Monthly Archives: luglio 2016
Migranti, buone pratiche tedesche
GERMANIA IMMIGRATI
strategie d’integrazione
di Fiorella Farinelli, su Rocca
Bisogna che entrino nel lavoro il prima possibile. Che comincino a consumare, a pagare le tasse, a far girare l’economia. In Germania – dal gennaio 2015 sono state 965mila le richieste di asilo – l’integrazione dei profughi è un programma operativo, e una strategia politica, che non ammette indugi. Sicuramente costoso, difficile, per tanti aspetti controverso, ma perdere tempo sarebbe fatale. Per loro, e per il paese che li ha accolti. Alla disperata determinazione del viaggio, all’adrenalina che ha consentito di superarne rischi e fatiche, non deve seguire un periodo troppo lungo di dipendenza dall’assistenza, di attese passive di un nuovo futuro. Una convinzione che non è solo di Angela Merkel.
un progetto coraggioso ed efficiente
Ci sono resistenze e contrarietà incendiarie in Germania, soprattutto dopo i fatti di Colonia, ma anche una straordinaria efficienza delle istituzioni e una diffusa mobilitazione della società civile. Lo scorso settembre è stata per prima la prestigiosa Università Humboldt ad aprire i suoi corsi agli immigrati, è bene che chi ha gli strumenti prenda immediatamente familiarità con il modello tedesco dell’alta formazione, partecipi alla comunità studentesca, possa da subito guardare oltre le emergenze dell’oggi. Informarsi, orientarsi, imparare, progettare, mettere a frutto titoli di studio e competenze professionali. Ankommen, che in tedesco vuol dire «arrivare», è l’App scaricabile gratuitamente sviluppata in poche settimane da Ministero degli interni, Ufficio immigrazione, Agenzia per il lavoro, Goethe Institut e Tv pubblica. Quattro lingue – arabo, farsi, francese, inglese – per l’essenziale sulle procedure di regolarizzazione, la formazione per il lavoro, le norme e i valori necessari alla convivenza, e poi anche per un corso di base di lingua tedesca. A partire dalla sesta settimana dall’arrivo, anche se la pratica di riconoscimento dello status di rifugiato non è stata ancora con- clusa e neppure processata, si può accedere a una formazione linguistica. E si può anche chiedere di far parte della Protezione civile volontaria, come ogni buon cittadino che al suo paese ci tiene.
Come in Svezia, bisogna fare in modo che l’accesso a qualche forma di lavoro sia possibile in tempi rapidi, quasi immediatamente (tutto il contrario che da noi dove ai richiedenti asilo è impedita ogni attività finché le procedure non siano completate, col risultato che nelle strutture di accoglienza capita che si consumino nell’ozio e nella depressione anche un paio d’anni). E come in ogni democrazia evoluta, le strategie per l’integrazione sono supportate, oltre che dalle istituzioni statali e decentrate, anche dalle reti dell’associazionismo civile, laico e di ispirazione religiosa. Circa 100mila sono i volontari in azione, con le chiese protestante e cattolica in ruoli organizzativi e gestionali di spicco, e con investimenti economici importanti (90 milioni, per esempio, solo da parte della chiesa cattolica).
promuovere e pretendere
Ma l’efficienza tedesca non si spiega solo con la storia di un paese che, dopo essersi misurato nei primi anni Novanta con gli sconquassi della riunificazione e con gli imponenti flussi migratori seguiti alla dissoluzione dell’impero sovietico, ha poi saputo far fronte anche alle migrazioni determinate dalla guerra nei Balcani. Questa volta, del resto, i numeri del flusso sono non solo molto alti, ma anche concentrati in un tempo relativamente breve, così non solo è difficile riuscire a sviluppare immediatamente tutti i servizi necessari (per fare un solo esempio, solo 200mila dei 325mila minori neoarrivati sono stati inseriti nel sistema scolastico perché mancano gli insegnanti, ed è stato necessario ricorrere anche a scuole improvvisate con insegnanti siriani), ma l’attuazione del programma di integrazione sta richiedendo anche iniziative di modifica normativa. Riforme, insomma, e non di poco conto. Prima di tutto la definizione di una nuova legge sull’immigrazione, con proposte assai controverse di modifica delle regole del mercato del lavoro, che dovrebbe essere approvata e diventare attuativa nei prossimi mesi.
«Promuovere e pretendere», ha sintetizzato così Angela Merkel. Promuovere significa farli andare avanti questi giovani che arrivano da noi in fuga da guerre, povertà, disastri ambientali, ma anche determinati a costruirsi una nuova vita. Pretendere è imporre regole di comportamento e impegni scambi difficilmente aggirabili. Il programma previsto per i prossimi cinque anni (93,6 miliardi di Euro l’investimento complessivo, tra alloggi, sussidi, formazione linguistica e professionale, creazione di nuovi posti di lavoro), prevede corsi obbligatori di lingua, di orientamento/integrazione, di formazione professionale (con perdita dei sussidi e della regolarizzazione per chi si sottrae, e viceversa regolarizzazione accelerata per chi eccelle). Ma soprattutto 100mila posti di lavoro per il primo anno – con la prospettiva di moltiplicarli in seguito. Ma come?
passaggi che scottano
La prima decisione è di far saltare provvisoriamente, per i prossimi tre anni, la priorità finora assegnata alle assunzioni di lavoratori tedeschi e di provenienza comunitaria. La seconda è di aggirare il salario minimo vigente – 8,50 Euro l’ora – con retribuzioni orarie di 1 solo Euro l’ora. Passaggi che scottano, che interrogano sulla fattibilità politica e sulle conseguenze sociali. Anche se oggi in Germania la disoccupazione è pressoché fisiologica (6,2%) e per di più in calo rispetto al 2014, non è affatto scontato che interventi di questo tipo non spalanchino pericolose concorrenze nel mercato del lavoro (se non tra tedeschi e profughi almeno tra immigrati stabilizzati e immigrati nuovi), e non abbassino per tutti tutele, diritti e retribuzioni medie.
Ma l’ipotesi, confortata da autorevoli studi economici anche internazionali, è che l’ingresso rapido nel mercato di una parte molto consistente dei nuovi arrivi, anche se con retribuzioni sotto soglia, dovrebbe produrre uno choc positivo sul piano economico e sociale: l’incremento della domanda di consumi, e quindi della produzione interna; l’avvio di numerosi processi virtuosi di miglioramento professionale e della produttività delle aziende; una nuova imprenditorialità; un nuovo gettito fiscale capace di cominciare a compensare il surplus di spesa sociale dovuto all’accoglienza e all’erogazione dei sussidi iniziali. Si tratta di giovani, comunque, che almeno inizialmente utilizzano di meno le strutture sanitarie e che per lunghi anni non peseranno sulla spesa pensionistica. E già oggi la loro presenza in Germania sta trascinando un incremento dell’occupazione nei servizi, a partire da quelli educativi per la prima infanzia e da quelli per lo sviluppo delle competenze professionali. La scommessa, dunque, è quella di un aumento del Pil.
può funzionare?
Possibile che oggi sia l’immigrazione il fattore scatenante di una svolta rispetto alle politiche europee – e tedesche – di austerità? Possibile che lo stesso fenomeno che in altri paesi fa costruire i muri di respingimento (o che, come in Italia, dà luogo a un’accoglienza generosa ma nuda di strategie di integrazione), in Germania sia vista come una risorsa primaria di sviluppo economico?
A sostenerlo non è solo Angela Merkel, perfino dal Fondo Monetario Internazionale arrivano analisi e indicazioni in questo senso. Argomentate da previsioni nerissime sugli effetti dell’invecchiamento progressivo della popolazione tedesca ed europea, quindi su una prossima carenza di forza lavoro, su precipitosi decrementi della domanda interna, su inedite scarsità di risorse professionali giovani e qualificate. Insomma, di un ormai vicinissimo inaridirsi delle potenzialità di crescita economica persino in quella Germania che è tuttora il primo motore economico europeo. Un ribaltamento secco, in sintesi, delle idee prevalenti su un’immigrazione foriera solo di impoverimento, di ulteriore debito pubblico, di pesi insostenibili di spesa sociale. Lo si osserva, fra l’altro, in quello che può sembrare un dettaglio, e invece non lo è, cioè l’attenzione tedesca al riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze professionali dei rifugiati. Da noi non se ne parla affatto, e proprio perché si teme un’integrazione degli immigrati capace di scalzare, a colpi di lauree e diplomi, le rendite di posizione degli autoctoni, in Germania ci si aspetta invece che i giovani medici, agronomi, informatici, ingegneri siriani e di altri paesi del mondo portino nuova linfa all’economia. Vedremo presto i risultati o i contraccolpi di queste strategie innovative. È un fatto, comunque, che nel cuore dell’Europa si stanno facendo strada posizioni diverse da quelle che all’immigrazione guardano solo con paura. O che, come in Italia, coltivano un’accoglienza che non dà luogo a politiche intenzionali ed efficaci di integrazione. Ci sarebbe anche questo tema, tra i tanti cui la politica dovrebbe riconoscere assoluta priorità.
La Regione ascolta… L’iniziativa Sardegna ParteciPA
(Dal sito web della RAS) Albo civico per partecipare direttamente alle decisioni del governo regionale. Via alle domande di iscrizione
Nasce all’interno della piattaforma Sardegna ParteciPA l’Albo Civico che raggrupperà le persone, le rappresentanze e i gruppi che intendono mettersi a disposizione per discussioni pubbliche su temi che riguardano tutti, condotte con una organizzazione e metodologie apposite.
(Anche su Aladinews blog) CAGLIARI, 7 LUGLIO 2016 – Da oggi i sardi hanno la possibilità di partecipare alle decisioni del Governo regionale attraverso un contributo diretto e attivo.
Nasce infatti, all’interno della piattaforma Sardegna ParteciPA, l’Albo Civico che raggrupperà le persone, le rappresentanze e i gruppi che intendono mettersi a disposizione per discussioni pubbliche su temi che riguardano tutti, condotte con una organizzazione e metodologie apposite.
I primi due tavoli di consultazione, da oggi on line al link http://www.sardegnapartecipa.it/it/content/esercita-la-cittadinanza-attiva http://www.sardegnapartecipa.it/it/content/esercita-la-cittadinanza-attiva riguardano la definizione della Carta dei diritti e dei doveri dei partecipanti e la manifestazione di interesse a iscriversi all’Albo.
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Anche Lamarmora fuori dalla Toponomastica sarda?
Anche Alberto Lamarmora fuori dalla Toponomastica sarda?
Ecco alcuni elementi per valutare il personaggio e la sua opera
di Francesco Casula
Alberto Ferrero della Marmora, scrittore, geografo e militare (Torino 1789- ivi 1863) visiterà la Sardegna, la prima volta nel 1819 e in seguito vi soggiornerà più volte. Egli infatti soggiornò nell’Isola, sebbene non stabilmente, per un arco di quasi quattro decenni, dal 1819 al 1857. Di essa sottolinea che : Difficoltà immense e gravi intralciano lo zelo del viaggiatore, che vuole percorrere quest’isola; la mancanza di strade, il difetto dei comodi più modesti, i pericoli in qualche contrada per il carattere irrequieto degli abitanti, infine le insidie del clima per parecchi mesi.
A proposito della figura complessiva di La Marmora, Giovanni Lilliu – nella presentazione al 2° volume del Voyage in Sardaigne, Gianni Trois editore, Cagliari 1995 – scrive che “Nel lavoro il Lamarmora pose onestà, lealtà e rettitudine, categorie che applicò anche nella vita, qualunque giudizio i Sardi possano oggi dare di lui che, per forza della storia e per la suggestione del potere non seppe resistere alla tentazione di oscurare i suoi giovanili ideali « rivoluzionari» con atti di reazione e repressione di cui soprattutto i Sardi soffrirono”.
Il grande archeologo sardo si riferisce al ruolo che La Marmora esercitò nel 1849 quando divenne Commissario straordinario per la Sardegna, inviato nell’Isola con poteri eccezionali per gestire la difficile situazione venutasi a creare dopo la «fusione» con il Piemonte , con la rinuncia all’autonomia stamentaria, ovvero al Parlamento sardo.
A proposito di questo suo ruolo l’intellettuale e scrittore Eliseo Spiga è molto più severo. Scrive che “giunse ai primi del 1849 come commissario per pacificare l’Isola, scossa dai continui tumulti esplosi dalle gravissime condizioni economiche e anche da rinnovati sentimenti repubblicani filofrancesi. Conservatore e militaresco, il generale si dedicò alla pacificazione, affrontando il dissenso e la protesta con la repressione più brutale e la violazione sistematica delle meschine libertà statutarie, per lui lo stato d’assedio divenne sistema di governo , inaugurando la pratica della dittatura militare, che poco più di dieci anni dopo diventerà usuale, durante la guerra di conquista del Mezzogiorno da parte della monarchia italiana” (La Sardità come utopia, Cuec edizioni, Cagliari 2006). - segue -
Cagliari. Piovono le critiche sulla nuova Giunta Zedda
Cagliari, la capitale del familismo
di Alessandro Zorco, su blogosocial.
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Tsunami Zedda, la nuova giunta di Cagliari rimescola le carte nel Pd sardo
di Alessandra Carta su SardiniaPost.
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Ci attende una lunga notte. Comunque, good luck Massimo!
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Nelle foto Sindaci di Cagliari. Da sinistra a destra: Ottone Baccaredda, Paolo Demagistris, Cesare Pintus.
Sardegna: il dibattito sullo spopolamento
Comuni sardi in estinzione: quali rimedi?
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi
Il recente studio, “Comuni in estinzione. Gli scenari dello spopolamento”, di Gianfranco Bottazzi e Giuseppe Puggioni, ha rilanciato il grido d’allarme sullo spopolamento dei comuni della Sardegna. Lo studio, commissionato dal Centro regionale di programmazione all’Università di Cagliari, è valso ad aggiornare le informazioni, sul fenomeno dello spopolamento, di un’analoga ricerca commissionata nel 2006. L’analisi condotta evidenzia che, nell’arco dei 60 anni compresi tra il censimento del 1951 e quello del 2011, la percentuale di comuni in calo demografico è stata di circa il 60%, 228 comuni su 377, e di questi oltre un terzo (35,5%) ha registrato un decremento superiore al 40%.
La denuncia del fenomeno è stata ripresa dai mass-media regionali, che hanno sottolineato la gravità della situazione, cui hanno fatto seguito dibattiti diffusi in molte parti dell’Isola e risvegliato l’interesse della classe politica regionale per il destino delle cosiddette “zone interne”; ad essa, infatti, è riconducibile buona parte della responsabilità del mancato governo della fuga dei residenti dai piccoli centri che, a meno di interventi pubblici di natura prevalentemente “caritatevole”, sono stati abbandonati a se stessi. Ora, di fronte alla denuncia dell’aggravarsi del fenomeno dell’abbandono da parte dei residenti dei loro piccoli comuni senza futuro, è da presumere che a ben poco potrà servire, per “tamponare” l’esodo, la presentazione di proposte di legge regionali (come ha fatto di recente il Gruppo “Riformatori sardi), allo scopo di rilanciare i “piccoli comuni” dell’interno dell’Isola, col fine ambizioso di fare ripartire la crescita e lo sviluppo dell’intera Sardegna.
Stupisce, inoltre, che un conoscitore dei problemi della Sardegna, come Paolo Savona, in un recente articolo apparso su “L’Unione Sarda” del 22 giugno (“Zone interne, per la rinascita puntiamo sul modello Oxford”, il cui occhiello recita: “La politica cambi strategia: l’accentramento crea povertà e tensioni sociali”), abbia sostenuto che lo spopolamento “avrà pericolosi effetti sulla tenuta sociale e civile dell’Isola”; invece di operare contro questa tendenza, si continuerebbe ad agire in senso contrario, favorendo l’accentramento delle attività (burocratico-amministrative e sanitarie?) nelle aree che sarebbero capaci di reagire spontaneamente, “accelerando lo spopolamento delle aree deboli a favore di quelle forti, depauperando l’unica ricchezza sulla quale la Sardegna può ancora contare: il territorio e le sue vocazioni”. Già, il territorio e le sue vocazioni! - segue -
La Giunta del Sindaco Zedda
Ecco la Nuova Giunta comunale del sindaco Massimo Zedda. Buon lavoro!
Sindaco Massimo Zedda.
Ecco i nomi dei nuovi assessori:
Luisa Anna Marras (vicesindaca, Politiche della casa e mobilità)
Danilo Fadda (Personale e Affari generali)
Paolo Frau (Cultura e verde pubblico)
Yuri Marcialis (Pubblica istruzione, sport e politiche giovanili)
Francesca Ghirra (Urbanistica e pianificazione strategica)
Claudia Medda (Innovazione tecnologica e comunicazione)
Ferdinando Sechi (Politiche sociali)
Gianni Chessa (Lavori pubblici)
Marzia Cilloccu (Turismo e attività produttive)
- La nomina del Sindaco (sono riportate le deleghe complete di tutte le competenze assegnate a ciascun assessore).
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Le prime valutazioni critiche
Tra le diverse competenze del sindaco e degli assessori assente ogni riferimento ai rapporti con l’Università. Cagliari città universitaria (con i suoi 25.296 studenti – AA 2015-2016)? Non ci sembra proprio. Almeno per l’amministrazione in carica. I buoni esempi di Chiara Appendino, sindaca di Torino.
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Inesperta, povera di competenze ma totalmente lottizzata: è la giunta Zedda bis
by vitobiolchini su vitobiolchini.it
E il lavoro?
“In Sardegna 260.000 disoccupati”: i sindacati contro la Giunta Regionale
Oggi alle 15:02, Mario Mareddu su L’Unione Sarda online
Insoddisfatti, delusi e preoccupati, il giudizio dei sindacati è unanime: “Le misure sono totalmente insufficienti, sul lavoro la Giunta regionale non ha ottenuto i risultati che aspettavamo”.
Sul lavoro, quindi, è una bocciatura netta quella di Cgil, Cisl e Uil contro il presidente Pigliaru e l’esecutivo regionale.
Il dato della disoccupazione in Sardegna è preoccupante. “Ci sono 127.000 persone disoccupate”, che rappresentano il 18% circa della forza lavoro isolana, “ma se consideriamo la disoccupazione implicita”, che include non solo chi ha perso il posto di lavoro ma anche gli scoraggiati, “il dato sale a 260.000 persone senza lavoro”, ovvero il 32,7%, soprattutto nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni.
Il pacchetto di misure per il lavoro che la Regione ha approvato a giugno del 2015 metteva in campo risorse per quasi 325 milioni di euro.
Nell’ultima Finanziaria, invece, le risorse disponibile per le politiche del lavoro sono diminuite a 212 milioni (ovvero il 34% in meno di quelle previste dal piano). – segue –
Antichi vizi, familistici e non solo, in aumento, della pratica politica. E così il declino della Sardegna è certo.
Famiglia e Capobastone Über Alles
di Carlo Melis
By sardegnasoprattutto/ 5 luglio 2016/ Società & Politica/
Mi ero sbagliato di poco quando preannunciando l’esito del voto a Cagliari ricordai un politico democristiano che affermava che per capire Cagliari bisognava osservare Quartu Sant’Elena; perchè nella politica la terza città della Sardegna anticipa la capitale. Quella del galleggiamento dove regnano non tanto i poteri forti, che non esistono, quanto quelli sottotraccia ma tenacissimi della famiglia e dei capi bastone. Spesso persino coincidenti.
Sia lodato allora Delunas che la stampa nazionale ignora e quella locale sottovaluta, forse per compiacere i detrattori un tempo suoi sponsor. Ogni capo branco che si rispetti del centro sinistra, lo fa passare per traditore ed ingrato, quando è il contrario. Lui è un anticipatore, persino prudente. Nel ciclismo sarebbe un grande gregario, figura di cui si nutriva la politica ed in via di estinzione.
La verità anche in politica si scopre più in fretta della bugia ed allora diciamola a gran voce: Delunas ha consentito al sindaco di Cagliari di compiere ciò in cui neanche lui credeva. Vincere al primo turno avendo fatto poco! Un miracolo ma non nel senso di cui frettolosamente hanno scritto e detto i media nazionali che, per quegli equivoci che spesso riguardano le faccende dell’isola, rappresentano la politica sarda in forme distorte.
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La Camera di Commercio di Cagliari verso il ripristino del funzionamento istituzionale. Entro settembre, salvo contenziosi.
PROCEDURA DI RINNOVO DEL CONSIGLIO CAMERALE (pubblicato sul sito della Camera di Commercio di Cagliari)
Volge al termine il commissariamento della Camera di Commercio di Cagliari. Presumibilmente entro settembre la ricostituzione degli organi di rappresentanza e di governo camerale. APPROFONDIMENTI.