Monthly Archives: aprile 2016
Non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini.
Visita di Papa Francesco a Lesvos (Grecia) – Incontro con la cittadinanza e con la comunità cattolica. Memoria delle vittime delle migrazioni, 16.04.2016
Signor Capo del Governo
Distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle,
da quando Lesbo è diventata un approdo per tanti migranti in cerca di pace e di dignità, ho sentito il desiderio di venire qui. Oggi ringrazio Dio che me lo ha concesso. E ringrazio il Signor Presidente Pavlopoulos di avermi invitato, insieme con il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos.
Vorrei esprimere la mia ammirazione al popolo greco che, nonostante le gravi difficoltà da affrontare, ha saputo tenere aperti i cuori e le porte. Tante persone semplici hanno messo a disposizione il poco che avevano per condividerlo con chi era privo di tutto. Dio saprà ricompensare questa generosità, come quella di altre nazioni circostanti, che fin dai primi momenti hanno accolto con grande disponibilità moltissimi migranti forzati.
E’ pure benedetta la presenza generosa di tanti volontari e di numerose associazioni, che, insieme alle diverse istituzioni pubbliche, hanno portato e stanno portando il loro aiuto, esprimendo nel concreto una vicinanza fraterna.
Oggi vorrei rinnovare un accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà di fronte a una situazione tanto drammatica. Molti profughi che si trovano su quest’isola e in diverse parti della Grecia stanno vivendo in condizioni critiche, in un clima di ansia e di paura, a volte di disperazione per i disagi materiali e per l’incertezza del futuro. Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini.
Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri.
Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo.
Tutto questo si può fare solo insieme: insieme si possono e si devono cercare soluzioni degne dell’uomo alla complessa questione dei profughi. E in questo è indispensabile anche il contributo delle Chiese e delle Comunità religiose. La mia presenza qui insieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos sta a testimoniare la nostra volontà di continuare a collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro, ma di crescita della civiltà dell’amore.
Cari fratelli e sorelle, di fronte alle tragedie che feriscono l’umanità, Dio non è indifferente, non è distante. Egli è il nostro Padre, che ci sostiene nel costruire il bene e respingere il male. Non solo ci sostiene, ma in Gesù ci ha mostrato la via della pace. Di fronte al male del mondo, Egli si è fatto nostro servo, e col suo servizio di amore ha salvato il mondo. Questo è il vero potere che genera la pace. Solo chi serve con amore costruisce la pace. Il servizio fa uscire da sé stessi e si prende cura degli altri, non lascia che le persone e le cose vadano in rovina, ma sa custodirle, superando la spessa coltre dell’indifferenza che annebbia le menti e i cuori.
Grazie a voi, perché siete custodi di umanità, perché vi prendete teneramente cura della carne di Cristo, che soffre nel più piccolo fratello affamato e forestiero, e che voi avete accolto (cfr Mt 25,35).
Evharistó!
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Preghiera del Santo Padre Francesco
Dio di misericordia,
Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini,
che sono morti dopo aver lasciato le loro terre
in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome,
da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.
Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare
il loro sacrificio con le opere più che con le parole.
Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio,
sopportando paura, incertezza e umiliazione,
al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.
Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio
quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe,
così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie
attraverso la nostra tenerezza e protezione.
Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo
dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa
e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.
Dio di misericordia e Padre di tutti,
destaci dal sonno dell’indifferenza,
apri i nostri occhi alle loro sofferenze
e liberaci dall’insensibilità,
frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.
Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui,
a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste
sono nostri fratelli e sorelle.
Aiutaci a condividere con loro le benedizioni
che abbiamo ricevuto dalle tue mani
e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana,
siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te,
che sei la nostra vera casa,
là dove ogni lacrima sarà tersa,
dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.
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Fonte: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/04/16/0271/00599.html#DISPAPA
- Altre informazioni.
Cagliari questa sconosciuta…
LA CHIESA DI SANT’AGOSTINO A CAGLIARI
di Carla Deplano
Il sito
La chiesa di Sant’Agostino nuovo rispecchia il gusto classicista diffuso in Sardegna alla fine del Cinquecento e rappresenta il più antico esempio di architettura rinascimentale di Cagliari, che trova significativi confronti nella Cappella del Rosario di San Domenico e nella vecchia chiesa del Carmine, distrutta dai bombardamenti del 1943.
Per ordine di Filippo II di Spagna, gli architetti ticinesi Iacopo e Giorgio Pa-learo Fratino demolirono l’originaria chiesa gotico-catalana di Sant’Agostino e l’attiguo convento degli Eremitani nell’ambito dei lavori di rafforzamento e riammodernamento delle mura cittadine eseguiti tra il 1563 e il 1576. Questa prima chiesa sorgeva fuori dalle mura della Marina, sul luogo dove si credeva fossero custodite le spoglie mortali del vescovo di Ippona; di essa si sa solamente che aveva tre navate e che venne eretta tra il 1400 ed il 1420. Tutto quello che rimane è una cripta: una cappella ipogeica successivamente inglobata nel Palazzo Accardo realizzato tra il 1899 e il 1901 su progetto di Dionigi Scano.
La nuova chiesa, costruita intra moenia insieme al nuovo convento degli Eremitani tra il 1577 ed il 1580, esprime il gusto manierista purista caro a Filip-po II. Nella metà dell’Ottocento iniziò il suo lento e inesorabile declino, quan-do passò al demanio statale e poi al Comune di Cagliari in seguito alla sop-pressione degli ordini religiosi decretata dalla Legge Siccardi. Con l’alienazione dei beni ecclesiastici, la chiesa fu chiusa al culto ed il convento smantellato per ospitare i Mercati civici edificati nel 1886, poi sostituiti da alcuni edifici bancari nel 1954. Delle vecchie strutture del Mercato rimangono oggi pochi resti, come i capitelli decorati delle colonnine di ghisa ed uno degli avancorpi laterali che in origine erano disposti simmetricamente sulla facciata dotata di un grande arco d’ingresso prospettante sul Largo Carlo Felice. segue
NUIT DEBOUT (notte in piedi). Cosa succede in Francia?
di Gianni Loy
La cosa più penosa, è l’indifferenza. Da settimane, tutta la Francia è attraversata da una imponente serie di scioperi e manifestazioni. Molte scuole sono occupate.
Centinaia di studenti, tutte le sere, si danno appuntamento in Place de la Repubbliche, a Parigi, per dibattere, informarsi, progettare. I tempi sono contingentati. A ciascuno sono concessi 15 minuti per presentare la propria idea. Espongono i loro programmi in un lungo pannello che sarà distrutto dalle forze dell’ordine. Ma essi, pazientemente, lo ricostruiranno all’indomani, quando si riapproprieranno della piazza per riprendere il discorso. Il movimento, nato a Parigi, si è esteso nelle piazze delle principali città di tutta la Francia.
Quel movimento si chiama Nuit debout, notte in piedi.
Anche gli scioperi si ripetono, l’ultimo, sabato scorso, ha visto un lieve calo nella partecipazione, ma i lavoratori non mollano, proseguono i loro raduni ed i loro scioperi.
La cosa più penosa è il fatto che gli echi di questa imponente rivolta sociale, quest’ultima grande battaglia contro l’omologazione di nostri fratelli francesi (possiamo chiamarli così nonostante l’irreprimibile voglia di sciovinismo che spesso li caratterizza) non riesca a superare le frontiere. Le regole della globalizzazione, stavolta, non funzionano. La rete, tanto idolatrata, sembra atrofizzata. I nostri compagni francesi riescono a paralizzare il centro delle principali città, a bloccare l’intero sistema educativo, e noi quasi neppure ce ne accorgiamo.
Perché?
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Avviata con successo l’attività della nuova associazione culturale Stampaxi
Sabato 16 aprile 2016, nel saloncino parrocchiale di Sant’Anna un pubblico attento di cento persone.
foto GRuggeri – La pagina fb dell’associazione. La prossima iniziativa sabato 23 aprile 2016 alle 18.30.
Con “Racconti di fabbriche” si avvia l’attività dell’associazione culturale Stampaxi
Associazione Culturale Stampaxi Via Azuni, 46 – Cagliari
“Racconti di fabbriche” è il titolo della presentazione-incontro dell’associazione culturale “Stampaxi”, costituita nei giorni scorsi a Cagliari nel quartiere di Stampace. L’evento si svolgerà sabato 16 aprile alle ore 18 in via Fara 19. Quattro studiosi illustreranno brevemente la storia di altrettanti edifici che hanno segnato spartiacque importanti nella vita di Cagliari e di Stampace: Antioco Piseddu racconterà Sant’Anna (costruita nel 1817), Aldo Lino San Giovanni di Dio (1848), Franco Masala il Palazzo Comunale (1907) e Paolo Sanjust il Palazzo del Banco di Roma (1955).
“Racconti di fabbriche” in quanto la storia di una città e di un quartiere è “fabbricata” giorno dopo giorno e anno dopo anno soprattutto dal vivere sociale dei suoi abitanti all’interno dei luoghi che declinano il suo essere comunità e che di questa rappresentano momenti importanti; e che oggi parlano sia del passato, che del presente e del futuro. Da qui la scelta dei quattro edifici citati per la presentazione di Stampaxi, un’associazione culturale nata da un gruppo di persone (da operatori nel sociale a docenti universitari, da architetti a imprenditori, da giornalisti a commercianti) con la volontà di promuovere la valorizzazione storico culturale di Stampace e delle altre comunità locali e della loro cultura identitaria e del confronto tra esse, con particolare riferimento agli altri quartieri cagliaritani, ai paesi della Sardegna e alle nazionalità ivi immigrate. Il tutto nella convinzione che la valorizzazione delle diverse identità culturali (Stampace in primo luogo) sia possibile solo attraverso il confronto, la conoscenza e la coltivazione delle differenze. Introduzioni di Franco Meloni, Salvatore Cubeddu, Gianni Ruggeri.
Per la comunicazione Roberto Paracchini
Il presidente Franco Meloni
Associazione Culturale Stampaxi. Pagina fb: https://www.facebook.com/stampaxi/
La Manifattura promessa… Il dibattito
- La delibera della Giunta regionale.
- “Per l’ex Manifattura di Cagliari un futuro da ex Fabbrica della Creatività”: un intervento di Carlo A. Borghi. Sul sito di Vito Biolchini.
La Manifattura promessa
Ecco la delibera. Più avanti daremo conto del dibattito in corso…
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DELIBERAZIONE N. 19/2 DEL 8.4.2016
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Oggetto: Manifattura Tabacchi di Cagliari. Indirizzi per l’avvio della gestione.
Il Presidente ricorda che la Regione è pienamente impegnata nella Programmazione comunitaria 2014-2020, al fine di attuare le priorità definite dalla Commissione Europea con la strategia “Europa 2020”, il cui scopo è promuovere una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Questi principi sono declinati a partire dal Programma Regionale di Sviluppo 2014-2019, con la Strategia 2 – Creare opportunità di lavoro favorendo la competitività delle imprese, attuata nell’ambito della Programmazione Unitaria 2014-2020. L’obiettivo è quello di garantire un approccio strategico e unitario sul territorio regionale, sia in ordine alle azioni, per ottimizzare gli impatti ed evitare sovrapposizioni e duplicazioni, sia per quanto concerne la necessaria concentrazione delle risorse derivanti da fonte comunitaria, nazionale e regionale.
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IMPEGNATI per il SI
Perché andare a votare e votare sì
di Valeria Casula – ingegnere ambientale –
Perché prorogare la durata delle concessioni per la coltivazione di idrocarburi non sia a priori né giusto né sbagliato, perché andrò a votare, perché voterò sì e perché votare non basta.
Si tratta del quesito referendario più complesso che mi sia trovata ad affrontare e del tema su cui è stato maggiormente difficile raccogliere informazioni serie che potessero orientare una decisione.
Se ne parla tanto ma al di là degli slogan ho trovato poche risposte alle mie domande. Ringrazio tuttavia la rete in cui, spesso nei commenti dei commenti di un post, ho trovato qualche indicazione, qualche fonte che mi ha consentito di prendere una decisione.
Ma veniamo ai vari punti:
Perché prorogare la durata delle concessioni per la coltivazione di idrocarburi non sia a priori né giusto né sbagliato ovvero, qual è la durata corretta di un titolo minerario?
Su questo punto la risposta è solo una: dipende. Dipende dal bilancio fra costi e benefici sociali marginali che tale attività genera nella sua “vita residua”. I benefici sociali sono quelli di più immediata percezione, ovvero l’impatto occupazionale diretto, indiretto e indotto associato a quell’attività, il patrimonio di conoscenze e competenze che genera l’attività economica, le royalty corrisposte. I costi sociali sono rappresentati dalla riduzione di valore del bene ambientale su cui insiste l’attività. Tale valore ha due componenti principali: il valore di utilizzo (use value) e il valore di non-utilizzo (non-use value)
La riduzione del valore di utilizzo include sia il valore generato da attività inibite dall’attività estrattiva (tipicamente per le attività offshore pesca e turismo) non solo durante la vita utile del giacimento ma sino a completo ripristino delle condizioni ambientali precedenti (direct use value), sia la riduzione di valore relativo al buon funzionamento dell’ecosistema marino e costiero e alla sopravvivenza degli organismi in esso presente anche se privi di valore economico (indirect use value), sia infine la riduzione di potenziali utilizzi futuri del bene ambientale (Option value).
Il valore di non-utilizzo (valore culturale, religioso, estetico, di esistenza) che riguardano sostanzialmente il valore intrinseco del bene a prescindere dal suo utilizzo. Questa ultima componente di valore è stata considerata per la prima volta nella quantificazione del danno ambientale dell’incidente di Exxon Valdez del 1989.
Tali valutazioni, per le quali esistono metodologie consolidate da diversi decenni e che traducono i diversi valori in valori monetari al fine di renderli comparabili, sono quelle che dovrebbero guidare le scelte del decisore pubblico e del potere legislativo di un paese civile, temo invece che le scelte del legislatore siano guidate da valutazioni di altra natura.
Perché andrò a votare
Andrò a votare non tanto e non solo perché lo ritengo un dovere civico, ma anche e soprattutto per riportare in cima all’agenda dei decisori pubblici il tema energetico in questo paese. Un’alta percentuale di votanti, quale che sia il loro voto, dà un messaggio chiaro e univoco: occorre affrontare la questione energetica, occorre avere una visione che traguardi 20-30 anni in questo paese, occorre darsi una missione degli obiettivi e, finalmente, un piano energetico nazionale di lungo periodo.
A Parigi lo scorso dicembre l’Italia, insieme ad altri 186 paesi si è impegnata a fornire il suo contributo per il mantenimento dell’innalzamento termico complessivo massimo entro i 2°C con l’obiettivo di rimanere entro 1,5°.
Per assicurare questo risultato occorre eliminare quasi tutte le emissioni di gas serra e compensare quelle non eliminabili con iniziative che li assorbano. Si stima che per contenere l’innalzamento entro 1,5°C la riduzione di CO2 (uno dei principali gas serra) debbano arrivare a zero nel periodo 2045-2060. Il 2045 non mi sembra poi tanto lontano, cosa aspettiamo a definire come ci si arriva?
Perché voterò sì
Voterò sì perché in assenza di spiegazioni e stime sulla durata della vita residua dei giacimenti in questione me le sono date da sola.
Dall’analisi dell’andamento della produzione di idrocarburi nelle piattaforme relative alle concessioni entro le 12 miglia si evince che questa si sia fortemente ridotta negli ultimi 10-15 anni, sino a scendere al di sotto del 30% della produzione massima per le concessioni non scadute, del 10% per quelle scadute per le quali è già stata richiesta proroga e del 20% per quanto riguarda la produzione di olio.
Insomma sembrerebbe che si tratta di giacimenti già sostanzialmente a fine vita. Ma allora che senso ha la modifica legislativa della legge di stabilità che prevede che “I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento”? Chi e come decide che il giacimento possa considerarsi esaurito? E’ sufficiente estrarre una goccia o sono definiti altri criteri?
Da un’analisi di Greenpeace su dati MISE risulta che delle 88 piattaforme operanti entro le 12 miglia
-35 non sono di fatto in funzione (6 “non operative”, 28 “non eroganti”, 1 di supporto a piattaforme “non eroganti”
-29 considerate “eroganti” producono sotto la franchigia che esenta i petrolieri dal pagamento delle royalties
Allora un governo serio anziché procrastinare la fase di dismissione di ciò che non serve più, dovrebbe definire le modalità gestione del decommissioning off shore (smantellamento? Riutilizzo ad es. per eolico offshore? Altro?). Si tratta di attività onerose che le compagnie petrolifere non hanno nessun interesse ad anticipare mentre hanno forti interessi a prorogare.
Perché votare non basta
Votare non basta perché, come stigmatizzano i detrattori del referendum, recarsi al seggio con il Suv non fa che sottolineare le nostre contraddizioni.
Perché anche se lasciamo l’auto nel garage e andiamo a votare in bicicletta dobbiamo essere consapevoli che quell’auto ha già emesso circa la metà delle sostanze tossiche associate al suo intero ciclo di vita nel momento stesso in cui l’abbiamo acquistata, nella fase di produzione.
Perché anche se stiamo attenti a non far scorrere acqua in eccesso quando riempiamo la moka, dobbiamo sapere che per la tazzina di caffè che poi beviamo sono stati comunque utilizzati 140 litri di acqua.
Perché quando indossiamo i jeans dobbiamo sapere che la loro impronta idrica non è tanto legata ai lavaggi in lavatrice ma soprattutto alla loro produzione (11.000 litri di acqua), allora è forse meglio comprarne un paio in meno e tenere la vecchia lavatrice.
Perché se cambiamo le lampadine per contribuire alla riduzione di gas serra e poi portiamo a tavola 1 kg di carne di manzo dobbiamo essere consapevoli del fatto che: stiamo producendo 26 kg di CO2 equivalente (contro 1,7 kg prodotti da 1 kg di legumi), consumando oltre 19.000 litri di acqua (contro i 2.700 necessari per 1 kg di legumi) e impegnando 127 m2 di territorio (contro 18 m2 utilizzati da 1 kg di legumi).
Perché la fonte energetica più pulita che ci sia è il risparmio energetico non solo e non tanto nei consumi diretti (quelli indicati nelle nostre bollette) ma anche e soprattutto dei beni che acquistiamo.
In sintesi perché dopo aver votato occorre ripensare profondamente il nostro modello di sviluppo e i nostri consumi.
Io sono dotata di auto, bevo caffè al mattino anziché il più eco-compatibile the, posseggo diversi paia di jeans e sono onnivora. Spero però che grazie a questa consapevolezza, maturata anche a seguito dei nuovi approfondimenti che ho svolto in occasione di questo referendum, le mie abitudini cambino, e cambino radicalmente, perché è un mio dovere, oltre che un mio desiderio, lasciare in eredità a mio figlio Antonio un mondo se non migliore, almeno equivalente a quello che ho ereditato io!
Oggi venerdì 15 aprile 2016
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CSS – INAUGURAZIONE NUOVA SEDE TERRITORIALE DI SASSARI
Dedicata ad “ANTONI SIMON MOSSA” nel Centenario della nascita 1916 – 2016
Oggi VENERDI’ 15 APRILE 2016 dalle ore 16,30 alle ore 20,00.
Programma
Ore 16,30 apertura dei lavori:
Saluto di PEDRU Simon Altea a nome della Famiglia di ANTONI SIMON MOSSA
RELAZIONE introduttiva letta a tre voci da
Raimondo Giuseppe PISANU in Lingua Sarda
Gavino Antonio PIREDDA in Lingua Romangia (Sassarese-Sorsese)
Vincenzo Carlo MONACO in Lingua Catalana de l’Alguer
Interventi dei Segretari Generali del Sindacato Corso e Catalano
Jean Brignole del STC in Lingua Corsa
Carles Sastre della Intersindacal CSC in Lingua Catalana
Saluti dei Rappresentanti dei Movimenti Partiti Sindacati ed Associazioni
Relazioni dei Responsabili dei Settori dei Lavoratori Scuola, Servizi, Partecipate, Bancari, Sanità, Scuola, Cultura e Politiche Giovanili ed Altri
Dibattito
Presentazione dell’Asotziu Consumadoris Sardus da parte del Presidente MARCO MAMELI
Conclusioni di GIACOMO MELONI Segretario generale della Confederazione Sindacale Sarda
Forse è il caso che i cittadini vengano messi nelle condizioni di selezionare con più attenzione la classe politica che i partiti propongono alle elezioni.
Da L’Unione Sarda on line
Oggi alle 19:19
Nominato il nuovo consigliere regionale, ma Giovanni Satta è in carcere
Nella girandola di nomine del Consiglio regionale tra corsi e ricorsi c’è un nuovo colpo di scena.
Dopo la sentenza che ha decretato la decadenza di Gianni Lampis (Fdi), l’ufficio centrale elettorale della Corte d’Appello ha individuato il nuovo componente dell’assemblea di via Roma.
Si tratta di Giovanni Satta (Uds) ex sindaco di Buddusò che però si trova in carcere perché accusato di traffico internazionale di droga.
Satta, pur proclamato eletto, non può giurare in Consiglio perché si trova in cella a Sassari.
L’Ufficio – si legge in una nota della Corte d’Appello di Cagliari – ha attribuito il seggio sulla base dei criteri indicati dal Consiglio di Stato nella sentenza del luglio 2015.
L’eutanasia di una Fiera…
CAGLIARI CITTA’ CAPITALE sulle vicende della Fiera di Cagliari
di Roberto Mirasola
Dopo 68 anni dalla prima edizione della Campionaria, si potrebbe dire che assistiamo all’eutanasia di una Fiera. Mentre si susseguono le determinazioni del Commissario straordinario per la definitiva liquidazione dell’Azienda Speciale della Camera di Commercio (l’ultima è quella del 13 aprile, n. 28, pubblicata sul sito camerale) assistiamo sconcertati al silenzio tombale delle Istituzioni, della Regione e del Comune di Cagliari in primis, nonchè delle Associazioni di categoria. Ci chiediamo in particolare come queste ultime non prendano in mano la situazione, chiedendo alla Commissaria di chiudere il suo mandato con la trasmissione al presidente Pigliaru degli atti necessari per la ricostituzione del Consiglio camerale, così come prevede l’ordinamento. Nel caso vi siano problemi per la costituzione del Consiglio e sia necessario disporre di ulteriore tempo, il Commissario deve darne giustificazione e richiedere formalmente al presidente della Giunta una proroga del suo incarico. Non si può andare avanti nell’attuale situazione di indecisione che crediamo metta in luce profili di illegittimità.
In questo momento rinnoviamo le nostre perplessità riguardo all’effettiva possibilità che si celebri la manifestazione fieristica di aprile/maggio e confermiamo le nostre preoccupazioni per i posti di lavoro che si rischiano di perdere.
Cagliari Città Capitale in ogni caso non si renderà complice della creazione di situazioni che dalle ceneri della Fiera assecondino appetiti speculativi sulle aree che attualmente la ospitano.
Determinazione n. 20 del 13 aprile 2016
Oggetto: Liquidazione dell’Azienda speciale Fiera Internazionale della Sardegna. Indirizzi operativi e istituzione di una struttura organizzativa temporanea.
Il Commissario Straordinario…
Parliamo di spopolamento e dintorni… dati alla mano (seconda parte)
Comuni in crescita o in calo demografico (2001-2014)
II. Province di Nuoro, Olbia-Tempio, Oristano e Sassari
a cura di Gonario Francesco Sedda
Dopo la pubblicazione delle tabelle riguardanti le Province di Cagliari, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra (Aladinews 13 aprile 2016) seguono quelle per le Province di Nuoro, Olbia-Tempio, Oristano e Sassari. Altre due tabelle hanno carattere riepilogativo.
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