Monthly Archives: aprile 2016
Iniziativa dell’associazione Stampaxi sul perché l’Opera lirica non è proprietà dei ricchi
Tra il serio e il faceto ne ha parlato oggi José María Miranda Boto
L’Opera Lirica è solo per i ricchi… ed altre sciocchezze del genere
Gianni Loy
presenta
José María Miranda Boto
professore nell’Università di Santiago de Compostela
Segretario dell’Associazione “Amici dell’Opera di Santiago de Compostela”
che intratterrà l’uditorio sul tema:
L’Opera Lirica è solo per i ricchi…
ed altre sciocchezze del genere.
L’evento è programmato per oggi sabato 23 aprile 2016, alle ore 18.30, nei locali della neo costituita Associazione culturale “STAMPAXI”, in via Azuni n. 46.
L’ingresso è libero. Si consiglia di segnalare la partecipazione sulla pagina fb dell’evento.
Come difendere le Istituzioni dai criminali? Innazitutto allargando le rappresentanze democratiche. Esattamente in direzione contraria rispetto alle attuali leggi elettorali.
Satta non giura, ma quanti Satta ci sono nelle istituzioni?
Democraziaoggi
Se c’è una curiosità nel caso di Giovanni Satta, il consigliere regionale dell’Uds in carcere per associazione a delinquere e traffico internazionale di stupefacenti, non è ch’egli venga sospeso. E non solo perché non può giurare in aula, ma perché per tutti i dipendenti pubblici e per le persone che svolgono funzioni pubbliche l’arresto comporta la sospensione automatica, vincolata. Il motivo? Molto semplice: non possono svolgere le loro funzioni dal carcere. Basta la disciplina generale. Non c’è bisogno si scomodare la legge Severino, come ha fatto la prefettura di Cagliari. Anche se una procedura particolare può trovare giustificazione nel particolare status del consigliere regionale, che è componente – non lo si dimentichi – di un organo legislativo, ossia di un parlamento, quali i Consigli regionali sono, anche se tutti se ne sono scordati, primi fra tutti i Consigli regionali stessi.
Si legge sui giornali che, in attesa della (scontata) decisione di Palazzo Chigi sulla sospensione, Satta incasserà lo stesso il 70 per cento dello stipendio base. Ma della correttezza di questa soluzione si può dubitare assai: prima del giuramento il Satta non è componente del Consiglio, non è in carica, per cui non ha giustificazion ch’egli percepisca, a tale titolo, un emolumento, foss’anche ridotto.
Ma tutto questo ha una sua disciplina e non desta interesse, sono questioni per legulei. Ciò che invece colpisce è che ormai sempre più frequentemente eletti alle assemblee rappresentative sono coinvolti in fatti criminosi commessi non nell’esercizio delle proprie funzioni, come nei ben noti abusi d’ufficio, ma prima o a prescindere dall’elezione. Gli eletti spesso fanno parte di vere e proprie associazioni criminali che spacciano, fanno traffici illeciti, rapinano e truccano appalti, su su fino a guidare la mano di ministri nel redigere emendamenti e articoli di legge. Talora i protagonisti delle diverse bande si conoscono e si toccano. L’assalto ai furgoni portavalori con a capo il vicesindaco di Villagrande fa il paio con l’organizzazione degli appalti truccati, per la conoscenza reciproca – almeno stando ai giornali – dei promotori di queste organizzazioni del crimine.
Forse non è azzardato concludere che spesso, non siamo in presenza di eletti che per caso delinquono nell’esercizio del potere, ma di delinquenti e bande che assaltano le istituzioni, che se ne impossessano, rientrando la conquista di ruoli pubblici nella loro strategia criminale complessiva. Quindi le liste hanno a loro base non semplici consorterie locali, ma vere e proprie organizzazioni malavitose.
Questa considerazione pone molti quesiti, primo fra tutti quello sulla qualità della c.d. governance prodotta dalle leggi elettorali ipermaggioritarie. Non è che questi strumenti, comprimendo fino ad annullarla la rappresentanza, finiscano non solo per favorire la formazione o la perpetuazione di oligarchie autoreferenziali (la casta), ma addirittura la formazione di gruppi di potere criminali? Viene in mente il modello mafioso, anche se, nella mafia classica, le istituzioni venivano asservite tramite la corruzione degli amministratori, mentre qui gli amministratori sono i diretti protagonisti dei fenomeni criminali.
Di fronte a tutto questo, forse, i pallettoni ai sindaci sono un fatto di minore gravità, se non fosse che i fenomeni si saldano in una base comune. Gli uni e gli altri sono il frutto dell’avvizzimento della democrazia locale, delle leggi truffaldine che hanno ucciso la rappresentanza e il protagonismo delle comunità. Si cerca il rimedio nelle telecamere, e scopriremo fra non molto anche lì affari e malaffari. Si dimentica che il controllo vero non è quello del televideo, ma quello democratico, che si esercita anzitutto nelle istituzioni, se esse sono veramente rappresentative. Ma per far questo ci vuole un radicale ripensamento ed una inversione di rotta rispetto alla sciagurata corsa a leggi elettorali che non rinforzano maggioranze esistenti, ma trasformano infime minoranze in maggioranze bulgare. Nei Comuni come alla Regione, come a Roma governano oligarchie espressione di cerchie ristrette, talora, come dice la cronaca, che ha il suo nucleo in bande criminali organizzate, altre, come nel caso di Renzi, in gruppi neanche eletti.
Vogliamo iniziare la bonifica dalle leggi elettorali?
Venerdì 22 aprile 2016
Nostalgie di regime?
Iniziativa del Dirigente Scolastico del Liceo Alberti di Cagliari
Oggetto: Seminario sul “Natale di Roma – 21 aprile 753 a.C.”, incontro con il Prof. Raimondo
Zucca.
Venerdì 22 aprile p.v., presso l’aula magna della sede di Via Ravenna, dalle ore 08:30 alle ore 10:20, gli alunni delle classi in indirizzo parteciperanno al seminario di cui all’oggetto alla presenza del Dirigente dell’A.S.T. della Provincia di Cagliari, Dott. Luca Cancelliere.
(…)
Il Dirigente Scolastico Ing. Raffaele Rossi
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Le preoccupazioni e lo sconcerto dei docenti
Comunicato stampa
I docenti del Liceo Alberti firmatari del presente documento, si dissociano nettamente dalla unilaterale e sconcertante decisione del Dirigente Scolastico di organizzare presso la scuola una conferenza sul tema del “Natale di Roma”, argomento nel quale è impossibile non rintracciare una oggettiva valenza apologetica in direzione di un passato in contrasto con i principi fondanti della nostra Repubblica.
f.to
Anna Maria Cau, Caterina Guiso, Emma Calabresu, Francesca Toxiri, Francesco Palacios, Gigi Monello, Giusi Milia, Guglielmo Massidda, Marcello Mariani, Nicoletta Sanna, Rita Denti, Rosanna D’Alessandro, Valentina Begliutti, Laura Todde, Mauro Pili, Emanuela Saba, Francesco Spanu, Enza Bucca, Annamaria Dessalvi, Gianni Marilotti, Patrizia Marini, Maria Antonietta Pirastu.
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Oggi al Liceo Alberti in via Ravenna ci sarà Luca Cancelliere, direttore Ufficio sc. provinciale
- http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/84549
- http://www.ereticamente.net/2015/10/corsica-e-italia-2-parte-luca-cancelliere.html
E la Fiera va… Dove arriverà, questo non si sa…
- Cagliari, la Fiera moribonda fa ancora pagare il biglietto – Il servizio su Casteddu on line.
- Via alla Fiera, quest’anno teatro e musica. Addio biglietti omaggio – Su Cagliari Pad.
- Fiera, “Vogliamo salvare i posti di lavoro”. Su Cagliari Pad.
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E’ un fatto arcinoto che molti professori universitari siano convinti di possedere competenze su quasi tutto lo scibile umano, quando invece le possiedono per una parte molto piccola di esso, precisamente con riferimento alla loro disciplina. Calandoci sul concreto, il curriculum della prof.ssa Paola Piras, esemplare per la sua competenza accademica, non da alcun affidamento circa le capacità di gestione dell’esistente della Fiera e, soprattutto, per quanto riguarda un suo rilancio. Al riguardo non crediamo che lei possa contare su una “intendenza che seguirà”. La vediamo sostanzialmente sola. Insomma “l’uomo solo al comando”, più precisamente “la donna sola al comando”. Quanto autorizza la “cronaca di un fallimento annunciato”. Non vogliamo evidentemente attribuire alla prof.ssa Piras colpe non sue, anzi in qualche modo si sta facendo carico di responsabilità che dovrebbero gravare su altri, ma noi, interpretando la posizione di molti altri, vogliamo ribadire ancora una volta: per la Fiera occorre un management adeguato, formato cioè da persone in grado di gestire con professionalità, efficacia ed efficienza una Fiera. – segue -
Sa die de sa Sardigna e la classe politica sarda
di Franco Meloni
Si, d’accordo, il dipinto di Filippo Figari che ci piace riprorre (sotto) è molto retorico. Ma rende bene il concetto di “Sardegna industre” o “Sardegna laboriosa” che con tanta efficacia ha esplicato Raimondo Carta Raspi. Come un tempo per quanto riguarda la funzione didattico-pedagogica di molte raffigurazioni medioevali (e non solo) il dipinto di Figari ha la capacità di rappresentare visivamente un “programma politico” della e per la Sardegna. Purtroppo oggi non disponiamo di una classe dirigente sarda in grado di proporre questo programma. E come potrebbe se l’attuale classe politica al governo della regione – parte fondamentale della più ampia classe dirigente, peraltro non dissimile in tante sue componenti – è quella che ci descrive Alessandro Mongili nell’articolo su Sardegnaoprattutto (che riproponiamo come nostro editoriale)? “Sono quelli che pensano che sia meglio imparare l’inglese invece (perché poi “invece”, dovrei proprio capirlo…) del sardo, che deve sparire perché è grezzo, che si esaltano se qualche oscura agenzia di rating non sarda li premia, in genere per cosucce di poco peso, che chiudono le scuole nei piccoli paesi ma montano sistemi di videosorveglianza, che fanno scappare le low cost senza farci caso, e che vorrebbero tanto essere nati altrove”. Che tristezza! Si dirà: esagerati, Alessandro e voi che gli date ragione! E invece, salvo le dovute eccezioni, è proprio così. Ne volete una piccola prova? Guardate come stanno trattando la festa dei sardi, Sa die de Sardigna. Sarebbero contenti che non fosse mai stata istituita. E siccome non la possono ignorare perchè è legge della Regione, ne hanno fatto un adempimento senza anima e privo di qualsiasi capacità mobilitatrice di entusiasmo e amor patrio (per la nostra patria Sardegna). Leggete il programma (istituzionale) di quest’anno: lo hanno dedicato agli immigrati. Una questione che ci riguarda, ma perchè utilizzarla per togliere spazio alla festa dei sardi? La verità è che a questa festa, loro, gli amministratori regionali, vogliono togliere qualsiasi potenziale eversivo, paventando che mostri agli occhi di tutti la loro carenza di sardità, a cui peraltro essi poco tengono e che solleciti pericolose spinte indipendentiste o financo autonomiste, visto che anche l’autonomia vogliono distruggere. Cercate nel sito web della Regione altre tracce della festa, digitate “Sa die de sa Sardigna” o “Sa die de sa Sardinia” o, semplicemente “Sa die” nel relativo “motore di ricerca”. Troverete solo iniziative datate. Che fastidio! Ma almeno mostreranno tempi migliori degli attuali. E, allora, ci chiediamo: possiamo ulteriormente tollerare questa situazione? Crediamo proprio di no! Infatti ci battiamo per contrastarla, soprattutto sul piano dell’iniziativa intellettuale, della critica e della proposta politica. Per quanto riguarda Sa die, meno male che fioriscono iniziative spontanee, come quelle organizzate dal Comitato che fa capo alla Fondazione Sardinia e tante altre, specie promosse dalle associazioni dei sardi fuori Sardegna.
Dipinto di Filippo Figari, Sardegna Industre, 1925, olio su tela, aula magna dell’Università di Cagliari (Università della Sardegna).
Sardegna Industre simboleggia “il benessere che reca lo studio delle scienze in pro dell’agricoltura e dell’industria della Sardegna. In primo piano, a sinistra un gruppo di donne in costume che significano la prosperità della terra e proteggono la nuova generazione; a destra, lavoratori della terra, del mare, delle officine; al centro la Sardegna Universitaria che regge la bandiera sarda dei quattro mori, ed ha a sinistra l’abbondanza e a destra l’Industria che frena i cavalli” (R. Carta Raspi, 1929).
Sostiene Pigliaru: « … Hanno vinto il “buon senso e la concretezza”, le “risposte ragionevoli”. Ha perso chi è schiavo di “ideologismi astratti”». Tradotto, il domani che doveva cominciare è uno ieri continuo. Non montiamoci la testa, il modello di “sviluppo” (in realtà, di distruzione della Sardegna) impostato negli anni della Rinascita non cambierà. La transizione sarà dolce e nel frattempo saremo tutti morti
Politica come un campionato
di Alessandro Mongili*
Ho vinto, e avete perso. Altrimenti, porto via la palla. Le orrende dichiarazioni del Presidente del Consiglio subito dopo la chiusura delle urne, domenica scorsa, ci riportano alla situazione che viviamo, e in modo brutale. Quello che è successo domenica scorsa in Sardegna e in Italia deve farci riflettere. Un referendum anodino, convocato da una parte della classe politica per opporsi alla lobby del petrolio è stato neutralizzato dall’astensione, richiesta a gran voce dalle massime cariche dello Stato. Un movimento spontaneo ha visto in questa occasione (che avrebbe potuto riguardare probabilmente anche il divieto di mangiare gli spaghetti usando un cucchiaio) la possibilità di aprire una breccia nel regime renziano in cui ci troviamo a vivacchiare.
Non esisteva praticamente alcun collegamento fra chi ha organizzato il referendum, cioè una parte del PD e altre forze politiche molto establishment, e gli elettori che sono accorsi a votare contro Renzi, contro Pigliaru, contro il nostro grottesco presente e la zerità dei nostri politici. I promotori hanno chiesto i referendum all’interno di uno scontro tutto interno alla classe politica, e la società civile si è impossessata di questo scontro prescindendo dalle ragioni e dagli scopi di chi l’ha indetto. Lo stesso tema della consultazione è diventato secondario ed è stato tradotto e assorbito da un generico spirito ecologista che si è mostrato incapace di creare consenso, anche per il carattere spesso ideologico e astratto di quel movimento.
Il terribile Presidente Renzi, ipnotizzato dalla dimensione del “campo di calcio” in cui solo i giocatori sono importanti, e la gente sta sugli spalti, se l’è presa in modo comico contro l’allenatore della squadra avversaria, un politico pugliese, dimenticando tutto il resto. Eppure, 1/3 del Paese non è poco. Peccato che non abbia una rappresentanza in grado di trasformarlo in un dato politico che possa liberarci dalla sgangherata compagine che ci governa, sia a Roma che a Cagliari.
In Sardegna è facile scorgere, al di là delle aree della nostra terra in cui è stata forte la mobilitazione contro le trivelle (l’Arborea), un moto di ripulsa contro il comportamento del Presidente della Regione. Egli è intervenuto in modo ripetuto. Prima ha rilasciato una confusa dichiarazione su Facebook, che in sintesi è stato necessario tradurre in italiano corrente. In essa l’economista sassarese si è allineato all’ordine renziano, anzi no (alla fine è andato a votare No). Il vicepresidente Paci, anima della Giunta, ha invece espresso un allineamento totale al Capo. Peccato che la Sardegna fosse promotrice del Referendum.
Ma, in fondo, chi se ne frega della Sardegna, giusto? In seguito se l’è cantata e se l’è suonata in una sterminata intervista su L’Unione Sarda, da cui abbiamo capito che viviamo nel migliore dei mondi possibili, grazie naturalmente a questa agGiunta. In fondo ci sono alcuni problemucci, come ad esempio lo scardinamento del già fatiscente regime della mobilità aerea a favore di un ritorno agli anni ’90, o la disoccupazione giovanile, o l’assenza di una politica di sviluppo, o l’attacco definitivo al nostro patrimonio culturale, in particolare quello linguistico, con la speranza di estinguerlo. Però, nulla che le misure in studio nelle segrete stanze dell’agGiunta non possano affrontare e risolvere.
Infine, dopo l’esito del Referendum e l’intervento dell’Amato Leader in diretta tv, ci ha offerto la chiave del pensiero politico pigliaresco come un dono che non ci aspettavamo. Hanno vinto, ha dichiarato il nostro Presidente, il “buon senso e la concretezza”, le “risposte ragionevoli”. Ha perso chi è schiavo di “ideologismi astratti”. Tradotto, il domani che doveva cominciare è uno ieri continuo. Non montiamoci la testa, il modello di “sviluppo” (in realtà, di distruzione della Sardegna) impostato negli anni della Rinascita non cambierà. La transizione sarà dolce e nel frattempo saremo tutti morti.
In questo, Pigliaru si mostra come il vero leader della conservazione. Dietro di lui una consistente fascia di elettori sardi, in piena legittimità, non vuole cambiare gli assetti principali del sistema che ha modernizzato la Sardegna, quasi annichilendola. Sono gli stessi che pensano che tutto questo sia perfino ragionevole, abbia senso, e sono coloro che si sono accodati alle indicazioni renziane di astensione, che credono che non si possa far altro che salvare tutte le Alcoe del mondo con i soldi pubblici, svendere le proprietà regionali e finanziare l’emigrazione.
Sono quelli che pensano che sia meglio imparare l’inglese invece (perché poi “invece”, dovrei proprio capirlo…) del sardo, che deve sparire perché è grezzo, che si esaltano se qualche oscura agenzia di rating non sarda li premia, in genere per cosucce di poco peso, che chiudono le scuole nei piccoli paesi ma montano sistemi di videosorveglianza, che fanno scappare le low cost senza farci caso, e che vorrebbero tanto essere nati altrove.
Loro sono Pigliaru, e Pigliaru è loro. E sono, sinora, la maggioranza.
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*By sardegnasoprattutto/ 21 aprile 2016/ Società & Politica/
Oggi giovedì 21 aprile 2016 Arregordarì
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SCIENZA E FANTASCIENZA TRA CONOSCENZA INQUIETUDINE E MERAVIGLIA
Marte e l’abitabilità dei mondi, quando l’immaginazione scientifica sposa la fantascienza.
OGGI alle ore 18 alla BIBLIOTECA LUSSU di MONTE CLARO.