Monthly Archives: marzo 2016
Venerdì santo
Venerdì santo in duomo
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La croce: forza di un simbolo. Un dibattito senza clamore su Democraziaoggi.
La speranza di un nuovo umanesimo universale. Nonostante tutto.
EXODUS
(Marc Chagall, 1952).
L’Esodo vissuto dal popolo ebraico, dal tempo di Mosè, diviene una costante della tragedia di quel popolo, nel corso della Storia: tra la folla si distinguono le figure topiche di Chagall, il rabbino che abbraccia la torah, l’ ebreo errante, la sposa in bianco, il contadino con la capra, il villaggio di Vitbesk… ci sono però anche Mosè con le tavole della Legge e Maria con il Bambino. La figura di Cristo in croce, che sovrasta la scena diviene, per tutta l’umanità, la speranza di un nuovo umanesimo universale e il gallo, in alto a destra, la speranza del ritorno degli ebrei nella terra dei padri. (LL)
Cagliari Città Capitale: il Comune corresponsabile del disastro della Fiera
DICHIARAZIONE DI ENRICO LOBINA CANDIDATO SINDACO DI CAGLIARI CITTA’ CAPITALE SULLE VICENDE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DELLA SARDEGNA
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Quanto sta succedendo a Cagliari per quanto riguarda la Fiera ha dell’incredibile. Un commissario straordinario, che ha il mandato precipuo di ripristinare il funzionamento democratico della Camera di Commercio e che sulla base del decreto di nomina e della tempistica del procedimento di rinnovo degli organi camerali dovrebbe essere già scaduto (vedi il cronogramma sul sito camerale: http://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/cr/cronoprog_proc_rinn.pdf) si permette di sopprimere l’Azienda Speciale Fiera, articolazione della stessa Camera. Lo fa, in perfetta solitudine, incurante dei danni che ciò provocherà in termini di possibile perdita di posti di lavoro e di compromissione delle prospettive per una Fiera che andrebbe ripensata, riqualificata e dotata di un management adeguato al servizio della città e della Sardegna.
Cagliari Città Capitale è intervenuta ripetutamente sulla questione, con idee e proposte innovative e percorribili, raccolte anche coinvolgendo autorevoli esperti. Abbiamo chiesto, tra l’altro, che in tempi brevi la Commissaria convocasse una conferenza sulle prospettive della Fiera a cui partecipassero le Istituzioni, le Associazioni di categorie, l’Università. La risposta è stata il silenzio della Commissaria come delle Istituzioni interessate. Preoccupa al riguardo soprattutto il silenzio del Comune di Cagliari, che in questo modo si rende corresponsabile del disastro della Fiera, contribuendo ulteriormente al declino della città. Cagliari Città Capitale, nel ribadire con forza la propria posizione e rinnovare le proprie richieste, invita la Commissaria a concludere il mandato affidatole nei tempi previsti e dunque con rapidità consentendo il ripristino del funzionamento democratico della Camera di Commercio, attraverso la nomina del nuovo Consiglio Camerale, di competenza del presidente della Regione.
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Il decreto di nomina: http://images.ca.camcom.gov.it/f/AMMINISTRAZIONETRASPARENTE/de/decr_ras_nomina_comm.pdf
La Fiera a mare? Sì ma nel senso che la vogliono buttare a mare!
La Fiera a mare
(…) Nuovi scenari si definiscono per la città di Cagliari che, dopo secoli di diffidente chiusura verso il mare, riconquista i luoghi e gli usi di una città naturalmente marinara…
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La Fiera buttata a mare!
L’Europa sconvolta dal terrorismo. Come uscire da questa orribile situazione? Cerchiamo le vere risposte di pace nella dimensione planetaria…
Democrazia con bombe: export-import
di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi
Ricordate l’invincibile armata di George W. Bush che invade l’Irak? Arrivano i nostri a portare un dono prezioso: la democrazia. Una strana democrazia che si presenta con le bombe, “intelligenti” certo, ma pur sempre bombe, che massacrano e distruggono. Ma – si sa – i tiranni si abbattono così, non con le buone maniere. E Saddam è un tiranno. Il mondo era contrario, un vento pacifista invade le piazze del globo, alimentate anche da una presa di posizione netta e militante della Chiesa. Ma niente da fare, quel Paese, è retto da un autocrate e gli autocrati vanno eliminati. Che poi mantenesse, certamente con mani dura, in equilibrio le storiche correnti dell”Islam, i cattolici e i laici, poco importa, così come non interessa che tutto sommato assicurasse, secondo i loro parametri, una accettabile convivenza.
Poi sappiamo com’è andata. Rotto l’equilibrio, sfasciato il Paese, materialmente e moralmente, nel pantano irakeno monta il revanscismo che porta al Califfato.
Non paghi di questo bel risultato, si fa il bis in Libia, facendo fuori Gheddafi, che, certamente con mano pesante, era riuscito a pacificare tribù, clan e fazioni. E ora vediamo com’è andata. Una sorta di Irak due.
Poi ci hanno provato con l’Egitto e, forse, il peggio è stato sventato dall’esercito, istituzione compatta sotto influenza americana. E in contemporanea ci hanno tentato anche con Assad in Siria, facendo poi retromarcia in corso d’opera, visto che più che esportare la democrazia, ci si è accorti che si stava e si è allargata l’area d’influenza del Califfato.
Ora quella mirabile opera di esportazione della democrazia con le bombe, come un boomerang, produce l’effetto di ritorno verso l’Europa e l’Occidente: ora son loro quelli dell’ISIS ad esportare la loro “democrazia”, ancora una volta con bombe ed esplosivi, anche questi “intelligenti”, mirati sulle persone come quelli che hanno fatto stragi nelle loro città.
Questo è il senso dello stragismo jhiadista nelle capitali europee: dente per dente, far provare a noi, sulla nostra carne, l’effetto delle bombe sulle città, esportare in Europa il loro modo di vivere la quotidianità fra stragi, sangue e insicurezza.
Ora individuare un filo di ritorno alla normalità in quei paesi è estremamente difficile. Non si è capito che lì è già un bene prezioso la laicità dei gruppi dirigenti e Saddam, Gheddafi, Assad e Mubarak erano laici, figli di quel movimento che nel dopoguerra ha creato in quei paesi delle vere e proprie rivoluzioni contro monarchie reazionarie e gerarchie religiose. Questi sono i figli del Baath e del Nasserismo. Capirlo per tempo sarebbe stato salvifico. La verità è che quel movimento, di ispirazione nazionalista, rivendicava anche un controllo delle proprie risorse e lì – si sa – c’è l’oro nero. Prenderlo hanno pensato i nostri strateghi è meglio che comprarlo.
Come uscirne? Chi lo sa? Certo è che la soluzione va trovata lì, non qui. Qui, in Europa, si può incrementare l’intelligence, controllare meglio, sventare qualche massacro e subirne altri. Ma è lì, in quei paesi, che abbiamo scombinato gli equilibri tante volte e sempre per rapinare risorse senza il rispetto del galateo istituzionale che usiamo in patria, bombardando popolazioni e città. Ma trovare o clonare dei Saddam, dei Gheddafi non è facile. Forse erano unici. E forse sono irripetibili i processi politici che avevano portato a quegli equilibri, il massimo da quelle parti.
Come andra a finire? Chi vivrà, vedrà…
L’assoluzione di Massimo Zedda: ora un campagna elettorale tutta politica
E’ una buona notizia anche per gli avversari politici
di Roberto Loddo
L’assoluzione del sindaco Massimo Zedda è una buona notizia, anche per chi come me, sosterrà una coalizione e un sindaco differenti alle prossime elezioni comunali. La giustizia, da parte di chi fa politica non dovrebbe rappresentare l’evocazione delle manette e delle galere per gli avversari ma solo il rispetto dei diritti e delle garanzie costituzionali per tutte le cittadine e i cittadini.
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di Mariella Montizi
Vi segnalo questo post di un mio conoscente, molto condivisibile.
“Le responsabilità politiche di Massimo Zedda sono molto più gravi e rilevanti delle fantomatiche responsabilità penali che gli venivano imputate.
Io sono molto contento che sia stato assolto.
Una condanna penale avrebbe distolto e avrebbe posto in secondo piano le ben più rilevanti responsabilità politiche.
Una sconfitta elettorale dovuta alla condanna penale non sarebbe stata una vittoria per nessuno. Ne avrebbe approfittato qualcuno vicino a lui, magari qualcuno del Pd che non aspettava altro, ma di sicuro la sua idea di sinistra, di politica, di governo, di interazione tra cittadini e potere, non sarebbe stata nemmeno scalfita.
Il sistema di potere che si è creato intorno alla figura di Zedda e di altre personalità provenienti dal Pd, da Sel, da schieramenti di cosiddetta sinistra radicale e da alcune “buone” famiglie cagliaritane, è un fenomeno epocale di gravità assoluta, uno stravolgimento radicale, un tradimento politico ed estetico.
Questo fenomeno non si sconfigge con le sentenze dei tribunali ma con l’impegno politico ed estetico.
Lunga vita a Zedda, dunque!
Saremo noi a batterlo e non un fottuto tribunale e lo faremo nell’arena della pòlis, con impegno, ironia, esercizio intelligente e onesto del dissenso e con esempi di vita e di pensiero alternativi…
Se poi Zedda vincerà di nuovo, gli stringeremo la mano, e ci prepareremo a sondare dimensioni estreme della politica e dell’estetica, ben oltre i confini edilizi di Emilio Floris e quelli floreali di Anselmo Piras… ma lo faremo senza bava alla bocca, senza rancore, con stile, senza mai perdere il sorriso e l’erezione mattutina”.
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Teatro lirico: Zedda assolto!
Red su Democraziaoggi
Assolto con la più ampia delle formule: “il fatto non sussiste“. Zedda ha sì nominato illegittimamente sovrintendente la Crivellenti ed ha rimosso altrettanto illegittimamente Baggiani da componende del CDA della Fondazione del Teatro Lirico, parola di TAR, ma questi fatti non hanno alcuna rilevanza penale. Questo il senso del dispositivo, letto dal Presidente del Tribunale penale Gatto. Se ne capirà di più fra 90 giorni, quando verrà depositata la motivazione. Per ora Zedda può tranquillamente fare la campagna elettorale, rinforzato da questa sentenza, anche se il giudizio sarà sicuramente replicato in Corte d’appello. Il PM Pilia e la difesa di Baggiani sembrano infatti orientati ad impugnare la sentenza. – segue -
Verso Sa die de sa Sardigna
Oggi riunione del Comitato, alle ore 17,45, nella sede della Fondazione Sardinia, piazza san Sepolcro, Cagliari.
- Approfondimenti in tema sul sito della Fondazione Sardinia.
Oggi mercoledì 23 marzo 2016
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Il CRENoS, l’Università di Cagliari e l’Università di Sassari sono lieti di invitarvi al convegno di chiusura del progetto di ricerca “Monitoraggio e valutazione dell’impatto economico degli eventi culturali e sportivi sull’economia regionale” (L.R. 7/2007)
SANT’EFISIO, SA SARTIGLIA, CAVALCATA SARDA
L’IMPATTO DEGLI EVENTI SUL TERRITORIO
Cagliari, mercoledì 23 marzo 2016 ore 10.00
Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto, via Santa Croce 18
LA LOCANDINA DELL’EVENTO – segue il programma -
Cagliari verso le elezioni
Elezioni comunali: a Zedda e a Lobina domando…
22 Marzo 2016
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Inizia la campagna elettorale e tutti ci promettono tutto. Ricordate Zedda? Impegno per il lavoro, cultura, partecipazione democratica: non più sogni calpestati da sindaci di destra, ma obiettivi al centro dell’amministrazione di sinistra. “Ora tocca a noi“, diceva il suo slogan, intrigante, coinvolgente e pieno di promesse. Associazioni, democratici, combattenti e reduci della sinistra, lavoratori, disoccupati ce l’abbiamo messa tutta per eleggerlo. E poi? Giardinetti, strade e piazze come Mariano Delogu, ma di cultura, lavoro e partecipazione neanche l’ombra. Associazioni culturali per strada, neanche uno straccio di sede, neppure all’ANPI alla quale l’aveva esplicitamente promessa! E la partecipazione? A livello comunale c’è una ricca esperienza in Italia e nel mondo, a partire dal mitico bilancio partecipato di P. Allegre o dal “dibattito pubblico” francese, ma a Cagliari silenzio assoluto, tematica tabù. Il sindaco neppure concede udienza. Da questo punto di vista era più aperto perfino Emilio Floris che, magari non faceva granché, ma almeno ti ascoltava.
A Zedda, però, al pari di tutti i candidati del centrodestra come lui è stato nella sostanza, una domanda la pongo: come voterai al referendum costituzionale di ottobre? - segue -
Migranti: oltre l’emergenza poco si parla e poco si fa… anche se quanto si fa è molto buono
di Franco Meloni
La primavera ha portato in Sardegna 667 migranti che sono sbarcati ieri al porto di Cagliari (108 sono donne e 39 bambini, alcuni di questi in viaggio da soli. Tra le donne ce ne sono alcune incinte, una ha 13 anni). Sono i primi del nuovo anno e prevedibilmente con il nostro clima primaverile e ancor più con quello estivo saranno molti altri ad imbarcarsi nei barconi per intraprendere i “viaggi della speranza”. Migranti che abbandonano territori sconvolti dalla guerra e dalla miseria, anche indotti dalla situazione internazionale che precipita verso il peggio ogni giorno di più, determinando l’aumento dei flussi migratori verso l’Italia in generale e, in minor misura anche percentualmente, verso la Sardegna, dove peraltro cominciano a scarseggiare le strutture di accoglienza. Per questa ragione il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta ha rivolto un appello alla comunità sarda (imprese, enti locali, associazioni) perché risponda ai bandi pubblici con i quali si cercano alloggi e strutture per accogliere i migranti: “La migrazione è un dato di fatto. Da criticità dobbiamo trasformarla in un’opportunità per le comunità locali”. Il bando, regolarmente pubblicato, ha ricevuto una risposta tiepida da parte della comunità sarda.“Probabilmente - sostengono alcuni – la causa sta nel fatto che lo Stato paghi in ritardo”. E’ peraltro in cantiere un nuovo bando di dimensioni europee che si spera abbia migliore successo. Sull’argomento come Aladinews siamo intervenuti più volte (al riguardo segnaliamo l’editoriale del 25 dicembre 2015, che ripubblichiamo in calce), evidenziando come il passaggio dalla situazione di emergenza a quella di programmazione per affrontare adeguatamente i problemi non registri sostanziali miglioramenti. La maggior carenza è soprattutto nella politica. Avevamo salutato positivamente il fatto che la Regione avesse costituito una sorta di cabina di regia (“gruppo di lavoro interassessoriale”) per affrontare la problematica . Ma, allo stato, non sappiamo come dalle parole, sia pure scritte in delibera della Giunta regionale, abbiano seguito i fatti. Abbiamo poi valutato positivamente la decisione dell’Anci Sardegna (associazione dei comuni sardi) di istituire un Tavolo di lavoro sulle questioni dello spopolamento (1). Cosa c’entra? Per noi molto, in quanto riteniamo che una nuova politica di accoglienza sia tra le possibili risposte al problema dello spopolamento. Ma neppure su questo versante abbiamo novità. Nel dibattito sul che fare abbiamo anche avanzato la proposta che le Università della Sardegna si impegnino (insieme alle Istituzioni e alle Associazioni del Volontariato) per la realizzazione di un “Master per la formazione di esperti di Economia, Diritto e Intercultura delle Migrazioni”, replicando, con opportuni adattamenti, l’interessante iniziativa dell’Università di Roma Tor Vergata. Sarebbe un modo per contribuire a colmare il vuoto di conoscenze che caratterizza l’attuale situazione locale (fatte salve ovviamente le eccezioni) e sarebbe una buona occasione (tra le tante) per l’Università della Sardegna di dimostrare la capacità di risposta ai problemi della società sarda.
In conclusione per ripeterci rinnoviamo l’appello: per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
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(1) “(…) un Tavolo di lavoro istituzionale che coinvolga amministratori locali, università, sindacati, imprenditori e Regione per definire i punti di forza e valutare una strategia per l’interno della Sardegna. Poi un’assemblea generale dei Comuni e la Regione per individuare azioni di contrasto allo spopolamento e infine la firma di una Carta sullo stesso tema che veda in calce la sigla di Comuni, Regione e Governo. Sono le proposte lanciate dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, durante l’assemblea dei sindaci” (tenutasi ad Abbasanta il 10 marzo u.s.).Da Cagliaripad del 10 marzo 2016.
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Cosa fare per gli immigrati? Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
di Franco Meloni.
Non so quanti esattamente siano. Certamente meno di quanti la loro diffusa (e senza dubbio cresciuta) presenza in città faccia apparire. Stiamo parlando dei ragazzi di colore che incontriamo all’uscita dei bar e dei supermercati, ai semafori, nelle adiacenze delle chiese o semplicemente in sosta in alcune piazze della città, e così via. Alle vecchie presenze di rom, mendicanti nostrani, improbabili parcheggiatori e venditori vari… si sono affiancate quelle dei giovani provenienti dai recenti sbarchi. Che, credo, costituiscono uno dei più rilevanti attuali problemi dell’area del disagio, che, sebbene non disgiunto da molti altri, riguarda i soggetti più precari, quelli per i quali la politica dell’accoglienza agli immigrati si ferma alle prime fasi successive agli sbarchi: la visita sanitaria, i riconoscimenti di rito, il ricovero in strutture ospedaliere per i casi di malattia (per fortuna pochi), e, infine, la sistemazione in alloggi recuperati in città o nell’area vasta. Poi tutto diventa presidio minimo della loro presenza per garantire uno standard di sopravvivenza. Riconosciamo che l’emergenza è ben governata dai servizi predisposti dalla Prefettura e dalla Caritas, basata soprattutto sul lavoro dei molti volontari e non solo (a cui dobbiamo tutti riconoscenza). Ma è sul poi che vogliamo soffermarci. Sappiamo che molti di questi giovani migranti non vogliono sistemarsi né a Cagliari né nel resto della Sardegna e neppure in Italia, considerato che le loro agognate mete sono la Germania e i paesi del Nord Europa. Per questa ragione molti fanno resistenza all’essere riconosciuti e “schedati”. Ma, intanto, ci sono! E il fatto che siano costretti di fatto a stare tra di noi (per breve o lungo tempo) non deve comportare l’accettazione dell’attuale situazione, che sostanzialmente è di sofferenza per loro (gli immigrati) e di crescente fastidio per i cittadini, anche per quelli che non hanno ragioni ideologiche o motivazioni razziste per contrastarne la presenza tra noi. Fa tristezza vedere queste persone nel fiore della giovinezza mendicare o comunque passare le giornate nella noia e nel confine di recinti in cui sono di fatto costretti. Giovani che dovrebbero lavorare, studiare, divertirsi… con gli stessi diritti di tutti i giovani del mondo. E, invece, spinti sulla strada dell’assistenzialismo e dell’accattonaggio che corrompe il corpo e la mente. Conosciamo e anticipiamo subito la prima obiezione: “Ma come qui non c’è lavoro per i nostri ragazzi e dovremmo trovarne per questi?” A questa obiezione si risponde che i diritti dei nostri giovani (o meno giovani) non devono essere posti in contrapposizione a quelli degli immigrati. Per diverse ragioni etiche e non solo. Il fatto che i migranti arrivino da parti del mondo sconvolte da conflitti devastanti e drammatici deve farci ragionare sui loro e insieme sui nostri problemi. Nella sostanza non ci salviamo difendendo i nostri livelli di condizioni economiche e di benessere di cittadini occidentali, contro le popolazioni vittime di guerre e costrette in condizioni di povertà estrema. Si tratta invece di trovare soluzioni per tutti, anche con la creazione di nuovo lavoro in forme nuove e per intervenire rispetto a nuove esigenze o che si pongono in modo diverso rispetto al passato, come, per esempio, la cura delle persone, l’educazione, l’accoglienza… Ma non vogliamo, in questa sede, affrontare questioni di enorme portata e di dimensioni planetarie, seppure da queste non si può prescindere. Vogliamo affrontare più modestamente la questione dei migranti che arrivano nelle nostre città e nei nostri paesi (rifugiati politici o profughi economici che siano, comunque in fuga dalla guerra e dalla miseria). Non si può andare avanti nell’attuale situazione che ogni giorno peggiora. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti attualmente disponibili e cercarne altri per modificare lo stato delle cose esistente. E per queste finalità tutti dobbiamo impegnarci. Innanzitutto le Istituzioni. Qui non possiamo non richiamare la necessità che i Comuni (a partire da quello di Cagliari) utilizzino i programmi di integrazione come sovente ci richiama l’amico Roberto Mirasola, ultimamente con una precisa dichiarazione ripresa da questa News: “Non bisogna alimentare inutili paure, per questo c’è sempre il Salvini nazionale. Perché la gestione dell’accoglienza dei migranti deve sempre essere legata a problemi di sicurezza? Esistono degli strumenti, bene allora applichiamoli. Perché non si aderisce ai progetti SPRAR previsti dal ministero? Perché non si crea un elenco di associazioni capaci di gestire l’emergenza? Anzi se mettiamo a sistema forse non dovremo più parlare di emergenza. È evidente che le prefetture da sole non sono sufficienti, c’è urgente bisogno della politica”. Nella ricerca di buone prassi che pure sono diffuse in Sardegna, in Italia e all’estero, abbiamo recentemente proposto come esempio da seguire quello della Norvegia, che finanzia corsi per spiegare agli immigrati come funzionano in Europa leggi e codici sociali sui rapporti tra uomo e donna. Il nostro impegno continuerà nella pubblicizzazione di queste buone prassi dovunque esse si praticano e nell’invito martellante alle Istituzioni perché le riproducano o che comunque attuino politiche attive di accoglienza. Il questo quadro considerata la dimensione dei problemi e per certi versi la loro inedita proposizione, rinnoviamo la proposta che il presidente della Regione Pigliaru nomini un’“Alta autorità per il problemi dell’immigrazione e per le politiche di accoglienza”, dotata di adeguate competenze e risorse, anche per l’utilizzo virtuoso di pertinenti finanziamenti europei già disponibili. Per questo ci vuole forse un’apposita legge regionale? Benissimo: una ragione di più per coinvolgere la nostra classe politica decisamente distratta e con scarsa consapevolezza della drammaticità dei problemi qui esposti. Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
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- Pubblicato su Aladinews il 25 dicembre 2015
Oggi martedì 22 marzo 2016
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Oggi, “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini alla Cineteca Sarda.
Martedì 22 marzo, dalle ore 16.30 alle 19.30 presso la Cineteca Sarda di viale Trieste 118, Cagliari:
Proiezione del film “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini. Segue dibattito.
Iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione “Amici sardi della Cittadella” in collaborazione con la Cineteca Sarda.
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Il declino non inarrestabile dell’Università. Fermiamo la dannosa politica del governo Renzi (e non solo)!
- Dichiarazione breve ma “tottu succiu” del prof. Gianfranco Viesti.
- Un reportage completo della giornata sul sito web dell’Ateneo a cura dell’ufficio stampa di Unica.
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Momenti di breve (e civile) contestazione nel Convegno serale da parte di un collettivo studentesco. Il rettore Del Zompo da democraticamente la parola a un contestatore
Oggi lunedì 21 marzo 2016. E’ ufficialmente primavera!
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LINK:
- VOLANTINO
- PROGRAMMA
- PASSEGGIATA
APPUNTAMENTO PER TUTTI ALLE 10.30 DI LUNEDI’ 21 MARZO IN VIA UNIVERSITA’ FRONTE RETTORATO, CAGLIARI