Monthly Archives: maggio 2017

Partecipazione popolare. Oggi più agevole in Spagna (e in Catalogna) che in Italia (e in Sardegna)

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unica-10-5-17Università. Inizia la conferenza del prof. Oriol Nel.lo sull’esperienza di “trasformazione della città con la partecipazione dei cittadini”, progetto di rigenerazione dei quartieri di Barcellona. Buone pratiche che speriamo siano intelligentemente applicate anche nella nostra città.
Per l’Osservatorio Beni Comuni della Sardegna presenti Paolo Erasmo e Franco Meloni.
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oriol2 Bravo il prof. Nel.lo Oriol, coordinatore del piano di rigenerazione dei quartieri di Barcellona, che ha saputo in poco tempo rappresentare un progetto complesso. Equità, Diritto alla città, Partecipazione dei cittadini, sono i capisaldo del progetto. Per i cittadini con i cittadini, che vengono dotati di strumenti concreti di gestione della cosa pubblica. Si tratta della pratica della “sussidiarietà orizzontale” che trova nei “beni comuni urbani” uno dei “luoghi” più favorevoli di intervento. Dobbiamo però prendere atto che la “politica” oggi contrasta la partecipazione popolare vedendola come “disturbo”.
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oriol3 Tra gli intervenuti nel dibattito [Manuela Abis, Ester Cois, Anna maria Colavitti, Franco Meloni, Francesca Ghirra e altri, con gli organizzatori Bibo Cecchini e Ivan Blečić] il prof. Francesco Indovina: il progetto che ci ha presentato Oriol è politico. Non riduciamolo a tecnicalità.
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Chi vuole sentire ancora il prof. Oriol può partecipare stasera alla presentazione di un suo libro sulla partecipazione urbana, alle 17.30 al Centro Sociale Ex-Me via Antonio Sanna 17 a Pirri. Attenzione Ex-me non Ex-ma.
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Il volume “Transformar la ciutata amb la ciutadania”, punto di partenza della conferenza, è disponibile qui:
http://media-edg.barcelona.cat/wp-content/uploads/2017/03/20140501/Transformar-la-ciutat-low.pdf

SardegnaCheFare? DOCUMENTAZIONE PER IL DIBATTITO. L’occasione mancata. Lo sviluppo incompiuto dell’industrializzazione sarda

libro-scroccudemocraziaoggiGianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Il libro “L’occasione mancata. Lo sviluppo incompiuto dell’industrializzazione sarda” (recante un’introduzione di Gianluca Scroccu, che ne ha curato l’edizione e, in coda, una testimonianza di Andrea Raggio) è di Giulio Sapelli, noto storico economico; il volume ripropone due suoi saggi sul sistema economico degli anni della rinascita che, a giudizio del curatore, costituiscono due […]
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Trasformare la città con i cittadini

unica-10-5-17
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Il volume “Transformar la ciutata amb la ciutadania”, punto di partenza della conferenza, è disponibile qui:
http://media-edg.barcelona.cat/wp-content/uploads/2017/03/20140501/Transformar-la-ciutat-low.pdf

Oggi mercoledì 10 maggio 2017

itisSistema ITS
Incontri in Sardegna: http://www.regione.sardegna.it/j/v/2269?s=336867&v=2&c=12458&t=1
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sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2
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Il senso del lavoro oggi. Famiglia, giovani, generazioni a confronto sul presente e sul futuro del lavoro
13 MAGGIO 2017 – 9.00 – 13.30 Palazzo Rospigliosi, Roma
titolo-13-maggio
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Punta de billete per domenica 14 maggio 2017. Approfondimenti.
locandina14-05-17

Oggi lo ha visto anche Obama: eccolo!

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cednacolo3 Il Cenacolo di Leonardo da Vinci.

Ricordando Peppino Impastato e Aldo Moro

aldomoro-peppinoimpastato
peppino-impastatoPeppino Impastato
aldo-moro-assassinatoAldo Moro

DIBATTITO. “Una nuova sinistra deve ricominciare dalla sua capacità più vecchia e perduta: la critica del potere astratto dello Stato rappresentativo e la contestazione delle alienazioni sociali connesse al dominio del capitale”

sorgesole_2SOCIETÀ E POLITICA »TEMI E PRINCIPI» SINISTRA
La rivincita della finanza e dei media
di Michele Prospero, su il manifesto online, ripreso da
eddyburg
«Le vecchie culture politiche appaiono abbandonate dai loro referenti sociali: sono percepite come omologate alle forme dominanti del capitalismo. La crisi dell’età della globalizzazione spalanca uno spazio per culture capaci di reinventare le forme di allargamento della democrazia, di partecipazione, di potere sociale.». il manifesto, 9 maggio 2017

Il senso del voto francese è anche questo: con la sua marcia (poco) trionfale Macron ha vendicato Hillary Clinton, caduta nel suo sogno di un presidenzialismo a conduzione familiare e a forte egemonia finanziaria.

La destra in America, con Trump, ha giocato la briscola buttando sul tavolo la risposta conservatrice alla grande crisi del 2007. Con il suo immaginario politicamente scorretto, il comandante supremo dai capelli arancioni, ha strapazzato l’alternativa tecnocratica, che i poteri della finanza avevano fabbricato attorno alla candidatura di Clinton.

Una destra populista e protezionista avrebbe sfondato anche in Francia se però non avesse assunto il volto, ancora imbarazzante dopo il secolo breve, di una fascista al potere. Canterà pure la Marsigliese, ma Le Pen figlia evoca, non meno del padre vecchio camerata, un fantasma troppo oscuro per essere ospitato all’Eliseo. Le alchimie delle istituzioni della Quinta Repubblica hanno consentito la rivincita dei poteri forti della finanza e dei media che hanno investito tanto su un loro cavallo di scuderia che con appena il 23% acciuffa il potere.

Quello che la piccola rivoluzione passiva francese dice è che anche oltralpe si svolge il duello tra l’élite del denaro e della politica, che inventa novità cosmetiche per non perire, e le destre che agitano il codice del populismo, con gli immigrati come nemici concreti ma fasulli costruiti per sfondare. Gli stessi conservatori inglesi cavalcano l’euroscetticismo per riassorbire il dissenso dei ceti popolari. Riescono così a sgonfiare le nuove destre protezioniste, ma al caro prezzo dell’uscita dall’Unione europea. Per non parlare dello spettro della disgregazione del regno che si agita sotto le minacce scozzesi di devoluzione.

Con la prima grande contrazione sistemica del capitalismo globale si è aperta una generale crisi di rappresentanza. Cadono nel loro rendimento i regimi presidenziali, si inceppano i meccanismi maggioritari, si sgretolano i pilastri bipartitici, con buona pace dei profeti della democrazia decidente. Le destre, per resistere agli eventi, si convertono da inflessibili apostoli del liberismo della deregulation (l’asse Reagan-Tatcher) in profeti armati del protezionismo a suon di legge e ordine (l’asse Trump-May). Questo miracolo, che a intermittenza si ripete, è il punto di forza della destra. A sinistra i partiti non paiono troppo credibili quando accennano alla capriola che dalla febbre del liberismo (Cinton-Blair-Schroeder) li conduce a cavalcare le domande securitarie (liberi pistoleri di notte, esercizi repressivi con il decreto Minniti di giorno).

Quello che anche la Francia rivela è che la destra non è indebolita dalla crisi. Ad essere travolti dalle macerie del capitalismo in contrazione, sono i partiti riformisti, quelli di destra hanno mille vite. Escono disarcionati in Grecia, in Francia, in Spagna i partiti socialisti. Credevano di aver congelato i comportamenti elettorali arroccandosi come cartelli inamovibili di un’alternanza statica entro un sistema fermo alla venerazione delle divinità del mercato, che si è convertito in un produttore di diseguaglianza crescente. Le vecchie culture politiche appaiono esangui e abbandonate dai loro referenti sociali: sono percepite come omologate alle forme dominanti del capitalismo che ordina precarietà e incertezza. Solo il bistrattato Corbyn sprigiona simboli e sfide che alimentano qualche sogno di rottura.

La grande crisi sistemica dell’età della globalizzazione spalanca uno spazio per culture capaci di reinventare le forme di allargamento della democrazia, di partecipazione, di potere sociale.

Una nuova sinistra deve ricominciare dalla sua capacità più vecchia e perduta: la critica del potere astratto dello Stato rappresentativo e la contestazione delle alienazioni sociali connesse al dominio del capitale. È terminata la stagione della politica riformista subalterna al capitale e disponibile solo a gestire un movimento minore, determinato dai marginali spostamenti al centro, con la cattura del mitico elettore mediano soddisfatto delle promesse di consumo e di mobilità sociale.

Solo una sinistra di classe (nella analisi delle potenze del modo di produzione) e di popolo (nella proposta politica di un immaginario egemonico, aggregante e aperto alle differenze, alle culture) può sparigliare il duello fasullo tra una nuova destra che manda alla casa Bianca un capitalista e il nichilismo del denaro che invia un suo rappresentante all’Eliseo. Non ci sono altre maniere per arrestare il trionfo della post-democrazia ovunque En Marche.
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Francia Europa Noi
vittoria-macron-francia-510
france-electionsLa fascista non ha vinto. Ma il sonno della memoria produce mostri

di Paolo Flores d’Arcais, su MicroMega

L’orrore è stato evitato, il candidato fascista non salirà i gradini dell’Eliseo. Un grande sospiro di sollievo dunque, ma da entusiasmarsi c’è poco. Se nel cuore storico della democrazia europea, la Francia di “liberté, égalité, fraternité” che deve la legittimità delle sue istituzioni ai sanculotti del 1789 e ai resistenti del maquis e del governo in esilio contro il tradimento di Vichy, il candidato di un partito intasato di negazionisti in nostalgia di Petain e di cattolici vandeani, prende un terzo dei consensi, sarebbe più serio mantenere un certo timore, oltre che qualche oncia di vergogna. E capire come sia stato possibile arrivare a tanto, andando alle radici per poter reagire. Prima che sia troppo tardi.

Perché è già molto tardi. Lo dice la noncuranza di massa (e anche di élite) che ha minimizzato o negato, in realtà rimosso, il carattere fascista del partito Fn, nella continuità tra Le Pen padre, figlia e nipotina Marion. E che ancor più lo farà, ora che “Marine la Patriota” cercherà di accreditarsi tale addirittura “rifondando” con nuovo nome e nuovi apporti il Fn.

Noncuranza che si lascia imbambolare da qualche frase ad effetto, belletto e botulino ideologici, e sarebbe il meno, ma che si radica soprattutto per affatturazione della sirena sociale e collasso dello spessore storico, massime nella generazioni più giovani. Circolano massicciamente posizioni del tipo “il nazi-fascismo – salvo frange minoritarie di nostalgiche macchiette – è un fenomeno del secolo scorso”, oggi esistono solo “destre sociali”, “il revisionismo storico è una posizione culturale, all’operaio che vede ridursi i suoi diritti non importa niente di cosa Le Pen pensi di Giulio Cesare”.

Destra sociale? I fascismi si sono sempre dichiarati sociali, dalla parte dei lavoratori e dei disoccupati. Hitler aveva chiamato il suo partito “nazional-socialista” (nazismo è la contrazione). Abbindolate le masse, hanno sistematicamente e regolarmente distrutto ogni organizzazione di lavoratori, intrecciato valzer e amorosi sensi con i più biechi poteri finanziari e industriali, distrutto ogni possibilità legale di lotta per i non privilegiati.

È evidente e sacrosanto che prima viene la pancia piena e poi la morale (citazioni di Brecht a bizzeffe, volendo), e che anzi il grande capitale e la grande finanza, quando messi alle strette, tra un’avanzata democratica di oppressi ed emarginati e la soluzione fascista hanno troppo spesso preferito quest’ultima. E allora? E’ un buon motivo per fare harakiri e immaginare che il DNA della Resistenza antifascista non sia più necessario? La pancia vuota che si lascia affatturare da un fascista resterà vuota, e non potrà neppure lottare, se non a rischio di carcere tortura e vita.

Ma ogni generazione sente il prepotente bisogno di ripetere gli errori delle generazioni precedenti. Anche Mussolini, e Hitler, e i loro scherani, a molte personalità e persone comuni dell’epoca apparivano delle “macchiette”: in pochi anni hanno ridotto l’Europa in macerie e fame.

Oggi queste consapevolezza storica minima si è perduta, e il sonno della memoria, come quello della ragione, produce mostri. Purtroppo, in Francia, come in Italia, come in Europa tutta, si sconta un peccato originale, non aver dato vita nel dopoguerra alla necessaria epurazione antifascista in tutti gli apparati dello Stato (ma anche nel giornalismo e nella cultura). Non aver realizzato quella damnatio memoriae tassativamente ineludibile, che non garantisce contro ritorni di fascismo (la pulsione di servitù volontaria possiede circuiti neuronal-ormonali più antichi e radicati di quelli illuministico-democratici, ahimè), ma ne riduce le probabilità per il possibile.

Invece, nei decenni, con lenta ma infine inesorabile crescita, si è tollerato che partiti e movimenti fascisti si ricostruissero, si legittimassero per partecipazione elettorale, divenissero per mitridatizzazione parte del panorama ordinario del nostro habitat politico e sociale.

È stata questa l’altra faccia di una politica di establishment che per guerra fredda prima e liberismo selvaggio poi ha impedito che venissero realizzate nelle leggi e nella pratica di governo le solenni promesse contenute nelle Costituzioni nate dalla vittoria contro i fascismi.

In Italia fu chiaro da quasi subito, purtroppo. Il 2 giugno 1951 Piero Calamandrei, che della Costituente era stato uno dei massimi protagonisti, già doveva stigmatizzare che mentre nella Costituzione “è scritta a chiare lettere la condanna dell’ordinamento sociale in cui viviamo”, la politica del governo andava in direzione opposta, e il vero nome della festa della Repubblica era perciò “La festa dell’Incompiuta”.

E rivolgendosi ai giovani nel 1955, a Milano, ribadiva: “La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma solo in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”. In Italia, come in Francia, come in Europa, siamo più che mai a questo, e la convinzione ormai dilagante che i fascismi siano lontani dal nostro orizzonte possibile quanto Giulio Cesare, fornisce ai reazionari e conservatori un’ulteriore arma di narcolessia di massa.

Macron non è la soluzione, a meno che da Presidente non diventi un Macron inedito, perché la finanza (e più in generale la politica economica) liberista è il motore della crisi sociale e della deriva politica che, per hybris di diseguaglianze, infesta e mina le democrazie. Rispetto ai lepenismi (in Europa si sono ormai moltiplicati sotto le più diverse e accattivanti fogge, ma sempre humus fascista veicolano), la vittoria di Macron potrebbe confermarsi solo il laccio emostatico che tampona l’emorragia in attesa dell’intervento chirurgico. Ora si tratta di realizzarne gli strumenti, quella sinistra illuminista egualitaria e libertaria oggi purtroppo introvabile in forma politica organizzata, ma diffusa in forma sommersa o carsica nelle società civili di molti paesi d’Europa.
(7 maggio 2017)

Festa dell’Europa 2017

FESTA EUROPA BOMELUZO 2013Il 9 maggio è celebrato in tutti gli Stati membri come giornata dell’Europa, in ricordo della “dichiarazione Schuman” (Parigi, 1950) con la quale il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman propose di creare per l’Europa una nuova forma di cooperazione politica, che avrebbe promosso la pace tra le nazioni del vecchio continente.
La proposta di Schuman è considerata l’atto di nascita dell’Europa comunitaria. Nel 1985 i capi di Stato e di governo, riuniti a Milano, decisero di dedicare il 9 maggio alla Festa dell’Europa: una giornata di informazione, orientamento e discussione sulle tematiche dell’UE, con attività di particolare contenuto culturale ed educativo.
Quest’anno la Festa dell’Europa si inquadra nelle celebrazioni dei 60 anni della firma dei Trattati di Roma.

Oggi martedì 9 maggio 2017

sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2
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peace-boatdemocraziaoggiA Cagliari il 13 maggio la nave della pace
Antonello Murgia su Democraziaoggi.
Dal 2008 l’ONG internazionale con sede in Giappone “Peace Boat Hibakusha Project”, organizza con gli “Hibakusha”, i sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, un viaggio globale per un mondo libero dal nucleare: il progetto “Global Voyage for a Nuclear-Free World: Peace Boat Hibakusha Project”. Quest’anno la nave della pace, che ha già […]
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democraziaoggiSoru sbaglia, ma in buona fede
9 Maggio 2017
Amsicora su Democraziaoggi.
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locandina-definitiva-9-maggioIL 9 E 10 MAGGIO I SEMINARI FORMATIVI SU “GIOCO D’AZZARDO E RESPONSABILITÀ DEI MEDIA”
La Delegazione regionale Caritas Sardegna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e con l’UCSI Sardegna, promuovono due seminari formativi per giornalisti e operatori della comunicazione sul tema “Gioco d’azzardo e responsabilità dei media”. I due seminari si svolgeranno il 9 maggio, dalle ore 14 alle 17 a Cagliari, nella sala conferenze del Seminario Arcivescovile (via Mons. Cogoni 9) e il 10 maggio a Olbia, dalle 14 alle 17 nella Biblioteca comunale Simpliciana (piazzetta Dionigi Panedda 3).
Durante il seminario a Cagliari interverranno Francesco Birocchi, presidente ODG Sardegna, Mario Girau, presidente UCSI Sardegna, Bruno Loviselli, referente della Fondazione anti-usura Sant’Ignazio da Laconi della Caritas diocesana di Cagliari, Graziella Boi, direttore del Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici correlati ad alcol e gioco d’azzardo del Dipartimento di salute mentale della Asl di Cagliari, Maurizio Fiasco, sociologo, presidente dell’associazione Alea ed esperto della Consulta nazionale anti-usura, Daniele Poto, giornalista e scrittore, collaboratore dell’associazione Libera, autore di “Azzardopoli 2.0. Quando il gioco si fa duro… le mafie iniziano a giocare”.
Durante il seminario a Olbia, oltre a Francesco Birocchi, Mario Girau, Maurizio Fiasco, Daniele Poto, interverranno Alessandra Cossu, referente della Fondazione anti-usura San Simplicio della Caritas diocesana di Tempio-Ampurias e Salvatore Carai, responsabile del Servizio delle dipendenze patologiche (Ser.d.) di Olbia e di Tempio.
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locandina-definitiva-9-maggio-212x300La mattina
Il 9 maggio il Convegno “Crisi economica, sovraindebitamento, patologie”
Martedì 9 maggio 2017 dalle ore 9 alle 13 nell’Aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari (via Mons. Cogoni 9), si svolgerà il convegno “Crisi economica, sovraindebitamento, patologie”, organizzato dalla Caritas diocesana, attraverso la Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi e lo Sportello diocesano del Prestito della Speranza, in collaborazione con il CSV Sardegna Solidale.
- Seguono dettagli -

Democrazia partecipativa – Partecipazione popolare – Sussidiarietà orizzontale – Beni comuni – Beni comuni urbani

unica-10-5-17Transformar la ciutata amb la ciutadania. Transformar la ciudades con la ciudadanía – Trasformare la città con i cittadini- Importante iniziativa all’Università.
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labsusLa cura dei beni comuni dai classici ai servizi ecosistemici
Marco Frey – 8 maggio 2017, su LabSus.
Il tema dei beni comuni è da alcuni anni molto à la page, in quanto associato alla garanzia dell’accesso a diritti fondamentali e a nuove forme di partecipazione attiva dei cittadini in una logica di sussidiarietà orizzontale. Si tratta di una questione intrinsecamente interdisciplinare, avendo una chiara matrice giuridica, ma chiamando in causa al [...]
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Arregordarì – Punta de billete – Ricordati – Save the date.
beni-comuniLunedì 29 maggio, dalle ore 17.30, in un’aula della Facoltà economico-giuridica-sociale dell’Università di Cagliari: Giornata di approfondimento su Sussidiarietà orizzontale e Beni Comuni. A cura dell’Osservatorio dei Beni Comuni – Cagliari.

Francia Europa Noi

vittoria-macron-francia-510
france-electionsLa fascista non ha vinto. Ma il sonno della memoria produce mostri

di Paolo Flores d’Arcais, su MicroMega

L’orrore è stato evitato, il candidato fascista non salirà i gradini dell’Eliseo. Un grande sospiro di sollievo dunque, ma da entusiasmarsi c’è poco. Se nel cuore storico della democrazia europea, la Francia di “liberté, égalité, fraternité” che deve la legittimità delle sue istituzioni ai sanculotti del 1789 e ai resistenti del maquis e del governo in esilio contro il tradimento di Vichy, il candidato di un partito intasato di negazionisti in nostalgia di Petain e di cattolici vandeani, prende un terzo dei consensi, sarebbe più serio mantenere un certo timore, oltre che qualche oncia di vergogna. E capire come sia stato possibile arrivare a tanto, andando alle radici per poter reagire. Prima che sia troppo tardi.

Perché è già molto tardi. Lo dice la noncuranza di massa (e anche di élite) che ha minimizzato o negato, in realtà rimosso, il carattere fascista del partito Fn, nella continuità tra Le Pen padre, figlia e nipotina Marion. E che ancor più lo farà, ora che “Marine la Patriota” cercherà di accreditarsi tale addirittura “rifondando” con nuovo nome e nuovi apporti il Fn.

Noncuranza che si lascia imbambolare da qualche frase ad effetto, belletto e botulino ideologici, e sarebbe il meno, ma che si radica soprattutto per affatturazione della sirena sociale e collasso dello spessore storico, massime nella generazioni più giovani. Circolano massicciamente posizioni del tipo “il nazi-fascismo – salvo frange minoritarie di nostalgiche macchiette – è un fenomeno del secolo scorso”, oggi esistono solo “destre sociali”, “il revisionismo storico è una posizione culturale, all’operaio che vede ridursi i suoi diritti non importa niente di cosa Le Pen pensi di Giulio Cesare”.

Destra sociale? I fascismi si sono sempre dichiarati sociali, dalla parte dei lavoratori e dei disoccupati. Hitler aveva chiamato il suo partito “nazional-socialista” (nazismo è la contrazione). Abbindolate le masse, hanno sistematicamente e regolarmente distrutto ogni organizzazione di lavoratori, intrecciato valzer e amorosi sensi con i più biechi poteri finanziari e industriali, distrutto ogni possibilità legale di lotta per i non privilegiati.

È evidente e sacrosanto che prima viene la pancia piena e poi la morale (citazioni di Brecht a bizzeffe, volendo), e che anzi il grande capitale e la grande finanza, quando messi alle strette, tra un’avanzata democratica di oppressi ed emarginati e la soluzione fascista hanno troppo spesso preferito quest’ultima. E allora? E’ un buon motivo per fare harakiri e immaginare che il DNA della Resistenza antifascista non sia più necessario? La pancia vuota che si lascia affatturare da un fascista resterà vuota, e non potrà neppure lottare, se non a rischio di carcere tortura e vita.

Ma ogni generazione sente il prepotente bisogno di ripetere gli errori delle generazioni precedenti. Anche Mussolini, e Hitler, e i loro scherani, a molte personalità e persone comuni dell’epoca apparivano delle “macchiette”: in pochi anni hanno ridotto l’Europa in macerie e fame.

Oggi queste consapevolezza storica minima si è perduta, e il sonno della memoria, come quello della ragione, produce mostri. Purtroppo, in Francia, come in Italia, come in Europa tutta, si sconta un peccato originale, non aver dato vita nel dopoguerra alla necessaria epurazione antifascista in tutti gli apparati dello Stato (ma anche nel giornalismo e nella cultura). Non aver realizzato quella damnatio memoriae tassativamente ineludibile, che non garantisce contro ritorni di fascismo (la pulsione di servitù volontaria possiede circuiti neuronal-ormonali più antichi e radicati di quelli illuministico-democratici, ahimè), ma ne riduce le probabilità per il possibile.

Invece, nei decenni, con lenta ma infine inesorabile crescita, si è tollerato che partiti e movimenti fascisti si ricostruissero, si legittimassero per partecipazione elettorale, divenissero per mitridatizzazione parte del panorama ordinario del nostro habitat politico e sociale.

È stata questa l’altra faccia di una politica di establishment che per guerra fredda prima e liberismo selvaggio poi ha impedito che venissero realizzate nelle leggi e nella pratica di governo le solenni promesse contenute nelle Costituzioni nate dalla vittoria contro i fascismi.

In Italia fu chiaro da quasi subito, purtroppo. Il 2 giugno 1951 Piero Calamandrei, che della Costituente era stato uno dei massimi protagonisti, già doveva stigmatizzare che mentre nella Costituzione “è scritta a chiare lettere la condanna dell’ordinamento sociale in cui viviamo”, la politica del governo andava in direzione opposta, e il vero nome della festa della Repubblica era perciò “La festa dell’Incompiuta”.

E rivolgendosi ai giovani nel 1955, a Milano, ribadiva: “La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma solo in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”. In Italia, come in Francia, come in Europa, siamo più che mai a questo, e la convinzione ormai dilagante che i fascismi siano lontani dal nostro orizzonte possibile quanto Giulio Cesare, fornisce ai reazionari e conservatori un’ulteriore arma di narcolessia di massa.

Macron non è la soluzione, a meno che da Presidente non diventi un Macron inedito, perché la finanza (e più in generale la politica economica) liberista è il motore della crisi sociale e della deriva politica che, per hybris di diseguaglianze, infesta e mina le democrazie. Rispetto ai lepenismi (in Europa si sono ormai moltiplicati sotto le più diverse e accattivanti fogge, ma sempre humus fascista veicolano), la vittoria di Macron potrebbe confermarsi solo il laccio emostatico che tampona l’emorragia in attesa dell’intervento chirurgico. Ora si tratta di realizzarne gli strumenti, quella sinistra illuminista egualitaria e libertaria oggi purtroppo introvabile in forma politica organizzata, ma diffusa in forma sommersa o carsica nelle società civili di molti paesi d’Europa.

(7 maggio 2017)

Francia Europa Noi

france-electionsDa ora in poi ogni voto è un referendum sull’Europa
L’elezione di Macron è l’ultimo passo di un nuovo bipolarismo nato con le elezioni in Grecia del 2015: quello tra chi vuole andare avanti con l’integrazione europea e chi vuole tornare indietro. Un bivio che è finalmente a far scaldare i cuori in nome dell’Europa.
di Francesco Cancellato su linkiesta logo
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I simboli hanno importanza. Aladinews per la diffusione degli inni sardo e europeo
 Diffondiamo l’inno sardo Procurade de moderare (non ancora ufficiale)
Ricordando che come Comitato po Sa die de Sa Sardigna, abbiamo pubblicamente assunto l’impegno di svolgere un passo ufficiale presso il Consiglio Regionale per chiedere che venga esitata e approvata la proposta di legge per proclamare il “Procurade …” di F. I. Mannu inno nazionale della Sardegna (…).

 Diffondiamo l’inno europeo, Inno alla Gioia,
di Ludving van BeethovenBOMELUZO EUROPA NUOVA
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Macron: il primo atto è una lezione di cultura politica
di Ottavio Olita su il manifesto sardo.
L’istituzione repubblicana appartiene solo ai cittadini, non è di proprietà di questa o di quella forza politica; chi è chiamato a rappresentarla deve dedicarle anche gesti simbolici che non sono forma, sono sostanza. Questo mi è parso il significato profondo dei primi atti compiuti dal neoeletto presedente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, il più giovane nella storia di quel Paese. E vediamoli questi atti simbolici.
- segue –

Oggi lunedì 8 maggio 2017. Diario e tanto altro ancòra

beni-comuniOggi lunedì 8 maggio riunione dell’Osservatorio Beni Comuni della Sardegna, alle ore 18 sede CSS (Confederazione Sindacale Sarda) in via Roma 72 Cagliari.
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sa-die-2015Oggi lunedì 8 maggio, ore 17, riunione del COMITATO per SA DIE DE SA SARDIGNA presso la sede della Fondazione Sardinia, piazza San Sepolcro Cagliari.
Le associazioni: Fondazione Sardinia, Istituto Gramsci della Sardegna, la Società Umanitaria, la Cineteca Sarda, Inprentas, Fondazione Giuseppe Siotto, Tramas de Amistade, AladinPensiero, Is Picciocus de Palabanda, Confederazione Sindacale Sarda, Fondazione Alziator, Unesco Club Cagliari, Riprendiamoci la Sardegna, Osservatorio sui Beni Comuni della Sardegna, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Assotziu Scida, Iscandula e singoli personaggi.
Dalla lettera del direttore della Fondazione Sardinia
Cari Amici del Comitato per sa die de sa Sardigna,
mentre leggiamo le prime riflessioni su quanto insieme abbiamo vissuto nella mattinata di venerdì scorso, 28 aprile (vedasi un articolo di Giacomo Meloni pubblicato sul sito della Fondazione e su il manifesto sardo), è opportuno svolgere un ragionamento comune su quanto abbiamo deciso, attuato e da completare. Abbiamo pubblicamente assunto l’impegno di svolgere un passo ufficiale presso il Consiglio Regionale per chiedere che venga esitata e approvata la proposta di legge per proclamare il “Procurade …” di F. I. Mannu inno nazionale della Sardegna (…).
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sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2
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labsusRICERCHE SOCIETÀ UNIONE EUROPEA
E-democracy: il futuro della democrazia viaggia su Internet
Maria Cristina Marchetti – 6 maggio 2017, su LabSus.
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linkiesta logoAlla faccia dell’atesimo, il numero dei cattolici è in crescita
Su LinKiesta.
Come si evolve la fede. Nel mondo i cattolici sono 1,3 miliardi, una persona su sei. La metà vive in America, ma in Africa il numero di battesimi è cresciuto del 20 per cento in un anno. Qui le vocazioni sono aumentate del 7,7 per cento (nello stesso periodo in Europa sono scese del 10 per cento)
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La Chiesa del futuro è nelle mani dei manager
Buone pratiche per la gestione delle parrocchie, iniziative creative per coinvolgere i fedeli. Mentre Papa Francesco è a Milano, la Chiesa organizza una tre giorni sul suo futuro. Cronaca di una tre giorni di lavori sul management pastorale. Una questione più seria di quanto si creda
di Dario Ronzoni su Linkiesta.
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democraziaoggiInverno in Grecia: testimonianze per la memoria
Gianna Lai su Democraziaoggi.
inverno-in-grecia Domani martedì 9 Maggio, ore, 16 Facoltà Studi Umanistici, aula B. Motzo, via Is Mirrionis 1,
Incontro con l’Autore Cristoph U. Schminck-Gustavus.
Inverno in Grecia. Guerra, occupazione, Shoah 1940-1944, Golem Edizioni
Coordina Prof. Francesco Atzeni
Introduce Prof. Claudio Natoli.
- Tutta la programmazione in Unica.it.
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locandina-definitiva-9-maggioIL 9 E 10 MAGGIO I SEMINARI FORMATIVI SU “GIOCO D’AZZARDO E RESPONSABILITÀ DEI MEDIA”
La Delegazione regionale Caritas Sardegna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e con l’UCSI Sardegna, promuovono due seminari formativi per giornalisti e operatori della comunicazione sul tema “Gioco d’azzardo e responsabilità dei media”. I due seminari si svolgeranno il 9 maggio, dalle ore 14 alle 17 a Cagliari, nella sala conferenze del Seminario Arcivescovile (via Mons. Cogoni 9) e il 10 maggio a Olbia, dalle 14 alle 17 nella Biblioteca comunale Simpliciana (piazzetta Dionigi Panedda 3).
- Seguono dettagli -

Elezioni in Francia. La Francia è vicina?

macron-230[Da Il Fatto Quotidiano] LA FRANCIA INCORONA EMMANUEL MACRON
Le Pen travolta. ‘Difenderò il destino dell’Europa’
Il fondatore di En Marche! al 65%. Autocritica della leader del Front: “Trasformare il movimento” (video)
Renzi: “Grande pagina di speranza”. Merkel: “Vittoria per una Ue forte e unita”. May: “Priorità comuni”
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[il manifesto online] Macron nuovo presidente della Francia con il 66% dei voti, ma è astensione record
Il nuovo presidente supera le previsioni. Ma il Fronte nazionale arriva a 11milioni di voti, un record. Forte astensione (25,3%) e 4,2 milioni di schede bianche. Congratulazioni dall’Europa. Non ci sarà stato di grazia
Emmanuel Macron è eletto presidente con il 66,08% dei voti, 20 milioni lo hanno votato. Marine Le Pen è sconfitta (33,94%), il 25,38% ha scelto l’astensione, la più alta della storia della V Repubblica e ci sono state 8 milioni di schede bianche.
Da domani ne parliamo – segue –

Sinistra Italiana. Roberto Mirasola segretario provinciale di Cagliari

roberto-mirasola-segr-si-6mag17loghetto-siCongratulazioni e Auguri di Buon Lavoro a Roberto Mirasola, eletto, ieri 6 maggio, Segretario provinciale di Cagliari di Sinistra Italiana (SI). Roberto, sposato e padre di due figlie, è di professione commercialista. Redattore de “il manifesto sardo”; esponente del Comitato d’Iniziativa Sociale, Costituzionale e Statutaria, ne coordina il Gruppo di Lavoro per il Lavoro.
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- Nella foto il neoeletto segretario della federazione di Cagliari (a sinistra) Roberto Mirasola, con il garante del congresso Vittorio Macrì.