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Appello di cittadini cagliaritani per una coalizione unitaria in alternativa ai poli di centro destra e di centro sinistra alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Cagliari. Ecco un buon programma di base per costruire l’alternativa
Al candidato sindaco della Coalizione Cagliari Città Capitale Enrico Lobina,
Al candidato sindaco della Lista La Quinta A Paolo Matta
Al candidato sindaco della Coalizione Insieme onestamente per Cagliari Paolo Casu
Alla candidata sindaco del Movimento 5 stelle Antonietta Martinez
Cari amici,
con l’avvicinarsi della prossima scadenza elettorale, il quadro è ormai chiaro. Gli schieramenti che fanno riferimento a Zedda ed a Massidda hanno finito per attrarre formazioni minori che, come spesso capita, hanno l‘ambizione di schierarsi con un possibile vincitore. Il movimento 5 stelle, dal canto suo, ha deciso di essere presente con una propria lista in solitaria. Nel prenderne atto, non rinunciamo a chiedere, anche a questi amici, di riflettere sul significato politico, potenzialmente vincente, di un’unica “terza forza” caparbia ed unita.
Il quadro attuale, essenzialmente caratterizzato da tatticismi, lascia in ombra soprattutto la politica e non offre alcuna risposta a quanti individuano il principale bisogno della città nella partecipazione dei cittadini e nella loro capacità di rispondere alle necessità, sostanziali e non solo estetiche, della civitas.
Sono molti gli scontenti, quelli che tanto non c’è niente da fare, quelli che magari saltiamo un turno, quelli che continueranno a tapparsi il naso, quelli che si organizzano per riprovare.
In quest’ultima categoria rientrano le proposte, in principio condivisibili, che hanno portato alla indicazione, da parte vostra, di un candidato sindaco sostenuto da liste ispirate proprio alla partecipazione.
Iniziative cha hanno il merito di animare e tentare di riempire di contenuti una campagna per molti versi disarmante, riempendola di contenuti ispirati alla partecipazione ed all’autogoverno.
Queste azioni politiche, tuttavia, non crediamo possano raggiungere una significativa forza di attrazione, se non dimostrano di possedere una forte capacità di dialogo, di sintesi, di unione, che consenta la formazione di un’unica coalizione. Un’unica coalizione che sia in grado di esprimere un unico candidato/a sindaco, pur mantenendo e valorizzando le leadership sinora maturate.
Siamo certi, del resto, che le vostre aggregazioni, ove se ne presentassero le condizioni, troverebbero un solido accordo per un comune programma di governo. Se così non fosse, non avremmo neppure motivo di proporre questo appello.
Perché, quindi, non esprimere sin d’ora questa capacità di sintesi, all’interno di una proposta capace di attrarre anche tanti di quei possibili elettori tra i quali prevalgono la delusione o la rassegnazione? Perché non considerare il valore aggiunto che potrebbe derivare da una scelta, saggia e coraggiosa, in grado di dare un diverso senso alla imminente campagna elettorale? Perché non offrire un’alternativa di riaggregazione anche ai tanti militanti dell’area sardista ed identitaria rimasti evidentemente delusi dalle scelte del Partito Sardo d’Azione?
Sicuri di interpretare l’aspettativa di tanti elettori che troverebbero in questa scelta occasione di rinnovata fiducia ed impegno per il futuro, vi chiediamo di presentarvi alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Cagliari all’interno di un’unica coalizione con un unico candidato sindaco.
Crediamo, anzi, che abbiate il dovere di farlo. Sia per consentire a tutti di partecipare in pieno alla campagna elettorale, di non restarne ai margini, sia perché sarebbe ben poca cosa, da parte vostra, chiedere ai tanti che la pensano come noi semplicemente di scegliere una tra le coalizioni di cui siete candidati sindaci.
Cagliari, 1° aprile 2016
Promotori dell’appello e primi firmatari
- Mario Argiolas, editore
- Fernando Codonesu, ingegnere libero professionista
- Gianni Loy, docente universitario
- Franco Meloni, giornalista pubblicista
- Roberto Paracchini, giornalista scientifico
- Gisella Trincas, impegnata nel campo dei diritti umani
- Claudia Zuncheddu, medico.
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L’appello è stato pubblicato da:
- Cagliari Pad.
- Democraziaoggi.
- Vitobiolchini blog.
- il manifesto sardo.
- Sardegna Soprattutto.
- Alguer.it.
- SassariNews.
- Olbia 24.
- Make Me Feed.
- OristanoNews.
- Sardanews.it..
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PRECEDENTI (su Aladinews del 2 febbraio 2016)
Elezioni a Cagliari. Ecco un buon programma di base per costruire l’alternativa
CAGLIARI: PER COSTRUIRE L’ALTERNATIVA
1. Nell’imminenza delle prossime elezioni comunali, è legittima, opportuna, ed anzi auspicabile qualsiasi iniziativa capace di proporre contenuti di governo, tanto più se ispirata ad istanze di partecipazione diretta dei cittadini ed alla soddisfazione dei loro bisogni.
2. Tale partecipazione può ben esprimersi mediante la presentazione di programmi e di liste di candidati. Un pluralismo di proposte è connaturato ai differenti bisogni, alle differenti sensibilità ed alle differenti ispirazioni ideologiche dei movimenti o partiti che si riconoscono in questa prospettiva.
3. Il sistema elettorale e la dinamica stessa della consultazione penalizzano i movimenti che si muovono al di fuori del sistema dei grandi partiti o delle loro aggregazioni. In particolare, certamene esclude dalla rappresentanza le liste che non raggiungano un buon risultato elettorale ed impedisce l’utilizzazione dei resti.
4. In presenza di un accordo sui principi ispiratori di fondo, e sul rispetto reciproco, è possibile, ed auspicabile, che queste istanze, pur mantenendo l’assoluta autonomia, sperimentino la possibilità di presentare un raggruppamento unitario che le contenga.
5. Ciò, praticamente, significa la presentazione di una coalizione con un candidato sindaco comune alle liste che la compongono.
6. Il vantaggio, dal punto di vista tecnico è evidente. Significherà che tutti i voti espressi dalle liste che la compongono saranno utilizzabili e che anche le liste che non raggiungano il quoziente possano aspirare ad avere almeno una rappresentanza minima sulla base dei resti ottenuti.
7. L’eventuale costituzione di una coalizione comporta la condivisone di principi e l’impegno al rispetto di alcune regole.
8. Quanto al primo aspetto, dovrà esser chiaro, pima di tutto, che la costituzione di una coalizione non richiede la elaborazione di un programma comune. Ciascuna delle liste potrà elaborare liberamente il proprio programma, scegliere le proprie priorità e proporsi così, con la propria identità, agli elettori.
9. Ai partecipanti alla coalizione, tuttavia, sono richiesti la condivisione di principi comuni, il rispetto delle specificità programmatiche espresse dalle altre componenti e l’assenza di punti programmatici tra di essi incompatibili
10. Quanto al secondo aspetto, dovranno convenirsi: a) la scelta di un nome comune per la coalizione, secondo le regole indicate dalla legge elettorale; b) l’individuazione di un candidato sindaco individuato di comune accordo o mediante lo strumento delle primarie; c) la costituzione di un gruppo ristretto di rappresentanti in grado di elaborare il contenuto comune della coalizione e governare agevolmente il processo che porta alla sua costituzione.
Si tratta, come si vede di indicazioni di carattere tecnico.
Dal punto di vista politico, si tratta di una proposta di largo respiro. Il dialogo tra componenti che, pur nella loro diversità, riconoscono tra i propri principi una forte ispirazione alla partecipazione dei cittadini e l’affermazione del diritto all’autogoverno non può esaurirsi nella partecipazione alla competizione elettorale di Cagliari, ma deve intendersi come il contributo all’apertura di una più ampia fase “costituente” che abbia l’ambizione di preparare, attraverso un percorso di riflessione e di proposizione, un più vasto rinnovamento della politica in Sardegna, anche in prospettiva delle future consultazioni in ambito regionale.
Ciò dando atto di come il modello organizzativo dei partiti, oggi in evidente crisi, anche in Sardegna, non solo appare inadeguato a rispondere ai bisogni espressi dai primi titolari del potere democratico, i cittadini, ma presenti anche pericolosi fenomeni di involuzione.
La convergenza deve riguardare, evidentemente, i principi ispiratori. Tuttavia, da essi devono potersi trarre le linee generali di convergenza sui punti programmatici autonomamente sviluppati da ciascuna delle forze che partecipano alla coalizione.
I 4 grandi temi.
LA DIGNITA’
Finalità della politica è prima di tutto il rispetto della dignità della persona umana. Ogni persona è portatrice di una inalienabile dignità che si manifesta nei diversi cicli di vita, a seconda della età, del sesso e delle condizioni personali di ciascuno.
La dignità non è retorica affermazione ideale, bensì fondamento di specifici diritti della persona ad aver garantite condizioni di vita adeguata, significa il diritto al lavoro, ad un ambiente salubre, all’assistenza in caso di necessità …
L’amministrazione pubblica è debitrice del rispetto di tali diritti e deve informare la propria azione al loro soddisfacimento.
Ciò comporta, tra l’altro, che la erogazione dei servizi fondamentali della persona, come la salute, l’acqua, i trasporti, l’istruzione …. non può essere delegata al mercato ed ai suoi movimenti speculativi, bensì garantita direttamente dall’Amministrazione pubblica.
LA PARTECIPAZIONE
Le attuali regole democratiche prevedono l’istituto della delega dei poteri, che originariamente appartiene al popolo, alle istituzioni che rappresentato i cittadini. Ciò tuttavia, non può e non deve significare cessione definitiva del diritto dei cittadini a partecipare della cosa pubblica. Partecipare significa, prima di tutto riaffermare il diritto all’autodeterminazione. I cittadini, anche, ma non solo, attraverso le istituzioni alle quali affidano l’amministrazione, conservano il diritto di decidere della propria appartenenza. Nonostante l’Amministrazione comunale non sia una sede deliberativa per molti dei diversi assetti istituzionali, tuttavia, con la sua sua azione, partecipa ad un processo di affermazione dell’autonomia. La partecipazione implica il diritto dei cittadini ad essere consultati nel momento delle scelte fondamentali che riguardano la vita della città. Implica il diritto alla creazione di organismi intermedi che consentano l’espressione della volontà popolare e, in taluni casi a realizzare forme di autogoverno compatibili con l’interesse collettivo che riguardino specifiche collettività territoriali o fondate su interessi comuni. Implica pertanto la disponibilità di strumenti (anche attraverso normazioni e pratiche innovative della sperimentata “democrazia partecipativa”), e strutture/spazi partecipativi, promossi e tutelati dall’amministrazione pubblica, che contribuiscono a renderla effettiva.
L’APPARTENENZA. SALVAGUARDIA DELLE PROPRIE CULTURE
La città, il suo territorio, la sua cultura, la sua aria, il suo mare, le sue strade, i suoi commerci appartengono ai suoi cittadini. La città evolve e si modifica, per un verso, per incontrollabili fenomeni esterni, di carattere economico, sociale, istituzionale, ma, per altro verso, come conseguenza delle scelte operate dai suoi amministratori.
Queste scelte, in grado di modificare le sembianze materiali ed immateriali della città, sono operate dai suoi amministratori. L’azione di governo della città deve essere effettuata in nome e per rispondere agli interessi dei propri cittadini e di chi la abita.
Poiché la città appartiene ai suoi cittadini, dovrà essere governata per rispondere al meglio alle loro aspirazioni collettive. Una città dove siano garantiti prima di tutto gli elementi fondamentali del vivere civile, a partire dalla qualità dell’aria, dell’igiene, della mobilità, l’istruzione, la salvaguardia della propria cultura, intese anche come volano per la creazione di opportunità che favoriscano l’attività economica ed il lavoro. Dovrà sempre essere chiaro che le politiche dell’Amministrazione dovranno sempre essere finalizzate alla edificazione non di una città da “vendere”, ma di una città da abitare.
LA SOLIDARIETA’
La città potrà vivere e svilupparsi solo se avrà capacità di aprirsi e di mostrare segni di solidarietà. Solidarietà interna, con i soggetti più deboli che richiedono maggiori attenzione e maggiori risorse nelle politiche sociali. Solidarietà territoriale, perché la città si apre all’area vasta e con essa condivide l’esigenza di fornire servizi adeguati che, non di rado, non possono essere forniti senza una forte collaborazione. Solidarietà con i nuovi cittadini, sia che arrivino dai paesi vicini che da altri Paesi, il cui contributo alla crescita, economica e culturale, della comunità è talora misconosciuto eppure essenziale e ricco di potenzialità, se ben governato e non lasciato a uno spontaneismo irresponsabile.
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Si tratta, sia ben chiaro, della proposta di temi di discussione volti a verificare se esista uno zoccolo comune sul quale costruire i programmi più dettagliati di ciascuna forza, e se, vi sia un accordo, anche metodologico, che possa portare alla costruzione di una coalizione che non sia soltanto una contingenza, ma un’apertura verso il futuro.
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Documentazione: le lotte sociali degli anni 70
Gulp Controinformazione di Politica e Cultura, 1972. Anno VI N. 4-5 giugno 1972.
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[segue]
Succede a Stampace
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- Intanto muove i primi passi l’Associazione culturale Stampaxi
Appello di cittadini cagliaritani per una coalizione unitaria in alternativa ai poli di centro destra e di centro sinistra alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Cagliari.
Al candidato sindaco della Coalizione Cagliari Città Capitale Enrico Lobina,
Al candidato sindaco della Lista La Quinta A Paolo Matta
Al candidato sindaco della Coalizione Insieme onestamente per Cagliari Paolo Casu
Alla candidata sindaco del Movimento 5 stelle Antonietta Martinez
Cari amici,
con l’avvicinarsi della prossima scadenza elettorale, il quadro è ormai chiaro. Gli schieramenti che fanno riferimento a Zedda ed a Massidda hanno finito per attrarre formazioni minori che, come spesso capita, hanno l‘ambizione di schierarsi con un possibile vincitore. Il movimento 5 stelle, dal canto suo, ha deciso di essere presente con una propria lista in solitaria. Nel prenderne atto, non rinunciamo a chiedere, anche a questi amici, di riflettere sul significato politico, potenzialmente vincente, di un’unica “terza forza” caparbia ed unita.
Il quadro attuale, essenzialmente caratterizzato da tatticismi, lascia in ombra soprattutto la politica e non offre alcuna risposta a quanti individuano il principale bisogno della città nella partecipazione dei cittadini e nella loro capacità di rispondere alle necessità, sostanziali e non solo estetiche, della civitas.
Sono molti gli scontenti, quelli che tanto non c’è niente da fare, quelli che magari saltiamo un turno, quelli che continueranno a tapparsi il naso, quelli che si organizzano per riprovare.
In quest’ultima categoria rientrano le proposte, in principio condivisibili, che hanno portato alla indicazione, da parte vostra, di un candidato sindaco sostenuto da liste ispirate proprio alla partecipazione.
Iniziative cha hanno il merito di animare e tentare di riempire di contenuti una campagna per molti versi disarmante, riempendola di contenuti ispirati alla partecipazione ed all’autogoverno.
Queste azioni politiche, tuttavia, non crediamo possano raggiungere una significativa forza di attrazione, se non dimostrano di possedere una forte capacità di dialogo, di sintesi, di unione, che consenta la formazione di un’unica coalizione. Un’unica coalizione che sia in grado di esprimere un unico candidato/a sindaco, pur mantenendo e valorizzando le leadership sinora maturate.
Siamo certi, del resto, che le vostre aggregazioni, ove se ne presentassero le condizioni, troverebbero un solido accordo per un comune programma di governo. Se così non fosse, non avremmo neppure motivo di proporre questo appello.
Perché, quindi, non esprimere sin d’ora questa capacità di sintesi, all’interno di una proposta capace di attrarre anche tanti di quei possibili elettori tra i quali prevalgono la delusione o la rassegnazione? Perché non considerare il valore aggiunto che potrebbe derivare da una scelta, saggia e coraggiosa, in grado di dare un diverso senso alla imminente campagna elettorale? Perché non offrire un’alternativa di riaggregazione anche ai tanti militanti dell’area sardista ed identitaria rimasti evidentemente delusi dalle scelte del Partito Sardo d’Azione?
Sicuri di interpretare l’aspettativa di tanti elettori che troverebbero in questa scelta occasione di rinnovata fiducia ed impegno per il futuro, vi chiediamo di presentarvi alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Cagliari all’interno di un’unica coalizione con un unico candidato sindaco.
Crediamo, anzi, che abbiate il dovere di farlo. Sia per consentire a tutti di partecipare in pieno alla campagna elettorale, di non restarne ai margini, sia perché sarebbe ben poca cosa, da parte vostra, chiedere ai tanti che la pensano come noi semplicemente di scegliere una tra le coalizioni di cui siete candidati sindaci.
Promotori dell’appello e primi firmatari
- Mario Argiolas, editore
- Fernando Codonesu, ingegnere libero professionista
- Gianni Loy, docente universitario
- Franco Meloni, giornalista pubblicista
- Roberto Paracchini, giornalista scientifico
- Gisella Trincas, impegnata nel campo dei diritti umani
- Claudia Zuncheddu, medico.
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Verso le elezioni comunali di Cagliari
Il cinismo dello slogan “ora tocca a noi” che cinque anni fa scuoteva Cagliari
di Claudia Zuncheddu*
Nella storia sarda Cagliari, pur essendo uno dei Giudicati, è stata la capitale di chi di volta in volta ha dominato la Sardegna e l’ha incoronata come tale. La città è stata nei secoli estranea e spesso antagonista agli interessi e alle aspettative dei sardi che là non vi abitavano, addirittura in molti casi consumava e parassitava le stesse risorse economiche dei territori limitrofi. Il ruolo di roccaforte militare e di centro del potere politico prevale su tutti gli altri aspetti fino alla fine dell’800, quando incomincia a farsi strada la prima borghesia mercantile che in alcuni casi, ancora oggi, gestisce parte dei flussi economici della città.
Il ruolo di Cagliari Capitale, che è tutto da ridiscutere e riempire di nuovi contenuti, ridefinendo il rapporto tra le città, le campagne e il resto dei territori sardi, acquista un’ulteriore valenza quando la città diventa la sede della Regione Autonoma della Sardegna e dei suoi Uffici amministrativi. Questo dato, anche da un punto di vista delle politiche urbanistiche, dei trasporti e della stessa viabilità e vita quotidiana dei cittadini, condiziona il tessuto produttivo, sociale ed economico della città, nonché la sua stessa espansione visto che, in questi ultimi decenni con il crearsi di nuove autonomie comunali, lo stesso territorio cagliaritano è venuto a mancare. Cagliari vive la contraddizione di essere una città al servizio e con i servizi pubblici per tutta la Sardegna e nello stesso tempo è priva dei servizi tipici di ogni grande città per i propri cittadini e per l’hinterland.
I fenomeni di immigrazione verso Cagliari dal dopoguerra ad oggi, hanno condizionato lo sviluppo urbano e negli ultimi decenni sono stati tra le cause del suo stesso spopolamento. I costi insostenibili delle abitazioni e dei servizi inesistenti, per diversi strati sociali, per le nuove famiglie e giovani coppie, per gli anziani, nonché per gli studenti, hanno fatto sì che si creasse verso l’hinterland un contro-flusso di nuova migrazione. Queste risorse umane, intellettuali e sociali, da inserire all’interno del tessuto della città storica, da Marina a Castello, a Stampace, sono state interpretate come pezzi di società da allontanare dal centro urbano in quanto non appetibili per il mercato immobiliare e della speculazione.
Queste dinamiche non possono essere risolte con la promessa Città Metropolitana, anzi, sicuramente sono destinate ad acuirsi. La Città Metropolitana, già nata male sulla carta con “figli e figliastri”, un’affaire sempre più dominato dalle bramosie di potere e della politica, che viola il nostro Statuto Speciale di Autonomia e la stessa Costituzione italiana. La Città Metropolitana che si delinea, anziché partire dai reali problemi ed esigenze di ogni singolo comune, diviene oggetto di spartizione del potere per i partiti politici. Tradendo ogni nobile ispirazione, essa si prospetta come nuova “torta politica da spartire” che al di là delle referenze, premia solamente alcuni comuni (17 su 71). Degli esclusi, c’è chi pagherà il prezzo della discriminazione, chi invece potrà vantare qualche privilegio per pochi intimi, in cambio del silenzio e della connivenza di qualche amministratore locale.
Oggi gli Uffici dell’Urbanistica dei singoli comuni dell’Area Vasta non dialogano tra di loro e ancor meno esiste una volontà e un piano collettivo condiviso e utile a tutti i comuni dell’hinterland. La Città Metropolitana, così gestita dal sistema corrotto dei partiti, non è altro che uno specchietto per le allodole utile alla conservazione del potere dei soliti noti. Sono le alchimie nate nei Palazzi cagliaritani della Regione Autonoma della Sardegna o paracadutate direttamente e in modo acritico da Roma, alchimie legate di volta in volta alle esigenze della casta politica dominante, e come tale estranee ai bisogni dei nostri territori. E’ su queste logiche che si costruiscono muri che dividono le strade, i cittadini e i quartieri dei comuni limitrofi. Un’urbanistica condivisa e al servizio dei cittadini non deve costruire muri ma ponti di incontro per risolvere i problemi e per amministrare in modo virtuoso il territorio.
Bisogna partire dai bisogni dei cittadini, dei quartieri, dei nostri giovani, degli inoccupati, dei disoccupati, degli studenti, delle imprese, dei nostri artigiani, degli operai delle nostre attività produttive, dall’Università come fabbrica della cultura, dai nostri artisti come protagonisti di un nuovo rinascimento culturale cagliaritano e sardo, dai nostri immigrati, a prescindere da tutti quelli che chiedono una società equa e solidale dove nessuno deve sentirsi escluso e che il diritto di cittadinanza e al lavoro, a una vita dignitosa sia garantita per tutti. Questi temi richiedono una complessità di approcci e di studio indispensabili per dare risposte concrete a breve, a medio e a lungo termine a tutte le esigenze dei cittadini e delle categorie sociali che essi rappresentano.
Cagliari è una città stremata, abusata e abbandonata ma sempre più contesa dalle bramosie dei blocchi dei partiti italiani (e dintorni) che l’hanno amministrata sino ad oggi. Essa necessita di un programma che rompa con i riti della politica di centro destra o di centro sinistra, con gli interessi dei soliti noti, con gli interessi trasversali della casta politica. Un programma che deve avere come missione questa complessità e questa voglia di rottura con un passato di esclusione per la maggioranza dei cittadini, in modo tale che la città ritrovi la propria identità storica, sociale e culturale. Questo oggi chiede la gente. Contare, determinare e condividere le scelte della politica. Politica intesa come risoluzione dei problemi collettivi, includendo e non escludendo, e non politica come risoluzione dei problemi personali, di piccoli gruppi, di caste, di carriere.
All’interno di questo discorso assume un ruolo fondamentale il Comune, non più visto come notaio del benessere o del malessere della città, ma come nuovo motore d’impresa. Motore d’impresa nel sostenere e moltiplicare le attività produttive legate ai vari tessuti sociali, ma esso stesso impresa nel senso della gestione di tutti quei servizi, specialmente quelli legati al sociale, ai bisogni dei cittadini e alla manutenzione e costruzione delle reti, che con l’esternalizzazione, oggi sono esclusivamente in mano ai privati creando profitto solo per essi. Il Comune può essere un momento di partecipazione popolare, di decisione nell’interesse della cittadinanza, di soluzione condivisa delle criticità e delle problematiche e della stessa normalità della vita quotidiana.
Al di là dei recenti interventi di “estetica” alla faccia borghese della città, un’amministrazione virtuosa tutela il diritto alla salute della cittadinanza, attraverso scelte nette ad esempio su Inceneritori, Saras, Ecocentri (di tipologia B). L’aria di Cagliari è inquinata. Aumentano le malattie e i tumori anche in età pediatrica. Il sindaco uscente risponde appoggiando le attività del Cacip, della Saras e creando pericolosi Ecocentri di tipologia B, a ridosso dei quartieri più popolati contro la normativa europea e regionale. Sulla piaga ancestrale dell’occupazione, il lavoro è per pochi intimi, “gli unti del signore” su cui vegliano i Palazzi del potere di Via Roma. Dal Comune all’Agenzia Regionale del Lavoro, quel diritto dicono, “è cosa nostra”.
Mentre con l’economia della città soccombono cittadini, imprenditori e imprese, chi amministra, di riappropriarsi delle attività produttive tradizionali, dalle saline al porto di Cagliari, non ne vuole sentire. Ma il nostro parco di Molentargius non può vivere se non vivono le saline e se non riprende la produzione del sale, specialmente di quello pregiato, come già sta avvenendo in molte parti d’Italia e d’Europa. Il commercio muore strangolato dalla grande distribuzione ma chi amministra risponde promuovendo, chissà per quale maleficio, nuovi centri commerciali.
Questo è il senso cinico dello slogan che cinque anni fa scuoteva la città “ora tocca a noi”, ma a far che e per conto di chi? Oggi è tutto chiaro.
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*- See more at: http://www.manifestosardo.org/il-cinismo-dello-slogan-ora-tocca-a-noi-che-cinque-anni-fa-scuoteva-cagliari/#sthash.Q8Qn9Q7g.dpuf
LE DIMISSIONI DELLA MINISTRA DELLO SVILUPPO ECONOMICO DEL GOVERNO RENZI
La sedia
di Vanni Tola
“HUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA”.
Con questo messaggio o qualcosa di molto simile i collaboratori di Matteo Renzi devono aver interrotto bruscamente la visita del Capo del Governo negli States che lo vedeva impegnato a tessere le lodi del Bel Paese in ogni angolo del continente americano. Che accade? Niente di particolare per un paese come il nostro. Una procura, quella di Potenza svolge una indagine nel mondo delle forniture petrolifere, raccoglie prove e intercettazioni e emerge il “fattaccio”. La Ministra dello sviluppo economico del Governo Renzi, si sarebbe adoperata, per ben due volte, a far inserire in un importante atto legislativo del Governo una disposizione scritta appositamente per favorire alcune lobbie petrolifere. Al primo tentativo l’operazione non riesce per l’azione di disturbo del Movimento 5 Stelle, al secondo tentativo invece riesce perfettamente e la Ministra se ne vanta al telefono con i beneficiari del provvedimento. Per i particolari rimandiamo alle cronache dei quotidiani. Restiamo alla sostanza. In qualunque parte del mondo, un accadimento simile avrebbe comportato le immediate dimissioni del Governo in carica, in Italia invece… Vediamo meglio “l’invece”. La ministra interessata decide di rassegnare dimissioni “per una questione di opportunità politica”. Ma si affretta a precisare di essere “assolutamente certa della sua buona fede e della correttezza del proprio operato”. Allora perché dimettersi? Il Presidente del Consiglio, dagli States, accoglie subito le dimissioni, non ci prova neppure a respingerle. Si preoccupa però di inviare un affettuoso e conciliante messaggio alla Ministra Guidi. “Cara Federica, ho molto apprezzato il tuo lavoro di questi anni. Serio, deciso, competente. Rispetto la tua scelta personale, sofferta, dettata da ragioni di opportunità che condivido: procederò nei prossimi giorni a proporre il tuo successore al Capo dello Stato. Nel frattempo ti invio un grande abbraccio. Continueremo a lavorare insieme perché l’Italia sia sempre più forte e solida. A presto, Matteo”. Forse non sapremo mai perché Renzi intende privarsi di un cosi valido elemento del suo Governo che si è comportata in modo serio, deciso e competente. Naturalmente si accendono sulla vicenda i riflettori dei media e già nel pomeriggio, qualche ora dopo la notizia delle dimissioni della Ministra, l’argomento è oggetto di appassionanti tavole rotonde. Tutti dalla Gruber a dire che la Ministra, dimettendosi, ha manifestato una correttezza che le fa onore e ad esprimere umana solidarietà e rispetto personale per l’individuo. Ma avete capito bene che cosa ha combinato? C’è invece un problema che nei dibattiti televisivi e nei commenti dei giornali quasi nessuno affronterà. Il problema del provvedimento legislativo “alterato” dalla Ministra e da altri per favorire lobbie di petrolieri. Se il “dolo” c’è stato realmente, e mi pare nessuno lo contesti, la prima cosa da fare dovrebbe essere quella di rimettere subito le cose al loro posto. Un intervento di urgenza del Governo per bonificare il provvedimento rendendo nullo l’emendamento truffaldino. E’ il minimo che si deve al Paese. Tutto il resto, sostituzione della Ministra, valutazioni politiche, etiche, vicende giudiziarie, faranno il loro corso ma il provvedimento sotto inchiesta non può restare tale e quale. Altrimenti siamo su scherzi a parte.
Fiera Internazionale della Sardegna: chiuderla significa creare nuovi e proibitivi costi e favorire la speculazione edilizia
Ci associamo come Aladinews all’iniziativa del consigliere comunale di Sardegna Sovrana Enrico Lobina, candidato sindaco della Coalizione Cagliari Città Capitale, che ha rivolto un’interrogazione al Sindaco di Cagliari, nonché della città metropolitana, al fine di conoscere la posizione e le iniziative dell’Amministrazione comunale in merito alla situazione della Fiera Internazionale della Sardegna e nel contempo avanzando concrete proposte in positivo, che innanzitutto scongiurino i paventati licenziamenti.
In particolare s’intende sapere se l’Amministrazione comunale abbia svolto e svolga il ruolo che le compete, in concorso con altri Enti e organizzazioni, di salvaguardia della Fiera come bene identitario della città e della Sardegna e, per la sua parte, promuoverne lo sviluppo, al servizio dell’economia della città e dell’Isola.
E’ evidente che la Fiera va ripensata, riqualificata, ridefinita nella sua missione e dotata di un nuovo management, come Aladinews e Cagliari Città Capitale hanno da sempre sostenuto, ma tale investimento passa per la permanenza della Fiera, di cui va impedito lo smantellamento, e per la difesa dei posti di lavoro del personale. L’occupazione deve essere pertanto non solo garantita nell’attuale consistenza (17 dipendenti che in caso di chiusura della Fiera verrebbero messi sul lastrico con le rispettive famiglie, aumentando drammaticamente le fila dei disoccupati), ma, in direzione diametralmente opposta, nella prospettiva di breve e medio termine ulteriormente incrementata sulla base di un adeguato piano industriale. Titolare di tale nuova auspicata gestione è la Camera di Commercio di Cagliari, la quale va con immediatezza dotata della propria dirigenza politica, attraverso le rappresentanze democraticamente espresse dal mondo dell’economia della città e della sua area vasta, in accordo con le Istituzioni competenti, prima tra tutte la Regione Sarda. Al riguardo il Sindaco viene invitato ad assumere le necessarie iniziative politiche per richiedere al presidente della Regione l’immediata costituzione del Consiglio camerale, con la successiva elezione del presidente e della giunta camerale e la contestuale cessazione dell’incarico commissariale. Non si può né si deve caricare il Commissario straordinario di compiti che esulano dalla gestione provvisoria dell’ente camerale, con il suo traghettamento verso la normalità del suo funzionamento così come previsto dall’ordinamento.
E, allora, caro signor Sindaco:
- smetta ogni prudenza istituzionale,
- infranga la logica deleteria dei “compartimenti stagni”,
- faccia sentire la sua voce a tutela degli interessi della città che rappresenta.
In caso contrario sarà complice della distruzione della Fiera e della mortificazione della sua prospettiva di rinascita. Pertanto ribadiamo che la manifestazione fieristica di aprile/maggio debba essere mantenuta come edizione di transizione. La Camera di commercio è sicuramente in grado di sostenerne i costi, sempre che vengano affrontati come investimenti produttivi per il prossimo possibile futuro. E, infine, non si avvalli in alcun modo la malcelata volontà di quanti speculatori e loro agenti vorrebbero mettere la mani sull’area pregiata nella quale insiste il quartiere fieristico.
Attendiamo con ansia, insieme con Enrico Lobina, una risposta rassicurante, nell’interesse generale dei cittadini cagliaritani e sardi e avendo uno speciale occhio di riguardo verso i lavoratori della Fiera e le loro famiglie.
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FIERA: la transizione non deve prevedere licenziamenti, verso un piano industriale portatore di nuova occupazione
di Franco Meloni
“Il poeta Arrigo Heine, passeggiando una notte, non ricordo per quale città del Reno, immaginava di essere continuamente seguito da una specie di genio che si incaricava di tradurre in atti le idee e i propositi germogliati nel suo cervello, e quando egli pensava che bene sarebbe stato l’abbattere dalla facciata di una cattedrale non so più quali immagini regali, ciò subito veniva eseguito, e così via. Anche noi abbiamo a nostra disposizione un genio di questa natura. Esso è la nostra organizzazione. Tracciata la linea politica, indicati gli obiettivi da raggiungere, l’organizzazione interviene per darci la capacità di attuare la prima e raggiungere i secondi. Essa dispone gli uomini nel modo più adeguato al lavoro che debbono compiere e in questo modo raddoppia le loro capacità di lavoro, il loro rendimento”.
* tratto dalla prefazione al volume “Il Partito – Togliatti” di Romano Ledda, Ed Riuniti Roma, 1972
La citazione di Palmiro Togliatti sul passaggio dal pensiero all’azione per il tramite dell’organizzazione, che altre volte abbiamo ripreso, mi è tornata in mente con riferimento alla vicenda della Fiera e, specificamente, sulla volontà di mantenere la celebrazione della 68a edizione della Campionaria, ribadita con la determinazione commissariale del 24 marzo. Con i seguenti adattamenti: Paola Piras, commissaria della Camera di Commercio al posto del poeta Arrigo Heine e l’organizzazione della Fiera come genio realizzatore del suo pensiero, perlomeno per quanto precisamente scritto nel richiamato atto: “mantenere le manifestazioni fieristiche per le quali sono stati ad oggi assunti gli impegni dell’Azienda Speciale, di avviare contestualmente un piano di rilancio delle attività in un contesto di riorganizzazione delle Aziende Speciali della Camera a garanzia dell’interesse pubblico già sottostante all’istituzione della Fiera Internazionale della Sardegna”. In verità questa seconda trasposizione stante la formulazione della determinazione risulterebbe una “stonatura”, almeno rispetto all’attuale composizione dell’assetto organizzativo dell’Azienda speciale Fiera, che la Commissaria sembra non avvertire, considerato che assume su di sé, come rappresentante pro tempore della Camera, “tutti i rapporti attivi e passivi (…) fatta eccezione per quelli relativi al personale“.
Ma proprio qui sta la palese contraddizione nella determinazione e la sua illegittimità per quanto riguarda il personale dipendente, laddove ne esclude la presa in carico alla Camera. E no! signora Commissaria, se vuoi essere credibile nell’affermare che mantieni tutti gli impegni attuali delle manifestazioni fieristiche (tra cui la 68a edizione di aprile/maggio) e che intendi “avviare contestualmente un piano di rilancio delle attività”, non puoi che farti carico del personale in servizio presso l’Azienda speciale Fiera, che, stante la sua soppressione, non può che passare alle dipendenze della Camera di Commercio, sia pur mantenendo il rapporto contrattuale privatistico, come consente la legge. A detto personale dovrai continuare a fare affidamento per la continuità di una Fiera che vogliamo tutti ripensata, riqualificata, ridefinita nella sua missione e dotata di un nuovo competente management.
Occorre pertanto rapidamente sanare tale situazione sia per un fatto di legittimità sia per garantire l’operatività delle attività fieristiche.
Infine un’osservazione, anzi una pressante richiesta: da questo punto in poi sarebbe giusto e opportuno che ogni ulteriore iniziativa fosse svolta dalla nuova dirigenza politica camerale – della quale auspichiamo l’immediato insediamento – che alla legittimità formale aggiungerà quella politica propria delle rappresentanze democratiche.
SEGUE DOCUMENTAZIONE PERTINENTE