Monthly Archives: gennaio 2017

Trump: attenti alle esche avvelenate. Frenetica attività del neo Presidente

USA E GETTAsedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Trump: attenti alle esche avvelenate. Frenetica attività del neo Presidente.

Il presidente americano, dopo il giuramento non ha perduto tempo. Si è insediato alla Casa Bianca, ha salutato Obama che partiva in elicottero e si è tuffato a capofitto nell’attività ordinaria per dare attuazione al proprio programma elettorale. In pochissimi giorni ha adottato una serie di provvedimenti decisamente in discontinuità con quelli della precedente amministrazione. Ha eliminato la riforma sanitaria (Obamacare) che ha rappresentato uno dei punti di forza del programma di Obama. Ha stabilito un robusto giro di vite contro l’immigrazione “economica” e contro quella proveniente dalla Siria e dai paesi mussulmani . Ha minacciato di pesanti rappresaglie economiche gli industriali che avevano in atto o pensavano di trasferire le produzioni al di fuori dell’America. Ha messo in discussione le linee fondamentali della politica per limitare il riscaldamento del pianeta affermando semplicemente che tale fenomeno non esiste, con buona pace del mondo scientifico internazionale e del noto accordo di Parigi recentemente sottoscritto anche dagli Usa. E non si è fermato qui. Dopo aver più volte attaccato il movimento delle donne durante la campagna elettorale ha ordinato al proprio esecutivo di sospendere i finanziamenti pubblici federali per le associazioni che favoriscono la pratica della interruzione di gravidanza. Ma le ciliegine sulla torta del funambolo della Casa Bianca sono state certamente la sospensione della partecipazione americana ai grandi trattati commerciali per il libero scambio e l’avvio della costruzione del muro ai confini con il Messico. Da oggi l’America ritira la propria partecipazione al trattato di libero scambio nell’area del pacifico TPP ( Parternariato Trans Pacifico ) che mirava a favorire le multinazionali degli scambi di merci e a contenere il crescente potere commerciale di Cina e India. Trump ha pure promesso di fare carta straccia anche di tutti gli altri trattati internazionali per il commercio ancora in discussione, a partire dal TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Pertnership). Panico tra le multinazionali che su tali trattati contavano per estendere il loro potere economico e commerciale in vaste aree del mondo con il superamento dei vincoli doganali e delle norme nazionali sui commerci dei paesi contraenti, in nome della libertà pressoché assoluta del libero scambio.
Come interpretare la frenetica attività del Presidente? Direi che per comprendere il disegno strategico di Trump sia necessario sgombrare il campo da alcuni pregiudizi che potrebbero rivelarsi fuorvianti. Al di là dell’aspetto fisico, delle smargiassate plateali, degli attacchi forsennati contro i “nemici” di turno (la stampa, i servizi di intelligence, il movimento delle donne, i migranti e i mussulmani), giova ricordare che Trump non è il senatore Razzi un po’ più grande. Non è uno stupido, anche se certi suoi atteggiamenti potrebbero autorizzare a pensarlo. E non è neppure un populista poco preparato alla Salvini. Trump in realtà conosce perfettamente il sistema economico americano, il mondo degli affari, il modo di pensare e la psicologia dei ampi strati della società americana che per questo lo hanno sostenuto. Vanta poi una formidabile conoscenza dei mezzi di comunicazione di massa che ha mostrato di sapere influenzare a suo favore nonostante il fuoco di sbarramento predisposto in campagna elettorale dai suoi oppositori e perfino da una parte consistente del suo stesso partito. Trump, come tutti gli uomini soli al governo di un paese, è pure consapevole di avere un consenso non sufficientemente ampio per poter realizzare il suo programma. Ed è per tale motivo che sta adottando una spregiudicata ma efficace strategia politica per aumentare il suo personale livello di consenso del quale ha oggettivamente bisogno. Per lui è indispensabile sbaragliare movimenti e gruppi di potere che gli sono ostili, rimescolare le carte della battaglia politica, trovare nuovi alleati, disseminare lungo il suo percorso politico “bocconi avvelenati” per tutti e contro tutti. Pensiamoci un attimo. Abolisce i trattati sul libero scambio internazionale e si mette contro le grandi multinazionali del commercio, ma potrebbe anche ricavare consensi all’interno del vasto movimento che tali Trattati ha duramente contestato. Elimina il piano di assistenza sanitaria di Obama creando un prevedibile malcontento tra gli strati meno abbienti della popolazione ma si presenta come paladino della vita agli occhi dei movimenti integralisti e cattolici da sempre antiabortisti. Minaccia gli industriali che vorrebbero investire in altri paesi ma promette loro incentivi e meno vincoli ambientali per le produzioni in loco. Autorizza la ripresa dei lavori per la realizzazione di due giganteschi oleodotti (Keystone XL e quello del Dakota) che tante proteste aveva suscitato soprattutto tra gli Indiani e promette il ritorno alle fonti energetiche fossili ormai messe ai margini dalle scelte ambientaliste della precedente amministrazione. Direi che è più che fondata l’ipotesi che il neo presidente Trump non sia un improvvisatore, un pazzoide scatenato che tira fuori conigli dal cilindro magico sperando di imbambolare il pubblico. Trump ha una sua idea ben precisa e chiara, un piano strategico molto raffinato per la gestione del potere e il governo della più grande potenza mondiale. Un piano nel quale la democrazia, i diritti di tutti, l’uguaglianza degli individui diventano degli optional e i riferimenti politici, culturali, economici e sociali sono altri. E questo non è che l’inizio. Attendiamo di scoprire che cosa ha in mente Trump per la politica estera del suo paese, dai rapporti con l’Europa a quelli con Putin e con la Gran Bretagna del dopo brexit. Si preannuncia una quadriennio presidenziale molto originale e movimentato.

Oggi giovedì 26 gennaio 2017

democraziaoggiCosa dice la Consulta per una legge elettorale sarda?
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Renzi, “consultellum”, “legalicum” e le elezioni
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
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Il Comitato nazionale contro l’Italicum sulla sentenza di ieri.
Sentenza Italicum, dichiarazione di Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato contro l’Italicum.
«Il parlamento faccia il suo dovere e consenta alle italiane e agli italiani di eleggere tutti i loro rappresentanti su base proporzionale»
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Paolo Maddalena ftomicro“Programma urgente per l’attuazione della Costituzione”
Documentazione sull’iniziativa promossa da Paolo Maddalena, tenutasi a Roma domenica 22 Gennaio 2017 – Centro Congressi Cavour.
- Gli interventi, su L’altra news.
- La pagina fb “Attuare la Costituzione”.
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libro SP Gonnesa 26 gen17
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SOS: cittadini aiutate le Istituzioni!

Buoncammino su US 25 1 17
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ape-innovativaDalle Istituzioni: scaricabarile, compartimenti stagni, poche idee e confuse… E, allora, un consiglio: perché non vi rivolgete direttamente ai cittadini, attivando procedure di democrazia partecipativa. Buoncammino (come tanti altri beni e spazi) è un “bene comune” Al riguardo copiate, per esempio, cosa fa virtuosamente in situazioni analoghe il Comune di Bologna. Trovate la documentazione sul nostro sito.

Si riunisce oggi il Comitato d’iniziativa Costituzionale e Statutaria (ComitatoCoStat)

Comitato CoStatIl Comitato d’iniziativa Costituzionale e Statutaria (ComitatoCoStat) è convocato mercoledì 25 p.v. alle ore 19 nella sede della Confederazione Sindacale Sarda (CSS) in via Roma 72, con il seguente odg:
1) Relazione sui risultati dell’Assemblea nazionale dei Comitati svoltasi a Roma sabato 21 c.m.
2) Conferenza Stampa di presentazione del Comitato
3) Informazione su prima riunione gruppo legge elettorale
4) Iniziativa pubblica del 6 febbraio con Massimo Villone
5) Altre scadenze; varie ed eventuali.
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democraziaoggiSardegna: governabilità tragicomica… senza governatore e senza PD!
Amsicora su Democraziaoggi.

Oggi mercoledì 25 gennaio 2017

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Formazione per consiglieri comunali delle città e dei paesi (e non solo). Buone pratiche da imitare e riprodurre con intelligenza

Scuola Popolare ex centro soc Is Mirrregolamento-amministrazionecondivisa-comune-di-bologna-1-638In applicazione del principio di sussidiarietà, di cui all’art. 118 della Costituzione, l’Amministrazione Comunale di Bologna sostiene e valorizza l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, volta al perseguimento di finalità di interesse generale.
Il Comune di Bologna ha approvato, il 19 maggio 2014, il regolamento sulle forme di collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.
Sulla base del citato regolamento il Comune ha di recente emesso un avviso pubblico sollecitando proposte che prevedono la messa a disposizione, a titolo spontaneo, volontario e gratuito, di energie, risorse e competenze a favore della comunità. – segue

Il documento conclusivo dell’Assemblea dei comitati territoriali per il NO nel referendum costituzionale, tenutasi a Roma sabato 21 gennaio

…impegno a costruire un movimento di cittadini che vuole restare in campo e vuole far valere il proprio punto di vista democraticamente, escludendo ogni deriva di natura partitica e tanto meno vocazioni elettorali. (…).
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IDEE PER IL NOSTRO FUTURO: TESTO CONCLUSIVO DELL’INCONTRO NAZIONALE DEI COMITATI
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Oggi martedì 24 gennaio 2017

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Invito Memoria 2017_2
- Approfondimenti sul sito di Unica.
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gramsci fto microGramsci: un pensiero per la lotta dell’oggi, non un santino per rituali ricordi
Crisi organica e sovversivismo reazionario.
Coincidenze politiche di un binomio indissolubile
di Gianni Fresu (intervento ripreso da Democraziaoggi)

La funzione propulsiva della Costituzione rafforzata dalla vittoria referendaria

Rencontres-1936-
ape-innovativaLa Costituzione repubblicana ha avuto diverse modifiche, non sempre migliorative; non lo è stata per esempio quella dell’art.81 che ha introdotto il principio castrante del “pareggio di bilancio”, tanto è che da più parti se ne richiede un’urgente modifica per ripristinare il testo originario (e anche noi concordiamo in tal senso). Tra le modifiche di carattere integrativo migliorative della Carta costituzionale indichiamo la costituzionalizzazione del principio di sussidiarietà introdotto con la modifica dell’art.118. Bene, così come per altri principi costituzionali allo stato insufficientemente o per nulla applicati, siamo convinti che la strepitosa vittoria referendaria rafforzi il carattere propulsivo della nostra Carta costituzionale sollecitandone la piena concreta attuazione anche in questo campo d’intervento. Ecco perché riprendiamo un editoriale di Emanuele Rossi contenuto nel rapporto Labsus sui beni comuni 2016, recentemente pubblicato e disponibile sul sito dell’associazione LabSus, che propone un condivisibile percorso metodologico denominato “ welfare generativo” che rende praticabile (pratica dell’obbiettivo) il principio costituzionale della sussidiarietà. (fm)
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Layout 1
WelFare generativo per la cura dei beni comuni
di Emanuele Rossi, sul Rapporto LabSus 2016

L’attuale fase storica dei sistemi di welfare pone, come a tutti ben noto, problemi di sostenibilità delle prestazioni ritenute necessarie per la garanzia dei diritti sociali, al fine di assicurare a tutti livelli adeguati di “benessere”. Ma come spesso avviene, i momenti di crisi possono indurre a ripensare a situazioni consolidate: non necessariamente per ridurre livelli acquisiti, quanto piuttosto per dare nuova forza a principi e strumenti innovativi. Può essere questo il caso del c.d. welfare generativo, espressione che sintetizza un percorso di ricerca e azione che la Fondazione Emanuela Zancan ha da diversi anni studiato, proposto e sperimentato: un percorso finalizzato a rendere i soggetti destinatari di interventi e prestazioni sociali protagonisti di azioni di “rigenerazione”, vale a dire di interventi a vantaggio della collettività, che potrebbero consistere in quegli interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni su cui Labsus è fattivamente impegnata. Ciò richiede la responsabilizzazione di tali persone, “invitate” a rendersi disponibili per realizzare azioni a corrispettivo sociale: sia per rendersi utili, e perciò per migliorare il livello della loro qualità di vita e di dignità personale, e sia anche al fine di rendere maggiormente sostenibili i livelli di welfare. Tale prospettiva ha trovato nelle settimane scorse una concretizzazione in un disegno di legge che la Fondazione Zancan ha elaborato, e che è stato presentato alla Camera dei deputati da diversi parlamentari (C3763, prime firmatarie Iori e Lenzi).

La forza espansiva dei diritti
Prima di analizzare tale proposta, facciamo però un passo indietro, per comprendere il senso dell’affermazione iniziale. L’evoluzione dei diritti nel corso degli ultimi decenni è andata nella direzione, più che di un ampliamento del catalogo dei diritti in astratto considerati (il diritto alla salute, il diritto al lavoro, e così via), piuttosto dell’estensione dei contenuti riferibili a ciascuno di tali diritti. Ciò è avvenuto a seguito e come conseguenza di numerosi fattori, tra i quali – ad esempio – il progresso delle conoscenze in ambito scientifico e tecnologico; un generale incremento della qualità della vita e delle esigenze ad essa correlate; un innalzamento dell’aspettativa di vita; e così via. Si pensi, ad esempio, al “diritto alla salute” sancito dall’art. 32 Cost., per il quale è stata da tempo abbandonata la convinzione che faceva coincidere la “salute” con l’assenza di malattie (limitandone la tutela esclusivamente ad interventi di tipo curativo/riparativo), in favore di una concezione che richiede interventi di tipo relazionale ed anche affettivo, senza dei quali non si ritiene garantita una salute effettiva. Ed infatti, l’art. 1 della dichiarazione internazionale di Alma Ata del settembre 1978 definisce la salute “come stato di benessere fisico, sociale e mentale e non solo come assenza di malattia e di infermità”.
Analogamente possiamo dire per il concetto di (ed il relativo diritto alla) assistenza sociale, che l’art. 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea definisce come diritto a “un’esistenza dignitosa per tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti”. E’ evidente la flessibilità della nozione di «esistenza dignitosa», ma anche la sua forza espansiva in relazione alle condizioni economico-sociali di un contesto europeo comunque in progressiva crescita (al netto delle fasi di crisi, ovviamente). Altri esempi potrebbero aggiungersi (si pensi al diritto all’istruzione, al lavoro, alla tutela nel caso di disoccupazione, all’abitazione, alla protezione dell’infanzia, e così via): sebbene il nomen sia rimasto lo stesso nel tempo, il contenuto si è dilatato nel corso degli anni, ed i servizi che ad essi si riconnettono costituiscono un patrimonio rispetto al quale non è possibile arretrare, pena la percezione di una mancata garanzia dello stesso diritto. D’altro canto, le risorse pubbliche disponibili per garantire tale complesso di diritti e prestazioni non sono sempre sufficienti, anche – ma non soltanto – a causa della crisi economica da cui ancora non siamo usciti. Peraltro, è stata la stessa Corte costituzionale a porre in correlazione la garanzia dei diritti – e delle relative prestazioni – con le limitate risorse economiche: nella sentenza n. 248/2011 si legge infatti che “l’esigenza di assicurare la universalità e la completezza del sistema assistenziale nel nostro Paese si è scontrata, e si scontra ancora attualmente, con la limitatezza delle disponibilità finanziarie che annualmente è possibile destinare”. Affermazione che qui non merita commentare, ma dalla quale emerge come il tema della sostenibilità dei sistemi di welfare si ponga in termini talvolta drammatici. Per queste ragioni (anche per queste ragioni) occorre esplorare soluzioni capaci di consentire il mantenimento di livelli di welfare adeguati senza abbandonare la prospettiva di accessi a carattere universalistico: e in tale direzione va la proposta di “welfare generativo” sopra indicata.

Welfare generativo e principi costituzionali
Tale proposta, tuttavia, muove anche da altre considerazioni, e tende a dare attuazione ad alcuni principi fondamentali della nostra Costituzione. Tra questi, il principio di solidarietà sociale di cui all’art. 2 Cost., da leggere in sistema con l’art. 4, secondo comma, Cost., per il quale “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Ciò significa che la solidarietà richiesta dalla Costituzione presuppone un impegno attivo di ogni componente la collettività in vista del progresso sociale: collaborazione che può realizzarsi mediante un’attività di tipo lavorativo o professionale ma anche attraverso un’attività extra-lavorativa, di carattere volontario. Al contempo, la proposta mira a garantire i diritti fondamentali di ciascuno, con riguardo quindi al principio sancito dall’art. 2 Cost., in quanto il contributo che ogni persona, destinataria di interventi e prestazioni sociali, può offrire al perseguimento del bene comune produce valore non soltanto a vantaggio dei destinatari dell’attività, ma anche a favore della persona che realizza un’attività a vantaggio del bene comune. Potremmo dire, per sintetizzare, che è “dando che si riceve”, ovvero che si tutela il diritto di chi riceve una prestazione sociale aiutandolo a realizzare un’attività a beneficio di altri. Ed infine, la proposta di WG mira a dare concreta attuazione al principio di sussidiarietà: essa consente e favorisce infatti la realizzazione di “attività di interesse generale”, indicando “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati” come la prospettiva da cui far scaturire proposte di attività da realizzare.

La prospettiva sussidiaria e solidarista della proposta
Detto quindi dei presupposti, analizziamo brevemente la proposta di cui si parla. L’idea è di collegare l’erogazione di una prestazione sociale da parte del sistema integrato (nelle varie forme di integrazione pubblico-privato possibili) alla attivazione da parte del soggetto destinatario della prestazione, nei termini di un impegno sociale a vantaggio della collettività: in altri termini, si propone che coloro che ricevono delle prestazioni “restituiscano” alla società qualcosa di quanto ricevuto, attraverso di quelle che vengono definite “azioni a corrispettivo sociale”. Con tale affermazione si intende far emergere il valore rigenerativo e di rendimento (sia economico che sociale, ma anche di arricchimento personale) delle prestazioni che vengono erogate, in quanto tali capaci di contribuire al progresso sociale. Esse richiedono e presuppongono il coinvolgimento attivo e responsabilizzante di quanti ricevono interventi di sostegno, e sono finalizzate a rafforzare i legami sociali, a favorire le persone deboli e svantaggiate nella partecipazione alla vita sociale, a promuovere il patrimonio culturale e ambientale delle comunità; in generale, ad accrescere il capitale sociale locale e nazionale. Tali azioni non avrebbero carattere obbligatorio, e non costituirebbero quindi condizioni sine qua non per l’erogazione del servizio che si riceve, bensì si dovrebbero collocare nell’area dell’azione libera, come tale espressione del principio di solidarietà sociale: per il quale, come affermato dalla Corte costituzionale in una celebre sentenza, “la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un’autorità, ma per libera e spontanea espressione delle profonda socialità che caratterizza la persona stessa” (sentenza n. 75/1992). Di conseguenza, essendo “azioni volontarie” e non “lavoro”, esse non possono in nessun caso assimilarsi ai “lavori socialmente utili”, almeno nella versione di questi ultimi che abbiamo conosciuto e che il legislatore ha regolato.
Circa la scelta a favore della volontarietà delle azioni “a corrispettivo sociale” convergono due motivazioni: da un lato, una scelta che potremmo definire di carattere etico (non costringere una persona che riceve una prestazione come garanzia di un proprio diritto a dover svolgere obbligatoriamente un’attività; ritenere che un’attività a vantaggio della collettività non possa essere imposta forzosamente; ecc.); dall’altro, le difficoltà di immaginare conseguen- ze, sul piano giuridico, all’ipotesi di eventuale inadempimento (non posso- no essere previste sanzioni, come è evi- dente per vari motivi). Tutto questo rafforza la prospettiva sussidiaria e solidarista della proposta.
Anche la prospettiva del “corrispettivo” richiede una precisazione, in quanto il termine può prestarsi ad equivoci, qualora esso sia inteso con riguardo al principio dello scambio di equivalenti: in tal senso “corrispettivo” equivarrebbe ad una sorta di “pagamento della prestazione”, non mediante trasferimento di denaro ma attraverso attività lavorativa (o comunque attraverso un facere). Non è questa la prospettiva che si intende perseguire: l’attività richiesta è (sarebbe) senz’altro collegata alla prestazione ricevuta, senza che però questo collegamento si sostanzi in uno scambio di equivalenti. Piuttosto, essa dovrebbe essere considerata alla stregua di uno “scambio” in termini di reciprocità: e questa prospettiva aiuta a comprendere ed inquadrare il senso della proposta, giacché la reciprocità non richiede equivalenza ma proporzionalità. In altri termini: colui al quale viene chiesta una prestazione non è tenuto a prestare un’attività che corrisponda al “costo” (non solo economico, evidentemente) della prestazione ricevuta; piuttosto, egli potrebbe essere tenuto a fornire una prestazione corrispondente alle proprie possibilità, sulla base pertanto di un progetto che necessariamente si deve configurare come personalizzato e concordato.
La realizzazione di questo sistema richiede un intervento sinergico di vari soggetti, istituzionali e della società civile (dallo Stato alle Regioni, dai Comuni al Terzo settore e alla rete dei cittadini attivi): tutti dovrebbero essere coinvolti, secondo i ruoli propri di ciascuno, a cooperare in una logica di “sistema”.
Credo che sia assai opportuno approfondire, all’interno di questa logica complessiva, le prospettive di interazione con la riflessione e le azioni provenienti da Labsus e relative, come si è detto, a interventi di rigenerazione e cura dei beni comuni: comune è l’intento di favorire un coinvolgimento dei “cittadini attivi”, ovvero di coloro che, prescindendo da vincoli di carattere associativo stabile, intendono mettersi insieme per la cura dei beni comuni e per lo svolgimento di attività di utilità sociale, in attuazione diretta del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118, quarto comma, Cost. In tal modo, alle persone destinatarie di interventi e prestazioni sociali verrebbe offerta l’opportunità di esprimere la propria “autonoma iniziativa per lo svolgimento di attività di interesse generale”, favorendo in tal modo anche la loro creatività e le loro competenze da porre a servizio di tutti. Mi pare che la sintonia con l’azione di Labsus sia molto forte, e meriti di essere approfondita e valorizzata.

Verso la Giornata della memoria

Anpi per il 27 gen17

Il documento conclusivo dell’Assemblea dei comitati territoriali per il NO nel referendum costituzionale, tenutasi a Roma sabato 21 gennaio

“…impegno a costruire un movimento di cittadini che vuole restare in campo e vuole far valere il proprio punto di vista democraticamente, escludendo ogni deriva di natura partitica e tanto meno vocazioni elettorali. L’attacco al ruolo delle rappresentanze dei corpi sociali è stato respinto, ma non basta. Ora occorre un diffuso impegno dei cittadini e fare appello alla loro partecipazione democratica. Per questo è necessario favorire il diritto dei cittadini di associarsi e di far valere le proprie opinioni. Piena autonomia, impegno civico, nessuna confusione con i partiti, ferma volontà unitaria nel rispetto del pluralismo, sono i presupposti su cui vogliamo fondare un movimento civico, basato sulla rete dei comitati territoriali, erede del nostro contributo alla vittoria del No, in grado di pesare nel dibattito culturale, scientifico, politico del nostro paese”.
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IDEE PER IL NOSTRO FUTURO: TESTO CONCLUSIVO DELL’INCONTRO NAZIONALE DEI COMITATI

Il voto del 4 dicembre 2016 non lascia dubbi: ha vinto il No. Il tentativo di Renzi di ottenere un plebiscito sulle modifiche della Costituzione è stato respinto – senza appello – dal 59 % dei votanti ed è stato smentito che un maggior numero di votanti ne avrebbe favorito l’approvazione.
L’alta percentuale dei votanti è la conferma che tanti hanno deciso di partecipare al voto proprio per bocciare la proposta del governo. Renzi ha dovuto ammettere di avere straperso.
La vittoria del No non può essere archiviata, come si sta tentando di fare, anzi è un parametro essenziale per qualunque prospettiva politica democratica.
La vittoria del No è di straordinario valore e può fermare il tentativo delle elites dominanti di imporre una deriva accentratrice ed autoritaria. Questo voto può cambiare il corso politico del nostro paese e aprire una nuova stagione democratica fondata sui principi fondamentali della Costituzione.
Denunciamo il tentativo di far dimenticare il risultato referendario, di riassorbirne le potenzialità democratiche, in definitiva di non rispettarne l’esito.
Questo voto referendario è il contrario di una deriva populistica che, a parole, tanto preoccupa. In realtà si tenta di non rispettare l’esito di questa grande prova di partecipazione democratica.
Per questo è importante che soggetti importanti della campagna referendaria come il Comitato per il No e quello contro l’Italicum, con 750 riferimenti territoriali, restino in campo contro tentazioni future di stravolgimento dell’assetto costituzionale e per la piena attuazione della Costituzione.
Nel ringraziare quanti hanno contribuito al successo del No riteniamo ora necessario sottolineare che il compito non è finito e che è in atto un tentativo di stravolgere il risultato del voto. Per questo l’Italia e la Costituzione hanno bisogno di vigilanza, di partecipazione, di iniziativa democratica.
Con le deformazioni della Costituzione è stato bocciato anche l’Italicum, fin troppo simile al porcellum. L’Italia deve dotarsi di un nuovo sistema elettorale, coerente per Camera e Senato, che consenta agli elettori di eleggere tutti i parlamentari con voto proporzionale (così vanno eletti i rappresentanti in ogni altra sede rappresentativa come province e aree metropolitane) rimettendo in equilibrio rappresentanza e governabilità e rispettando i principi fondamentali della Costituzione.
Questo obiettivo è tutto da realizzare: dal sostegno alle ragioni che hanno portato i nostri avvocati a presentare istanze di incostituzionalità sull’Italicum, fino ad un impegno forte per ottenere un sistema elettorale rispettoso della volontà popolare che consenta di avere un parlamento rappresentativo e legittimo, al contrario di quello attuale, che deve solo approvare una legge elettorale rigorosamente coerente con l’esito del referendum costituzionale.
Per questo sulla base del nostro documento sulla legge elettorale e dopo il pronunciamento della Corte costituzionale presenteremo un documento politico per lanciare una raccolta di firme per ottenere una legge elettorale coerente con l’esito del referendum.
Il nostro impegno sarà centrato nei prossimi mesi su:
- Costituzione, per la salvaguardia dei suoi fondamenti democratici e rappresentativi e la piena attuazione dei suoi principi;
- Legge elettorale proporzionale, diritto degli elettori di eleggere tutti i loro rappresentanti, modifiche per il voto all’estero;
-Impegno a modificare le leggi che regolano le raccolte delle firme per i referendum e per le leggi di iniziativa popolare, al fine di renderle più semplici e meno costose;
- Sostegno alle iniziative referendarie per i diritti di chi lavora e al mondo della scuola per modificare i provvedimenti del governo Renzi;
- Lavoro di approfondimento per la piena attuazione della Costituzione; impegno per la modifica dell’articolo 81 sul pareggio di bilancio in presenza di un nuovo parlamento;
Sono tutti compiti che motivano l’impegno a costruire un movimento di cittadini che vuole restare in campo e vuole far valere il proprio punto di vista democraticamente, escludendo ogni deriva di natura partitica e tanto meno vocazioni elettorali. L’attacco al ruolo delle rappresentanze dei corpi sociali è stato respinto, ma non basta. Ora occorre un diffuso impegno dei cittadini e fare appello alla loro partecipazione democratica.
Per questo è necessario favorire il diritto dei cittadini di associarsi e di far valere le proprie opinioni.
Piena autonomia, impegno civico, nessuna confusione con i partiti, ferma volontà unitaria nel rispetto del pluralismo, sono i presupposti su cui vogliamo fondare un movimento civico, basato sulla rete dei comitati territoriali, erede del nostro contributo alla vittoria del No, in grado di pesare nel dibattito culturale, scientifico, politico del nostro paese.
I due Comitati referendari – per il No alle modifiche della Costituzione e contro l’Italicum – insieme alla rete dei Comitati territoriali saranno i protagonisti di questo percorso, e, una volta approvata la nuova legge elettorale, decideranno insieme forme e modi per proseguire le iniziative, fondate sulla partecipazione e sulla diffusione nei territori. In vista di questo appuntamento i direttivi dei due Comitati referendari si riuniranno con le rappresentanze delle aree regionali, nel rispetto delle differenze di genere. Il sito Internet dei due Comitati, per sottolineare la nuova fase, aggiungerà anche “per la democrazia costituzionale”, fino all’assemblea nazionale convocata dopo la legge elettorale.

Approvato dall’Assemblea dei comitati territoriali del 21/1/2017, Roma.
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Fonte: http://www.referendumcostituzionale.online/single-post/2017/01/23/IDEE-PER-IL-NOSTRO-FUTURO-TESTO-CONCLUSIVO-DELL’INCONTRO-NAZIONALE-DEI-COMITATI

Oggi lunedì 23 gennaio 2017

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democraziaoggi loghettoCaro Pigliaru, sul tuo rientro hai un dovere di chiarezza
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Caro Pigliaru,
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il_Manifesto_quotidiano_comunistaDoria: «Farò la mia parte per un centrosinistra civico»
Il sindaco di Genova a fine mandato: mi batto per tenere insieme partiti e società, darò un contributo a non disperdere le forze. Non vado con Pisapia, né con Sinistra italiana, né con il Pd. Ma nelle città si può costruire una coalizione. E questo aiuta i percorsi nazionali
di Daniela Preziosi, il manifesto
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Punta de billete. Ratantina o Rantantira? INTERVISTA al CARNEVALE CAGLIARITANO.

Il Circolo Culturale “Is piccioccus de Palabanda” e la Società di Sant’Anna onlus promuovono e organizzano: INTERVISTA al CARNEVALE CAGLIARITANO.
Gianni Loy interroga i reduci, i critici, i testimoni, gli inguaribili romantici, gli innamorati di Cancioffali s’imbriagoni, nella speranza che un giorno, come avviene per il sangue di San Gennaro, il miracolo si possa ripetere. Venerdì 10 febbraio 2017, ore 17, Chiesa di Santa Chiara, Scalette di Santa ChiaraCarnevale Stampace Sardegna Digital Library
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La fotografia, fonte: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=2436&s=17&v=9&c=4461&id=108817
———————————————————————– La pagina fb dell’evento.

Il 22 gennaio 1891 nasceva il sardo Antonio Gramsci. Morì per le sue idee.

gramsci lab

Avanti!

Ass 21 gen 17 RomaPartecipazione straordinaria all’Assemblea nazionale dei Comitati per il NO. Riparte l’iniziativa dal basso

Assemblea nazionale dei comitati per il No. Relazione introduttiva di Domenico Gallo.

(foto panoramica dell’Assemblea)*
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democraziaoggi loghettoRoma, 21 gennaio 2017. Una straordinaria partecipazione di attivisti, cittadini e comitati giunti da tutta Italia per l’assemblea nazionale dei Comitati per il No.
All’incontro dalla Sardegna ha partecipato anche una rappresentanza del Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria. L’Italia migliore rilancia la battaglia democratica organizzandosi in una rete di comitati d’iniziativa dal basso. Ecco la relazione di Domenico Gallo (ai punti 5-6 le indicazioni sulle iniziative future)
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