizzazione, l’Italia dovrà dunque fronteggiare il declino demografico con politiche intelligenti e impedire lo spopolamento del paese. C’è poi il tema della crisi di fiducia verso la classe politica tradizionale, troppo condizionata dagli interessi di ben precise lobby economiche. Il rapporto fra l’economia e la politica deve ispirarsi a logiche nuove, sviluppate intorno alla riorganizzazione del Sogno europeo verso un’economia sostenibile e una società ecologica. Si comincia a discutere su come mettere in pratica il “principio di sussidiarietà”, punto centrale del Trattato di Lisbona, che presuppone che rimangano a livello regionale o nazionale, tutte le decisioni che non siano state devolute all’Ue.
“POWER TO THE PEOPLE”
La piattaforma digitale Tri mira a valorizzare le comunità locali in tutta Europa e a dare loro maggiore potere, perché le collega in uno spazio digitale continentale intelligente distribuito, aperto, trasparente e crea economie di scala laterali e non centralizzate, in un”effetto rete” più produttivo e creativo per l’Italia e per l’Europa, e quindi è in perfetta sinergia col principio di sussidiarietà. Questo è “power to the people”, letteralmente nel senso di energia per tutti, e anche figurativamente nel senso di potere alle persone.
Come finanziamo il passaggio all’infrastruttura digitale Tri? Le rigidità dovute ai parametri di stabilità finanziaria (rapporto debito-Pil, etc) sconsigliano l’uso di fondi pubblici ma nulla vieta di utilizzare capitali privati attraverso il nuovo strumento dei contratti Esco, che permettono alla P.A. di pagare gradualmente il finanziamento delle infrastrutture pubbliche con i risparmi di spesa determinati dalla maggiore efficienza energetica e dalle maggiori economie di scala, mantenendo il possesso delle infrastrutture in mani pubbliche anche se pagate con fondi privati.
Le recenti elezioni politiche offrono l’occasione di ripensare il futuro dell’Italia in quest’Europa rivitalizzata. L’Italia è stata a lungo la fucina delle idee per la politica europea e l’innovazione economica. Negli ultimi anni, questo ruolo guida si è un po’ offuscato. È venuto il momento del risveglio.
Traduzione di Angelo Consoli
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OPINIONE
«L’Italia non sta facendo abbastanza per innovare»: parla Jeremy Rifkin
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«È necessario costruire ed estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione industriale, come stanno facendo in Olanda, Lussemburgo e in alcune regioni della Francia». L’opinione dell’economista e saggista americano
di JEREMY RIFKIN
29 gennaio 2018
Il governo italiano ha intrapreso una serie di iniziative per stimolare innovazioni con l’obiettivo di accelerare la produttività e la crescita economica, agevolando la creazione di occupazione nell’economia.
Sebbene queste iniziative siano essenziali, esse non sono sufficienti finché la piattaforma dominante per la gestione, l’alimentazione, e la movimentazione dell’attività economica italiana rimarrà basata sulla infrastruttura della Seconda rivoluzione industriale, con le sue telecomunicazioni centralizzate, le sue energie fossili e fissili e trasporti stradali, marittimi e aerei basati sul motore a scoppio.
È vero, l’infrastruttura della Seconda rivoluzione industriale ha fornito la base per uno straordinario aumento della crescita nel XX secolo, ma quel modello ha ormai raggiunto il limite massimo della sua produttività in tutte le nazioni industriali negli ultimi 15-20 anni, e oggi determina il costante calo del Pil e un corrispondente aumento della disoccupazione.
Anche se dovessimo rimodernare l’infrastruttura della Seconda rivoluzione industriale, l’effetto sull’efficienza aggregata sarebbe estremamente limitato, e così anche sulla produttività, sulle nuove opportunità di business, sull’occupazione e sulla crescita. I combustibili fossili e l’energia nucleare sono ormai superati. E le tecnologie progettate e realizzate per funzionare con queste energie, come le reti di telecomunicazione, la rete elettrica centralizzata e le forme di trasporto basate sul motore a scoppio hanno esaurito quasi del tutto la loro produttività.
Quindi è adesso necessario costruire ed estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza Rivoluzione Industriale, ad alto tasso di integrazione digitale, che dovrà comprendere anche una rete, Internet 5G, un’Internet dell’energia rinnovabile digitalizzata, un’Internet della mobilità automatizzata e digitalizzata basata su veicoli elettrici e a idrogeno, circolanti fra gruppi di edifici intelligenti collegati individualmente nell’Internet delle cose (Idc).
A tutt’oggi però l’Italia rimane fanalino di coda al 25° posto sui 28 Paesi dell’Ue nel Rapporto Desi (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea, che misura lo stato di avanzamento nell’economia e società digitali di ciascuno Stato membro dell’Ue. Eppure questa nuova infrastruttura intelligente diventa una priorità fondamentale nel riposizionamento dell’Italia per la transizione verso la nuova dimensione di spazio commerciale, sociale e politico pienamente integrato.
Se l’Italia riuscirà a allestire ed estendere al massimo questa nuova infrastruttura digitale verde e intelligente, riuscirà a scatenare una nuova ondata di produttività che, questa sì, continuerà a crescere nella prima metà di questo secolo.
La costruzione di questa infrastruttura coinvolgerà praticamente ogni settore per i prossimi 40 anni: le società di distribuzione di energia e elettricità, il settore delle telecomunicazioni tradizionali e via cavo, il settore dell’informazione e della comunicazione, il settore dell’elettronica, l’edilizia e l’industria immobiliare, i trasporti e la logistica, il settore manifatturiero, l’agricoltura, etc. E impiegherà milioni di lavoratori specializzati, semi specializzati e di professionisti. La nuova infrastruttura digitale italiana, a sua volta, renderebbe possibili nuovi modelli di business e nuovi tipi di figure professionali proprie del paradigma economico intelligente della nuova economia a basse emissioni di carbonio e rispettosa del clima. Il governo italiano si è impegnato a investire nella distribuzione di infrastrutture pubbliche per stimolare nuove innovazioni di business e opportunità di lavoro. Questi fondi infrastrutturali dovrebbero essere utilizzati, in parte, per erigere l’infrastruttura digitale del XXI secolo e accompagnare la transizione verso le energie rinnovabili e la mobilità verde per un’Italia intelligente.
Tre poteri pubblici nell’Unione Europea hanno sviluppato piani di Terza Rivoluzione Industriale completamente integrati e iniziative di sviluppo per accompagnare la transizione delle loro economie: la regione Hauts-de-France, il Lussemburgo e soprattutto la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia.
Queste tre regioni hanno stabilito una nuova pietra miliare nella governance dello sviluppo economico e sociale che riflette la natura della nuova infrastruttura della Terza Rivoluzione Industriale in corso di preparazione.
Mentre la Prima e la Seconda rivoluzione industriale sono state progettate per essere centralizzate, verticistiche, proprietarie e verticalmente integrate, la Terza rivoluzione industriale è tendenzialmente distribuita, collaborativa, aperta e crea economie di scala in modo laterale, e questo richiede una governance di tipo nuovo.
In considerazione delle nuove opportunità e delle nuove sfide lanciate da questa nuova rivoluzione tecnologica, i governi di Hauts-de-France, il Granducato di Lussemburgo e la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia hanno adottato strategie che hanno cambiato il ruolo tradizionale di sorvegliante e pianificatore centralizzato di un potere pubblico, facendolo evolvere in quello di un facilitatore laterale per una rete regionale di centinaia di parti interessate e impegnate in questa nuova governance, parti che vanno dai poteri pubblici alla comunità imprenditoriale, al mondo accademico e alla società civile che hanno partecipato attivamente alla preparazione di ciascuno dei progetti di sviluppo e relative tabelle di marcia.
Mentre la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale hanno generalmente creato una forma di globalizzazione verticalmente integrata, la Terza Rivoluzione Industriale porta la famiglia umana in un ambito più “glocal” di reti laterali distribuite – con città, regioni, stati nazionali e unioni continentali che collaborano fianco a fianco in più vaste reti globali digitali dove condividono comunicazioni a banda larga, energie rinnovabili e autonomi veicoli elettrici e a idrogeno creando una qualità di vita più ecologicamente sostenibile ed equa.
Il primo passo verso la progettazione di questa Smart Italy di Terza Rivoluzione Industriale consiste nella elaborazione di una apposita tabella di marcia per la sincronizzazione e integrazione della nuova infrastruttura digitale a livello di governo nazionale. Questo documento, a sua volta, può fornire ispirazione, incentivi, e il riferimento normativo-quadro per dare impulso alle regioni italiane affinché procedano con appositi piani locali per creare un’infrastruttura regionale smart di Terza Rivoluzione Industriale.
Lo scorso anno la Commissione Europea ha annunciato l’iniziativa “Smart Europe” progettata per creare un’infrastruttura digitale trasparente nonché la relativa transizione energetica rinnovabili in tutta l’Unione europea per aumentare la produttività, creare nuove imprese e occupazione e far progredire l’economia a basse emissioni di carbonio. La Commissione Europea ha creato un fondo di sviluppo economico di 630 miliardi di euro – il cosiddetto fondo Juncker – che sarà in parte dedicato alla costruzione e alla massima estensione possibile della nuova infrastruttura Smart Europe di Terza Rivoluzione I ndustriale.
L’Italia ha adesso l’opportunità di assumere un ruolo di guida nell’Unione europea verso la prossima tappa del suo percorso per creare una Smart Europe e un unico spazio economico integrato nei 28 Paesi membri.
Traduzione di Angelo Consoli
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Jeremy Rifkin: “La sharing economy è la terza rivoluzione industriale”
E’ festa d’Aprile!
Bella la Festa della Liberazione, quest’anno ancor di più
25 Aprile 2018
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Sempre bella la Festa della Liberazione, specie quando ci porta d’improvviso la primavera. Si rinnova la metafora della vita, che riprende a fiorire. Come in quel lontano 1945 quando, con la libertà riconquistata, gli italiani hanno aperto una pagina veramente nuova della loro storia, finalmente democratica. Uomini e donne in festa proiettati verso la […]
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- Il servizio fotografico di Renato d’Ascanio Ticca.
A su connottu
“Tancas serradas a muru,
fattas a s’afferra afferra,
si su chelu fit in terra,
che l’aian serradu puru”
(Melchiorre Murenu)
25 aprile Resistenza e Costituzione. «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, oh giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
Significato del 25 aprile
25 Aprile 2018
Festa della Liberazione.
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, su Democraziaoggi.
Il 25 aprile commemora e significa cinque cose.
La liberazione d’Italia dal fascismo.
La liberazione d’Italia dalla guerra.
Quindi la liberazione d’Italia dalla violenza che eretta a regime e culto e totalitariamente pervasiva pretendeva annichilire l’umanita’.
Ricorda le innumerevoli vittime del fascismo e delle guerre dal fascismo generate, ed afferma l’impegno affinche’ quell’orrore mai piu’ si ripeta nella storia dell’umanita’.
Ricorda la luminosa Resistenza degli esseri umani “che volontari si adunarono / per dignita’ non per odio / decisi a riscattare / la vergogna e il terrore del mondo” come scrisse Piero Calamandrei nella lapide che si conclude con le parole “ora e sempre / Resistenza”, e quindi convoca tutti gli esseri umani a meditare quella testimonianza ed a proseguire quell’impegno in difesa dell’intera umanita’ (come scrisse ancora Piero Calamandrei in limine al suo libro Uomini e citta’ della Resistenza: “Vivi e presenti con noi / finche’ in loro / ci ritroveremo uniti // Morti per sempre / per nostra vilta’ / quando fosse vero / che sono morti invano”).
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Oggi che in Italia il crimine del razzismo e’ cresciuto impunito al punto che le elezioni sono state vinte da partiti che non fanno mistero di condividere elementi cruciali dell’ideologia e della propaganda hitleriana, il 25 aprile e’ un appello a proseguire la lotta contro il fascismo, il razzismo, il maschilismo e tutte le persecuzioni: con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza.
Oggi che l’Italia partecipa a missioni ed alleanze guerriere e assassine e rifornisce di armi regimi dittatoriali e stragisti, il 25 aprile e’ un appello a proseguire la lotta contro la guerra, il militarismo, le armi e tutte le uccisioni: con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la violenza piu’ scellerata si manifesta non solo nei rapporti di produzione e di proprieta’ escludendo e rapinando, sfruttando e schiavizzando, riducendo a preda e merce innumerevoli esseri umani, ma anche nelle case ove imperversano maschi assassini, per le strade in cui i poteri criminali, le mute squadriste e singoli bruti impongono sangue e terrore, e fin nelle scuole in cui i piu’ protervi e degradati dei prevaricatori perche’ i piu’ ignoranti e abbrutiti pretendono di contrastare la civilta’ ed imporre la barbarie e con essa il loro personale dominio fascista, il 25 aprile e’ un appello a proseguire la lotta contro ogni violenza, contro ogni barbarie, contro ogni disumanita’ e contro tutte le oppressioni: con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la memoria delle vittime sembra offuscata e troppe persone assistono inerti – e nella loro passivita’ facendosi inconsapevoli complici – a nuovi immani orrori ovunque nel mondo ed al rischio reale che l’intera umanita’ sia estinta dal dissennato uso di armi mai cosi’ potenti ed apocalittiche, il 25 aprile e’ un appello a proseguire la lotta contro tutte le uccisioni, per salvare le vite di tutti gli esseri umani, la lotta per la salvezza comune dell’umanita’ che e’ una: con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la memoria e l’eredita’ della Resistenza, e la Costituzione democratica e repubblicana che ne e’ il frutto piu’ grande, vengono irrise e disprezzate e ripetutamente aggredite da chi vuole imporre nuovi regimi antidemocratici, il 25 aprile e’ un appello a proseguire la lotta che fu della Resistenza, ad attuare il programma della Costituzione, a difendere ed inverare la legalita’ che si oppone alla violenza, a realizzare la democrazia che la dignita’ e la liberta’ e l’eguaglianza di diritti di ogni essere umano ha come cuore pulsante e fondante impegno: con la forza della verita’, con la scelta della nonviolenza.
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Il 25 aprile ci convoca alla responsabilita’ per il bene comune.
Il 25 aprile ci convoca all’impegno per la pace, la democrazia, il riconoscimento e la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il 25 aprile ci convoca all’impegno per la civilta’, la convivenza, la condivisione dei beni, la piena eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, la solidarieta’ che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene, l’azione che soccorre, accoglie e assiste ogni persona bisognosa di aiuto.
Il 25 aprile ci convoca a riconoscerci esseri umani tra esseri umani, responsabili e solidali.
Il 25 aprile ci convoca alla lotta nonviolenta per la liberazione dell’umanita’ e la protezione dell’intero mondo vivente.
“Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com
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25 Aprile: Piero Calamandrei, la Resistenza e la Costituzione
di LUCA RASPONI
PUBBLICATO IL 25 APRILE 2014 su www.discorsivo.it
Il 26 gennaio 1955, di fronte agli studenti dell’Università e delle scuole medie di Milano, Piero Calamandrei ha pronunciato un’orazione rimasta celebre con il titolo Discorso sulla Costituzione. Con queste parole, appassionate e dense di significato, lo studioso e padre costituente ha voluto trasmettere a tutti i giovani, di oggi come di sessant’anni fa, il senso profondo della nostra Carta e il suo legame indissolubile con la Resistenza. Un legame da ricordare specialmente oggi, nel giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
«L’articolo 34 dice: I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. E se non hanno mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro corrisponderà alla realtà.
Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!
È stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.
Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo. È una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.
Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani.
La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica? E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?” e questo dice “Secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe” … “Che c’è?!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice “Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’ indifferentismo alla politica.
È così bello e così comodo. La libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica. E lo so anch’io. Il mondo è così bello. È vero! Ci sono tante belle cose da vedere, da godere oltre che ad occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però, la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai. E vi auguro, di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno, che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La Costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la Carta della propria libertà. La Carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo. Io mi ricordo le prime elezioni, dopo la caduta del fascismo, il 6 giugno del 1946; questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto delle libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare, dopo un periodo di orrori, di caos: la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi, andò a votare. Io ricordo, io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui. Queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni. Disciplinata e lieta. Perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare, questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio Paese, della nostra patria, della nostra terra; disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro Paese. Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto, questo è uno delle gioie della vita, rendersi conto che ognuno di noi, nel mondo, non è solo! Che siamo in più, che siamo parte di un tutto, tutto nei limiti dell’Italia e nel mondo.
Ora vedete, io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo, nell’articolo 2 L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale o quando leggo nell’articolo 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli, la patria italiana in mezzo alle altre patrie, ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini. O quando io leggo nell’articolo 8: Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge, ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’articolo 5 La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, ma questo è Cattaneo! O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi! O quando leggo all’art. 27 Non è ammessa la pena di morte, ma questo, oh studenti milanesi, è Beccaria!
Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, oh giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, oh giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
Oggi mercoledì 25 aprile 2018
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- Il programma con le diverse iniziative.
—————————-Dibattiti&Commenti—————————
DOCUMENTAZIONE
Fonte: IL BLOG DELLE STELLE.
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La prima stesura del contratto di governo proposto dal MoVimento 5 Stelle
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Per leggerlo scarica questo file.
Sa die 2018
COMITATO PER “SA DIE DE SA SARDIGNA”
Le fondazioni e associazioni: Fondazione Sardinia, Istituto Gramsci della Sardegna, Società Umanitaria, Cineteca Sarda, Fondazione Giuseppe Siotto, Imprentas, Tramas de Amistade, AladinPensiero, Confederazione Sindacale Sarda, Fondazione Alziator, Unesco Club Cagliari, Riprendiamoci la Sardegna, Osservatorio sui Beni Comuni della Sardegna, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Assotziu Scida, Unione Autonoma Partigiani Sardi, Iscandula e singole personalità.
PROGRAMMA DI “SA DIE DE SA SARDIGNA 2018”
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Documentazione su Reddito di Cittadinanza, ReI e dintorni. Continua una polemica strumentale e distruttiva, caratterizzata da confusione terminologica e alimentata da cattiva informazione.
di Franco Meloni
Ecco la notizia sparata con grande enfasi da Huffington Post e ripresa da moltissimi blogger, news online, titolari di pagine fb, tra i quali ultimi il presidente della nostra Regione Francesco Pigliaru.
La Banca d’Italia ha bocciato senza appello il reddito di cittadinanza promosso dal Movimento 5 Stelle. Secondo la relazione che il Capo del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia Paolo Sestito ha sottoposto lo scorso 9 aprile al Direttorio, riportata dall’Huffington Post, il reddito di cittadinanza sarebbe “distorsivo e disincentivante”, nonché un volano capace di favorire il lavoro in nero. “Commento alla proposta di reddito di cittadinanza del M5s”, è il titolo del documento sottoposto ai vertici della Banca d’Italia che mira a far luce sul cavallo di battaglia dei grillini. Messo in relazione il reddito di cittadinanza pentastellato al Reddito d’inclusione del governo Gentiloni, secondo via Nazionale “se il prossimo governo decidesse di espandere la copertura degli strumenti di contrasto alla povertà, l’opzione più realistica e convincente sarebbe il potenziamento del ReI”.
————–i nostri commenti————————–
Bankitalia boccia il reddito di cittadinanza: “Distorsivo, potrebbe favorire il lavoro nero”. Bankitalia boccia il Reddito di Cittadinanza ma promuove l’ampliamento del REI.
Che titoli fuorvianti! Un guaio, considerato che troppe persone si fermano al titolo.
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Mi sembra non ci sia allo stato alcuna “bocciatura” da parte di Banca d’Italia dei diversi istituti, dal Reddito di cittadinanza al ReI (peraltro non assimilabili essendo istituti profondamente diversi). Si tratta di un lavoro di studio istruttorio, una relazione presentata al Direttorio dal Capo del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia Paolo Sestito, certamente utile, ma non da assumere come Vangelo, soprattutto per affrettate conclusioni. La Banca d’Italia in materia non ha assunto alcun indirizzo ufficiale, e forse, non compete alla stessa farlo. Data l’importanza dell’argomento (come ha sottolineato lo stesso Fondo Monetario Internazionale) occorre studiare di più, soprattutto in relazione alle diverse esperienze internazionali, ma anche a quelle locali (nelle Regioni, Sardegna compresa), per assumere decisioni operative, che competono tutte alla politica. Che non bisogna lasciare sola, perchè, parafrasando la famosa frase “La guerra è cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari”*, “Il reddito di cittadinanza e gli altri istituti sono troppo importanti per lasciarli in mano ai politici”.
*La guerre! c’est une chose trop grave pour la confier à des militaires (Georges Clemenceau).
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Non fidandomi della notizia sparata da Huffington Post (e chi si fida più dei giornalisti!) come direttore di AladiNews ho voluto consultare il testo della relazione. Non trovandolo in internet, mi sono rivolto direttamente all’Ufficio Stampa della Banca d’Italia.
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Richiedo cortesemente il testo integrale della relazione sul reddito di cittadinanza promosso dal Movimento 5 Stelle che il Capo del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia Paolo Sestito ha sottoposto lo scorso 9 aprile al Direttorio della Banca, riportata in estrema sintesi dall’Huffington Post.
Nel caso detta relazione sia già pubblicata in internet, mi bastano ovviamente gli estremi per poterla scaricare.
Grazie e cordiali saluti
Franco Meloni
direttore responsabile di Aladinews (https://www.aladinpensiero.it)*
*Nota inviata all’Uffcio stampa della Banca d’Italia (stampabi@bancaditalia.it)
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Ecco la tempestiva risposta della Divisione Stampa e relazioni esterne della Banca d’Italia (pervenuta via mail oggi martedì 24 aprile 2018 alle 13,43), che conferma le mie iniziali perplessità e soprattutto la mia contrarietà e irritazione che un argomento così serio ed importante venga trattato con inaccettabile leggerezza e superficialità.
“Egregio Aladin Pensiero, la Sua richiesta si riferisce ad un Appunto di analisi interno all’Istituto; non si tratta di una Relazione, che avrebbe avuto evidentemente una connotazione pubblica, come tutti i documenti ufficiali che pubblichiamo sul sito web.
Cio’ chiarito, si rammenta, a titolo di collaborazione, che sul tema, in sede di dibattito parlamentare sul disegno di legge delega che istituiva il ReI, la Banca d’Italia fu convocata per una Testimonianza pubblica e il giudizio che la Banca d’Italia aveva dato all’epoca sul fatto che si introducesse in Italia uno strumento di contrasto alla povertà fu positivo.
Si invia il link al quale puo’ trovare il testo di questa Testimonianza pubblica (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2016/sestito-040416.PDF).
Nell’evidenziare, in particolare, la prima pagina di sintesi della citata Testimonianza, si inviano cordiali saluti,
Divisione Stampa e relazioni esterne.
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25 aprile
Le iniziative del Comitato 25 aprile per la Liberazione dal nazifascismo, su SardiniaPost e comunicato Anpi.