Monthly Archives: novembre 2017
Oggi giovedì 30 novembre 2017
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Appello per fermare la distruzione del pianeta. Le 13 azioni da mettere in atto subito
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CITTÀ E TERRITORIO » NOSTRO PIANETA » INVERTIRE LA ROTTA
Presto, o sarà toppo tardi
di VALENTINA CORVINO
il Salvagente, online, 28 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. L’accorato appello della comunità degli scienziati consapevoli per tentar di scongiurare la morte del nostro pianeta. Le 13 cose da fare subito.
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Ikea calpesta la Costituzione… e tutti zitti!
30 Novembre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Mentre ci indignamo per il licenziamento intimato da Ikea ad una lavoratrice impossibilitata a rispettare il normale orario di lavoro per la necessità di occuparsi dei bambini nelle prime ore del mattino, ricordiamo l’assemblea pubblica sul Lavoro di venerdi 1 dicembre ore 17, Hostel Marina – scalette di S. Sepolcro, indetta dal Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria insieme all’ANPI. Si tratta di un incontro per fare la sintesi del Convegno di Ottobre, in preparazione delle prossime iniziative a partire da un convegno su Lavoro e Scuola.
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La carovana delle donne per il disarmo nucleare
30 Novembre 2017 su Democraziaoggi.
Domenica 26 novembre 2017, nell’ambito dell’iniziativa della Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si è svolto a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro di riflessione muovendo da una meditazione dell’indimenticabile Ernesto Balducci sulle “tre verità di Hiroshima”.
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SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » SINISTRA
Orizzonte e progetto della “Sinistra che ancora non c’è”
di ANNA FALCONE E TOMASO MONTANARI
Associazione Popolare Democrazia Uguaglianza, 24 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Riprende la marcia di un progetto alternativo alla resurrezione degli scheletri del millennio scorso.
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- Su FB.
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Valore Lavoro
Autorizzati dall’autore, pubblichiamo la trascrizione dell’intervento di Ettore Cannavera al Convegno sul Lavoro tenutosi a Cagliari nei giorni 4 e 5 ottobre u.s. Ettore è intervenuto nell’ambito del Tavolo tematico sull’Economia Sociale e Solidale il 4 ottobre. Le proposte emerse nel Convegno saranno illustrate nell’iniziativa “Incontro-dibattito” che si terrà venerdì 1° dicembre, come riportato nella locandina sotto pubblicata.
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Intervento di Ettore Cannavera
4 ottobre 2017
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Nei 10 minuti a disposizione voglio esprimere i miei pensieri quasi per battute, senza poter approfondire più di tanto. E parto dalla frase di papa Francesco, da altri appena citata, ma soprattutto ricordando la mia appartenenza alla Chiesa Cattolica… : “Il lavoro che vogliamo: Libero, Creativo, Partecipativo, Solidale”. Siamo molto lontani da questo obiettivo.
Questa aspirazione nasce dalla realizzazione del nostro essere uomini. Il lavoro non è qualcosa che possa esserci o non esserci, ma il lavoro è essenzialmente la realizzazione della nostra umanità. Permettetemi di citare Freud. La vita – secondo Freud – si realizza per il 50% nel vivere la nostra sessualità, l’altro 50% nella realizzazione delle nostre potenzialità, delle nostre capacità nel lavoro, sia intellettuale che manuale. Uno che non lavora è – oserei dire – parzialmente realizzato nella sua umanità. Ecco perché parlare del lavoro non è uno dei tanti argomenti di cui la politica possa occuparsi, ma il primissimo obiettivo di cui la politica “si deve” occupare perché deve pensare alla realizzazione dei cittadini di cui è responsabile.
Perché il lavoro ?
Perché il lavoro dà la possibilità di mettere a frutto tutte le nostre potenzialità: intellettive, manuali, artistiche, relazionali, ecc.
Ciascuno di noi è in quanto realizzato nel proprio lavoro oltre che nelle relazioni affettive.
Ecco perché è un argomento di cui non si può non parlare. Ed ecco perché noi dobbiamo richiamare i nostri responsabili politici perché lo sviluppo del mondo si realizza nello sviluppo delle proprie potenzialità. Se uno è credente può appellarsi alla visione biblica: Dio non ha creato il mondo, lo ha appena iniziato – dice così la Bibbia – e allora la realizzazione dell’umanità è nel completare il benessere del mondo realizzato dall’uomo. Ecco perché il “non lavoro” genera nel tempo una menomazione. Chi non lavora è una persona monca, manca qualcosa della sua personalità. Lo dice l’antropologia, lo dice la filosofia, lo dice la psicologia. Ecco perché non è qualcosa su cui possiamo transigere, deve essere il nostro impegno quotidiano, culturale, politico, di primo ordine. È gravissimo se penso che ci sono persone, soprattutto tra i più giovani che non possono realizzarsi nel lavoro, perché è così che si realizza la nostra umanità. Questo deve essere l’obiettivo principale della politica, non l’arricchimento di pochi, ma il lavoro arricchimento di tutti. È questo che deve essere sempre l’obiettivo principale. La parola solidarietà è una parola ambigua, a mio avviso: essere solidali molte volte è stato interpretato nel senso di beneficenza, del “volemose bene”, la solidarietà invece vuol dire riconoscere il diritto fondamentale di ciascuno di realizzare pienamente la propria umanità. E allora: quale è il nostro compito? Ebbene i cristiani, i cattolici (oggi riferendosi a questo Papa) richiamano questi contenuti. Ma non c’è un serio impegno in questo settore. Troppo spesso le nostre parole dentro le nostre chiese sono parole vuote, sono parole che non gridano al diritto fondamentale perché tutti gli uomini abbiano un lavoro. Ancora prima di avere l’accesso alla preghiera, l’accesso al tempo libero.
La mia esperienza come cappellano nel nostro carcere minorile di Quartucciu, mi ha convinto che la cosa peggiore non è la condanna della privazione della libertà, ma la più disumana è la condanna all’ozio. Che non è quell’ozio (positivo) di cui si parlava prima: è l’ozio di ragazzi dai 14 ai 25 anni, distesi nei loro letti in attesa che passi il tempo, che sia espiata la loro pena, la loro condanna. Ma la condanna peggiore è quell’ozio a cui sono condannati dentro il carcere. Anche nel nostro carcere di Uta, dei 650 detenuti lavorano solo 60-70 persone mentre tutti gli altri sono condannati all’ozio. Questa è la cosa più grave della condizione detentiva. Anche l’accoglienza dei rifugiati è orientata più verso l’assistenzialismo, piuttosto che al rispetto dei diritti spettanti a tutti gli esseri umani: il lavoro.
L’assistenza si dà a chi non è in grado di lavorare, a chi ha diverse difficoltà, ma assistere uno che arriva in Italia in cerca di dignità, perché scappa non solo dalla persecuzione, ma scappa dalla povertà, in cerca di un diritto: il lavoro dignitoso. L’assistiamo? Diamo loro un compenso per vivere? Ecco perché la destra gioca molto su questo. Perché si spende troppo per assistere queste persone che arrivano da noi. Non siamo in grado di organizzare le opportunità lavorative! Perché ancora prima del bisogno di nutrirsi hanno necessità di realizzare la loro umanità. Per questo il compito principale del nostro Governo, deve essere improntato sulla ricerca di opportunità lavorative. Nella mia esperienza nella gestione dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo Rifugiati) accogliamo 35 rifugiati: quale è il nostro compito principale? Quello di creare una svolta, dare loro possibilità di vivere del loro lavoro. Questo è il rispetto della dignità umana. Non assistenza, ma rispetto, con una retribuzione dignitosa, non sfruttamento. Perché questo sta capitando ai nostri rifugiati, invece ci vuole un riconoscimento del loro diritto fondamentale: il lavoro. Il nostro compito, e credo sia l’obiettivo di questo nostro incontro, è quello di avere una coscienza, di rispetto della dignità della persona che non può non passare se non attraverso il lavoro, la realizzazione delle proprie potenzialità, intellettive, manuali, artistiche. L’aspetto più importante dell’uomo è poter dire che vive del proprio lavoro. In conclusione, il convegno di stasera deve giustamente ribadire questo rispetto della dignità e dei diritti. La dignità è legata ai diritti. Il diritto fondamentale è poter vivere del proprio lavoro. E che dire del lavoro precario, del modo in cui stiamo vivendo questa situazione storica, in Sardegna e nel mondo intero? L’invito finale che vorrei fare è proprio questo: non pregare per queste persone, ma pregare perché tutti abbiano pienamente dignità nel rispetto del loro impegno, della loro capacità per poter dire che si vive del proprio lavoro. In fondo l’impegno principale di un politico nel gestire la polis non è altro che creare per tutti opportunità di lavoro. Ed è per questo che tutti noi dobbiamo batterci e credo sia il messaggio di questo convegno.
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Seconda parte
La mia aspirazione è che si prenda consapevolezza della necessità del superamento del concetto e soprattutto della pratica dell’assistenzialismo. Sto male quando i mass media pubblicano i dati delle Comunità, in particolare parlo ad esempio del Sant’Egidio di Roma, o della Caritas. dicono: “questa Pasqua siamo passati ad assistere da 3000 a 6000 persone”. Come dire “abbiamo fatto bene!” Invece lo devono dire con tristezza: più aumenta l’assistenza più vengono dimenticati i diritti. Ecco perché dico al nostro mondo cattolico: superate questa visione strabica che quasi si bea del bene fatto e non cerca di superare questa discriminazione. Se aiuto, giustamente, chi ha bisogno, nello stesso tempo devo lavorare perché non ci sia più bisogno del mio aiuto. Questo è a mio avviso il rispetto della dignità della persona, dei diritti della persona. L’assistenzialismo va superato. È ammissibile assistere solo se nello stesso tempo vado a chiedere politica perché vi sia sempre meno bisogno di assistenza, proprio perché vengono riconosciuti i diritti di ciascuno. Questa è un’azione veramente politica anche seguendo l’insegnamento evangelico perché si basa sul rispetto della dignità di tutte le persone.
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Appello per fermare la distruzione del pianeta. Le 13 azioni da mettere in atto subito
“Presto o sarà troppo tardi”, l’appello per fermare la distruzione del pianeta
di Valentina Corvino – 14 novembre 2017
“Presto o sarà troppo tardi”. Quindici mila scienziati di 184 paesi hanno lanciato un appello per fermare la distruzione del Pianeta: “Se continuiamo così, finiremo per uccidere il nostro sistema” dicono e nel manifesto indicano 13 azioni da mettere in atto subito. Già nel 1992, la Union of Concerned Scientists, una ong che raccoglie più di 1700 scienziati, sosteneva che l’impatto delle attività umane sulla natura avrebbe presto distrutto il pianeta irrimediabilmente. Un quarto di secolo dopo, purtroppo, le cose non sono cambiate. Anzi sono peggiorate. Da qui la necessità di un secondo avvertimento lanciato da 15mila scienziati. Disponibilità di acqua potabile, deforestazione, diminuzione dei mammiferi, emissioni di gas serra: questi indicatori sono in rosso dal 1992 e le risposte sono ad oggi deludenti.
“L’umanità non sta facendo ciò che occorre urgentemente per salvare la biosfera minacciata”, dicono gli autori della dichiarazione che ritengono che la stragrande maggioranza delle minacce precedentemente identificate rimangono e che “la maggior parte sono in peggioramento” ma è ancora possibile invertire queste tendenze per permettere agli ecosistemi di recuperare la loro sostenibilità.
Per 25 anni la quantità di acqua potabile disponibile pro capite in tutto il mondo è diminuita del 26% e il numero di zone morte negli oceani è aumentata del 75%; quasi 120,4 milioni di ettari di foresta sono stati convertiti per la maggior parte in terreno agricolo e un notevole aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e delle temperature medie globali.
Le 13 azioni per cambiare verso
Ma qualcosa è ancora possibile fare per arrestare il costante peggioramento delle condizioni del nostro pianeta. Le Monde di oggi pubblica integralmente il manifesto che contiene, come dicevano, 13 azioni. Eccole:
1- favorire la creazione di riserve interconnesse ben collegate e correttamente gestite per proteggere una proporzione significativa dei vari habitat terrestri, aerei e acquatici;
2-preservare i servizi della natura attraverso gli ecosistemi fermando la conversione delle foreste naturali, delle praterie e di altri habitat;
3-ripristinare le comunità vegetali endemiche su larga scala, compresi i paesaggi forestali;
4-riqualificare aree con specie endemiche, in particolare super-predatori, per ripristinare le dinamiche ei processi ecologici;
5-sviluppare e adottare adeguati strumenti politici per combattere la sconfitta, il salvataggio, lo sfruttamento e il traffico di specie minacciate;
6-ridurre i rifiuti alimentari attraverso l’istruzione e migliorare le infrastrutture;
7-promuovere una riorientazione della dieta verso prodotti alimentari di origine vegetale;
8-ridurre ulteriormente il tasso di fertilità assicurando che gli uomini e le donne abbiano accesso ai servizi di istruzione e di pianificazione familiare, in particolare nei settori in cui questi servizi mancano ancora;
9-moltiplicare le escursioni per i bambini per sviluppare la loro sensibilità alla natura e generalmente migliorare l’apprezzamento della natura in tutta la società;
10-incoraggiare un cambiamento ambientale positivo;
11-progettare e promuove nuove tecnologie verdi e rivolgersi in maniera massiccia verso fonti energetiche verdi, progressivamente riducendo il sostegno alla produzione di energia con combustibili fossili;
12-rivedere la nostra economia per ridurre le iniquità della ricchezza e garantire che i prezzi, le tasse e gli incentivi tengono conto del vero costo dei nostri modelli di consumo per il nostro ambiente;
13-determinare a lungo termine una dimensione umana sostenibile e scientificamente difendibile, assicurando il sostegno dei paesi e dei leader mondiali a raggiungere questo obiettivo vitale.
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AMBIENTE & VELENI
Metanizzare la Sardegna? La pazza idea uscita dalla Cop23
di Mario Agostinelli | 28 novembre 2017
su il Fatto quotidiano
Oggi mercoledì 29 novembre 2017
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Mario Corona, monserratino, partigiano, sindaco comunista di Fucecchio
29 Novembre 2017
Marco Sini su Democraziaoggi.
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Chiesti cinque anni per Francesca Barracciu
29 Novembre 2017
Red su Democraziaoggi.
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Gli Editoriali di Aladinews. Cari Presidenti la legge ha da cambiare!
Su Aladinews.
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CITTÀ E TERRITORIO » NOSTRO PIANETA » INVERTIRE LA ROTTA
Presto, o sarà toppo tardi
di VALENTINA CORVINO
il Salvagente, online, 28 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. L’accorato appello della comunità degli scienziati consapevoli per tentar di scongiurare la morte del nostro pianeta. Le 13 cose da fare subito.
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Oggi martedì 28 novembre 2017
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Gli Editoriali di Aladinews. Domini collettivi. Terre d’uso comune
| 22 novembre 2017 | su COMUNEinfo
di Paolo Cacciari
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La guerra alla democrazia dell’oligarchia neoliberista.
28 Novembre 2017
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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Lavoro. Si muove la CGIL che rivendica un Piano straordinario per l’occupazione
Lavoro. Si muove la CGIL
La Cgil Sarda si mobilita e riunisce l’assemblea regionale dei quadri e delegati: il 27 novembre al Palacongressi della Fiera di Cagliari ha discusso e sostenuto le proposte sotto riportate.
Ecco il documento in sintesi
Alla Regione chiediamo un deciso cambio di strategia nelle politiche per il lavoro, superando l’attuale modello incentrato principalmente sulla flexisecurity, che ha prodotto risultati davvero scarsi nella nostra regione, come dimostrano i dati oggettivi: perseverare su questa linea sarebbe sbagliato e dannoso.
La Finanziaria che il Consiglio regionale si appresta a discutere sarà praticamente l’ultima utile, in questa legislatura, a costruire la ripresa dell’occupazione in Sardegna. Dopo questa manovra, il dibattito politico sarà costantemente occupato dalla competizione elettorale.
Perciò è indispensabile conquistare adesso il Piano straordinario per l’occupazione, reso sempre più urgente dal perdurare della crisi, per restituire una possibilità a migliaia di disoccupati, colpiti dai tagli governativi dei sussidi e degli ammortizzatori sociali, utile per il sostegno dei consumi interni e per il rilancio dei settori produttivi e dei servizi.
· Per un Piano straordinario per l’occupazione, con risorse consistenti nella legge Finanziaria, in un Fondo dedicato del bilancio regionale, per superare i vincoli di spesa degli enti locali
· Per la creazione di una specifica unità di missione di governance del Piano, una vera e propria task-force per la predisposizione e la rapida cantierazione di opere e servizi di pubblica utilità
· Per rafforzare le misure di supporto all’impiego dei lavoratori, in particolare per i giovani, le donne e nelle aree deboli, e per la riforma della Formazione professionale
· Per nuove regole più stringenti sul sistema degli appalti, subappalti e affidamenti, per favorire l’occupazione e la sua stabilità
· Per l’attuazione dei Piani di rilancio delle Aree di Crisi e degli Accordi e Protocolli siglati, con la conferma o l’avvio degli investimenti pubblici e privati programmati nei settori produttivi e nelle infrastrutture, per un Programma contro lo spopolamento delle zone interne
· Per servizi pubblici efficienti, un welfare inclusivo e il contrasto alla povertà
· Per maggiori risorse per istruzione e ricerca: borse di studio, alloggi, mobilità
L’appello del mondo del lavoro non può restare l’unico inascoltato! Alle forze politiche e alla Giunta regionale la responsabilità e il compito di dargli seguito.
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Cari Presidenti la legge ha da cambiare!
Il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria ha inviato una lettera alle massime autorità istituzionali della Regione, chiedendo loro di assumere un ruolo diretto di stimolo, proposta e coordinamento dei gruppi presenti in Consiglio regionale per l’approvazione di una nuova legge elettorale che consideri come fondanti i principi guida fissati dalla Carta costituzionale della Repubblica e dallo Statuto della Sardegna. Il Comitato si batte per una nuova disciplina elettorale e a tal fine ha promosso incontri pubblici, dibattiti e confronti con esponenti delle istituzioni elettive, dei partiti, dei movimenti politici e associazioni presenti nel territorio. Questo – sostiene il Comitato – è il momento più favorevole per procedere senza indugio alla riscrittura della legge sarda. Sulla problematica in questione, al fine di illustrare le proprie proposte, il Comitato è stato di recente ricevuto dal Presidente del Consiglio regionale Gianfanco Ganau; ha richiesto un incontro con la Commissione statutaria del Consiglio regionale, presieduta dall’on. Francesco Agus; infine, non è escluso entro breve termine un incontro con il Presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru.
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Cagliari, 27 novembre 2017
Al Presidente della Giunta regionale
Francesco Pigliaru
Al Presidente del Consiglio regionale
Gianfranco Ganau
Lettera aperta per una nuova legge elettorale della Regione Sardegna
Gentili Presidenti,
Il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria esprime il proprio apprezzamento per la recente approvazione dell’emendamento volto a favorire il riequilibrio della presenza dei generi nell’Assemblea regionale e di questo si dà atto in primo luogo al vostro impegno profuso direttamente e all’assunzione di responsabilità espresso da parte dell’intero Consiglio regionale.
Nell’esprimere il nostro apprezzamento, osserviamo che è per noi irrinunciabile ritenere tale approvazione non come punto di arrivo, ma come base di partenza e stimolo per una nuova impostazione della legge elettorale sarda che cambi definitivamente la natura sostanzialmente truffaldina della legge attuale, pensata ai danni di qualche partito e non a vantaggio di tutto il corpo elettorale.
Al riguardo, è da tempo che il Comitato si batte per una nuova disciplina elettorale promuovendo incontri pubblici, dibattiti e confronti con esponenti delle istituzioni elettive, dei partiti, dei movimenti politici e associazioni presenti nel territorio e ci pare che questo sia il momento più favorevole per procedere senza indugio con la riscrittura della legge vigente.
In questo contesto chiediamo che nel vostro ruolo di Presidenti, così come fatto con l’approvazione dell’emendamento sulla parità di genere, assumiate un ruolo diretto di stimolo, proposta e coordinamento dei gruppi presenti in Consiglio regionale per l’approvazione di una nuova legge elettorale che consideri come fondanti i seguenti principi guida.
Una legge elettorale che riparta dalla Costituzione, nel pieno rispetto dell’articolo 1 che assegna al popolo la sovranità e dell’articolo 48 che considera elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età e allo stesso tempo precisa che il voto è personale ed eguale, libero e segreto.
In questi semplici riferimenti si possono trovare tutti gli elementi necessari per scrivere una buona legge elettorale, una legge che sia in grado di garantire la “sovranità del popolo”, che è tanto più reale quanto più si ha una larga partecipazione popolare al voto.
Questi sono i capisaldi che consentono agli elettori di fare le loro scelte e, a nostro avviso, permetteranno anche un riavvicinamento alle urne di gran parte di quella metà dell’elettorato sardo che nella precedente consultazione del 2014 non ha votato.
Una legge che garantisca “uguaglianza” nel voto, sia che si voti per la maggioranza che per un partito o movimento di opposizione, senza gli stravolgimenti generati dal sistema maggioritario nel corso del tempo perché qualunque premio di maggioranza, che di fatto attribuisce una maggior peso relativo ad un voto dato a chi governa piuttosto che a chi sta all’opposizione, è sempre elemento di “distorsione” del principio di uguaglianza del voto sancita dalla Costituzione.
Una legge che garantisca la “rappresentanza” perché ad una supposta governabilità che non può mai essere garantita da una legge elettorale, si preferisce la rappresentanza, questa sì possibile attraverso una buona legge, anche di partiti e movimenti minori perché la democrazia è fatta di pluralità di opinioni che devono trovare sintesi nel parlamento come nei consigli regionali, ovvero negli organi elettivi di governo.
Su questo specifico punto, pur essendo convinti dell’esigenza di una proporzionalità senza soglie di ingresso, si potrebbe comunque considerare una soglia molto bassa in modo da consentire anche a quelle forze e movimenti politici che non intendono far parte di coalizioni di avere una propria rappresentanza proporzionale ai voti conseguiti, per evitare definitivamente il grave vulnus di democrazia presente nella vigente legge elettorale che ha negato la rappresentanza a ben 130.000 elettori sardi.
Una legge che garantisca la parità di rappresentanza di uomini e donne, perché la società è composta di uomini e donne, e non vi può essere discriminazione di genere nell’accesso agli organi elettivi, sarà l’elettorato a scegliere chi eleggere senza discriminazioni in partenza.
Per la nostra isola è particolarmente significativa anche la rappresentanza territoriale che va garantita, ma non sacrificata a piccole e spesso meschine oligarchia o capi bastone locali.
Al riguardo si ritiene che debbano essere individuati dei collegi elettorali che siano sufficientemente grandi da rappresentare ampie zone del territorio regionale e allo stesso tempo simili quanto a numero di elettori, superando i limiti territoriali imposti dai confini amministrativi delle vecchie provincie.
La scelta di collegi uniformi o almeno tendenti all’uniformità dal punto di vista del numero degli elettori potrà evitare la formazione di un Consiglio regionale totalmente egemonizzato dai due poli demografici di Cagliari e Sassari. Allo stesso tempo, una scelta oculata dei collegi e un corretto meccanismo di attribuzione proporzionale dei seggi che, per esempio, comprenda la possibilità di ripartizione dei resti, potrà evitare la distorsione verificata anche nelle recenti elezioni in Sicilia, dove un movimento politico che ha avuto centomila voti ha avuto il riconoscimento di un solo seggio in Consiglio, a fronte di 11 seggi attribuiti ad un partito che ne ha avuto 250.000.
Anche questo è un caso di grave violazione della democrazia e del principio di uguaglianza del voto, infatti non vi è alcuna proporzionalità tra numero di seggi attribuiti e voti conseguiti.
Una legge che sia ancorata allo Statuto regionale che con la legge costituzionale n. 2 del 31/01/2001, all’art. 15 riporta “ …In armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con l’osservanza di quanto disposto dal presente Titolo, la legge regionale, approvata dal Consiglio regionale con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, determina la forma di governo della Regione e, specificatamente, le modalità di elezione, sulla base dei principi di rappresentatività e di stabilità, del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale, i rapporti tra gli organi della Regione, la presentazione e l’approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione, …, nonché l’esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e la disciplina del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo. Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali”.
E’ lo stesso Statuto che ci permette di trovare i principi ispiratori di una buona legge: rappresentatività e stabilità, esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e referendum propositivo, abrogativo e consultivo, condizioni di parità di accesso per uomini e donne, finalmente riconosciuta con la recente approvazione dell’emendamento già citato.
Per quanto attiene alla rappresentatività è evidente che il sistema proporzionale è l’unico che la può garantire anche per i partiti e movimenti minori, mentre per la stabilità, se è vero che non può essere garantita da nessuna legge, è altrettanto evidente che l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente eletto può positivamente concorrervi quale elemento di equilibrio sistemico.
La possibilità del referendum propositivo è un altro grande diritto da far valere, specialmente in un periodo caratterizzato da partiti impegnati esclusivamente nella gestione del potere mirata alla propria sopravvivenza e conservazione di privilegi personali.
E’ ispirandosi a questi principi che per il nostro Comitato può essere scritta una Legge elettorale statutaria per la Regione Sardegna che potrà permettere al popolo sardo di tornare massicciamente alle urne e scegliere consapevolmente i propri rappresentanti.
Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria
Oggi lunedì 27 novembre 2017
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Elezione diretta del governatore: si o no?
27 Novembre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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CGIL Lavoro, il 27 novembre mobilitazione alla Fiera di Cagliari
Approfondimenti sul sito della Cgil Sarda.
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La carovana delle donne per il disarmo nucleare
Su Democraziaoggi.
Ieri, domenica 26 novembre 2017, nell’ambito dell’iniziativa della Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e’ svolto a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro di riflessione muovendo da una meditazione dell’indimenticabile Ernesto Balducci sulle “tre verita’ di Hiroshima”.
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Oggi
Oggi a Is Mirrionis
CONVOCAZIONE. Il comitato casa del quartiere is mirrionis si riunisce oggi lunedi 27 novembre alle ore 18.00 presso i locali della parrocchia di Sant’Eusebio col seguente O.d.G.:
1- RECUPERO DELL’EDIFICIO DELLA SCUOLA POPOLARE DI VIA IS MIRRIONIS “uno spazio per il quartiere”, incontro con l’ing. GIANVALERIO SANNA, dirigente di Area;
2- INIZIATIVE E PROPOSTE.
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- STRUTTURA. Documentazione pertinente.
- GESTIONE. Dossier per l’adozione del Regolamento comunale per la gestione dei beni comuni.
Punta de billete
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SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » LAVORO
Non è lavoro, è sfruttamento
di DAVIDE VILLANI
Sbilanciamoci, Newsletter n.538, 24 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Recensione del libro di Marta Fana, Il mantra da smontare: “meno intervento pubblico e più flessibilità del mercato del lavoro, uguale più crescita e prosperità”.
- Marta Fana, Non è lavoro è sfruttamento, Editori Laterza, 2017, p. 192, €14,00, anche ebook.
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“Ma viene un tempo ed è questo”
L’assemblea del 2 dicembre
RESISTERE E AGIRE PER L’EPOCA NUOVA
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L’assemblea del 2 dicembre
RESISTERE E AGIRE PER L’EPOCA NUOVA
“Ma viene un tempo ed è questo” è il tema dell’ormai imminente assemblea di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” che si terrà il 2 dicembre in via dei Frentani a Roma. Il “MA” alla situazione esistente e la speranza del futuro
Come più volte annunciato, si terrà sabato 2 dicembre a Roma un’assemblea nazionale di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”. Il tema su cui essa è stata convocata è “Ma viene un tempo ed è questo”: asserzione motivata dalla svolta profetica del pontificato di Francesco, che spinge a guardare con fiducia al tempo che viene e a prepararne la novità. Tuttavia gli eventi che si susseguono ammoniscono a non coltivare solo la speranza e la fede, ma a farsi investire, per amore, dalla sofferenza e dall’estrema minaccia che gravano oggi sul nostro tempo e sul mondo. In particolare non si può non assumere nelle nostre analisi la perdita e addirittura lo scempio del diritto, dell’etica pubblica e delle culture di convivenza, che sono il portato dell’attuale fase della globalizzazione. L’effetto più grave di queste demolizioni in corso è la precarizzazione della vita, soprattutto dei giovani, e la riproposizione, come se fossero del tutto normali, di politiche di genocidio: se ne trovano le tracce sia nelle reciproche minacce di distruzione nucleare, sia nell’“economia che uccide” che toglie dalla vita e dal mercato popolazioni intere, sia nella vana pretesa di sottrarre alla vista il popolo dei migranti e dei profughi, sia nell’ecocidio onde è devastata la terra.
Di fronte a tutto ciò l’urgenza da proporre, e non solo ai credenti ma a tutti, sembra essere quella di una resistenza, condizione per un’alternativa e per il passaggio a un’epoca nuova. (segue)