Monthly Archives: dicembre 2017
Oggi sabato 23 dicembre 2017
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SA NOVENA DE PASCH’E NADALE 2017, dae su 16 a su 24 de custu mese, donnia die, in sa cresia de Sant’Austinu (via Bayle). Il testo della ‘Novena de Pasch’e Nadale’ si legge nel sito della Fondazione Sardinia alla voce PUBBLICAZIONI. Puoi seguire nello stesso sito anche la novena del 2010 in video ed apprendere musica e canzoni alla voce VIDEO.
- Approfondimenti.
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Per Madrid e Barcellona non è tutto come prima
23 Dicembre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » SINISTRA
Una sinistra radicale, non vuol dire estremista ma anticapitalista
di PIERO BEVILACQUA su eddyburg
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Oggi venerdì 22 dicembre 2017
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SA NOVENA DE PASCH’E NADALE 2017, dae su 16 a su 24 de custu mese, donnia die, in sa cresia de Sant’Austinu (via Bayle). Il testo della ‘Novena de Pasch’e Nadale’ si legge nel sito della Fondazione Sardinia alla voce PUBBLICAZIONI. Puoi seguire nello stesso sito anche la novena del 2010 in video ed apprendere musica e canzoni alla voce VIDEO.
- Approfondimenti.
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Richard Rorty aveva predetto il voto a ”un uomo forte” e la crisi della sinistra
22 Dicembre 2017
Antonio Sgobba da Il Tascabile 19.12.2017, riproposto da Democraziaoggi.
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Addio a Vincenzo Pillai
Lo ricordiamo affettuosamente con le sue “sconsiderate” parole su se stesso. Addio Vincenzo, militante generoso sempre e comunque sulle barricate a difendere le persone, i lavoratori e gli ultimi della società, sostenuto da ideali indistruttibili. Condoglianze e vicinanza alla figlia Sara e a tutti coloro che lo hanno conosciuto e che gli hanno voluto bene .
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Vincenzo Pillai così scriveva alcuni giorni fa sulla sua pagine fb.
“Se domenica 17 potessi andare all’assemblea di Roma direi così:
SONO PAZZO
SONO UNO di quelli che non cedono alla disperazione e alla rassegnazione, che non sopportano di vivere in una società sempre più incattivita, triste, impoverita e ingiusta. LAVORO ogni giorno, in comitati, associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento della democrazia.
SONO PAZZO E SONO SARDO, devo liberarmi dal colonialismo dello stato italiano, dall’imperialismo di trump e soci, dallo strapotere delle multinazionali e da tutti gli dei antichi e moderni. Sono proprio pazzo ma sono VIVO e non riusciranno a guarirmi, non riusciranno ad uccidermi perché NON SONO SOLO”.
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Vincenzo Pillai
21 Dicembre 2017
Su Democraziaoggi.
Non poteva succedere diversamente. Ho saputo della scomparsa di Vincenzo mentre parlavo con un compagno delle attività prossime venture del Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria, e ho fatto il suo nome. Perché Vincenzo è stato protagonista di tutte le lotte per la pace, la democrazia e l’uguaglianza di questo ultimo mezzo secolo in Sardegna […]
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Oggi giovedì 21 dicembre 2017
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SA NOVENA DE PASCH’E NADALE 2017, dae su 16 a su 24 de custu mese, donnia die, in sa cresia de Sant’Austinu (via Bayle). Il testo della ‘Novena de Pasch’e Nadale’ si legge nel sito della Fondazione Sardinia alla voce PUBBLICAZIONI. Puoi seguire nello stesso sito anche la novena del 2010 in video ed apprendere musica e canzoni alla voce VIDEO.
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Scuola-Lavoro, dovere scolastico o sfruttamento obbligato?
21 Dicembre 2017
Gianna Lai su Democraziaoggi.
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Magnificat
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[Repubblica] In “Generare Dio” (Il Mulino) il filosofo Massimo Cacciari si dedica “intenerito” a raccontare i quadri del XV e XVI secolo nei quali è raffigurata la Madonna. Descrizioni non da storico dell’arte, ma da psicologo e fine osservatore. “Non sappiamo se Cacciari sia credente, ma certamente il suo linguaggio è pieno di pietà, compassione e ammirazione”, osserva Augias. Racconti, di Corrado Augias. Libri come bussole per orientarci in un confuso presente. Racconti per estrarre da un libro il condensato delle sue pagine. In sostanza il racconto come un saggio e ogni saggio come una minuscola lampada. – Augias
Oggi mercoledì 20 dicembre 2017
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SA NOVENA DE PASCH’E NADALE 2017, dae su 16 a su 24 de custu mese, donnia die, in sa cresia de Sant’Austinu (via Baylle). Il testo della ‘Novena de Pasch’e Nadale’ si legge nel sito della Fondazione Sardinia alla voce PUBBLICAZIONI. Puoi seguire nello stesso sito anche la novena del 2010 in video ed apprendere musica e canzoni alla voce VIDEO.
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SOCIETÀ E POLITICA » CAPITALISMO OGGI » CRITICA
Capovolgere i modi di pensare e di fare
di SERGE LATOUCHE
Comune-info, 17 dicembre 2017, ripresa da eddyburg e da aladinews: Intervista di Pierre Thiesset a Serge Latouche il quale espone con chiarezza la sua tesi sui rischi che corre l’umanità se «nuova Megamacchina dalle dimensioni planetarie» continuerà la sua corsa (c.m.c.)
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Caro Pigliaru, hai già scordato la botta del 4 dicembre 2016? Sembra di sì: sulle servitù militari gabelli per conquista una situazione esistente da almeno 40 anni!
20 Dicembre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Oggi martedì 19 dicembre 2017
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SA NOVENA DE PASCH’E NADALE 2017, dae su 16 a su 24 de custu mese, donnia die, in sa cresia de Sant’Austinu (via Baylle). Il testo della ‘Novena de Pasch’e Nadale’ si legge nel sito della Fondazione Sardinia alla voce PUBBLICAZIONI. Puoi seguire nello stesso sito anche la novena del 2010 in video ed apprendere musica e canzoni alla voce VIDEO.
- Approfondimenti.
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Vittorio Emanuele III, se questo è un re vittorioso…
19 Dicembre 2017
su Democraziaoggi.
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Gli editoriali di Aladinews. TRUMP togliere ai poveri per dare ai ricchi. di Roberta Carlini su Rocca
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FINANZIARIA REGIONALE 2018. Più soldi alle Università della Sardegna: la CSS approva ma chiede più precisi impegni degli Atenei sardi per lo sviluppo del territorio e pretende spiegazioni sul perché non investano adeguatamente nei corsi telematici, come fanno le migliori Università del mondo
Riceviamo dalla Confederazione Sindacale Sarda e volentieri pubblichiamo.
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NON BASTA METTERE PIU’ SOLDI PER LE UNIVERSITA’. OCCORRE VERIFICARE IL LORO UTILIZZO SEGUENDO IL PRINCIPIO CHE CHI RICEVE SOLDI PUBBLICI HA L’OBBLIGO DI INVESTIRE IN INNOVAZIONE E RICERCA CREANDO NUOVI POSTI DI LAVORO
Abbiamo appreso dalla stampa che la Finanziaria 2018 tra le diverse misure di impiego delle risorse prevede 17 milioni in più, oltre ai 150 già messi in bilancio, per le Università sarde. Ovviamente non possiamo che concordare sul finanziamento all’Università che costituisce un pilastro per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra Regione. Ben vengano quindi maggiori risorse, anche se dobbiamo ricordare come quelle regionali (ed europee) in certa parte compensino i minori trasferimenti statali, avendo lo Stato italiano da molti anni deciso di sacrificare il sistema formativo pubblico, a partire dalle Università, con un progressivo depauperamento delle risorse allo stesso destinate, in attuazione di una politica miope e scellerata. Ora però – come per tutte le misure previste dalla Giunta regionale e sottoposte al dibattito e alla approvazione consiliare – vorremo andare oltre i titoli per individuare in dettaglio le destinazioni proposte. In particolare per l’Università sarda vorremo capire in quale misura le risorse stanziate e da stanziare beneficino concretamente la società sarda. Non nascondiamo la nostra insoddisfazione per l’attuale rapporto delle Università sarde con il loro primo ambito di riferimento, avvertendo in talune circostanze una estraneità delle stesse rispetto ai problemi di sviluppo del territorio. Ecco allora che vorremo entrare nel merito, anche per il diritto che abbiamo come sardi e come organizzazione dei lavoratori sardi di conoscere le politiche universitarie e per quanto lecito e auspicabile – salvaguardando la giusta autonomia delle Università – orientarne le scelte in favore delle popolazioni e territori sardi. In tale ambito chiediamo di sapere quale sia l’investimento delle Università per la diffusione dell’alta formazione attraverso le tecnologie informatiche. Lo chiediamo espressamente perché tale indispensabile investimento ci pare allo stato attuale del tutto insufficiente, perfino in diminuzione rispetto a un passato recente con la grave conseguenza di tagli all’occupazione. Eppure la diffusione dei corsi universitari con modalità telematiche costituisce una pratica ormai consolidata e in progressivo rafforzamento dei migliori Atenei del mondo. A nostra conoscenza (le fonti sono i documenti in internet), lo sviluppo dei corsi universitari in modalità telematica non è presente tra gli obbiettivi dei piani strategici degli Atenei sardi. Si aspetta forse che le altre Università del sistema italiano (ci riferiamo soprattutto alle Università del Nord) “colonizzino” il territorio sardo? Nessuna preclusione ad accordi con tutte le Università italiane, europee e del resto del mondo, ma solo, riteniamo noi, con la presenza da protagonista delle Università della Sardegna.
Attendiamo chiarimenti dalla Regione e dalle Università di Cagliari e di Sassari.
Cagliari, 18.12.2017
La Confederazione Sindacale Sarda
Giacomo Meloni, Segretario generale nazionale
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Per correlazione
Quando l’Università sarda, la Regione Sarda e l’Unione Europea si impegnarono per l’Università telematica della Sardegna. E oggi?
FAKE NEWS A SCUOLA imparare a difendersi dalle false notizie
di Fiorella Farinelli su Rocca
Fake news, notizie false. Volutamente false. C’è più di un frequentatore di Internet su due (il 52,7% del totale, il 58,8% dei più giovani) a cui è capitato, secondo l’ultimo Rapporto Censis, di incappare nelle notizie false della rete. Ma incappare vuol dire anche crederci? E a crederci sono solo i più ignoranti, la tanta gente giovane e vecchia che in Italia ha avuto troppo poca scuola? Niente affatto. A crederci, dicono i numeri, è il 51,9% di chi ci è finito dentro per caso. E di questi più della metà è fatta di persone istruite, o almeno in possesso di titoli di studio di livello medio-alto. Diplomi e lauree. Se non è anche questa un’informazione falsa, c’è da aver paura. Di Internet ma anche della carta stampata, della televisione, della scuola, delle università. Complici, inefficaci, inerti?
il Grande Fratello dei nostri tempi
Ad essere preoccupati delle foto manipolate e delle informazioni taroccate che girano in abbondanza nel web, sono anche molti politici. Soprattutto quando battono all’uscio prossime scadenze elettorali. Il 23 novembre Matteo Renzi, segretario del Pd, ha chiesto ai social e in particolare a Facebook «di aiutarci ad avere una campagna elettorale pulita». Negli ultimi giorni i dirigenti di quel partito sono tornati insistentemente sul rischio che si scateni contro di loro – contro uno degli ultimi governi di centrosinistra in Europa – una campagna di disinformazione e di discredito manovrata da avversari particolarmente spregiudicati come Lega e Cinquestelle.
Nel clima politico statunitense arroventato dalla sospettata ingerenza russa a favore del candidato Trump nell’ultima campagna per le presidenziali, l’autorevole New York Times ha riferito che, secondo diversi analisti, oggi sarebbe l’Italia il paese più sotto tiro dell’intera Europa. E il più vulnerabile. Si moltiplicano, del resto, anche in altri paesi i tentativi di convincere gli amministratori dei social più importanti a tenere sotto controllo il fenomeno delle fake news, anche rimuovendo le pagine incriminate. Chris Norton, portavoce di Facebook, ha dichiarato che il suo amministratore sta cercando di eliminare gli incentivi economici che alimentano la pubblicazione di notizie false e che a questo scopo sta investendo in tecnologie che potrebbero risolvere il problema. Chissà, vedremo. Sembra però improbabile che al Grande Fratello dei nostri tempi – miliardi di dati personali regalati dagli utenti, miliardi di finanziamenti in pubblicità sparata su quei dati – si possano tagliare facilmente le unghie.
rischio di censura
Le richieste di chiusura delle pagine che contengono notizie false possono del resto suonare, alle orecchie di molti, come un tentativo di censura. Tanto più insopportabile se a chiederlo è una politica, è ancora il Censis a dirlo, la cui credibilità è precipitata a minimi spaventosi. È l’84% degli italiani a dichiarare di non avere nessuna fiducia nei partiti politici, con il 74% che non ne ha neanche per il governo, In caduta libera sono anche i mitici «corpi intermedi», con 180mila tessere perdute nell’ultimo anno dai sindacati tradizionali. Mentre nei sondaggi, si sa, vola il partito-non partito, il movimento «antipolitico» dei Cinquestelle che come veicolo principale del rapporto con gli elettori ha scelto, non per caso, il digitale.
Non aiuta, quindi, che a denunciare il pericolo delle fake news sia la politica. Perché quella denuncia può apparire, e forse lo è davvero, solo un argomento pro domo sua. Ma il problema c’è, è molto serio, riguarda la qualità della vita democratica. Riguarda, prima ancora, la qualità della testa della gente. Si può fare qualcosa? E come?
che può fare la scuola?
Uno dei terreni più promettenti è la scuola, 8 milioni e più di giovani, 24-25 milioni di familiari direttamente interessati, più di 730mila gli insegnanti. La più grande macchina di cultura del Paese. Si può fare? C’è qualche norma o regolamento che lo impedisce? Niente affatto, anzi. Imparare a distinguere il vero dal falso è costitutivo della conoscenza e dell’apprendimento. E imparare a farlo per muoversi con discernimento nella vita sociale è parte integrante di quell’obiettivo scritto a lettere d’oro che è l’«educazione alla cittadinanza».
Lo si sta facendo? Qua e là, come tante altre attività che in una scuola ci sono e in un’altra no, che possono durare qualche mese (i «progetti») e poi inabissarsi nel dimenticatoio. Dipende dagli insegnanti, e da tante altre variabili. Ma esperienze ce ne sono, e spiegano bene come si fa. Prendiamo un caso tipico di fake news, quelle che sostengono che Auschwitz è una bufala, che le immagini delle migliaia di persone sterminate dallo Zyklon B sono fotomontaggi, che si trattava solo di un ordinario campo d’internamento o di lavoro per disertori o per soldati nemici, che la dimostrazione è che gli aerei inglesi dall’alto lo vedevano benissimo e avrebbero quindi potuto facilmente, se davvero lì si gasava e si cremava ogni giorno della gente (prigionieri britannici compresi), raderlo al suolo. Insomma che la storia di Auschwitz è tutta un imbroglio, ordito dai vincitori della seconda guerra mondiale (dai sovietici, dai comunisti, dagli ebrei, da Israele, dagli americani…). In una fake news come questa – e nelle tante altre analoghe che l’algoritmo richiama immediatamente sullo schermo di chi ha intercettato la prima – ci si può incappare per caso, o andarci direttamente perché è l’insegnante che chiede di farlo. Che si fa a questo punto? Nella scuola di un tempo l’insegnante poteva decidere di lasciar perdere per una mattina il libro di testo e fare una lezione coi fiocchi, portare in aula la documentazione di cui era in possesso o facilmente reperibile, offrire una bibliografia, affidare a qualche studente particolarmente curioso o diligente di leggere un libro sull’argomento e poi riferirne in aula. C’era spesso chi lo faceva – le fake news non nascono con i social – ma ci voleva molto tempo e magari poi non se ne trovava più (i programmi, si sa, incombono) per tornarci sopra. Agli studenti rischiava di restare in testa solo una cosa, che l’insegnante aveva detto quelle cose perché di parte politica diversa o perché di mamma ebrea, La ricostruzione, insomma, a proprio uso e consumo della storia.
metodi e strumenti didattici
Anche ora non è facile, ma con Internet è molto diverso, si può lavorare più rapidamente ed efficacemente perché il lavoro possono farlo gli studenti. L’insegnante infatti può affidargli di fare in proprio una ricerca sul web che vada oltre la raccolta dei «commenti» (perché quelli sono solo opinioni che segnalano che il tema è controverso, non prove), si può farla fare intotale autonomia oppure indicare da subito o in progress studi, archivi storici, atti di processi, i giornali del tempo, i musei dedicati all’Olocausto, le testimonianze, libri, siti, filmati. Anche gli aerei inglesi che non hanno bombardato pur intuendo o sapendo che cosa si faceva ad Auschwitz è un tema studiato in una quantità di saggi storici che spiegano le alchimie della politica (che c’è sempre anche nei conflitti, sebbene si usi dire che la guerra nasce a causa dei fallimenti della politica). C’è una montagna di documentazioni in proposito, basta cercarle, leggerle, confrontarle. Un’azione didattica di questo tipo non ha come obiettivo quello di far cambiare idea agli studenti che alla bufala ci hanno creduto, ma di far sperimentare a tutta la classe, loro compresi, che è da superficiali (pigri, ingenui, ignoranti: ognuno scelga) dar retta al primo che ti dice una cosa. Perché su quello stesso argomento ci sono molte altre fonti cui è possibile accedere facilmente per farsi un’idea più precisa. O almeno per trovare dei buoni motivi per avere dei dubbi. È un metodo che si può applicare ai temi più diversi, compresi quelli di tipo scientifico, e che in effetti viene usato in molte scuole. Con maggiore velocità, ovviamente, in quelle provviste di banda larga in cui può esserci un personal computer collegato su ogni banco. Più lentamente quando si può ricorrere solo agli smartphone o ai computer di casa.
È in questo modo, comunque, che in parecchie scuole si è lavorato tempo fa attorno all’argomento controverso dell’obbligo di vaccinazione. E che si lavora attorno a quelli, altrettanto controversi, relativi all’immigrazione, dove le fake news abbondano. Le migliaia di rifugiati che approdano ogni giorno sulle nostre coste, i 20 milioni di immigrati che si sono stabiliti in Italia, i 5 milioni di musulmani, gli stranieri che rubano i posti di lavoro, e così via.
Ma questi sono solo metodi e strumenti didattici. Utili a far crescere una familiarità con gli strumenti base della ricerca ma insufficienti a sviluppare negli studenti l’habitus della curiosità culturale, il rispetto del pluralismo, il fastidio per il conformismo e l’omologazione, lo spirito critico. Per questo ci vuole altro, prima di tutto insegnanti che danno l’esempio nell’insegnamento di tutti i giorni. Solo così le fake news scivolano addosso senza lasciare traccia.
Fiorella Farinelli
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La storia non si cancella
Vittorio Emanuele III riportato in Italia di nascosto, per la vergogna! E per paura dell’opposizione dei democratici
18 Dicembre 2017
RED su Democraziaoggi.
“Complice del fascismo e della guerra, 80 anni fa le leggi razziali“
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La storia non si cancella. Francesco Casula su Aladinews. Le 4 “Infamie” di Vittorio Emanuele III, di Francesco Casula su Aladinews.
La salma di Vittorio Emanuele III tornerà in Italia, Con il beneplacito di Mattarella. Una vergogna. Ma è stato “il padre della patria”. No, è stato il padre di 4 ciclopiche infamie. Che niente e nessuno potrà cancellare né dimenticare.
1. Vittorio Emanuele III e la Prima Guerra mondiale
La decisione di entrare in guerra fu presa esclusivamente dal sovrano, in collaborazione con il primo ministro Salandra, desideroso com’era di completare la cosiddetta “unità nazionale” con la conquista di Trento e Trieste, ancora in mano austriaca. Il conflitto fu, come noto, tremendo per le forze armate italiane, che andarono incontro ad una spaventosa carneficina, tra il fango, la neve delle trincee e tra indicibili stragi e sofferenze. [su Aladinews]
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