Monthly Archives: gennaio 2016
Il sardo nella messa, in tutta la messa e in tutte le varianti: presto e bene, presto è bene
di Gianni Loy
Il comunicato del Coordinamento pro su sardu ufitziale mi lascia sconcertato. Dissento profondamente, nei toni e nel contenuto. Soprattutto non mi fa presagire niente di buono per il futuro di questa (nostra?) lingua.
In primo luogo, pensare che la Chiesa debba farsi parte, addirittura in qualità di apripista, di un lungo, profondo e difficile processo di evoluzione della lingua sarda, quale quello in atto, significa essere totalmente fuori dalla realtà. La Chiesa utilizza le lingue, anche per la liturgia, in funzione della loro diffusione e condivisione tra i fedeli. Sino all’altro giorno era addirittura il latino la lingua, a vocazione universale, utilizzata nella liturgia.
Il Concilio Vaticano II ha rivoluzionato il sistema proprio per superare quel distacco che impediva la piena partecipazione ai riti liturgici consentendo l’utilizzo delle lingue locali correntemente utilizzate dai fedeli. La decisione sulla scelta degli idiomi, da utilizzare nella liturgia, in sostanza, attiene alla sensibilità dei vescovi in relazione alla loro funzione pastorale. La Chiesa, o meglio molti dei suoi rappresentanti, hanno sbagliato, una volta, quando si sono prestati ad accompagnare un movimento, culturale e politico, che pretendeva di sradicare l’uso della lingua materna, in Sardegna, per imporre l’uso dell’italiano, la lingua nuova che avrebbe dovuto unificare anche culturalmente il paese dopo averlo unificato politicamente.
Chiedere oggi ai vescovi di prestarsi ad essere strumento della affermazione di una lingua in fieri, significa, mutatis mutandis, proprio ripetere lo stesso errore storico che tanto critichiamo.
Non dobbiamo prenderci in giro! Il “sardo comune” cui fa riferimento il Comitato è costituito da “norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta dell’Amministrazione regionale… che costituisca un punto di mediazione tra le parlate più comuni e diffuse”. - segue -
Il Coordinamentu pro su sardu ufitziale chiede la messa in lingua sarda comune
Subito la messa in un sardo comune
(comunicato stampa*) Il Coordinamentu pro su sardu ufitziale esprime preoccupazione per l’atteggiamento negativo delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti della liturgia in lingua sarda. Nonostante le rispettose petizioni, giunte da più parti e reiterate negli anni, la Chiesa Sarda non riesce ancora oggi a dare risposte convincenti. Il CSU è organizzazione laica che ha al suo interno credenti e no, ma è interessata all’affermazione del diritto dei sardi di poter esercitare il culto nella propria lingua. - segue -
Politica e partiti regionali: l’eterno ritorno
Sarà un gioco, ma non è divertente neppure un po’
———-
Peccato che non sia solo un gioco innocuo. Perché si gioca con la cosa pubblica.
E la cosa pubblica sono, da qualche tempo, un sistema amministrativo devastato (con la riforma degli enti locali “a la càrte” che stanno per approvare, voglio vedere quali punti di riferimento certi e razionali avranno i cittadini utenti dei servizi), un sistema sanitario sempre meno efficiente, ma i cui sprechi si vuole farli pagare ai cittadini e alle imprese (comunque che gli aumenti delle addizionali siano delle furfantesche coglionerie pare che se ne stiano rendendo conto), un’isola sempre più isolata in mezzo al Mediterraneo e con trasporti interni in pezzi ad onta dei mezzi di trasporto gabellati per “moderni”.
———-
di Antonio Dessì
Nel PD sardo si assiste a un balletto che ripete paro paro spettacoli ai quali abbiamo assistito anche tanti anni fa. A me ricordano precisi quelli dei tempi delle Giunte Melis e Palomba (ma anche nel periodo della Giunta Soru non era meglio), tuttavia con minor costrutto.
Congressi di partito in cui si formano maggioranze intorno a un segretario, poi ridislocamenti a geometria variabile a seconda di convenienze di gruppo e individuali, riunioni di parata o riunioni disertate di organi di partito, sostegni mobili agli esecutivi regionali, fiducie tiepide, sfiducie mirate, strattoni “costruttivi”, risentimenti, fuffe dei piu’ disparati contenuti ad uso di quadri intermedi e militanti infeudati. Il declino del centrosinistra ha radici lontane. Quando ancora mi stupivo di queste cose, un mio compagno più saggio e disincantato mi diceva: “Vedi, Tonino, per molti la politica è come un gioco per adulti: non è importante la posta, quel che conta è il gioco in sè e c’é chi vuol stare sempre in campo e mai in panchina”. Io credo che in gran parte sia vero (altrimenti non si capisce perché molti sprechino tanto tempo della propria vita -purtroppo l’ho fatto anch’io- in riunioni “delle parole perdute”) e credo anche che per l’attuale segretario regionale del PD la massima aspirazione esistenziale, da un certo punto in poi, sia stata quella di essere ammesso in quel gioco per adulti.
Peccato che non sia solo un gioco innocuo. Perché si gioca con la cosa pubblica.
E la cosa pubblica sono, da qualche tempo, un sistema amministrativo devastato (con la riforma degli enti locali “a la càrte” che stanno per approvare, voglio vedere quali punti di riferimento certi e razionali avranno i cittadini utenti dei servizi), un sistema sanitario sempre meno efficiente, ma i cui sprechi si vuole farli pagare ai cittadini e alle imprese (comunque che gli aumenti delle addizionali siano delle furfantesche coglionerie pare che se ne stiano rendendo conto), un’isola sempre più isolata in mezzo al Mediterraneo e con trasporti interni in pezzi ad onta dei mezzi di trasporto gabellati per “moderni”.
Sarà un gioco, ma non è divertente neppure un pò.
—————————————-
Referendum costituzionale. A Cagliari è nato il Comitato per il “No”
Anche a Cagliari si è costituito il Comitato per il “no” al referendum sulle modifiche della Costituzione volute dal governo Renzi.
Nei giorni scorsi, rappresentanti di movimenti e singoli cittadini, si sono incontrati per avviare la discussione. «È stato un confronto appassionato e di alto profilo - affermano Marco Ligas, Giacomo Meloni e Andrea Pubusa, esponenti del Comitato promotore – lo stravolgimento della Costituzione, l’Italicum, e le nuove norme su scuola e lavoro, finiscono per rappresentare una vera minaccia alla nostra Democrazia». Una battaglia, quella referendaria, che «sicuramente si svolgerà in un clima non favorevole, vista l’attenzione dei cittadini rivolta ad altre drammatiche e più contingenti questioni, a partire da quella del lavoro. A questa battaglia, però – dicono i promotori del comitato – una città dalle tradizioni democratiche come Cagliari non può e non vuole sottrarsi». Bisognerà ora coinvolgere «tutti i cittadini, al di là di ogni appartenenza politica o culturale, recuperando il valore della costante presenza nei quartieri e nelle piazze per una capillare opera di informazione, per far nascere i Comitati per il “No” in tutti i centri della Provincia e della Sardegna intera». Ora si lavora alla presentazione del Comitato in una assemblea pubblica con la partecipazione di un esponente del Comitato nazionale.
—————————-
- La pagina fb del Comitato.
Referendum costituzionale. A Cagliari è nato il Comitato per il “No”
- La pagina fb del Comitato per il NO al Referendum costituzionale.
Lotta del popolo sardo per contrastare le scellerate scelte governative (e non solo) che fanno declinare l’Università sarda
Non basta pretendere un maggiore e doveroso impegno dei politici sardi per cambiare leggi penalizzanti e neppure basta suscitare per queste ed altre finalità virtuose la mobilitazione interna degli Atenei, occorre sviluppare un grande movimento di popolo, del popolo sardo, per salvare, valorizzare e rilanciare le Università sarde. E si ragioni finalmente come Università della Sardegna! Pur nel rispetto delle autonomie e della specificità delle sedi storiche, superando ridicoli campanilismi e mettendo davvero l’Università al servizio innanzitutto della comunità sarda. Per questo occorre un’Università rinnovata, che sappia essere protagonista e attrattiva nel Mediterraneo, in Europa, nel Mondo. L’Unione Sarda. Cronaca Regionale (Pagina 11 – Edizione CA)
Tagli alle Università sarde. Si mobilitano i deputati. Alla Camera un emendamento al decreto Milleproroghe
Ci provano i parlamentari sardi a salvare le università della Sardegna, che rischiano pesanti tagli di risorse. Alla Camera è stato presentato un emendamento al decreto Milleproroghe, per chiedere di mantenere per il 2016 la quota dei fondi stabilita per il 2015 per gli atenei isolani. I primi firmatari sono i deputati del Partito democratico Caterina Pes e Francesco Sanna, ma la proposta è stata sottoscritta anche da tutti i colleghi sardi del Pd.
«Il diritto allo studio – afferma Pes – va preservato perché è la leva su cui costruire il domani. Dobbiamo evitare sperequazioni e per arrivare a questo obiettivo bisogna dare il giusto peso al gap dell’insularità. Un gap che invece non è tenuto in considerazione nel costo standard dello studente, parametro fondamentale su cui attualmente si basa l’assegnazione dei fondi».
Per questa ragione, prosegue il ragionamento della deputata oristanese, la condizione di insularità e, di conseguenza, gli ostacoli di carattere infrastrutturale, «non possono non essere tenuti in considerazione nel momento in cui vengono assegnati i contributi statali alle università. Gli atenei isolani devono essere messi in condizione di poter fornire gli stessi servizi di quelli della Penisola e quindi di attenuare gli svantaggi dovuti alla propria condizione geografica».
È noto a tutti, conclude Caterina Pes, «quale sia l’alto costo sopportato per far frequentare ai figli l’Università dalle famiglie. Forse è arrivato il momento di rivedere i parametri» su cui si basa la distribuzione in tutto il territorio nazionale, da parte del ministero per l’Università, dei contributi per gli atenei.
Nei giorni scorsi un allarme per il taglio delle risorse alla formazione accademica isolana era stato lanciato dall’assessore regionale all’Istruzione Claudia Firino: «Lo scenario dei finanziamenti statali agli atenei», aveva fatto notare, «è in calo costante dal 2008», eppure mai come quest’anno si è allargato il divario tra quanto viene garantito alle università del centro-nord e quanto arriva a quelle del Sud. Peggio ancora a quelle di Sardegna e Sicilia.
- Analoga preoccupazione è stata espressa dal docente di diritto costituzionale Pietro Ciarlo, prorettore dell’Università di Cagliari.
————
L’Unione Sarda. Cronaca di Sassari (Pagina 39 – Edizione CA)
Il sindaco: salviamo l’Università
SASSARI. Nicola Sanna solidale col rettore dell’Ateneo dopo gli ultimi tagli
Università più povere nell’Isola, a dispetto di tutte le eccellenze.
«L’adozione dei nuovi criteri di distribuzione dei fondi statali per le università penalizza le università isolane e del sud Italia, in particolare quelle di media dimensione, quelle della nostra Isola che proprio a causa della insularità non hanno le stesse potenzialità espansive nel numero degli studenti frequentanti».
Parole del sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che si schiera accanto ai rettori degli Atenei di Sassari e Cagliari nella richiesta di una rivisitazione dei parametri che consentano una più equa ripartizione delle risorse.
«Abbiamo sempre sostenuto – dice il primo cittadino – e di questo siamo convinti, che Sassari possa e debba essere città della cultura, della scienza e della ricerca e sperimentazione che deve guardare all’Europa e al suo Mediterraneo difendendo e potenziando il ruolo dell’Ateneo turritano. Sassari è una città universitaria, dotata di eccellenze e capacità che si distinguono a tutti i livelli, nazionali e internazionali. Per questo motivo l’università sassarese non può correre il rischio di vedersi ridotti ogni anno i finanziamenti».
«Soltanto attraverso risorse adeguate – prosegue Nicola Sanna – è possibile puntare al miglioramento dell’offerta didattica, sull’alta formazione, a una sempre maggiore internazionalizzazione e all’innovazione tecnologica da trasferire alle nostre imprese e alle nuove generazioni».
«Sono convinto – conclude il sindaco di Sassari – che le azioni comuni poste in essere tra Comune e Università rivestano il fondamentale ruolo di coesione fra le politiche per lo sviluppo e l’occupazione, le strutture di formazione e ricerca e le imprese, fra i saperi e l’occupazione. Ecco allora che un taglio delle risorse nei riguardi dell’università sassarese avrebbe delle sicure ripercussioni negative sulla società sarda, sul mondo del lavoro, sulle comunità della nostra Regione. Mi auguro che il governo regionale si ponga alla testa dell’azione di difesa e potenziamento delle università del Mezzogiorno». L’ultima possibilità di fermare l’emorragia di giovani, costretti a una nuova migrazione.
L’Università in crisi… Cara Università sarda, chiedi al popolo sardo la forza per contrastare le assurde e sbagliate politiche governative!
L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 – Edizione CA)
(…) Ma noi non ci arrendiamo. L’Università di Cagliari non si arrende oggi, e non si arrenderà domani. Chiediamo ai politici sardi di intervenire sul Ministero perché adotti criteri più equi nella ripartizione delle risorse. Chiediamo alla politica regionale di tener conto della situazione delle Università nella redazione del bilancio adesso in discussione in Consiglio.
—————————————
«Università pubblica da tutelare»
di Pietro Ciarlo
Il futuro dell’Università di Cagliari non è roseo perché lo Stato continua tagliare i finanziamenti. La nostra è una Università pubblica, statale. È un bene dello Stato. Lo Stato deve assicurarne la vita. Siamo orgogliosi della nostra università pubblica. Ci sentiamo parte di un grande progetto politico e culturale: consentire a tutti i capaci e meritevoli, anche se sprovvisti di mezzi, di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione. Sono le parole dell’articolo 34 della Costituzione. L’istruzione è un grande diritto sociale. Esso deve essere garantito, a meno di non voler tornare a cent’anni fa quando consapevolezze culturali e professioni più qualificate erano appannaggio dei pochi che potevano permetterselo. - segue -
La campagna referendaria per il NO è partita anche in Sardegna
.
.
.
.
di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi.
Molto incoraggiante la riunione per la costituzione del Comitato per il referendum a Cagliari. Si pensava a una riunione ristretta, invece la partecipazione è stata così ampia da trasformarsi in un’assemblea. Nel corso della riunione abbiano appreso che già si va costituendo un altro comitato in città e alcuni gruppi già stanno attivandosi nell’himterland, a partire da Quartu. Era presente una rappresentanza del Medio Campidano col presidente dell’ANPI, che ha manifestato la volontà di costituire un comitato anche in quell’area. Insomma, la situazione si muove positivamente. – segue -
Riassetto degli Enti locali: per ora la confusione regna sovrana…
Ecco l’agenzia di stampa del pomeriggio del 20 Gennaio 2016
Riforma Enti locali: Cagliari è città metropolitana
Comprende oltre al comune capoluogo 16 amministrazioni limitrofe: Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta
(Ansa News)
Nasce in Sardegna la città metropolitana di Cagliari, che comprende oltre al comune capoluogo 16 amministrazioni limitrofe: Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta. Lo prevede l’articolo 24 della legge di riforma degli locali, approvato dal Consiglio regionale con i soli voti della maggioranza.
Entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, questi Comuni potranno distaccarsi dalla città metropolitana con delibera del Consiglio comunale approvata dai due terzi dei consiglieri. La città metropolitana, oltre alle funzioni proprie previste per legge, esercita le competenze della Provincia di Cagliari esclusivamente per i Comuni del proprio territorio.
A guidare questo nuovo ente locale sarà il sindaco di Cagliari che assume le funzioni di sindaco metropolitano, eletto direttamente dai cittadini insieme al consiglio metropolitano.
Il sindaco potrà nominare un vicesindaco e decade dalla carica alla cessazione della funzione di sindaco di Cagliari. Per effetto di questa legge l’attuale primo cittadino di Cagliari, Massimo Zedda, sarà il primo sindaco metropolitano sino alle elezioni amministrative previste per la prossima primavera.
————
Per chi cerca di capirne di più, ecco il collegamento alla pagina del resoconto del Consiglio regionale della Sardegna: http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Sedute.asp
———-
Il testo del disegno di legge della Giunta (n.176/A) con a fronte il testo della commissione competente (non aggiornato con gli emendamenti approvati nella seduta del 20 gennaio 2016): http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Disegni%20e%20proposte%20di%20legge/DL176A.pdf
—————————————–
Per contrastare lo spopolamento dei nostri paesi, facciamo qualcosa noi. Le proposte di “riadottare Bitti” e la loro possibile diffusione
Cosa fare per affrontare lo spopolamento del paese? dei paesi? “Riadottare Bitti”, e … tutti i nostri paesi: proposte in un dibattito che interessa tutti i sardi
di Salvatore Cubeddu*
E’ iniziata la settimana in cui il Consiglio regionale deciderà il futuro istituzionale dei nostri 377 comuni, tra i quali pochissime le città. Da due mesi ne parliamo. La parola l’hanno avuta quasi del tutto le classi dirigenti cittadine, i paesi hanno fatto da contorno. Eppure in Sardegna i paesi sono importanti quanto le poche città. Anche perché gran parte dei cittadini, solo da poco, hanno smesso di essere paesani.
E c’è chi se ne ricorda, ci tiene, vuole fare qualcosa, dire a chi è rimasto che in lui, dentro i propri pensieri ed emozioni c’è ancora e ci sarà sempre il proprio paese. E sarebbe felice di fare quello che può e sa, che gli è rimasto di quando c’era, insieme a quello che ha appreso nella fisica lontananza. Anche perché, con il formidabile ed incredibile accorciamento delle distanze una intensa presenza ci è sempre più concessa, possiamo restare contemporanei e conterranei pure collocati in posti diversi, anche tanto differenti. Simili convinzioni hanno spinto anche a dei rientri, a tentare imprese economiche, ad offrire disponibilità amministrative, a riprendere i contatti possibili. Nella nostalgia di ognuno che è partito – verso la città sarda o aldilà del mare – rimane il filo più o meno promettente della tenuta o della ripresa di un legame.
Riflessioni che anticipano la notizia: “riadottare Bitti!”, modello e proposta per “riadattare i nostri paesi”. A Bitti un giornale periodico locale (il MIRACOLO, anno XXI, n° 3/2015), propone di “riadottare Bitti” e lancia il dibattito. – segue –
Referendum costituzionale: riunione a Cagliari per la costituzione del Comitato per il NO
Oggi mercoledì 20 gennaio alle ore 19 nella sede CSS (Confederazione sindacale sarda) in via Roma,72 a Cagliari, riunione preparatoria per organizzare l’assemblea costitutiva del Comitato per il NO al referendum costituzionale.
Approfondimenti. Costruire con i referendum. - Costituzione, la controriforma di Renzi.