Monthly Archives: ottobre 2017
Domani il Convegno
Domani 4 a partire dal pomeriggio e giovedì 5 per tutta la giornata si terrà il Convegno per il Lavoro organizzato dal Comitato d’iniziativa Costituzionale e Statutaria e da Europe Direct Regione Sardegna. Nei sei mesi trascorsi sulla nostra News abbiamo dato conto dei lavori di preparazione del Convegno, anche con la pubblicazione di copiosa documentazione pertinente sempre di grande interesse. Oggi pubblichiamo lo schema della relazione introduttiva che sarà tenuta da Fernando Codonesu a nome del Comitato. La stessa sarà pubblicata integralmente su questa News a partire dalle ore 17 di domani. Nel proseguo saranno pubblicati tutti i documenti di cui disporremo
————————————–
Lavoro e prospettive di cambiamento
Schema della relazione introduttiva
(…) Per quanto riguarda l’organizzazione del convegno, è da questo quadro che è nata l’esigenza di organizzare fondamentalmente tre grandi temi di intervento:
- Il primo è l’economia sociale e solidale in quanto paradigma del periodo in cui viviamo, dove diventa sempre più forte l’esigenza di un’economia nota come terzo settore, caratterizzata dall’etica, dal riferimento ai valori umani e non al solo profitto; un’economia anche per gli ultimi, per gli strati sociali più marginali, fragili e indifesi, un’economia per tutta quella pluralità di servizi alla persona in ogni età della vita che vanno pensati, organizzati e gestiti.
- Il secondo è rappresentato dall’interrogativo sul futuro prossimo della Sardegna, con testimonianze dirette di alcuni attori dello sviluppo locale, che parleranno di filiere produttive, imprese, istituzioni, sindacati.
Abbiamo chiamato a testimoniare alcune esperienze significative che vengono svolte in quelle che azioni ascrivibili alle politiche attive del lavoro, ma soprattutto abbiamo dato spazio a una parte di quella Sardegna resistente, adattativa e resiliente su cui contiamo di più e da cui provengono forza, idee e progetti per il nostro futuro.
- Il terzo, infine, che per noi è la pietra di volta di tutto: la scuola, l’istruzione, la formazione, l’università e la ricerca, convinti come siamo che la flessibilità dei tempi attuali possa essere affrontata adeguatamente solo con una formazione larga e alta, una formazione di tipo generale, basata su fondamenta solide, con contenuti delle varie discipline così approfonditi da creare profili di uscita nei vari livelli formativi come cittadini in grado di affrontare ogni problema della vita adulta e ogni possibile occupazione offerta dal mercato del lavoro e con capacità reali di creare impresa e occupazione.
In un convegno di tale importanza non poteva mancare una riflessione più generale, che definiamo alta perché alto è il tema del lavoro, e su questo, tra altri autorevoli interventi, conosceremo e discuteremo gli autorevoli punti di vista del filosofo Silvano Tagliagambe, dell’economista Gianfranco Sabattini e del sociologo Domenico De Masi.
Quando come Comitato di Iniziativa Costituzionale Statutaria abbiamo deciso di organizzare questo convegno abbiamo pensato che dal confronto di variegate posizioni e punti vista sul tema, dalla viva voce degli attori che giorno per giorno si misurano con questo mercato del lavoro, dalla pluralità di idee che si scontrano e si incontrano nel nostro vivere quotidiano possano nascere le migliori condizioni per creare un ecosistema favorevole allo sviluppo del lavoro, in condizioni di equilibrio dinamico con l’ambiente e con le continue trasformazioni della società e del mondo.
E’ perché come esponenti della società civile, come cittadinanza attiva, sganciati da logiche di partito o di appartenenza politica, siamo convinti che non ci possano essere soluzioni individuali ai problemi posti dalla crisi, ma vadano ricercate collettivamente con il confronto delle idee, è per tali motivi che intendiamo concorrere con le nostre energie al processo di creazione di un ecosistema favorevole al lavoro, che abbiamo fortemente voluto questo convegno e abbiamo deciso di dedicarlo in particolare ai giovani che, più di altri, vedono minacciata la propria vita e il proprio futuro.
Viviamo un presente di grandi trasformazioni in atto, un presente in cui si vivono, come sempre nella storia, elementi di futuro e si progettano visioni di futuro, che a loro volta diventeranno il presente di domani. In queste trasformazioni, che possiamo anche vedere come veri e propri sconvolgimenti, bisogna inquadrare i diversi aspetti del lavoro con i relativi punti di vista.
Non si intende in questa sede fare un ragionamento esaustivo anche perché lo si ritiene impossibile, quanto affrontare quegli aspetti che a nostro modo di vedere, sono tra i più rilevanti in questo periodo storico.
Siamo sicuri che parlare di lavoro oggi, compiutamente, significhi avere piena consapevolezza della complessità in cui siamo immersi.
[Di seguito i capitoli della relazione]
1. Il lavoro e l’impresa nella costituzione .
2. Punti di vista, lavoro e dignità, autorealizzazione individuale.
3. Crescita – decrescita, sviluppo, benessere, felicità.
4. L’organizzazione del lavoro attuale, trasformazioni in atto e prospettive a tendere.
5. La crisi è finita?.
6. La formazione come chiave di volta nel cambiamento presente.
7. Lavoro o reddito?.
Conclusione.
————————————————————
Oggi martedì 3 ottobre 2017
di Stefano Puddu Crespellani, su fb.
A partire da domani, a Cagliari, si svolgono queste interessanti giornate, a cui avrei partecipato se non fossi impedito dalla distanza. Invito tutti i miei contatti a leggere il programma e ad avvicinarsi all’hotel Regina Margherita per ascoltarne gli interventi. Scrivo queste righe in una giornata in cui, in Catalogna, è stato convocato uno sciopero generale di protesta. Anche qui vorremmo costruire una repubblica, ma lo Stato, fondato ormai sul capitale finanziario, non lo permette.
Il lavoro è oggi il grande paradosso della democrazia. Un concetto da ripensare con la maggiore urgenza, perché mentre la retorica del lavoro rimane intatta, la pratica del lavoro ce la stanno trasformando a velocità vertiginosa sotto i nostri piedi (e occhi, se riuscissimo a vedere). Solo se diventiamo capaci di concepire una idea nostra su come trasformare il lavoro, in chiave cooperativa, in un orizzonte di equità, in equilibrio con l’ecologia del pianeta e di ciascuna persona, potremo avere un discorso da opporre al sistema neoliberista, che usa il ricatto del lavoro scarso per incatenarci alla ruota dello sfruttamento e del consumo, entrambi alienanti.
Spero che in queste giornate si arrivi a parlare anche della necessità di distribuire il reddito senza una relazione diretta con il lavoro. Disporre di un minimo reddito è imprescindibile in una società totalmente monetarizzata. È anche la condizione di possibilità per una trasformazione del lavoro. La retorica meritocratica non è più sufficiente a trasformare gli ingranaggi di un mondo che ci vuole obbedienti nel produrre e nel consumare. Occorre creare condizioni per la libertà di scelta. Queste condizioni sono almeno due: una è quella di dare a ciascuna persona le condizioni minime della dignità e della partecipazione; l’altra è quella di ricostruire comunità all’interno delle quali le capacità delle persone siano messe a frutto, il lavoro abbia senso e non si limiti a essere un anello necessario nella catena dell’alienazione.
Buon incontro a tutti voi e grazie alle persone che l’hanno organizzato.
—————————————————————————–
Verso il Convegno sul lavoro a Cagliari
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Questo il titolo del Convegno dibattito, promosso dal Comitato d’iniziativa costituzionale e Statutaria e da Europe direct Regione Sardegna, che si terrà a Cagliari il 4-5- ottobre Hotel Regina Margherita.
Su Democraziaoggi.
.
************DOCUMENTAZIONE************
————————————————————————————–
La pagina fb dell’evento.
—————————————
Verso il Convegno Lavoro: la chiave è la formazione
3 Ottobre 2017
Fernando Codonesu su Democraziaoggi.
—————————————————————————————
———————————————————————————————-
SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » POLITICA
«La sinistra deve fare una vera rivoluzione morale»
di NAOMI KLEIN
il manifesto, 1 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Testo estratto dal discorso pronunciato il 26 settembre scorso alla conferenza del partito laburista di Brighton, courtesy LabourPress. I millennial non sopportano le false promesse. Sanders, Podemos e Corbyn dimostrano che partiti e movimenti devono allearsi. (c.m.c.)
——————————————-
SOCIETÀ E POLITICA » EVENTI » 2015-ESODOXXI
This land is their land
di SUKETU MEHTA
foreignpolicy.com, 12 settembre 2017, ripreso da eddyburg e das aladinews. L’autore sostiene che i paesi ricchi non sono messi in pericolo dai migranti, ma dalla paura dei migranti, che rappresentano lo spettro di un cambiamento, radicale e irrevocabile.Anche Suketu Metha, scrittore e giornalista, lui stesso migrante, esprime il suo punto di vista sulla grande sfida del nostro secolo di sistemare un afflusso assai variegato di migranti. Flusso destinato a crescere, per effetto dei cambiamenti climatici e conflitti.
—————–
Gli Editoriali di Aladinews. La superpotenza riluttante, di Roberta Carlini, su Rocca.
—————————————————————
Legge elettorale sarda e donne dei partiti: chi, uomo o donna, vuol partecipare a una rapina è rapinatore.
3 ottobre 2017.
Su Democraziaoggi, Amsicora.
———————————————————
Il Comitato riparte dalla legge elettorale
3 Ottobre 2017
Grandi del Comitato nazionale per la democrazia costituzionale
Su Democraziaoggi.
———————————————————————————————–
La visita del presidente Mattarella. Riflessioni di Sindaci
La distanza tra la gente comune e le istituzioni.
.
Oggi c’è stata la visita in Sardegna del Presidente della Repubblica, una visita passata abbastanza in silenzio.
Ecco una riflessione (e una percezione), che personalmente condivido, del Presidente dell’ANCI Sardegna, Emiliano Deiana (Antonio Fadda, Sindaco di Orani)
.
.
Oggi sono andato a Ghilarza all’incontro col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un incontro importante per la presentazione di una nuova edizione dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci.
Ma non di questo volevo parlare. Ma del gelo e della distanza siderale fra l’avvenimento e la gente comune.
Da piccolo mia mamma ci aveva portato in piazza d’Italia per l’arrivo a Sassari di Pertini. Ho nel naso, negli occhi, nel cuore quel clima di festa: la gente in attesa; il sentirsi parte di Qualcosa.
Qui c’era ognuno con la propria solitudine. La gente che continuava nella sua vita: nei bar, per la via.
Nemmeno l’ombra di una curiosità.
Non si tratta di Mattarella (che non è uomo che genera particolari avversità). Si tratta di qualcosa che si è rotto.
Siamo dentro la frattura della democrazia e della rappresentanza. Sono due coste che si allontanano sospinte dalla faglia. La tettonica democratica produce fratture, terremoti, sommovimenti tellurici.
I partiti non esistono più. I “corpi intermedi” sono in coma profondo. Le istituzioni lontane.
I cittadini sono dentro la solitudine, dentro il movimento solipsistico indotto dai Social. Siamo dentro l’autismo corale. Senza parole. Senza emozioni.
Come si ricostruisce dopo questa catastrofe?
Francesco: Sogno un’Europa “universitaria e madre” che, memore della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace per il mondo.
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A CESENA NEL TERZO CENTENARIO DELLA NASCITA DEL PAPA PIO VI E
BOLOGNA PER LA CONCLUSIONE DEL CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO
INCONTRO CON GLI STUDENTI E IL MONDO ACCADEMICO
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Piazza San Domenico (Bologna)
Domenica, 1° ottobre 2017
Cari amici,
sono contento di condividere questo momento con voi e ringrazio cordialmente il Rettore e lo studente per i loro interventi. Non potevo venire a Bologna senza incontrare il mondo universitario. L’Università di Bologna è da quasi mille anni laboratorio di umanesimo: qui il dialogo con le scienze ha inaugurato un’epoca e ha plasmato la città. Per questo, Bologna è chiamata “la dotta”: dotta ma non saccente, proprio grazie all’Università, che l’ha sempre resa aperta, educando cittadini del mondo e ricordando che l’identità a cui si appartiene è quella della casa comune, dell’universitas.
La parola universitas contiene l’idea del tutto e quella della comunità. Ci aiuta a fare memoria delle origini – è tanto prezioso coltivare la memoria! –, di quei gruppi di studenti che cominciarono a radunarsi attorno ai maestri. Due ideali li spinsero, uno “verticale”: non si può vivere davvero senza elevare l’animo alla conoscenza, senza il desiderio di puntare verso l’alto; e l’altro “orizzontale”: la ricerca va fatta insieme, stimolando e condividendo buoni interessi comuni. Ecco il carattere universale, che non ha mai paura di includere. Lo testimoniano seimila stemmi multicolori, ognuno dei quali rappresenta la famiglia di un giovane venuto qui a studiare, non solo da tante città italiane, ma da molti Paesi europei e persino dal Sudamerica! La vostra Alma Mater, e ogni università, è chiamata a ricercare ciò che unisce. L’accoglienza che riservate a studenti provenienti da contesti lontani e difficili è un bel segno: che Bologna, crocevia secolare di incontri, di confronto e relazione, e in tempi recenti culla del progetto Erasmus, possa coltivare sempre questa vocazione!
Tutto qui è iniziato attorno allo studio del diritto, a testimonianza che l’università in Europa ha le radici più profonde nell’umanesimo, cui le istituzioni civili e la Chiesa, nei loro ruoli ben distinti, hanno contribuito. Lo stesso San Domenico rimase ammirato dalla vitalità di Bologna e dal grande numero di studenti che vi accorrevano per studiare il diritto civile e canonico. Bologna col suo Studium aveva saputo rispondere ai bisogni della nuova società, attirando studenti desiderosi di sapere. San Domenico li incontrò spesso. Secondo una narrazione, fu proprio uno scolaro, colpito dalla sua conoscenza della Sacra Scrittura, a domandargli su quali libri avesse studiato. È nota la risposta di Domenico: «Ho studiato nel libro della carità più che in altri; questo libro infatti insegna ogni cosa».
La ricerca del bene, infatti, è la chiave per riuscire veramente negli studi; l’amore è l’ingrediente che dà sapore ai tesori della conoscenza e, in particolare, ai diritti dell’uomo e dei popoli. Con questo spirito vorrei proporvi tre diritti, che mi sembrano attuali.
1. Diritto alla cultura. Non mi riferisco solo al sacrosanto diritto per tutti di accedere allo studio – in troppe zone del mondo tanti giovani ne sono privi –, ma anche al fatto che, oggi specialmente, diritto alla cultura significa tutelare la sapienza, cioè un sapere umano e umanizzante. Troppo spesso si è condizionati da modelli di vita banali ed effimeri, che spingono a perseguire il successo a basso costo, screditando il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non serve se non dà subito qualcosa di concreto. No, lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita. È da reclamare il diritto a non far prevalere le tante sirene che oggi distolgono da questa ricerca. Ulisse, per non cedere al canto delle sirene, che ammaliavano i marinai e li facevano sfracellare contro gli scogli, si legò all’albero della nave e turò gli orecchi dei compagni di viaggio. Invece Orfeo, per contrastare il canto delle sirene, fece qualcos’altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene. Ecco il vostro grande compito: rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con la ricerca, la conoscenza e la condivisione.
Armonizzando nella vita questa bellezza custodirete la cultura, quella vera. Perché il sapere che si mette al servizio del miglior offerente, che giunge ad alimentare divisioni e a giustificare sopraffazioni, non è cultura. Cultura – lo dice la parola – è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano. E davanti a tanto lamento e clamore che ci circonda, oggi non abbiamo bisogno di chi si sfoga strillando, ma di chi promuove buona cultura. Ci servono parole che raggiungano le menti e dispongano i cuori, non urla dirette allo stomaco. Non accontentiamoci di assecondare l’audience; non seguiamo i teatrini dell’indignazione che spesso nascondono grandi egoismi; dedichiamoci con passione all’educazione, cioè a “trarre fuori” il meglio da ciascuno per il bene di tutti. Contro una pseudocultura che riduce l’uomo a scarto, la ricerca a interesse e la scienza a tecnica, affermiamo insieme una cultura a misura d’uomo, una ricerca che riconosce i meriti e premia i sacrifici, una tecnica che non si piega a scopi mercantili, uno sviluppo dove non tutto quello che è comodo è lecito.
2. Diritto alla speranza. Tanti oggi sperimentano solitudine e irrequietezza, avvertono l’aria pesante dell’abbandono. Allora occorre dare spazio a questo diritto alla speranza: è il diritto a non essere invasi quotidianamente dalla retorica della paura e dell’odio. È il diritto a non essere sommersi dalle frasi fatte dei populismi o dal dilagare inquietante e redditizio di false notizie. È il diritto a vedere posto un limite ragionevole alla cronaca nera, perché anche la “cronaca bianca”, spesso taciuta, abbia voce. È il diritto per voi giovani a crescere liberi dalla paura del futuro, a sapere che nella vita esistono realtà belle e durature, per cui vale la pena di mettersi in gioco. È il diritto a credere che l’amore vero non è quello “usa e getta” e che il lavoro non è un miraggio da raggiungere, ma una promessa per ciascuno, che va mantenuta.
Quanto sarebbe bello che le aule delle università fossero cantieri di speranza, officine dove si lavora a un futuro migliore, dove si impara a essere responsabili di sé e del mondo! Sentire la responsabilità per l’avvenire della nostra casa, che è casa comune. A volte prevale il timore. Ma oggi viviamo una crisi che è anche una grande opportunità, una sfida all’intelligenza e alla libertà di ciascuno, una sfida da accogliere per essere artigiani di speranza. E ognuno di voi lo può diventare, per gli altri.
3. Diritto alla pace. Anche questo è un diritto, e un dovere, iscritto nel cuore dell’umanità. Perché «l’unità prevale sul conflitto» (Evangelii gaudium, 226). Qui, alle radici dell’università europea, mi piace ricordare che quest’anno si è celebrato il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, degli inizi dell’Europa unita. Dopo due guerre mondiali e violenze atroci di popoli contro popoli, l’Unione è nata per tutelare il diritto alla pace. Ma oggi molti interessi e non pochi conflitti sembrano far svanire le grandi visioni di pace. Sperimentiamo una fragilità incerta e la fatica di sognare in grande. Ma, per favore, non abbiate paura dell’unità! Le logiche particolari e nazionali non vanifichino i sogni coraggiosi dei fondatori dell’Europa unita. E mi riferisco non solo a quei grandi uomini di cultura e di fede che diedero la vita per il progetto europeo, ma anche ai milioni di persone che persero la vita perché non c’erano unità e pace. Non perdiamo la memoria di questi!
Cent’anni fa si levò il grido di Benedetto XV, che era stato Vescovo di Bologna, il quale definì la guerra «inutile strage» (Lettera ai Capi dei Popoli belligeranti, 1° agosto 1917). Dissociarsi in tutto dalle cosiddette “ragioni della guerra” parve a molti quasi un affronto. Ma la storia insegna che la guerra è sempre e solo un’inutile strage. Aiutiamoci, come afferma la Costituzione Italiana, a “ripudiare la guerra” (cfr Art. 11), a intraprendere vie di nonviolenza e percorsi di giustizia, che favoriscono la pace. Perché di fronte alla pace non possiamo essere indifferenti o neutrali. Il Cardinale Lercaro qui disse: «La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte esso venga: la sua vita non è la neutralità, ma la profezia» (Omelia, 1° gennaio 1968). Non neutrali, ma schierati per la pace!
Perciò invochiamo lo ius pacis, come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza. Per questo ripetiamo: mai più la guerra, mai più contro gli altri, mai più senza gli altri! Vengano alla luce gli interessi e le trame, spesso oscuri, di chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi e calpestando la pace con gli affari. L’Università è sorta qui per lo studio del diritto, per la ricerca di ciò che difende le persone, regola la vita comune e tutela dalle logiche del più forte, della violenza e dell’arbitrio. È una sfida attuale: affermare i diritti delle persone e dei popoli, dei più deboli, di chi è scartato, e del creato, nostra casa comune.
Non credete a chi vi dice che lottare per questo è inutile e che niente cambierà! Non accontentatevi di piccoli sogni, ma sognate in grande. Voi, giovani, sognate in grande! Sogno anch’io, ma non solo mentre dormo, perché i sogni veri si fanno ad occhi aperti e si portano avanti alla luce del sole. Rinnovo con voi il sogno di «un nuovo umanesimo europeo, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia»; di un’Europa madre, che «rispetta la vita e offre speranze di vita»; di un’Europa «dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile» (Discorso per il conferimento del Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016). Sogno un’Europa “universitaria e madre” che, memore della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace per il mondo. Grazie.
————————————————
Il polso del Papa col bracciale giallo col quale si numerano i profughi – il suo390003 – non fornisce solo una immagine potentissima della visita di Francesco a Bologna. È un gesto profetico: riconfermato poco dopo davanti al corpo accademico dell’università: con una citazione, solo apparentemente innocua.
————————————————-
La superpotenza riluttante
Per molti anni, durante la costruzione del processo di unificazione europea, i tedeschi sono stati molto più europeisti dei francesi. Più aperti, sia nel dibattito culturale che in quello politico, a una prospettiva federalista. I francesi, dal canto loro, hanno sempre fatto prevalere l’idea di un’unione tra Stati sovrani, e hanno diffidato della prospettiva federalista. Nella diversità di approccio, sui due lati dell’asse che con le sue alterne vicende ha retto l’Europa, c’era ovviamente la tradizione politica e lo stesso assetto istituzionale dei due Stati: centralista quello francese, federalista quello tedesco. L’unificazione della Germania prima, e la costruzione dell’impossibile assetto della moneta senza Stato sancita a Maastricht, hanno cambiato le carte in tavola – fino a far traballare il tavolo, sotto i colpi della grande crisi del 2008- 2009 e quel che ne è seguito. La potenza tedesca, rafforzata dall’euro e dalle condizioni in cui si è realizzato, ha preso la leadership economica dell’Unione, senza mai decidersi ad assumerne anche la guida politica; anzi minandone al tempo stesso le basi, sia per lo squilibrio economico portato dal suo avanzo commerciale che per la riluttanza a farsi carico del ruolo di locomotiva. Adesso, nell’anno in cui l’inesistente Europa politica è entrata nel processo elettorale franco-tedesco, il processo si è compiuto e le parti si sono completamente invertite. Almeno all’apparenza: il nuovo presidente francese ha inaugurato il suo mandato a maggio facendo precedere le note dell’inno europeo a quelle della Marsigliese, mentre il risultato elettorale delle elezioni tedesche a settembre ha buttato nel panico le cancellerie di tutt’Europa, per l’inedita prospettiva di una instabilità politica del Paese-guida.
una crisi mai sperimentata in precedenza
All’indomani del voto, è parso chiaro che la Germania non era immune dalle malattie politiche di tutto il continente: il declino dei grandi partiti tradizionali (democristiani e socialdemocratici, che a dire il vero solo lì erano sopravvissuti dal Novecento), la sconfitta del governo di turno, l’emersione di un forte movimento antisistema, di destra e xenofobo. Era successo lo stesso in Francia, e se il risultato ha preso un segno diverso lo si è dovuto solo alla capacità di Macron di lucrare sul disastro del partito socialista, e al differente sistema elettorale francese. Era successo, in forme ancora differenti, anche con la sorpresa Brexit, che ha messo la Gran Bretagna in un pasticcio da cui non riesce a uscire. Ed era successo, e probabilmente succederà, ancora, da noi, dove Lega e Movimento Cinque Stelle fanno razzìa dei voti anti-sistema e li mettono allegramente insieme a quelli della destra xenofoba, e l’instabilità storica del quadro politico prende la forma nuova di un campo perfettamente diviso in tre parti. Chi si aspettava – o sperava – che dal voto tedesco uscisse una Merkel più forte, e quindi finalmente disposta a comportarsi da grande statista e salvare l’agonizzante costruzione europea dal suo crollo altrimenti inevitabile, è rimasto deluso. In particolare, preoccupa il fatto che tutta la politica europea resterà appesa alle trattative per formare il governo tedesco, e che questo processo sarà molto lungo e incerto. Non solo: potrebbe anche finire con un’alleanza inedita, tra Cdu, liberali e verdi (la cosiddetta «coalizione Giamaica»), nella quale sono presenti tutte le posizioni possibili sull’Europa, e dunque non se ne prenderà nessuna. Angela Merkel, che non ha voluto far entrare il futuro dell’Unione europea nella campagna elettorale per non portare acqua al mulino dell’Afd, la cui bandiera più popolare è stata proprio quella dell’anti-europeismo (prima della crisi dei rifugiati, che l’ha portata poi a rafforzare ancora di più le sue posizioni xenofobe), adesso potrebbe trovarsi con gli euroscettici moderati come alleati, e gli eurocontestatori più agguerriti all’opposizione. Motivo per cui, temono in molti, per qualche tempo l’Europa con i suoi problemi sparirà dai radar della politica tedesca, chiusa in se stessa a cercare la quadra di una crisi mai sperimentata in precedenza.
i difetti di fabbrica dell’Unione
Ma anche se le cose fossero andate o andassero diversamente, cosa potrebbe fare oggi la Germania per l’Europa? La politica tedesca può ancora pesare sul futuro dell’Unione attraverso due strade. La prima, che al momento sembra chiudersi, è quella delle riforme istituzionali e politiche che intervengano sui difetti di fabbricazione dell’Unione: la mancanza di una politica economica comune, o almeno di un coordinamento tra le politiche degli Stati; la crisi del sistema dei rifugiati, con la riscrittura del Trattato di Dublino; l’assenza di una comune difesa. Sono i punti su cui il presidente Macron ha insistito ancora all’indomani delle elezioni tedesche. La seconda strada attraverso la quale la politica tedesca entrerà nella nostra e in tutte le altre sedi europee è quella della politica economica interna che farà il futuro governo, quando arriverà. Il voto del 24 settembre mostra anche, nella mappa dei successi dell’estrema destra e della sconfitta di Cdu e Spd, una protesta che viene dalle zone più povere del Paese più ricco: i lander dell’ex Germania Est, soprattutto. Il miracolo economico tedesco che ha preceduto gli anni della crisi, ed è a questa brillantemente sopravvissuto, ha un suo lato negativo, fatto di riduzione dei salari, lavori saltuari e poco pagati (i mini-job), aumento della polarizzazione sociale. Mentre il Paese cresceva, rafforzando la sua posizione internazionale soprattutto nell’asse con l’Est europeo, e maturando un avanzo commerciale record, i salari non tenevano il ritmo, e la finanza pubblica continuava in un severo rigore.
adesso che succederà?
Può darsi che il nuovo governo abbandoni i rigori dell’ex ministro Schauble e adotti una politica del bilancio pubblico un po’ più espansiva, per la quale ha ampi margini di azione. Per una eterogenesi dei fini, in questo caso il governo meno europeista della storia tedesca recente farebbe, almeno in parte, quel che tutta Europa, a partire dalla Bce di Francoforte, gli chiede: mettere carburante nella locomotiva, trainare un convoglio altrimenti in affanno. D’altro canto, potrebbero invece rafforzarsi le posizioni dei «falchi», contrari a qualsiasi misura di compensazione degli squilibri presenti tra le economie europee perché considerate un cedimento al lassismo degli opportunisti di turno (greci, italiani, spagnoli). E in ogni caso, il rinvio sine die dell’agenda delle riforme più importanti, quelle sul funzionamento dell’Europa e sulla gestione dei suoi confini, lascia poco ottimismo. A meno che Angela Merkel non trovi nelle difficoltà interne quel coraggio sulla scena internazionale che, da leader trionfante, le è mancato.
Roberta Carlini
Catalogna. Dibattito salutare
Catalogna: indipendenza fra diritto e politica
2 Ottobre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
———————————-
Il vicolo cieco catalano
2 Ottobre 2017
Red su Democraziaoggi.
I due milioni abbondanti a favore del “Sí” rappresentano soltanto il 38% di tutti gli elettori della Catalogna. Il dato deve far riflettere. Forse è poco per dichiarare l’indipendenza. In realtà per una decisione così rilevante correttezza costituzionale e buon senso avrebbero voluto che fosse stabilito un quorum di validità, da fissare nella partecipazione al […]
—————————————————
La Catalogna, la democrazia e noi
Posted on 2 ottobre 2017 by Omar Onnis ·
Spazi riconquistati della città da riconsegnare ai cittadini
Ieri è stata una giornata molto faticosa, ma piena di soddisfazioni, aprire ai cittadini una parte della città rimasta “Segreta” per oltre 80 anni e ricevere un ringraziamento o una stretta di mano mi riempie di gioia. (Paolo Erasmo su fb).
- Su Casteddu online.
E’ online il manifesto sardo duecentoquarantasei.
Il numero 246
Il sommario
———————————————————————————–
L’Autonomia variabile (Marco Ligas), ‘Rischio populismo’ per nascondere la corruzione (Ottavio Olita), La Terra dei Fuochi, a Molentargius (Stefano Deliperi), Molentargius l’oasi dei veleni e stipendificio per élite politiche e burocratiche (Claudia Zuncheddu), Ideologia e spirito di scissione in Gramsci nella prospettiva del separatismo queer (Federico Zappino), Il “sovranismo” non è la soluzione dei problemi del Paese (Gianfranco Sabattini), Il partigiano Eros e la nuova generazione antifascista (Red), La grande truffa del riordino della rete ospedaliera sarda (Emilio Usala), Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti (Red).
———————————————–
Oggi lunedì 2 ottobre 2017
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Cagliari.
Oggi, lunedì 2 ottobre, la cerimonia. Il Rettore Maria Del Zompo: “Segnale di attenzione per il nostro Ateneo e la nostra regione”. Cerimonia trasmessa in streaming sul sito Unica.it.
————————————————————————
Verso il Convegno sul lavoro a Cagliari
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Questo il titolo del Convegno dibattito, promosso dal Comitato d’iniziativa costituzionale e Statutaria e da Europe direct Regione Sardegna, che si terrà a Cagliari il 4-5- ottobre Hotel Regina Margherita.
Su Democraziaoggi.
Verso il Convegno per il Lavoro. Tavolo tematico su Economia Sociale e Solidale. Documentazione IARES: http://www.iares.it/pubblicazioni.html ***** Il Convegno su il manifesto sardo.
———————————————————————————————–
- La pagina fb dell’evento.
———————————————————————————————-
SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » POLITICA
«La sinistra deve fare una vera rivoluzione morale»
di NAOMI KLEIN
il manifesto, 1 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Testo estratto dal discorso pronunciato il 26 settembre scorso alla conferenza del partito laburista di Brighton, courtesy LabourPress. I millennial non sopportano le false promesse. Sanders, Podemos e Corbyn dimostrano che partiti e movimenti devono allearsi. (c.m.c.)
——————————————-
SOCIETÀ E POLITICA » EVENTI » 2015-ESODOXXI
This land is their land
di SUKETU MEHTA
foreignpolicy.com, 12 settembre 2017, ripreso da eddyburg e das aladinews. L’autore sostiene che i paesi ricchi non sono messi in pericolo dai migranti, ma dalla paura dei migranti, che rappresentano lo spettro di un cambiamento, radicale e irrevocabile.Anche Suketu Metha, scrittore e giornalista, lui stesso migrante, esprime il suo punto di vista sulla grande sfida del nostro secolo di sistemare un afflusso assai variegato di migranti. Flusso destinato a crescere, per effetto dei cambiamenti climatici e conflitti.
—————–
Catalogna
Un’analisi sintetica e chiara sulla situazione in Spagna pubblicata da Manuel Castells, sul giornale La Vanguardia, Spagna
22 settembre 2017. (V.T.)
Il pugno di ferro contro la Catalogna è un errore
Il governo di Madrid ha scelto la repressione nei confronti degli indipendentisti catalani. Nessuna trattativa. È una strada molto pericolosa per la stabilità del paese.
INTERNAZIONALE.IT
——————————————————————-
Scrive Domingo Gimeno Torrente.“Ci sono giuristi che dicono che con la costituzione spagnola si può indire il referendum. Io gli do retta, perché i signori del PP che oggi si coprono con quella costituzione e quella bandiera costituzionale hanno votato NO alla costituzione (il PP era allora AP, Alianza Popular) e signori come Aznar hanno scritto manifesti contro nei giornali. Comunque, le costituzioni servono per governare i popoli, non come strumento di oppressione. Prima del 2006 e la vergognosa (e anticostituzionale) modifica dello statuto di Autonomia votato con larga maggioranza nei parlamenti catalano e spagnolo, approvato da un Tribunal Constitucional politicizzato lottizzato e occupato dai partiti. Gli indipendentisti erano circa il 20 %, sino a due settimane fa il 48’5 % e saranno larga maggioranza nelle prossime elezioni, siano autonomiste o di qualsiasi tipo. Non ci vuol l’oracolo di Delfi per capirlo. Quindi sia detto con tutto il rispetto ma legalità oggi è stata largamente superata per quella della dignità. Quella di un popolo che non vuol più violenze e polizie che intervengono come forze di occupazione.” Dalla pag fb di Nicolò Migheli.
—————————————————————–
Oggi domenica 1° ottobre 2017
Verso il Convegno sul lavoro a Cagliari
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Questo il titolo del Convegno dibattito, promosso dal Comitato d’iniziativa costituzionale e Statutaria e da Europe direct Regione Sardegna, che si terrà a Cagliari il 4-5- ottobre Hotel Regina Margherita.
Su Democraziaoggi.
Verso il Convegno per il Lavoro. Tavolo tematico su Economia Sociale e Solidale. Documentazione IARES: http://www.iares.it/pubblicazioni.html
——————————————————————————————
- La pagina fb dell’evento.
—————————————————————————————–
Il razzismo dal ghigno fascista e quello elegante e democratico
Una riflessione puntuale di Antonio Cipriani su informazione e il razzismo elegante e democratico. Viviamo tempi interessanti non c’è che dire.(Nicolò Migheli)
Il razzismo dal ghigno fascista e quello elegante e democratico – Remocontro
La destra è destra perché ritiene l’ingiustizia sociale la base filosofica del diritto del più forte sul più debole. La sinistra, in teoria, no. Eppure…
REMOCONTRO.IT
—————————————————————————————
Legge elettorale: la proposta del Pd non garantisce governabilità, né rappresentanza.
1 Ottobre 2017
Stefano Passigli – Corriere della Sera, 24 settembre 2017 . Su Democraziaoggi.
———————————————————————————————
Ken Loach: «Sto con Corbyn, rifonderà la sinistra»
1 Ottobre 2017
Il regista britannico al congresso annuale dei laburisti esprime il suo sostegno all’«amico Jeremy». «Lo conosco da anni, non è accecato dal suo ego»
di Luigi Ippolito, inviato a Brighton, Corriere della sera 28.9.2017, ripreso da Democraziaoggi e da aladinews.
– BRIGHTON – Un signore anziano con gli occhiali, un po’ curvo nelle spalle, si aggira per il congresso: prova a entrare nella […]
————————————————————————————————-
01 Ottobre 2017
Madrid e Barcellona alla resa dei conti
.
di CLAUS HECKING E TOBIAS RAPP
Madrid e Barcellona alla resa dei conti. Internazionale, 29 settembre – 4 ottobre, ripreso da Eddyburg e da aladinews. Il 1° ottobre dovrebbe svolgersi il referendum sull’indipendenza della Catalogna, ma la votazione è considerata illegale dallo stato spagnolo, che ha fatto di tutto per impedire il referendum. Non si sa se ci sarà davvero, e cosa succederà. (i.b.).
.
- Foto di Nicolò Migheli su SardegnaSoprattutto.
———————————————————————–
CATALOGNA
- I servizi su La Repubblica online.
– I servizi su Il Fatto quotidiano.
— I servizi su La Stampa online.
—————————————————————————————
CRONACA » SARDEGNA
Indipendentismo, Claudia Zuncheddu: “Anche la Sardegna è una nazione senza Stato”
Su L’Unione Sarda online.
——————————————-