Monthly Archives: gennaio 2016
Sa missa in sardu. Continua il dibattito sul blog della Fondazione Sardinia
Pepe Corongiu e Gianni Loy sighint arresonare de sa missa in sardu
Pepe: Ma Deus contra a sa LSC est? Gianni: A mei mi hat a praxiri a accodiri a d’ascurtai una consacratzioni in limba mia, in sa limba de nosatrus, calechisiat.
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Su Fondazione Sardinia
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Istinti predatori
IL PROCURATORE DI CAGLIARI, ROBERTO SAIEVA, COME CICERONE, NICEFORO E RICCIARDETTO?
di Francesco Casula
Ecco cosa ha detto all’inaugurazione dell’anno giudiziario:
“Altro fenomeno criminale che nel territorio del Distretto appare di rilevanti proporzioni è quello delle rapine ai danni di portavalori, organizzate normalmente con grande dispiegamento di uomini e mezzi. Diffusi sono comunque analoghi delitti ai danni di sportelli postali e di istituti bancari. E’ agevole la considerazione che nella esecuzione di questi delitti si sia principalmente trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione, crimine che sembrerebbe ormai scomparso”.
E’ un passo avanti.
CICERONE aveva bollato i Sardi come naturalmente mastrucati latrunculi, inaffidabili e disonesti, in quanto africani (oggi diremmo negri), anzi formati da elementi africani misti, razza che non aveva niente di puro e dopo tante ibridazioni si era ulteriormente guastata, rendendo i sardi ancor più selvaggi. “Qua re cum integri nihil fuerit in hac gente piena, quam ualde eam putamus tot transfusionibus coacuisse?” (E allora, dal momento che nulla di puro c’è stato in questa gente nemmeno all’origine, quanto dobbiamo pensare che si sia inacetita per tanti travasi?).
ALFREDO NICEFORO parlava del Nuorese come “Zona delinquenziale” e degli abitanti delle zone interne della Sardegna caratterizzati da una naturale predisposizione al crimine.
RICCIARDETTO (alias Augusto Guerriero) su Epoca negli anni ’60 scriveva che i Barbaricini occorreva “trattarli” con gas asfissianti o per lo meno paralizzanti.
Piccoli grandi esempi
Il 31 gennaio 1968 l’isola di Nauru si dichiara indipendente dall’Australia.
E’ la più piccola Repubblica del mondo: 10mila abitanti in 21,4 km2.
Per l’indipendenza non servono grandi numeri e grandi estensioni, come sostengono quelli che preferiscono la dipendenza.
Un buon programma di base per una coalizione vincente
“Gli intellettuali sono quelli che sono convinti di aver fatto le cose solo perchè le hanno pensate o scritte. E di questo sono appagati anche quando delle cose che hanno pensato o scritto nulla si è concretizzato”. Questa frase, forse con diverse parole, ma fedele nella sostanza, me la disse un giorno credo del 1970, Filippo Franceschi, un prete, allora assistente nazionale della gioventù di azione cattolica, poi, diversi anni più tardi, diventato Vescovo di Ferrara e successivamente di Padova. La ricordo sempre per ridimensionare gli entusiasmi rispetto a formulazioni di concetti che a volte sono talmente condivisibili e rappresentati così bene da farci illudere di essere già realtà. La ricordo pertanto come personale premessa nel riportare il documento – totalmente condivisibile e scritto molto bene – che ha costituito la base di un incontro tra tre (per ora tre, ma si punta ad allargamenti) diverse componenti della politica cittadina (Cagliari Città Capitale, La Quinta A e Associazione Sardegna Possibile) che si sono incontrate per cominciare a verificare la possibilità di dar vita a una coalizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale e per l’elezione del nuovo Sindaco di Cagliari, nella primavera del corrente anno. Il documento è tanto convincente da potersi ritenere vincente. E, invece… non basta certo. Ecco, come abbiamo già detto in altra circostanza, la strada da percorrere è ancora lunga e non facile; insomma: non bisogna avere illusioni da intellettuale, nella singolare accezione di cui sopra. Tuttavia registriamo e siamo soddisfatti del buon inizio e, come dice il proverbio: chi comincia bene è a metà dell’opera. Quale opera? Quella di conquistare il Comune di Cagliari.
IL DOCUMENTO DI BASE DELL’INCONTRO TRA CAGLIARI CITTA’ CAPITALE, LA QUINTA A, ASSOCIAZIONE SARDEGNA POSSIBILE
1. Nell’imminenza delle prossime elezioni comunali, è legittima, opportuna, ed anzi auspicabile qualsiasi iniziativa capace di proporre contenuti di governo, tanto più se ispirata ad istanze di partecipazione diretta dei cittadini ed alla soddisfazione dei loro bisogni.
2. Tale partecipazione può ben esprimersi mediante la presentazione di programmi e di liste di candidati. Un pluralismo di proposte è connaturato ai differenti bisogni, alle differenti sensibilità ed alle differenti ispirazioni ideologiche dei movimenti o partiti che si riconoscono in questa prospettiva.
3. Il sistema elettorale e la dinamica stessa della consultazione penalizzano i movimenti che si muovono al di fuori del sistema dei grandi partiti o delle loro aggregazioni. In particolare, certamene esclude dalla rappresentanza le liste che non raggiungano un buon risultato elettorale ed impedisce l’utilizzazione dei resti.
4. In presenza di un accordo sui principi ispiratori di fondo, e sul rispetto reciproco, è possibile, ed auspicabile, che queste istanze, pur mantenendo l’assoluta autonomia, sperimentino la possibilità di presentare un raggruppamento unitario che le contenga.
5. Ciò, praticamente, significa la presentazione di una coalizione con un candidato sindaco comune alle liste che la compongono.
6. Il vantaggio, dal punto di vista tecnico è evidente. Significherà che tutti i voti espressi dalle liste che la compongono saranno utilizzabili e che anche le liste che non raggiungano il quoziente possano aspirare ad avere almeno una rappresentanza minima sulla base dei resti ottenuti.
7. L’eventuale costituzione di una coalizione comporta la condivisone di principi e l’impegno al rispetto di alcune regole.
8. Quanto al primo aspetto, dovrà esser chiaro, pima di tutto, che la costituzione di una coalizione non richiede la elaborazione di un programma comune. Ciascuna delle liste potrà elaborare liberamente il proprio programma, scegliere le proprie priorità e proporsi così, con la propria identità, agli elettori.
9. Ai partecipanti alla coalizione, tuttavia, sono richiesti la condivisione di principi comuni, il rispetto delle specificità programmatiche espresse dalle altre componenti e l’assenza di punti programmatici tra di essi incompatibili
10. Quanto al secondo aspetto, dovranno convenirsi: a) la scelta di un nome comune per la coalizione, secondo le regole indicate dalla legge elettorale; b) l’individuazione di un candidato sindaco individuato di comune accordo o mediante lo strumento delle primarie; c) la costituzione di un gruppo ristretto di rappresentanti in grado di elaborare il contenuto comune della coalizione e governare agevolmente il processo che porta alla sua costituzione.
Si tratta, come si vede di indicazioni di carattere tecnico.
Dal punto di vista politico, si tratta di una proposta di largo respiro. Il dialogo tra componenti che, pur nella loro diversità, riconoscono tra i propri principi una forte ispirazione alla partecipazione dei cittadini e l’affermazione del diritto all’autogoverno non può esaurirsi nella partecipazione alla competizione elettorale di Cagliari, ma deve intendersi come il contributo all’apertura di una più ampia fase “costituente” che abbia l’ambizione di preparare, attraverso un percorso di riflessione e di proposizione, un più vasto rinnovamento della politica in Sardegna, anche in prospettiva delle future consultazioni in ambito regionale.
Ciò dando atto di come il modello organizzativo dei partiti, oggi in evidente crisi, anche in Sardegna, non solo appare inadeguato a rispondere ai bisogni espressi dai primi titolari del potere democratico, i cittadini, ma presenti anche pericolosi fenomeni di involuzione.
La convergenza deve riguardare, evidentemente, i principi ispiratori. Tuttavia, da essi devono potersi trarre le linee generali di convergenza sui punti programmatici autonomamente sviluppati da ciascuna delle forze che partecipano alla coalizione.
I 4 grandi temi.
LA DIGNITA’
Finalità della politica è prima di tutto il rispetto della dignità della persona umana. Ogni persona è portatrice di una inalienabile dignità che si manifesta nei diversi cicli di vita, a seconda della età, del sesso e delle condizioni personali di ciascuno.
La dignità non è retorica affermazione ideale, bensì fondamento di specifici diritti della persona ad aver garantite condizioni di vita adeguata, significa il diritto al lavoro, ad un ambiente salubre, all’assistenza in caso di necessità …
L’amministrazione pubblica è debitrice del rispetto di tali diritti e deve informare la propria azione al loro soddisfacimento.
Ciò comporta, tra l’altro, che la erogazione dei servizi fondamentali della persona, come la salute, l’acqua, i trasporti, l’istruzione …. non può essere delegata al mercato ed ai suoi movimenti speculativi, bensì garantita direttamente dall’Amministrazione pubblica.
LA PARTECIPAZIONE
Le attuali regole democratiche prevedono l’istituto della delega dei poteri, che originariamente appartiene al popolo, alle istituzioni che rappresentato i cittadini. Ciò tuttavia, non può e non deve significare cessione definitiva del diritto dei cittadini a partecipare della cosa pubblica. Partecipare significa, prima di tutto riaffermare il diritto all’autodeterminazione. I cittadini, anche, ma non solo, attraverso le istituzioni alle quali affidano l’amministrazione, conservano il diritto di decidere della propria appartenenza. Nonostante l’Amministrazione comunale non sia una sede deliberativa per molti dei diversi assetti istituzionali, tuttavia, con la sua sua azione, partecipa ad un processo di affermazione dell’autonomia. La partecipazione implica il diritto dei cittadini ad essere consultati nel momento delle scelte fondamentali che riguardano la vita della città. Implica il diritto alla creazione di organismi intermedi che consentano l’espressione della volontà popolare e, in taluni casi a realizzare forme di autogoverno compatibili con l’interesse collettivo che riguardino specifiche collettività territoriali o fondate su interessi comuni. Implica pertanto la disponibilità di strumenti (anche attraverso normazioni e pratiche innovative della sperimentata “democrazia partecipativa”), e strutture/spazi partecipativi, promossi e tutelati dall’amministrazione pubblica, che contribuiscono a renderla effettiva.
L’APPARTENENZA
La città, il suo territorio, la sua cultura, la sua aria, il suo mare, le sue strade, i suoi commerci appartengono ai suoi cittadini. La città evolve e si modifica, per un verso, per incontrollabili fenomeni esterni, di carattere economico, sociale, istituzionale, ma, per altro verso, come conseguenza delle scelte operate dai suoi amministratori.
Queste scelte, in grado di modificare le sembianze materiali ed immateriali della città, sono operate dai suoi amministratori. L’azione di governo della città deve essere effettuata in nome e per rispondere agli interessi dei propri cittadini e di chi la abita.
Poiché la città appartiene ai suoi cittadini, dovrà essere governata per rispondere al meglio alle loro aspirazioni collettive. Una città dove siano garantiti prima di tutto gli elementi fondamentali del vivere civile, a partire dalla qualità dell’aria, dell’igiene, della mobilità, l’istruzione, la salvaguardia della propria cultura, la creazione di opportunità che favoriscano l’attività economica ed il lavoro. Dovrà sempre essere chiaro che le politiche dell’Amministrazione dovranno sempre essere finalizzate alla edificazione non di una città da “vendere”, ma di una città da abitare.
LA SOLIDARIETA’
La città potrà vivere e svilupparsi solo se avrà capacità di aprirsi e di mostrare segni di solidarietà. Solidarietà interna, con i soggetti più deboli che richiedono maggiori attenzione e maggiori risorse nelle politiche sociali. Solidarietà territoriale, perché la città si apre all’area vasta e con essa condivide l’esigenza di fornire servizi adeguati che, non di rado, non possono essere forniti senza una forte collaborazione. Solidarietà con i nuovi cittadini, sia che arrivino dai paesi vicini che da altri paesi, il cui contributo alla crescita, economica e culturale, della comunità è talora misconosciuto eppure essenziale e ricco di potenzialità, se ben governato e non lasciato a uno spontaneismo irresponsabile.
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Si tratta, sia ben chiaro, della proposta di temi di discussione volti a verificare se esista uno zoccolo comune sul quale costruire i programmi più dettagliati di ciascuna forza, e se, vi sia un accordo, anche metodologico, che possa portare alla costruzione di una coalizione che non sia soltanto una contingenza, ma un’apertura verso il futuro.
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- La foto panoramica della città è tratta dalla pagina fb del Raggruppamento politico La Quinta A.
L’Università della Sardegna si confronta con i rappresentanti del “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino”
CON LA CULTURA SI FESTEGGIA LA VITA, NON LA MORTE
(UnicaNews) L’incontro dei rettori dei due atenei sardi con i rappresentanti del “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino”, Nobel per la Pace 2015. Grazie all’Università si rafforza la collaborazione con i Paesi del Maghreb. CRONACA, FOTO E VIDEO su UNICA NEWS.
Zona franca urbana, Punto franco doganale: opportunità di sviluppo e lavoro per Cagliari
Mercoledì 10 febbraio con inizio alle ore 17,30 Sala Search del Comune di Cagliari, Largo Carlo Felice 2. Organizza Cagliari Città Capitale (a cura del Gruppo di lavoro sulla Zona franca di Cagliari Città Capitale).
- La pagina fb dell’evento.
Che fine ha fatto la “Città dell’Impresa”?
Che fine ha fatto la “Città dell’Impresa”. Se lo chiedeva Alessandro Zorco esattamente un anno fa (su Casteddu online). Tutti i suoi interrogativi, che facciamo nostri, sono tuttora irrisolti http://dirinnova.blog.tiscali.it/2016/01/30/che-fine-ha-fatto-la-citta-delle-imprese/?doing_wp_cron.
- Torneremo presto sull’argomento.
Quale sviluppo per la Sardegna?
La sedia
di Vanni Tola
Chimica verde – Proviamo a parlarne senza pregiudizi?
Recentemente, mentre erano in corso a Roma incontri ad alto livello per esaminare il futuro della chimica italiana e dei progetti della chimica verde, due interventi sulla pagina “lettere e commenti “ del quotidiano La Nuova Sardegna ci consentono di ritornare sul tema della chimica verde del quale ci siamo ampiamente occupati nel nostro giornale. La probabile cessione della società Versalis da parte dell’Eni a una società d’affari poco interessata alla riconversione del petrolchimico di Porto Torres potrebbe rappresentare la fine del progetto Chimica Verde. Mobilitazione dei lavoratori chimici in tutta Italia e si riapre la discussione sul futuro della chimica. Parla Paola Pilisio del Comitato No Chimica Verde/No Inceneritore. “Bene abbiamo fatto a chiamarci No Chimica Verde/No Inceneritore e male fa ammetterlo ma avevamo ragione sia sulla chimica verde che sull’inceneritore. Che questo progetto fosse un’idea balzana, cancerogena e fallimentare, lo abbiamo detto all’indomani del protocollo d’intesa siglato a Roma nel Maggio 2011”. La farsa Matrìca e quello che conteneva è servita solo all’Eni per continuare a evitare le bonifiche. Il futuro di Portotorres non è nella chimica”. Ed ancora: “La chimica verde non è mai esistita nei programmi dell’Eni, cardi, mater-bio, tutta propaganda per i beoti, il vero progetto, di verde e di bio, non aveva neanche il nome. La centrale termoelettrica di Versalis è la stessa che avrebbe dovuto alimentare la centrale a biomasse di Matrìca, prima a Fok, derivato della lavorazione dell’etilene, residuo tossico e altamente cancerogeno contro il quale i nostri amministratori si sono battuti, ottenendo alla fine che fosse alimentato solo a Gpl. Gli stessi che alle nostre spalle e lo stesso giorno, il 17 gennaio del 2014 mentre obbligavano Matrìca all’uso esclusivo del Gpl per la centrale termoelettrica, rinominata in questo caso “caldaia di riserva”, davano parere favorevole al rilascio di un Aia ( Autorizzazione integrata ambientale) concessa dal Ministero dell’Ambiente che permette alla Versalis di bruciare 50.000 tonnellate di Fok e 90.000 di Btz l’anno per 7 anni, nella centrale termoelettrica. Ora, che la chiamino caldaia di riserva per Matrìca o centrale termoelettrica per Versalis, il punto non cambia perché l’impianto è lo stesso, cioè un inceneritore per rifiuti speciali tossico nocivi, che di verde non ha proprio niente. L’Eni sta facendo molti soldi bruciando a Portotorres, in maniera illegale, i residui altamente tossici della lavorazione dell’etilene”. Fin qui le posizioni del Comitato No Chimica Verde/No Inceneritore. A stretto giro di posta risponde, nella citata pagina della Nuova Sardegna, Marco Dettori, lavoratore chimico di Porto Torres, il quale entrando nel merito delle questione esposte dalla rappresentante del Comitato anti Chimica Verde afferma: “Il fatto più assurdo è che si confonda la centrale di riserva alla centrale a biomasse (che comunque non verrà costruita) con la centrale elettrica di Versalis, sostenendo che quest’ultima sia anche un inceneritore, il quale brucerebbe “residui speciali tossico nocivi”. Nel protocollo sulla chimica verde, la caldaia di riserva non equivale all’odierna centrale elettrica di Versalis; questo è riscontrabile dalle carte e dai progetti, depositati e resi pubblici. Le due centrali, a progetto, risultavano ben distinte ed avrebbero svolto compiti totalmente differenti, è utile precisare che la centrale a biomasse avrebbe dovuto bruciare solo ed esclusivamente gli scarti di produzione degli impianti di chimica verde (si parla di scarti vegetali). Il Fok, rispetto ai comuni oli combustibili, ha la caratteristica di non avere alcun contenuto di zolfo e di metalli pesanti, a differenza dei Btz ed Atz (basso e alto tenore di zolfo). Ora, considerando che il Fok sia il miglior olio combustibile in circolazione, che la centrale a biomasse non verrà costruita e di conseguenza neanche la caldaia di riserva, quel’è l’utilità di parlare di problemi che non esistono?” A parere dell’operaio chimico analisi quali quelle prodotte dal Comitato No Chimica Verde servono soltanto a gettare fango sulle politiche societarie che tendono alla dismissione di asset strategici della chimica nazionale. Si fa disinformazione e ci si comporta da incoerenti parlando di inquinamento e di tumori e ignorando o fingendo di ignorare che gran parte dei prodotti che oggi utilizziamo nella vita di tutti i giorni, nelle nostre auto ( olii, combustibili, parti meccaniche, componenti degli pneumatici, freni frizioni) vengono prodotti con la chimica tradizionale e i derivati del petrolio mentre potrebbero essere ottenuti con prodotti di origine vegetale, con residui biodegradabili e compostabili. “Noi lavoratori crediamo fermamente nel progetto della chimica verde e della chimica sostenibile. Siamo sicuri di possedere sul territorio un bagaglio di conoscenze tecniche e scientifiche invidiabili in tutto il mondo. Le produzioni di acido azelaico e pelargonico sono di eccelsa qualità e per questo motivo riteniamo indispensabile che vengano confermati gli investimenti sul progetto. La chimica verde è un’opportunità unica al mondo e sarebbe inaccettabile non proseguire su questo percorso di riconversione industriale”. Riusciremo mai in Sardegna ad analizzare problemi di fondamentale importanza per il futuro dell’isola evitando analisi fortemente condizionate da pregiudizi e posizioni estremizzate? O continueremo a rincorrere favole metropolitane. C’è ancora oggi chi pensa che qualcuno (brutto e cattivo) voglia seminare cardi da Macomer in su fino a Portotorres e canna comune da Portotorres a Cagliari per prodotti di bioraffineria. C’è chi pensa che la chimica e la biochimica, insieme alla bioingegneria rappresentino il male assoluto che l’Isola deve evitare a prescindere. C’è chi pensa che le energie alternative a quelle prodotte con petrolio e carbone siano sempre e comunque qualcosa di minaccioso e oscuro che produce soltanto operazioni di malaffare. Proviamo a riflettere sull’argomento senza pregiudizi, forse comprenderemo meglio ciò che ci accade intorno.
La riforma degli Enti Locali della Sardegna: ma quale riforma!?
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Enti locali: un mostro (la Regione) con tante teste
La chiamano riforma, in realtà è un furto di democrazia con scasso. In tre mosse, i malandrini armati di piede di porco, scardinano il sistema delle autonomie minori e rafforzano la Regione. Esattamente il contrario di una riforma democratica del governo locale. Solo i ciechi non possono vedere che ormai il sitema regionale è bloccato per il l’ingrossarsi a dismisura della Regione, ormai un vera e propria escrescenza putrescente della comuità sarda. Migliaia di funzionari debbono pur far qualcosa! E – si sa – la burocrazia traffica in procedure. Ecco quindi la crescita esponenziale dei barocchismi amministrativi, in barba alla semplificazione, che anzitutto è dimagrimento degli uffici. Le cose di cui oggi si occupa chi segue il contenzioso amministrativo sono solo principalmente gli incagli che una burocrazia, incerta e permeata dalla politica, crea alle attività piccole e grandi di cittadini e imprenditori, in un misto di scarsa professionalità, inattitudine ad assumersi le responsabilità della carica, commistione con la politica, con l’ovvio risvolto della parzialità, del favoritismo e del suo contrario. Una regione poi che allontana le procedure dagli interessati, contro ogni buon senso e sentimento democratico, che si traducono anzitutto nel decentramento.
Morale della favola: la vera riforma parte dallo scasso di questa Regione, dal ridurla ad ente di legislazione e programmazione, demandando tutto il resto a province e comuni. - segue -
Veleni a Ottana e in tutta la Sardegna… un problema da scavare
BLIZ DEI CARABINIERI A OTTANA
SCOPERTE DISCARICHE INTERRATE DI RIFIUTI INDUSTRIALI ALTAMENTE TOSSICI E INQUINANTI.
Ottana – Un blitz dei Carabinieri nella zona industriale ha portato alla luce discariche interrate contenenti materiali altamente tossici e inquinanti. L’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo di Ottana e del Nucleo operativo ecologico di Sassari, ha interessato alcuni terreni intorno all’area Pip (Piani per l’Insediamento Produttivo) nell’area industriale di Ottana e si è conclusa con la messa sotto sequestro delle aree oggetto dell’intervento. Seguiranno ulteriori accertamenti di natura tecnica, chimica e biologica per valutare l’entità del fenomeno, le cause e le responsabilità e per individuare i necessari interventi di bonifica del territorio. La vicinanza dell’area inquinata al paese e al fiume Tirso rende particolarmente allarmante la vicenda che accresce ulteriormente le preoccupazioni della popolazione Ottanese da tempo mobilitata per la tutela della salute pubblica e il recupero della integrità ambientale. Una vicenda, questa di Ottana, molto simile a quella verificatasi qualche anno fa nell’area di “Minciaredda” in prossimità del sito petrolchimico di Portotorres. Anche in quei luoghi, manager senza scrupoli e incuranti delle norme vigenti in materia di smaltimento dei rifiuti industriali, del buonsenso e della salute dalla popolazione, hanno prodotto una serie di “cimiteri” dei rifiuti che soltanto ora cominciano a vedere la luce. Il sospetto che aree inquinate analoghe a quelle individuate a Ottana e Portotorres siano molte di più di quanto finora scoperto è più che legittimo.
Comunicato del Movimento “La QuintaA”: in marcia verso la scadenza elettorale cagliaritana. Speriamo non in solitaria… Piuttosto in buona e numerosa compagnia…
Domani, 30 gennaio, parte ufficialmente il cammino del Movimento “La QuintaA” verso le elezioni comunali di Cagliari 2016.
Iniziamo con una conferenza stampa di presentazione del Movimento, delle linee programmatiche, del candidato e delle prossime iniziative.*
È il primo passo di una sorta di “3000 siepi” che sentiamo di poter correre dopo una lunga, seria, meticolosa preparazione, con il conforto di uno staff all’altezza della competizione.
* Villanova, via Sulis, 32, ore 10, al Caffè Bistrò.
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Nell’auspicare il successo dell’iniziativa e soprattutto dei relativi esiti (formazione di una coalizione di ampio respiro con un candidato sindaco unitario, fino alla vittoria elettorale), riportiamo l’articolo di approfondimento di Aladinews del 26 gennaio u.s.