Monthly Archives: dicembre 2016

Impegnati per il NO

No contro Governo
No comitato NO

Impegnati con passione per il NO. Lettera del Coordinatore del Comitato Sardo per il NO nel referendum costituzionale

NO-NO-NOOO1NO SARDEGNACari amici e compagni, care amiche e compagme,

abbiamo concluso una campagna referendaria dura e difficile, iniziata quasi un anno fa, nel febbario scorso. L’abbiamo condotta senza mezzi, mossi solo dal nostra passione civile e da patriottismo costituzionale. Abbiamo condotto una battaglia di verità e di unità contro le forze della divisione e della menzogna. Intorno a noi si sono, via via, mobilitate tante persone di buona volontà, migliaia di donne ed uomini a cui stanno a cuore i valori di libertà e di eguaglianza che la nostra Carta. frutto mirabile della Resistenza, racchiude.
Siamo stati traditi dai nostri governanti regionali che, anziché difendere le istituzioni autonomistiche, per servilismo, calcolo o convenienza, hanno aperto le porte ad un attacco, mai visto prima d’ora, alle autonomie locali e regionali, e cioé ad uno dei pilastri su cui si fonda il bilanciamento dei poteri nel nostro ordinamento. Hanno accettato e sostenuto la svolta neocentralistica con la falsa argomentazione che lo Statuto è indenne dallo scasso Renzi, ma omettono di dire che la compressione delle Regioni ordinarie è l’anticamera per l’aggressione alle regioni speciali e all’autonomia sarda, che, sola e isolata, sarà, se vince il sì, facile vittima del montante spirito neocentralista.
Con loro dovremo fare i conti, politicamente, dopo il 4 dicembre qualunque sia l’esito, così come dovremo farli con coloro che, per opportunismo, hanno mantenuto il silenzio, prestandosi al gioco degli sfascisti…
Ora dobbiamo spendere le ultime energie nei contatti personali e familiari per portare voti al NO. E, dunque, ancora un ultimo sforzo. Voglio però dire a tutti voi che dovete essere orgogliosi di voi stessi, dovete essere fieri di questo vostro impegno, profuso con generosità e passione civile.
Per parte mia voglio ringraziarvi per le energie positive che avete messo in circolo e che hanno dato a me, a ciascuno di noi e a migliaia di cittadini la forza di sostenere questa dura ed impari battaglia.
Ecco perché in questo momento, alla vigilia del voto, voglio salutarvi tutti con affetto.
Andrea Pubusa

I ragazzi di Palabanda

bardufula 2Costituito ieri il Circolo culturale “I ragazzi di Palabanda” in continuità con l’esperienza positiva ma esauritasi dell’associazione culturale Stampaxi. In bocca al lupo per la nuova avventura del (l’attuale) manipolo di intellettuali cagliaritani, auspicabilmente destinato a crescere in numero e quanto ad iniziative culturali in città ed oltre.

Oggi sabato 3 dicembre 2016

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No comitato sardoNO sardo
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democraziaoggiFrancesco Pigliaru, ti accuso davanti al popolo sardo di alto tradimento e di attentato allo Statuto speciale, perché tu, sostenendo il sì, apri la porta all’aggressione contro l’autonomia della Sardegna
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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chiederò
Piero Marcialis LL _2FATICHE di PUBUSA
Erano famose le fatiche di Ercole, diverranno famose le fatiche di Pubusa. Infatti Pubusa ha fatto di tutto per avere, non dico una reazione, ma una parola, un respiro, un segno di vita dal nostro Vicerenzi, al secolo Pigliaru Francesco. Tutto inutile.
Qualcuno è giunto a dubitare che Pigliaru esista veramente.
Chiamato falso balente, tappettino, traditore, resta silente.
Egli non è niente di tutto quello che gli viene contestato, perchè
è di cartone, come quelle figure disegnate sulle carte da gioco.
Una carta che altri giocano, un alfiere di legno, come negli scacchi, viene mosso in diagonale e se la diagonale è chiusa sta fermo. Inutile prendersela con lui, è giocato, non è il giocatore.
O Andrea, lassaddu perdi.
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Oggi sabato 3 dicembre 2016 Musica! ————————
Eutropia 5 dic 2016

Impegnati per il NO. “Non stiamo votando pro o contro Matteo Renzi, ma per bloccare una riforma che potrebbe produrre condizioni molto spiacevoli per noi. Votare NO per i Sardi è l’unica scelta”

NO-sardo11 agosto 2017. La sorpresa dopo il SI
di Nicolò Migheli

By sardegnasoprattutto

Per fortuna era venerdì, cominciava la lunga sospensione ferragostana. A Cagliari faceva caldo, molto caldo. Quell’anno sul golfo del Leone dovevano aver montato una barriera. Il maestrale mancava dal 25 di giugno. La data la conoscevano tutti, perché è da quel giorno che si viveva dentro una cappa di umidità afosa. I cagliaritani come sempre affollavano il Poetto, chi poteva era partito o risiedeva nelle case del litorale.

Nella sede della presidenza regionale si era a ranghi ridotti, le ferie erano già cominciate. Però il presidente era lì, con i collaboratori definiva gli ultimi impegni prima delle vacanze. Squillò il telefono. «Presidente, ho in linea la segreteria del Presidente del Consiglio» «Me la passi» nel contempo fece cenno ai suoi collaboratori di lasciare la stanza. «Presidente Pigliàru, buon giorno» «Pìgliaru, prego…» Rispose il presidente, rassegnato al fatto che dopo tanti anni nessuno oltre Tirreno azzeccasse una volta l’accento. La voce femminile all’altro capo del filo tradiva imbarazzo.

« Mi scusi ancora una volta presidente, è che i vostri accenti sono difficili per noi; mi scusi ancora, le passo il presidente» Una musichetta d’attesa per pochi secondi e poi: «Francesco ciao, come va?» «Va che siamo alle solite Matteo, mi avevi promesso più Canadair ed invece ce ne hai lasciato solo uno» «Non ti preoccupare arriveranno anche gli altri, certo che se i pecorai abbandonassero il vizio di dar foco alle ^ampagne la sarebbe tutta più facile»

«Ancora con questa storia Matteo, e poi dove sono finiti tutti quei milioni che ci avevi promesso prima del referendum? Qui me li chiedono tutti ed io non so più che dire» «Arriveranno France’ arriveranno, l’è che in questo momento abbiamo un po’ di difficoltà, le solite cose: i mercati, la situazione internazionale, e poi lo sai anche tu, Trump ha diminuito il suo impegno con la NATO; in Europa si è deciso di aumentare il budget per la difesa, dobbiamo raggiungere il 2% del PIL entro il 2020, non è facile, ma li avrete quei finanziamenti. Però dai, con la riforma costituzionale sei diventato senatore, non ti va bene?»

«Certo, però non mi sono dato da fare per il SI solo per questo, è perché nella riforma ci credo veramente, anche se non lo sono diventato di fatto per via dell’adeguamento dello statuto» «È nostro interesse che la procedura costituzionale sia la più veloce possibile, però ti chiamavo per un motivo ben preciso, è correttezza istituzionale che tu sia il primo a saperlo, non vorrei che la notizia tu l’abbia ad apprendere da un lancio di agenzia o da un tweet di qualche gola profonda.» Renzi si interruppe, poi misurando le parole:

«Come saprai il comitato scientifico e la Sogin hanno scelto il sito per il Deposito Unico sulle scorie nucleari…» «Cosa stai per dirmi…» Il presidente alzò il tono della voce, non era sua abitudine ma lo fece. «Ti sto dicendo che per al Sardegna si presenta una opportunità unica, investimenti per miliardi di euro, un centro ricerca internazionale, un futuro non più legato solo ad una economia di pecorai»

«E dove vorreste farlo questo sito che ci farà diventare tutti ricchi?» Sibilò il presidente con una vena di sarcasmo: «La Sogin ha scelto il sito di Òttana… » «Ottàna..» replicò Pigliaru sempre più stizzito.

«Si certo Ottana, lontano dal fiume però, nella zona industriale, e poi un altro investimento consistente nel porto di Arbatax per il deposito provvisorio, una strada veloce che unisca l’Ògliastra al sito scelto. Ottana poi è a due passi da Màcomer, lì c’è l’esercito, è vicina a Nuòro dove possiamo mettere un altro distaccamento militare nelle vecchie caserme dell’artiglieria, il sito è strategico, dobbiamo militarizzarlo per forza. Però è una opportunità, ne converrai.»

Il presidente si vide nel bilico di un precipizio, il mondo che gli cadeva addosso. Mai avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, i suoi consiglieri avevano sempre minimizzato, anzi escluso che quel deposito si dovesse realizzare in Sardegna, una scelta antieconomica dicevano. Come aveva fatto a fidarsi di quel politico solo promesse ed accenti sbagliati?

Tossì, si riprese, e poi con tono duro: «Matteo, fino a prova contraria siamo ancora una regione autonoma, le competenze sull’ambiente sono nostre. Aspettati una opposizione in tutte le sedi, questo lo devi sapere fin d’ora» «Ma perderete» replicò sornione Renzi. «Questo si vedrà!»

«Perderete, perché ti vorrei ricordare che con la riforma è entrata in vigore la clausola della supremazia che invalida ogni altra decisione, perché è in ballo l’interesse nazionale e poi è cambiato il contesto costituzionale, ciò che valeva prima del 4 di dicembre oggi non ha più senso. L’è tutta un’altra roba.»

«No Matteo! Non posso accettare una simile imposizione, già sopportiamo un carico senza pari di servitù militari ed ora ce ne imponi un’altra che durerà secoli!» «Ma è una opportunità anche per voi, la devi vedere con questa ottica.» Rispose Renzi suadente

«In Sardegna scoppierà una rivolta, tu e il tuo partito non prenderete più un voto!» «Dappertutto in Italia sarebbe così, ma voi siete solo il 2,6% del corpo elettorale, non sarà una gran perdita, e poi quando arriveranno i dindi, perché come dicono da noi: “Senza dindi ‘un se lallera”, vedrai che ti faranno un monumento. Voi sardi siete in stato di bisogno e come tutti sensibili ai finanziamenti.» «Ci sentiremo nelle sedi opportune.»

Francesco Pigliaru posò violentemente il telefono, chiamò i suoi collaboratori e raccontò di quel colloquio, concluse con: «Quando la notizia sarà pubblica, cercheremo di impugnare in tutte le sedi quel dictat, so anche che sarà molto difficile vincere, se non impossibile. Nel tempo vedremo come agire, cosa fare.» «Ho fatto bene a votare NO. Te l’avevo detto che questa riforma sarebbe stata per noi una fregatura» interloquì uno dello staff.

«Forse sarà così, a suo tempo però sembrava utile per l’Italia e la Sardegna.» Replicò il presidente sempre più angosciato.

È solo un raccontino fantapolitico di tardo autunno, ma anche una possibilità reale se domenica 4 dicembre dovesse vincere il SI. Per correttezza bisogna aggiungere che anche oggi con la costituzione vigente, è possibile che la Sardegna venga scelta come sede del DUdSN. Ora però è più facile agire contro una decisione simile e bloccarla. Mi scuso con il presidente Francesco Pigliaru se nel testo ho dovuto citarlo con il suo nome e cognome, ma usare uno pseudonimo sarebbe stato inutile, sarebbe stato riconosciuto comunque.

Non credo che questa distopia indurrà chi ha già deciso per il si a votare NO, però mi rivolgo agli incerti, non stiamo votando pro o contro Matteo Renzi, ma per bloccare una riforma che potrebbe produrre condizioni molto spiacevoli per noi. Votare NO per i Sardi è l’unica scelta.
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Francesco Pigliaru, ti accuso davanti al popolo sardo di alto tradimento e di attentato allo Statuto speciale, perché tu, sostenendo il sì, apri la porta all’aggressione contro l’autonomia della Sardegna

democraziaoggi Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Caro Pigliaru,

l’altro giorno la Boschi in Sardegna ha confermato, puoi negarlo?, che le regioni ordinarie vengono piallate con la clausola di supremazia speciale e l’assegnazione allo Stato di materie vitali per ogni comunità, quali le infrastrutture strategiche, l’ambiente, le fonti energetiche. Tu ben sai cos’è la clausola speciale di prevalenza. E’ la previsione che il governo, proprio così il governo!, possa avocare allo Stato materie attribuite dalla Costituzione alle Regioni quando ritenga che lo richieda l’interesse nazionale. Ora, tu dirai, questo è ragionevole. Ma lo è meno, anzi è insensato, se pensi che questo interesse nazionale è un concetto labile e scivoloso. Chi stabilisce se esso effettivamente esiste o se è un pretesto per togliere la competenza alla Regione? Lo è, dice la deforma Renzi-Boschi, sol che il governo lo affermi! Ed è una qualificazione insindacabile, perché l’interesse nazionale è concetto così fumoso da non poter essere sindacato neppure dalla Corte costituzionale. E allora, tradotto dal giuridichese, questa clausola di prevalenza azzera le autonomie regionali, riducendole a grandi municipi, perché elimina la garanzia costituzionale delle competenze regionali. E intacca l’art. 5 della Costituzione che dice che “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali…“, perché evidentemente non garantisce e promuove le autonomie regionali una revisione che mette in balia del governo centrale perfino la competenza legislativa delle Regioni. E poi l’accentramento dell’ambiente e delle grandi infrastutture o la materia energetica vuol dire che, se il governo decide lo stoccaggio delle scorie nucleari nelle miniere sarde, lo Stato potrà farlo senza intesa con la Regione, e così, senza intelocuzione con la Regione, potrà incidere sul nostro ambiente naturale, potrà disporre trivellazione e simili scempi. Proprio l’altra sera a S. Antioco, nel corso di un dibattito, abbiamo ricordato che il Tar Sardegna ha bloccato l’installazione di un potente radar nell’Isola perché il ministero, accampando l’interesse nazionale, aveva deciso unilateralmente di piazzarlo, senza tener conto dell’interesse della popolazione alla tutela della salute e senza rispettare l’ambiente in una zona con protezione speciale. Se vince il Sì questo domani il governo potrà farlo e non ci sarà alcuna tutela, non ci sarà alcun Tar a garanzia dei diritti della popolazione.
Caro Pigliaru, la Boschi a Cagliari ha anche detto che la deforma non mette in discussione le Regioni speciali, ma, udite! udite!, “prevede che anche queste debbano fare uno sforzo di modernizzazione e accettare le sfide del cambiamento“. Ora, siccome la modernità per la Boschi e per Renzi è segare le autonomie regionali e locali per accentrare, il messaggio è abbastanza chiaro e terribile. Attraverso l’intesa gli Statuti speciali devono essere modificati in modo da renderli simili alla disciplina delle Regioni ordinarie. D’altronde, tutti i commentatori fanno notare l’anomalia di un ordinamento generale in cui le Regioni ordinarie vengono ridimensionate e quelle speciali rimangono com’erano. L’accentramento non può soffrire eccezioni e, dunque, anche gli Statuti speciali dovranno essere ridimensionati con l’intesa delle Regioni. Del resto – chiedi conferma a Demuro – soffia in Italia un forte vento contro le Regioni speciali, e non da oggi, da molte parti se ne chiede la soppressione. Se passa il sì e vengono ridimensionate le Regioni ordinarie, il prossimo bersaglio saranno quelle speciali, che sole e isolate, non potranno che soccombere.
Caro Pigliaru, tu però opponi l’intesa e lasci intendere che questa ci sarà solo se l’autonomia sarda non verrà ridotta. Ma come crederti, se non hai perso occasione per mostrarti ossequioso rispetto a Renzi e al governo nazionale, in questa campagna referndaria di attacco duro al regionalismo del nostro ordinamento? No, tu non sei credibile perche in questa vicenda hai tradito la tua alta funzione di rappresentante di tutti noi. Non ti contesto ovviamente di avere un’opinione sul referendum, quandomai!, ti contesto il diritto e l’opportunità di partecipare a manifestazioni propagandistiche per il sì, mentre tu e ancor prima il capo del governo da questa partita referendaria dovevate tenervi fuori ed essere solo garanti del regolare e paritario svolgimento del confronto. Tu in questo modo hai cessato di essere il mio presidente, mio in quanto sardo, pur non condividendo la tua totale incapacità ed inerzia politica, e sei diventato il presidente del PD, ossia di una parte largamente minoritaria dei sardi.
Caro Francesco, nella franchezza che ha sempre caratterizzato i nostri rapporti e per la lealtà dovuta a tutti i sardi/e, a seguito delle tue prese di posizione sull’autonomia sarda, ti accuso di alto tradimento dei sardi e di attentato allo Statuto speciale, che, se dio non voglia, passerà lo scasso Renzi-Boschi-Verdini, sarà immediatamente aggredito da tutte le forze che hanno votato il sì e che non potranno tollerare questa evidente anomalia dell’esistenza di Regioni speciali nel deserto del regionalismo italiano. Tu stai spalancando le porte ai nemici dell’autonomia sarda, del popolo sardo, anzi ne sei diventato un nemico tu stesso, da primo difensore che dovevi e devi esserne. E poi tu tradisci anche l’insegnamento de nostri padri dell’autonomismo da Gramsci, a Lussu fino a un tal Antonio Pigliaru, che ha scritto pagine mirabili, ripendendo l’insegnamento gramsciano, nel lavoro: L’autonomia come riforma democratica dello Stato e della sovranità e come momento di estinzionea democratica dello Stato, (“Democrazia e Diritto”,n. .2, aprile – giugno, 1963). In questo scritto Antonio Pigliaru vede nelle autonomie un modo concreto di riduzione democratica dello Stato, un ridimensionamento dell’apparato centralistico a vantaggio delle Regioni, tu invece, con Renzi-Boschi-Verdini, vedi in essa un intralcio al comando statale e ti batti per una forma di neoaccentamento antiquato e pericoloso. Non so che altro dirti. Spero che i sardi sommergano te e gli altri con una valanga di
NO.

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NO SARDEGNA
Cagliari: 300 donne lanciano un appello per il NO. Crescono le adesioni
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No di Stefano Puddu Crespellani
- Il NO di Stefano Puddu Crespellani su il manifesto sardo.

Uomini e Donne di buona volontà per la Sardegna

Incontro del 10 dic 2016

Impegnati per il NO

Voterò No
Raffaele Deidda 2di Raffaele Deidda
Domenica 4 dicembre andrò a votare per il Referendum costituzionale dopo aver letto tante autorevoli opinioni e ascoltato tantissimi pareri competenti, pro e contro la riforma.

Ho deciso che il mio sarà un voto contro le ragioni del Si più che a favore del No, perché il No non ha bisogno di ragioni, il No ha ragione. L’avrebbe già senza la necessità di argomentare sulle modifiche che la riforma Renzi-Boschi-Verdini apporterebbero alla Costituzione, trattandosi di una riforma costituzionale che, semplicemente, non si sarebbe nemmeno dovuta proporre. Può essere un Governo eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale autorizzato a riscrivere le regole su cui si fonda lo Stato, con la revisione di oltre quaranta articoli della Costituzione? Revisione votata da una maggioranza parlamentare, ma non risultato di un confronto e di un successivo consenso di tutte le forze politiche. La Costituzione non è una legge qualsiasi che può passare a colpi di maggioranza ma costituisce il riferimento comune, la base della convivenza civile e politica.

Se poi si entra nel merito delle modifiche proposte, la ragione del No ne esce ancora più rafforzata, perché è dal merito che si evidenzia come questa riforma non sia affatto esiziale, contrariamente a quanto affermano i ri-costituenti e i loro supportes. Siano essi disinteressati o “stakeholders” d’antan, oppure di recente acquisizione e/o conversione. La riforma, infatti, non semplifica il processo legislativo e non ne riduce i tempi. Non abbatte, se non in maniera risibile, i costi della politica. Riduce invece la sovranità popolare, limitando ai cittadini l’esercizio della democrazia diretta mediante il diritto di voto, e mira a far coincidere il potere esecutivo con quello legislativo. Soprattutto amplifica la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, viste sempre meno come luogo di partecipazione democratica all’esercizio dei poteri. Accentra i poteri e scavalca ogni forma di concertazione con i territori in tema di ambiente, infrastrutture ed energia, facendo prevalere la “clausola di supremazia” del Governo.

Su questa riforma ho letto tanto, tanto ho ascoltato e altrettanto ho riflettuto. Poi ho deciso: voterò No, perché il No ha più ragione del Si.
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Salvaguardiamo la nostra Carta e diciamo NO a questa riforma
Gavinu Dettoridi Gavino Dettori
DELUSIONE! …che la Costituzione venga riformata per iniziativa del Governo,disattendendo ogni regola e prassi.
Nel mentre che gli italiani sono assorbiti a leggere, interpretare parole, periodi e commi della legge di riforma, sfugge al senso comune l’anomalo percorso seguito dalla formazione e approvazione della stessa legge, fino alla proposizione del referendum ed al suo svolgimento.
È QUANTO MENO DELUDENTE… vedere come persone e personaggi che si nutrono di cultura e che hanno fatto dell’impegno nel sociale e nella politica il senso della loro vita, si schierino in favore ad una impropria riforma governativa che investe il senso del vivere di un popolo,e che per questo lo stesso governo avrebbe dovuto guidarne neutralmente la pacifica ed estesa formazione e approvazione dagli organi parlamentari ed ampia partecipazione alla consultazione..
Alle persone di cultura non dovrebbe sfuggire che la Carts Costituzionale, quando questa è espressa democraticamente, è un patto sociale fra cittadini che prefigurano il destino della loro società nel divenire..e contiene le norme di garanzia perché nessu governo possa deviare in forme autoritarie per piombare in dittature o in governi oligachici con anche soltanto prevalenze economiche,simulan do false libertà, false giustizie,falsa democrazia,illusorie uguaglianze fra diversi di fatto nel trattamento economico.
Non ci sono validi motivi perché si deroghi ai principi della democrazia e della Carta fondamentale che detta regole da seguire per il governo della società, e valide ancor di più nei momemti difficili.
Questa deriva dai binari della democrazia è un fatto pericoloso.
Per questo VOTIAMO NO
e non lasciamoci ingannare da presunte e false pillole miracolose a sostegno del nostro stato di necessita economica: in uma situazione di crisi creata dai soggetti che dominano la finanza e l’economia mondiale e che operano in quegli stati con costituzioni [cosidette] liberali, da dove si è propagata la crisi, ai quali ci si vuole allineare.
Salvaguardiamo la nostra Carta e diciamo NO a questa riforma. e proponiamo che si attuino quei principi rimasti inattuati, facendo, dolosamente, finta di ignorarne la necessità, mentre sono proprio quelli che fanno evolvere la democrazia in benessere e civiltà.
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Riaffermo il mio No.
f casuladi Francesco Casula.
No. Deciso, granitico, tetragono. Convinto, Perchè ho letto (e studiato) la devastazione della Costituzione operata da unu tallu di dilettanti, arroganti e incolti. E presuntuosi al limite della impudenza che sfiora la stupidità.Vorrebbero riportare le lancette della storia di 160 anni indietro. Allo Stato dei prefetti: allo stato napoleonico, centralista, accentrato e autoritario. Sulla testa dei popoli e dei territori. Ridotti a meri esecutori di scelte romane. Compressi e repressi addirittura più di quanto non lo siano oggi.

Oggi venerdì 2 dicembre 2016

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No comitato sardoNO sardo
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Lo spettacolo del Sì e il sardorenzismo.
di Alessandro Mongili su SardegnaSoprattutto.
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Ballacano! 2 dic 16
- La pagina fb dell’evento.

Impegnati per il NO

Smuraglia Camussso NO

La Chiesa sarda inviata alla mobilitazione per il lavoro che vogliamo: «libero, creativo, partecipativo e solidale»

Riceviamo e pubblichiamo integrale il comunicato stampa della Diocesi di Cagliari – Ufficio stampa.
Il Portico cammino-settimana-sociale--768x450Il vescovo Miglio: Uniti nella ricerca di soluzioni
per far ripartire l’economia e il lavoro

Sabato 10 dicembre 2016 l’arcivescovo del capoluogo sardo ha invitato sindacati, imprenditori, mondo della cooperazione, artigianato, terzo settore, esperti e studiosi del mercato del lavoro a un incontro per mettere a punto una serie di proposte in grado di promuovere e favorire l’occupazione sia nei settori economici tradizionali, sia nei campi lavorativi aperti dalle nuove tecnologie. Inizia con questo appuntamento il percorso della Chiesa di Cagliari e delle diocesi sarde verso la Settimana sociale dei cattolici italiani in programma nella nostra città dal 26 al 29 ottobre 2017 sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale».
«In questi anni – dice monsignor Arrigo Miglio – tutte le organizzazioni hanno giustamente denunciato la grave crisi che ha colpito il sistema economico sardo con la chiusura di numerose fabbriche, il crollo d’interi comparti produttivi, gli effetti devastanti sull’occupazione che ha escluso migliaia di lavoratori dal lavoro. Anche la Chiesa sarda ha segnalato più volte i risvolti drammatici della disoccupazione in riferimento all’età, ai ruoli e alle responsabilità familiari e sociali».
I vescovi hanno più volte ribadito che la disoccupazione è un danno all’identità dell’uomo in tutte le sue dimensioni: «Nel costruire se stesso, nella sua vita, nei suoi rapporti umani, nella crescita del suo bagaglio identitario, nella sua personalità» (Un cammino di speranza per la Sardegna. Lettera pastorale su alcuni urgenti problemi sociali e del lavoro, 19 marzo 2014).
Miglio auspica che la Sardegna possa presentarsi alla Settimana sociale, che riunirà a Cagliari più di 1000 persone (delegati delle diocesi italiane, sindacalisti, imprenditori, sociologi, esponenti del terzo settore e dell’università, volontariato, ecc), con una proposta organica, unitaria, in grado di favorire sviluppo e occupazione, con particolare riguardo al futuro dei giovani, che oggi hanno davanti un mondo senza speranza.
Per l’arcivescovo di Cagliari «È arrivato il momento di accompagnare la denuncia e la protesta con programmi concreti, possibili, realizzabili in tempi immediati, medi e lunghi per superare la crisi. È tempo di raccogliere e diffondere idee, progetti e le tante buone pratiche che – dice Miglio – in Sardegna e in altre regioni d’Italia cominciano a dare risposte ai problemi del lavoro e dell’occupazione. Dal confronto aperto e dal contributo originale di tutte le organizzazioni operanti nel nostro territorio sono sicuro che potranno venire importanti suggerimenti, da trasmettere alle istituzioni, per favorire la ripresa socio-economica della nostra isola. Non è il tempo delle divisioni, ma di agire unitariamente».
L’incontro inizierà alle ore 9,30 nei locali del seminario diocesano, via mons. G. Cogoni n. 9, Cagliari.
(Comunicato stampa della Diocesi di Cagliari – Ufficio Stampa)
- Foto da Il Portico, settimanale diocesano Cagliari.
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Settimana Sociale: la Chiesa inizia il percorso verso Cagliari 2017
Un articolo di Alessandro Zorco su Blog.Social
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Report Caritas: per tanti giovani sardi metter su famiglia è un miraggio
di Alessandro Zorco, su Blog.Social

Domani

Ottocento anni di Casteddu 2 dic 2016Casteddu 800 anni 2 dic 16
- Lo studio di Marco Cadinu.

Oggi giovedì 1° dicembre 2016

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No comitato sardoNO sardo
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democraziaoggiIl neoliberismo eversore dei diritti sociali e della democrazia.
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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Caro Pigliaru, che balente!, non hai accettato la mia sfida al confronto. Le spari grosse solo insieme a ministri e sottosegretari?
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Oggi giovedì 1° dicembre 1016 ad Alghero
Simon Mossa 1 dic 2016
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Crocevie di Culture dic 16Approfondimenti AES.