Monthly Archives: luglio 2016

Riparliamo di Santa Igia

Santa Igia Libro 3-5 nov 1983Nell’incontro su San Giorgio Vescovo, tenutosi lunedì scorso nel contesto della Festa patronale di Sant’Anna del quartiere Stampace, il prof. Marco Cadinu ha parlato della Cagliari medievale e, in particolare, della relazione tra l’antica città giudicale di Santa Igia e la città pisana con i suoi quartieri, primo tra tutti Stampace. All’epoca in cui visse San Giorgio (anno 1000 e succ.) Stampace non esisteva come quartiere ben definito (i pisani si stabiliscono dal 1200 in poi) anche se dovevano esistere abitazioni probabilmente in continuità con la vicina città giudicale. Tanto è che Marco proponeva San Giorgio di Santa Igia, come nativo e in qualche modo precursore di quello che sarebbe più tardi diventato il quartiere di Stampace. Che i primi abitanti di quella parte di territorio che poi sarebbe diventata “Stampace” provenissero proprio da Santa Igia o comunque fossero in rapporto diretto con essa è un’ipotesi suggestiva, da approfondire in tutti i diversi aspetti con l’aiuto degli esperti (Università in primis). Ovviamente queste argomentazioni richiamano la necessità di approfondire tutta la vicenda della città giudicale e del suo periodo, allo stato poco studiato o perlomeno approfondito in studi sconosciuti ai più. Bisogna riprendere in mano la questione, sicuramente con la complessità che in poche parole delineò il compianto Ferruccio Barreca, come più avanti raccontiamo.
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Una legge speciale della Regione Autonoma della Sardegna per finanziare le ricerche sulla città giudicale di Santa Igia.
Dal 3 al 5 novembre 1983 si tenne a Cagliari un convegno di studi su “Santa Igia, Capitale giudicale”, promosso dall’Università di Cagliari (Istituto di Storia Mediolevale) e sponsorizzato dal CIS e dalla SIACA (gli atti furono raccolti in un volume, curato da Barbara Fois, del quale riproduciamo la copertina). Tra i molti studiosi e personaggi politici, partecipò Ferruccio Barreca (per vent’anni fu Soprintendente ai Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e docente di archeologia fenicio-punica nell’Università di Cagliari), con un breve intervento di cui pubblichiamo la conclusione, con un’interessante proposta, che vale la pena rilanciare oggi.
santa Igia F Barraca

Giovedì 28 luglio 2016

Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
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Buone ferie estive a tutti. Teniamoci comunque collegati

Aservice in pausa

lampada aladin micromicroAladinews non fa pausa estiva, tuttavia rallenta la propria attività editoriale fino a tutto agosto. Buone ferie estive a tutti e comunque teniamoci in contatto, anche perché il mondo va avanti con o senza il nostro sguardo critico. Buon tutto anche dal nostro Editore Aservice, che ci saluta con questa bella immagine:
Aservice in pausa

Sardegna, Mediterraneo, Europa: nuovi processi di integrazione

di Glenda Aceto su www.acli.it.

Oggi, mercoledì 27 luglio, alle ore 18.00 a Cagliari in via Crispi 12, si terrà il seminario “Sardegna, Mediterraneo, Europa: nuovi processi di integrazione” organizzato dalle Acli provinciali di Cagliari, l’associazione Tiria Noa, l’associazione Amal Sardegna Marocco e Ipsia Sardegna.
L’evento è patrocinato dalla Fondazione di Sardegna.
Acli spopolametno
Verranno esaminati i dati 2016 diffusi dall’Istat e dal ministero delle politiche sociali che riguardano le oltre 50.000 persone, tra cittadini stranieri residenti in Sardegna e migranti ospitati nelle strutture di accoglienza sarde.
Numeri rilevanti che richiedono, secondo le associazioni coinvolte, riflessioni sui processi di inserimento e stabilizzazione della popolazione straniera in Sardegna, nell’area del Mediterraneo e in Europa.
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L’evento è gratuito. Per partecipare è necessario iscriversi inviando una mail a: acliprovincialicagliari@gmail.com
- Approfondimenti

Cattolici per il NO: NO alla democrazia dimezzata

comitato-no-logo-okEcco l’appello dei CATTOLICI DEL NO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE; dicono NO alla democrazia dimezzata (pubblicato dal Coordinamento Democrazia Costituzionale · in DOCUMENTI). ·

La posta in gioco tra il Sì e il No nel prossimo referendum costituzionale non è il Senato ma è l’abbandono della Costituzione vigente e la sua sostituzione con un sistema di democrazia dimezzata in cui i valori e i diritti riconosciuti nella prima parte della Carta, da cui dipendono la vita, la salute e la possibile felicità del cittadini, sarebbero isolati e neutralizzati per lasciare libero campo al potere del denaro e delle sue istituzioni nazionali e sovranazionali.
Questo, col supporto di una legge elettorale congegnata per dare tutto il potere a un solo partito, è il disegno delle riforme istituzionali oggi sottoposte al popolo come nuove, ma concepite da vecchi politici, nostalgici dei modi spicciativi di governo di un lontano passato.
Mettendo mano alla Costituzione questi politici vogliono riaprire vecchie questioni di democrazia risolte da tempo e da cui non si può tornare indietro: divisione dei poteri, sovranità popolare, fiducia parlamentare ai governi senza vincolo di disciplina di partito, libertà e diritti sottratti all’arbitrio dei poteri, anche se espressi dalle maggioranze. Si sarebbero dovute fare al contrario riforme rivolte al futuro, a partire dalla domanda sul perché i diritti al lavoro e a condizioni economiche e sociali che non impediscano il pieno sviluppo della persona umana, pur sanciti in Costituzione, non si sono mai realizzati, e non certo per colpa solo del Senato. È questa domanda, non quella sul numero dei senatori, che avrebbe risvegliato la coscienza pubblica, a cominciare dai giovani oggi così disperati, e curato la piaga sociale dell’assenteismo e dell’indifferenza.
La Costituzione è un bene comune e, pur provenendo ciascuno da parti diverse, comune deve essere la battaglia di uomini e donne per la sua cura e la sua difesa, ognuno lottando però con i suoi colori e con le sue bandiere. I cristiani già altre volte, in momenti cruciali della storia della Repubblica, sono stati determinanti con le loro scelte nei referendum per un avanzamento della democrazia e della laicità e per tenere aperta la via di vere riforme.
Oggi come cattolici ci sentiamo di nuovo chiamati a votare NO alle spinte restauratrici, e così ci saranno dei “Cattolici del NO” in questo referendum. Allo stesso modo speriamo nell’impegno di molti altri cristiani di ogni denominazione e confessione.
Ugualmente voteranno NO moltissimi che cristiani o credenti non sono, magari anche più motivati e determinati di noi. Ma noi, che pur non siamo soliti nominare la fede nella lotta politica, questa volta diciamo NO proprio come cattolici, rispettando in ogni caso quanti saranno spinti da motivazioni diverse.Prima di tutto votiamo NO per una questione di giustizia. Se, nel suo significato più elementare, la giustizia è “la correttezza di una pesata eguale”, lo scambio che ci viene proposto, di dar via metà della Costituzione per avere in cambio ancora Renzi al potere, non è giusto. Renzi e la Costituzione non hanno lo stesso peso, e mentre il primo non ci è costato niente (non lo abbiamo nemmeno eletto) la Costituzione ci è costata molto, in pensiero e martiri anche nostri. Perciò, come voto di scambio, Renzi contro la Costituzione è uno scambio ineguale.
Di conseguenza se in questo gioco d’azzardo con la Costituzione Renzi, perdendo, vorrà lasciare il potere, ce ne faremo una ragione. Ma avremo salvato l’idea che ci vuole un minimo d’equità anche in un baratto.
In secondo luogo votiamo NO per una questione di verità. Non è vero che la Costituzione vigente è vecchia, tant’è che da vent’anni si cerca di cambiarla. Vero è che da vent’anni essa resiste, anche grazie a imponenti voti popolari. Vecchia è invece la proposta Costituzione nuova, che dà più potere al potere e meno potere ai cittadini, in ciò tornando allo Statuto albertino concesso dal re e finito in Mussolini.
Ma è un’illusione che dia più potere a Renzi e alla Boschi, che già conosciamo; in realtà darà più potere e forza esecutiva a uno di quei mangiapopoli arruffoni e razzisti che oggi circolano in Europa e che facilmente, col marketing delle agenzie pubblicitarie e dei telefonini scambiati per modernità, potrà insediarsi a palazzo Chigi e nei 340 seggi di replicanti assegnatigli per legge nella Camera residua, con tutti i poteri compreso il diritto di guerra. Non è vero che con la nuova Costituzione si ridurranno i costi della politica.
I deputati restano 630, le spese delle province ricadranno su altri enti, il Senato rimane a gravare sul bilancio pubblico col suo palazzo e tutto il suo apparato, anche se viene ridotto ad un club nobiliare per consiglieri regionali e sindaci che passeranno a Roma uno o due giorni alla settimana (sicché il Senato sarà il primo Ufficio Pubblico a brillare per l’assenteismo del suo personale).
In terzo luogo votiamo no per una questione di patriottismo costituzionale. Consideriamo la Costituzione la nostra Patria, sia come cittadini che come cattolici. Come cittadini temiamo che il crollo dell’architettura della Repubblica causato dalla ristrutturazione in corso travolga anche i diritti e i valori fondamentali. Come cattolici ci sentiamo figli della Costituzione perché, benché inattuata, mette al di sopra di tutto la persona umana e perché fa del lavoro, che una volta era considerato il compito abbrutente del servo, il fondamento stesso della Repubblica e il diritto col quale sta o cade la dignità del cittadino.
Infine votiamo NO per coerenza storica. Per secoli si è chiesto alla Chiesa di riconoscere la sovranità del diritto e la divisione dei poteri, e sarebbe assurdo che proprio ora che il papa le ha solennemente proclamate all’ONU, i cattolici italiani ne abbandonassero la difesa per tornare a quella vecchia, decrepita, infausta cosa che è l’uomo solo al comando e tutti gli altri a dire di sì. Ma coerenza storica ci impone di votare no anche perché i cattolici in Italia hanno messo il meglio di sé nella Costituzione repubblicana. È la cosa migliore che hanno fatto nel Novecento. Dopo la scelta antiunitaria e revanscista della questione romana, dopo la sconfitta del Partito popolare, dopo l’acquiescenza al fascismo, e grazie alla partecipazione alla Resistenza, la Costituzione è stato il dono più alto che i cattolici, certo non da soli, hanno fatto all’Italia. Ora si dovrebbe cambiarla per portarla su posizioni più avanzate (più diritti, più sicurezza sociale, lavoro, cultura, più garanzie contro la cattiva “governabilità” e l’arroganza della politica), non certo sfasciarla.
Queste sono le ragioni, laiche e sacrosante, del nostro NO alla rottamazione costituzionale. Fatto a Roma il 21 gennaio 2016, dopo l’approvazione in seconda lettura della nuova Costituzione da parte del Senato, senza i due terzi dei voti.
Seguono i primi firmatari.

Ospedale militare il gigante in disarmo e malato. Ne vogliamo parlare?

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No alla barbaria

Padre Jacques Hamel. Aveva 86 anniQuest’uomo di Fede e di Pace è Padre Jacques Hamel. Aveva 86 anni. E’ stato ucciso in maniera orrenda dentro la chiesa nella quale stava celebrando la Messa. Nessuna religione, nessun Dio può essere indicato come ispiratore di questo gesto di follia e barbarie. Voi assassini non siete soldati di Allah, siete vigliacchi e folli.
(V.T.)
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Saverio Tommasi su fb
Padre Jaques Hame era amico dell’imam della moschea di Saint-Etienne-du-Rouvray, con il quale teneva incontri pubblici sulla pace e sulla convivenza.
Padre Jaques Hame e l’imam Mohammed Karabila, da diciotto mesi, facevano parte di un comitato inter-confessionale. Diciotto mesi. Da quando cioè i terroristi avevano iniziato a colpire i civili.
Dobbiamo dirlo con chiarezza: i terroristi non sono islamici, i terroristi usano la scusa che in questo momento è maggiormente divisiva, e cioè il pretesto religioso, affermando, ma solo affermando, di essere islamici. Ma se io compissi un omicidio e mi firmassi “Mario” il colpevole sarei comunque io “Saverio”, e non “Mario” che invece non c’entra niente e neanche mi conosce; non so se ci siamo capiti.
Per essere ancora più chiari: è musulmano l’imam della moschea di Saint-Etienne-du-Rouvray, Mohammed Karabila, l’amico del prete ucciso. Chi invece oggi ha sparso sangue era un terrorista, uno schifoso terrorista senza nessun aggettivo. Un criminale maledetto che ha fatto inginocchiare un uomo di 86 anni e poi gli ha tagliato la gola.
Padre Jaques Hame, durante la messa di Natale, invitò a pregare “per la pace e per un mondo migliore dove sentirsi un po’ meno soli”. Credo che il modo migliore per ricordarlo, e quello che a lui farebbe più piacere, sia proprio una preghiera, o un pensiero laico, usando le sue stesse parole di pace.
Buon viaggio Jacques, e veglia sempre su di noi, che qui è un gran casino.

MERCOLEDì 27 luglio 2016

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L’impegno per il NO nel referendum costituzionale. Brevissima pausa estiva per poi riprendere alla grande in settembre.

Difendiamo la Costituzione con il NOPubusa da LandiniCari amici/amiche, compagne e compagni,

con l’iniziativa con Maurizio Landini abbiamo concluso la prima parte della mobilitazione per il NO nel referendum costituzionale. L’iniziativa è perfettamente riuscita sia per la forte partecipazione sia per i contenuti, cui il segretario nazionale della FIOM ha impresso vivacità e immediatezza.
Ad una valutazione sommaria, il nostro Comitato può ben essere soddisfatto dell’attività finora svolta. Siamo partiti tempestivamente ed abbiamo così potuto mettere in campo diverse iniziative di chiarimento del testo Renzi-Boschi-Verdini, tutte di alto livello: da quella dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Costituzionalisti Prof. Federico Sorrentino, a quella della Prof.ssa Silvia Niccolai, passando per la conferenza stampa del 31 maggio, la conferenza di Patrizia Giannotte e Carlo Dore jr., il dibattito promosso dallo stesso Carlo Dore jr. con Chiara Geloni e Alfredo D’Attorre , fino alla recente conferenza di Landini. Nel frattempo abbiamo svolto una presenza nella città coi banchetti per la raccolta delle firme (conclusa con una vivace manifestazione nello slargo di corso Vittorio), che ha consentito di avvicinare e parlare con centinaia di cittadini. Abbiamo inoltre stimolato l’attività nella provincia e nella regione, partecipando, con alcuni nostri componenti, ad attività nella nostra e in altre province.
Purtroppo la nostra attività è stata del tutto oscurata da L’Unione sarda e poco diffusa dai media, questione che alla ripresa dev’essere decisamente affrontata, assumendo le iniziative del caso: incontro con l’Associazione Stampa sarda e coi responsabili dei media locali.

Per settembre abbiamo già in calendario un’apertura autorevole con una conferenza del Presidente Nazionale del nostro Comitato, prof. Alessandro Pace, che sarà con noi l’8 settembre. Sarà poi la volta di Cesare Salvi, cui seguirà una biciclettata per il NO organizzata da Andrea Olla. Ci proponiamo inoltre di riproporre i banchetti come luoghi mobili di informazione e contatto coi cittadini. Se la partecipazione al Comitato lo consentirà puntiamo a presenziare non solo alcune vie cittadine, ma anche alcuni luoghi “strategici” dei nostri quartieri.
Imsomma un programma ricco, che richiede la moltiplicazione dell’impegno e delle presenze.
A tal fine già d’ora proponiamo un incontro del Comitato per il 31 agosto (seguirà conferma qualche giorno prima) in vista dell’iniziativa con Pace e per puntualizzare le attività di settembre.
Ora, buon riposo a tutte e a tutti, accumulate energie per il rientro!
A nome del Coordinamento del Comitato sardo per il NO nel referendum costituzionale: cordiali saluti a tutte e a tutti.

Andrea Pubusa

Povera Sardegna!

sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300Meridiana, Mater Olbia, Costa Smeralda e nessuna trasparenza: ecco come il Qatar rischia di sottomettere la Sardegna
di Vito Biolchini su vitobiolchini.it

Che il Qatar avrebbe assunto quote rilevanti della compagnia aerea Meridiana lo si diceva già quattro anni fa, all’indomani dell’acquisto da parte degli emiri del consorzio Costa Smeralda: segno che dietro un affare del genere c’era un disegno complessivo più ampio e ben preciso, ma a tutti noi comuni mortali solo appena intuibile. Il disegno è diventato ancora più evidente dopo la conclusione del caso San Raffaele, l’ospedale privato del Qatar (ma anche del Vaticano) trasformato in Mater Olbia con una operazione di fatto imposta dal governo Renzi e, benché contraria alla politica sanitaria isolana che esigeva una riduzione di posti letto, portata a termine con teutonica tempestività dal presidente Pigliaru.

Il Qatar ha dunque consolidato il suo potere in Sardegna: controlla una compagnia aerea e un aeroporto (quello di Olbia), ha fortissimi interessi nella sanità (l’ospedale privato costerà ai sardi sessanta milioni di euro all’anno per dieci anni), e dispone di oltre duemila ettari in Gallura che da un giorno all’altro, grazie ad una nuova legge urbanistica regionale, potrebbero trasformarsi in aree edificabili.
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Povera patria!

sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300I temi trattati dal Rapporto della Banca d’Italia, in particolare, sollevano il problema del ruolo e dell’importanza che le istituzioni regionali potrebbero svolgere, da un lato, riguardo ai segnali di vitalità che i comparti produttivi dei singoli territori potrebbero produrre per resistere agli effetti della crisi e per migliorare i livelli occupazionali; dall’altro lato, riguardo al supporto che le istituzioni regionali potrebbero offrire, al fine di promuovere l’innovazione per contribuire a fare crescere la dimensione dei comparti produttivi isolani e con essa la loro capacità competitiva sui mercati extraregionali.
Sperare che la classe politica attualmente al potere, che vede tra l’altro in cima alle massime istituzioni regionali economisti professionali, significa forse essere vittime di un eccesso di desiderio da parte dei sardi; desiderio che, però, potrebbe facilmente essere esaudito solo se la classe politica cessasse di assumere decisioni in funzione del proprio prevalente tornaconto elettorale, privilegiando il perseguimento di obiettivi più convenienti per i sardi; obiettivi da sempre “sbandierati”, ma mai seriamente e responsabilmente perseguiti.

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povera patria sardaNell’economia della Sardegna? “Niente di nuovo”

democraziaoggidi Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi

Anche quest’anno, puntuali, come ogni anno, sono stati presentati i “Rapporti” sull’economia della Sardegna da parte di CRENOS e della Sede di Cagliari della Banca d’Italia. I due rapporti descrivono la situazione dell’economia regionale dal punto di vista macroeconomico, facendo riferimento a dati aggiornati risalenti a qualche anno prima. Mentre il Rapporto CRENOS, giunto alla sua ventitreesima edizione, è dedicato solo alla descrizione degli aspetti reali dell’economia della Sardegna, quello della Banca d’Italia considera l’andamento dei dati a livello macro, disarticolati settorialmente e territorialmente, sia dal punto di vista reale, che da quello finanziario.
Quest’ultimo Rapporto, inoltre, aggiunge importanti considerazioni, ricavate sulla base di una metodologia di analisi del tutto innovativa: esse riguardano, da un lato, l’individuazione delle aree sub-regionali che meglio hanno fatto fronte alla caduta dei livelli di attività e, dall’altro lato, la rilevanza che riveste per le imprese operanti in Sardegna la relazione tra i confini del mercato di riferimento delle imprese e la loro capacità innovativa. Si tratta di due aspetti rilevanti che dovrebbero “illuminare” le scelte della politica regionale, di solito assunte in funzione di interessi non sempre coincidenti con quelli generali dell’Isola.
Come d’uso, il rapporto CRENOS apre con la “presentazione delle principali caratteristiche strutturali del sistema economico regionale”, con l’obiettivo “di inquadrare la performance della Sardegna in ambito nazionale e in rapporto al più ampio contesto europeo”. A tal fine, vengono svolti interessanti raffronti concernenti il Prodotto Interno Lordo (PIL) delle 276 regioni dell’Unione Europea (UE), per confrontare i differenziali di reddito sulla base dei dati disponibili per il 2014 e le variazioni che sono intervenute nell’ultimo quinquennio nella distribuzione territoriale del reddito.
A livello di UE, la performance della Sardegna è espressa “presentando i dati sul PIL pro-capite in standard di potere d’acquisto”, recentemente pubblicati dall’Istituto statistico dell’UE (Eurostat). Nel 2014, il PIL pro-capite medio europeo è stato di 27.500 euro; la Sardegna si è posizionata al 206.esimo posto nella classifica delle 276 regioni considerate, con un reddito pari al 72% di quello dell’UE; notevolmente al disotto rispetto al reddito delle regioni del Centro-Nord, ma, in posizione meno svantaggiata, sottolinea il Rapporto CRENOS, rispetto al resto del Mezzogiorno.
Quest’ultimo è un “ritornello” che di continuo viene riproposto, nei Rapporti del CRENOS, come se lo stato di crisi in cui versa il sistema economico della Sardegna dipendesse dal Mezzogiorno e la condizione reddituale relativamente migliore rispetto alle altre regioni del Sud dell’Italia potesse compensare i ritardi accumulati dall’Isola sulla via della crescita e dello sviluppo. Al riguardo, a meno che il confronto non sia assunto in positivo per quello che il Mezzogiorno potrebbe suggerire di conveniente alla Sardegna, sarebbe meglio evitare, perché inutile, di sottolineare la “migliore” posizione negativa dell’Isola rispetto a quella di altre regioni italiane. - segue –

Votalela!

La barca di Vanni Tola lug2016Votate la foto di Vanni: https://a.cstmapp.com/voteme/14329/618174542

Martedì 26 luglio 2016 – Auguri a tutte le Anna del mondo!

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santannastampaxi La borsa rossa di Anna.
sant'anna oggi 26 7 16

Fabrizio De Andrè

De Andre' Piano Tempiosedia di VannitolaVi mostro soltanto una foto per non togliervi il piacere di scoprire personalmente l’opera di Renzo Piano per ricordare Fabrizio De Andrè.

Picasso

Picasso Arlecchino e compagna- Arlecchino e compagna.