Monthly Archives: febbraio 2016
Sardegna e non solo. Ci salveremo solo con i nostri giovani nell’alleanza tra generazioni
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
Antonio Gramsci, da “L’ordine nuovo”
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- UN MESSAGGIO SEMPRE ATTUALE: Sardegna e non solo. Ci salveremo solo con i nostri giovani nell’alleanza tra generazioni “. Fiducia nei nostri giovani e alleanza intergenerazionale.
Oggi lunedì 29 febbraio 2016
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Oggi lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30, presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2, Cagliari-Pirri, fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?”.
Ecco il programma completo – - La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.
PROGRAMMA MATTINA
- Ore 11.00 MANIFESTAZIONE PER UN NUOVO SVILUPPO DELLA SARDEGNA, sotto l’androne del Consiglio Regionale con le nostre bandiere CSS e le bandiere di tutti i Movimenti, Comitati e Partiti che sostengono o vorranno sostenere la battaglia per un nuovo sviluppo della Sardegna.
Sotto il nostro striscione:
FABBRICHE DI BOMBE CENTRALI A CARBONE NON E’ LAVORO
“Maleddetti e delinquenti” i trafficanti di armi, bombe e coloro che fanno le guerre
- Ore 13.00 PRANZO AL SACCO sotto il Consiglio Regionale: sarà offerto uno spuntino, unu smurzu a sa sarda: “pane, casu, sartizzu e binu nieddu”.
- Ore 14.30 SPOSTAMENTO A PIRRI dove alle 15.30 inizierà il CONVEGNO come da locandina
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- La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.
Start up e impresa innovativa, progetti su cui puntare. Buono l’esempio di Trieste. E noi?
Su Repubblica di oggi (domenica 28 febbraio 2016), pag. 21 a cura di Paolo Berizzi.
Startup e ricerca nel centro storico così Trieste diventa la “Silicon” italiana
… “La nostra sfida parte dai giovani” IL COMUNE. A Trieste, nella foto, il comune metterà a disposizione spazi in centro e fondi così da creare un polo destinato agli inventori di start up…. I NUMERI. Case per i giovani: 60 appartamenti recuperati nel centro storico (la metà destinata a giovani coppie, famiglie e singoli; l’altra metà destinata a residenze temporanee per i giovani studenti e ricercatori. 10 locali ex comunali destinati a imprese under 35. 250.000 euri stanziati per il bando comunale a sostegno delle imprese under 35, con contributi a fondo perduto. TILT: la Silicon Valley per start up innovative. SPAZIO PROGETTI SOCIALI: 1.600 mq. di un ex ospedale psichiatrico ristrutturati dal Comune. 8.450.000 duri l’investimento del Comune nei progetti, di cui 4,2 milioni di fondi europei destinati a una piattaforma per imprese hi-tech.
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E a Cagliari? Il Comune smantella la “Città dell’Impresa” già destinata a Incubatore d’impresa e sostegno alle start up. Il Sindaco Zedda, decisamente impreparato, partecipa a una manifestazione dell’Università di Cagliari (19 febbraio u.s.) e, non sapendo cosa dire nel merito dei contenuti dell’evento, s’inventa una riproposizione del pre-salario universitario, senza minimamente preoccuparsi di dire cosa ha fatto finora per la giovane impresa (nulla) o, almeno, cosa potrebbe fare in futuro la nuova Amministrazione. Il presidente Pigliaru promette finanziamenti (previsti nella programmazione dei fondi europei 2014-2020) per le start up e, in generale, per l’innovazione. Ha l’onestà intellettuale di non attribuirsi il merito dei progetti innovativi creati dall’Università (Clab in primis) quando ricopriva la carica di pro-rettore alla ricerca. Per dirla tutta avrebbe dovuto ammettere di averli ostacolati, ma lasciamo perdere, perché è più importante come la pensa oggi. La Camera di Commercio non pervenuta. Eppure ha importanti competenze, a partire dalla gestione del Registro delle start up innovative, ma non solo. Nell’aprile del 2013 collaborammo, mobilitando anche l’Università, all’organizzazione di un Convegno sulla nuova legge di incentivazione delle start up innovative, nella indifferenza della dirigenza camerale. Poi il vuoto assoluto di idee e progetti… Situazione che perdura tutt’oggi. Tra le varie proposte, che qui ribadiamo, quella di destinare una parte della Fiera all’innovazione anche con l’ospitalità delle imprese innovative e dei loro progetti. La risposta? Un silenzio assordante, che noi vogliamo contribuire a squarciare!
Save the date. Arregordarì. Convegno su Renzo Laconi
Mercoledì 2 e giovedì 3 marzo, all’Università di Cagliari, Convegno su Renzo Laconi.
- La notizia sul sito web del CID (Centro di Iniziativa Democratica), organizzatore del Convegno, in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università di Cagliari.
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Oggi domenica 28 febbraio 2016
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Lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30
presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2
Cagliari-Pirri fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” – segue programma completo -
- La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.
Fiera Internazionale della Sardegna: chi lavora per la sua chiusura fa il gioco della speculazione edilizia! Le giuste risposte nel documento della Coalizione “Cagliari Città Capitale”
L’Unione Sarda di oggi ripropone la disastrata e inaccettabile situazione della Fiera Internazionale della Sardegna. Niente di nuovo rispetto a quanto si sa da tempo. La situazione e le proposte d’intervento per superarla sono contenute nel documento della Coalizione Cagliari Città Capitale, che è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa tenutasi in Municipio il 15 febbraio u.s., presenti Enrico Lobina, candidato sindaco di CCC, Roberto Mirasola, Franco Meloni, e con la partecipazione in qualità di esperto del comm. Paolo Fadda. A tale documento e alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa rinviamo ritenendo siano state effettuate analisi esaurienti e avanzate proposte convincenti, da sottoporre comunque al dibattito perché si decida per il meglio e al più presto. Ciò che preoccupa è che il risanamento/ripensamento/rilancio della Fiera venga presentato come un’eventualità, prospettandosi come possibile una sua chiusura/liquidazione, che sarebbe un grosso regalo per quanti hanno in mente possibili speculazioni edilizie nelle aree del quartiere fieristico. Riteniamo e ribadiamo che non devono esistere opzioni diverse rispetto al risanamento/ripensamento/rilancio della Fiera. Per questo scopo abbiamo condiviso l’idea di una conferenza straordinario sull’intera questione da tenersi entro il mese di marzo, che deve disegnare il futuro della Fiera, anche cogliendo l’occasione della prossima 68a edizione, che deve celebrarsi come Fiera di transizione, anticipatrice di una nuova auspicabile positiva stagione. La Camera di Commercio, la Regione Sarda, il Comune di Cagliari e quelli dell’area metropolitana, le Associazioni di categoria, l’Università della Sardegna sono chiamate ad un impegno straordinario per le delineate finalità.
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FIERA: ECCO IL SERVIZIO DELL’UNIONE SARDA di oggi 27 febbraio 2016
Le aziende speciali nella bufera: Atzori si dimette dalla presidenza del Centro servizi.
La Fiera senza contratto. L’area di viale Diaz è regionale, l’accordo è scaduto nel 2009. – segue –
“La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?”
«Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione.»
Giovanni Maria Angioy. [1]
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[1] Giovanni Maria Angioy (a cura di Omar Onnis), Memoriale sulla Sardegna (1799), Cagliari, Condaghes, 2015.
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La Sardegna si spopola, i paesi interni vengono abbandonati, determinando l’«effetto ciambella». Che fare?
Fuga dai paesi, dono delle case e questione identitaria
di Andrea Pubusa*
Sono stato colpito, l’altra mattina, agli esami, da una studentessa di Ovodda, che alla mia domanda “cosa fate di bello al suo paese?“, mi ha risposto, senza tentennamenti, “non lo so“. Ho pensato si fosse da anni trasferita a Cagliari coi genitori. Ma mi ha detto che i genitori stanno ad Ovodda. Ed io, facendomi i fatti altrui: “allora almeno a trovare i suoi, tornerà di tanto in tanto“. E lei, senza esitazioni, quasi dura: “No, ci vediamo a Cagliari, vengono loro qui“. Insomma, in paese non ci mette e non ci vuol mettere piede, neanche in visita!
Anni fa avevo avuto una discussione con un gruppo di simpatici studenti delle Barbagie, a loro modo balentes, che avevano fondato l’associazione “Shardana” e, con baldanza, intendevano lanciare le problematiche dei loro territori. Provocatoriamente dissi loro che, dopo la laurea, sarebbero andati al loro paese solo per le feste più importanti e, poi, morti i genitori, mai o quasi. Presero le mie parole come un insulto, ma qualcuno di loro, oggi avvocato, quando mi vede, ammette che ormai i suoi rientri in paese sono sempre più rari. “Allora ci eravamo un po’ incavolati, alle sue parole, ma ora devo dire che aveva ragione lei, prof.”.
Il problema è così forte e riguarda non solo la Sardegna. I Comuni, che tentano di porre rimedio allo spopolamento, sono già molti. Ad esempio, regalando le case abbandonate o vendendole al prezzo simbolico di un euro.
In Sardegna è stata ipotizzata addirittura un’applicazione generalizzata: la proposta presentata in Consiglio regionale consentirebbe ai proprietari di disfarsi dei ruderi vendendoli ai municipi, che poi li dovrebbero riassegnare a prezzo simbolico. Sembra una soluzione che fa felici tutti: proprietari, acquirenti e amministratori. Se non fosse che le prime sperimentazioni non sono andate proprio come si sperava.
Il primo paese a scegliere questa strada è stato Salemi, in provincia di Trapani. Devastato e mai ripresosi del tutto dal terremoto del Belice del 1968, nel 2008 ha deciso di porre fine al degrado del centro storico. L’idea dell’allora sindaco Vittorio Sgarbi era di rilevare e cedere a privati gli immobili sfitti in cambio della loro riqualificazione. Il nome di Sgarbi riuscì a catalizzare l’interesse. Al Comune sono arrivate 10 mila manifestazioni di disponibilità, anche da personaggi di rilievo come Katia Ricciarelli, Alain Elkann, Vladimir Luxuria e Renato Brunetta. Ma i risultati sono stati deludenti. Le buone intenzioni sono rimaste tali. Sequestro preventivo da parte della procura di alcuni immobili pericolanti. Infiltrazioni mafiose, che hanno portato alle dimissioni di Sgarbi e al commissariamento della città. Morale della favola: conclusione dell’operazione con un nulla di fatto.
Le cose sono andate meglio a Gangi, in provincia di Palermo, dove la riqualificazione è meglio riuscita. Ma qui hanno giocato fattori locali e ambientali. Gli immobili – in questo caso assegnati gratuitamente – erano le tipiche case contadine “a castello” della zona. Le richieste sono state più di mille, i trasferimenti un centinaio. Gangi, però, era un bel borgo in stile medievale, che viveva di agricoltura e allevamenti, la giunta ha deciso di puntare su cultura e turismo e di ristrutturare il paese in modo da rispettarne ed esaltarne il fascino. Non tutto fila liscio, ma il risvolto positivo, in ogni caso, è innegabile: oltre alla ripresa del mercato immobiliare, Gangi a poco a poco ha riacquistato l’antico splendore. Ma stiamo parlando di un comune inserito nella lista dei 100 borghi più belli d’Italia. certo, anche grazie all’operazione in corso Gangi ha addirittura vinto nel 2012 il titolo di Comune Gioiello d’Italia e nel 2014 quello di Borgo dei borghi.
Ma funzionerà il meccanismo nei comuni poco appetibili dell’interno della Sardegna? Quelli lontani dal mare, difficili da raggiungere da Cagliari o dai capoluoghi, dunque poco utilizzabili per la rilassante “fuga dalla città” di fine settimana o per le vacanze dei benestanti pensionati tedeschi o francesi?
E poi puntare a una riqualificazione nel rispetto del paesaggio e dell’architettura locale significa impattare con la burocrazia non solo comunale, ma anche regionale. Rilevare e rivendere gli immobili abbandonati diventa così troppo complicato anche per i Comuni. Le difficoltà burocratiche, associate ai frazionamenti catastali e a una distribuzione ‘planetaria’ dei relativi proprietari, sono talora ostacoli insormontabili. E poi ristrutturare un vecchio rudere è costoso, come lo è la manutenzione e la pulizia. E i balzelli? I Comuni, privi di trasferimenti centrali, sono sempre più voraci. Anche a chi sta in città e mantiene la vecchia casa di famiglia fanno pagare ogni cosa come ai residenti. E forse questo è ciò che induce molti a mollare. Chi deve pensare a sistemare il figlio in città o fuori, se non è molto benestante, ritiene un inutile spreco mantenere la vecchia casa in bidda.
Anche qui i miei studenti, mi sono buoni testimoni e insostituibili insegnanti. Una laureanda, figlia di uno “storico” esponente del movimento contro lo spopolamento dei piccoli centri della Barbagia, mi ha confessato, che oramai anche il padre in paese non torna, “neppure per la raccolta delle olive!”. E a lei sta stretta anche Nuoro. Sta bene a Cagliari. Ne parla ormai come della sua città.
Insomma, la città affascina e cattura, come nella bella canzone di Gaber “quanto è bella la città!“. Ora, qualcuno lancia l’allarme crolli! La fase dello spopolamento è ormai avanzata. Tutto è in vendita, ma nessuno compra. Le case iniziano a sfaldarsi e presto seguiranno i grandi edifici pubblici. Che fine faranno secondo voi le scuole, ormai chiuse e trasferite altrove? E le sedi degli uffici pubblici in trasloco? Nei conti ragioneristici dei nostri governanti, fra le “perdite” sono state inserite queste poste?
Questa è l’emergenza. E qui, amici miei, al di là degli impeti romantici, c’è anche la soluzione finale della questione identitaria. I nostri paesi sono aree di fuga. L’abbandono è la via obbligata per liberarsi della casa di famiglia, ormai divenuta un insopportabile fardello. La vendita del relitto ad un euro è già un’idea. Se non sardi, certo i tedeschi possono essere interessati. Ma solo nei paesi appetibili, non lontani dal mare. Forse in questi si salverà qualcosa, ma certo non si parlerà più il sardo.
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* su Democraziaoggi
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Crisi demografica e sovranità
di Franco Mannoni
By sardegnasoprattutto/ 24 febbraio 2016/ Città & Campagna/
Nicolò Migheli riprende la questione della crisi demografica della Sardegna rinnovando l’allarme e denunciando il silenzio di istituzioni e politica sul problema. Per lungo tempo abbiamo discusso sulla consolidata tendenza allo spopolamento dei paesi delle zone lontane dal mare e della tendenza dell’insediamento a disporsi in un andamento a ciambella lungo le coste.
La caduta del tasso di natalità e la tendenza alla decrescita della popolazione sembrava riguardare alcuni territori, conservando tuttavia la Sardegna nel suo insieme un trend di leggera crescita. Oggi non è più così, il saldo complessivo fra nascite e morti, immigrazione ed emigrazione, volge verso il basso e le proiezioni, nei diversi scenari ipotizzabili, sono comunque verso il basso. Meno abitanti, pochi giovani attivi, molti anziani.
Non è la prima volta nella storia che un popolo si estingue, potrebbe accadere anche ai sardi. C’ è chi pensa che le tendenze in atto siano non solo incoercibili, ma anche, in qualche misura, auspicabili. La densità urbana ed economica sarebbe capace di procurare competenze, iniziative e sviluppo. L’intendenza seguirà. Mi sforzo di capire quale esperienza vissuta e quale teoria economica possano avvalorare questa tesi bislacca, ma resto di parere contrario.
Certo è che, come recentemente ha scritto Livi Bacci, le tendenze demografiche di questo tipo sono difficilmente invertibili nel tempo breve. Le politiche per la natalità e la famiglia hanno tempi di ricaduta molto differiti e costi finanziarii notevoli. Quelle per l’immigrazione, sia pure gradualmente introducibili, si scontrano con resistenze sociali e politiche di non poco conto. Però da una parte occorrerà cominciare, anzi da entrambe. Impensabile che si resti fatalisticamente sull’uscio ad assistere a pochi matrimoni e molti funerali.
Se si assume come realistica, e lo è, questa previsione credo che si debba subito capovolgere la freccia delle politiche di riorganizzazione in atto dell’assetto del territorio. La narrazione della semplificazione e dell’efficienza che ci è stata proposta come base dei processi di tagli alle strutture civili, scolastiche , sanitarie, culturali va ripresa criticamente non per negarne la necessità finanziaria, ma per ridisegnarne i profili e le procedure.Credo che in Sardegna stiamo andando incontro a una situazione di cittadinanza dimezzata quando non denegata.
Faccio un esempio, e badate che non riguarda Esterzili o Talana, ma una zona baciata dal turismo e da buone condizioni di reddito, la Gallura. Per un abitante di Aglientu, se va avanti la riforma così come si prospetta, la nascita è già un problema. Il punto nascita sarà a 50-60 chilometri che con le strade esistenti corrisponde ad oltre un’ora. Idem per un ricovero urgente. La scuola è stata in Gallura negli anni cinquanta sessanta il risultato di uno sforzo enorme per portare l’istruzione ai fanciulli dei villaggi, negli stazzi e nei fari sulle isole. La razionalizzazione oggi porta via le scuole dai piccoli centri, accelerandone la decadenza. Quale sviluppo locale senza sanità e senza scuole, quale argine al decadimento demografico?
E’ fuori discussione il ruolo determinante delle città per l’innovazione, l’aggregazione di energie, il progresso della scienza e della cultura. Abbiamo bisogno semmai di potenziarne il ruolo in Sardegna, sia per Cagliari che per Sassari e per le altre realtà intermedie. Così che possano inserirsi nel sistema delle reti di città e divenirne nodi intelligenti e performanti , come dicono oggi. Con due attenzioni. La prima è che svolgano , rispetto al territorio di riferimento, una leadership e una polarità reali. Non sempre è così per tutte le aspiranti metropoline.
La seconda è che la rete di insediamenti e attività intorno ai poli siano mantenute vitali e amichevoli, perché dal deserto non viene niente. Questione di fondo è che siano consentite a tutte le comunità, sia pure in maniera differenziata ma equipollente, le condizioni di accesso ai minimi che garantiscono la cittadinanza , come per l’energia, le reti immateriali, la mobilità.
Questo non è poco. Se è in forse e non garantita la cittadinanza ( e non parlo di lavoro e diritti civili) allora si pone un problema grande come un macigno per i sardi, per la cultura e la politica innanzitutto. Il tema dell’autogoverno come strumento di attuazione della cittadinanza e dei poteri relativi. Questo, credo, il terreno concreto sul quale condurre la nuova questione sarda, che è questione di sovranità.
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Culle vuote e bare piene, la lenta eutanasia dei sardi
di Nicolò Migheli*
Gli indicatori demografici presenti nel rapporto Istat 2015 non sorprendono gli addetti ai lavori. Confermano tendenze che stanno diventando strutturali. Meraviglia invece la totale assenza di reazione della politica, nonostante l’allarme dei centri studi e della stampa. Politica distratta dal contingente che ha rinunciato a progettare il futuro, anzi con le sue azioni finisce con l’aggravare il problema. La media del numero dei figli per donna in Sardegna è dell’1,10, ultima tra le regioni italiane. Un punto netto sotto la soglia di sostituzione che è di due figli per due genitori. In pratica un dimezzamento della prossima generazione.
Anche l’età media del parto è la più alta in Italia: 32,3. Dato che condividiamo con il Molise. Cresce anche l’età media dei sardi 45,7, che rispecchia la composizione sociale della popolazione. Da zero a 11 anni l’11,8 della popolazione; tra i 15-64 anni il 66,1; oltre i 65 il 22,1. Un indice di dipendenza strutturale – rapporto tra popolazione in età non attiva (0 e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni)- del 51,3. La dipendenza degli anziani- rapporto tra la popolazione oltre i 65 anni con quella attiva- del 33,4. L’indice di vecchiaia del 187,2.
Dati da crisi demografica. La piramide delle età rovesciata, la base esigua composta da individui giovani contro un vertice anziano che si allarga sempre più. Un tasso di crescita naturale della popolazione pari a meno 3,3 ‰. Il 2015 è stato anche l’anno dell’aumento progressivo dei decessi, un 7,4 in più rispetto all’anno precedente. Le ragioni dell’invecchiamento della popolazione sono molteplici e finiscono per essere concause del disastro. Perché i sardi hanno smesso di fare figli? Si potrebbe affermare che è una tendenza generale di tutti i paesi ricchi, però in Sardegna vi sono elementi che inducono ad una ulteriore riflessione.
La prima è che la base di donne fertili, finito il baby boom degli anni 60 e primi 70, si è notevolmente ridotta. La seconda, è questo è un dato positivo in qualsiasi modo la si pensi, è che le donne sarde da svariati anni sono le prime in Italia nel consumo della pillola contraccettiva. Un riappropriarsi del proprio corpo, un decidere come e quando generare, che trova radici nel ruolo forte che le donne hanno sempre avuto nella nostra società.
Questo però non basta, anche in Svezia o in Francia l’uso della pillola è abbastanza alto e nonostante questo i figli si fanno. Quel che manca è lo stato sociale, quel che manca è una rete di servizi che aiutino le mamme sin dalla gestazione. Le reti familiari non riescono più a supplire all’assenza del pubblico. Il panorama generale di disoccupazione, sottoccupazione e precariato favoriscono l’esigenza di posticipare la maternità, non a caso l’età media è cresciuta, con il rischio di entrare in quella fascia di “puerpere attempate” , definizione ingenerosa, ma questa è. Se si fanno i figli in età avanzata, è quasi normale ricorrere di più ai servizi sanitari, questi però con i tagli diventano sempre più costosi.
Di conseguenza i figli li fa chi se li può permettere, chi può loro offrire un futuro dignitoso e una tranquillità economica. Oggi si assiste al paradosso che le famiglie numerose di tre o più figli sono quelle benestanti, mentre prima avveniva il contrario. Non così avviene in Francia, ad esempio, dove un programma di assistenza alle madri, nel giro di quarant’anni ne ha fatto il paese più giovane d’Europa. La media dei figli per donna è di 2. Chi ha due bambini riceve un contributo di 130 euro al mese che diventano 300 se sono tre. Nel paese d’oltralpe, le madri possono contare su servizi pubblici diffusi.
Qui da noi i figli sono un costo che è diventato insopportabile per le famiglie con redditi bassi. Non solo le sarde, ma anche le donne immigrate hanno smesso di fare figli. La loro fertilità resta più alta, 1,68 figli per donna, l’età più bassa, 28,4 ma le nascite sono diminuite. Su questo comportamento sono possibili due spiegazioni, la prima è che lavorando hanno poco tempo da dedicare ai bambini e non possono contare sulle reti familiari dei loro paesi d’origine; l’altra, che anche loro tendono ad uniformarsi al modello dominante della famiglia con pochi figli.
Crescono invece i decessi, siamo una società vecchia e le morti aumentano. Sul picco dell’anno passato, in mancanza di dati medici disaggregati, è ancora impossibile un ragionamento completo. L’effetto del taglio sulle prestazioni sanitarie si farà sentire nel tempo. Però qualche avvisaglia già si nota, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi diminuisce l’aspettativa di vita alla nascita. 79,7 per i maschi e 85,0 per le donne, registrando un meno 0,3%. Decimo di punto da non prendere alla leggera. I sardi stanno correndo verso una società insostenibile fatta di vecchi sulle spalle di pochi giovani. Una morte dolce che sancirà nel tempo la nostra scomparsa.
Non sarà né il primo né l’ultimo popolo a sparire davanti allo sguardo freddo della Storia. Solo che ora tocca a noi. È possibile fermare queste tendenze? In parte sì, chiedendo alla politica di esercitare fino in fondo il suo ruolo, di pensare in una prospettiva pluridecennale; di mettere in opera servizi e aiuto alle famiglie, di qualsiasi tipologia e genere siano. Basta imitare la Francia. Sì può pero continuare a procedere come prima, far finta di niente, sperando che chi verrà farà. Se sarà così l’ultimo che resta si ricordi di chiudere la porta e spegnere la luce.
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* By sardegnasoprattutto/ 22 febbraio 2016/ Città & Campagna/
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Nel riquadro la Sibilla cumana. Il quadro è di Domenichino e si trova nella Galleria Borghese di Roma.
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SPOPOLAMENTO e ACCOGLIENZA su ALADINEWS
Oggi sabato 27 febbraio 2016
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Lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30
presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2
Cagliari-Pirri fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” – segue programma completo – - La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.
Giovanni Maria Angioy for President
«Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione.» Giovanni Maria Angioy.
(Memoriale, 1799[1])
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(Memoriale, 1799[1]) Giovanni Maria Angioy (a cura di Omar Onnis), Memoriale sulla Sardegna (1799), Cagliari, Condaghes, 2015.
Oggi venerdì 26 febbraio 2016
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Lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30
presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2
Cagliari-Pirri fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” – segue programma completo – - La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.
La Regione mostruosa ed inefficiente
Andrea Pubusa in un suo recente intervento, pesantemente critico, sulla legge regionale di “riforma” degli enti locali, pubblicato su Democraziaoggi, ripreso da Aladinews, affermava, tra diverse considerazioni quanto segue: “(…) Solo i ciechi non possono vedere che ormai il sistema regionale è bloccato per l’ingrossarsi a dismisura della Regione, ormai un vera e propria escrescenza putrescente della comunità sarda” mentre una vera riforma sarebbe dovuta partire (…) dallo scasso di questa Regione, dal ridurla ad ente di legislazione e programmazione, demandando tutto il resto a province e comuni”. A queste ultime istituzioni a cui far svolgere specifiche funzioni sulla base delle competenze possedute se ne devono aggiungere altre. Per esempio, sul versante delle incentivazioni per lo sviluppo dell’economia, si dovrebbero aggiungere le Camere di Commercio (attualmente 4), nonché la struttura regionale di Unioncamere e le Aziende speciali. Tra queste ultime la Fiera Internazionale della Sardegna, che come prevede un – documento della Coalizione Cagliari Città Capitale del 15 febbraio 2016, dovrebbe così comportarsi “(…) La Regione sarda deve conferire all’entità Fiera Internazionale della Sardegna, così come verrà giuridicamente ridefinita, tutte le competenze attuative di natura fieristica, attualmente assurdamente centralizzate negli assessorati regionali”.
Tutti questi ragionamenti per criticare la politica accentratrice della Regione Sarda, che configura una palese violazioni della Carta costituzionale in una circostanza che qui segnaliamo; ci riferiamo specificamente all’attività di promozione della partecipazione delle aziende sarde a Fiere di carattere internazionale, come descritte nell’avviso della RAS che segue, che dovrebbe invece essere delegata alle Strutture camerali.
(Dal sito web della RAS 25.02.16 – promozione turistica Adesioni per la Fiera Imex di Francoforte – 19/21 aprile 2016)
La Regione Sardegna parteciperà con un proprio spazio espositivo presso “IMEX” una delle più importanti fiere del turismo congressuale e d’affari in Europa che si svolgerà dal 19 al 21 aprile 2016 a Francoforte.
- segue –
Oggi giovedì 25 febbraio 2016
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Lunedì 29 febbraio 2016 a partire dalle ore 15.30
presso il salone dell’Ex-Distilleria-Città dell’Impresa via Ampere,2
Cagliari-Pirri fronte giardino Ex-Vetreria di Pirri si terrà il Convegno dal tema “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” – segue programma completo – - La pagina fb del Convegno “La Sardegna che vogliamo – Quale sviluppo per la Sardegna?” promosso dalla CSS.