Monthly Archives: ottobre 2016

Referendum. I sondaggi non bastano, ma in questo caso confortano

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Quale Europa? Si brancola nell’incertezza

FESTA EUROPA BOMELUZO 2016EUROPA
Quale rotta dopo Bratislava?
di Umberto Allegretti, su Rocca

Che dire dell’Unione Europea dopo il vertice, cosiddetto informale, di mezzo settembre a Bratislava? A leggere il testo del documento ufficiale, viene da condividere la delusione e la furia di Renzi.
Il documento non dice nulla, si commenta. In realtà sì e no. Non solo in quel testo si sostiene formalmente l’accordo tra l’Ue (leggi Germania) e la Turchia sui migranti (che comporta poi anche altro). Non solo si osa appoggiare una barriera della Bulgaria nei confini con la stessa Turchia stanziando per questo scopo 108 milioni (e l’intera posta di bilancio Ue per la guardia delle frontiere supererà presto i 250 milioni annui), ma si tollerano, così incoraggiandoli, i muri eretti da altri Paesi. E si tace, ripiegando su allusioni generiche, sulla situazione del Mediterraneo, sugli eccidi di migranti africani e non, sui compiti sempre più gravosi dell’Italia sul confine marittimo d’Europa. Sembra così messo in silenzio il piano di investimento in Africa, sapendo che è l’unico modo per provare a fermare le migrazioni; piano che il Governo italiano va proponendo da tempo e che la Commissione ha teoricamente entro stretti limiti approvato ma che ancora, come attestato dal Ministro Gentiloni, non viene messo in opera. E pare che venga dato il passo all’egoista «gruppo di Visegrad» – l’Ungheria, ancora esente, non si sa bene perché, da sanzioni dell’Unione nonostante le evidenti misure antidemocratiche e dunque antieuropee, la ugualmente reazionaria Polonia, le posizioni della Slovacchia e della Cechia – i cui Paesi, peraltro ampiamente sostenuti dall’Unione coi suoi piani strutturali, rifiutano di ricevere anche modeste quote di migranti. E così i Paesi baltici, che ne ricusano numeri di ordine minimo, monopolizzano l‘amore della Germania, forse per miopi interessi elettorali ma non solo.
Vi sono però su questo fronte, in questi primi giorni di ottobre, tre notizie buone (che si spera abbiano seguito).
Una è il mancato quorum al referendum ungherese contro i 1300 (!) profughi assegnati a quel Paese, che per sé dovrebbe assicurare che essi vengano ammessi.
La seconda è la dichiarata apertura del Commissario Moscovici alla flessibilità sulle spese italiane per i migranti, oltre che per il terremoto.
La terza è che la Germania – che appoggia la mediocre Francia di Hollande e ha rinviato ogni ultimatum alla Gran Bretagna per iniziare i colloqui formali sulla Brexit (mentre i contatti informali sono chiaramente già corso), forse per inseguirla sul terreno della liberalizzazione commerciale e dell’interesse finanziario – ha ora, visto il congresso conservatore in Inghilterra, altamente protestato contro la pretesa della May di politiche restrittive sulla libera circolazione dei lavoratori, seguita da Junker e da Hollande.

la nuova Thatcher britannica
- SEGUE –

Dibattiti sulla Sardegna e su Cagliari in Sardegna

povera patria sardaA Cagliari come a Roma, come a Wall Street, lo stesso pensiero, la stessa cattiva politica
di Massimo Dadea
By sardegnasoprattutto/ 20 ottobre 2016/ Società & Politica/

In Sardegna la cosiddetta riforma della Costituzione potrebbe portare alla cancellazione di diritti costituzionali che sono propri ed esclusivi dei cittadini sardi. Il nostro Statuto d’Autonomia rischia di essere spazzato via, e con esso il patto costituzionale che lega la Sardegna allo Stato italiano. La riscrittura del titolo V rappresenta una chiara svolta centralista. Ritornano in capo allo Stato competenze quali l’energia, l’ambiente, il paesaggio, i beni culturali; vengono eliminate le “materie concorrenti”.

Si introduce la “clausola di supremazia”, una norma ghigliottina che, in nome di un superiore “interesse nazionale”, fa prevalere la legge dello Stato su quella regionale. Significa che il governo nazionale potrà autorizzare trivellazioni, impianti fotovoltaici e termodinamici, inceneritori, a suo piacimento, infischiandosene delle proteste dei cittadini. Potrebbe persino decidere di localizzare in Sardegna il deposito delle scorie nucleari. Difronte a tutto questo il Presidente della giunta regionale di centrosinistra, sovranista e, pare, anche indipendentista, ha annunciato, orgoglioso, il suo SI’, convinto e incondizionato, al tentativo di stravolgere la nostra Carta Costituzionale.

A testimonianza che, per questo esecutivo e per questa maggioranza, parole come autonomia, sovranità e indipendenza, sono oramai parole vuote, suoni indistinti, privi di significato. Si dice anche che le regioni a Statuto Speciale sono escluse, almeno fino all’adeguamento dei loro statuti al nuovo dettato costituzionale. E’ del tutto evidente che si tratta di una furbata.

Quale possibilità di vincere avrebbe il fronte del SI’ se al corposo schieramento del No si aggiungessero le regioni a Statuto Speciale, assai poco disposte a rinunciare alle loro prerogative costituzionali? Come giustificare questo doppio regime istituzionale così fortemente differenziato? Perché lasciare in giro queste pericolose testimonianze di un decentramento che si vorrebbe cancellare? La verità è che all’indomani della vittoria del SI’, sulla spinta del consenso dato alla svolta centralista, le regioni a Statuto Speciale saranno spazzate via. Qualcuno dirà, ha ancora un senso battersi per una Autonomia ridottasi oramai ad un simulacro, ad una scatola vuota, priva di poteri?

Questa è una decisione che spetta prima di tutto ai cittadini sardi, dovranno essere loro a delineare quale forma istituzionale assumeranno le diffuse aspirazioni all’autodeterminazione e all’autogoverno. E’ certo comunque che il rilancio dell’idea autonomistica passa prima di tutto attraverso la sconfitta del SI: tertium non datur.

Senza indulgere ad uno stucchevole complottismo può essere utile chiedersi: da dove trae ispirazione la “riforma”? E’ figlia di un pensiero unico che propugna la verticalizzazione delle istituzioni, la centralizzazione dei livelli decisionali. Una struttura piramidale del potere che risponde ad un mantra: accentrare, concentrare, centralizzare. Una elaborazione sostenuta dalle grandi banche d’affari internazionali, dalle agenzie di rating: limitare la partecipazione popolare, puntare su esecutivi forti e su parlamenti deboli, modificare le Costituzioni nate dalla resistenza al nazifascismo perché contengono troppi elementi di socialismo.

Sono figli di questa concezione i trattati di libero scambio – il CETA e il TTIP con il Canadà e gli Stati Uniti – che di fatto esautorano gli Stati nazionali e la stessa Comunità Europea, a tutto vantaggio di organismi sovranazionali di natura privatistica. Un pensiero unico che si trasmette a cascata dal centro alla periferia.

La giunta regionale si è dimostrata tra le più ricettive. Alcuni esempi. La “riforma” della governance territoriale. Si cancellano le province e si accentra tutto nella Città metropolitana di Cagliari, con qualche briciola per la impalpabile Rete metropolitana di Sassari: tutto intorno il vuoto, il deserto. La “riforma” della sanità: si cancellano le otto ASL e si concentra tutto in un’unica ASL.

Una logica che, in nome dell’efficienza e del risparmio delle risorse, porterà ad una accelerazione dei processi di spopolamento e ad un impoverimento dei territori più deboli, a tutto vantaggio degli insediamenti urbani dove si concentrano maggiori investimenti, attività economiche e servizi essenziali. A Cagliari come a Roma, come a Wall Street, lo stesso pensiero, la stessa cattiva politica.

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In Sardegna quelli che…“contenti & compiaciuti”
di Andrea Sotgiu
By sardegnasoprattutto / 18 ottobre 2016/ Società & Politica/

Impressiona leggere le recenti interviste ad assessori e allo stesso presidente della Regione Sardegna. Se ne ricava che nell’isola esista un ceto padronale e feudatario a casa, gregario e subalterno oltre Tirreno; provinciale sempre, che si autorappresenta pienamente “contento & compiaciuto”.

La percezione che amici e parenti mi hanno sempre segnalato, condivisa da molti sardi, è diventata mia. Ho avuto la ventura di vivere in Sardegna per un periodo più lungo delle solite vacanze e dei frequenti fine settimana in una casa nel nord est, eredità di una nonna gallurese. Mi arrogavo un punto di vista ed uno sguardo più lucidi e più indipendenti di amici e parenti per le mie credenziali professionali e relazionali. Sono pertanto spesso intervenuto sugli accadimenti sardi cercando di non farmi condizionare dai loro giudizi.

Viverci però per mesi ridiscute il mio atteggiamento che talvolta forse è sembrato persino troppo critico. In realtà è stato fin troppo bonario ed oggi ho sentimenti contrastanti e posizioni certamente più dure, al limite dell’insofferenza.

Girare ed assistere ad iniziative, eventi, feste, o quotidianamente leggere i giornali e guardare le televisioni locali mi inducono ad essere più indulgente con alcuni sardi del passato, residenti fuori dall’isola, che se gli capitava di ritornare e risiedervi a lungo diventavano persino aggressivi. Ne sono rimaste tracce in articoli, saggi, romanzi. Intellettuali che non si nascondevano dietro le apparenze e che raccontavano la verità sui comportamenti di decisori ed in generale delle classi dirigenti. Che, evidentemente, continuano imperterriti

Non è che non volessero bene alla loro terra ma rimanevano piuttosto sconcertati non solo dai comportamenti ma anche da come venivano raccontati. Raramente capita anche oggi che qualcuno entri nel merito dell’interdipendenza tra chi gestisce il potere e chi lo rappresenta e racconta. L’atteggiamento dominante nell’isola tra chierici, di qualsiasi natura specie quelli della politica, è quella del tipo “contento & compiaciuto”. Sempre rivendicativi e revancisti. Mai una nota autocritica.

Tutti felicemente mimetizzati nella comune categoria neofeudataria che non comprende solo molti accademici, professionisti ed esponenti della politica – talvolta coincidenti- ma anche organizzatori di festival e di sagre dai titoli bizzarri. Un circo festoso e molto pubblicizzato perché a carico della Regione che attraverso sagre, pubblicità istituzionali, trasmissioni trasudanti bollini RAS, cerca il consenso.

Ma i temi sul tappetto ci sono tutti e tutti irrisolti. Quelli di sempre. Dalle politiche del lavoro a quelle dell’industria – in questa legislatura i relativi assessorati potevano essere anche aboliti – dal diritto allo studio a quello della salute in ogni sperduto borgo – col direttore unico ha ancora senso un assessorato regionale? -, dai trasporti al welfare e ai servizi alla persona di fatto inesistenti, ai rapporti con lo stato ed il governo – le vicende del Patto per la Sardegna o le esternazioni sul Sì del governatore denunciano ormai che autonomismo e sovranismo per questa maggioranza sono parole senza senso. Che dire della fuga dei giovani tra cui massicciamente universitari e laureati.

Un giunta povera di politiche e di concretezza ma ricchissima di annunci e di proclami, tavole rotonde e giri da un borgo all’altro. Mai un consuntivo su risultati. Meglio non proseguire ma le sue inconsapevolezza e distanza dalla realtà sono ben raccontate persino dall’invadente quantità di veline che occupano ogni spazio.

Auguri ai Sardi che in gran parte sono esclusi da tanta razza “contenta & compiaciuta”.

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DIBATTITO. Ripensare la città e il suo ruolo. Ma le dichiarazioni programmatiche del Sindaco Zedda non aiutano.
municipio 19 ott16Zedda: dichiarazioni programmatiche, un’occasione persa
di Roberto Mirasola, su il manifesto sardo
E’ risaputo che Voltaire non sia stato propriamente un ammiratore del filosofo tedesco Gottfried Leibniz l’autore del “il migliore dei mondi possibili”, tanto che per confutarne le tesi, a suo parere troppo ottimistiche, scrisse il noto capolavoro Candide. Ecco, leggendo le dichiarazioni programmatiche del sindaco Massimo Zedda per il quinquennio 2016/2021 mi sono sentito un po’ Voltaire, ho anch’io provato stupore, perplessità di fronte a tanti buoni ma confusi intenti, non suffragati da nessuna analisi di fondo. Sta proprio in questo il limite delle prospettive politiche di questa giunta, un insieme di buoni intenti mancanti di un filo conduttore dal quale possa emergere un’idea di città.
Si parla, e tanto, di sviluppo economico sostenibile, di creare le condizioni per l’insediamento di imprese, di una crescita inclusiva che possa promuovere un’economia con alto tasso di occupazione, ma l’unico metodo che emerge dalla lettura è che la strada da seguire sia l’utilizzo dei vari fondi europei senza però indicare su cosa precisamente si debba puntare. Nessun accenno ad esempio al porto di Cagliari che invece può e deve essere un volano di sviluppo economico. Come più volte detto il porto di Cagliari va messo a sistema con l’economia locale in un’ottica di sinergia turistica e di sviluppo del sistema crocieristico con l’agroalimentare e la cultura. Non è chiaro, poi, se si vuole puntare sul piccolo commercio e rivalorizzare dunque il centro storico oppure sui grandi centri commerciali. Cosa si intende fare al riguardo?
Si parla di turismo ma l’unica strategia che si intende mettere in campo è quella di realizzare un infopoint nel nuovo terminal crociere. Si parla di promuovere Cagliari come location ideale per le produzioni cinematografiche dando seguito alla Film Commission Comunale, dimenticandosi che il Comune di Cagliari ad oggi non aderisce ancora alla Fondazione Sardegna Film Commission e dunque non entra nelle scelte strategiche. Al contrario servirebbe un atteggiamento attivo capace di attuare una vera e propria pianificazione. Puntare sui finanziamenti europei non è sufficiente se non si risolve ad esempio il dramma dei trasporti in Sardegna. Certo la competenza non è del Comune, ma sarebbe opportuno quantomeno porsi il problema.
E’ pensabile attrarre investimenti senza creare le condizioni necessarie? E’ pensabile sostenere l’imprenditoria con la sola previsione di ampliamento degli orari di apertura al pubblico degli Uffici? E del tessuto di cui hanno bisogno le imprese? E degli incubatori di impresa? Niente, silenzio assoluto.
Il capitolo iniziale è dedicato al ruolo della città metropolitana di Cagliari e, tra le altre cose, si dice che si deve garantire l’integrazione tra le diverse culture. Come farlo non è dato sapere, nelle 58 pagine non vi è nulla riguardo l’ immigrazione. Nessuna parola né su che modello si debba seguire per le politiche di immigrazione attiva né tantomeno su come si debba gestire la prima accoglienza, che a questo punto sarà inevitabilmente una continua emergenza. Solo che gli sbarchi ormai si protraggono da diversi anni e sarebbe anche ora di dare adeguate risposte. Probabilmente si intende proseguire sul comodo scarica barile delle competenze tra Prefettura, Amministrazione Comunale e Regione, dimenticando che il problema riguarda la città e che sempre di più crescono i malumori sociali. Sino a quando non si darà una risposta precisa alle esigenze dei quartieri periferici allora non potranno che aumentare gli episodi di intolleranza nei confronti dell’altro, del diverso.
E’ grave dunque la totale assenza di una strategia su come si intenda procedere per la lotta alla povertà nei quartieri come Is Mirrionis e San Michele perché non può essere sufficiente un generico rimando alle concrete azioni di riqualificazione sociale dei quartieri. Quali sarebbero queste concrete azioni non è dato sapere.
Proseguendo nella lettura l’attenzione cade sul consumo del suolo zero e sulle critiche rivolte al passato incremento dell’espansione edilizia. Ci si chiede allora come si può coniugare tutto ciò con l’intervento edilizio sull’area di oltre 11 mila metri quadri tra la via Bacaredda e San Rocco con tanto di variante al PUC.
Non mancano infine le note curiose e divertenti. Come non sorridere alla lettura della necessità degli interventi sulle strade con la relativa messa in sicurezza delle reti sottostanti inadeguate a reggere le mutate condizioni meteorologiche? Come non pensare alla pavimentazione saltata in via Garibaldi all’accenno delle prime piogge?
Il Candido di Voltaire fu costretto a lasciare il suo paese e a girovagare per il mondo. Purtroppo anche da noi iniziano a essere tanti, troppi coloro che lasciano la nostra città perché non hanno una prospettiva di futuro, speriamo dunque che le nostre critiche servano a far riflettere e siano di buon auspicio a comprendere la drammaticità dei tempi attuali che devono essere necessariamente governati.
Roberto Mirasola
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IL DIBATTITO
Ripensare la città. Senza la partecipazione popolare non c’è presente e futuro accettabili

- Oltre i festival, per una nuova alfabetizzazione. Ottavio Olita, su il manifesto sardo
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Sardegna No dei sardi Mirasola1

Notizia dalle Istituzioni

Torri municipio CagliariIl Consiglio comunale di Cagliari si riunisce il 25 e 26 ottobre.
Munic 24 ott 16——————–
Prevista l’approvazione delle linee programmatiche del sindaco relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato 2016-2021.

Oggi domenica 23 ottobre 2016

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No comitato sardoNO sardo
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Domani, lunedì 24 Ottobre, alle 17.30, con il tema ‘Parlamento e Procedimento legislativo’, proseguono le Letture della Costituzione, organizzate dall’ANPI di Cagliari presso l’Hostel Marina, Scalette S. Sepolcro. Ci riuniamo nella sala che sta al piano della Reception e che si affaccia sul cortile interno. – segue –

Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è una positiva evoluzione dell’inaccettabile TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership). Ma per la Vallonia (Belgio) non fidarsi è meglio. Approfondiamo

Vanni Tola 22ott16sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola.
CRISI DEI TRATTATI INTERCONTINENTALI PER I COMMERCI.
LA VALLONIA BLOCCA LA FIRMA DELL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO TRA UNIONE EUROPEA E CANADA.

La firma del Trattato doveva avvenite nella solenne cerimonia prevista per il giorno 27 Ottobre a Bruxelles con la presenza del primo ministro canadese Justin Trudeau.
Dopo la battuta di arresto delle trattative riguardanti il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è la volta dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada. Era tutto pronto per la cerimonia solenne del 27 Ottobre che avrebbe reso operativo il Trattato, quando la ferma opposizione della Vallonia ha mandato tutto all’aria. La Repubblica Federale Belga non potrà sottoscrivere l’accordo in assenza del consenso unanime delle regioni che ne fanno parte. Dal suo canto il parlamento della Vallonia, la regione francofona del Belgio, ha di fatto bloccato il trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, intralciando i lavori del summit di Bruxelles sul tema. A pochi giorni dalla conclusione delle trattative fra le parti, il capo del governo della regione, Paul Magnette, ha fatto sapere che il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è stato sì migliorato con le diverse dichiarazioni interpretative che la Commissione Europea ha aggiunto all’accordo, ma che nonostante ciò “è insufficiente a rispondere alle preoccupazioni espresse dalla Vallonia”. Molto poche le speranze che nuove modifiche della bozza di trattato possano rilanciare l’accordo. Una prima considerazione è d’obbligo. Gli accordi intercontinentali e i grandi trattati tra le potenze economiche internazionali non sono più un tabù né un inevitabile destino da accettare con rassegnazione. Le grandi manifestazioni di massa contro il TTIP svoltesi nel mondo e l’opposizione di una piccola ma determinata regione del Belgio possono incidere pesantemente su tali importanti trattative. Sono in atto nel mondo complesse manovre di riposizionamento delle grandi potenze capitalistiche intercontinentali che hanno al centro la questione di una nuova regolamentazione dei commerci transnazionali, l’allargamento dei mercati, la ridefinizione di quelle che un tempo si chiamavano “aree di influenza” delle grandi nazioni. Il CETA si colloca in tale contesto.
L’accordo economico e commerciale globale (CETA) è un trattato tra l’UE e il Canada negoziato di recente che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe offrire alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sostenere la creazione di posti di lavoro in Europa. Tra gli obiettivi specifici si rileva l’eliminazione dei dazi doganali, l’abolizione delle restrizioni nell’accesso agli appalti pubblici, l’apertura del mercato dei servizi, l’offerta di condizioni di investimento prevedibili e la prevenzione di copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell’UE. I negoziatori promettono esplicitamente che l’accordo rispetterà pienamente le norme europee in settori quali la sicurezza alimentare e i diritti dei lavoratori e fornirà le garanzie necessarie per far sì che i vantaggi economici ottenuti non vadano a scapito della democrazia, dell’ambiente o della salute e della sicurezza dei consumatori. Come tutti i trattati internazionale, anche il CETA è presentato come una lunga e articolata serie di buoni proponimenti e di vantaggi per le parti contraenti che naturalmente devono essere sottoposti, prima della accettazione, al vaglio critico della ragione, della logica e delle reali ricadute che il Trattato avrà nelle diverse realtà regionali. In sintesi il CETA, se approvato, avrebbe dovuto contribuire a stimolare la crescita e l’occupazione in Europa eliminando tutti i dazi sui prodotti industriali e facendo risparmiare agli esportatori europei circa 600 milioni di euro l’anno. Le imprese dell’UE avrebbero potuto presentare offerte per gli appalti pubblici in Canada a tutti i livelli di governo, includendo per la prima volta anche le amministrazioni provinciali che, in tale Paese, sono responsabili di una parte consistente della spesa pubblica. - SEGUE -

Oggi sabato 22 ottobre 2016

Anthony

Oggi sabato 22 ottobre: iniziativa di Anthony Muroni a cui saremo presenti con Aladinews.
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No comitato sardoNO sardo
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VotoNo stef7

VotoNO stef3

VotoNO stef1

Sardegna e oltre. Un imperativo: rompere il silenzio degli intellettuali!

Dibattito 21 ott 16lampada aladin micromicroQuesta sera presso la sala della “Società operaia di mutuo soccorso” Pietro Maurandi e Vittorio Dettori hanno presentato il libro di Gianfranco Sabattini “I limiti delle politiche meridionalistiche. Il caso della Sardegna”, recensito su Democraziaoggi da Lorenzo Bona. Dopo Antonello Angioni Gramsciun’introduzione di Antonello Angioni, neo direttore dell’Istituto Antonio Gramsci e le relazioni di Vittorio Dettori e Pietro Maurandi è seguito un partecipato e vivace dibattito, mentre le conclusioni sono state tratte dallo stesso Sabattini. Gli interventi dei relatori e dei partecipanti al dibattito saranno ripresi nei prossimi giorni da diversi siti (tra i quali Democraziaoggi e Aladin Pensiero). Per ora sembra importante sottolineare l’impegno a far circolare riflessioni e proposte da parte di “anziani” che si oppongono alla desertificazione delle idee e rompono così l’intollerabile silenzio di troppi intellettuali sulla situazione culturale, economica e politica dell’Italia e, in particolare, della Sardegna.

MEDAGLIA d’ORO al MERITO della SANITA’ PUBBLICA a GIAN LUIGI GESSA. Complimenti e auguri vivissimi anche da Aladinews!

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato al prof. Gian Luigi Gessa la MEDAGLIA D’ORO al MERITO della SANITÀ PUBBLICA. Il Rettore Maria Del Zompo: “In lui un mix impressionante di genialità ed esperienza”.

(a cura di Sergio Nuvoli, UnicaNews)

prof gessa con medagliaCagliari, 21 ottobre 2016 – “Illustre psichiatra e farmacologo italiano ben noto alla comunità scientifica nazionale e internazionale, ha dedicato la sua vita alla ricerca scientifica nel campo della farmacologia e delle neuroscienze. Ha percorso tutte le tappe della sua carriera universitaria presso l’Università di Cagliari, compiendo significative esperienze di ricerca all’estero. Per la sua attività di ricerca ha ricevuto dall’Accademia nazionale dei Lincei il Premio Camillo Golgi”. Con questa motivazione il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato questa mattina, alla presenza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la Medaglia d’oro al Merito della Sanità pubblica a Gian Luigi Gessa, Professore emerito dell’Università di Cagliari.

Il Rettore dell’Ateneo cagliaritano, Maria Del Zompo, ha espresso “la grande felicità di una sua allieva che, anche grazie agli insegnamenti del professor Gessa ha amato e ama la ricerca nelle neuroscienze come una delle più belle ed entusiasmanti esperienze che possano capitare nella vita. Non dimenticherò mai quando, molto sicura di uno specifico argomento di ricerca (pubblicavo su riviste scientifiche internazionali) dovetti discutere con lui alcuni esperimenti: lui mi suggerì un passaggio al quale non avevo pensato. Vedendo la mia delusione di giovane ricercatrice, mi disse: ‘Lei è brava, e diventerà sempre più brava, ma io avrò sempre più cassetti di conoscenza di lei’. Fu un modo simpatico per dirmi che nella ricerca non si tratta solo di una questione di bravura, ma di genio, caratteristica che non si riscontra spesso. Genialità ed esperienza in lui sono un mix impressionante. E’ stato per me un grande stimolo lavorare con lui e con il gruppo che ha avuto il coraggio di creare, fatto di professionalità grandi e per questo complicate da tenere insieme. Lui ci è riuscito, dando lustro alla farmacologia e alle neuroscienze cagliaritane in tutto il mondo”.
I SERVIZI COMPLETI SU UNICA a cura di Sergio Nuvoli. La foto del prof. Gessa è tratta dal medesimo servizio sul sito web di Unica.
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Gessa111-11-11 intervista GIAN LUIGI GESSA a cura di Franco Meloni, aladinpensiero, CONGRESSO REGIONALE DI ANESTESIA E RIANIMAZIONE AAROI-EMAC SARDEGNA, AIMOS 11-12 Novembre 2011 – Cagliari

Oggi venerdì 21 ottobre 2016

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No comitato sardoNO sardo
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DIBATTITO. Ripensare la città e il suo ruolo. Ma le dichiarazioni programmatiche del Sindaco Zedda non aiutano

municipio 19 ott16Zedda: dichiarazioni programmatiche, un’occasione persa
di Roberto Mirasola, su il manifesto sardo
E’ risaputo che Voltaire non sia stato propriamente un ammiratore del filosofo tedesco Gottfried Leibniz l’autore del “il migliore dei mondi possibili”, tanto che per confutarne le tesi, a suo parere troppo ottimistiche, scrisse il noto capolavoro Candide. Ecco, leggendo le dichiarazioni programmatiche del sindaco Massimo Zedda per il quinquennio 2016/2021 mi sono sentito un po’ Voltaire, ho anch’io provato stupore, perplessità di fronte a tanti buoni ma confusi intenti, non suffragati da nessuna analisi di fondo. Sta proprio in questo il limite delle prospettive politiche di questa giunta, un insieme di buoni intenti mancanti di un filo conduttore dal quale possa emergere un’idea di città.
Si parla, e tanto, di sviluppo economico sostenibile, di creare le condizioni per l’insediamento di imprese, di una crescita inclusiva che possa promuovere un’economia con alto tasso di occupazione, ma l’unico metodo che emerge dalla lettura è che la strada da seguire sia l’utilizzo dei vari fondi europei senza però indicare su cosa precisamente si debba puntare. Nessun accenno ad esempio al porto di Cagliari che invece può e deve essere un volano di sviluppo economico. Come più volte detto il porto di Cagliari va messo a sistema con l’economia locale in un’ottica di sinergia turistica e di sviluppo del sistema crocieristico con l’agroalimentare e la cultura. Non è chiaro, poi, se si vuole puntare sul piccolo commercio e rivalorizzare dunque il centro storico oppure sui grandi centri commerciali. Cosa si intende fare al riguardo?
Si parla di turismo ma l’unica strategia che si intende mettere in campo è quella di realizzare un infopoint nel nuovo terminal crociere. Si parla di promuovere Cagliari come location ideale per le produzioni cinematografiche dando seguito alla Film Commission Comunale, dimenticandosi che il Comune di Cagliari ad oggi non aderisce ancora alla Fondazione Sardegna Film Commission e dunque non entra nelle scelte strategiche. Al contrario servirebbe un atteggiamento attivo capace di attuare una vera e propria pianificazione. Puntare sui finanziamenti europei non è sufficiente se non si risolve ad esempio il dramma dei trasporti in Sardegna. Certo la competenza non è del Comune, ma sarebbe opportuno quantomeno porsi il problema.
E’ pensabile attrarre investimenti senza creare le condizioni necessarie? E’ pensabile sostenere l’imprenditoria con la sola previsione di ampliamento degli orari di apertura al pubblico degli Uffici? E del tessuto di cui hanno bisogno le imprese? E degli incubatori di impresa? Niente, silenzio assoluto.
Il capitolo iniziale è dedicato al ruolo della città metropolitana di Cagliari e, tra le altre cose, si dice che si deve garantire l’integrazione tra le diverse culture. Come farlo non è dato sapere, nelle 58 pagine non vi è nulla riguardo l’ immigrazione. Nessuna parola né su che modello si debba seguire per le politiche di immigrazione attiva né tantomeno su come si debba gestire la prima accoglienza, che a questo punto sarà inevitabilmente una continua emergenza. Solo che gli sbarchi ormai si protraggono da diversi anni e sarebbe anche ora di dare adeguate risposte. Probabilmente si intende proseguire sul comodo scarica barile delle competenze tra Prefettura, Amministrazione Comunale e Regione, dimenticando che il problema riguarda la città e che sempre di più crescono i malumori sociali. Sino a quando non si darà una risposta precisa alle esigenze dei quartieri periferici allora non potranno che aumentare gli episodi di intolleranza nei confronti dell’altro, del diverso.
E’ grave dunque la totale assenza di una strategia su come si intenda procedere per la lotta alla povertà nei quartieri come Is Mirrionis e San Michele perché non può essere sufficiente un generico rimando alle concrete azioni di riqualificazione sociale dei quartieri. Quali sarebbero queste concrete azioni non è dato sapere.
Proseguendo nella lettura l’attenzione cade sul consumo del suolo zero e sulle critiche rivolte al passato incremento dell’espansione edilizia. Ci si chiede allora come si può coniugare tutto ciò con l’intervento edilizio sull’area di oltre 11 mila metri quadri tra la via Bacaredda e San Rocco con tanto di variante al PUC.
Non mancano infine le note curiose e divertenti. Come non sorridere alla lettura della necessità degli interventi sulle strade con la relativa messa in sicurezza delle reti sottostanti inadeguate a reggere le mutate condizioni meteorologiche? Come non pensare alla pavimentazione saltata in via Garibaldi all’accenno delle prime piogge?
Il Candido di Voltaire fu costretto a lasciare il suo paese e a girovagare per il mondo. Purtroppo anche da noi iniziano a essere tanti, troppi coloro che lasciano la nostra città perché non hanno una prospettiva di futuro, speriamo dunque che le nostre critiche servano a far riflettere e siano di buon auspicio a comprendere la drammaticità dei tempi attuali che devono essere necessariamente governati.
Roberto Mirasola
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IL DIBATTITO
Ripensare la città. Senza la partecipazione popolare non c’è presente e futuro accettabili

- Oltre i festival, per una nuova alfabetizzazione. Ottavio Olita, su il manifesto sardo
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parlamento illegittimo No

Sardegna. “I limiti delle politiche meridionalistiche”

Federalismo e rilancio del Mezzogiorno e della Sardegna

di Lorenzo Bona

democraziaoggiDomani, venerdì 21 ottobre, alle ore 16, presso la sala della “Società operaia di mutuo soccorso” (Via XX settembre, n. 80 – Cagliari), Pietro Maturandi e Vittorio Dettori presenteranno il libro di Gianfranco Sabattini: I limiti delle politiche meridionalistiche. Il caso della Sardegna. Di seguito pubblichiamo una recensione del libro ad opera dell’economista dell’Ateneo Cagliaritano Lorenzo Bona.

Libro Sabattini ot16La casa editrice Tema ha recentemente stampato un volume intitolato “I limiti delle politiche meridionalistiche. Il caso Sardegna” che si rivolge a chiunque abbia una sensibilità sociale che lo porti a interrogarsi, non solo sull’origine e la persistenza del ritardo sulla via della crescita e dello sviluppo del Mezzogiorno, in generale, e della Sardegna, in particolare, ma anche sui possibili rimedi da adottare.
Autore del volume è Gianfranco Sabattini, autorevole economista sardo, noto anche per una non comune molteplicità di interessi di ricerca nel campo delle scienze sociali, capace di attraversare discipline diverse come la storia, la metodologia, la scienza politica, la sociologia e la psicologia sociale. - segue –

Vittorio Foa

Piero 1500
Ricordando un Maestro. VITTORIOFOAIl 20 ottobre 2008 a Formia muore Vittorio Foa.
Nato a Torino il 18 settembre 1910, aveva 98 anni.
E’ sommario riassumere in poche righe una così lunga vita di impegno.
(segue)

Oggi giovedì 20 ottobre al Sankara

Sankara 20 ott 16
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Lectio magistralis

Punt’e billetu. Giovedì prossimo, 27 ottobre 2016

Papa francesco comunicaz27 ot 16