Monthly Archives: ottobre 2017
Materiali Convegno per il Lavoro
Materiali Convegno per il Lavoro. Remo Siza
Tavolo tematico Economia Sociale e Solidale
Remo Siza
Slide relative all’intervento.
(segue)
«Terra, casa, lavoro. Discorsi ai movimenti popolari» di papa Francesco
SOCIETÀ E POLITICA » MAESTRI » JORGE MARIO BERGOGLIO
Terra, casa, lavoro. Perché sentiamo nostro il messaggio del papa
di LUCIANA CASTELLINA
il manifesto, 4 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews, «Rivoluzione in Vaticano (e al manifesto)? No, ma per la Chiesa certamente una discontinuità forte. Il comunismo non c’entra ma il focus delle parole del papa ha a che fare con i movimenti rivoluzionari».
Le parole del Papa veicolate da il manifesto: uno scandalo? Saranno in molti a gridarlo. Già parecchi hanno cominciato minacciosamente a chiamare Bergoglio «comunista in tonaca bianca», figurarsi quando scopriranno che i suoi discorsi agli Incontri Mondiali dei Movimenti Popolari (EMMP) – Roma 2014; Santa Cruz in Bolivia 2015; di nuovo Roma 2016 (il prossimo era ipotizzato nientemeno che a Caracas) – vengono addirittura distribuiti in abbinamento al quotidiano dei comunisti senza tonache quali siamo noi.
Di comunisti (o simili) in effetti agli incontri ce ne sono stati e anche importanti: all’ultimo Pepe Mujica, guerrigliero coi Tupamaros e quindi presidente dell’Uruguay, calorosamente salutato da Papa Francesco; con Evo Morales, presidente indio della Bolivia, c’era stata quasi una cogestione della conferenza. E poi, con i movimenti, provenienti da 68 paesi diversi, ce ne sono stati molti altri, ancorché non presidenti, ma a capo di assai importanti organizzazioni di sinistra: João Pedro Stedìle, leader dei Sem terra brasiliani e il coordinatore della rete internazionale Via campesina tanto per fare un esempio, ambedue – fra l’altro – membri del comitato internazionale del Forum Sociale Mondiale, con cui la EMMP ha molti tratti comuni nonostante qualche dissenso. Era stato peraltro invitato anche Bernie Sanders che poi non è potuto venire e a seguire i lavori ci sono stati Indignados, Confederazioni sindacali, persino il Leoncavallo.
Rivoluzione in Vaticano, dunque (e al manifesto)? No, ma per la Chiesa certamente una discontinuità forte, pratica e teorica. Il comunismo non c’entra ma il focus significante delle parole del papa ha certo a che fare con i movimenti rivoluzionari: per via dell’insistente richiamo alla soggettività, al protagonismo delle vittime, che debbono prendere la parola e non solo subìre. Perciò occorre dar valore alla politica con la P maiuscola, di cui «non bisogna avere paura, perché è anzi la forma più alta della carità cristiana». Non politica «per» i poveri, però – che «è carro mascherato per contenere gli scarti del sistema» (Francesco parlava dei «bonus»?), ma politica «dei» poveri, e cioè praticata direttamente da loro. Questo significa «rifondare la democrazia», che è oggi recinto dai «confini ristretti», è solo quella èlitaria, ufficiale, inservibile.
Alla denuncia dell’ingiustizia da parte della Chiesa – espressa sia pure con maggiore prudenza di quanto accade oggi che si condanna senza mezzi termini la globalizzazione neoliberista, la corruzione della finanza, il terrorismo del danaro – qualche papa ci aveva già abituati. In questo senso il Concilio Vaticano II è stato una straordinaria porta spalancata su un pensiero cristiano fino ad allora per i più inimmaginabile. Colpì anche noi comunisti che del Vaticano, e non senza ragioni, eravamo abituati a sospettare.
Nelle tesi per il IX congresso del PCI fu inserita una affermazione significativa: la religione sentitamente vissuta può essere un contributo importante alla critica anticapitalista. Un concetto su cui Togliatti tornò in modo più netto nel discorso, diventato famoso, tenuto al primo convegno su cattolici e comunisti promosso da una organizzazione comunista: dalla federazione della «bianchissima» Bergamo (di cui mi piace ricordare che era segretario uno dei fondatori de Il Manifesto, Eliseo Milani). E poi c’erano stati in America Latina, negli anni ’70, Puebla e la Liturgia della Liberazione.
Ma la grande innovazione di cui Papa Bergoglio si fa ora paladino sta nel dire che i poveri bisogna amarli e aiutarli e che poi andranno in paradiso, ma che devono alzare la testa e combattere qui e oggi, su questa terra e in questo tempo. E nel chiedere ai movimenti, e cioè alla politica, di farsi carico di generare i processi necessari. Se il manifesto veicola i discorsi di papa Francesco, non è per ospitalità, o per strumentale ammiccamento. È perché questo suo messaggio lo sentiamo nostro. Utile anche ai nostri lettori. Molti generosamente impegnati nella solidarietà, e però spesso, per disillusione, ormai scettici verso la politica.
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Da giovedì, 5 ottobre, in edicola con il manifesto «Terra, casa, lavoro. Discorsi ai movimenti popolari» di papa Francesco. Un libro edito da Ponte alle Grazie curato da una delle nostre firme Alessandro Santagata. Introduzione di Gianni La Bella.
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SOCIETÀ E POLITICA » MAESTRI » JORGE MARIO BERGOGLIO
La terra di Bergoglio. Un messaggio contro la ubris del dominio sulla natura e sugli altri
di GUIDO VIALE
il manifesto, 6 ottobre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Ancora una volta, nel mondo secolare solo un quotidiano comunista è capace di pubblicare un libro di un Papa che a sua volta è uno dei pochissimi che sanno pronunciare le parole di verità sul mondo di oggi: quello che malauguratamente è e quello che potrebbe e dovrebbe essere.
Per Francesco la terra è innanzitutto il campo: la sede in cui si svolge e da cui dipende la vita di quei contadini di quei braccianti che, insieme ai recuperatori di rifiuti e di strutture abbandonate, costituiscono la base sociale principale dei movimenti popolari.
Quei movimenti radunati dal papa per offrire loro una sede dove coordinarsi, definire i propri obiettivi, far sentire la propria voce. A loro sono infatti rivolti tre dei principali discorsi che hanno caratterizzato la svolta che Francesco ha cercato di imprimere al ruolo della chiesa con il suo pontificato. Ma campo è inseparabile dal lavoro che lo rende fertile; e lavoro è un diritto di tutti, che va rivendicato con forza ed a cui va restituita la dignità negata dallo sfruttamento di un sistema fondato sul dominio incontrastato del dio denaro. Ed è inseparabile anche da tetto, il diritto a una casa, che fin dal suo primo discorso rivolto ai movimenti popolari Francesco declina nel senso di comunità, di vicinato, mutuo aiuto: il “fuori” senza il quale il “dentro” della casa si risolve in una prigione.
Ma Terra – questa volta con la maiuscola – è anche il pianeta in cui si svolge e da cui dipende la vita di noi tutti: un ambiente indissolubilmente trasformato dallo sviluppo storico, dalle opere, dai manufatti e dalle produzioni in cui si è concretizzata l’attività del genere umano, che è anche e soprattutto lavoro; come è inseparabile dal concetto di dimora: il luogo in cui le facoltà umane di ciascuno si possono sviluppare attraverso la convivenza e l’interscambio con il territorio e gli altri esseri umani che lo abitano.
In questa connessione tra il locale e il globale, tra il mondo del vissuto quotidiano e le prospettive dello sviluppo storico, tra il comportamento di ciascuno – analizzato fin nei minimi e apparentemente insignificanti particolari – e le scelte politiche da cui dipende il futuro dell’umanità e del pianeta sta la grandezza del pensiero di Francesco, che non ha eguali in nessuno dei leader politici e del personale di governo che oggi opprimono la popolazione del pianeta.
Francesco è un papa: si ritiene, e viene da molti considerato, il vicario di dio in terra; il suo pensiero è indissolubilmente legato al suo ruolo; e non potrebbe essere altrimenti. Per lui la Terra è parte del “creato”. Ma anche così, o proprio per questo, la Terra assume nel suo pensiero una propria autonomia e, attraverso i suoi cicli e i suoi equilibri, un ruolo regolativo nel definire che cosa è lecito e che cosa non è lecito nei comportamenti umani: non si può distruggere o sottrarre agli esseri umani campo, lavoro e tetto, ossia un ambiente sano, la possibilità di agire nella storia e le condizioni di una convivenza fondata sulla giustizia – che certo non esclude, ma anzi impone, il conflitto, e su questo Francesco è perentorio – senza far venir meno le possibilità di sopravvivenza per tutto il genere umano.
L’essere umano è per lui parte della Terra; non può contrapporsi più di tanto ai meccanismi che ne regolano cicli ed equilibri e ad essi si deve conformare. Non, quindi, la ubris del dominio sulla natura e sugli altri esseri, come per secoli è stato interpretato il messaggio biblico, bensì una consonanza con essi che fa del genere umano il custode, o uno dei custodi del, creato. Sono sanciti così sia l’abbandono di una concezione antropocentrica, prevalsa soprattutto con l’avvento dell’era moderna, sia l’adesione alla visione propria di quell’ecologia profonda che sta affermandosi, pur con grandi difficoltà, in molti campi della cultura e in gran parte dei movimenti autorganizzati del nostro tempo: una visione che Francesco abbraccia senza remore nell’enciclica Laudato sì.
È solo così, infatti, che si può riportare il lavoro, insieme alle sue finalità, ai suoi prodotti, ai suoi effetti sull’ambiente e sugli esseri umani, entro i limiti della sostenibilità, restituendo agli emarginati della Terra dignità e qualità della vita. Perché le vittime dell’aggressione alle risorse del pianeta sono soprattutto i poveri e sono loro, per forza di cose, quelli maggiormente interessati alla salvaguardia e al risanamento di tutto l’ambiente in cui vivono: dal “campo” al pianeta Terra; dall’aria che respiriamo e dal cibo che mangiamo – o che vorremmo mangiare – agli equilibri climatici globali. Per questo la giustizia sociale non è perseguibile al di fuori della giustizia ambientale, del rispetto della Terra, della salvaguardia dei suoi cicli e di tutto il vivente.
È in questo contesto che si situa l’impegno di Francesco a favore dell’accoglienza e dell’inclusione di tutti i migranti, che considera la conseguenza più evidente degli squilibri ambientali e sociali del mondo d’oggi: quelli che costringono milioni di esseri umani a fuggire da paesi che al momento, e forse per un lungo periodo, e forse anche per sempre, non danno loro più alcun accesso a un campo, a un tetto e a un lavoro, spingendoli a cercare queste cose in paesi lontani e sempre più ostili.
È un impegno non privo di ondeggiamenti e contraddizioni, come quelli testimoniati dagli scarti tra il discorso di Francesco in vista della giornata mondiale del migrante del 2018, e quel “primo, quanti posti ho?” pronunciato in aereo, di ritorno dall’America Latina, che ha dato modo a una parte della gerarchia ecclesiastica di fornire un assist immediato agli obbrobriosi respingimenti del ministro Minniti; per poi contraddirsi ancora nell’invito ad accogliere tutti i migranti “a braccia aperte”; aperte come il colonnato di san Pietro: quello sotto cui Francesco aveva invitato a trovar rifugio i senzatetto di Roma prima che le gerarchie vaticane li cacciassero di nuovo per non turbarne il decoro. Sono segni evidenti del fatto che quando dalle enunciazioni di principio si scende ai fatti, si aprono conflitti a tutto campo che non risparmiano nessuno, costringendo a continui ondeggiamenti.
Ma l’approccio che unisce giustizia sociale a giustizia ambientale resta comunque il tema di fondo che attraversa e domina tutta l’enciclica Laudato sì: un testo che riposiziona radicalmente le priorità e le prospettive della politica, della cultura e dell’agire quotidiano. Per i cattolici, nel solco di una continuità, che Francesco rivendica, con encicliche di precedenti pontefici; per i non credenti, in piena sintonia sia con il pensiero ecologista più radicale sia con le culture indigene, soprattutto quelle dell’America Latina, che hanno giocato un ruolo fondamentale in questa elaborazione.
La pubblicazione, per iniziativa del manifesto, di questo libro – che contiene, oltre ad alcune note di commento e di contestualizzazione, il testo integrale dei tre discorsi che Francesco ha rivolto al mondo in occasione degli incontri mondiali con i movimenti popolari – è anch’esso il segno di una volontà di rinnovare il proprio repertorio politico attingendo a fonti ed ambiti fino a pochi anni fa quasi impensabili.
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Approfondimenti su Aladinews.
- La Carta di Santa Cruz (luglio 2015).
Oggi venerdì 6 ottobre 2017
Con l’intervento del sociologo Domenico De Masi, intervistato da Fernando Codonesu, si è concluso il Convegno sul Lavoro, tenutosi nei giorni 4 e 5 ottobre con successo per la qualità degli interventi e per la grande partecipazione di pubblico, soprattutto giovanile. Nei prossimi giorni su questo sito saranno pubblicati i contributi dei relatori e ulteriore documentazione prodotta e/o utilizzata nel Convegno.
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Convegno sul lavoro: minor occupazione e reddito di cittadinanza
6 Ottobre 2017
Commento su Democraziaoggi.
Ieri pomeriggio col magistrale (e simpatico) intervento del Prof. Domenico De Masi, sociologo di chiara fama, stimolato dai quesiti di Fernando Codonesu, si è conclusa con pieno successo la due giorni di dibattito, relazioni e tavole rotonde del Convegno sul lavoro, organizzato dal Comitato di inziativa costituzionale e statutaria e da Europe Direct – Regione Sardegna.
Il Comitato pensa di approfondire con altre iniziative i temi più rilevanti emersi dalla discussione e di pubblicare le relazioni più importanti. Ora mettiamo a disposizione dei lettori uno stralcio della bella relazione di Gianfranco Sabattini, autorevole economista del nostro Ateneo, sul reddito di cittadinanza, tema ricorrente nel corso del Convegno.
Oggi giovedì 5 ottobre 2017
Oggi si conclude il Convegno sul lavoro
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Questo il titolo del Convegno dibattito, promosso dal Comitato d’iniziativa costituzionale e Statutaria e da Europe direct Regione Sardegna, cominciato nel pomeriggio di ieri, mercoledì 4, che proseguirà per tutta la giornata di oggi giovedì 5 ottobre, all’Hotel Regina Margherita, a Cagliari.
Su Democraziaoggi.
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- La relazione introduttiva di Fernando Codonesu.
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Oggi: Francesco Occhetta. Lavoro promesso o lavoro tradito? Dalle ore 17:30 alle ore 20:00,
CISL Salone Sechi Via Ancona 11 Cagliari
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- La pagina fb dell’evento.
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- La pagina web dell’evento.
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Convegno per il Lavoro: Cambia Todo Cambia
Cambia Todo Cambia
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Prosegue oggi alle 9 il Convegno sul Lavoro
5 Ottobre 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Si è svolta ieri pomeriggio all’Hotel Regina Margherita la prima giornata del Convegno sul Lavoro, organizzato dal Comitato di inziativa costituzionale e statutaria e da Europe Direct – Regione Sardegna. Con la presidenza di Mariella Montixi e dopo i saluti di Andrea Pubusa e Franco Ventroni, una sala affollata di studenti e di cittadini ha ascoltato la bella relazione introduttiva di Fernando Codonesu sulle problematiche del lavoro oggi; a seguire la tavola rotonda, coordinata da Franco Meloni – con Giuliano Angotzi, Ettore Cannavera, Antonello Caria, Remo Siza, Gisella Trincas, portatori di testimonianze su lavori sociali solidali – poi una efficace e brillante ricostruzione del lavoro nella Costituzione di Tonino Dessì. In chiusura l’intrigante dialogo col filoso della scienza Silvano Tagliagambe, intervistato da Mauro Tuzzolino. Serata faticosa ma di grande livello culturale.
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Oggi si prosegue alle 9 con una tavola rotonda sul lavoro in Sardegna. Ci saranno poi relazioni di esperti autorevoli come quella di Gianfranco Sabattini dell’Ateneo cagliaritano e di Romano Benini della Sapienza. Dopo la pausa pranzo, alle 15 la parte finale con l’intervento di una autorità sulla materia Domenico De Masi, che risponderà alle domande di Fernando Codonesu.
Ecco ora la presentazione del Convegno svolta ieri da Andrea Pubusa del Comitato.
Come avete letto, questo Convegno è organizzato dal Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria e da Europe Direct – Regione Sardegna. Su quest’ultimo parlerà Franco Ventroni. Io dirà brevemente del primo.
Il Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria nasce dalla trasformazione del Comitato per il NO, dopo la splendida vittoria referendaria del 4 dicembre.
Ci siamo dati un codice di comportamento e un progetto, una missione, come si dice oggi. Il codice di condotta: rimanere comitato, ossia un organismo informale di base, aperto a tutti, senza finalità politco-elettorali. Abbiamo deciso di non fiancheggiare partiti o movimenti, anche perché fin nel Comitato nazionale abbiamo nel nostro seno personalità della più varia estrazione democratica, come Alessandro Pace e Gustavo Zaghrebelsky, per citare i più noti, che non ci seguirebbero in avventure di tipo politico-partitico.
E ci siamo dati una finalità: dopo il 4 dicembre, la Costituzione ci siamo proposti di lavorare per attuarla, nella consapevolezza che la Costituzione materiale, quella reale, è molto diversa da quella formale. E proprio il lavoro mostra questo abisso profondo fra lettera della Carta e realtà. Tanto il lavoro è bistrattato nelle leggi e nella realtà quanto è centrale nella Costituzione. La disoccupazione dilaga, ma la Carta annovera il lavoro fra i diritti-doveri fondamentali. Nella Carta è il lavoro il criterio generale per qualificare il valore sociale della persona e dare unità al nostro ordinamento, secondo la solenne enunciazione dell’art. 1, che pone il lavoro a base della Repubblica.
Se la dichiarazione dell’89 rivoluzionario fra i diritti “naturali e imprescrittibili” poneva la libertà, la sicurezza, la resistenza all’oppressione, nonché la proprietà, mentre il lavoro veniva considerato sotto l’aspetto negativo del divieto di ostacoli alla sua libera esplicazione, nella nostra Carta l’art 1 accoglie ed enuncia una concezione generale di vita secondo la quale deve vedersi nel lavioro la più efficace affermazione della personalità dell’uomo e della donna, perché nel lavoro ciascuno riesce ad esprimere la propria capacità creativa. Il lavoro, dunque, non fine a sé né mero strumento di guadagno, ma mezzo necessario per l’affermazione della persona e per l’adempimento dei suoi fini materiali e spirituali.
E’ questa una concezione del lavoro che accomuna in certo senso la visione cattolica e quella di matrice marxista, egemoni in Assemblea costituente. Papa Francesco ne parla in tutti i suoi discorsi, nell’ansia di vedere un mondo giusto e pacificato. Oggi a questa concezione se ne accompagnano altre. In particolare, c’è chi, non nel lavoro vede la realizzazione della personalità, ma nel possesso di un reddito garantito. Si invoca così un dividendo sociale, reddito di cittadinanza, reddito d’inclusione o altro ancora.
Ecco dunque un nuovo dilemma. Diritto al lavoro o diritto al reddito? Due visioni non collimanti anche se, forse, non antitetiche. Ma anche su questo dilemma, centrale nel dibattito pubblico attuale, il convegno vuole indagare. E’ l’innovazione tecnologica e la robotica a rendere stringente la risposta a questo interrogativo.
Ma – badate – non è un dilemma nuovo e non è estraneo alla cultura del movimento operaio e neanche a quella cattolica. Per la Chiesa la vita senza la fatica del lavoro è irrimediabilmente perduta con la cacciata dal paradiso terrestre, dove si viveva senz< faticare, piacevolmente. Nei pensatori del nascente Movimento operaio invece, la fine della fatica del lavoro o del lavoro tout court è il mondo dell’avvenire. Non devo ricordare a voi, lettori insaziabili, che fu il genero di Karl Marx, Paul Lafargue, a scrivere il Il diritto alla pigrizia o Il diritto all’ozio (Le Droit à la paresse, 1883). E quel testo, scritto dalla cella di prigione (nel 1880), non fu stroncato, anzi fu commentato in modo favorevole da Marx. In esso viene mossa un’aspra critica alla strana follia che si è impossessata di uomini e donne della società moderna: l’amore per il lavoro. Secondo Lafargue, la passione per il lavoro è causa della degenerazione intellettuale tipica delle società capitalistiche, nonché generatrice di miserie individuali e sociali. A sostegno del diritto all’ozio Lafargue porta un pungente ritratto della società lavoratrice del tempo, alienata da ritmi estenuanti e dal paradosso di macchinari sempre più precisi e veloci, ma - ecco il punto - l’impiego di essi non porta però ad una riduzione delle ore di lavoro umano. Al contrario velocizza i ritmi di lavoro quasi a voler mettere l’uomo in competizione con la macchina. Del resto, secondo Paul, “anche i Greci dell’antichità non provavano che disprezzo per il lavoro: solo agli schiavi era permesso lavorare; l’uomo libero conosceva unicamente gli esercizi corporali e i giochi di intelligenza». La tesi non apparì così eterodossa ai circoli socialisti del tempo se nessuna opera di propaganda socialista è stata tradotta in tante lingue quanto Il diritto alla pigrizia, eccettuato, ovviamente, il Manifesto comunista. E quando i pensatori ottocenteschi del nascente Movimento operaio parlavano di estinzione dello Stato e delle classi? Certamente pensavano anche ad una drastica riduzione del lavoro e a tanto tempo libero da trascorrere occupandosi della cosa pubblica o in piacevolezze di vario tipo. La tendenza verso una società dove lavorano le macchine e l’uomo si occupa delle cose piacevoli è auspicabile ed anzi, se mi permettete, è quella sorta di paradiso terrestre che risponde alla vecchia utopia socialista. Ci vuole però tanta cultura, tanta conoscenza, tanta scuola. Credo che nessun sogno negli uomini sia stato più ricorrente di questo: una società di uomni e donne liberi e ugualu, colti, con un buon reddito e tamto tempo libero, da dedicare alla vita pubblica, alle attività sociali, allo svago.. Ora questo sogno pare realizzabile, Ora la robotica, sembra rendere quel sogno realistico. Lavora la macchina e libera l’uomo dalla fatica e dal lavoro.Non possiamo opporci, dunque. Anzi questa è la frontiera della battaglia democratica del futuro: fare in modo che della ricchezza, prodotto sociale, non si approprino gruppi ristretti o una classe in danno delle altre, ma che la distribuzione sia equa, tendenzialmente egualitaria. In questo modo la disoccupazione scompare, si trasforma nel mitico “lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti“, non a caso titolo di questo Convegno. Ma la distribuzione non sarà frutto di automatismi o di benevole concessioni. Non sarà la distribuzione delle pietanze in un pranzo di gala. Sarà il frutto di una lotta asperrima e senza esclusioone di colpi. Si può dire? E’ la lotta di classe del tempo nostro, che è già iniziata e per ora è vinta dai grandi manager e dai grandi finanzieri, che si accapparrano gran parte della richezza sociale. Come vedete, gira, gira, torniamo sempre al punto di partenza, alla lotta per un mondo di liberi ed eguali, a cui si può dare il nome che si vuole, che la Costituzione fonda sul lavoro inteso non più come castigo, ma come valore. Dobbiamo fare in modo ch’esso sia limitato e piacevole e accompagnato da un reddito che consenta una vita libera e dignitosa, come può essere nella società in cui le macchine ci sgraveranno dalla fatica e ci daranno molto tempo libero. Non vi pare che si tratti di un argomento importante e intrigante per il quale vale la pena discutere e battagliare. E’ quanto faremo in questo Convegno, grazie a voi e ai relatori. ------------------------------------------------------- Cambia Todo Cambia
“Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo
Cambia el clima con los años
cambia el pastor su rebaño
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño
Cambia el mas fino brillante
de mano en mano su brillo
cambia el nido el pajarillo
cambia el sentir un amante
Cambia el rumbo el caminante
aunque esto le cause daño
y así como todo cambia
que yo cambie no extraño
Cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
Cambia el sol en su carrera
cuando la noche subsiste
cambia la planta y se viste
de verde en la primavera
Cambia el pelaje la fiera
cambia el cabello el anciano
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño
Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente
Lo que cambió ayer
tendrá que cambiar mañana
así como cambio yo
en esta tierra lejana
Cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia”.
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Segue Traduzione.
Lavoro e prospettive di cambiamento
Lavoro e prospettive di cambiamento
Relazione di Fernando Codonesu del Comitato di Iniziativa Costituzionale Statutaria
Oggi mercoledì 4 ottobre 2017
Oggi e domani il Convegno sul lavoro a Cagliari
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Questo il titolo del Convegno dibattito, promosso dal Comitato d’iniziativa costituzionale e Statutaria e da Europe direct Regione Sardegna, che si terrà a partire dal pomeriggio di oggi mercoledì 4, per proseguire per tutta la giornata di domani giovedì 5 ottobre, all’Hotel Regina Margherita, a Cagliari.
Su Democraziaoggi.
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Oggi inizia il Convegno sul lavoro: prima di tutto l’istruzione
4 Ottobre 2017
Oggi alle 15.30 inizia il Convegno sul Lavoro, a Cagliari, Hotel Regina Margherita, organizzato dal Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria e da Europe Direct regione Sardegna.
Aladinews e Democraziaoggi continuano a offrire spunti di riflessione per questo importante appuntamento, trattando di uno dei fattori che incidono sull’occupazione e sullo sviluppo, il più importante: la scuola, l’istruzione.
Gianna Lai su Democraziaoggi.
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La pagina fb dell’evento.
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Diocesi di Cagliari – Ufficio stampa
CONFERENZA STAMPA di presentazione della
«48ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani»
Oggi, mercoledì 4 ottobre 2017, alle ore 10.30, presso la Sala Benedetto XVI della curia diocesana (Cagliari – Via mons. G. Cogoni 9) si terrà una conferenza stampa per la presentazione della «48ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani» che sarà ospitata a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017. Per Aladinews parteciperà il direttore.
Interverranno:
- Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari
- Don Giulio Madeddu, Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, referente regionale per la 48ma Settimana sociale.
Sito internet nazionale: http://www.settimanesociali.it
Sito internet diocesano http://settimanasociale.diocesidicagliari.it
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Gli Editoriali di Aladinews. Francesco: Sogno un’Europa “universitaria e madre” che, memore della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace per il mondo. VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO A BOLOGNA.
INCONTRO CON GLI STUDENTI E IL MONDO ACCADEMICO
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Piazza San Domenico (Bologna). Domenica, 1° ottobre 2017.
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- La pagina fb dell’evento.
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Oggi il Convegno
Oggi 4 a partire dal pomeriggio e giovedì 5 per tutta la giornata si terrà il Convegno per il Lavoro organizzato dal Comitato d’iniziativa Costituzionale e Statutaria e da Europe Direct Regione Sardegna. Nei sei mesi trascorsi sulla nostra News abbiamo dato conto dei lavori di preparazione del Convegno, anche con la pubblicazione di copiosa documentazione pertinente sempre di grande interesse. Di seguito pubblichiamo lo schema della relazione introduttiva che sarà tenuta da Fernando Codonesu a nome del Comitato. La stessa sarà pubblicata integralmente su questa News a partire dalle ore 17. Nel proseguo saranno pubblicati tutti i documenti di cui disporremo.
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Lavoro e prospettive di cambiamento
Schema della relazione introduttiva
(…) Per quanto riguarda l’organizzazione del convegno, è da questo quadro che è nata l’esigenza di organizzare fondamentalmente tre grandi temi di intervento:
- Il primo è l’economia sociale e solidale in quanto paradigma del periodo in cui viviamo, dove diventa sempre più forte l’esigenza di un’economia nota come terzo settore, caratterizzata dall’etica, dal riferimento ai valori umani e non al solo profitto; un’economia anche per gli ultimi, per gli strati sociali più marginali, fragili e indifesi, un’economia per tutta quella pluralità di servizi alla persona in ogni età della vita che vanno pensati, organizzati e gestiti.
- Il secondo è rappresentato dall’interrogativo sul futuro prossimo della Sardegna, con testimonianze dirette di alcuni attori dello sviluppo locale, che parleranno di filiere produttive, imprese, istituzioni, sindacati.
Abbiamo chiamato a testimoniare alcune esperienze significative che vengono svolte in quelle che azioni ascrivibili alle politiche attive del lavoro, ma soprattutto abbiamo dato spazio a una parte di quella Sardegna resistente, adattativa e resiliente su cui contiamo di più e da cui provengono forza, idee e progetti per il nostro futuro.
- Il terzo, infine, che per noi è la pietra di volta di tutto: la scuola, l’istruzione, la formazione, l’università e la ricerca, convinti come siamo che la flessibilità dei tempi attuali possa essere affrontata adeguatamente solo con una formazione larga e alta, una formazione di tipo generale, basata su fondamenta solide, con contenuti delle varie discipline così approfonditi da creare profili di uscita nei vari livelli formativi come cittadini in grado di affrontare ogni problema della vita adulta e ogni possibile occupazione offerta dal mercato del lavoro e con capacità reali di creare impresa e occupazione.
In un convegno di tale importanza non poteva mancare una riflessione più generale, che definiamo alta perché alto è il tema del lavoro, e su questo, tra altri autorevoli interventi, conosceremo e discuteremo gli autorevoli punti di vista del filosofo Silvano Tagliagambe, dell’economista Gianfranco Sabattini e del sociologo Domenico De Masi.
Quando come Comitato di Iniziativa Costituzionale Statutaria abbiamo deciso di organizzare questo convegno abbiamo pensato che dal confronto di variegate posizioni e punti vista sul tema, dalla viva voce degli attori che giorno per giorno si misurano con questo mercato del lavoro, dalla pluralità di idee che si scontrano e si incontrano nel nostro vivere quotidiano possano nascere le migliori condizioni per creare un ecosistema favorevole allo sviluppo del lavoro, in condizioni di equilibrio dinamico con l’ambiente e con le continue trasformazioni della società e del mondo.
E’ perché come esponenti della società civile, come cittadinanza attiva, sganciati da logiche di partito o di appartenenza politica, siamo convinti che non ci possano essere soluzioni individuali ai problemi posti dalla crisi, ma vadano ricercate collettivamente con il confronto delle idee, è per tali motivi che intendiamo concorrere con le nostre energie al processo di creazione di un ecosistema favorevole al lavoro, che abbiamo fortemente voluto questo convegno e abbiamo deciso di dedicarlo in particolare ai giovani che, più di altri, vedono minacciata la propria vita e il proprio futuro.
Viviamo un presente di grandi trasformazioni in atto, un presente in cui si vivono, come sempre nella storia, elementi di futuro e si progettano visioni di futuro, che a loro volta diventeranno il presente di domani. In queste trasformazioni, che possiamo anche vedere come veri e propri sconvolgimenti, bisogna inquadrare i diversi aspetti del lavoro con i relativi punti di vista.
Non si intende in questa sede fare un ragionamento esaustivo anche perché lo si ritiene impossibile, quanto affrontare quegli aspetti che a nostro modo di vedere, sono tra i più rilevanti in questo periodo storico.
Siamo sicuri che parlare di lavoro oggi, compiutamente, significhi avere piena consapevolezza della complessità in cui siamo immersi.
[Di seguito i capitoli della relazione]
1. Il lavoro e l’impresa nella costituzione .
2. Punti di vista, lavoro e dignità, autorealizzazione individuale.
3. Crescita – decrescita, sviluppo, benessere, felicità.
4. L’organizzazione del lavoro attuale, trasformazioni in atto e prospettive a tendere.
5. La crisi è finita?.
6. La formazione come chiave di volta nel cambiamento presente.
7. Lavoro o reddito?.
Conclusione.
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Verso il Convegno per il Lavoro. Todo cambia
Cambia Todo Cambia
“Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo
Cambia el clima con los años
cambia el pastor su rebaño
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño
Cambia el mas fino brillante
de mano en mano su brillo
cambia el nido el pajarillo
cambia el sentir un amante
Cambia el rumbo el caminante
aunque esto le cause daño
y así como todo cambia
que yo cambie no extraño
Cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
Cambia el sol en su carrera
cuando la noche subsiste
cambia la planta y se viste
de verde en la primavera
Cambia el pelaje la fiera
cambia el cabello el anciano
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño
Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente
Lo que cambió ayer
tendrá que cambiar mañana
así como cambio yo
en esta tierra lejana
Cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia
cambia todo cambia”.
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Segue Traduzione.